Premessa: la storia è ambientata circa sei mesi dopo la morte di Mr. Hawthorne. La flash-fiction fa parte della serie “Figli del
Giacimento” e partecipa al secondo turno
del contest “A tutto Fluff” indetto da Eireen_23. La storia si ispira
anche al prompt “Vick/Rory – supportarsi a vicenda fra
maschietti” che mi è stato proposto grazie all’iniziativa Sforna-Prompt del gruppo Facebook The
Capitol.
Le lacrime del buio
Vick
Hawthorne aveva paura di tante cose, ma il buio non
era una di queste. Aveva smesso di temerlo la sera in cui suo padre lo aveva
messo a letto raccontandogli la leggenda delle lacrime della notte. Alcune
persone, gli aveva spiegato Joel[1],
credevano che i granelli di polvere di carbone depositati un po’ ovunque nel
Giacimento fossero in realtà le lacrime di solitudine del buio: il cielo
piangeva all’alba, nel momento in cui la luna e le stelle erano costrette ad
abbandonarlo.
Ascoltando
quel racconto, Vick si era dispiaciuto per il mantello scuro che la notte
portava con sé. Tuttavia, aveva provato conforto al pensiero che perfino il
buio, grande e grosso com’era, ogni tanto piangesse. Da allora non si era più
vergognato delle proprie lacrime. Capitava qualche volta che la tristezza e la
nostalgia del suo papà gli schiacciassero forte il petto, ma non si imbarazzava
a singhiozzare un po’; sapeva che, alle prime luci del mattino, il buio avrebbe
pianto con lui.
Suo
fratello Rory, invece, detestava avere gli occhi pieni di lacrime. Nascondeva i
momenti di tristezza facendo il giullare coi fratelli e si arrabbiava quando
qualcuno gli chiedeva se avesse pianto. Ciò nonostante Vick qualche volta
l’aveva sentito tirare su col naso la notte. Lo faceva dopo un incubo o quando
non riusciva a prendere sonno, perché faceva troppo freddo.
Una
sera di queste, Vick lo cercò a tentoni nel buio e gli mise una mano sulla
spalla; Rory sobbalzò.
“Stai
pensando a papà?” chiese il minore, nascondendo il volto nel vecchio maglione
che indossava; era di Joel e non se ne separava mai. Ogni tanto ci si
raggomitolava dentro e chiudeva gli occhi, immaginando di essere fra le braccia
del padre. Se si concentrava, riusciva quasi a ricordarne l’odore e sorrideva
ripensando al suono allegro della sua voce[2].
“Non
sto piangendo” borbottò Rory, seppellendo la testa sotto il lenzuolo. “Ho il
raffreddore.”
Vick
si avvicinò al fratello e gli appoggiò una mano sulla schiena.
“Non
fa niente se piangi, sai?” sussurrò, parlando da sotto il maglione. “Anche il
buio piange, a volte. Papà diceva che è per questo che nelle strade c’è sempre
quella polverina nera. Se piange lui, che è così grosso, possiamo farlo anche
noi.”
“Ho
detto che non stavo piangendo” replicò il maggiore, stropicciandosi gli occhi.
“Non sono mica una femminuccia o un poppante, che ti credi?”
Vick
esitò, ma alla fine decise di non insistere: non voleva farlo arrabbiare.
Avvolse le dita nel maglione e chiuse gli occhi, sperando di riuscire a
riaddormentarsi.
Era
ancora nel dormiveglia, quando si accorse che Rory aveva ricominciato a tirare
su col naso. Smise quasi subito, ma Vick si mosse ugualmente verso di lui. Non
poteva aiutare il buio a sentirsi meno solo, ma sapeva di poter consolare suo
fratello. Si sfilò il maglione e lo appoggiò alla schiena di Rory, prima di
rannicchiarsi a sua volta contro la lana. Per un po’ non accadde nulla, ma dopo
un paio di minuti sentì dei movimenti alla sua sinistra: il fratello si era
voltato per stringere un lembo della felpa.
Vick
sorrise e tornò a chiudere gli occhi, posando la mano di fianco a quella di
Rory; non lo sentì più piangere e, in meno di mezzora, si addormentarono
entrambi.
L’indomani,
andando a scuola, Vick prestò molta attenzione alle tracce di polvere di
carbone, ma ne trovò poche rispetto al solito.
Quella
scoperta lo fece sorridere: forse, solo per quella volta, anche il buio aveva
smesso di piangere.
[1] Joel è il nome che ho scelto di dare a Mr.
Hawthorne nel mio head-canon.
[2] Il dettaglio del maglione è un riferimento
ad altre due storie che hanno Vick fra i protagonisti: in “The Winner loses it
all” viene raccontato il momento in cui Joel
regala al figlioletto il suo maglione. “Piccoli uomini”
è invece la storia in cui la felpa di papà Joel è stata introdotta per la prima
volta.