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Autore: Sognatrice_91    27/02/2015    3 recensioni
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"Non lo ritengo necessario", rispose asciutto.
"No?", incalzò l'altra, "Eppure non mi sembra tu abbia molta scelta.", concluse con un sorrisetto ambiguo.
Il ragazzo la fissò basito.
Chi diavolo era quella ragazzina indispettita che si ritrovava di fronte? Sembrava quasi che lo spirito di Zakuro si fosse impossessato della verde, ahimè, irrimediabilmente.
"Posso chiederti perché ti stai impuntando?", sibilò Pai tra il confuso e il curioso.
"Non ho molto sonno", biascicò quasi in un sussurro, "E credo che la colpa sia anche tua".
Entrambi fissarono di riflesso la pila di provette che circondava la stanza.
Brillanti, dotate quasi di vita propria, esse ospitavano piccole creature argentee raffiguranti degli insoliti animali fin troppo familiari alla squadra Mew.
"E sia", disse il ragazzo, "Ma ad una condizione".
Retasu, che non aveva tradito nemmeno per un attimo il nuovo spirito, accennò ad un sorriso compiaciuto che fece aggrottare le sopracciglia dell'alieno.
"Ti sottoporrai ad un esame...", Retasu non ebbe nemmeno il tempo di notare che l'alieno le si era materializzato dietro, "...e capiremo cosa diavolo ti è successo", concluse asciutto, legandole i polsi con uno strano elastico.
Genere: Introspettivo, Mistero | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Pai Ikisatashi, Retasu Midorikawa/Lory
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Salve a tutti!! ^_^ <3 ebbene sì, sono tornata :3
Nessuno si ricorderà di me, sono passati... 7/8 anni? @_@ che ansia! *si toglie le ragnatele di dosso*
Volevo pubblicare questa storia taaaanto tempo fa, ma alla fine persi la voglia e lasciai l'idea ammuffire in una cartella.
Oggi mi è venuta in mente, e così (con qualche modifica) ho finalmente pubblicato il primo capitolo :3
L'avvenimento si svolge durante un periodo imprecisato della storia, diciamo a metà XD
Spero vi piaccia!
Buona lettura ^^




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Negli ultimi tempi la battaglia contro gli alieni non aveva preso grandi pieghe. Si limitavano tutti ad essere passivi sconfiggendo di tanto in tanto qualche chimero o a parlottare con gli alieni che li mandavano ostinati nei luoghi più vari.
Le ragazze Mew combattevano, lavoravano, studiavano e chi più chi meno, trascorrevano le giornate in modo piuttosto traquillo, o quanto meno, abituale.
Era una domenica mattina, come tante altre. Le giornate avevano iniziato a schiarirsi dopo una stagione di tumultuosi temporali e Retasu aveva deciso di prendere un treno e dirigersi in una delle cittadine marine che spesso osservava su internet con interesse. Indossava una semplice veste bianca che le ricopriva le gambe sino alle ginocchia, sormontata da un giacchetta leggera, turchese con le maniche a tre quarti. Le onde sinuose dei capelli danzavano sulla schiena non più costrette da sottilissime treccine. Aveva molta fretta di uscire di casa, non aveva trovato il tempo di acconciarsi i capelli.
La notte prima aveva avuto un altro dei suoi orrendi incubi; la cosa strana tuttavia, notò con apprensione, risiedeva nel fatto che le vittime della catastrofe non fossero le sue compagne, bensì coloro contro i quali combatteva.
Gli alieni.
Raggiunse facilmente una spiaggia deserta, e si sedette ad osservare le onde cristalline, leggermente increspate dal vento, godendosi l'apparente tranquillità. Non durò molto la sensazione di pace, inarcò leggermente le sopracciglia con un'immagine vivida in mente.
I visi di cera scalfiti, i corpi esanimi e ricoperti di sangue. Kisshu, Taruto e Pai ridotti a  masse di corpi morti.
Scosse la testa esasperata.
Non riusciva a pensare ad altro, ma parlarne alle ragazze le sembrava troppo avventato.
Insomma... Li stavano combattendo, a cosa poteva portare tutti ciò? Era scontato l'obiettivo della loro invasione. Qualcuno sarebbe morto. Meglio quei tre che l'intera popolazione mondiale.
In fondo sapeva che le sue amiche l'avrebbero tranquillizzata sì, dicendole che magari era solo apprensiva, ma poi? Sicuramente Ryou le avrebbe chiesto di concentrarsi e di evitare di pensare a quegli impostori come a degli innocenti.
Però qualcosa le attanagliava lo stomaco, più che apprensione era...
Possibile infine che fossero sogni premonitori? Possibile la causa della morte dei tre ragazzi fossero loro? Magari lei?
Un pensiero così raccapricciante per la timida ed impacciata Retasu, che quasi si vergognò di essere stata scelta per combattere altri esseri viventi.
Perché, tra tutti, proprio lei? Anche suo fratello sarebbe stato un combattente migliore. Lei invece non era proprio tagliata per certe violenze.
E poi fu quasi come un frastuono. Come se le onde del mare convergessero verso di lei spinte da una folata improvvisa di vento.
No, ti prego, non ora!, implorò mentalmente la ragazza scorgendo non troppo distante il più grande degli alieni col ventaglio in mano pronto ad innescare un'irreversibile lotta.
L'acqua intanto la raggiunse inesorabile e la ricoprì interamente, facendole perdere il respiro.
Si alzò a fatica, bagnata fradicia, e alzò lo sguardo al cielo con un cipiglio severo.
"Pai, perché sei qui? Cosa cerchi?".
Il ragazzo, coi capelli  violacei scomposti probabilmente dalla folata di vento, si voltò appena verso la superficie del mare. La verde giurò di aver visto uno sguardo nervoso, quasi irritato sul viso cereo, e la frase dell'alieno le confermò le sue preoccupazioni.
"Faresti meglio a ricomporti", disse palesemente scocciato intercettando lo sguardo perplesso della ragazza.
Retasu si alzò malamente, distendendo la stoffa del vestito che, se ne accorse solo allora, le si era praticamente incollata addosso rivelando la forma ed il colore dell'intimo che portava. Si maledì per aver scelto un vestito bianco ed arrossì malamente coprendosi con fatica.
"P-pai", si morse le labbra portandosi poi le braccia al petto, "Lasciami perdere, non voglio assolutamente combattere contro di te, di voi...tutti....ecco insomma-"
"Non farmi ridere", disse atono l'altro, ignorando le suppliche della ragazza, "Immobile ad osservare il nulla proprio durante una delle mie ricerche. Credi non sappia che mi stavi spiando?", concluse guardandola nuovamente.
Lei aprì la bocca per dire qualcosa, ma finì solo con lo scuotere la testa e scostarsi qualche ciuffo bagnato dal viso.
"Sei proprio un pessimo osservatore", si azzardò a rispondere, leggermente più pallida in viso, "Ero qui per caso, davvero".
Gli occhi violacei di lui si soffermarono un attimo su quelli limpidi e blu della ragazza.
Un contatto singolare, che spesso lo aveva portato quasi a considerare quella ragazza inoffensiva nonostante la loro natura di rivali.
Retasu non abbandonò per un attimo il contatto visivo, nonostante il rossore ricominciasse ad espandersi sul viso e l'idea di guardarsi i piedi sembrava decisamente più allettante.
-"Complimenti, bella trovata! Che ne dici di trasformarti? Razza di idiota", sentì come un sussurro.
Si portò le mani alle orecchie, voltandosi per assicurarsi che non ci fosse nessuno.
Affermativo. Niente, non c'era proprio niente. Solo lei e quella strana vocetta nel cervello confuso.
Una voce femminile, terribilmente simile alla sua, le aveva appena dato un suggerimento spiazzante.
L'alieno atterrò bruscamente davanti alla giovane, ancora intontita.
"Sei diventata sorda?", chiese acido, avanzando pericolosamente.
"Io...", cominciò a voce bassissima, accorgendosi che l'altro aveva accorciato le distanze, "Insomma, scusami, non stavo ascoltando", rispose con leggero imbarazzo misto ad una folle paura. 
Disattenzione. Poteva costarle la vita.
-Scusa? Gli chiedi scusa?, le disse una strana vocina interiore, Dovrebbe essere lui a scusarsi!
Cosa stava succedendo? Non poteva certo essere la sua immaginazione a suggerirle certe cose.
Alzò gli occhi. Il nemico, che mostrava una delle espressioni più scocciate che potesse fare -ne era sicura- era adesso molto vicino, sembrava quasi avesse rinunciato a librarsi in aria. 
Strana situazione. Non si era mai resa conto di potergli quasi tener testa.
Quando volava, forse per le lunghe gambe o per le spalle ampie, sembrava quassi fosse spaventoso, imponente, glaciale. Ma a pochi centimetri di distanza appariva come un umano qualsiasi, certo, magari più pallido, ma al contempo interessante.
"Non... Non siamo mai stati così vicini", mormorò Retasu, rendendosi conto che in fondo la differenza tra i due era davvero minima.
Brivido.
"Cosa cerchi di fare?", chiese l'alieno puntandole contro il ventaglio rosso, determinato a porre fine a quella scena insensata.
"Mi sembra tutti così insensato. Quanti anni hai? 19, 20?", disse tutto d'un fiato, ignorando la domanda che le era stata appena posta.
-"Mentre che ci siamo perché non gli chiedi il segno zodiacale? Sveglia stupida! Vuole ucciderti, non è il momento di fare conversazione!"
Retasu scosse la testa con energia. Adesso era una sicurezza, stava diventando pazza.
Pai parve allentare la presa dal ventaglio aggrottando le sopracciglia.
La verde si torturava le mani e sperava soltanto che qualcuno la trovasse. 
In realtà non avrebbe dovuto costituire un vero problema. Possedeva un ciondolo particolare, che le permetteva sì di trasformarsi in una combattente, ma fungeva al contempo da cimice. Quindi le soluzioni erano semplicemente due: combattere o essere salvata. Ma era davvero un combattimento ciò che serviva?
Guardò nuovamente la figura dinnanzi a sè. Conosceva bene quello sguardo gelido ed indagatore. Temeva quelle armi inusuali ma letali.
Dove sono i ragazzi? Le mie amiche? Perché nessuno si è accorto della mia scomparsa?
-Oh, cara mia, proseguì la fastidiosa vocina, davvero credi che con tutti i pensieri che hanno verranno a cercarti? Insomma fai ragionare quella tua testolina caparbia, e la ragazza rabbrividì, è come se tu fossi invisibile. Oh sì.
Retasu sbiancò.
-Chi mai si accorgerebbe di te? Potresti andare da quel Ryou Shirogane e non vedrebbe altro che una ragazza debole travestita da combattente, concluse con scherno.
I suoi pensieri, orribili ed innaturali, non ebbero il tempo di essere metabolizzati che si ritrovò carponi annaspando.
L'alieno spazientito dalla disattenzione della Mewfocena, l'aveva infine colpita in pieno stomaco con uno dei suoi attacchi fulminanti ottenendo un effetto diverso da quello sperato.
"Non mi servi morta", le disse asciutto.
Nulla. Nessun movimento.
Le si avvicinò con fare intimidatorio, constatando che nonostante il colpo, non aveva nemmeno preso in considerazione l'idea di controbattere.
"Non reagisci ancora? Ti ostini a continuare?", le chiese perentorio, questa volta con una punta di ironia.
Gli occhi di Retasu si aprirono appena, velati da una consistente patina lucida e bruciante. "Tsk, stupida ragazza", alzò il grande ventaglio con fare intimidatorio, suscitando in lei un semplice brivido di paura.
-Pai ti ucciderà, sei contenta? Tutto ciò che hai fatto fino ad ora non ti è servito a nulla, lo capisci?
Vai via!, controbattè esausta Retasu, opponendosi a quella logorante vocina interiore.
-Non posso andare via dal mio corpo.
Brividi scomposti la fecero sollevare appena.
"ELETTRO SILURO!".
In un coraggiosissimo gesto, noncurante di ciò che sarebbe successo, balzò in avanti con tutta la forza che riuscì a trovare, evitando così la seconda scarica.
Si ricompose.
"Pai, sul serio... Non credo sia necessario, possiamo... parlare".
Passarono una manciata di secondi che sembrarono durare un'eternità. La ragazza avrebbe giurato di sentire gli ingranaggi nella mente di Pai scontrarsi furiosamente. Che stesse valutando la sua proposta?
"Davvero credi di impietosirmi?", spezzò il silenzio con stizza.
Che? Impietosirlo? Davvero la sua unica carica di coraggio durante tutto l'incontro era sembrata un tentativo per suscitare pietà?
-Sì, brava, continua a farti prendere in giro da quell'assassino. Se solo potessi predominare... Ti farei vedere cosa significa essere una combattente.
"Non era ciò che volevo. Semplicemente", e la voce le tremò appena cercando di non dare spazio all'altra voce, non ancora completamente lucida, "Non è...come dire...la giornata giusta".
La risposta della verde parve insospettire l'alieno, che di rimando distese leggermente i muscoli.
"Deliri", sentenziò brusco squadrando quella figura esile e titubante che, in un attimo, si piegò sulla soffice sabbia calda sotto un altro dei suoi formidabili attacchi.
La ragazza, non ancora trasformata, aveva assunto una posizione curiosa. Gli occhiali schiacciati sotto il peso di un braccio le avevano ferito la pelle mostrando piccoli tagli rosastri che trasudavano sangue rosso e vivido.
"Non sei utile ficcanaso", sibilò l'alieno avvicinandosi e costatando che il corpo che si ritrovava adesso dinnanzi, non emetteva nemmeno un respiro.
Il semplice colorito roseo delicato stava pian piano abbandonando il viso di Retasu adesso sofferente e quasi del tutto sommerso da ciuffi verdi appiccicaticci ed impastati dalla sabbia.
"Sai, dovrei ucciderti", disse avvicinandosi e spostando con un dito pallido e sottile una ciocca particolarmente ribelle che ricopriva le labbra della ragazza, "Ma sarebbe come infierire su una bambina", concluse sprezzante rialzandosi.
Il ragazzo depose il ventaglio ed incrociò le braccia.
"Eppure quell'attacco non conteneva una carica tale da uccidere", pensò tra sè e sè mentre pian piano si risollevava in aria, "Si riprenderà e la prossima mi fornirà i dati che servono".
Improvvisamente i suoi sensi gli urlarono di voltarsi indietro.
"Sei davvero così debole?", gli urlò contro una voce familiare, ma stranamente dura.
Pai si girò appena, ma non così velocemente da evitare il getto d'acqua che lo stava letteralmente divorando.
Annaspò un attimo in mezzo all'acqua, riuscendo poi a teletrasportarsi su un angolo della spiaggia ancora asciutto.
Aggrottò le sopracciglia focalizzando un puntino verde bene definito, fonte di quello tsunami improvviso.
"Hai deciso di trasformarti e combattere, dunque?", le urlò contro infastidito, ma sorpreso da quel cambiamento repentino.
La mew mew non rispose, non ebbe esitazioni, lanciò un altro dei suoi attacchi con un inquietantissimo sorrisetto in viso.
Il viola lo evitò facilmente rianimando il suo sguardo ostile.
"Non è con questi trucchetti che riuscirai a scalfirmi", disse beffandosi di lei.
Curioso, estremamente curioso, pensò prendendo in mano la sua arma elettica.
"Sei un assassino, meriti di morire", urlò Retasu di rimando, ancora una volta con tono duro e astioso.
Gli occhi della ragazza saettavano a destra e sinistra, in modo frenetico e folle.
Pai esitò un attimo. Si limitò ad osservare l'avversaria con sguardo indagatore ma non proferì parola.
La ragazza con uno scatto al limite delle sue attuali forze gli si avventò contro, e brandendolo da un lembo dei pantaloni provò a dargli un pugno in pieno viso.
Crick.
La mano della verde era incastrata a pugno in quella dell'alieno, che senza il minimo sforzo aveva contrastato quel ridicolo tentativo, più confuso che arrabbiato.
Erano entrambi a terra, in ginocchio.
"Però...", cominciò lei con voce maliziosa, come se lo stesse guardando per la prima volta. Pai sgranò gli occhi incredulo, la ragazza gli stava passando una mano, quella sfuggita dalla sua presa, sull'ampio petto, tracciando immaginariamente la linea dei muscoli fino a soffermarsi sulle labbra di quest'ultimo con una strana scintilla di piacere negli occhi.
"Ora capisco perché lei evitava di scalfire questo bel corpicino", concluse con voce languida avvicinandosi perciolosamente al collo dell'alieno, immobile e leggermente più colorito.
Un lampo verde scaturì dal corpo della ragazza, privandola delle ultime forze rimaste e facendole scogliere improvvisamente la trasformazione. Gli occhi smiserò di saettare e si spinse avanti, cercando sostegno nel corpo dell'alieno che, sorpreso da quella serie di avvenimenti, si ritrovò a sostenerne il peso.
Retasu respirò malamente e si rialzò appena cercando di strozzarsi con entrambe le mani.
"Stai scherzando?", la spinse da sè l'alieno, adesso spaventato da quei comportamenti ma con un'espressione ancor più dura del normale.
Le parole di quest'ultimo parvero risvegliare i sensi della ragazza, che adesso sgranava gli occhi blu con crescente pallore. I capelli ricoperti di sabbia, la vista annebbiata dalla mancanza delle lenti, le ferite lungo il braccio sinistro che le pizzicavano parecchio e quel batticuore frenetico causato da qualcosa di cui non ricordava nulla.
"Cosa...", mormorò Retasu come risvegliata da un coma particolarmente lungo.
"La prossima volta", disse Pai a denti stretti, suscitando quasi un mancamento nella verde, "Non avrò pietà di te. Farai meglio a non ostacolarmi e a non farmi più perdere tempo".
Si scrollò di dosso le ultime tracce di sabbia, schioccando le dita e sparendo nel nulla.
Retasu rimase come pietrificata in mezzo alla massa di sabbia tiepida. Sembrava che ogni muscolo del suo corpo urlasse aiuto, non ebbe nessuna forza di alzarsi.
L'unico suono in quella distesa di nulla, il cuore martellante e la sensazione di aver quasi perso la testa.
Una nuova serie di sensazioni le affollarono la mente, suscitando una domanda:
Perché... Perché si è arrabbiato a quel modo?



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Aspetto valutazioni ;3 alla prossima ^^
*Vale*

 
  
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