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Autore: CainxAbel    06/03/2015    1 recensioni
"Certo che il Foam e il Legno stanno bene per costruire le armi".
"Li shippiamo?"
Fu così che nacque questa storia... i materiali in una veste umana ehehhehehe
Genere: Comico, Generale, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Yaoi
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
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Nella fantasia qualcuno trova surrogati di felicità, altri trovano risposte
 
“Penso che oggi avremo bisogno di rinforzi”.
Lan posò le mani sui fianchi. Il grande giorno era arrivato e sarebbe giunto assieme a cospicui guadagni. Aveva tanto pubblicizzato l’evento di Halloween su facebook e voleva che fosse organizzato al meglio. Canvas ne sarebbe stato felice. Nel frattempo, nell’attesa di ricompense, avrebbe lavorato al massimo, con impegno, ma non senza divertirsi. Aveva trovato che l’idea di indossare un costume da strega fosse troppo banale. Lan amava le fiabe e credeva che un costume da cappuccetto rosso non le stesse così male. Il rosso si intonava ai capelli. Sembrava un’unica folgorante fiamma, ma le parti bianche del costume erano imbrattate dal sangue finto che volutamente lei aveva sparso anche sulle braccia. Lan aveva curato anche la scelta delle scarpe, delle ballerine nere a cui aveva aggiunto un fiocco rosso. Le calze erano bianche e nemmeno quelle erano state risparmiate dal sangue finto.
“Come sto, Paper?”
Fece una piroetta e il diretto interessato alzò il pollice in segno di approvazione.  
“È vero” mormorò “ è una fortuna che oggi ci siano rinforzi, considerando la folla”.
I “rinforzi” erano rappresentati da due cugini, Jeans e Cotton *2. Il primo era alto e dinoccolato con una massa di capelli blu elettrico sparati in aria. Per l’occasione aveva strappato un po’ una t-shirt e dei pantaloni neri all’altezza del ginocchio. Con il make-up (opera di una Lan pignola che aveva insistito sulla perfezione di ogni particolare) sembrava uno zombie perfetto.
“Ho fame di cervelli” rise “ Cotton…”
Il cugino non smise di ridere. Era più basso di Jeans e aveva i capelli più chiari e ordinati, color del cielo. Cotton aveva una tuta gialla e una maschera antigas che si tolse.
“Stammi alla larga, schifoso zombie! Non mi infettare”.
“Infettato”.
Jeans lo bloccò e fece finta di mordergli la testa, sotto gli occhi divertiti di Lan e Paper.
“Foto!” strillò la ragazza.
Nella cesta di cappuccetto rosso nascondeva una macchina fotografica. Una gran bella Nikon, osservò incantato Paper, nei panni di un lupo mannaro. Si liberò della maschera. Stava sudando copiosamente e ancora prima che la festa iniziasse. Lan afferrò con maestria la Nikon e indietreggiò di qualche passo, scattando foto da diverse angolazioni. Cotton la guardò insofferente.
“Paper, difendimi da questo zombie!”
“Mi dispiace, ma mi piace la carne viva”.
“Sei crudele” si lamentò Cotton.
Lan rise, mentre si godeva le loro espressioni . Lei era una piccola e innocente cappuccetto rosso che rischiava di diventare vittima del lupo cattivo ( Paper), che tuttavia era anche la vittima prediletta della sua macchina fotografica. Si divertirono così, mentre Lan pensava già agli snack a forma di dita e a caramelle a forma di occhi. Aveva curato personalmente le decorazioni al Neko no hime. Al centro di ogni tavolo campeggiava una zucca illuminata da led rossi. Striscioni con streghe, vampiri e scheletri erano diventati parte integrante dell’ambiente e su qualche sedia era poggiato qualche scheletro di plastica che si illuminava al buio. Jeans e Cotton l’avevano aiutata con Paper, ma lei era la mente e loro le braccia. Dove lei non arrivava con la creatività, loro giungevano con la forza fisica e maggiore agilità. Proprio in quel momento udirono il cigolio sinistro della porta d’ingresso.
“Un fantasma!” esclamò allegramente Lan “ Che conto in sospeso avrà con i vivi?”
“Foam!”esclamò Paper poco dopo.
Il ragazzo sorrise, a disagio, mentre fissava incantato il nuovo aspetto del Neko no hime.
“Cosa ne pensi?” domandò Lan, sfoderando un sorriso a trentadue denti.
“Complimenti, è fantastico!”
“Aspetta, devo presentarti la squadra di salvataggio della serata. Ci sarà tantissima gente e questi due sono Cotton e Jeans. Non trovi carini i loro costumi?La sottoscritta si è occupata del make-up”.
Foam sorrise e si presentò. Si sentiva fin troppo a disagio. Lo stomaco era stretto in una morsa di ansia, mentre si guardava attorno, come se fosse alla ricerca di qualcosa. In realtà i suoi occhi cercavano Legno, senza riuscire a trovarlo. Il cuore gli parve sprofondare.
“Dov’è Legno?”
Sperava che fosse in bagno a cambiarsi che presto l’avrebbe visto nei panni di vampiro.  
“È strano, ma non è ancora arrivato” rispose Paper con aria pensierosa “ Di solito è puntuale a lavoro”.
“Avrà le sue buone ragioni” commentò Lan con un’alzata di spalle.
Quelle parole confermarono i sospetti di Foam. Quel bacio a cui aveva assistito era rimasto impresso nella sua mente. Era come un marchio di fuoco nel cervello e bruciava. Legno poteva giustificarsi in qualsiasi modo, ma quel ritardo era sospetto. Poteva benissimo improvvisare qualsiasi scusa, per poi stare solo con Leather. Al pensiero, respirare gli risultò doloroso. Non doveva importargli nulla: erano solo affari di Legno e lui era solo una palla al piede.
“Vado a cambiarmi” disse con un filo di voce.
Non adesso, resisti.
Aveva gli occhi lucidi al pensiero che forse non avrebbe trascorso la serata con Legno. Aveva tanto atteso quel momento…
Nel frattempo Lan stava parlando con Paper, Cotton e Jeans.
“A dire il vero, è strano che Legno sia in ritardo. Chissà se Foam avrà tutte le ragioni per essere preoccupato..”
Lan sospirò, mentre Paper le lanciò un’occhiata che voleva comunicare troppe idee inespresse.
“Porterà qualche bella ragazza” fischiettò Jeans “ Quando lavora, qui riscuote un certo successo, no?”
“Cosa vuoi dire? Che io e Paper siamo da buttare via?”
Lan piantò le mani sui fianchi, scoccandogli un’occhiataccia e piegando le labbra in una smorfia irritata. I suoi passi fecero un rumore sinistro sul pavimento. Paper temeva che avrebbe potuto ridurre Jeans in briciole per la sua affermazione.
“Sai che non intendevo questo” tentò di scusarsi lui, scuotendo di continuo la testa.
“Lo spero per te”.
Lan fece un respiro profondo. Non solo si stava impegnando nella riuscita dell’evento di Halloween, ma doveva pure sentirsi dire che lei e Paper non erano abbastanza carini! Alzò la testa con orgoglio, come a voler ignorare Jeans e i suoi tentativi di pacificazione. Paper le sussurrò di lasciar perdere, ma non riusciva a immaginare come Lan fosse permalosa, senza contare che con il costume da cappuccetto rosso e i suoi capelli pareva una fiamma ardente. Paper temette di poter essere arso vivo. Non ebbe il tempo di soffermarsi su quella riflessione. Presto arrivò Foam, nei panni di vampiro. Il mantello nero era un po’ troppo lungo e quasi arrivava a terra. Inoltre era strano vederlo con quei canini accentuati. Avrebbe faticato a parlare normalmente, senza contare che agli occhi di Lan i colori scuri non stavano bene a Foam. Quelli sembravano piuttosto adatti a Legno, ma forse far vestire Foam come una creatura della notte avrebbe avuto dei risvolti interessanti. Pareva ancora turbato e in febbrile attesa. Si guardava attorno, con aria smarrita. Era ancora alla ricerca di Legno.
“Foam, tranquillo, sono sicura che arriverà” Lan tentò di risultare rassicurante.
“E in bella compagnia” sghignazzò Jeans.
Cotton gli pestò un piede e Lan sbuffò, scuotendo la testa con disappunto. Gli avrebbe mollato un ceffone in quel momento, ma provò a non pensare a quanto fosse irritante.
“Foam, ho bisogno di aiuto con i succhi di sangue… volevo dire, di frutta. Mi devi consigliare tra mirtilli, mirtilli rossi o frutti di bosco”.
Gli afferrò un braccio e lo trascinò lontano dagli altri, persino da Paper che pareva disorientato quanto lui. Lan gli sorrise vicino al bancone, mentre fingeva di prendere qualcosa.
“ È carino da parte tua preoccuparti per Legno” ammise, alzando le spalle.
Sfiorò dei bicchieri di vetro, come se fosse indecisa sul da farsi. Foam la seguì con lo sguardo, le lanciò una rapida occhiata e si coprì ancora di più col mantello. Aveva davvero freddo.
“Forse Jeans ha ragione” disse, esitando “ Legno non verrà da solo. Credo che Leather sarà con lui. Penso che sia.. la sua ragazza”.
Si imbarazzò nel pronunciare quelle parole e Lan ridacchiò, ma non per prenderlo in giro. Si voltò all’improvviso, inchiodandolo con lo sguardo.
“Legno fidanzato” rise “ Credo che sarebbe l’inizio dell’apocalisse. Non l’ha mai detto apertamente, ma da come parlava, credo che Leather gli piacesse, ma poi ha iniziato a tacere l’argomento. Suppongo che le cose tra loro non siano andate per il verso giusto”.
Per un attimo Foam avvertì un nodo che gli serrò lo stomaco in  una dolorosa morsa. Per qualche istante si immaginò di aver udito un “ per fortuna” pronunciato da Lan. Tenne lo sguardo inchiodato al pavimento.
“Su, a zia Lan puoi parlare” lo incoraggiò lei.
Foam si sfiorò una guancia. Si sentì avvampare: non era il tipo che si sarebbe confidato con qualcuno all’infuori di Iron e Plexi.
“Non è niente e poi è strano. Voglio dire, sono un suo amico, ma so che se uscisse con Leather  sarebbe tutto diverso”.
“In che senso?”
I magnetici occhi verdi di Lan erano in qualche modo rassicuranti. Gli avrebbero fatto sputare il rospo. Il nodo allo stomaco forse si stava estendendo al resto delle viscere.
“Spesso quando si fidanzano, molti si dimenticano dei propri amici”.
Lei sorrise comprensiva.
“Certo, molti spariscono, ma credo che Legno non farebbe lo stesso. Ti darebbe comunque fastidio?”
“Mi dispiacerebbe non vederci spesso e poi…”
Foam non seppe come esprimere il resto. Era un misto di frustrazione, malessere e senso di impotenza di fronte alle situazioni, come quello che spesso avvertiva quando era in balia di Gold e Silver. Se Legno avesse iniziato ad allontanarsi da lui, avrebbe provato un senso di perdita irreversibile. Lan gli rispose con un sorriso con cui in verità avrebbe voluto comunicare qualcosa che lui non colse.
“Credo di aver capito” il suo sorriso si allargò sempre più.
“Cosa?” domandò perplesso Foam.
Lei con una rapida scrollata di spalle finse di rimangiarsi ciò che aveva detto.
“Aiutami con i succhi di frutta”mormorò.
 
Jeans, Cotton e Paper si trovarono a dare il benvenuto ad altri due ragazzi che erano arrivati. Uno di loro indossava una maschera da lupo, camicia azzurra e pantaloni neri, volutamente strappati in più punti. L’altro, di gran lunga più basso di lui, era vestito da fantasma con una maschera bianca e un lenzuolo che avvolgeva il corpo magro.
“Fantastico, i lupi mannari potranno formare un branco!” esclamò allegramente Paper.
Il ragazzo si tolse la maschera.
“Certo, contro i vampiri”.
“Bronzo, non c’è bisogno di mostrare così presto il tuo brutto muso” sbottò il ragazzo vestito da fantasma.
“Le lenzuola dovrebbero stare al loro posto e in silenzio”.
“Non dovresti parlarmi così. Senza gli occhiali sei cieco”.
Bronzo fu sul punto di pestare il lenzuolo bianco e far rotolare Rame sul pavimento, ma da bravo re dei compromessi finse che non fosse accaduto nulla. Dopotutto era la sua specialità.
“Un branco di lupi mannari contro un solo vampiro. Siete dei cattivi ragazzi”.
Lan tornò poco dopo in compagnia di Foam, che sorrise timidamente, a disagio. Bronzo e Rame erano convinti di averlo incontrato, forse perché era fin troppo presente nei discorsi del club, senza contare che l’avevano incrociato nei corridoi, soprattutto negli ultimi tempi, sempre in compagnia di Legno. Foam esitò a presentarsi. Temeva di poter dare una pessima impressione come al suo solito, ma strinse la mano a Bronzo e a Rame e si presentò, di sua iniziativa.
“Tranquillo” ridacchiò Bronzo “ I lupi mannari non si coalizzeranno contro di te”.
“Allora devo sentirmi onorato” scherzò Foam.
Bronzo sorrise appena, poi lanciò una rapida occhiata a Rame che serrò forte le braccia al petto.
“Rame, per favore, non bere stasera” gli raccomandò.
“Fanculo, Bronzo, non sono un bambino. Solo acqua e succo di frutta stasera, lo so”.
Bronzo trasse un lungo sospiro. Per una volta Rame avrebbe dovuto mettersi nei suoi panni. Non era stato lui a trascinare un amico ubriaco fradicio fino a casa. Non era stato lui a sorbirsi i deliri su Leather e la sua epica bellezza e non aveva sopportato frasi sconnesse, il continuo barcollare e parolacce, anche inventate.
Foam rise e si sfiorò la nuca, imbarazzato.
“Nemmeno io reggo molto bene l’alcool” confessò “ Non mi sono mai ubriacato, ma non ci tengo nemmeno a provare”.
“Non lo provare!”sbottò Rame irritato, mentre le guance gli divennero rosse come fragole.
Foam sentì il cuore alleggerirsi per qualche attimo. Prese a battere furiosamente al pensiero che Legno non fosse ancora arrivato. I clienti iniziarono ad affollare il Neko no hime e ogni volta che si apriva la porta, Foam covava la speranza che Legno stesse per arrivare. Più il tempo passava, più tentava inutilmente di placare il turbamento che provava parlando con Bronzo, Rame, Lan e Paper. Con Jeans e Cotton non si sentiva a suo agio. Era come se fossero pronti a deriderlo, ma in realtà non ne avevano nemmeno l’intenzione.
“Ci ha abbandonati” sentenziò cupamente Lan “ Che testa di legno! Non si fa”.
Sbuffò rumorosamente, mentre Foam avvertì un dolore all’altezza dell’addome, come se qualcuno l’avesse colpito ripetutamente allo stomaco. I suoi sospetti si intensificarono, avvertì un pizzicore agli occhi. Doveva divertirsi, pensò, scuotendo la testa con vigore. Trasse un sospiro, profondo come la sua inquietudine. Attese. La porta si aprì innumerevoli volte prima che Legno varcasse la soglia del Neko no hime. Foam sollevò la testa con un sorriso, come se fosse libero da un peso insostenibile.
“Senpai!” esclamò contento.
Se non fosse stato così dannatamente timido, l’avrebbe abbracciato. Sarebbe stato il suo modo per assicurarsi che fosse davvero lì.
“Vado a cambiarmi” mormorò lui.
Foam lo vide scuro in volto e la sua apprensione crebbe a dismisura, stringendogli lo stomaco in una morsa difficilmente sopportabile.
“Aspetta” lo guardò negli occhi e si sentì imbarazzato nel farlo “ Hai parlato con Leather,vero?”.
Legno parve seccato da quella domanda. Sarebbe stato facile sbarazzarsene con una scrollata di spalle, ma si limitò a annuire. Le sue iridi apparivano infuocate, un inferno rovente che paralizzava i muscoli e che non perdonava. Foam indietreggiò, senza riuscire ad articolare una frase di senso compiuto, mentre si sentiva sempre più lontano da lui. Sospirò. Dopotutto rimaneva il solito sfigato e quasi gli andava bene così.
“Brutto momento per Legno” commentò Jeans “ Forse ha litigato con la ragazza”.
“Ti ricordo che non è fidanzato” sbuffò Lan.
“Allora perché non ci provi, Lan? Hai campo libero”.
“Non mi fidanzo con marmocchietti di 19 anni, per tua informazione. Foam, non dar retta a questo idiota. Il suo neurone soffre di solitudine, capiscilo”.
Foam si sarebbe concesso una risata se non si fosse sentito così teso. Era come se il suo corpo fosse fuori controllo: le gambe gli tremavano e la mente era annebbiata dall’ansia.
“Legno dovrà lavorare un bel po’ per farsi perdonare dopo tutto il ritardo che ha fatto” annunciò Paper.
Lan alzò il pollice in segno di approvazione. Non passò molto tempo prima che Legno ritornasse da loro. Foam notò che il costume da vampiro gli stava davvero bene addosso. Era leggermente aderente sul petto e il mantello scendeva fin quasi a terra. Il suo sguardo aveva qualcosa di feroce e misterioso, perfetto per il ruolo che doveva recitare. Il nero e il rosso erano colori perfetti per lui. Foam, invece, avvertì un certo disagio. Era basso e ridicolo rispetto a lui. Per qualche istante Lan guardò Legno incantata, gli occhi che parevano scintillare.
“Figo è l’unica parola che può descriverti in questo momento”.
La ragazza sorrise, inclinando leggermente la testa. Era armata della sua macchina fotografica, che tirò fuori subito dalla cesta di Cappuccetto rosso. Legno fu investito in pieno dal flash e si coprì gli occhi con le mani.
“Sei impazzita?”
“Fotofobico” commentò lei con una risatina “ Esattamente come dovrebbe essere un vero vampiro. Ci tocca lavorare, miei cari”.
Foam si guardò attorno disorientato, ma i suoi spauriti occhi da cucciolo si soffermarono su Legno. Avrebbe voluto fargli delle domande, ma quello sguardo intenso e truce l’avrebbe messo a tacere. Sembrava sapere ciò che desiderava.
“Non vuole vedermi” pensò sconsolato.
Non era nemmeno sicuro che gli importasse così tanto della festa. L’allegria di Lan, Paper e degli altri non riusciva a contagiarlo. Era come se non riuscisse nemmeno a meravigliarsi dei costumi che la gente sfoggiava al Neko no hime: streghe, vampiri e fantasmi erano i più gettonati, ma c’erano anche numerosi zombie e diavoletti.
“Foam, è vero, ho parlato con Leather”.
Al diretto interessato parve mancare la terra sotto i piedi. Non trovò abbastanza coraggio per proferire parola. Legno sembrava a disagio.
“Ho parlato con lei e l’ho mandata a fanculo”.
Sorrise come al solito, uno di quei sorrisi sghembi e beffardi che provocavano l’interlocutore. Con i canini da vampiro il tutto sembrava più inquietante.
“Non mi faccio prendere in giro da una come lei”.
Lo disse con una calma glaciale, ma era solo apparenza. Ribolliva segretamente di rabbia e lui non era bravo a celare le sue emozioni. Foam lo guardò stupito e per quanto detestasse ammetterlo, si sentì sollevato. Il suo egoistico desiderio di poter restare vicino a Legno poteva essere soddisfatto.
Che persona orribile sono! Legno starebbe meglio senza di me che gli ronzo intorno.
Con quelle tristi considerazioni, lanciò una rapida occhiata a Legno. Il ragazzo finse di non notarlo.
 
Leather era stata sfacciata a trattenerlo in stazione. Il rumore dei suoi tacchi sul freddo pavimento era peggiore del chiacchiericcio generale.
 
Trasse un sospiro, cercando di scacciare quei momenti spiacevoli, ma ritornavano, avvinghiandosi ai suoi pensieri.
 
“Si può sapere cosa ti è saltato in mente? Le voci correranno e so che per te non c’è nulla di più importante di sentirti importante”.
Aveva pronunciato con disprezzo quelle parole e lei non si era minimamente scomposta. Si guardò a lungo le mani prima che lo sguardo incontrasse il suo.
“Volevo prendermi ciò che voglio”disse con un filo di voce, quella voce bassa e sensuale che era solita attirare i ragazzi come il nefasto canto di una sirena.

“Non riuscirai a imbrogliarmi e usarmi come vuoi. Avevi ragione quella volta, sai? Siamo due mondi diversi”.
“Aspetta, Legno, adesso…”
Lei gli sfiorò la spalla e lui si voltò di scatto.
“Ho solo una parola da dirti: fanculo. Dovresti giocare con le bambole, non con le persone”.
Si era allontanato da lei con quelle parole, con la promessa di iniziare una guerra contro tutto ciò che ostacolava la sua felicità. L’avrebbe trovata? Sarebbe giunta la sua primavera o sarebbe rimasto un albero avvizzito dal gelo delle  delusioni?
 
“Ehi,Legno, il cibo non cade da solo sui piatti e i succhi non finiscono nei bicchieri. Devi farti perdonare”.
Con un lungo sospiro, Legno raggiunse Lan. Il mantello da vampiro rosso e nero frusciò sul pavimento. Lan lo guardò con gli occhi spalancati dallo stupore. Legno era uno dei migliori vampiri che aveva visto. Aveva un punto in più rispetto a un Edward Cullen: non brillava alla luce come le ali di una fatina. Aveva piuttosto quel sorrisetto beffardo tipico di un Damon Salvatore. Lan emise un gran sospiro che pareva un lamento. Era un sintomo della malattia che aveva orgogliosamente contratto, da lei stessa battezzata “ fangirlite”, quel fissarsi su qualcuno di irraggiungibile e fantasticare. L’unica imperfezione di Legno, considerò amaramente, era nel suo carattere. Il suo orgoglio avrebbe fatto di tutto per abbandonarlo alla solitudine. C’era qualcosa che non andava, eppure non l’avrebbe confessato nemmeno sotto tortura.
“Guarda!” esclamò Lan “ Quanto cibo delizioso! Peccato che sia per i clienti”.
Legno non riuscì a sorridere e la giovane alzò le spalle. A lei bastavano snack che somigliavano a dita, caramelle che parevano occhi e succhi ai mirtilli rossi che sembravano sangue per poter essere soddisfatta. Era così sbagliato? Lei e Legno iniziarono a servire cibo e bevande, aiutati da Paper, Jeans e Cotton che intimarono a Foam di restare al suo posto, nonostante desiderasse dare una mano. Si sentì fissato, nonostante non riuscisse a scrollarsi quella sensazione. Non vedeva nemmeno il volto di chi lo stava guardando perché era coperto da una maschera bianca con una rosa nera, eppure quegli occhi color vino lo stavano fissando con spaventosa intensità. Si conoscevano, era davvero una paranoia o qualcuno lo stava guardando? Forse scappare non sarebbe stata una pessima idea: quello sguardo stava studiando ogni suo singolo movimento, come se cercasse una breccia o un’esitazione. Un brivido gli percorse la schiena, intimandogli di tornare a casa, definendo quella una serata da dimenticare.
“Abbiamo un po’ di tempo per noi” annunciò Paper.
“E questo significa tante belle foto” Lan completò la frase per lui.
Si udì una specie di “no” irritato, borbottato tra i denti. Apparteneva a Legno che avrebbe dato qualsiasi cosa per rimanere da solo.
“Mi dispiace, Legno, ma sei tu la star” Lan gli puntò l’indice  all’altezza del petto“ Le ragazze ti stanno mangiando con gli occhi e con più appetito degli snack, senza contare che dobbiamo avere qualche foto ricordo e le più belle sulla pagina facebook dell’evento. Non ho dimenticato nemmeno te, Foam. Voglio, anzi esigo, scatti vampireschi di voi due”.
“M-ma..”
Foam non riuscì a protestare e i borbottii irritati di Legno furono soffocati dall’entusiasmo di Lan, che mandò Jeans e Cotton a servire altri clienti. Prese la macchina fotografica e tentò di far avvicinare Foam e Legno alle decorazioni di Halloween. Nelle prime foto si limitarono a stare l’uno di fronte all’altro, ma a Lan non bastava. A Foam fu sufficiente il contatto visivo diretto con Legno per sentirsi in imbarazzo.
“Non siete espressivi” li rimproverò  Lan “ Non trasmettete quel qualcosa. Che fine ha fatto il tuo sguardo intenso, Legno? Foam, non dovresti avere quell’espressione spaventata. Non morde! Forse è questo il punto…”
I suoi occhi verdi si fecero improvvisamente grandi. Brutto segno, constatò Legno: aveva in mente qualcosa che non gli sarebbe piaciuto.
“Legno” Lan sorrise in modo sinistro “ Una mano sul fianco di Foam e… più vicini”.
Cosa ci stai chiedendo? Sei pazza?
Foam arrossì vistosamente, mentre senza fiatare Legno gli sfiorò un fianco. Fu come se un’ondata di calore si stesse irradiando in tutto il corpo.
“Senpai, perché la stai ascoltando?”
“Poi nessuno la sopporterebbe più” rispose prontamente Legno in un sussurro, con un sorriso sghembo.
“M-ma.. siamo ridicoli”.
In tutta risposta Legno gli strinse il fianco con più forza e lo attirò a sé.
“Bravo il nostro Legno, continua così!” strillò Lan, scattando foto a raffica.
Foam era tutto un tremito. Si sentiva osservato e Legno era così tremendamente vicino. Non riusciva a non pensare al fatto che lo stesse tenendo stretto in quel modo. Era solo per delle foto, ma era comunque imbarazzante.
“Più vicino” si lamentò Lan “ Deve sembrare che stia succhiando il sangue a Foam”.
Solo all’udire quelle parole, il diretto interessato arrossì ancora di più. Legno gli fece inclinare leggermente la testa e avvicinò appena il viso al suo.
“Muoviti a scattare quella foto”.
“Non mi piace” Lan sbuffò “ Quale parte di più vicini non vi è chiara? Deve sembrare davvero che voglia succhiare il suo sangue, anche se siete vampiri, e invece pare che vogliate evitarvi come la peste”.
“Ho capito”.
Legno le scoccò un’occhiata seccata e Foam sentì il suo respiro sul collo. I suoi denti da vampiro quasi lo sfiorarono. Le gambe per poco non ebbero un cedimento: era troppo per lui. Stava per balbettare qualcosa di sconnesso, mentre il flash della macchina fotografica rischiava di accecarlo. Si sentiva esposto agli sguardi degli altri, eppure protetto per come Legno lo stava tenendo stretto. Paper li guardò in silenzio, mentre Lan sembrava non saziarsi mai delle foto.
“Possiamo lasciarli per oggi” ridacchiò lui “ Non c’è bisogno di fare un album solo su loro due”.
“Paper, hai ragione, peccato che abbia ancora 600 foto da scattare. Troveremo qualcos’altro da riprendere”.
Legno tirò un sospiro di sollievo, guardando Paper con gratitudine. Foam fu libero dalla sua stretta e si sentì turbato. Da qualche parte quegli occhi color vino lo stavano ancora studiando, ne era sicuro. Il cuore gli batteva troppo forte ed era impossibile scrollarsi di dosso il pensiero di aver avvertito il respiro di Legno sul collo. Jeans corse da loro, chiamando Legno.
“Un cliente desidera parlare con te. Tavolo 12” annunciò lapidario.
Legno sbuffò seccato e si incamminò in quella direzione. Foam avvertì di nuovo quel disagio. Non stavano parlando e nella sua mente regnava solo caos e confusione. Legno provò a mantenere la calma. Dopotutto doveva conservare tranquillità e decoro di fronte all’individuo mascherato e vestito di bianco. L’avrebbe riconosciuto senza che parlasse, tuttavia quest’ultimo si tolse la maschera, posandola sul tavolo.
“Ciao, cuginetto”.
Sorrise, mettendo in mostra una fila perfettamente dritta di denti. Legno sapeva che li metteva fin troppo spesso in mostra quando voleva qualcosa di perfido.  Era suo cugino, adorabile come un calcio nei coglioni. In quel momento i suoi capelli color sabbia erano scompigliati. Erano mossi e leggermente più corti di quelli di Legno e i suoi occhi color vino lo fissarono divertiti. Le labbra sottili si piegarono in una specie di ghigno.
“Volevo dirti una cosa: sai che quel tuo amico dai capelli color arcobaleno è proprio carino? Ho avuto il tempo per studiarlo bene”.
“Stagli alla larga, *3Cart. Lo dico per te, poi potrei non rispondere delle mie azioni”.
Cart lo guardò con aria di sufficienza, poi distolse lo sguardo da lui.
“Credevo che ti piacesse Leather. Cambi idea in fretta, sai? Non dovresti buttarti così in fretta su altro, per compensare le delusioni”.
Se non si fosse trovato a lavoro e Cart non fosse stato un cliente, avrebbe battuto un pugno sul tavolo e poi quello stesso pugno avrebbe colpito in pieno il cugino. Cart era sempre stato così. Compariva nel momento giusto per rovinargli la vita. Il suo era uno spettacolare e orribile talento.
“Cart, ti avviso, punta qualcun altro. E che il succo ti vada di traverso”.
Legno posò il bicchiere sul tavolo e gli voltò le spalle. Era bastata la sua presenza a peggiorare quella che si era già preannunciata una serata da dimenticare.
Lo sguardo di Cart si posava sempre su Foam e Legno tentava di non pensarci. La vista del cugino era insostenibile. Gli sarebbe toccato sopportarlo, come ad esempio i suoi genitori che fingevano di aver ricomposto gli screzi. Non avrebbe saputo dire cosa fosse peggio, ma forse la risposta poteva essere nella patetica recita della famiglia perfetta, peccato che con lui non funzionasse. Per giunta Cart era pronto a sottrargli ciò che rendeva i suoi giorni meno grigi. Non gliel’avrebbe permesso. Il succo ai mirtilli rossi non l’avrebbe distratto per molto e cercò Foam con lo sguardo. Stava parlando con Lan e Paper e sembrava imbarazzato.
“Sei tenero, Foam. Ho già in mente dei costumi adatti a te per i prossimi eventi”.
“Niente di strano, vi prego” farfugliò lui.
“Parola di cappuccetto rosso”.
Foam trasse un gran sospiro e alzò appena la testa per incontrare lo sguardo di Legno.
“Tutto a posto, senpai?”
“Sì, come al solito” borbottò lui.
Afferrò saldamente il polso di Foam che lo guardò sorpreso, con i suoi grandi occhi color nocciola spalancati.
“Mi stai facendo male. Che ti prende?”
Legno pareva turbato. Non era bravo a nascondere le emozioni e il suo orgoglio di non volerle ammettere l’avrebbe condotto alla solitudine. Al pensiero Foam avvertì un’ondata di compassione per lui, ma poi il suo cuore affondò in un mare di angoscia. Di nuovo quella maschera bianca…
“Perché non presenti tuo cugino, Legno?”
Cart si tolse subito la maschera e lanciò un’occhiata eloquente al diretto interessato, accompagnata da un sorriso arrogante, come se tutto gli fosse dovuto.
“Foam, lui è Cart, sfortunatamente mio cugino”.
“Potevi risparmiarti quello sfortunatamente. Sai come è strano Legno”.
Cart strinse la mano a Foam che evitò il suo sguardo.
“P-piacere di conoscerti” mormorò “ Mi chiamo Foam”.
Le gambe erano pronte a scattare per dileguarsi anni luce da Cart, ma la sua voce fu sovrastata dalla musica.
“Suppongo che sia il momento di ballare. Dobbiamo andare, Cart. Dovevi portare un po’ di compagnia”:
“Aspetta, senpai…”
La presa di Legno si fece sempre più forte, mentre lo trascinava in mezzo alla folla che stava iniziando a scatenarsi. Sentiva Legno così teso, la mano sembrò avere un tremito. Legno volle ricomporsi e piantò gli occhi nei suoi. Foam si trovò ad abbassare lo sguardo.
“Non lo sopporto” bofonchiò.
“A me fa paura” farfugliò Foam.
“È solo il mio odioso cugino”.
Gli afferrò un braccio, attirandolo di qualche centimetro più vicino. Una specie di sorriso soddisfatto aleggiò sulle labbra di Legno.
“Divertiamoci”.
“ È strano sentirlo dire da te, senpai”.
Gli occhi di Legno sembrarono particolarmente accesi in quel momento. Non avrebbe saputo dire con certezza se la situazione gli piacesse o meno. Foam tenne gli occhi fissi su Legno. Per quanto fosse imbarazzato, non riusciva a guardare altrove.
“I vampiri devono dare spettacolo”.
Il sorriso era provocante e accese qualcosa in Foam, come fuoco sulla benzina. Non avrebbe saputo definirlo, ma non pensarci sarebbe stato più facile. Era tremendamente complicato, soprattutto nel momento in cui Legno gli circondò le spalle con un braccio. Si sentiva protetto e in qualche modo sollevato. Era sicuro che una ragazza si sarebbe trovata bene tra le braccia di Legno. Dopotutto per lui le conquiste non sarebbero state difficili. Chissà chi sarebbe stata la fortunata: se non fosse toccato a Leather, sarebbe capitato a qualcun’altra. Al pensiero gli occhi gli brillarono. Era come se sentisse di non volerlo accettare, ma lui era facilmente sostituibile e Legno sarebbe andato tranquillamente avanti senza di lui. Ma lui poteva fare lo stesso? La musica scivolò via dalla sua mente, era come se non esistesse.
“Foam, è successo qualcosa?”
“S-scherzi, senpai? Hai ragione, dobbiamo divertirci”.
Tentò di sorridere, ma quel finto sorriso si spezzò. Non sapeva fare nulla, nemmeno recitare.
“È solo che.. almeno per stasera, non sparire”.
Fu come se degli aghi gelidi si fossero insinuati nel suo petto, ma quella sgradevole sensazione si dissipò tra le braccia di Legno. Stavano ballando, ma era come se si stessero abbracciando teneramente. Avrebbe fatto di tutto per prolungare quel momento e per qualche istante non gli importò se qualcuno li stesse guardando. Appoggiò la testa sul petto di Legno, il cuore lacerato da emozioni contrastanti. Era giusto o no? Stavano facendo una figuraccia o nessuno stava facendo caso a loro? Abbassò la testa. Il cuore di Legno stava battendo forte, come il suo. Avrebbe voluto dire tanto, ma si  limitò a restare in un silenzio teso e imbarazzato. Legno si sarebbe potuto sbarazzare facilmente della sua presenza, ma non lo stava facendo.
In fondo è così semplice. Basterebbe lasciarmi andare e trovare una scusa. Perché spingersi a tanto?
Foam era come cullato dalla musica e dai movimenti di Legno, che gli afferrò una mano. Le loro dita si intrecciarono e Foam arrossì nel constatare che Legno aveva delle belle mani. Il palmo era largo e le dita affusolate. Avevano una presa forte, ma con lui era diverso. Aveva la sensazione che Legno lo sfiorasse come se fosse fatto di vetro. Foam deglutì rumorosamente, mentre si trovava a guardare le loro mani. Legno non faceva nulla per nasconderle e con l’altra gli circondò la vita. Per qualche attimo a Foam parve che la testa vorticasse a folle velocità.
“S-senpai”.
Balbettò, arrossì e cercò di guardare Legno. Gli sembrava che il corpo si fosse alleggerito. Si era immaginato quel lungo e rumoroso sospiro femminile, molto probabilmente di Lan? Legno gli tenne la mano e l’avvicinò sempre più al suo viso. Foam si sentiva come paralizzato, mentre le labbra di Legno ne sfiorarono il palmo. Fu come se una scarica elettrica gli avesse percorso il braccio. Legno sorrise: il suo sguardo era di un’intensità disarmante.
“Smettila di guardarmi così, è imbarazzante!”.
Foam non ebbe il coraggio di pronunciare quelle parole: quelle iridi rosse l’avevano catturato. Il suo sguardo era prigioniero di quello di Legno. Era come se le labbra di Legno avessero lasciato una specie di marchio sulla pelle.  Si sentiva ardere dall’imbarazzo, mentre il ragazzo gli sorrideva con aria di intesa.
“Legno, è un vero peccato lasciare tuo cugino da solo”.
L’espressione del ragazzo mutò improvvisamente alla vista di Cart. Foam avrebbe voluto sparire, mescolarsi alla folla, fiondarsi verso la porta e uscire.
“Che male ho fatto?”
Se lo chiese, mentre quei sinistri occhi color vino si fissavano nei suoi. Era pronto alla fuga, in fondo mancava poco, poi Cart gli afferrò un braccio.
“Te lo porto via per poco, Legno”.
Foam guardò il diretto interessato con espressione supplichevole.
“Non rompere, Cart!”
“Cugino maleducato. Come fai a sopportarlo, Foam?”
Il ragazzo avrebbe voluto rispondere, ma aveva troppa ansia addosso. Come se i guai non fossero abbastanza, arrivarono anche Jeans e Cotton.
“Abbiamo qualche problema con le luci e sai cosa può combinare Lan con i cavi? Meglio non immaginarlo!” esclamò Jeans “ Non vorrei che per colpa di una zucca luminosa faccia saltare qualcosa. Legno, aiutaci”.
Il diretto interessato sbuffò rumorosamente e scoccò un’occhiata spaventosamente truce a Jeans e Cotton e una ancora più intensa a Cart che sorrise trionfante, mentre afferrava un braccio di Foam, che constatò terrorizzato di essere in trappola. Jeans, Cotton e Legno lo lasciarono solo. Fu tentato di tirare su col naso, come se stesse per piangere. Mentre altri si divertivano a ballare, il suo ballo si stava trasformando in un incubo infernale. Faceva di tutto per evitare Cart ed essere sfiorato da lui. Era fastidioso e pur di evitarlo rischiava di cadere. I suoi occhi cercavano una via di fuga, ma soprattutto Legno. Sperava nel suo fulmineo ritorno per salvarlo da quell’incubo.
“Quando sei imbarazzato, sei adorabile” ridacchiò Cart.
“Ehm, ti sbagli. Sono ridicolo. Ecco, forse dovrei andare…”
Foam trasse un gran sospiro nel tentativo di divincolarsi dalla presa di Cart. Avrebbe voluto rendersi invisibile e sgusciare via senza salutare nessuno, tranne forse Legno. Era stata una recita divertente ed era stata fin troppo carina da parte sua. Tenerlo stretto in quel modo, permettergli di appoggiare la testa sul suo petto e baciargli la mano: al pensiero arrossì.
“La prossima volta gli dirò che non sono una principessa”.
Se lo promise, ma dovette confessare che l’accaduto l’aveva reso felice, facendogli dimenticare i suoi problemi. Voleva fuggire dalle grinfie di Cart e fu sul punto di farlo.
“Ehi, Cart, Foam ha fretta e deve tornare a casa. Sua madre sarà preoccupata per lui. Dopotutto non è uno studente universitario nullafacente come te”.
La voce di Legno parve risvegliare Foam, che si trovò a sorridere, anche se tentò di nasconderlo. Forse era salvo. Ne ricevette la conferma quando Legno gli afferrò un braccio e Cart lo guardò come un cane rabbioso che aveva perso il suo osso. Foam era libero dalle sue grinfie e gli occhi gli brillarono di gioia.
“Legno-senpai aveva promesso di accompagnarmi a casa” mormorò, lanciando una rapida occhiata al diretto interessato.
Una bugia non avrebbe guastato, pensò col cuore che si faceva più leggero. Legno lo trascinò lontano da Cart, ma anche dalla festa.
“Dove stiamo andando, senpai?”
Non era nemmeno l’uscita e Legno non rispose.
“Lavorare qui ha i suoi vantaggi. Saremo al sicuro”.
Il sorriso di Legno si allargò a dismisura quando tirò fuori delle chiavi. Qualsiasi cosa pur di trovarsi lontano da Cart, pensò Foam alla vista di Legno che aprì una porta che conduceva in un luogo a lui totalmente sconosciuto.
Era tutto buio ed era sicuro che l’ambiente fosse piccolo e angusto. Solo quando Legno accese la luce, tutto apparve più rassicurante ai suoi occhi. Non era una stanza grande, ma solo perché era una specie di magazzino dove era stipato ogni genere di costumi: completi da pirati, gonne di velluto, vestiti da principessa, nastri, tulle, scialli di ogni colore, turbanti, guanti, scarpe col tacco a spillo, zeppe, stivali, ballerine e fiocchi.
“C’è tutto.. wow” farfugliò Foam.
“ Per i gusti di Lan mancano un po’ di kigurumi” spiegò Legno “ Vorrebbe farmene indossare uno da lupo. Nemmeno se mi pagassero”.
“Perché no?”
“Perché no e basta. Sei tu quello che sta bene con i kigurumi, soprattutto quello da gatto”.
“In realtà è l’unico che ho indossato” obiettò Foam.
“Lan te ne farà provare altri, ne sono sicuro”.
“Senpai, glielo permetterai?”
“Non le direi di no”.
Foam rimase in silenzio imbarazzato, mentre Legno si chiudeva la porta alle spalle.
“Qui Cart non ci disturberà”.
Un sorriso sghembo affiorò sul viso di Legno. Foam fece di tutto per evitare il suo sguardo. Lo imbarazzava:  nei suoi occhi rossi come il tramonto sorgeva spesso la determinazione. Lui , invece, si sentiva così insignificante. Il suo unico atto di “ coraggio” era stato di fronte a Stagno, ma poi davanti a ciò che provava avrebbe voluto fuggire.  
“Senpai” la sua voce suonò fin troppo bassa anche alle sue orecchie “ È vero che hai mandato a quel paese Leather?”
“Sì, però devo dirtelo, Foam. In passato lei mi piaceva davvero”.
Un’ombra parve aleggiare sul volto di Legno. Odiava pensarci e dall’altra parte il ragazzo avrebbe voluto cancellare quei ricordi.
“Lo immaginavo” la voce di Foam si ridusse a un sussurro appena percettibile “ Ma adesso c’è qualcuno che ti piace?”
Legno tacque per qualche istante e Foam temette che fosse stata una domanda inopportuna. Alzò le spalle e guardò il soffitto.
“Non volevo, è che..”
“Non lo so”.
Dopo che Legno pronunciò quelle parole, Foam avvertì qualcosa. Era una specie di peso che si annidava tra il petto e lo stomaco e si stava tramutando in dolore fisico. Mosse le labbra, ma non ne uscì alcun suono. In che risposta decisa sperava? Era impotente di fronte a quella debolezza che stava aprendo una breccia nei suoi pensieri. Gli occhi luccicarono di lacrime e si trattenne dal piangere. Legno gli accarezzò la testa, mentre tentava di guardare da un’altra parte.
“Non sono un cagnolino” farfugliò Foam.
“Non dirlo con quel tono, altrimenti non smetterò”.
Nell’udire quelle parole, Foam si morse le labbra. Poteva divincolarsi da Legno, ma da ciò che provava? Poteva fingere di intristirsi per un motivo che non fossero le sue parole? Poteva smettere di chiedersi chi potesse piacere a Legno? Scoprirlo non avrebbe cambiato nulla.
Il suo sguardo cadde su qualcosa che giaceva sul pavimento,  dimenticato assieme a un vestito che doveva essere caduto da una gruccia. Si trattava di un blocchetto da disegno e la matita era poco lontano. Le mani di Foam tremarono. Non era pronto a nulla del genere, ma il volto di Legno era lì, assieme al desiderio di prendere quella matita, dopo settimane ( forse ormai mesi) , in cui qualcosa si era spezzato. Le angherie di Gold e Silver e la routine che rischiava di consumarlo gli avevano impedito di prendere in mano una matita come avrebbe voluto.
“Senpai, io…”
La voce si stava affievolendo sempre più per  l’imbarazzo. Nel guardare Legno pregò mentalmente di trovare un’ancora di salvataggio nei suoi occhi. Fece un respiro profondo.
“Ecco, vorrei provare.. a farti un ritratto”.
Avvampò in volto e persino le punte delle orecchie gli divennero rosse. All’inizio Legno parve sorpreso da quella richiesta, poi un accenno di sorriso comparve sul suo volto.
“A una condizione. Che ti piaccia o no, dovrai farmelo vedere”.
“Senpai, non voglio che tu rimanga deluso”.
Lo sguardo di Foam era sconsolato, mentre le labbra si stringevano in una smorfia. Il sorriso di Legno era un incentivo per iniziare? Non lo sapeva, ma era certo solo del fatto di essere imbarazzato. Con Legno bastava poco perché accadesse, ma quel disagio aveva qualcosa di dolce.
“Sarei deluso solo se non iniziassi”.
Nell’udire quelle parole, Foam avvertì una specie di tensione. Afferrò con lentezza la matita. Non sapeva da dove cominciare: era stata una folle idea di un attimo? Nemmeno gli incoraggiamenti dei suoi amici erano riusciti a fargli riprendere il disegno. Era come combattuto: da una parte la mente si ostinava a rimanere bloccata, come se non volesse cedere al flusso dell’ispirazione. Foam avrebbe riconosciuto quella sensazione che non avvertiva da tempo e che spesso gli faceva sentire il corpo più leggero.
“Resta così” mormorò.
Era sicuro di dover realizzare il ritratto di tre quarti. Non se lo spiegava,ma lo sentiva, come il cuore che impazziva nel petto. Sarebbe riuscito a cogliere una simile bellezza o si sarebbe sbiadita nel ritratto? Foam si sedette sul pavimento, col blocco da disegno appoggiato sulle gambe e prese un foglio a caso. Era inevitabile incrociare lo sguardo di Legno, che lo stava guardando con un’intensità disarmante, che poteva spiazzare chiunque. Nessuno si accorgeva dei misteri di quegli occhi che ribollivano di tanti sentimenti? Era assurdo il solo pensare di odiarlo. Esitò, poi iniziò a tracciare lo schema del volto. Quello di Legno era ovale, con zigomi pronunciati. Se l’era immaginato o Legno stava tentando di non ridere?
“È adorabile” mormorò.
“Cosa?”
“Il modo con cui mi guardi”.
“Devo guardarti per forza, no? Non posso farti un ritratto bendato”.
Legno lo fissò intensamente, un sorriso sghembo aleggiò sul suo volto e Foam si morse le labbra. Le difficoltà aumentavano, soprattutto se gli occhi di Legno incatenavano i suoi in quel modo. Cosa poteva fare? Lo stava studiando e quello sguardo scompigliava qualcosa nel suo animo. Pregò mentalmente che le mani non gli tremassero, che il corpo non fremesse. Si affacciò di nuovo la paura di non poter afferrare alcun frammento della bellezza di Legno. Cercò di rimanere concentrato su ciò che stava facendo. Si era mai davvero soffermato a osservare Legno in quel modo? Gli occhi erano leggermente allungati, intensi, con quelle iridi rosso amaranto che alla luce del sole sembravano ancora più accese. Occhi che spesso si stringevano a fessura nel tentativo di disprezzare qualcosa, ma in fondo non era Legno che voleva odiare qualcosa o qualcuno. Erano occhi quasi timorosi di mostrare il meglio di sé. Foam non voleva pensare di essersi immaginato tutta quella premura che di solito Legno non mostrava. Legno l’aveva aiutato troppe volte senza chiedere nulla in cambio. Perché si stava commuovendo così tanto a guardarlo? Abbassò lo sguardo sul foglio, passando al resto del viso, da quel naso leggermente allungato ma regolare, alle sue labbra. Foam si trattenne dal sospirare. I suoi occhi si soffermarono a lungo e lui si domandò come sarebbe stato essere baciato da quelle labbra. Scosse impercettibilmente la testa ed ebbe un leggero fremito. Quel pensiero lo faceva tremare e fece fatica a concentrarsi. Abbassò nuovamente gli occhi sul foglio, temendo di non riuscire nemmeno a tenere in mano la matita. Procedette con la linea mascellare abbastanza pronunciata e il mento leggermente aguzzo. Quel viso era uno splendido mistero, constatò. Era come un coltello affilato dalle difficoltà e dalla cattiveria della gente, ma era in certi momenti che Foam si sentiva trafitto. Forse non sarebbe riuscito a cogliere la sua essenza: la sua non era una riproduzione, ma una contraffazione della realtà.
“Tutto a posto?” domandò Legno.
“Resta immobile” gli disse Foam tendendo una mano nella sua direzione.
Devo finire questo schifo.
Si sentiva avvampare: ormai mancavano solo i capelli e il collo. Per un attimo guardò Legno, tentato all’idea di sfiorare qualche ciocca di quei capelli castani, ma si vergognò a quel pensiero. La chioma di Legno era già abbastanza scompigliata senza che lui intervenisse. Continuò a disegnare con calma ( calma? Il suo cuore era una tempesta di emozioni!) assicurandosi di non sbagliare con le ombreggiature. Dopo la cura quasi maniacale che dedicò a ogni ciocca, passò al collo che si innestava su quelle spalle così larghe e forti. Il tempo parve essersi congelato, come l’aria. Aveva freddo ed era quasi timoroso di ciò che stava per accadere, di dimostrare per l’ennesima volta la sua incapacità e per giunta davanti a Legno. Dopotutto lui conosceva le sue debolezze e l’aveva tirato fuori da quel cassonetto, quando avrebbe potuto benissimo lasciarlo marcire lì come spazzatura, come avrebbe fatto chiunque, all’infuori dei suoi amici.
“Posso vederlo?”
“ È una schifezza, s-senpai”.
Foam si vergognava troppo e per qualche istante fu così imbarazzato che desiderò rendersi invisibile.
“Me l’avevi promesso, Foam. Non puoi tornare indietro e non voglio essere così infame da strappartelo dalle mani”.
Il diretto interessato arrossì. Cosa stava accadendo? Quello che provavano era forse come un precipitare insieme e un afferrarsi prima che la caduta diventasse fatale? Ogni istante appariva così, e dopo qualche esitazione Foam consegnò il blocchetto a Legno.
“In realtà è orribile” farfugliò timidamente, avvertendo un nodo allo stomaco, che pareva stringersi sempre più. Legno studiò a lungo il ritratto, ma la sua espressione parve persino stupefatta. Di cosa si sorprendeva? Foam se lo domandò, nel tentativo di decifrare le sue espressioni.
“Da quanto tempo non disegni, Foam?”
“Da molto e..”
“Mi chiedo cosa riusciresti a fare se riprendessi seriamente. Questo ritratto è persino migliore di come sono veramente”.
Foam scosse la testa, avvicinandosi a Legno. Per lui fu un atto di coraggio guardarlo negli occhi.
“Senpai, questo ritratto impallidisce rispetto a come sei davvero. Non credo di essere riuscito a cogliere il meglio di te”.
Le labbra gli tremarono. Era sicuro che nessuna parola sarebbe stata più pronunciata da lui in quel momento.
“Foam, dovresti toglierti questo vizio di sminuirti”.
Gli accarezzò la testa. Foam non riuscì a protestare, ma non voleva nemmeno farlo, mentre le dita di Legno scorrevano tra i suoi capelli. Era una carezza dolce e rassicurante.
“Senpai.. ho freddo”.
Socchiuse gli occhi e appoggiò la testa sulla spalla di Legno che per qualche attimo rimase spiazzato. Foam tremava ed era sicuro che non fosse per il freddo. Quasi gli battevano i denti. Avrebbe voluto restare così per un po’, nel confortante calore di Legno che gli circondò le spalle con un braccio.
“Volevo dirti una cosa”  le guance gli divennero rosse come pomodori “ Anche se a te piace qualcuno… so che non vuoi dirmelo, ma sappi che sarò dalla tua parte. Se è la persona giusta, capirà come sei veramente. Non sei come dicono molti, ma molto meglio. Se necessario, ti aiuterò. Lo farò, non so come”.
Legno trasse un gran sospiro a quelle parole.
È così noioso e patetico ciò che sto dicendo?
Gli occhi gli brillarono e le lacrime restarono intrappolate agli angoli. Certi discorsi lo intristivano profondamente.
“Foam, in realtà io…”
Stava per dire qualcosa che l’avrebbe sconvolto, ma Foam non avrebbe scoperto di cosa si trattava. La porta si spalancò e Lan irruppe nel loro rifugio tutta trafelata.
“Ecco dove eravate spariti!” esclamò.
Solo in un secondo momento, osservando Foam e Legno, indietreggiò di un passo.
“Scusatemi, ma la festa sta continuando. Quel piccoletto.. si chiama Rame, giusto? Si sta scatenando alla grande  e c’è ancora più gente del previsto. Quel tipo che stava ballando con Foam se n’è andato. Tuo cugino, non è vero, Legno? È stata una visione terribile, poveri miei occhi! In realtà nella penombra non li ho visti, ma con i miei occhi immagino l’orrore”.
Legno le scoccò un’occhiata truce. Foam si era allontanato da lui ed era paonazzo in volto.
“Arriviamo subito, Lan” mormorò con un filo di voce.
“Ti avverto”Legno scandì bene quelle parole  sotto gli occhi pietrificati di Lan “ Sono stato fin troppo educato, anche se è mio cugino. Non l’ho picchiato solo perché non volevo rovinare la festa, ma non potrò trattenermi in eterno”.
 
Scleri post-capitolo: sono una persona orribile! È passato troppo tempo dall’ultimo aggiornamento, ma ne sono consapevole. Purtroppo ho attraversato un brutto periodo, per cui anche l’ispirazione ne ha subito le conseguenze. Comunque come al solito ci sono le note anche per questo capitolo.
 
*1 il titolo significa “ principessa dei vampiri”.
*2 Cotton = cotone.
*3 Cart è nato da cartone
 
Un capitolo corposo, ricco di nuovi personaggi: cosa ne pensate? Io vi dico che amo troppo i miei Foam e Legno, so che state attendendo qualcosa di più e pure io attendo, ma sono perfida, lo so…
Intanto sarei felice se qualcuno mi dicesse cosa ne pensa. Ci tengo molto, come tengo moltissimo a questa storia. 
   
 
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