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Autore: zia Molly    27/02/2015    5 recensioni
“…Sai qual’è il sogno erotico di ogni ragazzo?” le chiese Regina, con un piccolo ghigno malizioso.
Emma la guardò ad occhi sbarrati e scosse piano la testa.
“Andare a letto con due lesbiche”
Se per un attimo la bionda, sommersa tra cuscini e coperte, aveva iniziato ad avere caldo ed era arrossita, era avvampata dall’ansia, ora era gelata da quelle parole. Si accigliò e si chiese cosa c’entrava con il favore di Regina e con Killian Jones. Poi… tutto all’improvviso fu più chiaro. Scattò in piedi e scosse la testa, incredula: non poteva davvero chiederle una cosa del genere, non poteva assolutamente chiederle di fingersi entrambe lesbiche per attirare l’attenzione su di loro.
||SWAN QUEEN ispirata alla serie Tv "Faking it" 
Personaggi: Emma Swan, Regina Mills -un po' tutti.
Genere: Azione, Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash | Personaggi: Emma Swan, Regina Mills
Note: AU, OOC, What if? | Avvertimenti: Triangolo
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-Faking it-
capitolo undicesimo

IL SORTILEGIO OSCURO


 
 
Il rumore delle posate sulle stoviglie era l’unico che animava la sala da pranzo di Villa Mills, quella sera a cena. Henry sedeva a capo tavola silenziosamente, stanco, distrutto da una giornata di lavoro nella sua azienda agricola: era complicato gestire il centro ippico e l’azienda, coordinare tutto e tenere buoni tutti i lavoranti. Oltre tutto era periodo di stupendi e come ogni anno tutti si lamentavano per le cifre basse…eppure nessun contadino nel Maine veniva trattato come Henry trattava i suoi lavoranti: stipendi versati puntualmente nei loro conti in banca, ferie senza limiti e agevolazioni di ogni genere. Era il datore di lavoro più disponibile del mondo e forse l’uomo più buono, onesto e garbato della città e ciò i suoi dipendenti non esitavano a riconoscerlo, ma un mestiere così faticoso non poteva esser svolto in silenzio. Era un lavoro duro.
Henry quindi per mostrarsi ancor più vicino ai suoi collaboratori passava un giorno a settimana per le vigne con alcuni gruppi di lavoranti a svolgere il loro stesso lavoro o al centro ippico a prendersi cura dei cavalli, principalmente trattava con Rocinante, il cavallo di sua figlia. Regina, dal canto suo, dopo scuola aveva passato tutta la giornata al maneggio ad allenarsi per una gara imminente. Il fatto che sua madre non fosse tra i paraggi la tranquillizzava, Cora non amava molto quell’ambiente, quello sport: lo definiva poco adatto a una ragazza d’alta società.
Non a caso non l’andava mai a prendere dagli allenamenti di equitazione e lasciava che tornasse a casa con Henry. Odiava sentire il cattivo odore sulla pelle della figlia, vederla tutta sporca di fango e notare le sue mani nere per via del sudiciume grattato via dalla groppa del cavallo dopo l’allenamento. Eppure a Regina piaceva tanto: cavalcare la faceva sentire libera e la rilassava, le sembrava di volare a ogni salto e a ogni minima corsa sentiva di poter toccare le nuvole se avesse spronato poco più il suo cavallo.
Faceva equitazione da quand’era piccolissima e avere la fortuna di avere tutto il terreno che voleva da esplorare, poter cavalcare liberamente per la tenuta del padre era una grande fortuna: preferiva cavalcare libera che esser stretta nel recinto e avere un percorso prestabilito a ostacoli.


La bruna mangiava affamata, ancora tutta sporca e con la tenuta da equitazione addosso. Era tornata a casa appena mezz’ora prima e non aveva avuto neanche il tempo di lavarsi, solo il tempo di parlare con Emma e cercar di capire da cosa si sarebbe vestita per il ballo. Lei le aveva risposto un semplice
Vedrai
Sorridendo poi e fuggendo praticamente dopo essersi guardata attorno per vedere se erano sole, lasciandole un bacio sulle labbra prima di chiudersi nuovamente in camera sua. Era strana, strana da quando aveva incrociato il suo sguardo per la prima volta appena tornata a casa. Sembrava fuggir da qualcosa…era una strana impressione ma sembrava che scappasse da lei, quasi: come se volesse evitarla.
E infatti era così. Emma mangiava in silenzio, accanto a Regina a sguardo basso per evitare di incrociarlo con Cora e con quello della fidanzata o di Henry. Ovunque guardasse vedeva le labbra del Signor Gold sul collo della matrigna e le sue mani toccarla sotto i vestiti: che scena sgradevole, aberrante. Nelle sue orecchie fischiavano i loro sospiri, quelli che aveva udito sul piano mentre camminava sconcertata con Neal e mortificata guardava il piatto, impaurita fissava i suoi piselli giocandoci e mangiucchiandone alcuni di malavoglia.
Aveva paura, una paura matta che le faceva battere forte il cuore: Cora l’aveva vista e l’idea di condividere un segreto con lei le faceva terribilmente paura. Certo, avrebbe potuto ricattarla quando e come voleva ma… tanto era l’odio da parte della matrigna che era certa, più che sicura che se solo ci avesse provato avrebbe approfittato del suo esser minorenne e l’avrebbe rispedita in orfanotrofio raccontato probabilmente a Regina e Henry una versione falsa dei fatti.
Cora era conosciuta per riuscir SEMPRE a sbarazzarsi delle persone che per lei erano di troppo, così come la figlia: a scuola era riuscita a coprire tutte quelle cariche perché  ogni suoi oppositore si tirava magicamente indietro, come se un volere supremo volesse così –forse il sindaco-.
Ma Emma non godeva di quelle capacità, quel potere: lei era semplicemente buona e aveva troppa paura di perdere Regina per farsi avanti. Ma tanto lo scontro finale con la sua matrigna s’avvicinava, questo la bionda lo sentiva. Era questione di tempo e sarebbe scoppiata.
Cora, dal canto suo, mangiava apparentemente tranquilla la sua carne lasciando stare il contorno. Non ne aveva voglia: era troppo preoccupata per badare al cibo anche se evitava di darlo a vedere. Manteneva sempre quell’aria autoritaria e superiore, era ritta sulla sedia, attenta e mangiava lentamente.
Agli occhi di Henry, che stanco mangiava con lo stesso appetito di Regina dal lato opposto del tavolo, tutto sembrava normale…anche se non era così. C’era una strana tensione, una brutta atmosfera.
Quando finirono di mangiare Regina fu la prima ad alzarsi: si stiracchiò e inevitabilmente gli occhi di Emma scivolarono sul suo corpo, osservandolo teso e soffermandosi sul seno per pochi istanti, per poi sbattere le palpebre e costringendosi a spostare lo sguardo per non far insospettire la matrigna, che la osservava interdetta.
Regina, dal canto suo sorrise nel notare che il suo tentativo di provocare Emma era andato a segno e poi si avviò verso le scale, fermandosi dietro la ragazza e poggiando la mano sulla sua spalla, in un gesto naturale e per niente strano da parte della madre che neanche ci fece caso.
Vado a farmi la doccia” annunciò tranquilla, stringendo leggermente la spalla di Emma e sfiorandole il collo col pollice, rivolgendole così un tacito invito a raggiungerla. Cora non notò tutto ciò e si limitò ad annuire
“E io a cambiarmi… penso andrò direttamente a dormire, sono esausto” borbottò Henry alzandosi e passandosi una mano sul volto, avvicinandosi a Cora e lasciandole un bacio affettuoso sulla tempia: lui sembrava amarla davvero quella vipera e tanto era il suo amore che Emma era più che sicura che se le avesse detto la verità lui non ci avrebbe mai creduto.
Buonanotte Caro, a dopo
E così il Sindaco e Emma si ritrovarono sole, a guardarsi. Senza via d’uscita in quella sala da pranzo che ora appariva troppo stretta per entrambe.
La bionda scattò in piedi e sorrise tesa “Emh… io avrei da studiare… vado di.. sopr-“
Ma ogni suo tentativo di sfuggire da quel confronto fu vano. La matrigna aveva già fatto il giro del tavolo e l’aveva presa per l’orecchio, spingendola contro il mobile in marmo e tenendola ferma, portando la sua mano sul collo per bloccarla.
“Canaglia, tu non andrai da nessuna parte” Sibilò la donna, maligna, puntando i suoi occhi tenebra su quelli verde prato, limpidi, della bionda figliastra che stringeva i denti dal dolore di quella stretta che ancora si manteneva leggera e le permetteva di respirare.
“Paura che dica qualcosa, Cora?” chiese coraggiosamente, spavalda la bionda, ghignando beffarda e la matrigna strinse ancor di più, portando una mano sul suo addome e afferrandole la maglia.
“Maledetta impicciona! Tu prova a dire una sola parola e …”
“E cosa?! Eh? Mi cacci? Mi chiudi in cantina? Nel sottoscala? Mi rimandi in orfanotrofio? Qualsiasi cosa farai sarà per me una salvezza! Non vedere la tua faccia per me è il più grande regalo che potresti farmi!


Eppure Cora non intendeva fare nessuna delle cose che aveva in mene Emma, nulla delle cose che –se pur allettanti- immaginava la sua figliastra.
Se solo avesse avuto ancora la sua magia, se solo in quel mondo i suoi poteri fossero stati stabili non sarebbe stato così complicato sbarazzarsi di lei. Sarebbe bastato strapparle il cuore, ridurlo in polvere per liberarsi di Emma Swan, l’unica falla nel suo piano.
Era una storia assai complicata e per certi versi anche assurda, ma vera:  Cora li ricordava come tempi lontani, eppure erano relativamente molto vicini. Pur di riscattarsi e donare a sua figlia Regina il Lieto fine che meritava assieme al potere degno di una regina, era riuscita a tornare nella Foresta Incantata dal Paese delle Meraviglie grazie a Jefferson e a strappare il “Sortilegio Oscuro” a Malefica prima che potesse lanciarlo sua figlia. L’aiuto di Tremotino era stato fondamentale:  corromperlo non era stato complicato, l’aveva fatto amandolo, nel modo in cui le riusciva meglio e progettando ogni cosa con lui… promettendo anche a lui il potere, il lieto fine che i “cattivi” non sarebbero riusciti mai ad ottenere nel loro mondo.
E così dopo aver modificato a suo vantaggio il “Sortilegio Oscuro”, apportando alcune modifiche,  era nata Storybrooke:  quell’universo perfetto che lei gestiva a suo piacimento e che un giorno, alla sua morte, sarebbe stato di Regina. La stava già istruendo a dovere, sarebbe diventata un gran Sindaco. Peccato che sua figlia non ricordava nulla, non aveva memoria di quel che era nell’altro mondo, non aveva idea della magia che scorreva nelle sue vene. Era così fiera di lei… quando aveva scoperto quant’era diventata potente forse aveva sentito il cuore battere più forte, era orgogliosa della sua Regina Cattiva, del “piccolo mostro” plasmato da Tremotino. Era certa che per amore suo l’aveva istruita a dovere e in qualche modo glie n’era grata, ma non poteva permettere che sua figlia rovinasse tutto per vendetta, non poteva permettere che per colpa di quel maledetto Daniel, per il ricordo di quell’amore e per colpa di Biancaneve, Regina perdesse il suo ruolo di regina, che comparisse in quel mondo senza di lei. Cora doveva proteggerla e garantirle un potere ancor superiore: l’amore era per i deboli e sua figlia non era affatto debole.
Ecco perché aveva fatto in modo di portare Zelena con s’è dall’Ovest. Indirettamente era lei a controllarla, il suo cuore risiedeva nella cripta di famiglia nel cimitero e ogni azione della rossa era controllata da sua madre, la quale non le aveva mai rivelato d’esser tale, non le aveva mai fatto scoprire d’esser stata adottata e di essere la sorella di Regina.
Eppure c’era una falla in quel piano che apparentemente sembrava perfetto: Emma Swan, la figlia del Principe Azzurro e Biancaneve. Tremotino era stato chiaro quando si era presentata a lui per chiedergli del sortilegio.
Trascorsi 28 anni verrà il frutto del vero amore a rompere il tuo sortilegio e a portare il lieto fine
E proprio per quella ragione aveva stretto un accordo con l’Oscuro Signore, modificare il sortilegio ringiovanendo Biancaneve, il Principe, Regina e i loro coetanei così da non permettere mai a Emma di poter riconoscere i suoi genitori e capire il contesto in cui si trovava realmente. Se pur lei avesse intuito qualcosa sarebbe finita con l’impazzire visto che erano tutti adolescenti ed era inspiegabile –a dir di logica- che quelli fossero i suoi genitori. E poi così avrebbe facilitato sua figlia nel diventare Sindaco, se Biancaneve e il Principe erano adolescenti avrebbero coltivato in quel mondo nuove attitudini, coltivando il loro desiderio di amarsi e prendendo l’ambizione di governare su un regno, portando pace e prosperità.
Così una volta comparsi a Storybrooke aveva cercato Emma in lungo e in largo, ed era proprio per quella ragione, per quel sortilegio, che aveva accettato di adottarla: per tenerla d’occhio e portandola a non credere assolutamente alle favole, convincendola che “il lieto fine”, il “vero amore”, non esistevano. Cercando di convincerla che lei non sarebbe mai stata felice. E così Cora aveva programmato tutto, ogni cosa…persino la rottura tra l’amicizia di Regina e Emma, ogni singola cosa.
Peccato che ancora una volta sfuggivano al suo controllo i sentimenti di sua figlia, peccato che non poteva immaginare assolutamente che le cose stavano lentamente cambiando e che sua figlia si stava innamorando. Quasi aveva dimenticato che mancavano circa undici anni all’avverarsi della profezia e che pian piano le cose a Storybrooke avrebbero iniziato a cambiare radicalmente, come già stava succedendo. Più passava il tempo e più Cora e il suo piano erano in pericolo, ecco perché il Sindaco doveva riuscirsi a sbarazzare di Emma. Doveva costringerla a scappare e andar via da quella città, perché chiunque fosse andato via da Storybrooke era condannato a viver una vita tormentata e infelice, piena d’avversità, di dolore e solitudine.
Ed era questo a cui avrebbe condannato Emma Swan. L’avrebbe regalata al mondo dopo averla convinta che mai sarebbe stata realmente felice.
Ma la tentazione di strapparla il cuore e ucciderla semplicemente era così forte in quel momento. Sarebbe stata una soluzione più semplice in effetti, più veloce e indolore. Si sarebbe sbarazzata della Salvatrice senza esitare, senza alcun problema.

Portò la mano sul suo addome, proprio dov’era il cuore e sorrise maligna, guardandola negli occhi. La ragazza non capì il senso di quel gesto e schiuse le labbra, interrogativa.
Razza di ragazzina insolente”  sibilò Cora, premendo sul suo addome e finendo col darle un pugno nello stomaco, senza riuscita alcuna. Emma finì col cadere in ginocchio, gemendo per il dolore di quel colpo e il Sindaco di conseguenza sbarrò il cuore: maledetta magia! In quel mondo ancora non era stabile, non era mai stata stabile…e mancava ancora troppo tempo perché lo diventasse. Che tentativo sciocco che era stato.
“Pazza. Tu sei pazza” sibilò la bionda, china sulle sue ginocchia, mentre stringeva i denti dal dolore e si chinava su se stessa in terra. Il Sindaco si chinò e le prese il volto tra le mani, guardandola negli occhi dopo essersi mandata indietro i capelli a caschetto.
“Osa rivelare qualcosa a qualcuno e il dolore che provi ora sarà nulla” E detto ciò le dita che erano poggiate sul mento della bionda si staccarono per pochi attimi dal suo volto, finendo poi per colpirla sulla guancia in uno schiaffo forte e umiliante. Gli occhi di Emma si riempirono inevitabilmente di lacrime, si arrossarono per il dolore e irrigidì coraggiosamente la mascella, guardando la matrigna negli occhi
Tu sei cattiva …e ti detesto” sibilò gelida, aggrappandosi al ripiano in marmo del mobile e alzandosi, tenendo ancora la mano stretta attorno all’addome per il dolore.
Dovresti essermi grata per averti adottato e…questo è il rispetto che ottengo! Dovevo lasciarti dov’eri, in quell’orfanotrofio maledetto, maltrattata dalle assistenti sociali!”
I denti di Emma si strinsero dentro la sua bocca, la mascella si serrò talmente tanto che le tempie presero a battere e guardò la donna con odio, rabbia e rancore. Sarebbe andata via… sarebbe andata via da quella casa prima o poi, era stanca: ormai stufa di sentirsi rinfacciare tutto ciò.
Me ne andrò via di qui, molto presto. Sta tranquilla che ti toglierò il disturbo, Cora. Ma sappi che lentamente tutte le persone che ami si allontaneranno da te. Perché sei marcia dentro.  Prima o poi lo capirà anche Regina… e Henry… perderai tutto. Ogni singola cosa e resterai sola come un cane. Cagna maledetta. Sei una cagna” A questo punto Emma aveva lasciato il suo ventre e si stringeva al mobile. Sussurrava quelle parole malignamente, quegli insulti ormai senza timore. Cosa poteva farle? Cos’altro poteva farle?
Un brivido attraversò la schiena della bruna, la quale levò la mano e la scagliò ancora sulla guancia della bionda senza esitare. Un altro schiaffo, un’altra umiliazione. Avrebbe dato via un organo qualsiasi pur di uccidere in quel momento Emma: più passavano gli anni e più quella ragazza mostrava il coraggio e il valore che risiedevano nel suo animo. Ma tutto ciò sarebbe finito da lì a poco. Non c’era bisogno di sporcarsi le mani con un coltello, rischiare la galera o uno scandalo dopo averla uccisa… aveva appena detto che se ne sarebbe andata via da sola.
Poteva stare tranquilla allora, Emma Swan si sarebbe autocondannata all’infelicità eterna.
Rise di gusto a quelle parole, certa che non sarebbe mai successo e scosse la testa.
Ingenua mocciosa… dove credi di andare?”
“Via di qui. Lontano…e porterò con me Regina. La salverò e le darò la felicità che tu le neghi giorno per giorno!”
sbottò scuotendo la testa. Ora lo sguardo di Emma era mutato in vera e propria determinazione, in pura rabbia e convinzione. Il dolore era celato da un mix si sentimenti e Cora per un istante, un solo istante, ne fu spaventata. Non poteva rovinare i suoi piani.
Non dire sciocchezze. Taci e basta, Emma Swan… tu non sarai mai felice
Sibilò prendendo un piatto, decisa a farla finita con quella storia, con quella discussione prima che perdesse davvero il controllo.
Staremo a vedere
E detto ciò Emma le voltò le spalle e si avviò di sopra, costringendosi a calmarsi gradino dopo gradino e sospirando pesantemente, cercando di farsi scivolare addosso tutte le minacce della matrigna, cercando di calmarsi per non mostrare a Regina quanta rabbia e nervoso la tormentavano in quell’istante.

Quando fu sul corridoio delle camere si concentrò sui rumori e sorrise nel sentire il fruscio dell’acqua della doccia venire dal bagno. Regina si stava sicuramente lavando e quello di poco prima era certa fosse un invito a non farsi scappare un’occasione.
Attraversò il corridoio e entrò nella camera della ragazza, entrando poi nel suo bagno e chiudendo la porta alle spalle, facendo scattare la chiave e sorridendo nel vedere la sagoma del suo corpo oltre il pannello della doccia.
Arrivi tardi… ho praticamente  finito” borbottò la bruna dall’interno. A quelle parole la bionda si tolse la maglia e la gettò in terra, trattenendo una smorfia per il dolore al fianco appena lo allungò per spogliarsi. Poi sfilò le scarpe e appena Regina sentì il rumore dei lacci che si scioglievano si voltò a guardare Emma, osservandola spogliarsi lentamente, ad occhi sbarrati, attenta, attratta, studiando ogni curva.
I capelli biondi le ricadevano sulle spalle e il rossore sulle guance era più evidente del solito. Lei sembrava tranquilla, eppure poteva vedere i suoi nervi tesi, percepiva benissimo il nervoso che cercava di nascondere. Le mani della bionda corsero tra i seni sodi, sfiorandosi il reggiseno, catturando così lo sguardo della ragazza che la guardava attentamente, studiando ogni suo movimento e che ora aveva aperto i palmi sulla doccia e la osservava spogliarsi.
Le dita di Emma sfiorarono il profilo del proprio seno, con occhi bassi senza cercare mai quelli della bruna, sul suo volto lentamente si apriva un piccolo sorriso man mano che percepiva gli occhi nocciola assorti e fissi su di se: il dorso della sua mano scivolò sino al suo ventre e i denti di Regina si strinsero attorno alle sue labbra, mentre il suo petto si gonfiava appena e il suo respiro rallentava, quasi soffocava nel vapore generato dall’acqua calda.
Lentamente la mano di Emma si posò sulla cinta e la slacciò, i pantaloni caddero e la bionda li scavalcò senza problemi. Sfilò i calzini e restò in intimo. Poi tolse il reggiseno e accennò un passo verso la doccia, restando solo con le mutandine nere che Regina notò subito: non credeva che Emma avesse anche dell’intimo femminile normale!
Il volto di Emma si allineò a quello di Regina e la punta del suo naso si posò sulla parete del pannello,  i suoi occhi verdi incrociarono quelli castani e la mora aprì il pannello che le separava, permettendo così ai suoi occhi di catturare quell’immagine, di non dimenticarla mai, guardando per bene la bionda che si sfilava l’ultimo strato di intimo e la raggiungeva in doccia.
Fu Emma a richiudere alle loro spalle la lastra della doccia alle loro spalle, ritrovandosi così inevitabilmente contro Regina, in uno spazio quasi assente. Le mani della bruna si posarono sulle sue spalle e le sfiorarono i boccoli biondi.
“Peccato che tu hai praticamente fatto… io ho praticamente intenzione di iniziare adesso”  sussurrò la bionda, sorridendo maliziosamente, avvicinando poi le labbra a quella mora e attirandola a se, finendo entrambe sotto il getto d’acqua calda che parve incitare le loro mani a sfiorarsi, lambendo lentamente le loro pelli. Le labbra si cercarono con urgenza, si unirono con estrema dolcezza, per un attimo e seguendo il ritmo delicato di quella danza Regina si strinse a Emma, aggrappandosi quasi a lei e portandosi in punta di piedi, dato che era di poco più bassa,  lasciando che i loro seni si fiorassero. Un ansito venne celato tra i baci che si facevano sempre più carichi di foga, di passione, di calore.  Era bizzarro pensare che l’ultima volta che si erano ritrovate in doccia insieme Emma era quasi fuggita dalle provocazioni di Regina e ora era stata lei a provocarla, a trascinare entrambe nel baratro. Ora erano le sue mani a vagare sul petto della bruna, i suoi palmi a premere sul suo seno e i polsi a ruotare, le dita a intrappolare la sua pelle calda e i polpastrelli a stringere appena la sua parte rosea.
Era quasi liberatorio quel contatto perché ora… ora non doveva farsi più scrupoli e aver paura di sognare, neanche doveva più immaginarle certe cose perché erano semplicemente possibili. Loro due si amavano, stavano insieme e non c’era niente, nulla che Emma potesse voler di più, niente che la rendesse più felice di ciò, anche se mentre si rifugiava in quei gesti e allontanava Regina dalle infinite domane che desiderava farle, dal momento che l’aveva vista strana quasi per tutto il giorno e tutta la sera, si diceva che non sarebbe durata in eterno quella gioia.
Perché forse la felicità non era eterna, non per lei almeno. Cora era il problema, ecco cosa… e pur di non pensare, non parlarne e non preoccuparsi si lasciava andare tra le braccia di Regina, si inarcava a ogni graffio delle sue unghie tra le scapole e la stringeva a se, tenendola in braccio e poggiata al muro, mentre le sue labbra scendevano e attraversavano il suo petto. Sapeva che la bruna aveva percepito che c’era qualcosa che non andava e pur di proteggerla tanto valeva distrarla: sapeva quanto amava sua madre, quanto tenesse a lei e forse proprio a causa di quell’amore, di quella profonda stima, loro erano finite insieme. Per non deludere Cora, Regina, aveva dato inizio a quel piano…ottenendo l’esatto opposto: di certo sua madre non sarebbe stata felice di scoprire che sua figlia era finita col stare insieme con una ragazza.
Ma tutto ciò, tutta quella serie di pensieri e tutte le domande che frullavano nella mente di Regina a cena erano svanite mentre l’amore si faceva da se, mentre il piacere le rubava il fiato e il sangue scorreva nelle vene rapido e come le goccioline d’acqua sfioravano il corpo e si perdevano pian piano, le dita della fidanzata scorrevano sulle sue gambe, smarrendosi nella sua femminilità e riportandola in vita.
Fu amore, amore fu ancora e ancora.
***
 
Il ricordo vivido di quello scontro con Cora aveva tormentato Emma ogni giorno per tutta la settimana assieme all’immagine svenevole di Regina tra le sue braccia sotto la doccia, a quel disperato fare l’amore per cercare di proteggerla. Se non l’avesse fatto, probabilmente, sarebbe successo l’impensabile… sicuramente la bruna l’avrebbe inondata di domande, l’avrebbe sommersa di quesiti che esigevano una risposta e lei non avrebbe avuto altra scelta. Forse sarebbe scoppiata a piangere. La paura di perderla, mentre il piacere le prendeva l’anima, l’aveva portata a lacrime e per fortuna, per sua fortuna, le lacrime si erano confuse con l’acqua calda e la ragazza quasi sembrava non ci aveva fatto caso… anche se non era così.
Per il resto della settimana Emma restò silenziosa e tenebrosa, assorta e presa dalle parole di Cora, sempre presa dai suoi pensieri e tormentata dall’odio nei confronti della matrigna. Lei e Regina trascorrevano tantissimo tempo fuori per suo volere e …forse ciò era stato il lato positivo!
Avevano fatto tantissime cose belle: quasi tutti i giorni andavano a pranzo fuori, in qualche locale diverso –quando non mangiavano a scuola- oppure a fare dei picnic: al parco, in spiaggia, nelle campagne di Henry.
Emma l’aveva accompagnata spesso agli allenamenti e un paio di volte avevano anche cavalcato insieme, la bionda non era capace quanto Regina ma…riusciva a starle dietro. Era stato stupendo e poi Emma era riuscita anche a trascinare la ragazza al cinema, a vedere film che di solito non guardava. Avevano visto Hunger Games almeno cinque o sei volte e ormai persino Regina si era interessata alla storia di Katniss, ciò era semplicemente epico per Emma.  
Nonostante tutto la settimana prima del giorno tanto atteso era stata davvero il massimo, si erano divertite tantissimo nonostante tutto …forse perché erano state sempre fuori casa, lontane da Cora e forse proprio grazie a Regina, Emma era riuscita a smaltire tutta la rabbia, a rilassarsi un po’, anche se custodire quel pesante segreto, sapere che Cora tradiva Henry con Gold, era qualcosa di davvero troppo grosso.

Non era certa che sarebbe riuscita a proteggere Regina dalla delusione per sempre, a evitarle quel dolore. Probabilmente se i suoi avrebbero divorziato, la figlia del Sindaco, sarebbe caduta in crisi: amava suo padre almeno il doppio di quanto amava sua madre. Li amava entrambi e non riusciva a pensarli divisi anche se spesso avrebbe desiderato uccidere Cora con le sue stesse mani.
Tutto ciò Emma lo sapeva bene e proprio per questo aveva deciso di non dirle niente ma semplicemente di infliggere a Cora il peggior dolore: portarle via sua figlia. Se ne sarebbe andata da quella casa, ne era sicura, e con se avrebbe portato Regina, regalandole una vita degna d’esser vissuta!
Lontana dagli schemi e dalle barriere che la madre le imponeva… lontana da quel regno di cristallo progettato apposta per lei che le stava evidentemente stretto, che spesso la soffocava.
Quella sera, la sera del ballo che finalmente era giunta, Emma sarebbe stata la Salvatrice di Regina.

L’avrebbe salvata.
Sì... prima o poi l'avrebbe salvata.


 
 

 
S.d.A
 
Ehilà! Buonasera a tutti :3
Allora… da uno a 10 quanto siete sconvolti?
Da su… non ditemi 10…penso che qualcuno se lo sarà immaginato dopo aver letto l’ultimo capitolo, anche se poi se leggete attentamente la storia è tappezzata di cose “un po’” senza senso che non sono troppo normali e sono un po’ inspiegabili, coincidenze che tu dici “ma no dai.. saranno solo riferimenti ad OUAT”
….E NO INVECE….
Nulla è lasciato al caso :3
E quindi eccovi svelato il mistero: Cora ha lanciato il Sortilegio Oscuro prima che potesse farlo Regina in OUAT e ha avuto la brillante idea di ringiovanire la figlia e tutte le persone che “le stavano scomode” così da potersele lavorare per bene, per poter manovrare tutto al meglio e crescere “il suo piccolo mostro” e non “il piccolo mostro” che ha creato Rumple. Insomma il senso era resettare Regina per renderla la sua “Evil Mayor” :3
Che dolce Cora…
Peccato che il Sortilegio Oscuro ha una falla nel piano, Emma! Anche in questo caso passati 28 anni tutto si resetta… questo significa che loro non sono sempre vissute a Storybrooke, sono comparse lì di punto in bianco e hanno sempre creduto di vivere lì!
Insomma Cora ha progettato tutto e… ora vedremo come si evolve la cosa!
 -Ditelo che ora si spiega la questione “seguito di Faking it” :3
E poii beh…abbiamo ancora la nostra SwanQueen :3
Che questa volta vi viene proposta in un modo meno delicato di prima… cioè penso sia una scena molto diversa: c’è tanto dolore e Emma è così stranita che a stento guarda Regina in faccia. Forse è così confusa e impaurita che la provoca per paura che sia l’ultima volta, ha il terrore che sia così e per proteggerla, mentre pensa a come rimediare a tutto ciò, come scappare da Cora e scappare –perché è evidente che la Ragazza ha deciso di essere Il nuovo Sirius Black della situazione- la fa sua… così da evitare ogni dialogo e possibile scontro. Ma d’altronde non ha tutti i torti… a me non è successo ma…posso solo immaginare il dolore che possa esserci, lo sconforto, se due genitori si separano…
Ma evito di approfondire questo tasto…
Riguardo ai personaggi, beh… pian piano che la storia si evolve tenderanno a esser sempre più simili a quelli Once Upon a Time e non a quelli di Faking It –forse perché il tempo passa e quindi… il conto alla rovescia è sempre attivo, quindi… sì che mancano 10/11 anni al fatidico 23 Ottobre ma… più passa il tempo e più Cora deve lottare per tenere tutto sotto controllo.

Chissà che accadrà :3
Insomma.. il prossimo capitolo è evidentemente quello del ballo, dato che il finale di questo riassume la bella settimana tra le due!
Lo so, molti avrebbero voluto –forse, non so- che qualche episodio fosse descritto più nel dettaglio (intendo riguardo la settimana trascorsa) ma…LO SO CHE STATE MORENDO PER IL BALLO E ANCHE IO FREMO PER SCRIVERLO *^*
Quindi accontentatevi del pappone, miei prodi!
Vi amo u_u
Grazie per le recensioni, le visualizzazioni e ehy…sì anche voi che leggete e mettete tra le preferite, ricordate e seguite, grazie anche a voi :3
Scusate le troppe chiacchiere e…. come sempre fatemi sapere!

A presto :3
Spero prestissimo (perché dovete sapere che non dipende da me…ma dai compiti che quei balordi dei prof mi assegnano)


Un saluto dal mio Procione mannaro a cui devo trovare assolutamente un nome, saluti alla mamma e alla nonna!
Zia Molly! ^^



PS: Se volte farvi due risate e gustare una delle mie follie, per chi non la conoscesse, vi consigli questa OneShot...è una stupidata che ho scritto qualche tempo fa in un momento di noia assoluta. A me fa ridere... è assurda! 
E' una SwanQueen ma... non solo! Scoprite chi è la nuova Ship e ditemi che ne pensate :3
http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=2834701&i=1
(La OneShot la trovate sul mio profilo. "Ti ho sempre amata", R.Verde -comica/nosense)
   
 
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