Libri > Hunger Games
Ricorda la storia  |      
Autore: CacciatriceDiTramonti    02/03/2015    0 recensioni
Johanna venne colpita da quelle parole, che la riportarono dritta al gesto delle bacche che aveva fatto Katniss Everdeen durante la settantaquattresima edizione degli Hunger Games. Da una manciata di bacche era partita la rivoluzione. Da una manciata di bacche velenose, i “morsi della notte”, era partita la rivoluzione che aveva liberato tutti gli abitanti dei distretti di Panem dalla schiavitù del governo Snow. Johanna lasciò lavorare il suo cervello, nonostante il mal di testa stesse aumentando, perché si sentiva vicina ad una rivelazione.
Una manciata di bacche velenose, perciò una cosa brutta, avevano originato la rivoluzione, una cosa bella nonostante tutti avessero sofferto.

{ Fa parte della serie "Rinascere dalle Ceneri - Like a Phoenix" }
Genere: Fluff, Introspettivo, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Annie Cresta, Bimbo Cresta-Odair, Johanna Mason, Mrs. Everdeen, Nuovo personaggio
Note: What if? | Avvertimenti: Spoiler!
- Questa storia fa parte della serie 'Rinascere dalle Ceneri - Like a Phoenix'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
[Quattro anni dopo la rivolta]

 
Johanna Mason era semiseduta sul suo letto d'ospedale del distretto quattro,
quel normalissimo e soleggiato giorno di primavera. La stanza, della
quale era l'unica inquilina, era avvolta nella penombra, ma
nonostante questo dalle serrande filtravano alcuni impertinenti raggi
di sole. La donna teneva la testa poggiata su una pila di tre
cuscini, ed aveva gli occhi chiusi, per cercare di alleviare il
terribile mal di testa che non voleva proprio lasciarla stare. I
capelli castani le ricadevano un po' anche sugli occhi, ma lei non se
ne curava affatto, del resto li aveva sempre portati spettinati. Con
una mano si massaggiava le tempie, nella speranza di riuscire ad
avere un po' di sollievo, mentre l'altra mano era abbandonata
distrattamente sul pancione scoperto. Di tanto in tanto la muoveva,
come ad accarezzare il bimbo che c'era dentro, e che di lì a pochi
giorni sarebbe venuto alla luce, cambiando prepotentemente la sua
vita. Non che Johanna avesse mai desiderato un figlio, ma le era
capitato, e di interrompere la gravidanza, dopo tutta la sofferenza
che aveva patito nella sua vita e durante la rivolta, proprio non se
l'era sentita. 
Un lieve bussare alla porta della camera, costrinse la donna a
riprendere coscienza di se e ad aprire gli occhi, anche se a
malincuore.
-avanti- sbuffò, sistemandosi meglio sul letto, cercando invano di ottenere
una posizione eretta.
Annie Cresta-Odair aprì piano la porta ed entrò nella stanza con la
stessa grazia che avrebbe avuto un gatto. Avanzò a piccoli passi
verso il letto della sua amica, tenendo per mano il suo bambino.
-di ciao a Johanna, Neptune- disse Annie accomodandosi sulla sedia
accanto al letto di Johanna e sistemandosi il bambino sulle gambe. Il
piccolo Odair alzò i suoi occhi verdi, come quelli di suo padre, su
Johanna e la salutò timidamente con la mano.
-ciao Nept- gli fece eco la donna, sorridendogli debolmente. Annie
accarezzò i capelli ramati di suo figlio, per poi rivolgere tutta la
sua attenzione all'amica.
-come stai oggi, Joy?- le chiese accarezzandole una gamba da sopra il
lenzuolo, con cui Johanna si copriva solo le gambe, fino a sotto il
pancione. Johanna sbuffò sonoramente, odiava quel soprannome, e più
glielo faceva notare, più Annie si divertiva a chiamarcela.
-non servirà a nulla dirti che non devi chiamarmi Joy, vero?- cantilenò
alzando gli occhi fino a guardare il soffitto della stanza.
-esatto- rispose Annie con un sorrisetto furbo che fece ridere anche Neptune.
-ho mal di testa, anche oggi, sono stanca di stare qui, mi sento una
balena, non ce la faccio più- elencò Johanna cercando di mantenere
un tono di voce basso per non acuire il mal di testa.
Annie lasciò andare il piccolo Neptune e avvicinò la sedia al letto di
Johanna, allungando poi una mano sul pancione per accarezzarlo.
Qualcuno bussò di nuovo alla porta della camera di Johanna, ed Annie fu
rapida a dire “avanti”. Kathleen Everdeen entrò con la sua
camminata graziosa, posizionandosi dall'altro lato del letto rispetto
a dove si trovava Annie. Aveva indosso il suo camice con le iniziali
ricamate sopra, all'altezza del taschino dove teneva la solita penna,
ed i capelli raccolti in una coda di cavallo.
-Johanna, Annie, Neptune- salutò la donna tenendo in mano una cartellina.
-dottoressa- la salutò di rimando Johanna, seguita da Annie, che non obbligò il
suo bambino a salutare lasciandolo giocare sul pavimento. La
dottoressa prese una sedia dal fondo della stanza e la posizionò
accanto al letto, sedendovisi sopra. Come Annie, portò una mano sul
pancione di Johanna ed iniziò ad accarezzarlo.
-allora, hai scelto il nome di questo piccolo?- chiese alzando gli occhi su
Johanna, la quale, ovviamente, sbuffò. Non voleva avere figli,
figuriamoci se era capace di scegliere un nome. Annie glielo aveva
detto spesso di pensarci per tempo, ma ogni volta che ci aveva
provato, aveva finito con l'avere un bel mal di testa e nessun nome
da mettere a suo figlio. Di una cosa era sicura, non voleva nessun
nome che potesse in qualche modo essere riconducibile al padre del
bambino. Quell'uomo probabilmente non ricordava nemmeno che erano
stati a letto insieme una notte, non ricordava nemmeno quale fosse il
suo nome, figuriamoci se Johanna poteva dirgli che aspettava un
figlio da lui. A dire il vero neppure lei ricordava il nome di
quell'uomo. Erano entrambi ubriachi quando passarono la notte
insieme, per cui sebbene Johanna avesse dei ricordi, erano molto
confusi. Era accaduto nel distretto tredici, due anni dopo la
rivolta, quando Johanna si era ripresa psicologicamente dalle torture
e fisicamente dalla dipendenza dalla morfamina. Lui era un uomo
originario del distretto dodici, che però era fuggito al tredici
molti anni prima della rivolta. 
-innanzitutto voglio che il suo nome inizi per J, come il mio-
dichiarò Johanna, interrompendo il silenzio che si era creato, rotto
solo dal continuo bip delle macchine che monitoravano costantemente i
suoi valori vitali.
Annie scattò su, euforica.
-fantastico! Potrebbe essere John, Johnatan, Johnny, Joshua, Josh, Jonah..-
-Annie!- sibilò Johanna a denti stretti, interrompendo l'elenco dell'amica.
-che c'è?- sbuffò la rossa fermandosi.
-che nomi orribili- sbuffò la castana chiudendo gli occhi.
-va bene, intanto abbiamo una J, meglio di questi ultimi nove mesi dove
avevamo il nulla più completo- osservò la dottoressa Everdeen,
soffocando una risata. Johanna si trattenne dal risponderle male,
poiché era sempre la sua dottoressa, ed avrebbe fatto nascere il suo
bambino.
-hai qualche altra idea, su come dovrebbe essere il nome, apparte iniziare
per J?- chiese dolcemente Annie. Johanna la risposta la sapeva, ma
non aveva mai avuto il coraggio di dirla a nessuno. Si sentiva una
ragazzina a pensare che l'unica cosa che voleva era che il suo
bambino nel nome ricordasse lei e per niente suo padre.
-voglio..che ricordi me nel nome, solo me- ammise infine.
-un nome simile al tuo?- indagò Annie.
Johanna scosse la testa.
-un nome legato in qualche modo a me, a quello che sono, che ero..-
spiegò gesticolando con poca grazia.
-beh, cosa ti piace?- chiese la dottoressa sorridendo.
-il mio distretto, al quale farò ritorno il prima possibile- disse la
castana. La dottoressa Everdeen guardò Annie, che annuì complice ed
elencò -carta, legno, alberi..-
Johanna scosse la testa, non era quello che voleva, non voleva chiamare suo
figlio “albero” , o “legno”, o “carta”, erano fuori
strada, ma lo era anche lei, perché non sapeva neanche lei doveva
voleva andare a parare. Le pulsazioni del suo mal di testa
aumentarono all'improvviso, costringendola a chiudere gli occhi.
Annie e la dottoressa Everdeen capirono al volo e smisero di parlare,
limitandosi ad accarezzare la pancia della donna.
-questo è il secondo figlio della rivolta, parlando della nostra grande
famiglia- osservò la dottoressa sottovoce.
-già, il primo è stato il mio- annuì Annie lanciando un'occhiata a
Neptune che giocava in silenzio a terra.
Johanna venne colpita da quelle parole, che la riportarono dritta al gesto
delle bacche che aveva fatto Katniss Everdeen durante la
settantaquattresima edizione degli Hunger Games. Da una manciata di
bacche era partita la rivoluzione. Da una manciata di bacche
velenose, i “morsi della notte”, era partita la rivoluzione che
aveva liberato tutti gli abitanti dei distretti di Panem dalla
schiavitù del governo Snow. Johanna lasciò lavorare il suo
cervello, nonostante il mal di testa stesse aumentando, perché si
sentiva vicina ad una rivelazione. 
Una manciata di bacche velenose, perciò una cosa brutta, avevano
originato la rivoluzione, una cosa bella nonostante tutti avessero
sofferto. 
< una cosa brutta come una notte con uno sconosciuto, può generare una
cosa bella.. mio figlio > pensò Johanna, sorridendo nel buio
della sua stanza. In quel momento la castana decise che suo figlio
sarebbe stato come le bacche di Katniss Everdeen, la causa della
rivoluzione della sua vita. Pensando alle bacche e contemporaneamente
al suo distretto, Johanna ebbe una seconda rivelazione, e si trovò a
pensare al ginepro. Era un albero comune nel suo distretto, il
ginepro, sul quale crescevano bacche buonissime, molto simili ai
“morsi della notte” nell'aspetto.
< Juniper > 
Johanna iniziò a ripetere mentalmente quel nome. Juniper.
Non poteva però chiamare suo figlio Ginepro, sarebbe stato ridicolo.
Eppure il ginepro cresceva nel suo distretto, perciò era qualcosa
legato a lei, e non solo, era legato alla rivolta, alla rinascita, e
le piaceva. Perciò, ostinata come sempre, provò a pensare ad un
diminutivo con cui avrebbe potuto chiamare una persona che si
chiamasse Juniper. Le venne naturale pensare a Juni.
Iniziò a ripeterselo mentalmente e quando capì che le piaceva,
prese coraggio e ci accostò il suo cognome. Juni Mason.
Johanna sorrise di nuovo, nel silenzio della stanza, accorgendosi che
Juni Mason suonava
terribilmente bene e che forse, per la prima volta dopo nove mesi,
non vedeva l'ora di diventare madre, per dare a quel nome il volto
del suo bambino.
-Juni- dichiarò infine, spezzando il silenzio.
-Juni??- ripeterono in coro Annie e la dottoressa Everdeen.
Johanna annuì.
-lo chiamerò Juni- asserì fiera.
Annie aprì la bocca con l'intenzione di chiedere alla sua amica il perché
di quel nome, ma Johanna lanciò un grido di dolore scattando in su
con la schiena a piegandosi su se stessa. La dottoressa Everdeen vide
le lenzuola bagnarsi sotto il corpo di Johanna, si erano rotte le
acque, era arrivato il momento. La donna si alzò e con l'aiuto di
Annie fece stendere di nuovo Johanna sul letto, poi le accarezzò
delicatamente la guancia.
-vado a prepararmi, Juni ha fretta di venire al mondo- disse, abbandonando
la stanza.

Quando Johanna aprì gli occhi, la prima cosa che mise a fuoco a fatica fu
la figura di Annie, seduta su una sedia accanto al suo letto, che la
guardava con uno sguardo pieno di tenerezza. Teneva in braccio
Neptune, che dormiva, con la testa nascosta sul collo della madre.
Johanna si sentiva incredibilmente debole, eppure non vedeva l'ora di vedere il suo
bambino. Dopo aver partorito era crollata e la dottoressa Everdeen ne
aveva approfittato per fare le prime analisi di routine a Juni e
prepararlo per portarlo poi a Johanna vestito e pulito. Il
viso della castana scattò verso la porta, non appena sentì il
classico rumore della maniglia che veniva abbassata. La
dottoressa Everdeen avanzò lentamente verso il suo letto, con un
sorriso tenero in volto e un fagottino avvolto in una tutina
arancione tra le braccia. Johanna allargò le braccia, mentre il suo
cuore prendeva a galoppare per l'emozione.
Non appena lo prese in braccio, nel modo più naturale possibile,
nonostante nelle prove che aveva fatto durante i mesi di gravidanza con i bambolotti 
fosse sempre stata una frana, Johanna riconobbe il colore castano dei suoi capelli nel 
colore della peluria sulla testa del suo bambino. Sorrise felice, riconoscendo
anche che il colore della pelle di suo figlio era come il suo, ne
troppo chiaro, ne troppo scuro, tipico del distretto sette. Iniziò
a cullarlo, senza che nessuno glielo avesse detto, perché dormiva
così placidamente che non voleva si svegliasse per nulla al mondo.
-benvenuto al mondo, Juni Mason- sussurrò baciandogli delicatamente la fronte e 
respirando a pieni polmoni l'odore del neonato. Sorrise,
perché forse dopo tutto quello che aveva passato, aveva sentito per
la prima volta l'odore della vita, della sua nuova vita. 
Il neonato, quasi come avesse sentito il richiamo di sua madre, aprì
gli occhioni.
Il sorriso di Johanna si smorzò all'istante nell'osservare con terrore
gli occhi grigi di suo figlio. Sentì gli occhi
bruciare e buttò la testa all'indietro per evitare che le lacrime
cadessero sul suo bambino. Solo una cosa voleva, che il suo bambino
non avesse nulla di suo padre, ed ancora una volta la vita l'aveva
presa a schiaffi, dando al suo bambino un paio d'occhi grigi, giusto
per ricordarle che un padre quel bambino ce lo aveva, ed era un uomo
del distretto dodici.
-Johanna! Che succede!- sibilò Annie cercando di non urlare per non svegliare
Neptune.
Johanna tirò su col naso un paio di volte, prima di tornare a guardare Juni,
sperando di aver visto male. Invece aveva visto benissimo. Il suo
bambino la fissava, con i suoi begli occhioni grigi sgranati dalla
curiosità. La donna alzò gli occhi sulla sua amica.
-ha gli occhi grigi- sussurrò. Annie si alzò, sempre tenendo il figlio
in braccio, e raggiunse la sua amica per guardare bene il piccolo Juni.
-è bellissimo Joy- sussurrò Annie sorridendo. Johanna annuì, Annie
aveva ragione, Juni era un bambino bellissimo. 
-se non fosse per questi occhi grigi- aggiunse la castana. Annie la fulminò con uno sguardo 
di rimprovero.
-Juni è il tuo primo motivo per amare gli occhi grigi. Dimenticati che
sono gli occhi del dodici. Sono gli occhi di tuo figlio, li amerai-
disse seria.
Johanna, che di solito chiudeva le orecchie ad ogni tipo di consiglio da
qualunque persona provenisse, si lasciò investire dalle parole di
Annie, che si rese conto per la prima volta essere molto simile a
lei. Anche lei stava crescendo un figlio senza un padre, per di più
il padre di suo figlio era morto per portare avanti la rivolta, e
nonostante il bambino fosse la fotocopia del padre, lei amava ogni
suo tratto. Però Annie amava Finnick, Johanna non aveva mai amato il padre 
di suo figlio. La donna scosse la testa e tirò un lungo sospiro. Si
disse che se Juni era la rivoluzione della sua vita, allora lei
sarebbe cambiata in tutto per lui, e come diceva Annie avrebbe anche
amato gli occhi grigi perché erano i suoi occhi.
Abbassò gli occhi sul bambino che teneva tra le braccia e incontrò subito i
suoi occhioni grigi che la scrutavano curiosi. Non distolse lo
sguardo, come aveva fatto poco prima, ma sorrise, prendendo una
manina di suo figlio e baciandola. Vide il suo bambino ridere a quel
bacio e con lui ridevano anche i suoi bellissimi occhi grigi.

 
Notes:
  • Johanna si trova al distretto quattro perché lì la dottoressa Everdeen
    (che ormai lavora lì) può seguire la sua gravidanza. La	signora Everdeen 
    è stata promossa a dottoressa dopo la rivolta e	mandata a lavorare nel 
    distretto quattro.
  • Annie ha chiamato suo figlio Neptune come Nettuno, il Dio del Mare, in
    onore di Finnick. Anche lasua gravidanza è stata seguita dalla 
    dottoressa Everdeen.
  • Ho scelto per la signora Everdeen il nome di Kathleen, così da essere
    simile a Katniss.

 
@@@Angolino autrice@@@
Ciao a tutti lettori!
Questa è in assoluto la mia primissima one-shot, ed è anche la prima cosa
che scrivo su Hunger Games. A forza di leggere le fanfiction su
Johanna mi sono appassionata questo personaggio e ho deciso di
scrivere anche io qualcosa su di lei. In realtà ho in mente qualcosa
di un po' più grande, però questa os mi serviva per introdurre il
piccolo Juni.
Spero vi sia piaciuta e vi ringrazio per aver letto.
A presto.
  
Leggi le 0 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Hunger Games / Vai alla pagina dell'autore: CacciatriceDiTramonti