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Autore: Evelyn Wright    06/03/2015    8 recensioni
Tutto ebbe inizio durante una convention di Supernatural tenutasi a Roma, la Jus in Bello. Sembrava una convention come tante altre ma parteciparvi era il sogno di una ragazzina che voleva per la prima volta fare qualcosa di pazzo e folle assieme ad un amico conosciuto in rete. Fu l'inizio di una serie di avventure che portarono la giovane ragazza a diventare parte integrante della grande famiglia di SPN ma, come al solito, i guai erano all'orizzonte e la nostra giovane protagonista dovette far fronte ad un amore ostacolato e ad una serie di altri 'inconvenienti' che le cambiarono totalmente la vita.
Genere: Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Jared Padalecki, Jensen Ackles, Misha Collins, Nuovo personaggio
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Fandom: Supernatural / Cast Supernatural
Pairing: nuova coppia
Rating: giallo
Beta: nessuno
Genere
romantico, drammatico, comico (talvolta), triste.
Capitolo25/?
 

THANK YOU FOR LOVING ME

« Good things happen when you least expect them.»




I got a hangover, wo-oh!

I've been drinking too much for sure

I got a hangover, wo-oh!

I got an empty cup

Pour me some more [...]

 

Stavo ballando ormai da circa 10 minuti quando la mia fedele 'riproduzione casuale' scelse di far partire proprio questa canzone di Taio Cruz, Hangover.

In realtà non ero esattamente una fan di questo cantante (di cui non sapevo neanche quale fosse il viso) ma questa canzone in particolare era molto importante per me poiché mi ricordava dei pomeriggi sereni e felici passati in maniera insolita e con una compagnia altrettanto particolare.

Un giorno, infatti, dopo essere tornata da una sessione di teatro in cui avevo tentato di impartire delle lezioni di spada ai ragazzi della mia stessa compagnia, avevo deciso di provarci anche con mio fratello, sperando davvero in risultati migliori.

Purtroppo, infatti, i ragazzi della compagnia non erano esattamente dei cavalieri provetti e sembravo molto più brava io con la spada di loro (il che è tutto dire), dunque perché non mettere alla prova pure mio fratello? Avevo troppa voglia di mettere a frutto quello che avevo imparato guardando un video sul cast di Merlin alle prese con delle lezioni di spada dunque, dato che non ero stata del tutto soddisfatta dalla prima lezione con il mio primo gruppo di 'allievi', speravo nella seconda.

Noi però, essendo sprovvisti di spade, avevamo deciso di impugnare dei 'nobili' ed 'antichissimi' righelli (quelli giganteschi, per intenderci, usati per il disegno tecnico) e di darcele di santa ragione a ritmo di buona musica, ovviamente dopo aver coreografato precedentemente tutti i movimenti in una messinscena progettata sul momento.

In quel periodo, ricordo, mio fratello adorava questa canzone e la ascoltava a qualsiasi ora del giorno e della notte, dunque la scelta era ricaduta su questo brano anche per via del ritmo energico e... funzionò alla grande! Mio fratello ci sapeva fare con i righ-ops!, con le spade ed eravamo riusciti a coreografare ed a filmare quasi metà canzone tra risate e colpi di spada dati a casaccio. Era stato bello! Molto.

Ricordavo questo momento e questa canzone con gran piacere appunto perché era stato uno di quei momenti tra fratelli che avevo sempre sognato di vivere praticamente da quando mia mamma mi aveva confessato di essere incinta.

In realtà non ne ero certa ma credevo fermamente che per lui fosse lo stesso perché ogni volta che ascoltavamo questa canzone insieme, anche per puro caso, non potevamo fare a meno di cantarla e ridere, ricordando questi bei momenti felici passati insieme. Momenti di cui sentivo tanto la mancanza.

Con il tempo, infatti, ci eravamo allontanati e molto spesso ci è tutt'ora difficile andare d'accordo ma nessuno potrà mai portarmi via dalla mente questi ricordi, malgrado ne avessi voluti comunque di più, come credo sia anche naturale.

Avevo sempre sognato un rapporto un po' alla 'Sam e Dean' che, nonostante i litigi e le incomprensioni, hanno sempre trovato un modo per salvarsi l'un l'altro e per continuare a volersi bene, ma questo tipo di legame è molto più raro di quello che si pensa ed io non sono stata talmente tanto fortunata da averne uno simile con mio fratello, malgrado ci avessi comunque provato.

Ero stata io a fargli vedere per la prima volta questo telefilm, sperando che capisse il messaggio e l'importanza di avere una sorella ma tutto ciò, purtroppo, si rivelò essere insufficiente a causa dei nostri diversi interessi. Inoltre il ruolo di 'sorella maggiore' mi era sempre andato di traverso perché non ero in grado di prendermi cura di lui, come non ero in grado neanche di prendermi cura di me stessa.

Avevo sempre sognato un fratello maggiore ma, per quanto lo desiderassi, ormai ero nata prima io quindi c'era ben poco da fare. E quando mio fratello era nato avevo comunque sperato in un qualcosa di più di quello che avevamo ed abbiamo... ma nulla. Io e lui siamo davvero troppo diversi e neanche provare a svolgere delle attività insieme ci ha aiutato a rendere più saldo il nostro rapporto.

Tuttavia non è mai troppo tardi, no? Magari con il tempo tra noi tutto cambierà ancora! Grazie a questa mia avventura a Vancouver avevo cominciato sinceramente a crederci perché qui, diversamente che nella mia città, le cose cambiavano in un battito di ciglia. Un minuto prima si scappava da una situazione difficile ed un secondo dopo si ci ritrovava ancora più invischiati di prima, dunque si: le situazioni e le relazioni potevano cambiare, sia che ti impegnavi o meno, ma ovviamente è quasi inutile dire che si ottengono più risultati se ti impegni. Chiaro.

Nella mia 'situazione particolare' con Jensen non mi ero affatto impegnata nel farla funzionare, anzi più che altro avevo tentato più volte di scappare a gambe levate, ma alla fine qualcosa era comunque accaduto ed ancora una volta la mia vita era cambiata nel giro di pochi secondi.

Che fosse un bene o un male era ancora tutto da capire ma non ci speravo più di tanto che fosse un bene, da grande pessimista e realista che ero. Più che altro tentavo di vivere il momento senza pensieri, così come lui mi aveva chiesto, ma non era così facile.

Certe volte, mentre lo guardavo, sentivo ancora l'impulso di scappare via il più lontano possibile ma non potevo farlo dunque cercavo di stare calma. Spesso lo beccavo a ridere di sottecchi quando notava il mio nervosismo e quando si accorgeva di essere stato colto in flagrante, rideva liberamente ancora di più e mi baciava la fronte.

Fino a quel momento non aveva osato nulla di più, forse perché sperava di farmi abituare alla situazione prima di provarci sul serio, ed io lo ringraziavo per questo perché credevo proprio che l'avrei ucciso di cazzotti se avesse provato a baciarmi o chissà che cosa. Ero troppo nervosa e non mi sentivo apposto con la mia coscienza, dunque per me era ancora più difficile del solito.

In fondo, però, non erano passate che poche ore dal mio 'si', quindi era anche normale. Jensen poi era stato risucchiato dal lavoro, quindi non avevamo parlato molto dopo quella lunga chiacchierata a cuore aperto. Si era limitato a prendere possesso del mio divano ed a sequestrarmi il computer, facendo ricerche sulle possibili canzoni da cantare.

Alla fine, non avendo molto da fare ed essendo di poco aiuto, mi ero addormentata sul letto tra le lenzuola fresche. Dormii bene, senza incubi o sogni strani, e mi svegliai circa due ore dopo, trovando Jensen placidamente addormentato sul divano, con il computer sul petto ancora acceso ed il cellulare in una mano.

Glieli tolsi delicatamente di dosso e fui anche tentata di coprirlo ma c'era abbastanza caldo, quindi credevo che non servisse. Fatto sta che lo lasciai dormire perché sicuramente non si era che addormentato da poco. Controllai in seguito il mio cellulare, trovando un messaggio di Misha:

 

Buondì, fanciulla! Appena puoi vieni nella mia stanza... Mi serve un tuo parere.
 

Ed anche uno di Jared:
 

Ehi! Stai ancora dormendo? Gen ti cercava... Appena puoi, chiamala!

E non stare tutto il giorno chiusa in stanza!

 

Entrambi erano stati mandati intorno alle 10:00, quindi proprio quando mi ero addormentata. Al momento però non avevo alcuna intenzione di sentire nessuno, nemmeno Gen, quindi rimandai tutto a dopo. Pensai di pulire la stanza mentre ascoltavo un po' di musica, dunque infilai gli auricolari nelle orecchie per non disturbare Jensen e mi misi al lavoro, anche se finii semplicemente col ballare qui e là.

Si, rifeci il letto e tolsi qualche confezione di patatine vuota sfuggita ai membri della crew che si trovavano lì ieri sera, ma non feci altro. Poi quella canzone, Hangover, mi fece ritornare alla mente quei ricordi felici e non pensai a niente, nemmeno a Jensen che poteva svegliarsi.

Ogni tanto, infatti, gettavo qualche occhiata in direzione del divano perché non volevo essere scoperta mentre ballavo, ma alla fine non mi importò più, troppo presa dalla canzone.

Continuai a ballare sotto le note di Hangover ed a mimare dei movimenti di spada (di quello che mi ricordavo della 'coreografia'), immergendomi ancora una volta nei miei ricordi, fin quando non sentii che qualcuno mi toglieva gli auricolari dalle orecchie facendomi arrivare il cuore in gola.

« In un modo o nell'altro, ti trovo sempre a ballare... o a cantare. » disse Jensen ridendo piano sotto i baffi mentre si stropicciava gli occhi ancora mezzi chiusi dal sonno. Aveva i capelli sparati un po' da tutte le parti, il che mi fece ridere ma anche paralizzare sul posto perché era semplicemente troppo bello per essere vero.

Ricordavo ancora quello che avevo provato la prima volta che l'avevo visto dal vivo, illuminato dalla luce dei riflettori nella stanza dedicata alle foto, lì alla JIB, e mi sentii morire ancora una volta perché Jensen Ackles era bello come un dio ed era lì, con me. Forse era tutto un sogno... Non poteva essere vero. Eppure le sensazioni che sentivo erano vere dunque non era un sogno.

Jensen, nel frattempo, mi abbracciò da dietro e poggiò il mento sulla mia spalla, anche se gli veniva un po' difficile a causa della differenza d'altezza. Lo sentii sorridere ancora ed il suo respiro mi solleticò il collo proprio mentre il mio cuore batteva sempre più all'impazzata. Oddio.

« Un giorno dovremmo provarci insieme. Magari un lento... Quello credo di poterlo gestire. » disse mentre io non sapevo esattamente cosa fare. Non ero mai stata abbracciata così da un ragazzo e non avevo idea di come si rispondesse correttamente ad un gesto del genere. Dovevo toccarlo? Fare qualcosa? Beh, di certo restare impalati sul posto non era la risposta adeguata.

« Potremmo provarci adesso... » suggerii timidamente. Trovare la forza di proporgli qualcosa mi costò quasi tutto il coraggio che possedevo in corpo ma almeno c'ero riuscita! Ecco perché ero sempre fuggita via da qualunque possibile relazione. Mi sentivo così inadeguata... insicura.

Avevo sempre il timore di agire nel modo sbagliato e di recargli disturbo o inquietudine o qualsiasi altro sentimento negativo possibile ed immaginabile, anche se, a dire il vero, non era mai successo nulla che potesse avvalorare questa mia ipotesi o i miei timori, dunque la mia era una paura assolutamente infondata.

Io, però, ero certa di non essere adatta ad essere 'la ragazza' o la 'fidanzata' di nessuno, ben che meno la 'moglie', ma in realtà non ero neanche sicura del contrario. Magari invece mi sarei rivelata la migliore fidanzata del mondo (si, come no) e non lo sapevo!

Più che altro la vedevo come una cosa alquanto impossibile ma in verità non potevo essere certa né dell'una né dell'altra cosa. Intanto, però, cercavo quantomeno di fingermi una buona compagna (?), forse anche per non deluderlo troppo, anche se pensavo di star sbagliando di grosso poiché non dovevo fingere in nessun caso.

Così facendo, infatti, si sarebbe reso conto del terribile sbaglio che aveva commesso e sarebbe ritornato sui suoi passi, logicamente. Peccato che c'era una parte di me che volesse godersi la sua presenza ancora per un po', egoisticamente, dunque non ci riuscivo a lasciarlo andare.

« Ehm... stai di nuovo pensando troppo. » disse lui, spingendomi leggermente la fronte con un dito.

« Rilassati... e smettila di pensare! Te lo si legge in faccia quando sei preoccupata, con quell'aria persa nel vuoto... Che devo fare con te, eh? » chiese, avvicinandomi poi ancora di più a lui e prendendomi entrambe le braccia tra le sue. Io non protestai, anche se mi irrigidii leggermente.

Ne posizionò una sulla sua spalla e l'altra la tenne stretta a sé, tra la sua spalla sinistra e la sua mano destra che la stringeva forte. Una volta soddisfatto della posizione, mi alzò il viso e mi costrinse a guardarlo, facendo scendere poi lentamente la sua mano sinistra lungo il mio fianco destro per poi fermarsi proprio lì, sulla mia vita.

Lì strinse ancora un po' ed incominciò a muoversi. Era un dondolio leggero, nulla di più, eppure il mio cuore batteva forte. Tanto forte.

« Vedi? Sono un ballerino magnifico, io. » disse con un sorriso, continuando a girovagare per la stanza a piccoli passi e dondolii. Io lo seguivo, anche se mi era difficile lasciarmi andare tanto da farmi guidare.

Per me era arduo anche questo, ossia fidarmi abbastanza da permettere a qualcuno di decidere per me i miei passi. Beh, lo facevo nella vita, questo è vero, ma con il mio corpo era un'altra cosa. Avevo paura quando non ero io a controllarlo ed anche in questo caso non era diverso, sebbene fosse solo un semplice ballo. Lo sentiva quanto ero rigida? E quanto comunque mi stessi sforzando per seguirlo docilmente?

Mi vergognavo però per questo mio atteggiamento ed ogni tanto il mio sguardo si fissava sul suo petto e lui, prontamente, lo rialzava, facendomi arrossire ancora di più. Era davvero paziente con me, sul serio. Al suo posto me ne sarei andata via subito.

« Eh, vedi? Balliamo anche senza musica. Siamo bravissimi! Anzi, sono bravissimo. » disse fintamente vantandosi delle sue straordinarie doti. In realtà era davvero bravo o forse ero solo io che lo credevo tale dato che per prima non sapevo ballare quel tipo di balli.

« It's amazing how you can speak right to my heart... Without saying a word, you can light up the dark... Try as I may I could never explain... What I hear when you don't say a thing... » cantai, più per stemperare la tensione che per altro. Jensen accolse quell'iniziativa con entusiasmo, canticchiando anche lui ma lasciando comunque che la mia voce si sentisse più chiara e più limpida rispetto alla sua mentre volteggiavamo per la stanza.

 

The smile on your face let's me know that you need me
There's a truth in your eyes saying you'll never leave me
The touch of your hand says you'll catch me if ever I fall
You say it best when you say nothing at all [...]

 

Era una strana sensazione. Jensen emanava un calore piacevole, rincuorante ma allo stesso tempo assolutamente spaventoso. Adoravo averlo così vicino ma mi faceva paura. La canzone mi aiutava a rimanere focalizzata sul presente ed a non perdermi nei miei pensieri, facendomi quindi godere appieno di quel regalo che temevo sarebbe scomparso all'improvviso come una nuvola di fumo.

Come dicevo, infatti, credevo assolutamente che tutto questo fosse temporaneo, quindi dovevo cercare di beneficiare di quella situazione del tutto nuova il più possibile. Questo stava a significare che dovevo memorizzare bene la sensazione delle sue mani calde sul mio corpo ed anche quella strana sensazione di appartenenza e di paura che mi faceva schizzare il cuore fuori dal petto.

La mia non era una semplice paura ma una paura folle che però, verso la fine della canzone, capii essere una bella paura. Una paura che valeva la pena di provare anche se era davvero spaventosa.

« Adoro questa canzone... » dissi poi, dopo un breve attimo di silenzio in cui ci eravamo anche fermati quasi al centro della stanza.

« In Italia è molto conosciuta perché viene usata sempre quando pubblicizzano la prossima messa in onda di un qualsiasi film d'amore su un noto canale televisivo e mia madre la odia ormai, ma io invece la adoro. Non so il perché ma è così. » dissi infine, sorprendendomi della mia prima confessione spontanea.

Di solito non dicevo nulla a meno che qualcuno non mi rivolgesse apertamente una domanda ma questa volta avevo deciso di mia spontanea volontà di condividere un pezzo della mia vita e dei miei gusti personali con una persona verso cui ero attratta. Beh, wow.

« Notting Hill, giusto? » chiese ed io annuii, anche se avevo un'altra confessione da fare.

« Esatto, anche se non ho mai visto il film. Shame on me! » dissi facendo una smorfia scherzosa ed alzando le spalle. In effetti era parecchio strano, soprattutto per una ragazza italiana, non aver visto questo film dato che te lo riproponevano anche più volte ogni anno in televisione ma era così: non l'avevo mai visto e non ne avevo neanche sentito la necessità.

« Beh, dai... non è gravissimo. Se non conosci Clint Eastwood ed i suoi film è grave ma il resto un po' meno, su. » disse lui ed io sorrisi di rimando, accorgendomi che ogni tanto facevamo ancora qualche passo di danza per la stanza. Evidentemente era più facile parlare così.

« Eh... ne ho visto uno! Changeling... » dissi, tenendo per me il fatto che non ricordassi assolutamente il finale di quel film. Non volevo scatenare la terza guerra mondiale, ecco.

« Solo uno? » chiese lui sorpreso, poi sospirò con aria sconfitta. « Sei senza speranza... ma ti costringerò a vedere tutti i film! Vedrai! Dobbiamo assolutamente fare una maratona dei suoi film così la tua lacuna sarà presto colmata...! » disse ed il suo entusiasmo mi contagiò. Lo vedevo proprio che stava già incomiciando ad organizzare il tutto, concentrato così com'era!

Magari stava pure scegliendo con quale film iniziare o meno ed io lo lasciai fare, tanto non mi dispiaceva affatto. Ieri sera mi ero già persa un film a causa del sonno, purtroppo, dunque era giusto che rimediassi e Jensen non aveva affatto l'aria di uno che si scocciava a vedere di nuovo quei film, anzi tutt'altro essendo del suo regista/attore preferito.

Più o meno come io non potevo che essere felice di rivedere per la centesima volta un qualsiasi film o telefilm con Martin Freeman.

« Mi piacerebbe, davvero... » dissi ed inspiegabilmente quella situazione, per la prima volta, mi sembrò molto più chiara e semplice da vivere di quello che pensavo qualche minuto prima. Una volta preso un po' il ritmo era più facile.

Parlare di cose semplici come un film ed una prossima maratona cinematografica mi stava aiutando molto a superare un po' questo blocco che avevo e pian piano mi stavo rilassando. Jensen era comunque vicino, tanto vicino, ma era una vicinanza sopportabile e per niente invasiva. Anche questo aiutava molto.

« Bene, allora. Appena abbiamo un momento libero organizziamo questa maratona! Per oggi, mi sa che la nostra agenda sia piena... » disse e si staccò baciandomi delicatamente una mano senza dire nient'altro, raggiungendo poi il comò sul quale avevo poggiato il computer ed il suo cellulare.

Lo prese in mano e sbloccò lo schermo, ridendo poi, qualche minuto dopo, per chissà quale motivo. Alzò lo sguardo e notò il mio sguardo interrogativo e sorrise ancora.

« Misha... Mi ha lasciato un mucchio di messaggi... » disse a mo' di spiegazione ed io non osai neanche immaginare cosa mai avesse potuto scrivergli. Da Misha si poteva aspettare davvero di tutto ed ancora non riuscivo a crederci che fossimo allo stesso tempo così vicini e così diversi, nonostante avessimo in comune persino la data di nascita (a parte l'anno ovviamente).

« Si... anche Jared me ne ha mandato uno... » dissi ed improvvisamente mi bloccai in mezzo alla stanza, realizzando che mi stavo dimenticando qualcosa. Avrei dovuto chiamare Genevieve!

Presi il cellulare dalla tasca e guardai un attimo che ore fossero, notando che era praticamente mezzogiorno. Beh, in Texas doveva essere primo pomeriggio, quindi non l'avrei affatto disturbata se l'avessi chiamata adesso. Cercai pertanto il suo numero in rubrica ed aspettai che rispondesse.

« Pronto? » la voce di Genevieve giunse chiara e forte alle mie orecchie e sorrisi inconsciamente, sotto lo sguardo di Jensen che sicuramente si chiedeva chi cavolo stessi chiamando.

Mi osservò ancora con un sopracciglio alzato, poggiato al comò e con una gamba incrociata all'altra, e mi accorsi di colpo che forse chiamare qualcuno mentre era ancora in stanza non era la mossa più saggia. Non doveva essere una cosa segreta? Beh, alla faccia della segretezza!

Mormorai delle scuse perché non ci avevo pensato ed abbassai il volto mortificata per l'ennesimo errore. Oh, evidentemente io e le missioni segrete non eravamo proprio fatti per stare insieme!

« Eve? » chiese Genevieve dall'altra parte del telefono ed io mi schiarii la voce.

« Gen! Scusa... mi sono distratta un attimo. C'è Jensen, qui, e mi stava dicendo una cosa importante proprio mentre hai risposto al telefono. Stiamo lavorando ad una cosa per un episodio... » dissi pensando che tanto valeva trovare una buona scusa per la sua presenza nella stanza nel caso qualcuno ci avesse visto. Non osai guardare in direzione di Jensen, però.

« Oh, c'è Jensen? Ti prego, salutamelo! » disse lei ed io, in tutta risposta, misi in vivavoce e mi avvicinai a Jensen di modo che potesse parlarle lui stesso.

« Gen? Hei, come stai? » chiese lui guardandomi nel frattempo in uno strano modo.

Secondo me era abbastanza indeciso se prendermi a schiaffi o ringraziarmi per la scusa appena trovata, che poi non era neanche una bugia dato che aveva lavorato sul serio alla canzone da poter usare, anche se la menzogna stava proprio nel fatto che non l'avessi aiutato neanche un po' e che non era stato questo il vero motivo per cui si era trovato nella mia stanza quella mattina e durante tutta la notte.

« Tutto bene, sul serio. Le nausee vanno e vengono ma ora sto molto meglio! » disse ed io ripresi il telefono per me di modo che potessi parlare un po' con lei.

« Sono contenta che tu stia meglio... E Thomas? » chiesi, sedendomi a gambe incrociate in mezzo al letto. Jensen, nel frattempo, si riaccomodò sul divano con il mio computer in grembo, per poi accorgersi che era protetto da password, quindi non poteva usarlo.

« Benissimo! Sto cominciando a fargli capire dell'arrivo di un fratellino o di una sorellina ma al momento ha solo capito che non deve far male alla pancia della mamma... » disse lei e pian piano sentii la voce di Thomas sovrastare quella della mamma e farsi più vicina al telefono. Jensen nel frattempo si avvicinò, porgendomi il computer con una chiara richiesta: 'metti la password'.

Con un sospiro lo accontentai e glielo porsi, osservandolo mentre si rimetteva seduto sul divano.

« Thomas vuole dirti 'ciao'! » disse ancora lei e sentii una serie di strilli non esattamente identificati che mi fecero per un attimo allontanare il cellulare dalle orecchie.

« Ciao, tesoro! » dissi e sentii altri borbottii e parole sconnesse. Essendo piccolino ancora non aveva imparato a parlare correttamente, quindi accennava solo alcune parole.

« Gli manchi davvero tanto! Guarda sempre la tua stanza... Appena siete in vacanza devi assolutamente tornare. Te lo ripeterò finché non ti vedrò qui! E' davvero brutto vedere il mio piccolo senza la sua 'compagna di giochi'. Non so se ti considera più sua sorella o la sua zietta. In ogni caso gli manchi... » disse ed io sorrisi.

« Se non sono di disturbo, tornerò volentieri per un giorno o due... » dissi perché comunque non potevo impormi nella loro vita stando per chissà quanto tempo. Questo mi metteva di fronte ad un altro problema perché io non avevo una casa da nessuna parte qui, quindi cosa avrei fatto? Sarei tornata in Italia? Forse. O avrei potuto davvero affittare qualcosa vicino a Jared e Genevieve.

« Non essere sciocca, puoi stare tutto il tempo che vuoi! » disse lei ed io scossi la testa, consapevole del fatto che non potesse vedermi.

« Invece, ecco... volevo parlarti... Jared mi ha detto che è ancora preoccupato per te e ne abbiamo discusso proprio stamattina. Ecco, magari non volevi parlarne con lui perché sono problemi da donne? Non so... Ci fa stare male vedere che non stai bene. Magari non te ne parla spesso per paura di infastidirti, ma è davvero preoccupato o non avrebbe richiesto il mio aiuto. Io non posso vederti dato che siamo così lontane, quindi mi baso su quello che lui vede e mi racconta, ma credo che stia dicendo la verità. Non so come dirtelo... noi siamo qui, ok? Se hai qualche problema, parla e non tenerti tutto dentro. Non fa bene a nessuno, soprattutto a te. » disse ed io sospirai poiché sapevo che questa storia non sarebbe mai finita.

Evidentemente non potevo impedire alle persone di preoccuparsi per me ma io non sapevo neanche come tranquillizzarli. Non potevo dir loro la verità o sarebbe successo un casino e non potevo neanche fingere che andasse tutto bene perché evidentemente non ero abbastanza convincente. Dunque, che fare?

« Gen, non preoccuparti... E dì a quel testone di tuo marito che non deve farlo neanche lui. E' tutto apposto. Sto risolvendo tutto, sul serio. » dissi e sapevo che Jensen stava ascoltando tutto. Ecco, forse avrei dovuto rimandare quella chiamata a quando se ne sarebbe andato dalla mia stanza.

« Era solo una sciocchezza... Solo che mi imbarazza talmente tanto che preferisco tenerla per me. Ma va meglio. Davvero! E lo capirai quando mi vedrai... » dissi, anche se non ero sicura che quest'ultima parte fosse vera.

Anzi, pensavo che di persona si sarebbe visto di più che c'era qualcosa che non andava ma dovevo giocare tutte le mie carte adesso per non fargli capire che ancora non avevo risolto proprio un bel niente o la loro insistenza mi avrebbe fatto combinare qualche guaio.

« Va bene... Ok! Allora non insisto... Ma chiamami se hai bisogno! O prendi un volo e vieni a trovarmi... Sono sempre sola soletta qui, quindi apprezzerei volentieri. » disse ed io sorrisi ancora.

« Contaci! Ora ti lascio che qui è ora di pranzo e Jensen ha bisogno di un ultimo aiuto... » dissi ed anche questa era una bugia ma pensai che fosse meglio tagliare il discorso poiché avevo paura di darle inavvertitamente altri spunti per credere che non stessi bene.

« Certo... Non vedo l'ora di scoprire cosa state combinando! » disse lei ed io impallidii per un attimo. Oh, certo. Se lei avesse scoperto davvero 'cosa stavamo combinando'... oddio. Meglio di no!

« Vedrai...! Eh... Ciao, Gen! E salutami il piccolo... » dissi e lei mi salutò ancora con calore prima di chiudere la chiamata. Io sospirai e mi buttai a peso morto sul letto, sudando freddo. Per un attimo calò un silenzio assoluto e cercai di rilassarmi, controllando il mio respiro.

Mi domandai se sarei mai riuscita a reggere la pressione di tutte quelle bugie ma sapevo di non avere altra scelta. Avrei dovuto imparare ad essere una bugiarda, almeno per il momento, anche se non lo ero mai stata in tutta la mia vita. Mi era difficile dire il falso perché le avevo sempre odiate le bugie ma in casi come questo, purtroppo, sembravano essere necessarie.

In tutto quel silenzio, comunque, ogni tanto sentivo solo il rumore dei tasti del computer premuti da Jensen con decisione e nulla più. Poi, dopo un bel po', sentii il suono ormai familiare del computer che si spegneva e capii che Jensen aveva concluso di fare qualunque cosa stesse facendo.

Lo sentii alzarsi, lo guardai e lui si avvicinò al letto, sdraiandosi tra me ed i cuscini. Per un bel po' non ci fu nulla da dire ed ascoltammo i reciproci respiri dopo aver trovato la posizione più comoda. Né troppo vicini né troppo lontani.

« Siamo un po' nei casini, eh? » chiese lui girandosi su un fianco mentre sorreggeva la testa con una mano per guardarmi meglio. Che stesse avendo un ripensamento?

« Direi di si... » dissi semplicemente, fissando poi il soffitto. Pochi attimi dopo lo sentii muoversi al mio fianco e mi accorsi che si stava avvicinando sempre di più. Un suo braccio, poi, mi cinse la vita e pian piano mi trascinò ancora più vicina, stringendomi infine completamente a sé. Non disse nulla, non si mosse più. Si limitò ad abbracciarmi in quel modo, guardando come me il soffitto.

Fui io a guardarlo per prima, girando la testa verso sinistra. Jensen mi imitò quasi subito e per un attimo ci scrutammo negli occhi prima che quest'ultimo decidesse di avvicinarsi ancora di più, sempre di più, finché le nostre labbra non si toccarono. Questa volta avrei avuto tutto il tempo e la possibilità di allontanarmi se avessi voluto ma non lo feci, anzi attesi che si facesse sempre più vicino.

Non era un bacio irruento ma calmo e semplice, praticamente un timido sfiorarsi di labbra: un qualcosa di dolce e speciale. Sembrava più voluto e meno rubato rispetto alle volte precedenti, dunque lo apprezzai ancora di più anche se questa magia durò poco. Ben presto, infatti, quel bacio divenne qualcosa di più. Jensen mi schiacciò velocemente sotto di sé e mi baciò con più forza, mozzandomi il respiro.

Sapevo che si poteva respirare quando ci si baciava, eh, ma non riuscivo mai a farlo quando mi prendeva così alla sprovvista. Questo suo lato passionale, incredibilmente, mi attraeva molto, nonostante avessi così tanta paura della vicinanza fisica, ma in quel momento avevo mandato un po' tutto 'a quel paese'. Avevo semplicemente voglia di baciarlo e di farmi baciare, anche se stavo soffocando sotto il suo peso, ma che me ne importava?

Mi morse per un attimo le labbra ed io gli accarezzai una guancia, guidata da un'istinto che non sapevo neanche di possedere. Si appropriò di nuovo delle mie labbra, circondandomi il viso con le mani, ed io mi aggrappai alla sua maglia quando me le morse di nuovo. Dalle mie labbra uscì un verso strano assolutamente involontario e le mie guance si imporporarono istantaneamente di rosso, facendomi irrigidire sul posto.

Anche Jensen si fermò, mi guardò sotto shock e scosse il capo, come per ritornare in sé. Si tolse poi velocemente di dosso e si mise a sedere, stropicciandosi i capelli con entrambe le mani. Non ci guardammo neanche per un secondo, l'uno dalla parte opposta del letto rispetto all'altro, finché Jensen non propose la cosa più intelligente del mondo.

« Pranziamo? » chiese, continuando a non guardarmi.

« Sto morendo di fame. » risposi senza neanche intenderlo davvero.

Di conseguenza ci alzammo entrambi dal letto e ci precipitammo verso il corridoio.

 

***

 

Una volta nella sala da pranzo, io e Jensen ci sedemmo abbastanza lontani. Personalmente, volendo evitare ulteriori discussioni con Jared riguardo a quella cosa di cui non potevo parlargli e di cui aveva informato anche la moglie, presi posto vicino a Misha che esibiva un vistoso cappello hawaiiano ed una collana nello stesso stile, proprio come se fosse in vacanza.

Scoprii che era arrabbiato con me perché non avevo risposto al suo messaggio di quella mattina. A quanto sembrava, infatti, mi aveva scritto perché desiderava che lo aiutassi a decidere quale cappello indossare (ne aveva un bel paio) ma, dato che non mi ero degnata neanche di dirgli che ero occupata, aveva deciso da solo ed aveva messo il broncio.

Alla fine, però, stanco di essere arrabbiato, pensò che per farmi perdonare avrei dovuto fare una foto con lui. La scattò nel bel mezzo del pranzo e la mise su Twitter, presentandomi ancora una volta al pubblico di Supernatural come la new entry del gruppo, nel caso se lo fossero perso. Anche io avevo un account Twitter ma lo usavo talmente di rado che mi dimenticavo spesso anche della sua esistenza.

Però, dato che c'era, inserì persino il mio contatto (@EvelynWrightSPN) di modo che se volessero, tutti avrebbero potuto seguirmi e considerare quel contatto come l'unico attendibile. Immaginavo già i commenti poco carini ed i conseguenti insulti ma, purtroppo, la gente non era sempre gentile, soprattutto con le persone che non si conoscono, quindi pensavo che ci avrei dovuto fare l'abitudine.

Inoltre, con il mio solito pessimismo, non vedevo proprio come avrebbero potuto considerarmi anche solo simpatica o gentile, quindi prevedevo un mezzo disastro anche su questo fronte.

« Eve! » urlò Jared, distraendoci proprio quando io e Misha stavamo iniziando a scorrere i commenti sotto la foto. Lo guardammo e arricciai le labbra quando vidi il suo sorriso. Che cos'era in programma questa volta? Un altro scherzo?

« Devi assolutamente venire con me! C'è qualcosa che devi vedere... » disse ed io, ancora dubbiosa, mi alzai per seguirlo. Credevo che mi dovesse far vedere qualcosa situato nell'albergo ma non era affatto così e mi stupii ancora di più quando anche Misha e Jensen ci seguirono.

Jared bisbigliò loro qualcosa all'orecchio ed io incominciai sul serio ad avere paura, pensando ad un qualche agguato in arrivo. In realtà non ci fu niente del genere, almeno non per il momento, e Jared mi guidò verso una delle macchine a nostra a disposizione, già provvista di autista.

« Dove stiamo andando? » chiesi e lui alzò le spalle, invitandomi a salire in macchina. Volevano farmi vedere qualcosa di nuovo sul set? Una nuova scenografia? Una nuova casa?

Forse era per questo che eravamo saliti in macchina e, quando notai che l'autista aveva preso la stessa strada che portava sul set di Supernatural, pensai che potessi aver ragione ma continuavo comunque sinceramente a non capire niente e quando giungemmo a destinazione, nessuno mi diede qualche indizio.

« Metti questa! » disse Jared, estraendo dalla tasca una cravatta abbastanza spessa.

« Sugli occhi, scema! » disse ridendo ed io sbuffai pure, ridendo della mia stessa stupidità. Oh, non ci stavo capendo niente, eh! Ero curiosa e non sapevo se fidarmi ma comunque feci come mi era stato detto ed indossai quella cravatta sugli occhi, stringendo bene.

Qualcuno prese la mia mano ed in un secondo me la fece poggiare sulla sua spalla mentre mi stringeva in vita con il braccio per evitare che inciampassi da qualche parte dato che c'erano tubi e pezzi di cose da tutte le parti.

Non seppi dire con esattezza quanto camminammo né dove mi stessero portando ma ad un certo punto ci fermammo e Jared, l'uomo che mi stava trasportando, mi comunicò che c'erano delle scale. Piccole scale, per la precisione.

Curiosa, alzai un piede e lo poggiai su uno scalino, aiutata da Jared in ogni più piccolo passo. Lo sentii aprire una porta e, con una spintarella, mi incoraggiò a fare qualche passo avanti. Non vedevo assolutamente nulla e non capivo che razza di posto fosse.

Fino a pochi attimi prima eravamo all'aperto perché c'era troppo vento per essere al chiuso, mentre ora ci trovavamo chiaramente al chiuso. Il problema però rimaneva sempre lo stesso: dove?

« Avanti... toglitela! Voglio vedere che faccia fai! » disse Jared ed io obbedii ancora una volta, strizzando poi gli occhi per abituarmi alla luce. Quello che vidi mi lasciò perplessa perché era una casa in miniatura. C'era un tavolo, un letto, un cucinino ed anche un divano ed un televisore gigantesco. Poi, in un angolo lo vidi...

« Oh, mio dio... E' UN POSTER DI JOHN WATSON! » urlai, fiondandomi letteralmente in quell'angolo tra un piccolo armadietto ed il letto. Lo toccai, completamente entusiasta, e mi girai coprendomi il naso e la bocca con entrambe le mani.

« Eh, certo... tra tutto quello per cui poteva urlare proprio il poster di 'John Watson'! » disse Jensen ed io lo guardai ancora in cagnesco, sedendomi sul letto per ammirare il poster ancor meglio.

« Secondo me non ha capito... » disse Jared con un sorriso. « John Watson l'ha rimbambita talmente tanto da non farle chiedere nemmeno che ci fa questo poster proprio qui! » disse ancora ed effettivamente non aveva tutti i torti. Per un attimo avevo dimenticato tutto.

« Ehm... in effetti... Che ci fa qui? Che ci facciamo noi qui? E che cos'è 'qui'? » chiesi guardandomi ancora intorno. Mi affacciai per un attimo alla finestra e mi accorsi che eravamo in alto, il che mi insospettì, poi bussai alla parete per capire di che materiale era fatto e non era certo di mattone.

« Aspetta... questa è una roulotte! » dissi e vidi Jared annuire.

« Brava Sherlock... Su, continua con le tue deduzioni. » disse ed io, a passo deciso, mi avviai verso la porta d'ingresso e quello che vidi mi lasciò di stucco. A chiare lettere c'era scritto 'Evelyn' e quindi voleva dire... voleva dire...!

« E' mia?! » chiesi e mi uscì quasi come un piccolo urletto isterico. « E con mia non intendo di certo 'mia mia', ma un 'per adesso è davvero mia'?! » chiesi ancora e quando tutti e tre annuirono, feci un salto in alto e corsi ad abbracciare Jared, salendogli praticamente addosso.

« Oh, mio dio! Ho sempre sognato di averne una per un po'! » dissi, anche se non capivo bene perché ne avessi ricevuta una dato che avevamo la nostra camera d'albergo, quindi al momento non ne avevo proprio bisogno.

Scesi comunque dalle sue braccia perché dovevo pur mantenere un po' di ritegno, sebbene quel poster di John Watson ci stesse particolarmente bene lì dentro!

« Beh, era arrivato il momento. A meno che tu non volessi condividere il letto con qualcun altro, eh... Misha russa, io sono un koala e Jensen ti schiaccia. Non avresti dormito notti felici. » disse ed io lo guardai interrogativa. Notti? Quando avrei dovuto dormire queste notti in una roulotte? Mi ero persa qualcosa?

« Jared? Ma che stai dicendo? » chiesi e quando spalancò gli occhi, capii che non ero io ad essere impazzita di colpo. Ci sarebbe mancato solo questo!

« N-non te l'ho detto, vero? » chiese e di fronte al mio evidente sguardo interrogativo si schiaffeggiò una mano in testa. « Ok, sono un idiota. Me ne sono completamente dimenticato, scusami! Avevo detto ad Eric che ci pensavo io ad informarti e che quindi non c'era bisogno che ti chiamasse ma io me ne sono dimenticato... dimenticato! » disse e rise, scuotendo la testa.

« Partiamo! » disse subito dopo. « Abbiamo un'altra location, un'ex caserma militare, in cui di solito giriamo diverse esterne. Andremo lì e ci sono diversi altri set montati. Ecco il perché della roulotte o ti saresti dovuta accontentare di mezzo letto dato che non vedremo l'hotel di Mrs Hallyway per un po'... » disse ed io sussurrai un 'oooh' con la bocca.

« E quando partiamo? » chiesi e la brutale risposta fu « Domani. » detta in coro da tutti e tre.

« Ah. » dissi e mi resi conto improvvisamente che non avevo neanche una valigia pronta.

« L-le valigie! Non mi avevi avvisato! Io non ho pronto nulla e partiamo DOMANI! E nel pomeriggio giriamo una SCENA! » dissi e Jared velocemente cercò di calmarmi, supportato dagli altri due.

Mi convinsero che c'era tempo (ed effettivamente fare una valigia non era complicato) quindi mi rilassai ed incominciai a godermi la mia nuova roulotte.

Ci separammo dopo poco per goderci un po' di riposo prima dell'inizio della nostra giornata lavorativa ed io rimasi nella mia roulotte per esplorarne ogni angolo per poi appisolarmi sul letto.

Venne una delle assistenti a svegliarmi quando arrivò il momento di prepararci con trucco e parrucco a cura delle nostre bravissime Melanie ed Ashley e così, in meno di mezz'ora, mi trovai di nuovo nei panni di Catherine.

 

***

 

La sessione di riprese proseguì senza intoppi come al solito. Per una volta non c'erano state situazioni imbarazzanti ed io e Jensen ci divertimmo sul set, forse per la prima volta da quando avevamo incominciato a lavorare insieme.

Ci furono un sacco di errori, battute e risate (cose che sarebbero sicuramente finite nel video dei gag reel) e probabilmente il motivo era che, diversamente dalle altre volte, il clima era davvero più sereno ed avevamo voglia di divertirci.

Sapevamo di avere comunque dei tempi stretti quindi non potevamo continuare così per tutto il tempo ma una risata scappava sempre e qualche parola che non usciva bene nelle battute c'era pure, dunque le ripetevamo e ci scherzavamo su.

Era questo che avevo sempre pensato che fosse una vera giornata sul set di Supernatural ed era strano che me la fossi potuta godere solo dopo aver concesso a Jensen una possibilità.

Tornammo comunque in albergo, stanchi ed affamati, solo alle 21:30 ed io, dopo aver mangiato quintali di cibo, scappai in camera mia a preparare la valigia. Mi avevano spiegato che saremo stati via per circa 1 settimana (se non ci fossero stati intoppi) quindi avrei dovuto prendere quante più cose possibili.

Ci misi un bel po' ad infilare tutto nella valigia, cambiando idea all'ultimo minuto su quali vestiti portare, ma poi, finalmente, riuscii a chiudere la valigia ed a buttarmi sul letto, più morta che viva. Ovviamente, però, qualcuno bussò alla porta.

« Posso? » chiese Jensen quando aprii la porta e con aria furtiva si intrufolò dentro senza neanche darmi il tempo di rispondere.

« Che ci fai qui? » chiesi mentre lui si accomodava ancora una volta sul divano.

« No... è che... insomma... » farfugliò ed io non capii, naturalmente. Aveva preso il mio brutto vizio di non parlare? Se lo faceva anche lui eravamo fritti.

« Cosa? » chiesi ancora, sedendomi accanto a lui sul divano.

« Niente... volevo solo stare qui per un po'. » disse, sospirando. « Puoi anche addormentarti, se vuoi... Non farti problemi. Volevo solo stare qui perché so che questa settimana sarà molto difficile vederci, quindi ne volevo approfittare un po'. » disse infine, riuscendo finalmente a spiegarsi.

« Ah... » riuscii solo a dire e lui sorrise, probabilmente contento che non gli avessi subito stroncato l'idea dato che sembrava tenerci tanto.

« Quindi mettiti pure in pigiama ed addormentati... Nel frattempo io userei il tuo computer, se non è un problema. Rimango qui a lavorare un po' e poi vado via. » disse ed io annuii, prendendo il computer per poi inserirci la password.

Glielo passai delicatamente e cercai il pigiama, prendendo uno di quelli che avevo deciso di non portare con me. Mi chiusi in bagno e velocemente mi diedi una rinfrescata prima di sentirmi sufficientemente pronta per andare a letto.

Mi sentivo a disagio ad addormentarmi con lui nella stessa stanza ma l'avevo già fatto prima, anche se in circostanze diverse, quindi in tutta coscienza non me la sentivo di dare di matto. In fondo non dovevo fare altro che lasciare che la stanchezza vincesse e non avrei più sentito la sua presenza nella stanza.

« Allora, buonanotte... » dissi, incerta, soffermandomi per un attimo davanti al divano.

« Buonanotte... » disse ed io, non saprei dire assolutamente cosa mi fosse preso, decisi di chinarmi per dargli un bacio sulla guancia.

La direzione era chiarissima e gridava 'guancia' a squarciagola ma Jensen pensò diversamente e voltò il capo all'ultimo secondo per baciarmi le labbra. Mi rialzai in un secondo e caracollai a letto, coprendomi fin sopra la testa con il lenzuolo.

Il 'tap-tap' del computer mi annunciò che Jensen aveva ricominciato a scrivere ed io, con il cuore ancora in gola, tentai di nuovo di rilassarmi e, complice la stanchezza, ci riuscii. In pochi minuti mi addormentai.

 

***

 

Quando la mattina dopo mi risvegliai sentii un gran calore. O forse era stato proprio questo a svegliarmi? No, non era stato questo perché mi accorsi pochi attimi dopo che qualcuno stava bussando alla porta e che io ero letteralmente schiacciata sotto qualcosa. Ma che...?!

Aprii gli occhi, cercando di abituarli alla luce, e sentii distintamente il respiro di 'qualcosa' all'altezza del collo. E chi poteva essere? Non mi aveva forse avvertita Jared che Jensen era solito 'schiacciare' le persone a letto? Non mi sorpresi quasi neanche più di trovarmelo addosso, forse perché ero ancora abbastanza assonnata, e quando si mosse per trovare una nuova posizione che lo facesse stare abbastanza comodo, cercai di scostarlo.

« Jensen... Jensen, mi stai schiacciando! » dissi e cercai di scuoterlo per quello che potevo dato che ero intrappolata sotto di lui.

Poi sentii di nuovo bussare e guardai la porta con una smorfia. Ma chi era a quell'ora del mattino? E che voleva? Non poteva tornare dopo e lasciarmi dormire? Si, altri cinque minuti... e se Jensen si spostava mi faceva un favore. Ecco, altri cinque minuti...

« EVE! SVEGLIA! » urlò Jared, bussando ancora e fu allora che mi svegliai sul serio, sobbalzando sul letto ma non riuscendo ad alzarmi neanche morta. Finalmente realizzai cosa stesse accadendo e chi ci fosse nel mio letto ed in un attimo venni assalita dal panico.

« Jensen! Jensen, svegliati! C'è Jared fuori dalla porta... C'E' JARED FUORI DALLA PORTA! » dissi il più forte che potevo. Non volevo di certo che Jared mi sentisse quindi mi limitai ad urlarglielo nell'orecchio il più silenziosamente possibile ed a scuoterlo con la mano sinistra, l'unica che non era schiacciata dal corpo di Jensen.

« Si... si, sono sveglio. » disse ma in realtà non lo era affatto e si limitò a risistemarsi nella stessa posizione di prima dopo essersi stiracchiato un attimo.

« Jensen, no che non sei sveglio! Oh, santo cielo! Svegliati! » urlai ancora e nel frattempo Jared cercava di attirare la mia attenzione da dietro la porta.

« SONO SVEGLIA! ARRIVO! » urlai a Jared, completamente nel panico più totale, e fu questo a svegliare Jensen poiché comunque lo urlai proprio a pieni polmoni.

« C-che succede? » chiese lui, totalmente frastornato, sedendosi sul letto. Io lo colpii con un pugno sulla spalla, totalmente infuriata con lui.

« Succede che c'è Jared fuori da quella dannata porta e tu- » e lo colpii « -hai dormito- » e lo colpii ancora « -di nuovo qui! » dissi con un ultimo colpo e lui parve rinsavire.

« Oh! » disse allora ed io avevo voglia di strangolarlo.

« Sei un idiota! Un deficiente! Un cretino! Che cavolo ti è saltato in mente!? Ed ora che facciamo?! Che scusa potresti avere per essere qui a quest'ora?! » chiesi ancora e lui abbassò la testa mortificato mentre Jared parlottava fuori dalla porta. Ovviamente non avevo sentito neanche una parola.

« Scusa... Io... Non c'ho pensato, ok? Ti ho vista e volevo approfittarne ancora un po' dato che non potrò farlo per una settimana, quindi mi dispiace ma è fatta. Ora dobbiamo trovare una soluzione. » disse ed io lo guardai ancora come se lo volessi uccidere prima di scendere dal letto ed aprirgli la porta-finestra che conduceva in terrazza.

« Prego... » dissi, mostrandogli meglio la nostra unica opzione con l'utilizzo delle mani.

« Passa di terrazza in terrazza fino alla tua! » dissi ancora e lui mi guardò con gli occhi sgranati.

« Non dirai sul serio! La mia finestra non è mica aperta. Rimarrei bloccato fuori! » disse ed io mi diedi un colpo in testa da sola mentre sentivo Jared chiamarmi ancora.

« EVE MA QUANTO CI METTI? » urlò ancora lui ed io risposi con un « ARRIVO! » che stonò le orecchie di Jensen ed anche le mie.

Alla fine, allora, aprii l'armadio e gli intimai di nascondersi lì dentro e lui, non affatto contento, mi accontentò solo perché davvero non c'era altro posto. Una volta dentro, dunque, chiusi l'armadio e corsi alla porta.

« Scusa... avevo dei problemi... Ehm... da donne! Se capisci che intendo. » dissi, sparando la prima cosa che mi era venuta in mente. Di solito quando si parlava di 'problemi da donne' i maschi si tiravano sempre indietro dal saperne di più, dunque contavo su questo. Fortunatamente funzionò ed entrò senza chiedere ulteriori spiegazioni.

« Sono venuto per aiutarti con la valigia! Ricordo ancora quanto siano pesanti le tue... » disse e fu allora che si accorse che fossi ancora in pigiama.

« Sei ancora così? Dobbiamo partire tra 20 minuti, quindi ti conviene sbrigarti... » disse ed adocchiò la valigia messa in un angolo, proprio vicino all'armadio.

« Se è pronta te la porto giù! » disse ed io annuii, spaventata che sentisse qualcosa o che capisse, quindi non ero molto in vena di lunghi discorsi.

« Ah, bene! Allora è tutto apposto, anche se all'appello manca Jensen che non so proprio dove si sia cacciato. Non risponde! Spero che abbia fatto la sua valigia... » disse ed alzò le spalle, apparentemente non sospettando nulla. Sembrava tranquillo, in effetti, proprio come se Jensen fosse sparito per andare a farsi una corsetta in giro.

« Tornerà sicuramente in tempo. Magari è andato a rilassarsi prima del viaggio... » dissi e Jared sorrise, prendendo la valigia.

« Ok, io prendo questa. Tu fatti trovare sotto tra 20 minuti. Io nel frattempo chiamo Gen e faccio colazione! » disse e con questo, con mio grande sollievo, se ne andò.

Mi accasciai letteralmente sul posto, mezza distrutta dalla paura e Jensen uscì fuori dall'armadio proprio in quel momento. Venne subito in mio soccorso ed io lo colpii un'altra volta per poi abbracciarlo di slancio, contenta che tutto alla fine si fosse risolto per il meglio, anche se ora doveva assolutamente scomparire dalla mia stanza!

« Ok... Ok! Ora vai prima che ti sorprendano qui. Controllo io se la strada è libera! » dissi e piano piano, come una spia, aprii la porta che dava sul corridoio e sbirciai, assicurandomi che la via fosse libera prima di dargli il permesso di uscire.

Al momento non c'era nessuno, quindi gli feci cenno di scappare ma non mi diede retta. In compenso mi afferrò il volto e mi baciò di nuovo sulle labbra prima di lasciarmi come un pesce lesso davanti alla porta mentre lui fuggiva, questa volta sul serio, verso la sua stanza.

« Ah, dannato Ackles! » mormorai e lui mi guardò, comprendendo il messaggio, prima di chiudersi la porta alle spalle. Io lo imitai subito dopo, crollando sul divano per i cinque minuti seguenti prima di ricordarmi che tra pochi minuti mi sarei dovuta ritrovare al piano di sotto per la partenza.

« Tutto questo sarà la mia morte! » urlai melodrammatica e sebbene non mi sentissi ancora in forza e le gambe mi tremassero peggio di una foglia al vento, mi feci forza e corsi a prepararmi.








Angolo autrice: Sinceramente non so come chiedervi scusa per questo ennesimo ritardo. Probabilmente ormai lo riterrete 'normale' dato che non pubblico in tempi decenti da MESI, ma finalmente ce l'ho fatta. Tra il computer rotto ed aggiustato (nell'arco di due mesi) più altri impegni personali e scarsa ispirazione (non riuscivo neanche a guardare un film), ho avuto davvero fin troppi problemi quindi ho scritto tutto in questi giorni anche se il capitolo l'avevo iniziato circa un mese fa. Come al solito l'ho cambiato talmente tante volte che ho circa 5 prove solo di questo capitolo ma, alla fine, questa è la versione finale. Sono talmente stanca che non ho neanche ricontrollato tutto ma sono pure impaziente di pubblicare perché vi ho fatto attendere troppo. Ringrazio davvero tutti per il sostegno e per i messaggi che mi mandate! Senza di voi questa storia, probabilmente, per quanto mi faccia sentire bene mentre la scrivo, non l'avrei mai continuata. Quindi se esiste è principalmente a causa vostra, sappiatelo <3 Ringrazio soprattutto 
Nerea_VCrisNiallerMichaelsonSaphi02 e Diemmeci per aver deciso di lasciarmi una recensione poiché, e penso che ormai lo sappiate tutti, una recensione è importantissima per una scrittrice (o nel mio caso un'aspirante tale). 
Vi ringrazio ancora una volta ed alla prossima <3

 

   
 
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