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Autore: WibblyVale    28/02/2015    2 recensioni
Una neonata nell'ospedale di Konoha viene sottoposta ad un esperimento genetico e strappata alla sua innocenza. Crescendo diventerà un abile ninja solitaria, finchè un giorno non verrà inserita in un nuovo team. Il capitano della squadra è Kakashi Atake, un ninja con un passato triste alle spalle che fatica ad affezionarsi agli altri esseri umani. La giovane ninja sarà in grado di affrontare questa nuova sfida?
Genere: Azione, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Kakashi Hatake, Nuovo Personaggio, Un po' tutti
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto
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Erano stati attaccati all'improvviso durante la loro sosta. Tenzo si destreggiava tra i nemici, mantenedo sotto controllo la nuova recluta Anbu, Yugao Uzuki. La ragazza con i lunghi capelli viola si muoveva agile tra i nemici, colpendoli con la spada. Se la cavava piuttosto bene per essera alla sua prima missione Anbu. Non si era fatta cogliere dal panico.
I nemici però erano in vantaggio numerico e di certo non si sarebbero potuti occupare di tutti loro. O meglio, non avrebbero potuto farlo se il loro capitano, in quell'ultimo periodo, non si fosse trasformato in una specie di furia omicida. Ad essere onesti il ninja dell'Arte del Legno era più preoccupato per l'incolumità di Kakashi che di quella della nuova recluta.
Il copia-ninja atterrava i nemici senza pensare, con una furia, che Tenzo non gli aveva mai visto. Lo Sharingan era ben visibile, rendendo il volto del suo proprietario ancora più spaventoso.
Tornò a concentrarsi sul suo avversario, schivando un pugno diretto al suo stomaco. Con uno scatto veloce lo scartò a destra e gli si posizionò dietro, tramortendolo con un colpo in testa. Anche Yugao aveva terminato con i suoi avversarsi e ora guardava sconvolta nella direzione del capitano. Tenzo fece lo stesso.
Kakashi era ricoperto di sangue e stava ritirando il suo braccio, in cui era attivo il Raikiri, dal cadavere dell'ultimo nemico. Senza nemmeno degnare di uno sguardo i suoi compagni, andò verso la sua sacca e ne tirò fuori un asciugamano con cui cominciò a ripulirsi.
La giovane ragazza cadde a terra sconvolta. Tenzo le si sedette accanto e le posò una mano sulla spalla.
"Sei stata davvero brava. Io alla mia prima missione, non ho quasi mosso un muscolo." mentì, cercando di rissollevarle il morale.
"Ma... Kakashi-senpai..."
"Lui cerca di fare il massimo per proteggere i suoi compagni di squadra."
"Sembra arrabbiato..."
Certo che lo era. Buttarsi con furia cieca sui nemici era il suo modo di sfogare la rabbia, ma era pericoloso. Tenzo poteva vedere benissimo un lungo taglio sul ventre del copia-ninja.
"E' il suo volto che lo fa sembrare così, in realtà è solo stanco. Ora rimetti in ordine le tue cose, ripartiremo fra poco." poi si rivolse a più alta voce al suo amico. "Kakashi permetti due parole in privato."
Il copia-ninja notò il tono furente nella voce del ragazzo. Decise che era meglio fare quello che diceva. Così lo seguì ad una certa distanza dall'accampamento.
Tenzo lo precedeva, stringendo i pugni. Si bloccò di scatto, facendogli rischiare di colpirlo.
"Togliti quella cavolo di maglia!" ordinò.
"Cosa?" chiese confuso.
"Sei ferito e ora ti curo."
Kakashi eseguì.
"Poteva farlo Yugao." cercò di dire in tono sommesso.
Il ninja più giovane ringhiò, premendo più forte la garza sulla ferita e facendolo gemere di dolore.
"Quella ragazza è già spaventata a morte dal tuo comportamento insensato. Meglio che creda che il suo capitano sapeva quello che stava facendo."
"Io lo sapevo!" si inpuntò.
"Ma fammi il piacere! Sono mesi che ti getti nella lotta senza pensare, decimando i nemici senza alcuna ragione. Credi che così..." si bloccò di colpo.
"Che così la farò ritornare indietro?" Tenzo abbassò gli occhi terminando di fasciargli l'addome. "Non sono così stupido." il copia-ninja si alzò in piedi e si rimise la maglietta.
"Non volevo... Scusa."
"Sicuramente è una delle cause del mio comportamento..."
"Idiota."
"Stavo per dire sconsiderato, ma idiota va bene lo stesso." disse con una smorfia. "E' che c'è così tanta rabbia in me, Tenzo."
"Ma a fare così rischi la vita e io... Ho promesso." la sua voce era appena un sussurro.
"Le hai promesso che non mi avresti permesso di farmi del male, vero?"
Il suo compagno si limitò ad annuire.
"Vuole sempre cercare di controllare le cose."
Tenzo rise.
"Ma, come al solito, non aveva tutti i torti. Io... mi sto facendo del male. Quando sono in missione rischio la mia vita più del necessario. E pare che anche l'Hokage l'abbia notato. Un paio di uccellini gli hanno consigliato di allontanarmi dalle Anbu."
"Io non c'entro nulla."
"Lo so. Credo ci sia lo zampino di Gai. Comunque mi ha offerto di diventare jonin istruttore e lasciare le Anbu. Se riufiuto mi metterà a lavorare con le reclute delle forze speciali, impedendomi di andare in missione."
"Stai scherzando?" domandò il ninja castano sorpreso.
"No, ma penso che accetterò l'offerta. Non mi piace il modo in cui Yugao mi ha guardato. Come se fossi un mostro. Forse per me è ora di provare qualcosa di nuovo."
"Mi mancherà averti in squadra. Ormai sono rimasto solo io."
"A questo proposito... L'Hokage mi ha anche chiesto di nominare un nuovo capitano." ammiccò leggermente verso di lui. "Che ne pensi?"
"Io?" chiese un tantino sbalordito.
"Si, tu. Sei stato il mio ufficiale in seconda tutti questi anni e sei l'Anbu più abile che conosco. Mi sentirei più sicuro a lasciare la squadra nelle tue mani."
Tenzo era senza parole. Era vero che nella squadra era quello che, per anzianità e abilità, se lo meritava di più, ma il suo passato...
"Ero un membro della Radice. Non mi accetteranno."
"Ti hanno già accettato. Inoltre, la squadra fa più spesso affidamento su di te che su di me. Credo di fare paura alla maggior parte delle reclute."
"E' perché non sorridi mai."
Kakashi fece una smorfia.
"Allora accetti?"
"Sarebbe un onore."

Quando arrivarono a casa Kakashi ordinò ai suoi compagni di squadra di tornare a casa. Sarebbe andato da solo a fare rapporto all'Hokage, così da potergli anche comunicare la propria decisione. Il Terzo ascoltò con attenzione il resoconto della missione, facendo domande di tanto in tanto per avere dei chiarimenti.
"E Yugao?"
"E' un'ottima ninja e sta lavorando sodo. Sarà una grande risorsa per il team."
L'uomo anziano annuì soddisfatto. Quindi si rilassò sullo schienale della sedia, appoggiando le sue mani sui braccioli.
"Allora, hai pensato alla mia proposta?"
"Si. E penso che accetterò di diventare jonin istruttore. Credo per me sia arrivato il momento di cambiare."
L'Hokage sorrise.
"Bene. Siediti un momento." ordinò.
Il giovane ninja prese una sedia e si mise di fronte all'uomo.
"La mia non vuole essere una punizione, questo lo sai?"
"Sissignore."
"Minato, anni fa, quando hai perso Rin, aveva pensato di fare la stessa cosa."
Questo Kakashi non lo sapeva. La notizia lo lasciò a bocca aperta.
"Aveva paura che restando nelle Anbu, tu ti trasformassi in un assassino. Temeva che preferissi cancellare le tue emozioni per poter smettere di provare dolore. Io e il consiglio lo dissuademmo. Le tue abilità ti rendevano, e ti rendono tutt'oggi, un ottimo ninja delle forze speciali. Minato però ha sempre trovato il modo di ottenere ciò che voleva, così ti ha affidato la missione di occuparti di sua moglie incinta."
"E' stato uno dei periodi più belli della mia vita." ammise il ragazzo. "Anche se Kushina ha fatto il diavolo quattro quando ha saputo di essere stata messa sotto scorta. Era così orgogliosa!" ricordò malinconico.
Proprio come la sua allieva.
"Oggi sto cercando di fare quello che avrebbe fatto lui. Ti proteggo."
"Da me stesso."
A quanto pare pensavano tutti che fosse necessario.
"In un certo senso. Poi penso che saresti un ottimo maestro."
"La ringrazio, Hokage-sama."
"Hai già il nome di chi ti dovrà sostituire?"
"Tenzo." affermò senza esitazione.
"Perfetto. Ottima scelta." lo studiò per qualche secondo, poi gli sorrise benevolo. "Ora puoi andare."

Quando uscì dal Palazzo del Fuoco era tardissimo. Nonostante ciò, Gai era lì fuori ad aspettarlo.
"Sfida?" chiese.
"Non mi va." rispose freddo.
"Sono mesi che non ci sfidiamo più!" si lamentò il ninja verde.
"Sono mesi che non ne ho voglia."
Non aveva rivolto lo sguardo all'amico nemmeno una volta.
"Sei arrabbiato con me?"
"Hai detto all'Hokage di escludermi dalle forze speciali."
Gai si bloccò di colpo. Non glielo stava chiedendo, gli stava solo dicendo che sapeva. Il copia-ninja, però, non aveva smesso di camminare, così dovette correre per raggiungerlo.
"M... Mi dispiace. L'ho fatto per il tuo bene. Tu..."
"Non sono arrabbiato per questo. Era ora che me ne andassi." lo rassicurò. "Ma non mi piace che vengano fatte delle cose alle mie spalle. Poi non è da te, che ti è preso?"
"Ero preoccupato. Dopo che... Ti sei richiuso di nuovo in te stesso. Non dovresti."
Rimasero in silenzio per un po', camminando fianco a fianco. Come poteva sfogarsi con Gai? Lui non sapeva nulla, non poteva dirgli tutta la verità.
"Ero felice, sul serio. Poi... mi è stato portato via tutto di nuovo. Forse è meglio escludere il resto del mondo e smetterla di soffrire."
Gai capiva che l'amico soffriva. Non sapeva come consolarlo. Anche lui aveva perso persone a cui teneva. Anni prima, suo padre era morto per proteggerlo e ancora faceva incubi riguardo a quel giorno. Poteva solo immaginare il dolore di Kakashi che, a mano a mano, si vedeva portate via tutte le persone che amava da un destino crudele.
"Mi devi però quelle sfide. Mi servono per divendare più forte!" urlò puntando un dito contro di lui con uno sguardo combattivo.
Il copia-ninja sorrise. Gai non era tipo da discorsi lunghi e profondi. Il suo modo per aiutarlo era scuoterlo da quel torpore nell'unico modo che conosceva.
"Domani, va bene?"
Il ninja verde fece uno dei suoi sorrisi scintillanti e alzò il pollice all'insù.
"Bene ora vado a dormire. E ringrazia anche Asuma e Kurenai per aver fatto pressioni sull'Hokage." lo salutò agitando la mano e lasciando l'amico a bocca aperta.

Arrivato davanti alla porta di casa, sperò proprio di poter finalmente rilassarsi, ma non fu così. Qualcuno aveva scassinato la serratura dell'entrata. Entrò guardingo nel suo piccolo appartamento con un kunai in mano pronto a colpire. Annusò l'aria per captare odori sconosciuti, ma fu un aroma familiare quello che lo colpì.
Si fece strada fino al suo piccolo salotto e ritrovò il suo ospite sdraiato sul divano a dormire profondamente. Il bambino aveva i capelli raccolti in una coda per metà sfatta e teneva le mani sotto il volto a farsi da cuscino.
Kakashi si sedette sul divano, facendolo cigolare.
"Shikamaru! Svegliati!" lo scosse.
Il bambino si mosse leggermente e si stiracchiò.
"Kakashi." farfugliò con la bocca impastata dal sonno.
"Che cosa ci fai qui?"
"Volevo parlarti. Mamma dice che bisogna lasciare alle persone il tempo di elaborare il lutto. Ti ho lasciato sei mesi. Sono sufficienti?"
Sembrava che fosse arrivato il momento. Dopo sei mesi Shikamaru era venuto a chiedergli i particolari esatti della morte della zia.
"E' notte fonda. I tuoi sanno che sei qui?"
"Dormivano quando sono uscito. Loro non vogliono spiegarmi cos'è successo."
"Se non ti troveranno in casa si spaventeranno." lo ammonì.
"Ho fatto in modo che non se ne accorgessero."
Il copia-ninja scosse la testa.
"Da quanto sei qui?"
"Qualche ora, credo. Prima ho aspettato davanti alla porta, ma non arrivavi così ho deciso di entrare."
Il jonin si passò una mano tra i capelli, cercando di raccogliere le idee.
"Cosa vuoi sapere?"
Shikamaru sospirò.
"Cos'ha sbagliato? Lei era intelligente e forte, com'è possibile che le abbiano fatto del male?"
"Quando si è in missione molte cose possono andare storte. Tua zia è stata sorpresa dal nemico, che si è liberato dal suo controllo dell'ombra." cercò di spiegare, pacato.
"Come è potuto succedere?"
"Era buio e l'unica fonte di luce era il nostro fuocherello. Lei l'ha sfruttato, ma poi è stato spento."
"Tu non l'hai aiutata." non lo stava accusando, stava solo constatando i fatti.
"Io e Tenzo eravamo impegnati con i nostri avversari. Ma si avrei dovuto fare di più. Non c'è giorno che non pensi a come avrei potuto evitare di perderla."
Il bambino guardò il vuoto in silenzio per un lungo minuto.
"Mi manca." ammise infine. "Mamma e papà parlano il meno possibile di lei, penso per non provare troppo dolore. Però così è come se non fosse mai esistita e io non voglio... A volte non riesco nemmeno a ricordare il suono della sua voce."
Kakashi appoggiò una mano sulla spalla del bambino per consolarlo.
"Tua z... S... Shiori è esistita e ti voleva bene. I tuoi genitori stanno solo affrontando il lutto a modo loro, ma non si sono dimenticati di lei. E' impossibile che qualcuno possa farlo." Chiuse l'occhio scoperto e sospirò. "La sua voce era delicata, a volte sembrava leggermente annoiata. Diventava dura e decisa quando si arrabbiava, o voleva qualcosa con tutta sè stessa. Spesso leggevamo insieme, l'uno per l'altra, e io adoravo stare lì ad ascoltare le parole uscire dalle sue labbra. Sembrava come una melodia. Te la ricordi ora?"
Tossicchiò leggermente per riprendere il pieno possesso della sua voce, che si era incrinata sempre di più ad ogni parola. Shikamaru non gli aveva tolto gli occhi di dosso nemmeno un secondo.
"L'amavi tanto?"
L'uomo sorrise.
"Si, anche se non glielo dicevo spesso." Poi tornò a guardare il bambino con l'espressione più rassicurante di cui era capace. "Non devi aver paura di dimenticarla, perché non succederà mai. Ma se hai paura che succeda ho un consiglio da darti. Ogni giorno pensa a qualcosa che ti ricordi di lei: un suo gesto, qualcosa che ha detto, qualunque cosa. Io l'ho faccio ogni giorno per non dimenticare mai chi ho perso."
Il bambino annuì.
"Bene. Ora sarà meglio riportarti a casa. O tua madre ucciderà entrambi."
Shikamaru scattò in piedi pronto a tornare nel suo letto.

Le luci di casa Nara erano tutte accese. Shikaku e Yoshino si erano svegliati e avevano notato l'assenza del figlio.
"Vieni in braccio." ordinò il copia-ninja.
"Cosa?"
"Faremo finta che ti sei addormentato. Così almeno per stanotte tua madre ti lascerà in pace." 
Il bambino saltò in braccio e appoggiò la testa sulla spalla di Kakashi. Quest'ultimo poi bussò alla porta di casa. Una scarmigliata Yoshino venne ad aprire.
 "Per gli dei! Shikaku sta bene!"
Il marito la raggiunse tirando un sospiro di sollievo.
"Kakashi!"
"Posso portarlo nel suo letto? Poi vi spiegherò." sussurrò.
"Lo metterò in punizione a vita!" ringhiò la madre, la sua preoccupazione aveva lasciato il posto alla rabbia.
A quelle parole Shikamaru tremò tra le braccia del ninja più grande. Nonostante la rabbia, però Yoshino lasciò che l'Hatake mettesse suo figlio sotto le coperte.
"Buonanotte." gli sussurrò.
"Buonanotte e grazie." disse il bambino di rimando.
Kakashi chiuse la porta dietro di sè e raggiunse i genitori in salotto, lasciandosi cadere sul divano.
"E' venuto per chiederti di Shiori." constatò Shikaku.
Il ragazzo annuì.
"Gli ho detto il mininimo indispensabile."
"Che diavolo gli è saltato in mente di uscire senza dirci nulla?" commentò Yoshino infastidita.
"Credo che non volesse far tornare a galla il dolore per la perdita. Facendo tutto di nascosto ha evitato di farvi pensare a lei. E' venuto da me perché ha paura di dimenticarla."
Il capoclan scosse la testa triste.
"Dovremmo parlare di più di lei."
"Già."
"Grazie per averlo riportato a casa."
"Non c'è di che. E' stato liberatorio parlare con lui. Voi Nara avete la capacità di rendere ogni conversazione istruttiva per il vostro interlocutore." ridacchiò. "Ora però ho bisogno di dormire."
Si alzò dirigendosi verso la porta.
"Non vieni mai a trovarci." si lamentò la donna. Il marito le tirò una manica, per intimarle di lasciar perdere, ma lei continuò. "Sarebbe bello averti intorno, ogni tanto. Avevi detto che saresti passato."
Kakashi sospirò e si voltò.
"Mi dispiace. Ho molti impegni ultimamente e..." si morse un labbro. "Dammi tempo, Yoshino-san. Comunque se avete bisogno di me sapete dove trovarmi."
Li salutò e uscì dalla porta.

La mattina dopo, il campanello della sua porta suonò che erano ancora le dieci. Maledettamente presto per uno che aveva passato metà nottata insonne. Si stropicciò gli occhi ed andò ad aprire. Si ritrovò daventi un raggiante Gai.
"Pronto per la nostra sfida?"
"Posso fare almeno colazione?" lo implorò.
"Certo! Una buona colazione mantiene giovani e in forze!"
"Entra." mugugnò, alzando gli occhi al cielo.
Mentre si versava una tazza di tè bollente, decise di provare a vedere se riusciva ad incastrare il suo amico.
"Gai?" un sorriso birichino gli si dipinse sul volto, mentre il verde alzava la testa per guardarlo. "Posso proporre io la sfida stavolta?"
"Certo!" Per un misero secondo il copia-ninja esultò. "Basta che non si tratti della morra cinese. Tu proponi sempre quella!"
Il ninja dai capelli argentati si incupì di nuovo e rimase in silenzio. Non era riuscito ad imbrogliarlo.
"Allora?"
"Mmmm... Bè io..."
"Volevi proporre la morra cinese, vero?" chiese con l'espressione di chi la sapeva lunga.
"No, non è così. Insomma... E' che..." Un sorrisetto di scherno apparve sul volto del ninja sopracciglione. "Si, mi hai beccato!" ammise.
"Non puoi fregarmi, mio eterno rivale!" esclamò muovendosi in una specie di assurda danza.
"Si si, d'accordo. Cosa proponi?"
I denti di Gai scintillarono in modo inquietante.

Combattevano senza alcuna esclusione di colpi. Quel pazzo del ninja verde, per rendere, a suo dire, la sfida più entusiasmante aveva deciso di bendare entrambi. I due ninja erano quindi costretti ad affidarsi agli altri sensi rimasti intatti. Kakashi sentì un fruscio d'aria alle sue spalle e riuscì a deviare all'ultimo un colpo diretto alla sua nuca.
Il pugno di Gai mancò l'avversario, facendogli quasi perdere l'equilibrio. Era evidente che in queste condizioni il copia-ninja fosse maggiormente in vantaggio. Era riuscito a colpirlo un paio di volte, ma nulla di più. Molto più frequenti erano le volte in cui si era ritrovato a terra. 
Il senso dell'olfatto molto sviluppato del ninja dai capelli d'argento, gli permetteva di prevedere meglio le mosse del rivale. I suoi movimenti erano più studiati ed efficaci, mentre l'avversario colpiva più d'istinto.
Sentì Gai che si avvicinava, pronto a colpire. Mise una propria copia a sostituirlo, lasciando che il ninja verde colpisse quella. Appena questo la toccò, la copia sparì con un leggero puff. Lui non fece in tempo a prepararsi che Kakashi gli fu addosso mettendolo fuori gioco.
"Allora, ho vinto o no?" chiese esultante, schiacciandolo a terra.
"Si. Hai vinto va bene!" si arrese l'amico.
Entrambi si tolsero la benda dagli occhi.
"A quanto siamo?" domando con un sorriso beffardo, girando il dito nella piaga.
"Sono cinquantadue sfide. Tu ne hai vinte ventisette, mentre io venticinque."
Il copia-ninja mollò la presa e aiutò l'amico a rialzarsi.
"Sono in vantaggio quindi!" esclamò esultante.
"ANCORA PER POCO MIO ETERNO RIVALE! ORA FARO' CENTO GIRI DEL VILLAGGIO SULLE MANI, PER DIVENTARE ANCORA PIU' FORTE! LA PROSSIMA VOLTA TI BATTERO'!"
Kakashi alzò gli occhi al cielo.
"E' necessario che tu ti punisca ogni volta che perdi?"
"Se perdo vuol dire che devo migliorarmi, no?"
Kakashi mise una mano sulla spalla dell'amico.
"Andiamo a mangiare qualcosa."
Quando quella storia delle sfide era cominciata. Lui, superbo qual era, aveva pensato che Gai fosse solo un inetto che credeva di avere chissà quali capacità. In realtà, il ninja verde era molto più forte di quello che poteva sembrare a prima vista. Il suo pregio più grande era la perseveranza. Non si arrendeva mai e ogni giorno cercava di migliorare sè stesso in ogni modo. L'Hatake aveva finito per apprezzare le sue qualità e fu costretto ad ammettere che il suo amico era uno dei ninja più capaci di Konoha. Certo era avventato e casinista, totalmente l'opposto di lui, ma gli piaceva la sua compagnia.
Mentre erano seduti da Ichiraku a gustarsi una buona ciotala di ramen, il copia-ninja decise che fosse ora di fargli la sua richiesta.
"Gai?
Il ragazzo si voltò verso di lui con la bocca piena.
"Mmmm...Che... Ciuè?"
"Rivorrei indietro il mio scatolone."
Quasi quasi il ninja sopracciglione non rimase soffocato. Il cibo gli era andato di traverso e solo le energiche pacche sulla schiena dell'amico lo fecero riprendere.
"Dici sul serio?"
"Si, mi pare il momento. Poi non posso occupare casa tua per sempre."
"Era ora. Come mai proprio adesso?"
"Ieri notte ho avuto una conversazione interessante. Ho deciso che non voglio dimenticare nulla. Se lo facessi sarebbe come se non fossero mai esistiti."
Gai sorrise.
"Sai dall'ultima vilta che ci hai frugato dentro per prendere quel braccialetto, pensavo non l'avresti mai più fatto. Bene bene. Andiamo a prendere quello scatolone." commentò soddisfatto.
Kakashi seguì il suo amico fuori dal chiosco di Teuchi.
Da quel momento in poi lui sarebbe stato un maestro per le giovani leve, doveva quindi crescere lui stesso e smetterla di scappare da ciò che lo faceva soffrire. Era arrivata l'ora di affrontare le sue paure a cominciare da quello scatolone.
La sera prima Shikamaru gli aveva detto che non voleva dimenticare sua zia. Era sbagliato farlo. Lui, allo stesso modo, non avrebbe più nascosto i suoi ricordi. In fondo, tra le tante cose brutte c'erano anche tante cose positive. E no, lui non voleva dimenticarle.

 
  
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