Sono felicissima, grazzissime!
Ok, prima parte, questa, il Risveglio, è dal punto di vista di Bella, e narrerà appunto del suo risveglio e di... si, avete capito bene, fan dell'unico Santo, di un altro momento toccante tra lei e Carlisle! Vi garba il pensero? XD
Il prossimo, invece, di cui ho scritto l'inizio e la fina ma che il mezzo, beh..., ed è narrato da Sunsilk Brillantezza Seducente, altresì noto come Edward Cullen (Vi chiederrete il perchè di questo nome. Beh, chi ha visto il film e chi soprattutto usa qst shampoo ha potuto notare come Edward - perdonami, angelo mio adorato! - quando si espone alla luce del sole, assuma il colore, la lucentezza e si, forse anche la morbidezza di questo shampoo. Incredibile, eh? Misteri di Hoollywood! Ecco perchè ora il nostro eroe viene conosciuto come Edward "Sunsilk" Cullen. Chiaro?^^)
La cosa più bella è la fine! Finalmente un momento davvero puccioso tra i due complessati - nel prossimo capitolo, ora c'è il Papy!
Ma se comunque non vi aggradano questi capitoli, spero che almeno leggerete qll dopo - Una leggera serata in famiglia - che, sinceramente, credo che mi sia venuto molto, molto bene! Troppo divertente, a detta dei miei due critici!
Ok, e ora si ringrazia:
Princesseelisil: Felicissima che hai nuovamente il pc, Fede! E ancor più felice che nonostante tutto mi hai continuato a seguire! XD Finalmente Eddy, ops, scusa Sunsilk si sta svegliando, e inizia a rendersi conto di... BHUAUAUAUAUA! TI PREGO, NON PRENDERMI IN PAROLA! Sai che sono sadica! E si, ora capisco xkè sei contro Bella. Edward Cullen! Come puoi anche solo guardare un altro uomo quando hai LUI al fianco, e inoltre PERDUTAMENTE INNAMORATO DI TE? O sei idiota, o sei idiota. U__U
Wind: Innanzitutto grazie per i comlpimenti. In secondo luogo, ti assicuro che la Bella pazza, scatenata e sadica l'ho immaginata anche io, e parecchie volte. MI sta vendendo un'insana voglia di farla vedere, questa Bella cattiva... magari scatenata contro i Volturi... Per Jasper non è facile vivere con lei, è vero, ma il mio Jasper non avrà una parte marginale nella storia. Parlerà molto di più, e soprattutto sarà molto più socivole. Il suo rapporto con Bella sarà molto aperto, l'aiuterà perchè soprattutto c'è passato. E chissà, forse scriverò un capitoletto dal suo punto di vista.
Fin Fish: Che intuito, ragazza mia, che intuito! Ma soprattutto che filosofia! Sei la mia nuova guru, amica mia, anzi, Maestra mia. Davvero lieta di averti entusiasmato, spero che la stima che hai di me non scemi dopo questo capitolo.
Tokiotwilighters: Grazie, sei troppo buona con me. Cmq, se non trovi il cristallo, ti ripeto che due bottoni andranno più che bene.
Picci151: Welcome in our big crazy family! Tranquilla, non ammazzarti per leggere la mia ff, non scappa! :P Contenta che ti piaccia, soprattutto i miei rivoluzionari Cullen e la mia diversa Bella. Al prossimo commy.
miki18: Grazie, tesoro mio. Mi segui sempre, sei una grande. Spero che non ti distrugga con questi capitoli!
Helen Cullen: Ciao, Elly! Visto, eh? Mi ci sono messa d'impegno per tirar fuori una cosa decente, sembra ce ci sia riuscita abbasttanza bene! Si, comunque, a data da definirsi l'altra Bella tornerà, l'h deciso or ora. Ma... beh, lasciamo perdere. Non perderci il sonno per questo perchè sarà verso la fine. Jasper l'ho un po' massacrato, ve? Ma lui sa cosa si prova, l'ha passato. E Edward Sunsilk... eh, che uomo!
Ah, contenta che qui ci sta il Papy? XD
Shnusschen: Grazie. Troppo intenso? Non te lo aspettavi, eh? A volte anche io ho un momento in cui ne faccio una buona
fofficina: Ciao! Felice che ti abbia sconvolta in maniera positiva - spero- questo capitolo! Ma mi dispiace infrangerti il sogno, perchè Manca ancora un pochettino prima che Edward si dichiari. L'Onnipotente non è ancora arrivato!
mistica88: Welcome in our big crazy family! Grazie, il tuo commento è incoraggiantissimo! Lo so, anche my sister mi ha detto che sono idioa perchè la parte di Edward è bellissima, ma sai, dopo essermi concentrata per esprimere al meglio le emozioni di Bella e crarne un piccolo capolavoro, mi sentivo prosciugata di ogni fantasia...
Finleyna 4 Ever: Triste, vero Fede? Ma una volta tanto ci serve... anche perchè il vero umorismo arriverà tra un altro capitolo! Aspetta, ti ricompenserà - Almeno l'intenzione è quella!
MimiMiaotwilight4e: Altro che psicopatica! Questa è MALATA! MALATA, TI DICO! Fa paura se la vedi, Jane al confronto di sembrrà un angioletto!
Railen: Visto? Sarà che Bella in tre anni ha avuto molto tempo per pensare... no, dai,poverina, questa era brutta. Grazie perchè hai risposto al sondaggio, ma no, non è tra quelle persone che si trova il Salvatore... così l'ha chiamato mia sorella. Ritenta! Per ora, ti diamo come premio di consolazione una confezzione di Sunsilk Bellezza Seducente in vendita nei migliori negozi!
RockAngelz: Grazie, stella! Davvero ti è sembbrato di vivere la storia? Allora sono riuscita nella mia impresa! Un milione d baci!
mylifeabeautifullie: Grazie! Ma no, mi dispiace, non sono nè Emmy nè Jake (L'ho detto che avrà una parte anche lui?). Anche a te, come premio di consolazione Sunsilk Bellezza Seducente!
Lavinne: Allora, piano piano. Prima di tutto, grazie per i complimenti, sono davvero onorata. Poi, rispondiamo alla tua arguta ma purtroppo errata supposizione. Prima chiariamo una cosa: Alice non ha potuto vedere cosa ha vissuto Bella, perchè lei non può assistere ai duelli interiori, neanche a quelli di Jasper (ecco perchè non lo perde di vista un istante, teme che possa scappare se si lasciasse convincere di essere un mostro), quindi lei non è. Neanche Rosalie sveglierà Edward, perchè lei non crede sia giusto intromettersi "IN QUESTO MODO ESAGERATO" nelle questioni di cuore. Vuole che se ne accorgano spontaneamente. Lei è una tipa molto rimantica, crede nell'amore vero. Che dolce! Guarda, Jazz non sarà, purtroppo. Però anche se manterrà il segreto sui loro reciproci sentimenti perchè è un tipo discreto, darà manforte alla sua compagna per farli svegliare! Ehi, emglio un Edward arrabbiato che un'Alice furiosa! Non ti preoccupare, il raggionamento non era molto contorto. Speri di aver chiarito la cosa!
Silver_Alchemist: Grazie, e mi scuso per essere stata anche un po' spvntosa! MA sono entrata nel personaggio
Kaida Seleny: Welcome in our big crazy family! MA no che non sei ripetitiva, piccola, non c'è niente da pardonare! Grazie, grazie, grazie per il meravigliosa complimento! Eccoti accontentata, un nuovo capitolo! Provvederò a non tardare così tanto!
“Uhm…” rantolai.
Mi girai dall’altra parte e misi la testa sotto il cuscino.
Maledetto aggeggio! Erano più di due minuti che i suoi
dannatissimi squilli mi trapanavano il cervello come un miliardo di schegge. Se
non rispondo significa che ho da fare, no?
DRIN! DRIN!
“… fatelo smettere, per favore…” brontolai, la voce
impastata dal sonno
Ma il malefico rumore non accennava a diminuire, anzi,
aumentava di intensità.
Le soluzioni erano due: o lo prendevo e lo scagliavo con
tutta la forza che avevo in corpo contro la parete, fracassandolo e ponendo
fine alle mie sofferenze per tornare poi a dormire felicemente, o rispondevo.
Benché la soluzione A avesse un che di intrigante, scelsi
- Il telefono non era mio – il mio era andato distrutto;
- Ormai ero sveglia e quindi tanto valeva rispondere senza fare del suddetto cellulare una povera vittima;
- Poteva trattarsi di una chiamata importate o di emergenza, benché dubitassi che qualcosa di pericoloso per un vampiro potesse trovarsi ADESSO nella cittadina sperduta di Forks.
Così, con dei sonori sbuffi e molta, molta fatica, mi
districai dalle coperte e scoccai un’occhiataccia al telefono, allungando poi
il praccio per rispondere.
“Pronto…?” sbadiglia nella cornetta.
“Bella? Bella, sei tu?”
“Alice?” tentai non del tutto sicura che fosse lei,
passandomi una mano tra i capelli. Come mai mi chiamava al cellulare? Non era a
casa? E poi, perché era così agitata?
“Si, certo che sono io!”
esclamò, palesemente sollevata.
Strano. Va bene che appena sveglia impiegavo circa cinque,
dieci minuti per tornare alla normalità, ma tutto quel sollievo nella sua voce
mi lasciava perplessa. Avevo fatto forse qualcosa di male?
“Come stai? Dove sei?
Che…” proseguì Alice parlando talmente in fretta che si mangiava le parole
“Perché mai mi stai chiamando a casa, Alice?” le chiesi,
confusa “Non spendere soldi, dai, vieni su. Non mi scandalizzo mica. Anzi, sei
tu che rischi: appena sveglia sono uno spettacolo poco gradevole…”
Alice rimase un attimo in silenzio. “Bella, ma sai che giorno è oggi?” ora cercava di trattenere una
risata, operazione riuscita solo a metà.
Strizzai gli occhi nel vano tentativo di ricordare una cosa
che fosse una. Avevo una gran confusione in testa….
Freddo…
“Sei sola…”
Bruciore…
“Ti hanno abbandonato…”
“Resta qui, Bella, resta con me…”
“Vattene, e non
tornare…”
“Uhm…” dissi, mentre una fitta
mi trapanava il cervello “Domenica?”
“È lunedì, Bella”
mi informò gentilmente Alice “Siamo tutti
a scuola”
“E con questo? Vuol dire che invece di metterci tre
nanosecondi a salire le scale ce ne metterai dieci” risposi, non connettendo.
Alice scoppiò a ridere. Ci misi esattamente venti secondi
per comprendere il motivo della sua ilarità, durante i quali lei continuò a
sfondarmi l’orecchio con la sua risata scampanellante.
“Bella, ma cosa dici!”
rise ancora
“Scusami” replicai, rossa, mentre cercavo di soffocarmi con
il cuscino “Mi sono appena svegliata, non connetto molto”
“Ehi, Ali!”
Ok, ora, se non mi sbaglio, questa è la voce gentile di
Jasper… forse.
“Che fai?”
Invece questa era quella di Rosalie; era talmente seducente
che non avrei dubitato un attimo sulla sua appartenenza.
“Bella si è svegliata”
rispose loro Alice
“Cia…awwww!” tentai di dire, ma ciò che ne uscì fu un lungo
sbadiglio.
“Ehi, Bella, come
stai, sorellina?” mi chiese Rose, appropriandosi della cornetta “Sei a casa, vero?”
Perché mai tutti volevano sapere se fossi a casa? E
soprattutto perché erano così preoccupati?
Che cosa era successo?
“Scusaci se non siamo
rimasti lì con te, Bella” aggiunse Jasper, addolorato “Non dovevamo lasciarti sola. Abbiamo sbagliato, perdonaci, ma non fare
pazzie”
Pazzie? Ma che diavolo…
“Il giochetto non era più
divertente!”
“Vedi? Ti hanno lasciato sola…
non ti puoi fidare di loro…”
“Ti staremo vicini, ma non possiamo aiutarti…”
“Solo di te stessa ti puoi
fidare…”
“Come puoi aver pensato che ti potessimo abbandonare?”
“Sarebbe stato il primo. Edward Cullen sarebbe stato il primo a pagare
per il male che ci ha fatto…”
Sgranai gli occhi.
Ricordavo tutto. Avevo appena ricordato tutto di quel incubo
terrificante.
La cornetta mi cadde dalle mani, mentre fissavo la parete,
allibita.
L’avevo affrontata. L’avevo affrontata sul serio.
E l’avevo sconfitta.
“Non puoi sconfiggermi! Chiedi a Carlisle, lui lo sa! Vivrò per sempre in te, pronta ad approfittare di ogni tua debolezza!”
Inutile. Era stato tutto inutile. Sarebbe tornata, ed io…
non sarei riuscita ad affrontarla di nuovo.
Mi presi il capo tra le mani, mentre una lacrima silenziosa
solcava le mie guance.
“Bella? Bella, ci sei?
Rispondi!”
“Ehi, come mai questa
riunione di condominio?”
Mi voltai verso il telefono accanto a me; la solare voce di
Emmett mi aveva riscosso.
“Che sta succedendo?”
Eccola. La voce di colui che più di tutti bramavo di
ascoltare.
Possibile che mi facesse un tale effetto anche attraverso il
telefono?
“Non sono con te, a quanto vedo…”
Oh, no. Non di nuovo. Basta, non ne posso più… non può aver
ragione un’altra volta…
… però…
Anche se non erano lì con me, mi stavano chiamando. Anche se
non erano in casa, si stavano preoccupando per me. Mi stavano chiamando per
sapere se ero ancora lì, ad aspettare il loro ritorno.
Ed io chi ero per pretendere che sconquassassero i loro
piani perché dovevano restare al mio fianco? Non li avrei certo obbligati, se
fossi stata cosciente.
Ma la loro chiamata… dimostrava che lei si sbagliava.
Ci tenevano a me.
Mi volevano bene.
Sentii una fiamma improvvisa scaldarmi all’altezza del petto.
Mi asciugai le lacrime con un sorriso e mi affettai a
riprendere il cellulare per rispondere.
“Alice ha chiamato Bella a casa. La sta convincendo
a non andarsene” spiegò angustiata Rosalie.
Come come come? Andarmene?!
Beh… si, un pensierino l’avevo fatto, ma ora…
“COSA?” urlò
Edward preoccupato “NO!”
“Non puoi partire,
Bella!” esclamò Emmett appropriandosi della cornetta “Non hai ancora scoperto nessun segreto scandaloso et aberrante di Eddy!”
“Beh…” provai a dire
“Già, e poi, non
abbiamo ancora scoperto praticamente nulla su di te!” rimarcò Rosalie
“Veramente…”
“Devi girare Forks, venire a scuola, fare un sacco
di altre cose! Non puoi perdertele!” aggiunse Jasper
“Ma io non…”
“Non abbiamo mai fatto un pigiama party insieme,
Bella!” piagnucolò Alice, addolorata
“Guarda che…”
“Bella, non puoi
andartene ora. Non puoi lasciarci”
La voce dolente di Edward fu il colpo di grazia. Non gli
avrei permesso di essere infelice a causa di un mio errore.
“Bella, noi…”
iniziarono tutti insieme
“BASTA! PER FAVORE, FATELA FINITA!” gridai, esasperata
Finalmente ottenni uno stupito silenzio dall’altra parte del
telefono.
Arrossendo per il mio scoppio di ira incontrollata mi
affrettai a scusarmi.
“Scusatemi” mormorai “Non volevo urlarvi contro. Sono felice
che vi preoccupiate per me, davvero, ma non voglio assolutamente che vi
facciate troppi problemi. Non dovete occuparvi di me ventiquattro ore al
giorno, avrete anche altre cose a cui badare”
Sbuffarono contemporaneamente, ma non replicarono.
“Mi dispiace per… ieri” continuai, una nota di dolore nella
voce “Non meritavate di assistere… essere cacciati da casa vostra, poi…”
Un’altra lacrima scese sulla mia guancia. No. Non dovevo
pensarci. Basta, era ora di voltare pagina.
“Bella…”
“Per quanto riguarda la mia, ehm… “decisione” di partire”
continuai, ritrovando la voce
Trattennero il respiro, anzi, smisero proprio di respirare.
Percepii la loro ansia. Avevano davvero paura che me ne
andassi per mai più ritornare.
Che realmente ci tenessero già così tanto a me? Non era solo
un bellissimo sogno?
Decisi di rischiare. Decisi di cambiare.
Decisi finalmente di affidarmi hai Cullen.
“… ho deciso di restare” annuncia, aspettando con ansia la
loro reazione.
“DAVVERO?!”
urlarono, trapanandomi il timpano. Dire che erano entusiasti equivaleva a un
insulto.
Erano raggianti, euforici, assolutamente eccitati.
Sorrisi.
“Si” gli assicurai “Inoltre, mi senti in debito con voi.
Soprattutto con voi due, Alice e Rose. Vi ho private della gioia di una serata
in discoteca, no?”
Beh, se tanto dava tanto, perché non esagerare? Almeno sarei
riuscita a calmarle un po’.
“AH, TI ADORO, BELLS!”
urlarono “Vedrai, ne organizzeremo una
questo fine settimana. Sarà meraviglioso!”
“Felice di esservi d’aiuto” sorrisi “Ma dove siete ora,
precisamente?”
“A scuola” rispose
Jasper “Siamo in pausa pranzo”
“Pausa…?” ripetei, confusa “Ma che… che ore sono?”
“L’una e un quarto”
disse Emmett
“COSA?!” stavolta fu il mio turno di urlare allibita “MA NON
È POSSIBILE! NON POSSO AVER DORMITO TUTTO QUESTO TEMPO!”
Loro risero.
Che c’era da ridere? Avevo sprecato una giornata!
“Eri distrutta, Bella”
disse gentilmente Edward “Ti meritavi un
bel sonno… tranquillo”
“Non te ne andare, Bella… rimani con me…”
Quelle parole… quello dolci, meravigliose parole…
Non erano solo frutto della mia fantasia?
Che Edward mi fosse rimasto vicino per tutta la durate del
mio…?
Mi aveva tenuto accanto a sé, donandomi speranza. Ma mi
aveva anche visto in quelle condizioni.
Non se lo meritava.
Non avrebbe dovuto farlo.
Ma gli ero grata per essermi rimasto affianco.
“Ti dovevi vedere con qualcuno, che sei così
agitata?” ghignò Alice, per distrarmi
Arrossii. “No, certo che no!” risposi “Ma è indecente
passare tutta la mattinata al letto”
“Bella, sei totalmente
assurda!” esclamò Emmett
“Dormi, tu che ne hai
la possibilità” disse Jasper
“Ehi, Bells, una buona
notizia” disse all’improvviso Rose “Lo
sai che sei diventata il pettegolezzo più succulento di tutta
Trattenei a stento una smorfia. Buona notizia? Ma era matta?
“Come?” chiesi, sperando che mi stesse prendendo in giro
“Si, si, eccome!”
disse Alice. Sembrava addirittura felice di questa cosa. Che ci vedeva di tanto
positivo? “La tua amica Jessica non ha
esitato un attimo a spiattellare ai quattro venti che la nuova arrivata del
club Cullen verrà qui tra una settima esatta. Contenta, eh?”
“Eh!… non sai quanto” borbottai, sarcastica
Odiavo essere al centro dell’attenzione. Per mia grande
fortuna, però, quando ero umana ero più o meno un tutt’uno con la carta da
parati, e spuntavo fuori solamente quando mi dovevano interrogare o riportavano
i compiti; molto spesso alcuni miei compagni, sentendo il mio nome, esclamavano
“Isabella chi?”
Qui, a Forks, piccola cittadina dispersa nel nulla, dove
l’evento più importante era il ballo scolastico, avrei di certo assunto il
ruolo di principale attrazione per mesi.
Già ero la notizia in una scuola in cui forse, e dico forse,
sarei dovuta andare, figuriamoci quando avrei fatto il mio debutto in società e
quando avrebbero capito che frequentavo il gruppo più in probabilmente di tutto
il mondo.
Splendido! La fortuna non smetteva mai di sorridermi!
“Qui i signori Cullen:
ci potrebbero mettere in contatto con il cervello di Bella, cortesemente?”
mi chiamò Emmett tossicchiando
“Oh, scusate, non seguivo!” mi scusai, arrossendo
“Stavano solo dicendo
che torneremo a casa verso le quattro, più o meno” rispiegò Jasper
gentilmente
“O anche prima”
disse Alice “Sai che a Edward piace correre”
“Si, diciamo meglio
che è un pirata della strada senza il minimo rispetto della segnaletica”
precisò Emmett
Sorrisi. “Va bene. Vi aspetto qui”
“Ci vediamo dopo, va
bene?” disse Edward; la sua voce era ancora insicura.
“Sarò qui” gli promisi. Tutto, pur di vederlo felice.
“A dopo, Bells”
“Vi aspetto”
Agganciai con un sorriso timido sul viso, continuando a
fissare lo schermo.
Era… incredibile.
Incredibile la sensazione di calore, di felicità che mi
scatenava il sentire le loro voci. La sua
voce…
Ero contenta.
Mi alzai e mi diressi verso la finestra, camminando leggera
sul pavimento.
Le nuvole ricoprivano il cielo di Forks. Giornata ideale per
i vampiri.
Sospirai, continuando a fissare il placido spostamento delle
nuvole grigie.
La quiete prima dopo
la tempesta… o forse prima, mi dissi, triste.
Chi lo sa cosa mi avrebbe riservato il futuro.
“Per ora è finita….”
O io o lei.
Fine dei giochi, fine dei tentennamenti. L’avevo provocata
troppe volte, riuscendo sempre a farla franca. L’avrei pagata. Carissima.
Mi portai una mano alla bocca, iniziando a piangere.
Era inutile. Tutto, tutto ciò che facevo era sempre e
costantemente un fallimento. Non ero in grado di fare nulla se non c‘era qualcuno
al mio fianco pronto a correggere i miei errori. Neanche le mie battaglie
riuscivo a combattere da sola. Sempre, sempre, sempre, qualcuno doveva
rischiare al posto mio.
Perché?
Perché non ero in grado di rialzarmi da sola? Perché non
potevo essere forte?
Perché io non sono lei, mi risposi, Forse sarebbe stato meglio se le avessi
lasciato il mio posto. A quest’ora…
Sarei già qualcuno. Sarei in
grado di combattere, di reagire. Sarei forte.
"Sarebbe stato il primo. Appena avessi preso il suo corpo, Edward Cullen sarebbe stato il primo a pagare per il male che ci ha fatto!”
Sgranai gli occhi, terrorizzata.
No. No, tutto ma questo no.
Non sarei riuscita a sopportare la vista, anzi, il pensiero
che Edward potesse soffrire a causa mia. Per mano mia.
Scivolai lentamente sul pavimento, ritrovandomi a
singhiozzare raggomitolata su me stessa.
Ero… un’ipocrita. Una schifosa ipocrita.
Dicevo di non voler fare del male ad Edward. Mai. Di volere
la sua felicità, di volere sempre e solo il suo bene.
Eppure, lei glie
la voleva far pagare.
Per il male che ci aveva fatto.
“No…” singhiozzai, impotente
Non poteva averlo detto sul serio. Non poteva, e non doveva.
Perché se ciò che aveva detto corrispondeva al vero, allora
ero io stessa che volevo fare del male al mio angelo.
Come si poteva anche solo concepire un’idea tanto malsana e
abominevole?
Chi avrebbe mai potuto far del male a un simile angelo?
….il male che ci ha fatto…
Se l’aveva fatto, doveva avere per forza un motivo. Ne ero
certa.
Altrimenti non sarebbe mai accorso in nostro aiuto, la
scorsa notte. Non poteva avermi trattenuta accanto a sé se voleva farmi del
male. Lui… aveva fatto ciò che aveva fatto per un motivo ben preciso.
Doveva essere così. Dovevo crederci.
Perché se davvero voleva allontanarmi, io…
I singhiozzi aumentarono, lentamente. Rivissi per intero
l’incubo di quella notte, ricordando ogni istante, ogni parola, ogni singolo
attimo di dolore…
Ma sapevo che non dovevo cedere. Sapevo che dovevo resistere.
Stavolta dovevo farcela da sola.
E poi, alla fine, quel momento l’avevo già vissuto, giusto?
Si trattava solo di scegliere.
Avrei avuto la forza per confermare le mie scelte, o mi
sarei arresa e avrei reso vano il sacrificio dei Cullen?
No.
Tutto, ma questo no. Non glie l’avrei data vinta ancora una
volta.
Stavolta avrei combattuto. Stavolta avrei vinto.
Per la mia felicità.
Per coloro che mi volevano bene.
Era ora di cambiare pagina una volta per tutte.
“Stavolta… vinco… io…” sillabai, tirandomi su.
Mi asciugai con decisione le lacrime, un sorriso feroce sul
volto.
“Stavolta vinco io” ripetei.
I volti di coloro che amavo mi passarono davanti, dandomi
forza.
“Stavolta vinco IO!” l’ultima parte la gridai, convinta.
E sparì.
Così come era arrivata, quell’inquietante ricordo svanì,
lasciandomi per un attimo in preda a un’enorme sensazione di vuoto.
Mi osservai attorno, tentando di riconoscere la stanza.
Una volta accurato che le pareti erano ferme al loro posto e
non si muovevano come le onde del mare e che era alquanto impossibile che il
pavimento mi avesse appena fatto l’occhiolino, feci un profondo sospiro per
calmarmi.
Ragionai un attimo, facendo il punto della situazione.
Ogni singola volta che il mio cervello ricordava gli istanti
di quella terribile esperienza, iniziavo a riviverla dall’inizio, ritrovandomi
in balìa di quelle devastanti emozioni e a completa disposizione della mia metà
malvagia.
Soluzione, non pensare.
Bel piano. Solo… come facevo a non pensare?!
Pensa, Bella, pensa… no, un momento, era proprio quello che
dovevo evitare di fare!
Accidenti! Devo trovare qualcosa da fare, altrimenti…
Idea!
Fare qualcosa e occupare la mente solo con quella farà al
caso mio!
Così, iniziando a recitare mentalmente la tabellina del
tredici, cercai con una parte del mio cervello di trovare qualcosa da fare….
Già, ma cosa?
In una casa praticamente perfetta cosa potevo inventarmi?
Buona occupazione, rifare il letto. Scelta che comportava
poco impegno, ma che comunque avrei dovuto fare. Mi ero proposta di tenere in
ordine quella casa (anche se tutti i membri di quella famiglia me lo avessero
vietato esplicitamente), no?
Così, tirai su le lenzuola passando dalla tabellina del 14
al recitare mentalmente un passo di “Cime
Tempestose”, il mio romanzo preferito.
Quanto mi mancava la mia vecchia copia sbrindellata…
Decisi di andarmi a fare una doccia. Lo scorre dell’acqua
calda sulla mia pelle aveva il prodigioso effetto di calmarmi e donarmi una
tranquillità innaturale.
Così mi avviai a prendere la biancheria nell’armadio. O
meglio, nella parete.
Quel armadio non poteva esistere davvero! Era largo quanto
la parete, e profondo… oddio? Quanto era profondo?!
Titubante, temendo ciò che poteva uscirne fuori, mi
avvicinai all’armadio e diedi un leggero colpetto, per vedere se era presente
l’eco.
Un cupo rimbombo risuonò per tre secondi dentro l’altro capo
del muro.
Deglutii. Accidenti. Ma le mezze misure erano sconosciute a
questa famiglia?
Aprii uno spiraglio, sbirciando dentro.
Mi allontanai barcollando.
“Ma… ma… ma… quanto accidenti hanno speso?!” boccheggiai,
sedendomi sul letto e portandomi una mano sulla fronte.
Prendendo coraggio ritornai all’armadio e l’aprii.
File e file di vestiti, divisi in colori, tessuti, modelli e
occasioni si stagliavano per parecchi (troppi) metri davanti a me.
Dentro a quella stanza – perché ormai ne ero certa, era
una camera adibita ad armadio! –
c’erano persino due file di lampade al soffitto, che si erano
accese appena
avevo aperto le ante.
Se volevo distrarmi c’ero riuscita benissimo!
Come diavolo avrei fatto a ripagarli di tutti i soldi che
avevano speso?!
E soprattutto, quando mi avevano comprato tutta quella
roba?!
Mi appoggiai alla parete per non cadere.
L’impresa di farsi una doccia si stava rivelando più
complessa di quanto mi fossi aspettata. Come potevo trovare degli indumenti
normali in mezzo a quel mare di vestiti?
Tremando, e non di freddo, iniziai ad avanzare lentamente in
mezzo a quei vestiti, guardandomi intorno atterrita. Decisi di farmi guidare
l’olfatto, e mi buttai sul reparto jeans.
Ne afferrai il primo paio che mi capitò a tiro e mi
precipitai verso le magliette, compiendo la stessa identica azione. Poi mi
catapultai fuori, richiudendomi alle spalle quel inferno di stoffa.
Con il fiatone, strinsi tra le mani i miei premi con l’abbozzo
di un sorriso.
Mi voltai e mi diressi verso l’enorme… cassettiera?
E da quando era lì? E quello specchio?
Mi avvicinai circospetta e posai i panni sul mobile, per
essere libera di aprire i cassetti.
Il primo era pieno di pigiami e vestaglie, nulla di così
grave come immaginavo. Che care, le ragazze dovevano aver chiesto ad Esme di
poter usare il mobile per i miei indumenti… una volta ritornate le avrei
ringraziate, ovviamente dopo averle uccise per tutta quella marea di roba che
mi avevano comprato!
Lo richiusi e aprii quello di sotto; calzini, calze e
scaldamuscoli. Normale.
Aprii il seguente, trovando i miei completi intimi sistemati
per colore.
Ne presi uno bianco, semplicissimo, e richiusi il cassetto,
facendo per andare verso il bagno.
Però… se nei primi tre c’era quello che c’era, nell’ultimo
cosa c’era?
Vinta dalla curiosità, mi riavvicinai al cassetto e lo
aprii.
Divenni bordeaux, facendo un balzo all’indietro.
CHE. MI. AVEVANO.
COMPRATO?!?!?!?!
Quelle cose non potevano essere… mie. Non dovevano esserlo assolutamente.
Mi riavvicinai e le guardai sempre più allibita.
Merletti, pizzi, trasparenze… corpetti, baby-doll, lingerie
di marca… ma a cosa mi sarebbero dovute servire, di preciso?!
Che cosa dovevo farci con tutta quella roba?!
Richiusi il cassetto alla svelta, agitata, e mi infilai in
bagno.
“Mai” giurai alla me stessa dello specchio, dopo essermi
sciacquata la faccia “Mai, Isabella, mai più dovrai aprire quel cassetto. Mai,
mai più!”
Ma a che accidenti pensavano Rosalie e Alice quando mi
avevano comprato quella roba? Dovevo volevano che andassi?
Io non avevo mai neanche dato un bacio in vita mia!
Tentando di normalizzare il respiro, mi avviai verso la
vasca e la riempii d’acqua calda, aggiungendoci il bagnoschiuma. Quando fu
piena, mi spogliai e mi immersi nell’acqua, che da bollente passò a temperatura
normale, grazie al mio corpo gelato.
Sospirai, immergendomi fino al mento nella schiuma morbida,
chiudendo gli occhi.
“Visto, che avevo ragione? Visto che sei sola? Nessuno ti ama
veramente. Nessuno vuole stare con te. Ma io non ti lascerò. Io starò con te,
te lo giuro. Prenderò il tuo posto, e insieme diverremo la creatura più potente
del creato. Sconfiggeremo chiunque oserà sbarrarci la strada, e la faremo
pagare, a chi ci ha ferito”
“Ti vendicherò io, Bella. Nessuno
si opporrà più a noi”
“Isabella, io vivrò finché tu vivrai. Ficcati bene in testa che in un
modo o nell’altro mi avrai sempre con te”
“MENTI!”
“No. Chiedi a Carlisle, lui lo sa. Vivrò per sempre in te, approfittando
di ogni attimo di debolezza per tornare a colpirti. Più forte. Più crudelmente”
Aprii gli occhi.
Inutile, più tentavo di scacciarlo via, più quel pensiero
faceva capolino prepotentemente nei miei pensieri.
Come si dice, se non puoi aggirare i problemi, affrontali di
petto.
Dovevo parlarne assolutamente con qualcuno. Ne andava della
mia fragile pace interiore, e della tranquillità dei Cullen; non potevo metterli
in agitazione per ogni mio singolo incubo.
Mi sciacquai e uscii dalla vasca, coprendomi con un
asciugamano. Mi asciugai per bene e mi vestii in fretta, mettendomi i jeans e
la maglietta azzurra che avevo preso.
Ripulii per bene il bagno e aprii la finestra per far
cambiare aria, poi uscii.
Scesi le scale assaporando il silenzio denso che pervadeva
le mura di casa Cullen, interrotto solamente dal canto degli uccelli nel bosco.
Entrai in salone guardandomi attorno. La poca luce che lasciava intravedere il
cielo coperto si espandeva per tutto la stanza, rendendola calda e accogliente.
Sicura.
Era uno spettacolo.
Mi riscossi, tornando seria.
Dovevo assolutamente parlare con qualcuno.
Forse avrei potuto raggiungere i ragazzi a scuola. Non era
poi tanto male come idea. ...No. Se mi fossi recata lì avrei dovuto subire
Jessica, e sicuramente non avrei avuto modo di parlare con loro. E poi,
sinceramente, gli avevo fatto subire abbastanza.
No, quello con cui desideravo parlare era un… genitore.
Sospirai, prendendo la mia decisione. Sarei andata a
disturbare Carlisle per l’ultima volta.
Uscii di casa e sostai un attimo sull’uscio, incerta.
Poi feci un bel respiro e iniziai a correre.
Percorsi a velocità vampira tutta la strada che separava
Villa Cullen da Forks, trattenendo il respiro; il ricordo dell’ultima volta che
mie ero lasciata andare era ancora troppo nitido.
Non volevo rischiare di ripetere quell’errore.
Mi godetti la corsa, però, come la prima volta. La
sensazione di libertà e di potenza che provavo mentre correvo mi riempiva di
un’estasi immensa. Era bellissima quella sensazione.
Scorsi i primi edifici della città dieci secondi prima di
arrivarci, ma non smisi di rallentare. Mi intrufolai stando ben attenta a non
essere vista fino a che non raggiunsi il centro, per poi rallentare e
riprendere a respirare. I profumi del mondo umano mi colpirono il naso
facendomi bruciare le narici; erano tutti molto forti e intensi.
Restai nascosta nell’ombra di un vicolo per un po’, tentando
di controllarmi e ricacciare indietro l’istinto.
Ce la puoi fare,
Bella, non devi pensare a loro come cibo. Sono esseri umani. Sono creature
viventi. Hanno una storia, mi ripetevo.
Contai lentamente fino a millecentocinquantasei, per essere
totalmente sicura di potermi dominare. Feci poi due respiri profondi, e
vendendo che il profumi non mi tentavano più, mi diressi verso le vie con un
sorriso sulle labbra.
Ce l’avevo fatta. Stavo imparando a controllarmi.
Mentre mi avviavo verso l’ospedale, con la coda dell’occhio
notai che molte, anzi, tutte le persone che mi incrociavano si voltavano a
fissarmi con un’espressione sbalordita. Arrossi, imbarazzata da tutte quelle
attenzioni, e continuai la mia marcia a passo veloce, tenendo lo sguardo basso.
Raggiunsi l’ospedale ed entra, dirigendomi verso la
reception.
Attesi pazientemente che la fila scorresse, evitando gli
sguardi dei curiosi – ovvero tutti in sala – e concentrandomi sui suoni
provenienti dall’ospedale.
Quando fu il mio turno mi ritrovai davanti un infermiere
piuttosto giovane, dai capelli castani e dagli occhi marroni, intento a leggere
una cartella.
“Ehm… buon pomeriggio…” tossicchiai per farmi notare
“Dica pure, si…gnorina” mi rispose, alzando lo sguardo e
restando a fissarmi a bocca aperta, squadrandomi con un’occhiata davvero
indiscreta.
Arrossii, perdendo il filo del discorso.
“Ehm… ecco…. Si… io sono qui…. Vorrei vedere il Dottor
Cullen, se non è occupato” balbettai, a disagio. Perché non la smetteva di
fissarmi?
“Il dottor Cullen? Oh, il Dottor Cullen!” si riprese “Si, è
ancora qui. Vada in fondo al corridoio, giri a destra e poi sempre dritto. La
quinta porta a destra è il suo studio”
“Grazie” dissi, facendo per andarsene
“Però si sbrighi” aggiunse “Il signor Cullen ha finito il
suo turno, stava per uscire”
“Certo, grazie ancora”
Mi allontanai sentendo il suo sguardo trafiggermi la
schiena. O meglio, un po’ più in basso. Morendo di vergogna mi affrettai ad
accelerare, terminando il corridoio quasi di corsa e arrivando davanti alla
porta indicatami, di legno chiaro, su cui erano incise a lettere d’oro “Dott. Carlisle Cullen”
Bussai piano.
“Si?”
La voce di Carlisle mi giunse cortese, eppure, per un
osservatore esperto, si poteva benissimo percepire una nota di stanchezza nella
voce musicale. Trasalii; che anche lui avesse passato la notte al mio fianco?
Girai la maniglia e misi la testa dentro, tentando di
sorridere.
“Mi scusi, so che sta andando via e non ho un appuntamento,
ma ho bisogno di un consulto” dissi
“Bella!” esclamò, piuttosto sorpreso.
“Ciao, Carlisle” lo salutai, entrando e chiudendo la porta
Lui mi sorrise rassicurante e mi venne incontro,
abbracciandomi. La cosa mi sorprese molto, ma mi fece anche tanto piacere. Gli
posai timidamente le braccia introno alle spalle, posando il viso sotto il suo
collo.
La sua stretta era tranquillizzante. Come quella di un padre
che consola la figlia.
“Come stai?” mi domandò, baciandomi i capelli
“Sto… bene” dissi, con voce insicura “Almeno, il peggio è
passato”
Si separò da me e mi fissò a lungo con quei suoi
meravigliosi occhi d’oro, preoccupato; non riuscii a sostenere il suo sguardo e
chinai il capo.
Era così bello avere una persona che si preoccupasse in quel
modo per me… era una sensazione che avevo dimenticato.
Carlisle mi prese per mano e mi fece sedere sul lettino.
“Davvero, sto bene” tentai di convincerlo
“Un controllo non fa mai male” replicò lui con un sorriso,
le mani premute gentilmente sotto la mia gola.
Sbuffai; cosa poteva mai fare visitandomi? Accidenti, ero un
vampiro, e quindi tecnicamente un cadavere, come poteva visitarmi per trovare
qualcosa che non andava? Io ero morta, in teoria! Più anormale di così!
“Che c’è?” mi chiese con un sorriso, accorgendosi della mia
espressione contrariata
“Non si è mai sentito di un vampiro bisognoso di cure
mediche!” spiegai contrariata “Questa è già la seconda visita che mi visiti!”
Rise. “Vorrà dire che sarai la prima vampira della storia
anche in questo campo!”
Mi controllò vista, riflessi, memoria… ancora un po’ e mi
avrebbe sottoposto a una TAC, tanto per stare tranquilli.
“Tutto a posto” disse infine, tornando alla scrivania “Sei
sana come un pesce”
“No, davvero?” chiesi, fingendomi stupita
Sghignazzò, andando a recuperare la sua ventiquattrore.
“Vogliamo tornare a casa?” propose “Sai che Esme si agita se
non ti trova… Per non parlare dei ragazzi! Scommetto che si allarmeranno molto
più di lei… i soliti esagerati…”
Si voltò verso di me con un sorriso, ma gli morì subito sul
volto.
Io non lo ascoltavo. Tenevo lo sguardo fisso sulle mie mani,
intrecciate in grembo, chiedendomi come potevo affrontare il discorso.
Le sue mani si strinsero delicatamente intorno alle mie. Le
osservai sorpresa, non riuscendo ad alzare lo sguardo. Non avrei saputo
sostenere il suo.
“Isabella, va tutto bene?” mi domandò dolcemente
Annuii senza convinzione.
“Cosa ti turba?” chiese ancora lui
“È… stato difficile” mormorai “Molto più di quanto
ricordassi. Anzi, la prima volta non è neanche lontanamente paragonabile a
questa. E ha fatto male”
Tacqui, sentendo le lacrime salirmi agli occhi. Non volevo
dirgli la verità. Non volevo dirgli più nulla. Non avrei sopportato di vedere
il suo sguardo spaventato. Preferivo tenermi tutto dentro.
Ma avevo un disperato bisogno di parlare….
Mi accarezzò gentilmente una guancia, portando poi la mano
sotto al mio mento, facendomelo alzare.
“È difficile per tutti” disse, delicato “Affrontare il
proprio io contrario non è mai una bella esperienza. Si deve fare i conti con
la parte di sé stessi che più si odia”
“Ma per me è stato inutile” singhiozzai “Ho lottato,
Carlisle, ce l’ho messa tutta per vincere, ma… tornerà. Me l’ha assicurato. Io
non posso fermarla. Non sono così forte”
“Bella, nessuno di noi lo è”
Alzai il capo e lo fissai sconvolta, e lui mi restituì uno
sguardo sereno, saggio. I suoi occhi color topazio dimostrarono allora la sua
vera età, riempiendosi di una saggezza e di un calma che non avevano mai
pienamente rivelato prima. Capii finalmente che cosa spingesse Edward a parlare
di Carlisle con… venerazione, quasi, oltre che profondo affetto.
Lui era un Sapiente.
“Nessuno di noi è così forte e così folle da poter pensare
di sconfiggere definitivamente l’altra parte di sé stessi, piccola” spiegò
Carlisle dolcemente “Fa parte di noi, del nostro essere, ed è impossibile
eliminarla. Sarebbe come amputarsi un braccio, o una mano. Una follia”
“E allora come si fa?” chiesi, ansiosa “Come si vince?”
“Si vince” rispose lui “Coesistendo”
Lo fissai sconvolta. Coesistere? Con lei?
Ma era matto?
Non poteva dire sul serio, sicuramente mi stava prendendo in
giro….
Ma i suoi occhi d’oro non lasciavano spazio all’umorismo.
Era maledettamente serio.
Ebbi paura.
Avvertendo il mio timore, il suo sguardo si fece più caldo
“Isabella,
“E quindi… che si fa?” mormorai “La si ignora? Si fa finta
che non esista?”
“No” rispose Carlisle “Ti sarai resa conta anche tu che è
impossibile ignorarla. Questi nostri altereghi cattivi hanno la brutta
abitudine di rispuntare proprio nei momenti in cui noi pensiamo di non poterli
affrontare. È proprio per questo che sfruttano questi nostri momenti di debolezza.
Quando permettiamo ai nostri dubbi di sopraffarci, loro si rafforzano e ci
attaccano... credo che anche tu te ne sia resa conto, vero?”
Annuii, piangendo. “Ma è forte, Carlisle” dissi “Non sono...
sicura, di riuscire a farcela di nuovo”
“Beh, un modo per vincerla ci sarebbe”
Alzai gli occhi di scatto, fissando il suo volto eterno.
“E qual è?” domandai, implorante
Sorrise. “È semplicissimo, Bella: bisogna pensare alle
persone care”
Sorrise davanti alla mia espressione sorpresa, annuendo.
“Devi pensare alle persone per cui combatti, per cui non puoi cedere la tua
vita al vampiro che è in te, a quelli per cui devi e vuoi restare fedele a te
stessa e alle tue scelte. Lo so che in quei momenti ti potrebbe sembrare
difficile o impossibile, ma se penserai ai tuoi cari, ti assicuro che scoprirai
una forza immensa a te sconosciuta. Credimi, so di che parlo. Io lo faccio
sempre quando l’altro Carlisle viene a trovarmi”
Lo fissai sconvolta. “Tu... ancora oggi... lo affronti?”
chiesi, meravigliata
Come aveva fatto a resistere per tutti quei secoli?
Rise. “Viene di rado, soprattutto quando sono stanco o
attraverso un periodo difficile. Ma la mia famiglia mi sostiene sempre” mi
spiegò con calma “Questo è il nostro secondo punto di forza. Non devi mai, mai
e poi mai pensare di poterla affrontare da sola, soprattutto se hai qualcuno a
cui tieni e che ti ricambia al fianco. Devi sempre parlarne con qualcuno, farti
consolare, sfogarti. È così che riesci a vincerla. Più sei sola, più lei è
forte. Più ti circondi di persone care, di una famiglia, più aumentano le
probabilità della tua vittoria”
Arrossii, chinando il capo. “A... anch’io” inizia, spostando
lo sguardo sulle mie ginocchia
“Cosa?” mi incoraggiò lui, serafico
“Anch’io ho... ho pensato a voi, stanotte” ammisi,
deglutendo “Mi sono detta che non potevo rinunciare e... deludervi, dopo appena
due giorni. Ho pensato che... non sarebbe stato quello che voi avreste voluto. E inoltre...”
Mi nascosi il volto tra le mani, scuotendo il capo. Questo
non potevo dirglielo.
“Bella, sei bordeaux!” rise lui, prendendomi per i polsi
“Avanti, adesso me lo dici! Mi hai incuriosito!”
“Ecco... insomma... ho avuto la... sensazione che voi...
foste tutti accanto a me” rivelai, aprendo uno spiraglio
Il sorriso di Carlisle si fece dolcissimo, mentre mi
abbracciava dolcemente
“Infatti è così, Bella” mormorò “Ti siamo stati tutti
vicini. Non penserai che uno qualsiasi di noi ti avrebbe abbandonata, vero?”
“Ma...”
“Ssh” mi zittì “Se vuoi rimproverarci per esserti rimasti al
fianco, mi dispiace ma non te lo consento. Come accidenti ti devo dire che fai
parte della nostra famiglia, eh?”
“Ma avete sofferto inutilmente...”
“Ehi, in una famiglia se uno soffre soffrono tutti. Se uno è
felice di conseguenza tutti sono felici”
Mi scompigliò i capelli, ridacchiando. “Mi dici cosa devo
fare con te? Come posso industriarmi per farti entrare in quella testolina che
sei una Cullen?”
“Con la pazienza?”
“Per fortuna che ne ho tanta!”
Si separò da me e mi guardò con un sorriso. “Allora, che ne
dici se ora torniamo a casa, testona?”
“La nostra casa,
intendi?” chiesi, saltando giù dal lettino
“Allora hai deciso di rinunciare a quella tua assurda follia
di scappare?”
“Più che altro ho fatto due conti. Siete sette contro uno,
anche se tentassi mi riacciuffereste. E poi, avete dalla vostra parte una
meravigliosa piccola veggente, no?”
“Bene, vedo che inizi a ragionare” rise
“E inoltre...”
“C’è un’altra ragione? Accidenti, devi aver proprio deciso
di cambiare, eh?”
Era contento, non c’erano dubbi. Era davvero felice che
avessi abbandonato il mio folle progetto suicida.
Come potevo separarmi da quella meravigliosa, insolita,
pazza famiglia?
“Ovviamente” dissi “Ho deciso che... ci proverò. Proverò a
combattere. Proverò a essere forte”
Mi fissò sorpreso, poi annuì.
“La scelta migliore che tu potessi fare, Bella” si
congratulò “Sono davvero fiero di te”
“Il merito è vostro. Sono io a dovervi ringraziare”
“Ma non dirlo neanche!”
Prese la valigetta e mi affiancò, prendendomi per mano. La
sua presa era gentile, dolce.
La strinsi senza esitare.
“Beh, sono quasi le quattro” disse “Che ne dici se passiamo
a prendere Esme, prima di tornare a casa?”
“Che lavoro fa Esme?”
“È una maestra nella scuola elementare”
“Oh, si, mi piacerebbe andare a vederla!”
“Allora, muoviamoci! Ho paura di quello che mi potrebbero
fare i tuoi fratelli se al loro ritorno non fossi a casa...”
Angolino - ino - ino:
Bene, e il primo dei due capitolo non proprio stupendi è andato. Ora, spero che un pochino possa essere piaciuto, ma spero davvero davvero che non vi abbia fatto prendere la decisione di mollare questa ff. NE MORIREI!!!!!!!!!!!!!
Cmq, tanto per non tradirmi, il prossimo capitolo dal pov di Edward (ecco, forse qst vi convincerà a leggerlo) è:
You're not alone. I'm with you.
Un kiss dalla dolce Usagi