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Autore: corvonero83    03/03/2015    3 recensioni
"Un rumore improvviso e assordante lo ridestò dai suoi pensieri. Veniva dal piano di sotto e decise di scendere. Non era solo.
Scese le scale piano e con cura e si affacciò nella stanza dove provenivano ancora dei rumori metallici.
Si bloccò.
Vide un bambino, tutto si sarebbe aspettato ma non di certo di trovare un bambino. Uno scricciolo intento a raccogliere delle pentole che gli erano cadute e che borbottava tra se tutto concentrato in quello che stava facendo.
Quel cosino così magro, esile, assorto nel suo da fare; ebbe un flash, un bambino ugualmente magro, ugualmente assorto su un disegno, cambiava solo il colore dei capelli: quello del suo ricordo li aveva biondicci, il bambino davanti a lui li aveva neri come la pece.
Di colpo sentì gli occhi di quello scricciolo puntati su di lui." (dal Secondo Capitolo)
Genere: Avventura, Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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*con la lentezza di un bradipo! Vi chiedo scusa…ma spero di trovarvi sempre presenti!!
Grazie mille della pazienza!
 
 
 
 
Lena sentiva gli occhi pesanti e non riusciva ad aprirli.
La testa le faceva male e si sentiva confusa.
-Erik? Si sta svegliando- sentì una voce femminile e premurosa dire quelle parole.
Dov’era? Con chi era?....soprattutto chi era lei? Aveva un gran buio in testa, non si ricordava niente.
Aprì a fatica gli occhi gli occhi e si trovò davanti un uomo di mezz’età che la guardava con uno sguardo dolce ma pieno di preoccupazione.
-Come stai?- l’uomo aveva una voce cupa e profonda.
Lena si alzò un poco tenendosi appoggiata ai gomiti, lo guardò con occhi persi -Chi...chi sei? E io, io chi sono?-
Era tutto nero, buio.
Erik guardò Mystica preoccupato.
-Ha battuto la testa, è probabile che abbia una piccola amnesia temporanea- la mutante mise una mano sulla spalla dell’uomo per tranquillizzarlo.
Magneto fissò di nuovo la ragazza -Ti chiami Anja e io, io sono tuo padre! Hai avuto un piccolo incidente…ma ora stai meglio!-
-Tu? Tu sei mio padre?- lo guardò curiosa, il tono della voce era neutro. Non si ricordava nulla,
perché quell’uomo avrebbe dovuto mentirle?
Il mutante fissò quegli occhi verdi, belli, grandi…gli occhi di Magda! Erik tremò.
Istintivamente l’abbracciò -Figlia mia….-  Lena rimase un attimo bloccata. Ma quell’abbraccio era sincero, pieno di calore e decise di ricambiarlo.
Erik le prese il viso tra le mani, accarezzandole la guancia con un semplice gesto delle dita -Ora ti porto qualcosa da mangiare e ti spiegherò un po’ di cose, vedi…noi siamo mutanti. E c’è una guerra in corso-
-Guerra? Mutanti?- era confusa e più cercava di ricordare più la testa le doleva.
-Non preoccuparti, ora devi solo rimetterti in forze-
-Io…io ho un nome in testa…Nate. Chi è? E poi mi ricordo un braccio di metallo….-
-Non devi preoccuparti, ora ti parlerò di un po’ di cose-
Magneto guardò Mystica che capì, la donna andò a prendere del cibo per la ragazza.
-Cosa vuol dire che sono mutante?- voleva capire qualcosa Lena e aveva un po’ paura.
-Che abbiamo dei poteri speciali, siamo diversi dai normali esseri umani…-
-Poteri…- lei ci pensò su ed ebbe un flash che le fece male -Io…io mi ricordo che quel braccio mi stava strozzando e io l’ho tolto dal mio collo con il solo pensiero…- lo guardò preoccupata -E’ possibile?-
Lui annuì paziente -Domini il metallo…come me. Tu sei mia figlia e hai ereditato il mio stesso potere!-
Lena si guardò le mani -Ma questo Nate, io voglio sapere chi è!-
-Non preoccuparti! Saprai tutto- Erik prese un piatto che Mystica gli stava porgendo e lo mise in mano alla figlia che iniziò a mangiare avidamente.
Lena aveva fame!
Erik si allontanò un poco da lei con Mystica -Cerca di capire chi è questo Nate….il Soldato si chiama James, James Barnes. Non so chi possa essere questo Nate!-
-Faccio io, tu stai con lei…e approfittane!- gli occhi gialli di Mystica erano eloquenti ed Erik capì: poteva sfruttare quell’amnesia per avere una seconda possibilità con sua figlia.
Non aveva altra scelta.
 
 
 
Vanja guardò Charles con apprensione, ultimamente quando il Professore utilizzava Cerebro perdeva molte energie. Era però l’unico modo che avevano per tentare di capire dove potessero trovarsi Magneto e Lena.
-Sei sicuro?-
-Si, stai tranquillo! La priorità è rintracciarli!-
Vanja annuì e lo aiutò a mettersi il casco collegato al macchinario. Con loro c’era anche Tempesta e la mutante aveva la stessa apprensione scritta in faccia.
-Vorrei stare da solo mentre provo a rintracciarli-
-Ma Charles?...- il vecchio tentò di ribattere ma lo sguardo del Professore era irremovibile -State tranquilli! Se avrò bisogno di voi lo saprete subito!-
Vanja annuì e Tempesta lo imitò.
Il Professor Xavier, rimasto solo, si concentrò nei suoi pensieri perdendosi nel suo mondo fatto di mutanti. Ne trovò milioni e pensò che erano aumentati di molto, vagò, cercò ed indagò…ma non trovò niente. Ne Mystica ne Lena. Erik era impossibile rintracciarlo, ed era sicuro che il mutante avesse insegnato a Mystica come nascondere la propria mente, ma Lena?
Lena doveva essere rintracciabile, a meno che non fosse ancora svenuta!
-Allora?- Vanja entrò subito, contattato telepaticamente da Charles.
-Non riesco a rintracciarla!- la voce dell’uomo era dura e sconsolata.
-Non prendertela, aspettiamo di sapere se Natasha Romanoff ha trovato qualcosa-
Infatti mentre il Professor Xavier cercava di entrare in contatto con Lena attraverso i suoi poteri telepatici, Natasha era arrivata alla vecchia sede dello SHIELD accompagnata dall’Agente Carter.
Non si erano scambiate molte parole, anzi forse nessuna!
La russa si stava dimostrando molto fredda, priva di compassione per quella sciacquetta bionda che non aveva mai amato molto. La trovava debole, ipocrita…una gatta morta! E poi era lei la stronza assassina?!
Entrare dentro quello che una volta era una delle sue “tane” la fece rabbrividire, ora tutto era devastato…in rovina.
La grande potenza dello SHIELD era decaduta in un attimo: come era stato possibile?
-Li abbiamo trovati qui, in questo posto…- la voce stridula di Sharon la riportò alla realtà. Erano appena entrate in una stanza piccola e polverosa, alcune zone erano più pulite, segno che c’era davvero stato qualcuno poco tempo prima.
Nat registrò tutto quello che poté, in primis delle catene che scendevano da alcune travi del soffitto, parallelamente ad una delle pareti.
-Qui tenevano Sam e  Fury, incatenati…- Sharon tremò nel dirlo.
-Diamo un occhiata in giro, cerchiamo qualcosa che ci porti a quei bastardi!- la voce di Natasha invece rimase fredda.
La biondina annuì, ma sapeva che avrebbero trovato ben poco.
-Ascolta Natasha!- provò ad interagire e la russa la bloccò subito.
-Agente Romanoff, grazie! non credo di aver instaurato con te un tale rapporto di confidenza!- la gelò con i suoi occhi verdi, spietati.
Sharon sospirò, stava crollando psicologicamente.
Non ce la faceva più! Non era una traditrice, era solo…debole. Più debole degli altri.
-Agente Romanoff!- si corresse -Mi dispiace, davvero! So che non mi merito il tuo perdono ne tanto meno la tua fiducia, ma…-
Natasha la fissava immobile, le braccia conserte sotto il seno, la testa alta e fiera.
Era disposta ad ascoltarla e Sharon prese un poco di coraggio.
-Io ho sbagliato! Ne sono consapevole…ma non ho la tua forza di volontà! Eravamo qui, in questa stanza. Ci hanno colpito alle spalle facendoci svenire tutti e due! Io mi sono svegliata legata ad una sedia, Sam era appeso a quelle catene, io ho cercato di resistere ma poi Magneto ha cominciato a tirare le catene a cui era legato Sam. Io…io….Sam soffriva e alla fine ho ceduto. In più Fury era svenuto e…-
-Nick? Ma era vivo?- Natasha si preoccupò subito sentendo nominare Fury. Non poteva perdere anche Nick…non dopo aver perso Coulson!
-Respirava ma non in modo naturale, credo che abbia qualcosa di rotto all’interno e se non lo troviamo…non so! ho paura, te lo confesso!-
Natasha si fissò un attimo la punta delle scarpe. Prese un bel respiro e decise di buttare giù il muro che aveva messo con la biondina -Sharon, ascoltami.  Io non ce l’ho con te- ed era vero -Nessuno di noi è davvero un eroe senza macchia o paura! Dobbiamo unire le forze, tutti quanti e cercare di salvarli e di evitare il peggio!- la rossa si rimise a guardare intorno con fare attento.
-Agente Romanoff?- Sharon aveva però ancora un punto da chiarire. Ma appena gli occhi della Vedova si posarono su di lei ebbe un brivido di paura -Io ho avuto paura per Steve- confessò colpevole della sua debolezza.
Natasha a quel nome abbassò gli occhi.
-Il Capitano è forte! Non ti vorrebbe sapere così preoccupata per lui! Lui crede in te! Moltissimo! Abbi fiducia in lui come lui ne ha in te, se lo merita!-
-Lo so, ma…-
-Sharon?! Dovrai stargli molto vicino in futuro, credimi- la voce di Natasha si fece fredda e si velò di tristezza. Sharon la fissò con occhi stupiti, non aveva ben capito il senso di quella frase o forse non voleva davvero capirlo. Natasha le stava dicendo molto chiaramente che non sarebbe potuta rimanere al fianco di Steve, almeno non come avrebbe voluto il Capitano. Sarebbe toccato a lei, all’Agente Carter, aiutare il ragazzo a non starci troppo male.
La Vedova non era pronta ad amarlo del tutto, a darsi completamente ad un uomo, un unico uomo.
Per quanto quest’uomo fosse meraviglioso e di certo il migliore che avesse mai potuto incontrare.
-Allora mettiamoci al lavoro…- Nat cambiò subito argomento e si mise alla disperata ricerca di un qualsiasi indizio che li portasse a Magneto.
Ma nulla!
Non trovarono niente! Era stato tutto sistemato meticolosamente.
Tornate alla Tower trovarono nervosismo a mille.
James era fuori di se. Cercava di non darlo a vedere ma stava scalpitando per andare a cercare Lena. Questa era per lui l’unica cosa importante, salvare la ragazza che gli aveva dato una nuova possibilità di vita. La ragazza che amava. Sarebbe partito subito, da solo e guidato dal sentimento per cercare quel mutante e ammazzarlo se fosse stato necessario! Ma non era la soluzione migliore e fu Clint a farlo ragionare.
L’arciere era nervoso e preoccupato quanto lui.
Erano tutti riuniti nel salone principale.
Tutti presi dall’angoscia e dall’incertezza.
L’agente Carter si era messa a lavorare con Pepper per organizzare una difesa migliore che includesse l’intervento dell’esercito americano in caso fosse stato necessario.
Tony era chiuso in laboratorio, concentrato a studiare quel marchingegno diabolico con cui si era aperta quella distorsione spazio-temporale. Era la prima volta che Tony ne vedeva una creata dall’uomo, le riteneva cose impensabili anche per la super tecnologia dello SHIELD! Lui le riteneva materiale “divino”, “alieno” e ogni pensiero andava al vortice spazio-temporale apertosi sopra alla Tower e in cui lui si era infilato per salvare New York. Ma appunto quella era stata opera di Loki, dio dell’inganno…ora invece c’era lo zampino dell’uomo.
Non riusciva a capire come potesse funzionare, lo aveva studiato nel dettaglio con Banner e sicuramente capirono che ci voleva un corrispettivo con cui farlo attivare, un corrispettivo che era chissà dove!
Persi nei loro pensieri non potevano aspettarsi che in loro aiuto sarebbe arrivata una persona insospettabile.
 
 
 
Mystica non era tranquilla. Seduta in un caffè, batteva nervosamente le dita della mano sulla superficie liscia del tavolino.
Per la prima volta da quando aveva deciso di stare al fianco di Erik si sentiva in ansia e preoccupata. Aveva amato Erik, come aveva amato Charles. Ma era il passato ed ora, con occhi obiettivi, poteva ragionare da sola e capire che forse Erik stava davvero esagerando.
Gli esseri umani non erano male in fondo e soprattutto non volevano sterminarli!
Il potere di Magneto era immenso, se unito a quello di quella ragazza…Anya, sarebbe stata la fine per ogni creatura che avesse osato ostacolarlo: umana o mutante che fosse!
Poi…poi rivedere Charles così stanco, provato, la mise in crisi, fu proprio il pensiero del professore che la fece cedere.
La fece cadere in errore.
Lo richiamò con la mente, non volendo, pensando a lui così intensamente, attirò l’attenzione della mente del Professor Xavier.
“Raven?” quel nome detto da lui le scaldò il cuore.
“Charles…”
Fu una sorpresa per il professore, una meravigliosa sorpresa “Raven, come stai?”
“Bene…come stai tu piuttosto?”
“Stanco” un sospiro “Ed Erik non aiuta!”
Ci fu un attimo di silenzio in cui Charles ebbe paura di perderla, non riusciva ancora a capire dove fosse Mystica.
Ma lei continuò a parlare.
“Stavolta fa davvero sul serio. Per lui la causa va sopra tutto, lo sai! Solo che stavolta ho paura…” le tremò la voce.
“Raven! Dimmi dove siete!”
“Io...io non posso! Non posso tradirlo, Charles! Ma tu devi fermarlo! Lui, il suo potere se unito a quello di quella ragazza….”
“Lena! Come sta Lena?!”
“Bene…non si ricorda niente ed Erik sfrutterà la cosa a suo favore…” esitò un attimo conscia di averlo spronato lei stessa a farlo “E’ davvero sua figlia?”
“Si. Raven lascialo e vieni da me! Ti aiuterò e lo fermerò ma ho bisogno di sapere dove siete e cosa vuole fare!”
“Non posso” la voce le uscì dura.
“Potresti, se vorresti!” quella del professore invece era dolce e comprensiva.
“Charles…” Mystica stava per cedere al pianto.
Un flash, un veloce flash di lei, piccola e affamata, che stava cercando rifugio in una villa enorme ed un bambino che la guardava curioso. Fu quell’attimo di debolezza che permise al professore di visualizzarla: Mystica era in un piccolo locale affollato, era seduta ad un tavolino con un caffè davanti, bella nel suo solito aspetto di giovane donna bionda.
Charles sapeva di avere poco tempo e cercò di memorizzare tutto: suoni, odori, colori, tutto ciò che circondava la ragazza, ma lei se ne accorse “Charles non lo fare!” in un attimo fece crollare la connessione mentale e il buio si impossessò di nuovo della mente del professor Xavier.
-Charles?!- Vanja lo vide provato e capì che era successo qualcosa. Il professore si teneva la testa tra le mani, gli doleva molto.
-Germania..-
-Cosa?- Vanja non capì.
-Sono in Germania!...credo che Erik stavolta faccia davvero sul serio partendo dall’inizio di tutti i suoi mali!-
-Ma come?..- il vecchio russo lo fissava senza capire.
-Raven!-
Bastò quel nome.
-Va bene, raduno i ragazzi!-
Charles annuì.
Era stanco, molto stanco e non si sentiva bene, soprattutto aveva paura. Il suo cuore era pieno di paura. Per Erik.
Per Raven.
Per Lena.
 
 
 
-Germania?- Steve lo disse quasi come se la cosa non lo stupisse più di tanto. Quel paese per lui era la terra del male!
-Si! Dobbiamo pianificare come muoverci. Non sappiamo precisamente dove sono…se Berlino, Monaco o dove! Però è già un punto di partenza!-
Vanja li aveva trovati riuniti tutti nella sala centrale della Tower. Mancava Tony.
-Dov’è Stark?-
-Qui!- l’uomo entrò nella sala, aveva l’aria allarmata -Abbiamo appena ricevuto una proposta di scambio..-
-In che senso?- Vanja e Steve lo dissero assieme.
Tony prese un bicchiere di whiskey -Qualcuno mi fa compagnia?- alzarono la mano Vanja e Natasha.
-‘Tasha?- Clint la riprese con fare paterno.
-Ne ho bisogno Barton!-
-Allora! Abbiamo Magneto in Germania, da quanto ho saputo, con i suoi mutanti e con la nostra ragazza. Ma il suo amichetto psicopatico è qui! A New York! E vuole due cose da noi in cambio della liberazione di Fury e dell’agente Wilson-
-Tony non è uno scherzo vero?- Natasha lo guardò con i suoi occhi penetranti.
-Tony parla!- Steve si stava innervosendo e la russa, seduta vicino a lui cercò di calmarlo mettendogli una mano sulla spalla. E continuò per lui.
-Cosa vogliono Stark?-
Seduto sul divanetto, davanti a tutti Tony ebbe un momento di stizza e di paura. Poi si fece coraggio.
-Il Tesseract!- lo disse in fretta, mangiandosi le parole. Ma tutti lo capirono perfettamente.
-Cosa?- sentendo quel nome tutta la squadra degli Avengers si irrigidì.
Clint in primis.
Solo James se ne stava seduto quasi in disparte, la sua testa era lontana, persa nella progettazione di un piano per andare via di li il prima possibile e dirigersi in Germania.
Il Soldato stava lavorando per lui.
-Il Tesseract? Ma non è stato riportato ad Asgard da Thor?-
-Dovrebbe, Capitano! Dovrebbe! Ma non sento il biondino da molto e credo anche voi. Dovremmo chiedere aiuto alla Dottoressa Foster e capire se per caso quella capretta egocentrica di Loki non abbia rifatto casini…o maturato strane alleanze!-
-Tony?- Bruce richiamò l’attenzione dell’amico -Ma perché lo vogliono se sanno che non è sulla terra? e soprattutto perché lo vogliono da noi?!- il Dottor Banner sospettava già la risposta.
Tony lo fissò serio, in parte maledicendosi mentalmente, in parte chiedendogli scusa con lo sguardo. Rigirò il whiskey che era rimasto nel bicchiere, incerto sulle parole da scegliere per spiegare la cosa.
-Tutto ciò che entra alla Tower viene registrato automaticamente-
Steve strabuzzò gli occhi, Natasha si stava per affogare con il liquido ambrato e Clint imprecò.
In realtà, ragionandoci un attimo a mente fredda, a nessuno di loro parve tanto stranala cosa, ma nel loro io più profondo speravano fosse uno scherzo.
-Cazzo Stark! Ma perché non ci dici una volta per tutte tutti i tuoi sotterfugi per controllarci?! Cosa vuol dire che tutto quello che entra qui viene registrato?- l’arciere era furioso.
Odiava essere controllato! Soprattutto dopo la brutta esperienza con Loki! Solo Coulson poteva controllarlo…perso lui aveva dato a Natasha il compito di tenerlo d’occhi ma solo in missione.
-Se vuole posso spiegarlo io, signore?!- la voce metallica di Jarvis comparve all’improvviso.
-Forse è meglio!- Tony fissava il vuoto colpevole.
Si stava chiedendo se il suo atteggiamento fosse giusto. Le sue manie di controllo, il suo egocentrismo, le sue autodifese nei confronti di chi, poi?...loro erano suoi amici, o no?
-Signori!- Jarvis prese la parola -Non è nulla di preoccupante. Sono stato creato in modo tale da poter registrare tutto quello che entra qui dentro. Oggetti ed esseri umani. Scansiono, analizzo e registro i dati nel computer di memoria. E posso riprodurre tutto, non perfettamente ma quasi identico. Posso quindi ricreare quel cubo energetico anche se più debole, ma comunque pericoloso se alimentato con l’energia necessaria. Sarebbe comunque un arma molto pericolosa per la terra-
-No! Tony ma cosa hai in testa? Tu sei impazzito!- Steve stava perdendo la pazienza -Tu puoi riprodurre quel cubo infernale?- si rivolse a Tony seduto davanti a lui.
Voleva una risposta dall’uomo che credeva suo amico.
-Signor Rogers, io…- Jarvis si intromise ma Steve lo zittì.
-No! Io voglio un risposta da te, Tony! Non dal tuo servo meccanico che nasconde e ripulisce tutte le tue nefandezze!- era arrabbiato.
-Si! Posso riprodurre un Tesseract più debole, come posso riprodurre il gene mutante- diede una rapida occhiata colpevole a Vanja -Il Mjolnir di Thor, con poteri non divini ovvio…-
-Tu!- Steve si scagliò contro di lui, era davvero pieno di rabbia e soprattutto di delusione -Tony? Perché, perché ci nascondi queste cose? noi….noi siamo una squadra! siamo tuoi amici! E tu hai tutto quello che può servirti per annientarci!- Tony fissava il Capitano, dentro di se si sentiva piccolo ed insignificante davanti alla leggenda vivente che in quel momento lo stava mettendo a nudo con se stesso e le sue debolezze.
Clint si alzò e trattenne il Capitano dall’istinto di avventarsi su Tony.
-Perché hai paura di noi?-Steve lo sussurrò ma Tony lo capì benissimo. E fu un colpo duro per lui sentirsi chiedere quella cosa.
Si sentì ferito nel profondo.
-Non ho paura di voi!- lo disse indispettito.
-E come potresti?- Steve non era ancora contento -Tu sei Tony Stark, il multimilionario inventore di Iron Man!- il tono della voce di Steve era pungente. Voleva ferire Tony.
Natasha stentò a riconoscere in Steve quel ragazzo dolce e amorevole che aveva sempre avuto davanti agli occhi, ora il Capitano era davvero furioso, si sentiva tradito. E non era l’unico in quella sala.
Fu James a calmarlo. Gli mise una mano sull’avambraccio, stringendolo forte e riportando Steve ad uno stato di coscienza.
Il Capitano fissò l’amico con occhi tristi ma pieni di ringraziamento.
-Stark?- James parlò, la sua voce uscì roca e profonda e fece sobbalzare tutti perché nessuno si aspettava un suo intervento -Io ti conosco da poco, ti ho conosciuto tramite fascicoli, lo ammetto e so quanto vali. Ma tutto quello che stai facendo non è giusto, non è giusto per loro, la tua squadra…i tuoi amici! Se lo fai mostri solo le tue debolezze e quindi di avere paura di loro, ma perché?- Tony lo fissava con occhi freddi ma quelli del Soldato erano molto peggio -Forse hai paura delle tue debolezze, non lo so ma quello che hai fatto e fai è spregevole!-
-Non ho paura!- Tony lo ribadì inferocito.
-Se non hai paura, cos’è?- Natasha cercò di mitigare la tensione che li stava avvolgendo.
-Chiamiamolo spirito di sopravvivenza!-
-Tony?!- Bruce lo riprese come un padre. Dopo Pepper era forse l’unico abituato a trattare con il sarcasmo dell’amico.
-Va bene! Va bene! Ho sbagliato! Con voi sbaglio sempre….mi dispiace! Fatto sta che ora questi vogliono che io faccia un Tesseract per loro!-
Tony cercò di scusarsi a modo suo, non era avvezzo alle scuse ma lo disse lo stesso -Mi dispiace, davvero!- e tutti lo accettarono, almeno per il momento.
-Stark? Vogliono il Tesseract e cos’altro?- Vanja non era intervenuto nella discussione ma non si era perso niente del discorso e sapeva che mancava ancora qualcosa.
Tony rimase un attimo interdetto. Doveva dire qualcosa che gli costava molto più che confessare i suoi “peccati” da megalomane maniaco del controllo!
Fissò Banner. E provò una fitta dentro di se.
-Stark?- la voce di Clint fu un sussurro per farlo andare avanti.
-Vogliono che sia Banner a fare lo scambio-
Rimasero tutti in silenzio, Bruce alzò di scatto la testa a quelle parole.
-Perché il Dottore?- Natasha fissò Bruce preoccupata.
-I..Io?- Banner tremò e fu proprio la Vedova ad evitare il peggio, gli strinse una mano con dolcezza rassicurandolo. Natasha aveva uno strano ascendente su di lui.
Un ascendente positivo.
-Stia tranquillo Bruce!-
-Perché il Dottore?- Steve lo ripeté non capendo.
-Non ne ho la più pallida idea- Tony era sincero anche se stava sospettando qualcosa.
Qualcosa che gli confermò l’Agente Carter -Forse c’entra con il fatto che abbiano fatto evadere Abominio!- Sharon entrò nella sala accompagnata da Pepper -Come vi ho detto alla villa del Professor Xavier abominio è stato fatto scappare; forse non voglio il Dottor Banner…forse vogliono Hulk!-
Rimasero tutti senza parole. Natasha continuava a tenere la mano del Dottore, quel contatto lo stava davvero tenendo a bada. E fu grato alla giovane donna che gli stava accanto in quel momento.
Poi fu proprio il Professor Xavier a parlare. Rendendosi conto che a quei ragazzi mancava qualcosa, anzi qualcuno.
Nick Fury.
-Ascoltate! Io non sono il vostro supervisore, ma conosco Nick da un avita e voglio salvarlo. Se per voi va bene avrei un piano…-
-Certo!- Steve guardò gli altri che non ebbero niente da obiettare -Credo che tutti noi necessitiamo di una punto di riferimento, professore! Cosa vorrebbe fare?-
-Credo sia chiaro a tutti che dobbiamo agire su due fronti e dividerci. Vorrei chiedervi di occuparvi voi, Avengers, di questo Lukin qui a New York e di lasciare a me Erik. Prometto che salverò Lena e la riporterò qui sana e salva-
I Vendicatori si guardarono e sembravano essere tutti d’accordo.
Era la cosa più sensata.
-Io vengo con lei!- ma la voce di James risuonò fredda -Ed è inutile che mi dica di no! Io ho già deciso!- il ragazzo si era alzato in piedi, lo sguardo freddo, impassibile, la stazza imponente, nessuno disse niente e Charles dopo aver visto il volto convinto di Vanja annuì.
-Mi sembra giusto! Verrai con me e Vanja! Tempesta tu contatta Jane e Ciclope e di loro di tenere pronta la scuola ad ogni evenienza- la ragazza annuì.
-Bene! Prenderete il mio jet per arrivare in Germania il prima possibile- Tony voleva essere utile a tutti e su tutti i fronti -Noi cerchiamo di capire come agire con Lukin. Pepper cerca di contattarlo alla mail che ci ha lasciato ma fagli intendere che decideremo noi dove e come!-
Vanja si avvicinò al Soldato e lo guardò con un sorriso sghembo -Nessuno ti avrebbe escluso James!-
Il ragazzo annuì, Vanja sapeva cosa lo legava a Lena e sapeva che avrebbe dato la sua vita per lei.
Si sentiva in colpa per non essere riuscito a proteggerla e salvala.
-Vanja!?- una voce li richiamò tutti e due. Era Clint.
-Voglio venire con voi!- era sicuro.
-Clint? Non so, tu sei un Avengers, la tua squadra…-
-Si sta parlando di Lena! Tu sai che le devo molto più della mia vita. Il Sergente Barnes è un ottimo soldato ma un uomo in più può esservi utile!-
Vanja rimase un attimo titubante.
James capì quello che l’arciere aveva dentro di se e fu lui ad accettarlo in squadra -Sei il benvenuto Agente  Barton!-
Clint sorrise grato al ragazzo.
Toccava a loro salvare Lena questa volta.
 
 
 
 
Dopo mezz’ora il jet di Stak era pronto.
Prima di partire però sia James che Clint dovevano chiarire la loro scelta con qualcuno, anche se in realtà non c’era molto da chiarire, era logico che per loro Lena fosse una priorità.
-‘Tasha?- l’arciere si avvicinò alla donna che stava sistemando delle armi.
L’unica compagna di missioni che accettava al suo fianco.
L’unica amica che aveva.
-Vai a Berlino allora?- gli occhi verdi non erano arrabbiati o rancorosi, Nat capiva la scelta dell’uomo.
-Scusami! io…-
-Clint! Non devi scusarti! Ce la farò, non sono sola!-
La prima missione da soli, separati.
-Lo so!- Clint posò gli occhi sul Capitano -Nat? Ti prego, usa la testa, non il cuore!- era un consiglio sincero.
-Fallo anche tu! Voglio vedere questa famosa fattoria in Iowa!- i due si abbracciarono. Poi Clint salì sul jet con in mano la sua valigetta dove teneva il suo amato arco.
Steve monitorò quell’abbraccio ma senza gelosia. Non avere Barton sarebbe stato una falla per loro, Ma capì la scelta dell’uomo come capì la scelta di Bucky.
-Steve?- fu proprio James a richiamarlo alla realtà.
-Bucky?- era triste Steve, sapeva che dovevano separarsi di nuovo -Verrei con te per aiutarti…-
-Stai tranquillo Steve! Tu devi difendere New York. Sei Captain America, ricordatelo!...salvo Lena e tu salva questa città poi abbiamo settant’anni da recuperare!-
-Certo…- Steve era titubante. Aveva paura di perdere tutto un’altra volta.
James se ne accorse -Non credere che ti libererai di me di nuovo Capitano….-
-Stai attento  Sergente Barnes! Mi raccomando!-
-Anche tu capitano Rogers!-
Steve lo abbracciò all’improvviso e James dopo un attimo di spaesamento ricambiò quell’abbraccio.
Il Capitano sentì male al cuore quando lo vide sparire dentro il jet.
Si stavano ancora separando ma Bucky aveva ragione, stavolta era diverso e finito tutto questo sarebbero stati assieme ancora una volta. Da capo, pronti ad iniziare una nuova vita.
-Capitano?- la voce di Stark lo fece sobbalzare.
-Tony- lui rispose freddo, era ancora infastidito dal comportamento dell’uomo.
-Mi dispiace davvero! So di essere pessimo! Ma non vi farei mai del male! Voi siete miei amici e te lo dimostrerò prima o poi!-
Steve non rispose, lo guardò con occhi meno inferociti e questo rincuorò un po’ Tony.
-Dai entriamo- lo prese per un braccio trascinandolo -Caro Ghiacciolino! Parliamo dico se serie! hai una bella gatta da pelare tu!-
Steve non capì. Poté solo vedere Natasha che stava parlando con Sharon in apparente tranquillità
Che almeno quelle due avessero trovato un modo per andare d’accordo!
 
 
 
Si guardava allo specchio.
Non si riconosceva. Non sapeva chi era.
Quegli occhi sconosciuti che la scrutavano indagatori le facevano paura.
Ed erano i sui occhi!
Doveva credere a quell’uomo che si proclamava suo padre? E perché non si ricordava di lui ma aveva in testa immagini sfocate di un uomo anziano con la barba bianca?
Era una mutante…
Gli esseri umani odiavano i mutanti e volevano sterminarli.
Ma cos’era un mutante?
Lena alzò la mano e cercò di verificare se quello che le aveva detto quel Magneto fosse vero: potevano controllare i metalli.
Vide il coltello appoggiato sulla tavola alzarsi seguendo la sua mano. Lo vide volteggiare nell’aria, senza alcuno sforzo o resistenza.
La cosa la divertì un poco all’inizio, ma poi un’ immagine veloce le passò per la testa: un uomo che si sgozzava da solo, no, la sua mano era guidata da qualcuno…da lei! Provò ribrezzo e rabbia e in un secondo scagliò il coltello contro una trave di legno della porta.
Urlò.
Urlò inferocita.
Lei doveva combattere i suoi nemici. Tra i nemici c’era il ragazzo con il braccio di metallo.
Il più pericoloso.
Il più feroce.
Quello che la voleva morta!
Lei quel braccio se lo ricordava bene, quello che aveva tentato di strangolarla.
Ma non ero solo questo. Lei quel braccio se lo ricordava anche dolce, amorevole.
Perché?
Perché nel suo cuore credeva di provare qualcosa per quell’uomo che la voleva morta?
  
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