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Autore: kazuha89    06/03/2015    4 recensioni
a tutto deve essere pronto, colui che vuole diventare un ninja. Ma un ninja sarà mai pronto..a diventare genitore?
Genere: Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Hinata Hyuuga, Naruto Uzumaki, Un po' tutti | Coppie: Hinata/Naruto, Sai/Ino, Sasuke/Sakura, Shikamaru/Temari
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la serie
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Nove mesi passarono svelti come sabbia in una clessidra, e in men che non si dica due ragazze del villaggio della foglia e una di quello della sabbia, giravano per le strade di Konoha armate di un adorabile fagottino. La nascita della nuova generazione fu seguita da un bel sospirone di sollievo collettivo. Si, perché durante l’attesa degli eredi, avevo visto le mie amiche diventare, ogni giorno di più, schiave di un bel corredo di effetti collaterali tipici del periodo d’oro, e un gruppo di giovani papà scivolare sull’orlo di una bella crisi mistica.
Sai, come da previsione, andò letteralmente alla deriva. Come primo acchito, sembrò non comprendere esattamente quale fosse l’entità della cosa. O almeno non lo comprese la sua faccia, che rimase inespressiva per almeno tre settimane. Poi, una bella mattina, parve connettere il cervello al resto del corpo, e assunse l’espressione di uno che ha ingoiato una confezione formato famiglia di peperoncini piccanti. Da allora, le sue guance solitamente ceree si erano tinte di un bel rosa porcellino, gli occhi erano leggermente fuori dalle orbite, la fronte imperlata di sudore e ogni tanto lo si sentiva borbottare: “Bambino..bambino..”
Leggermente preoccupante, a mio modesto parere.
Ino però non sembrava turbata particolarmente. Anzi, secondo me se la godeva alla grande. Come disturbo da gravidanza, a Ino erano venute delle voglie allucinanti, e di tutte le entità possibili. Una volta Sai era stato visto vagare alle tre del mattino per Konoha, a caccia di fragole con la panna..ed era novembre inoltrato!
 Poi, una bella mattina di dicembre, Ino aveva rotto le acque mentre riordinava il salotto e,  in serata, Sai annunciò al mondo la nascita di suo figlio, il piccolo Inojin.
Era un bambino splendido, con un ciuffetto di capelli biondo grano e grandi occhi azzurri come sua madre, e la pelle di alabastro come il papà. Adorabile!
Ten Ten tra noi era stata la più sfortunata, si poteva dire. La gravidanza non le faceva particolare effetto, se non fosse che, per il suo fisico minuto, il bambino che aspettava sembrava un po’ troppo grande, e quindi la sua pancia era decisamente più imponente della nostra, cosa che la limitava alquanto coi movimenti.
Dulcis in fundo, il padre del futuro edere della scuola Gai Maito, Rock Lee, Aveva preso il suo ruolo di futuro papà talmente seriamente, che aveva ricoperto la sua mogliettina di millecinquecento attenzioni, talmente morbose che la poverina alla fine era ridotta a stare tutto il santo giorno sulla veranda di casa sua a rimirare il vuoto e lavorando ai ferri, cosa che per un tipetto dinamico come Ten Ten equivaleva alla peggiore delle torture. Nei giorni che avevano preceduto il parto, aveva preso una stranissima espressione spiritata. Sinceramente, temevo per la sorte di Rock Lee ogni volta che le si avvicinava. Poi, finalmente, a febbraio, la terza generazione della scuola Gai Maito venne al mondo. E come ci si poteva immaginare..era identico a suo padre!
L’idea di avere una terza versione dell’esaltatissimo maestro Gai in giro per il mondo sconcertò un po’ tutti, ma suo padre e..beh “suo nonno” erano talmente felici, che morì a tutti il cuore a dire qualcosa a riguardo. Perfino Ten Ten, la prima a subire gli effetti di tutta questa storia, si limitò a sospirare e a dire: “Ho imparato ad amare suo nonno, poi ad amare suo padre.. se viene su tarato anche il mio bambino, beh vorrà dire che imparerò ad amare anche lui!
Un applauso, signore e signori, per la santa di Konoha!
In marzo, poi, un altro omicidio fu schivato per un pelo.
Già, perché se gli occhi di Ten Ten presero un riverbero assassino nell’ultimo periodo della gravidanza..Temari lo ebbe ad intermittenza costante per tutti i nove mesi.
Sinceramente avevo paura anch’io, quando la incontravo per strada. Come disturbo da gestazione, a Temari vennero quelle che i medici definiscono “turbe da gravidanza” ovvero, soffriva di continui e repentini sbalzi d’umore. Un minuto stava bene, quello dopo era rabbiosa. Poi sorrideva al mondo radiando gioia, ed eccola un attimo dopo in lacrime. Shikamaru passava molto tempo a casa mia, sia per badare a me nelle veci di Naruto, sia per comunicarmi i messaggi che arrivavano da lui. Ma secondo me..lo faceva più che altro per stare fuori da casa sua..
 Ogni giorno lo vedevo più inquietato..e acciaccato che mai.
“Stamattina ho creduto di non vedere il tramonto..” mi disse, inalando convulso i fumi del suo caffè. “E solo perché? Perché stamane si è svegliata, si è messa davanti allo specchio, e mi ha chiesto: Senti..ma secondo te sono ingrassata? Io le ho risposto: beh mi pare ovvio, sei incinta, fa parte del gioco, no? Non l’avessi mai detto..”
Afferrò un biscotto e se lo scagliò in bocca.
“Un demone, hai presente?”sbraitò masticando rabbioso. “Mi si è aizzata contro come una tigre dai denti a sciabola, sbraitando robe senza senso tipo che se non fossi cosi ebete, e facessi attenzione a quello che faccio invece di pensare solo ai fatti miei, lei a quest’ora non sarebbe ridotta a un pallone aerostatico! Io allora stavo per risponderle che era stata lei a dire che voleva un bambino per prima, e che avrebbe dovuto pensare lei alle conseguenze, quando ha cambiato di nuovo..ed eccotela lì, che piange come un rubinetto, dicendo che lo sa benissimo che io ho già in mente di piantarla in asso, perché non sopporto di avere come moglie un cetaceo! Io allora ho preso fiato, ho invocato la calma da ogni singolo antenato che possiedo, e le ho giurato che mai, mai nella vita, mi sarebbe passato per l’anticamera del cervello di separarmi da lei, che era la madre del mio erede, l’unica donna che abbia mai amato, l’amore della mia vita, ecc..ed eccola che cambia di nuovo, e giù di grattini, coccole e moine. Io allora, abbassando ingenuamente la guardia , le ho mormorato: Lasciarti io..sei una sciocchina. E lei..beh, ho una bistecca in faccia adesso, no?”
Grazie al cielo, prima che del povero Shikamaru si perdessero le tracce definitivamente, In marzo Temari diede alla luce la causa delle sue turbe: un bel maschietto!
Rido ancora come una scema, quando ci ripenso. Shikamaru era come al solito rintanato nel mio salotto, quella sera, quando all’improvviso Shizune piombò in casa urlando: “Ma sei qui, tu? Cammina, Temari è in ospedale, il bambino sta nascendo!”
La dislocazione istantanea di mio suocero Minato, a confronto, era lenta. Shikamaru mi trascinò praticamente di peso in ospedale, rifiutando di venire meno alle sue responsabilità nei miei confronti anche in un momento simile, finendo per arrivare giusto in tempo. Infatti, appena spalancate le porte della maternità, un infermiera spuntò da una delle stanze, un involto di coperte tra le mani, dicendo: “Ah maestro Shikamaru, è qui! Vuol vedere il suo bambino? È nato pochi minuti fa!”
Shikamaru era un uomo tranquillo, un po’ apatico e poco espressivo, mentre sua moglie Temari era una donna grintosa e un po’ impaziente. Eppure, al cospetto di quella creatura grande come un filone di pane, il massimo dell’indifeso, li vidi trasformarsi. Nel momento in cui l’infermiera porse quella piccola creatura tra le braccia del suo papà, Shikamaru parve illuminarsi, e distese sul viso un espressione di estatica gioia che non glia evo visto nemmeno il giorno che si era sposato. Temari, poi, mi lasciò di stucco. L’irruenta principessa del deserto, la moglie dai denti a sciabola, divenne una gatta adorante che riempiva il suo cucciolo di premure e fusa, con una delicatezza e una dolcezza che mai avrei creduto potessero nidificare in lei.
Shikamaru, pochi giorni dopo, diede una festa per mostrare agli amici il suo bambino, un bellissimo maschietto che lui e Temari chiamarono Shikadai. Nel caos, venne con Temari da me, che ero seduta da una parte con Kiba, Shino, Sakura e il mio pancione, per permettere anche a me e a lei di dare un bacio al piccolo Nara.
Nel metterlo in braccio a Sakura, borbottò a Temari: “E’ valsa la pena, farmi menare per nove mesi, devo dire..”
Lei per tutta risposta, gli assestò un colpo nel costato, e ridendo rimbeccò: “Perché, mi hai sentita dire che ho finito?”
Alla fine, alla lista delle neo mamme, ormai mancavano solo due nomi da spuntare: io..e Sakura.
Dio solo poteva sapere, quanto desiderassi staccarmi di dosso quella zavorra e poter avere anche io il mio bel pulcino da coccolare come le mie amiche..ma ancora di più avrei voluto che partorisse Sakura.
Tra tutte, Sakura era senza dubbio quella che aveva passato la gravidanza peggiore. Dal primo giorno, aveva sofferto di ogni cosa immaginabile in quel delicato periodo: nausea, capogiri, la pressione che saliva e scendeva e chi più ne ha, più ne metta. Se avessi dovuto paragonare la mia amica ad un fiore, Sakura per me aveva l’anima di una bella gerbera, forte e luminosa come un sole indipendente. Ma da quando era incinta, con mia profonda preoccupazione, avevo visto il suo fiore perdere sempre più petali lasciando quasi spoglia la corolla della sua essenza.
 Informandomi in privata sede, avevo anche scoperto il motivo di tanta pena. Negli annali, risultava che gli Uchiha, per preservare la purezza della loro abilità innata, lo Sharingan, si fossero sempre legati a membri del loro stesso clan. Non era certezza scritta, ma era altamente probabile, quindi, che Sakura fosse la prima donna nella storia ad aspettare un figlio da un Uchiha senza esserlo anche lei a sua volta, cosa che a quanto pareva scombinava alquanto la salute della futura mamma. Anche il futuro nascituro aveva alte possibilità di essere un Uchiha, cosa che non aiutava di certo in quella situazione. Più passava il tempo, più mi chiedevo fino a che punto un Uchiha potesse essere potente. Ma soprattutto..fino a che punto  potesse essere definito ancora umano.
Il secondo dei miei interrogativi, radicò ancora di più il giorno in cui, finalmente, Sakura entrò in travaglio. Avevo assistito Ino durante quelle ore stremanti, dato che Sakura non stava bene, e mi ricordavo quanto fosse stata dura far nascere il piccolo Inojin. Ma non fu nulla..paragonato alla nascita della piccola Salada Uchiha.
Molti, furono gli istanti in cui guardai gli occhi celesti di Ino e ci vidi riflessa la mia stessa ansia. Non ricordavo che Ino fosse cosi pallida e stremata, non ricordavo che il figlio di Ino avesse implicato tanti sforzi da parte nostra e di sua madre per uscire. Non ricordavo..tutto quel sangue..
Ma alla fine, grazie al cielo, Sakura riuscì a trovare le forze, e diede l’ultima spinta, facendo scivolare la sua bambina dritta tra le braccia di Ino. Per tutto il travaglio, Sakura rifiutò di prendere la mia mano o quella di chiunque altro. Rimase ancorata alla poltrona dove si era seduta nel momento in cui aveva avvertito le prima vere contrazioni, e tutto ciò che rimase da fare a me e Ino fu aspettare che la piccola uscisse. Aveva voluto stare da sola anche in un momento simile, non aveva voluto l’aiuto o l’assistenza di nessuno. Tirate le somme, aveva praticamente partorito da sola.
Nei giorni seguenti, Sakura fu debole come un fuscello, ma non mancava mai di dare il latte materno alla sua piccola Salada. Era impressionante quanto la piccola fosse uguale a suo padre, con il suo colorito perlaceo e gli occhi neri come l’inchiostro. Un paio di volte, mi parve di intravedere un riverbero rossastro in quelle iridi, ma non parlai. Non volevo dare altri crucci alla povera Sakura. Cosa che, a quanto pareva, non passò per la testa a Ino, che un pomeriggio cambiando il pannolino a suo figlio e cullando Salada affinché dormisse, cacciò un urlo stridulo facendo saltare sia me che Sakura. Sai, che era intento a versare del tè, si fiondò nella stanza:
“Che c’è? Cos’ hai da urlare in quel modo?” chiese, correndo dai piccoli. Ino portò la mano al petto, visibilmente scossa.
“Gli..occhi. Gli occhi..di Salada..” mormorò, sconvolta. Sai la guardò corrucciato, e prese Salada dalla culla. La osservò per qualche secondo, poi emise un verso di sorpresa. Guardò prima sua moglie, poi la bambina, e infine guardò Sakura, che stava aggrappata a me e allo stipite della porta, un mezzo sorriso sul volto.
“Non sapevo come dirvelo. L’avevo visto già una settimana fa..” sospirò, mentre sai la sfilava dalle mie braccia, la prendeva di peso e la rimetteva sul divano di casa sua e di Ino. “temevo..l’avreste guardata male..”
“Beh, se in un cesto di dieci mele ne marcisce una, non butto via anche le altre nove, Saku..” le rispose Sai, gentile. Saku. Come alternativa ai suoi orridi soprannomi, Naruto aveva avuto la brillante idea di suggerirgli di “accorciare” i nostri nomi originali. Naruto divenne Naru, Sakura Saku, e cosi via..
Sakura gli carezzò piano la guancia, abbozzando una risata.
“Dopo che ti scotti con l’acqua bollente, temi anche la fredda, Sai. Dopo la quarta guerra, la gente non si metterà mai lì a dire: no, aspetta, magari è buona anche se ha gli occhi uguali a quelli di un assassino. E poi col padre che ha..”
“Sasuke ha capito il suo errore, sebbene passeranno secoli prima che si decida ad ammetterlo apertamente. Secondo me è per questo che se ne sta rintanato nei boschi come fosse bigfoot..” sbottò Ino, fasciando per bene Inojin e parcheggiandolo tra le mie braccia, per strappare Salada da quelle di
Sai e metterla bene sotto la luce della finestra per guardarle gli occhi. La piccola fece un po’ di smorfie, orbata dal sole. Ma si vide comunque distinto un lampo rosso fuoco. Ino sospirò e spostò la piccola dal sole.
“Non preoccuparti, zollettina mia, zia Ino andrà personalmente là fuori a fare il sederino a zigzag a chiunque osi aprire bocca riguardo ai tuoi parenti deviati e a quel cialtrone di tuo padre. Ah, se penso che poteva essere lui il padre del mio piccino, mi verrebbe da ingoiare un Kunai..”
“Prego?” esclamò Sai, interdetto, mentre faceva svolazzare degli uccellini stilizzati per far divertire Inojin. Ino gli sorrise, andò a baciarlo, e si sedette sul divano accanto a me e fece attaccare Salada al seno per darle il latte.
“Ma no Ino, le do il biberon, ce la faccio..” disse Sakura, cercando di mettersi seduta. Ino fece spallucce.
“Pensa a riposare, tu, non darti pensiero. Inojin mangia come un uccellino, ne ho per tutti e due tranquillamente. Eh, fragolina? Buono il lattuccio della zia? Mmh!”
Sakura guardò la scena, un po’ rattristata. Lei aveva il suo latte, ma avevamo scoperto che, forse per colpa del malessere di Sakura dovuto alla gravidanza, era quasi senza principi nutritivi, ovvero quasi acqua e zucchero. Fortunatamente, Ino ne aveva a bizzeffe, così quando poteva allattava lei la piccola Salada, cosicché non prendesse sempre latte artificiale. Sai mi portò una tazza di te coi biscotti, e mi carezzò piano la pancia.
“E tu? Non vuoi venire qua fuori con noi?” chiese al mio pancione. Ino buttò un occhio al calendario appeso al muro.
“E’ leggermente in ritardo. Beh, col padre che si ritrova, non mi stupisco..”
“Magari mia figlia avesse semplicemente un padre ritardatario, come quel bambino..” borbottò Sakura. Era lì lì per addormentarsi, gli occhi ormai chiusi. Ino si morse un labbro, e guardò Sai, che sospirò combattuto sul cosa dire. Sakura sospirò a fondo. “Forse..non avrei dovuto respingere Naruto, dopotutto, e nemmeno respingere Rock Lee mi ha portato bene. Per la mia testardaggine a voler solo e sempre sasuke..ho condannato mia figlia a vivere senza un padre..”
E detto questo, crollò nel sonno dei giusti. Sai le si avvicinò felino, e le rimboccò le coperte. Ino, invece, staccò dal seno una Salada ormai sazia e sul punto di crollare come sua madre, la mise nella culla accanto al letto di Sakura, prese suo figlio che stava già mezzo sonnecchiando contro la mia spalla, lo mise accanto alla piccola, e usci piano dalla camera da letto chiudendo la porta, per non disturbare i tre dormienti. Un secondo dopo, esplose:
“Sai, fammi un favore: chiudi la porta di casa e ingoia le chiavi, perché se arrivo ad uscire, vado là fuori e di Sasuke Uchiha rimarrà solo un ciuffo di peli!”
“Ino, calmati..” tentò Sai, prendendo tra le sue, le mani tremanti della moglie. “Uccidere Sasuke servirebbe a ben poco..”
“La mia profonda soddisfazione personale ti pare poco? E metti in conto anche che, se nel prossimo futuro la piccola Salada volesse sapere chi è suo padre, se fosse già morto si eviterebbe la tremenda delusione di sapere che è là fuori da qualche parte e che non la vuole, no? E poi..”
Si avvicinò alla camera da letto per controllare che Sakura dormisse.
“Sakura è molto instabile. Non vorrei mai.. che gli partisse la brocca e andasse a cercarlo. La farebbe soffrire di nuovo, e il cielo mi è testimone quando dico che è l’ultima cosa che vorrei per lei, dopo tutto quello che sta passando. Non sono nemmeno certa che sopravvivrebbe a un altro shock simile..”
Sai l’abbracciò stretta. Ino ci si ancorò forte, e sprofondò il viso contro la sua spalla.
“Oh, tesoro..” mormorò, la voce ovattata dalla stoffa. “Non so cosa farei al posto di Sakura, credo che morirei di dolore..”
“Nessuno si merita quello che sta passando Sakura. Essere abbandonata dall’uomo che ami sin da piccola, anche dopo aver messo al mondo sua figlia..” rispose Sai, carezzando distrattamente i lunghi capelli biondi di Ino, lo sguardo perso nel vuoto. “L ho sempre detto io..Sasuke è solo un vigliacco.”
Improvvisamente, mi prese una vampa di calore, e mi sentì incredibilmente arrabbiata. Una rabbia che non era mai stata mia, che non conoscevo. Pensavo a me, che aspettavo Naruto con impazienza per annunciarli l’arrivo di suo figlio. Pensavo alla sua reazione, dopo che per anni aveva sognato di avere una famiglia. Pensavo al mio bambino, a quanto suo padre l’avrebbe amato e a quanto i suoi nonni avrebbero voluto amarlo. E più pensavo a tutto questo..più mi infuriavo.
“Hinata, dove vai?”
La sentì solo in lontananza, la voce di Ino che mi chiamava, come mi accorsi solo di sfuggita che stavo uscendo di casa. E mi resi conto solo relativamente, che mi stavo dirigendo verso il bosco di Konoha. Non mi rendevo conto di nulla, se non della rabbia che avevo in corpo. Volevo trovare Sasuke. Questo dettava la rabbia estranea che avevo dentro. Dovevo trovarlo. Che avrei fatto una volta avutolo davanti non ne avevo idea, ma non riuscivo davvero a calmarmi, lo dovevo avere per le mani, e subito..
“Sasuke!” chiamai, incamminandomi tra i sentieri, il sole che filtrava tra i rami spessi degli alberi. “Rispondimi, so che sei qui, Sasuke!”
Dopo qualche minuto che cercavo, però, avvertì qualcosa di strano. Dal nulla, all’altezza del basso ventre, venne una fitta. Durò pochi istanti, ma mi fece piegare le ginocchia. Che diavolo era? Un crampo, forse. Mi posai ad un tronco, massaggiandomi la pancia. Che strana sensazione. Non sentivo più dolore, ma ero stranamente nervosa. Carezzai la mia pancia, respirando a fondo. Non avrei dovuto fiondarmi a quel modo nei boschi, da sola, nelle mie condizioni. Sasuke.. dovevo sbrigarmi a trovarlo e tornare immediatamente al villaggio. Shizune aveva detto che il mio bambino era leggermente in ritardo, e che ogni momento era buono. Non avrei mai voluto che quella fitta fosse..
“Hinata?”
Mi voltai di scatto. Conoscevo perfettamente quella voce fredda e suadente. Eccolo la, il fuggiasco. Sasuke stava appoggiato ad un albero a circa due metri da me, l’aria stupita. E lo stupore aumentò quando mi voltai del tutto davanti a lui.
“Sasuke..” mormorai, e improvvisamente mi prese ancora quella vampa e tornai ad essere arrabbiata. “Ti ho trovato, finalmente..”
Sasuke rimase fermo, lo sguardo fisso su di me, la sua solita espressione da duro disturbata da un insolito sgomento.
“Ma..ma tu sei..” mormorò.
“Si, so cosa stai per dire! La timida e amorfa Hinata deve essere matta a venire quaggiù da sola, a sfidare il grande Sasuke, erede di Madara Uchiha..beh, per tua norma e regola, sono cresciuta anche io come tutti gli altri, e sono molto più forte, adesso!”
“No, io volevo dire che sei..”
“Ah volevi dire sono venuta qua per niente, che non hai intenzione di ascoltare nessuno e che rimarrai qui e nessuno ti farà cambiare idea, eh? Beh, Naruto alla fine ti ha messo sale in zucca solo con le cattive, no? Bene, non ho problemi a farlo anch’io!”
In circostanze normali era certezza che, se avessimo combattuto, il ciuffo di peli sarei stata io e non lui. Incinta di nove mesi..neanche il ciuffo di peli sarebbe rimasto di me. Sasuke aggrottò la fronte, confuso.
“No, io volevo solo dire..”
“Cosa?” sbottai caricando la voce di più coraggio di quanto realmente ne avessi in corpo.
“Volevo solo dire che sei incinta!” sbraitò lui, irritato. Io mi ritrassi, presa in contropiede.
“Ah..quello..beh, si, allora?”
Sasuke fece spallucce.
“Niente, mi ha solo stupito la cosa. Ci conosciamo da sempre, e mi fa un po’ strano vederti..beh..”
E si toccò la pancia, un mezzo sorrisetto sul viso. Io arrossì e mi voltai dall’altra parte. Che odio..Sasuke non era proprio il mio tipo, però.. anche se non ti piace, non puoi negare che una torta al cioccolato non abbia un aspetto invitante. Mi ricomposi in fretta,e cercai di concentrarmi sul mio intento:
“Non sono qui per farti vedere che sono incinta, sono qui per un altro motivo. Si tratta di Sakura..”
Ed ecco un velo nero calare su quel mezzo sorrisetto, e l’espressione di Sasuke rabbuiarsi.
“Non voglio sentirmi fare la predica anche da te. Le avevo detto chiaramente che non ero l’uomo giusto per lei. Quindi, se continua a soffrire per la mia lontananza..è solo colpa sua.”
Serrai i pugni furiosa. Colpa..sua?
“Eh no, caro, la colpa è tua! Se proprio non la volevi, almeno potevi restare suo amico..o almeno restare al villaggio cosicché potesse vederti e sapere che stai bene..”
“Naruto e io ci teniamo in contatto. Lo sa benissimo che sto bene, non occorre che mi veda..”
Avvertì un’altra fitta all’addome. Forse erano i nervi, e non mi avrebbe stupita: ero seriamente sul punto di scoppiare.
“Se era solo un ‘amica, per te..” ringhiai, ignorando un’altra fitta. “Perché allora.. l’hai messa incinta?”
Colpo secco. Sasuke lasciò cadere il velo di oscurità, per assumere l’espressione di un bambino che la notte di natale s’imbatte in babbo natale. Ma non mi lasciai incantare, e restai calma.
“Cosa..cos’ hai detto?” chiese Sasuke, una vocina velata che non gli avevo mai sentito.
Io annui.
“Esatto, ed è appunto per questo che sono qui. Devi prenderti le tue responsabilità. Sakura non può fare tutto da sola, devi tornare da lei al villaggio e aiutarla, come è giusto che un padre faccia..”
Sasuke prese improvvisamente a fissare il mio pancione, l’aria stordita. Poi, parve riaversi, e assunse ancora quell’aria di superiorità.
“Sakura è una donna forte, sono certo che non gli serva affatto aiuto. E poi..chi mi dice che sia mio, quel bambino?”
Vidi nero, e mi prese una fitta molto più forte delle altre, e anche più lunga, mi parve. Ma ero troppo in collera per badarci.
“Come osi..” ringhiai. “Come ti permetti di dire una cosa simile?! Tu sei l’amore della sua vita, non ti avrebbe mai tradito..”
“Come ho detto, tra noi non c’era nulla, quindi parlare di tradimento..”
“Per lei lo sarebbe stato..”
Altra fitta. Ancora più forte. Maledetti nervi..
“E’ una cosa che non mi riguarda, Hinata. Non le ho chiesto io, di continuare ad amarmi. Anzi, le ho chiesto l’esatto contrario..”
“TU!” gridai. Era la fine, ero esplosa. “Sai cosa? Hai ragione..Sakura sbaglia a continuare ad amarti. Anzi, ti dirò: nessuno al mondo dovrebbe amarti! Né lei, ne nessun altro! Tu..tu meriti solo di..MARCIRE QUI DA SOL..oddio!”
Mi venne una fitta allucinante, e stavolta le mie gambe cedettero al dolore. Mi accasciai a terra. Che stava succedendo? Cos’era quel dolore insopportabile?
“Hinata, che ti prende?”
Sasuke mi si avvicinò un po’, gli occhi spalancati. Io lo guardai. Il dolore mi offuscava la vista.
“Stai..lontano..da me..” biascicai, mentre venivo investita da altro dolore. Mi sfuggì un grido. Sasuke si avvicinò ancora. Poi d’improvviso, si fece indietro bruscamente. Io lo guardai. Era terrorizzato. Fissava la mia pancia. E un attimo dopo, toccandola, capì cosa lo sconvolgeva tanto. Davanti alle mie gambe, nel punto dove ero scivolata a sedere..si stava allargando una macchia scura sul fogliame.
“Oh dio..” pigolai, spaurita. “Ho..rotto le acque!? Sto..avendo il bambino!? Qui, adesso!?”
Sasuke deglutì, nervoso, poi..annui. Mi venne da piangere. Ero nel bel mezzo di un bosco, nessuno sapeva dov’ero, da sola con Sasuke..e mi veniva la brillante idea di partorire?
Oh, ma perché qualsiasi cosa facevo, dovevo sempre combinare disastri, cavolo!
Frustrata e dolorante, però, riuscì a pensare velocemente al da farsi.
“Ascolta, Sasuke..” esalai, ricacciando l’urlo che avevo in gola, per colpa di un'altra tremenda coltellata all’addome.”La cosa non mi piace per nulla, dato che sei in assoluto l’ultima persona che vorrei vicino in un momento come questo, ma non ci sono alternative, quindi..devi aiutarmi per forza tu. Devi..devi far nascere il bambino.”
Sasuke Uchiha era un ragazzo alto, forte e nei suoi begli occhi neri brillava una fredda luce minacciosa. Era come un serpente bianco: bellissimo, ma mortalmente pericoloso. Non traspariva mai il suo vero pensiero sul suo volto sottile e candido. Eppure, al suono delle mie parole, lo vidi precipitare nel panico alla velocità in cui un masso percepita da una montagna. Il suo pomo d’Adamo iniziò a fare su e giù, nervoso.
“Sasuke!” lo interdissi, dolorante. Ormai era questione di poche ore, sentivo che non c’era tempo da perdere. “Se non mi aiuti, la lista delle persone a cui hai rovinato la vita sarà condannata a salire! Se adesso non fai nascere il bambino.. moriremo entrambi!”
Le mie parole parvero dare la scossa ai pensieri confusi di Sasuke. Naruto era importante per lui, sebbene negasse nella maniera più assoluta. Se per sua negligenza, io e il bambino fossimo morti, Naruto ne sarebbe uscito distrutto, e sasuke, lo sapevo, non se lo sarebbe mai perdonato. Lo vidi deglutire vistosamente un ultima volta, e si fece avanti. Tremava appena, ma mantenne autocontrollo.
“Io..io non so cosa fare, Hinata..” mi disse, accovacciandosi accanto a me.
“Ti guiderò io, ma devi fare esattamente quello che ti dico, e se ti chiedo qualcosa, devi rispondere in maniera precisa, ok?”
“Ci..ci proverò. Farò..tutto il possibile. Cosa..cosa devo fare?”
Io mi irrigidì, sentendo il sudore imperlarmi il viso e corrermi lungo la schiena. Presi fiato, un po’ stordita.
“Ok..devi metterti..davanti a me..e dirmi.. le mie condizioni.”
Nel dolore e nello sfinimento, riuscì ad arrossire. Oddio..che imbarazzo!
Sasuke pure divenne un po’ rosso in viso, e sgranò gli occhi. Prese un profondo respiro, e si spostò di fronte a me. Prese delicatamente l’orlo del mio vestito tra le dita, e me lo sollevò sopra le ginocchia. Se non fosse che stavo morendo di dolore, sarei morta di vergogna!
Sasuke, esitante, deglutì un paio di volte, decisamente rosso in viso.
“Beh.. non è decisamente come dovrebbe essere..almeno, credo.” Mormorò.
“Le fitte che ho avuto sono le contrazione, e ne ho una ogni 5 minuti, quindi manca ancora un po’. Torna qui..”
Sasuke abbandonò la postazione con un visibile sollievo, e venne al mio capezzale.
“Acqua..mi serve acqua, e calda. Sia per me adesso..che per dopo.”
Sasuke annui, e usando la tecnica della moltiplicazione del corpo, mandò la sua copia a prendere dell’acqua. La copia tornò rapidamente da noi, un secchio di ferro sulle spalle.
“Il mio rifugio non è lontano, per fortuna..” mormorò Sasuke, scaldando parte dell’acqua con l’arte del fuoco. Un paio d’ore dopo, i miei dolori parvero cessare, e il sollievo della pezza fresca sul viso, mi diede sollievo.
“Sasuke..” mormorai, mentre lui mi bagnava la bocca per far scivolare un po’ d’acqua nella mia bocca. “Siamo alla fine..tra un po’ dovrò iniziare a spingere. Il tuo mantello..mettilo davanti alle mie gambe. Non voglio..che il piccolo rischi di cadere sul fogliame e si ferisca..”
“L’avresti mai detto?” mi chiese improvvisamente lui, sfilando il lungo pastrano nero dalle spalle e sistemandolo in maniera da renderlo il più soffice possibile per l’accoglienza del bambino. “Io..che faccio nascere tuo figlio..il figlio di Naruto..”
“No, stamattina decisamente non mi sono svegliata con niente di simile per la testa..” risposi, e ci scappò un po’ da ridere. No, decisamente era una situazione ben lungi dal poter essere prevista..
“Perché non mandi una tua copia al villaggio e chiami aiuto?” chiesi, sistemando la schiena contro il tronco dell’albero contro cui ero scivolata. Sasuke denegò.
“Perderebbero tempo a capire se sto mentendo o no. E poi dopo quello che ho fatto a Sakura..come minimo mi avrebbero lapidato appena varcato il portone.” Rispose lui, secco.
“Ah..allora lo ammetti che è opera tua, eh?” lo interdissi. Lui fece orecchio da mercante, e io risi. Che testina..
“Magari Naruto li avrebbe fermati, ma nel frattempo, qui si sarebbe compiuto il miracolo e sarebbe stato tempo perso..” mormorò Sasuke, bevendo dalla sua boccaccia, evitando di guardarmi.
“Naruto è in missione da mesi, ormai. Affari di stato..”
Sasuke si accigliò.
“Parla l’ultimo tra gli ultimi che dovrebbero parlare, ma.. Ti lascia da sola in questo stato?”
“Lui..non lo sa che sono incinta. Quando è partito ero agli inizi, cosi..non glie l’ho detto..”
Rimanemmo senza parlare per qualche minuto, finché da nulla, mi prese una strana sensazione, come un impulso di spingere, ne sentivo il bisogno. D’istinto, afferrai la mano di Sasuke.
“Ok, ci siamo..” Dissi, e afferrai salda la mano di Sasuke, che corse davanti a me. Lo vidi sbiancare.
“E’ cambiato tutto, qui..” esclamò, concitato. “Ok, sono pronto. Cosa devo fare?”
Le ore che precedettero quella domanda le ricordo a stento. Ricordo le mie spinte, la cronaca di Sasuke, le mie urla. Finché, dal nulla, venne un urlo diverso dal mio. Un pianto sommesso. E come acqua tra le dita, ogni dolore scomparve.
“Hinata..” mi sentì Sasuke chiamare. “ce l’hai fatta, piccola..è un bel maschietto!”
Mi sentivo sfinita, ma mi sforzai di non chiudere gli occhi. Lo volevo vedere..volevo vedere finalmente..il mio bambino.
Mi voltai, e vidi Sasuke mi venne vicino, il suo mantello appallottolato tra le braccia. Qualcosa al suo interno, si agitava appena, emettendo versetti e piccoli vagiti.
“Buono, piccolino, buono..” gli bisbigliò Sasuke, e me lo mise piano in braccio, e gli tolse un lembo di stoffa dal viso. Sentì il mio sangue diventare lava, e sulle mie braccia spuntò la pelle d’oca. Mi pervase subito un energia nuova e straordinaria. Sentivo, anche stanca com’ero, di poter spaccare il mondo in due. Eccolo lì, un ciuffetto impavido di capelli biondo grano, due occhi azzurri come biglie di vetro e..due segnetti sulle guance uguali a quelli del suo papà. Tre secondi, e lo amavo più della mia stessa vita
“Guardalo lì, mini Naruto..”
Sasuke si sedette al mio fianco, e con tocco leggero, spostò i capelli umidi appiccicati al mio viso. “Gran bel lavoro, Hinata..”
“Grazie..” mormorai, baciando la mano che il piccolo aveva posato contro la mia bocca. “Anche tu, però, hai la tua miniatura, al villaggio sai? Al femminile, ma uguale..”
Sasuke si voltò cosi velocemente nella mia direzione che credetti gli si svitasse la testa dal collo.
“Ma..avevi detto che Sakura era solo incinta, non che..”
“Ha partorito tre settimane fa. E’ una bambina, Sasuke, ed è meravigliosa..”
Lo visi andare alla deriva col pensiero. Si perse a contemplare mio figlio, ed ero certa che qualcosa in lui fosse scattato, a sentirmi parlare di sua figlia.
Mi concessi un breve lascito di tempo per riprendermi, poi acconsentì a farmi prendere in braccio, per essere riportata al villaggio. Stranamente, Sasuke non obbiettò, quando glie lo chiesi.
Arrivati alla soglia del villaggio, Notai subito un certo tumulto. Comprensibile: la moglie del settimo Hokage era sparita nel nulla incinta di nove mesi. Leggermente allarmante, come situazione.
Vidi molta gente in fermento, ma tra loro qualcuno in particolare, mi fece irrigidire tra le braccia di sasuke, che arrestò di colpo davanti al portone.
“Ma possibile che nessuno sappia dove sia andata? Non è mia abitudine parlare cosi, lo sapete, ma visto che da quando sono Hokage sanno tutti vita, morte e miracoli di quello che faccio, mi sarei aspettato che sapeste ogni cosa anche di mia moglie! Ah..DATTEBAYO!”
Naruto era là, visibilmente agitato, a torchiare le due guardie del portone del villaggio. Poi qualcosa parve attirare la sua attenzione. Il piccolo aveva emetto un piccolo urletto, disturbato dagli urlaci di suo padre. Non ne ero sicura, ma a mio modesto parere aveva reagito al DATTEBAYO, parola ufficiale della sua famiglia paterna. Vidi Naruto guardare nella nostra direzione. Lo vidi realizzare cosa aveva davanti..e lo vidi pietrificarsi sul posto. Le guardie giunsero al suo fianco, incuriosite. Poi le vidi assumere un atteggiamento bellicoso, e qualcuno tra la folla urlò “SASUKE UHCIHA HA LA SPOSA DELL’HOKAGE!”
Le guardie fecero per attaccare Sasuke, ma Naruto estrasse due code di Kurama, e bloccò loro la strada.
“Fermi, e giù quelle armi!” urlò. Le guardie obbedirono svelte, e le due code scarlatte svanirono. Naruto dunque fece per avanzare verso di noi, quando qualcuno alle sue spalle chiamò:
“Naruto!”
Naruto si girò velocemente, e alle sue spalle vidi Ino uscire di casa.. con Sakura sottobraccio. Avvertì il cuore di sasuke accelerare sotto la mia mano. Naruto corse incontro a Sakura e la prese tra le braccia. Ma lei guardava oltre..lei guardava Sasuke. I suoi occhi verdi smeraldo brillavano come non facevano da un bel po’, e di una lucentezza che solo Sasuke sapeva svegliare in loro.
Pochi metri ci dividevano, mille cose andavano dette. Poi, Naruto parlò:
“Allora..facciamo che io ti do la tua, e tu mi dai la mia? No, perché cosi non andiamo molto d’accordo, vecchio mio..”
Sentì distintamente sasuke soffocare il riso. Io e Sakura sospirammo. Cielo e terra potevano scambiarsi di posto..ma Naruto restava Naruto.
Sasuke dunque si fece avanti, e Naruto fece lo stesso. Con la coda dell’occhio, vidi Ino correre verso casa sua. Brava, buona idea, pensai, intuendo cosa stava andando a fare.
Sakura rimase appesa al mio braccio finché Naruto mi sfilava agitatissimo dalle braccia di Sasuke, l’aria allucinata di chi ha preso una botta in testa, gli occhi calamitati sul bambino.
“Se avevi in progetto di farmi morire, questa è la maniera più bastarda che potevi trovare, tesoro mio. Mi manca tanto cosi a fare un infarto. Tu..lui..oddio..”
Mi aveva adagiata su una panchina, e ora stava in ginocchio davanti a me, e carezzava la testa del bambino, ridendo e piangendo contemporaneamente. Sakura mi sorrise, carezzando la testina del mio primogenito.
“Hei..” mormorò Naruto prendendo suo figlio in braccio. “Che fai ancora qui, tu? Un patto è un patto..”
La fece aggrappare al suo braccio, e la diresse verso Sasuke, che si teneva in rispettosa distanza. Sakura indugiò appena, ma Naruto fu più furbo: fece finta di inciampare, facendo scivolare Sakura. Sasuke fu un lampo, e la prese al volo. Nell’aria, si sentirono fremere scintille, nel momento in cui i due si toccarono.
“Oh, è l’ultima volta che ti rimetto tra le sue braccia, vediamo di restarci, stavolta, eh!” rise Naruto, sedendosi accanto a me. Io gli diedi un colpetto, e gli indicai un punto verso il palazzo dell’Hokage, dove una trafelata Ino stava correndo verso di noi, un involtino di coperte rosa tra le braccia.
“Ed ecco in arrivo un più che valido motivo, per ancorare il signor Uchiha entro i benedetti confini del villaggio!” commentò, gaudente. Sasuke non parve afferrare subito, poi Ino gli si parò davanti minacciosa, e gli porse il fagotto, e allora capi. E per un attimo, mi chiesi chi tra Sakura e Sasuke sorreggesse chi. Sasuke era un uomo molto testardo,ma Naruto mi aveva detto che provava sincero pentimento per le azioni del passato da lui compiute, per non toccare il discorso Itachi. Tornare a casa era difficile per lui, camminare per quelle vie, sfiorare le mura di quelle case, respirare il profumo di quell’erba, sentire il vento soffiare in quei campi. Tutto gli mancava, di madre Konoha, ma il suo cuore sanguinava ancora troppo, e da troppe ferite.
Eppure, gli appena  45 cm e gli appena 4 chili di sua figlia Salada parvero cicatrizzarle tutte, e il dolore fu lenito all’istante. La luce nera degli nocchi di sasuke fu assorbita da una luce che solo un figlio regala a uno sguardo, e sasuke Uchiha risorse dalle sue ceneri grigie come una bella fenice scarlatta, e di riflesso la gerbera nell’anima di Sakura rimpolpò la sua corolla di nuovi petali color porpora. Incredibile cosa può fare una creatura cosi piccola e indifesa. Sasuke però rimase il ribelle di sempre, e sebbene abitasse stabilmente a Konoha, avesse sposato Sakura e riconosciuto sua figlia, Naruto lo teneva a stento al guinzaglio, ed era costretto a spedirlo sempre in giro per il mondo. Sakura però non si lamentava, e stava benissimo, quindi andava tutto bene. Finché, qualche anno dopo, un pomeriggio d’estate, un giorno che Sasuke era rientrato da una missione e ora indugiava sotto la doccia per respingere l’afa, sua figlia Salada rientrò da scuola corrucciata, scagliando lo zaino in un angolo.
“Salada, che modi, amore!” la rimproverò sua madre. Lei la guardò. Poi vide me.
“Ah si, scusa..ciao, zia Hinata, tutto bene?” disse sedendosi vicino a me.
“Che succede, sei arrabbiata?” le chiesi carezzando i suoi capelli corvini. Lei annui
“Con i maschi..sono stupidi!” rispose lei, rabbuiata. Poi perse lo sguardo fuori dalla finestra, e la vidi indugiare un sorriso, identico a quello che faceva suo padre. Sakura e io ci incuriosimmo, e guardammo anche noi. Il monte Hokage era là stagliato nel cielo, orrendamente deturpato da macchie e scarabocchi rosso fiamma. Io sospirai, vedendo una sagoma che scendeva a passo pesante lungo la fiancata della montagna, una figuretta più piccola super agitata tra le braccia. Io sospirai.
“Bolt, di nuovo..” commentai, esasperata.
“Naruto 2!” rise Sakura. “Beh, consolati, bellezza: se somiglia a suo padre in tutto, ti ritroverai un gioiello in casa tra un po’ di anni. Ho parlato con Iruka..ha talento, anche se è ancora un bambino, ed è molto forte..”
“Io odio i maschi..” mormorò Salada, fissando Bolt che si agitava tra le braccia di suo padre mentre scendevano dal monte Hokage. “Però lui..Dattebayo!”
Si avvertì un tonfo dal bagno. Salada sbuffò, spinse gli occhiali dalla montatura rosso Sharingan sul naso, e prese la porta sul retro per andare in giardino  giocare. Un istante dopo, Sasuke usci dal bagno, frastornato, i capelli un po’ lunghi e umidi attaccati al viso.
“Sei caduto?” chiese Sakura strofinandogli in testa l’asciugamano per asciugargli i capelli.
“No, è caduto il phon..” borbottò lui. Sembrava nervoso. “Sakura..senti se ho la febbre?”
Sakura, interdetta, posò amorevole la bocca sulla fronte del marito, poi sulle sue labbra. “No, sei fresco. Perché dici?”
“Ma che ne so.. Un momento fa stavo asciugando i capelli, quando all’improvviso..un brivido lungo la schiena mi ha fatto mollare il phon nel lavandino. Che sensazione orribile, non mi è piaciuta per nulla. E’ come se..avessi avvertito qualcosa di malevolo nell’aria. Ah beh..è rientrata Salada?”
Inforcò la porta sul retro, e uscì. Io e Sakura ci guardammo, e scoppiammo a ridere.
“Abbiamo scoperto una nuova abilità innata..” disse Sakura, le lacrime dal ridere.
“Si..” risposi io, il mal di pancia dalle risate. “Il chakra sensitivo.. dei papà!” 
  
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