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Autore: WibblyVale    07/03/2015    2 recensioni
Una neonata nell'ospedale di Konoha viene sottoposta ad un esperimento genetico e strappata alla sua innocenza. Crescendo diventerà un abile ninja solitaria, finchè un giorno non verrà inserita in un nuovo team. Il capitano della squadra è Kakashi Atake, un ninja con un passato triste alle spalle che fatica ad affezionarsi agli altri esseri umani. La giovane ninja sarà in grado di affrontare questa nuova sfida?
Genere: Azione, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Kakashi Hatake, Nuovo Personaggio, Un po' tutti
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto
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La casetta dove si trovava l'ufficio di Pawaki era la più grande di tutte. All'interno il capo aveva tutte le comodità, che agli altri ovviamente mancavano.
Shiori camminava al fianco di Tanoshiji, diretta alla riunione del consiglio della Kumori. Ormai lavorava per l'organizzazione da sei mesi ed era riuscita a guadagnarsi la fiducia della maggior parte dei suoi membri. Anche se alcuni ancora la guardavano con sospetto e odio. A quel pensiero la sua mano andò a toccare un punto imprecisato sulla sua schiena. La ferita continuava a bruciarle.
"Ti fa male?" chiese il ragazzo dagli occhi verdi apprensivo.
"No, sta guarendo." rispose cordiale. Non si fidava di lui.
Tanoshiji, dopo un primo momento di diffidenza, l'aveva accolta con gentilezza. Qualche settimana prima l'aveva anche aiutata, dopo che era stata ferita, ma c'era qualcosa di sospetto nelle sue sensazioni, qualcosa di... Avrebbe detto osuro anche se non sapeva esattamente come definirlo.
Entrarono nell'ufficio del capo. Il consiglio era composto, oltre che dai due ragazzi e dal capo, da altre quattro persone: tre uomini e una donna. Quel giorno però erano presenti solo Pawaki e Zenko, la donna. Era una signora di mezza età, ma dall'aspetto ancora fresco e giovane. I lunghi capelli le ricadevano sulle spalle in una pioggia di ricciolli dorati. I suoi occhi verdi scintillavano, ma non c'era gioia in quegli occhi. Quando i due ragazzi entrarono la donna sorrise ad entrambi.
Pawaki si sedette sulla sua poltrona e pose le sue grandi mani sotto il mento.
"Possiamo cominciare."
I due ragazzi annuirono.
"Tanoshiji ho bisogno che tu mi faccia un completo resoconto sulle missioni degli altri tre consiglieri. Voglio che raggiungi per prima cosa Shi-Suchiru per vedere se riesce a contenere la cosa. In seguito, andrai da Hisao per vedere come procede la selezione. Infine, riferisci a Jun che voglio che le cose accelerino."
"Sissignone!"
Che diavolo stavano architettando? Avrebbe dovuto scoprirlo, però aveva imparato a stare al suo posto e in silenzio. Non doveva intromettersi nelle missioni degli altri.
"Zenko ti darà il supporto necessario nella seconda parte del tuo piano. La farò accompagnare dalle mie guardie del corpo. Non voglio che ci sia alcun ritardo."
La donna rimase in silenzio, limitandosi ad annuire.
"Pawaki-sama, non potrebbe accompagnarmi uno dei medici del campo?"
"No, ci serve il migliore. Non vogliamo che una parte del piano venga rovinata da uno di quegli idioti, giusto?" chiese minaccioso.
"No, certo che no." rispose il ragazzo stringendo i pugni.
Il capo sembrava soddisfatto dalla risposta. Si voltò quindi verso la sua altra subordinata.
"Tu Kasumi, dovrai collaborare con due membri di un'altra organizzazione. Zenko però mi ha detto che due settimane fa sei stata ferita. Te la senti?"
A volte aveva un fare così paterno e gentile. Sembrava davvero gli importasse qualcosa dei suoi sottoposti. Zenko però non avrebbe dovuto dirgli niente, quella era una questione che riguardava solo lei.
"Si, Pawaki-sama. E' solo un graffietto, niente di cui preoccuparsi. Con chi dovrei collaborare?"
"Mi hai detto che le tue ricerche alle Miniere di Ghiaccio ti hanno portato a pensare che il compagno di quegli oggetti si trovi tra le rovine del Villaggio del Vortice. L'Akazuki sta già operando nel territorio tramite due dei suoi membri. Questi devono andare lì per recuperare un po' di fondi per l'organizzazione. Noi non vogliamo pestare i piedi a loro, non possiamo permettercelo. Perciò tu collaborerai con questi due ninja."
Con l'Akazuki? No, non poteva. Se avesse incotrato Itachi, lui l'avrebbe smascherata subito e di certo lei non aveva la forza per mettere a tacere l'Uchiha.
"Signore, non crede che invece dovremmo occuparcene da soli. L'Akazuki potrebbe usarci per trovare quello che cerca e poi lasciarci con un pugno di mosche." tentò di convincerlo a desistere.
"Abbiamo già collaborato con loro e sempre con risultati soddisfacenti. Tu lavorerai con Hidan e Kakuzu e non voglio discussioni. Li troverai alla locanda, partirete domani." ordinò perentorio.
Shiori tirò un sospiro di sollievo e chinò il capo.
"Sissignore!"
"Bene potete andare." li congedò.
La ragazza uscì pensierosa. Se si trovavano spesso a lavorare con l'Akazuki doveva stare molto attenta o sarebbero stati guai.
"Qualche problema?"
"No, nessuno." rispose sorridendo. "Allora, come mai tutto questo mistero riguardo alle tue missioni?"
"Il capo vuole avere un certo vantaggio sui suoi avversari, niente di più."
"Non hai intenzione di dirmi nient'altro?"
"Non possiamo parlare in mezzo a tutti questi idioti. Vieni con me e te lo mostro. Anche perché, quando tutto sarà pronto, avrò bisogno del tuo aiuto."

Dopo che Tanoshiji l'aveva ragguagliata sui piani di Pawaki, Shiori aveva avuto bisogno di stare da sola. L'unico posto in cui riusciva a sentirsi in pace era il suo luogo di lavoro. Aveva camminato per qualche minuto, finché le grandi montagne non si stagliarono imponenti davanti a lei. Superò le guardie ed, appena entrò dall'apertura delle grotte, fu investita da una luce blu.
Stalattiti e stalagmiti uscivano da ogni parte. L'interno era completamente ghiacciato. La luce esterna colpiva le lastre ghiacciate, inondando la grotta con i colori dell'arcobaleno. Quel luogo era pieno di magia, mistero e così silenzioso. Nessuno, a parte lei e qualche addetto ai lavori a cui dava il permesso di entrare, poteva stare in quel posto. Il più delle volte era sola, quei bestioni erano capaci di distruggere qualunque cosa. Chiuse la cerniera del giaccone. L'escursione termica con il mondo esterno era enorme. Sembrava proprio di entrare in un altro mondo.
Andò a toccare i buchi nelle pareti. Erano cinque. Finalmente era riuscita a tradurre le iscrizioni sugli oggetti circolari, che per la precisione erano chiavi: terra, acqua, fuoco, vento e fulmine. Lei aveva rubato quello della terra, mentre la Kumori quello del fulmine, per un totale di due. Ne mancavano altri tre all'appello.
La chiave della terra era stata difficile da trovare. Tutti gli indizi portavano al Villaggio della Roccia, ma lì non c'era più. Erano oggetti antichi e probabilmente, con gli anni, erano andati dispersi. Alla fine si trovava nella casa di un collezionista del Villaggio dell'Erba.
La chiave del fulmine, invece, si trovava nella tomba del primo Raikage. Gorou l'aveva trafugata, poi se l'era fatta rubare da lei.
Secondo le sue supposizioni, una di quelle chiavi doveva appartenere a Konoha, ma non c'era nulla tra i resoconti del Villaggio. L'unica cosa possibile era che il primo o il secondo Hokage avessero inviato il cimelio nel luogo più sicuro che conoscevano: il Villaggio nascosto del Vortice, luogo di origine del clan Uzumaki. Il Villaggio era stato distrutto, ma magari tra le sue rovine giaceva ancora l'oggetto. Il solo pensiero che i sudici occhi dei due Nukenin si posassero su quel luogo le dava sui nervi, ma doveva mantenere la calma e collaborare.
"Kasumi..." la voce melodiosa e incerta di Zenko la raggiunse.
Avrebbe preferito stare sola, ma ai consiglieri non poteva vietare di entrare e la donna sembrava preoccupata per lei.
"Zenko-san! Che c'è?"
"La ferita alla schiena non è completamente guarita. Una missione potrebbe rivelarsi pericolosa." Era davvero gentile.
Shiori si era chiesta come mai una persona buona come lei fosse in quel luogo, poi le fu data una risposta. Nonostante fosse minuta, quella donna aveva una grande forza e un grande coraggio.
"Sto bene." le ripetè per la millionesima volta.
"Lascia almeno che ti riaccompagni in camera e ti cambi la fasciatura."
"Se questo ti fa stare più tranquilla." le rispose con un sorriso.
Mentre tornavano verso casa, Zenko commentava la bellezza del paesaggio e la fortuna che avevano ad avere un clima così mite in quel periodo.
"Zenko-san, posso chiederti una cosa?"
"Certo."
"Tanoshiji mi ha spiegato tutto, ma non mi ha detto perché non voleva che tu andassi con lui."
"Che brava osservatrice che sei. Temo che questo sarà la tua rovina." disse in un modo non minaccioso, ma onestamente preoccupato.
"Io invece penso che sia l'unica cosa che mi tiene ancora in vita." rispose lei pacata.
"Lui... Si preoccuperebbe troppo per me. Poi credo che abbia paura che un giorno o l'altro io decida di scappare. In quel caso non sa come reagirà. L'unico modo per fermarmi sarà uccidermi e non è sicuro di esserne in grado."
"Non lo farebbe mai."
 "Tu non lo conosci bene quanto me. Ha un obiettivo e, se per raggiungerlo dovesse persino eliminare sua madre, non esiterebbe a farlo."
La semplice consapevolezza di quello sembrava renderla calma. Avrebbe dato la vita per suo figlio, su questo non c'era alcun dubbio.

Giorni prima Shiori si trovava nelle Miniere di Ghiaccio, inginocchiata davanti ad un muro. Le iscrizioni nelle chiavi erano chiare, il problema era che sulle pareti non c'era scritto quale chiave andasse dove. Forse per l'usura del tempo, o meglio ci doveva essere sotto un qualche indovinello.
"Distruggiamo tutto!" aveva detto uno degli uomini qualche minuto prima.
"Se distruggiamo tutto potremmo perdere anche ciò che c'è all'interno, maledetto imbecille! Andatevene tutti via da qui prima di fare qualche cazzata e rovinare il mio lavoro!" urlò furiosa.
Così era rimasta sola a cercare una qualche impossibile soluzione a quel rompicapo. Era tarda sera quando sentì dei passi provenire dall'esterno. Qualcuno con fare minaccioso. Poi lo riconobbe, Gorou. Lui aveva sempre sensazioni vendicative quando si avvicinava a lei, quindi non ci fece più di tanto caso.
Ad un tratto però le venne in mente che aveva cacciato il ninja dalle miniere settimane prima, perché fomentava gli altri contro di lei, impedendo il suo lavoro. Si scansò troppo tardi e la katana nelle mani dell'omone le lasciò un profondo segno sulla schiena. Rotolò, mettendosi a pancia in su per fronteggiare l'uomo. Una fitta di dolore la fece gemere.
Gorou la sovrastava con la sua enorme mole, tagliando via la misera luce esterna rimasta. Stava per colpire dritto al cuore. Quell'idiota vigliacco stava per colpirla e lei non riusciva nemmeno ad alzarsi. Il terrore si impossessò di lei. Non si era mai sentita così indifesa ed esposta. Voleva chiamare aiuto, ma il suo boia fece un ghigno.
"Le guardie sono con me. Non ti aiuteranno!"
Piegò le braccia cercando di mettersi a sedere, ma nulla, stavano tremando. Ora era decisamente terrorizzata. L'uomo si avvicinava a piccoli passi che rimbombavano all'interno della grotta. L'unica cosa che si sentì in grado di fare fu chiudere gli occhi. Poco dopo i passi si fermarono.
Gorou tremava come una foglia. Senza pensarci due volte, prese la palla al balzo e, con le poche forze che le erano rimaste, fece uscire pallottole infuocate dalle sue mani, colpendo il suo assalitore in pieno petto. Gorou stramazzò a terra e lei uscì appoggiandosi alla scivolosa parete della grotta. A quel punto tramortì anche le guardie con le unghie infuocate e cadde a terra.
Con la mano destra tentò di tastarsi la schiena, cercando di capire l'entità del danno. Il pesante giubbotto aveva rallentato la forza d'impatto della lama, impedendole così di ucciderla. Il colpo però aveva lasciato un profondo segno.
Mentre cercava di medicarsi alla bell'e meglio, continuava a pensare a quanto tutto quello fosse strano. Gorou la odiava e questo era sempre stato evidente, ma non avrebbe mai avuto il coraggio di agire in maniera così avventata.
Qualche minuto dopo Tanoshiji la raggiunse.
"Kasumi! Cosa diavolo...?" cominciò in tono preoccupato e sorpreso.
Il fatto è che non lo sei veramente, vero?
La raccolse da terra senza aspettare una risposta, prendendola in braccio.
"Ti porto da Zenko. Lei ti curerà!"
"Gorou e le guardie erano d'accordo..." sussurrò, le sue energie che se ne andavano ad ogni passo.
"Tranquilla me ne occuperò io."
Così aveva fatto. Dopo averla posata nello studio di Zenko, aveva rifatto a ritroso il perscorso della montagna. Raccolse i corpi svenuti degli uomini e li eliminò tutti quanti a sangue freddo. Al capo spiegò solo che gli avevano disubbidito e li aveva usati come esempio per chiunque altro avesse tentato di farlo.
Shiori gli era grata per averla aiutata, ma uccidere degli uomini indifesi non le sembrava il modo giusto per risolvere la situazione. Inoltre, non poteva fare a meno di sospettare che Gorou avesse agito sotto il comando di un consigliere e lui e Zenko erano gli unici pressenti al campo. La donna però non era in grado di fare una cosa del genere.

Quando si risvegliò la dottoressa sedeva alla scrivania del suo studio e la guardava pensierosa.
"Come ti senti?" domandò apprensiva.
"Per una che è stata pugnalata alla schiena abbastanza bene. Ma è normale che ci siano così tante luci colorate dietro di te?"
Era confusa. Ogni movimento della donna era accompagnato da una scia di colori.
Zenko rise.
"Ti ho dato un leggero anestetico per alleviare il dolore."
"Non lo voglio!" urlò. "Toglimelo!" doveva essere sempre vigile.
"Mi occuperò io di te. Qui dentro nessuno verrà a farti del male."
L'immagine della donna si fece sempre più sfocata, finché non fu di nuovo tutto nero.

I tre giorni successivi li passò nella sala visite della dottoressa, imparando così a conoscerla meglio. Non aveva nulla a che fare con quel mondo, nè con quelle persone. Perché continuava a stare lì?
Tanoshiji spesso veniva a trovarla e ad assicurarsi che stesse bene. Tra lui e la dottoressa c'era un forte affetto ed anche, notò quando la sua vista cominciò a rimettere a fuoco le cose, una grande somiglianza.
"Dove hai imparato le arti mediche? Se non fossi intervenuta tu per prima, non so se avrei potuto salvarti."
Shiori aveva tentato di suturare la ferita, con risultati abbastanza approssimativi, dato che non arrivava bene al punto. Comunque era stato utile per farla arivare a destinazione.
"Sono sola da molto tempo. Ho dovuto imparare a badare a me stessa."
"Hai fatto un buon lavoro!" si complimentò.
Mentre si rivestiva per tornare alla sua capanna, decise di farle la domanda che l'aveva tormentata in quei giorni.
"Sei qui per proteggere tuo figlio, vero?"
Zenko sbarrò gli occhi stupita.
"Tranquilla non lo dirò a nessuno. Comunque non sono la più popolare del gruppo a quanto puoi vedere!"
"La storia è più complicata di così." ammise lei.
"Io so ascoltare." affermò, sedendosi su di una poltrona ed incrociando le gambe.

La donna le raccontò come anni prima, dopo aver studiato medicina, avesse lasciato la carriera sul campo per diventare una ricercatrice. Un giorno per puro caso creò la formula per un potente veleno. Quando si accorse a cosa era giunta, distrusse tutte le prove, ma le informazioni erano rimaste nella sua testa.
All'epoca condivideva con un uomo vita privata e lavoro. Quando lo informò della sua scoperta di ciò che aveva fatto per celarla al mondo, lui si incupì. Sul volto dell'uomo che aveva sempre amato, da cui aspettava un figlio, si era dipinta un espressione di pura malvagità.
Costrinse la donna a riprodurre la formula, ma mancavano alcuni elementi, piuttosto rari. Quindi la donna sperò così di aver messo fine alla situazione. Il suo compagno se ne andò poco dopo, abbandonando lei e il loro bambino.
Zenko sperava di non avere più sue notizie, ma quattro anni dopo l'uomo tornò, affermando di aver creato un organizzazione e trovato gli elementi per produrre il veleno. Pawaki rapì lei e il bambino, separandoli l'uno dall'atro.
Lei fu rinchiusa in un laboratorio a riprodurre, quello che da quel momento in poi sarebbe stato un deterrente per i loro nemici. La solo minaccia di utilizzare un veleno così potente aveva elevato la Kumori a organizzazione intoccabile e affermata. Tanoshiji, nel frattempo, fu istruito da Hisao, che si occupò anche di fargli il lavaggio del cervello.
Quando sei anni dopo tornò da lei, Zenko non riusciva più a riconoscere quel dolce bambino che aveva portato dentro di sè per nove mesi. Continuava a provare affetto per la madre, mentre disprezzava il padre. Nonostante ciò, si era unito alla sua causa perorandola nel più fanatico dei modi.
Credeva nella capacità della Kumori di elevarsi a potenza universale e avrebbe fatto di tutto per aiutarla a raggiungere la vetta.
Lei tutti quegli anni era rimasta per proteggere il figlio, provando a riportarlo sulla retta via, ma era stato un insuccesso. Inoltre, Pawaki aveva minacciato che se lei avesse tentato di fuggire, Tanoshiji avrebbe fatto una brutta fine.

Shiori era rimasta profondamente colpita dal racconto di Zenko. Non capiva come Tanoshiji volesse continuare a collaborare con la Kumori, quando a causa di suo padre lui e sua madre avevano sofferto così tanto.
 
Dopo aver scoperto la verità, aveva studiato con molta più attenzione il ragazzo per cercare quella dolcezza che la madre vedeva in lui. Non ne trovò traccia alcuna. Le difficoltà della vita l'avevano reso duro come la roccia e c'era una grande oscurità dentro di lui. Poteva essere dovuta a tutte le sofferenze che aveva dovuto patire. 
Se fosse riuscita a togliersi dalla testa quella vocina che le diceva che Gorou era stato mandato da lui, forse avrebbe anche potuto fidarsi.
 "Ecco fatto. La ferita sta decisamente guarendo." affermò soddisfatta la dottoressa.
"Grazie, Zenko-san."
"In bocca al lupo per domani! Non fidarti di quei due. Se potranno fregarti lo faranno."
Shiori annuì, ringraziandola.

Quando finalmente rimase sola, la ragazza cominciò a ragionare sulle informazioni avute nel pomeriggio. Le missioni di Shi-Suchiru, Hisao e Jun potevano rivelarsi pericolose. Era arrivato il momento di contattare Tenzo.
C'era un problema, però. Non tutto sarebbe dovuto arrivvare alle orecchie dell'Hokage, perché lui avrebbe informato immediatamente il consiglio. Se le informazioni sulla missione di Shi-Suchiro avessero raggiunto loro o Danzo, quelli avrebbero cercato di avvantaggiarsene. Non poteva certo chiedere a Tenzo di mentire per lei. Quello era un peso che avrebbe dovuto portare da sola.
Doveva comunque informarlo della missione di Jun e al più presto.

La mattina raggiunse puntuale il luogo di incontro. Hidan e Kakuzu la stavano già aspettando. I loro volti erano nascosti dai sugegasa, dei cappelli di paglia a cono, e una lunga tunica nera con delle nuvole rosse.
"Supekutoru?" chiese uno dei due uomini con voce profonda.
Lei annuì.
"Hidan e Kakuzu, immagino."
"Siamo noi!" rispose l'altro.
"Finalmente possiamo partire."
I tre si incamminarono in silenzio.
Shiori studiò i suoi compagni di viaggio. Non trovò niente che gli piacesse in loro, ma nemmeno niente di minaccioso. Meglio così il cammino per il Villaggio del Vortice era lungo, non voleva passare la maggior parte del viaggio a guardarsi le spalle.




Angolo dell'autrice.
Ciao!!!
Shiori si sta ambientando nel suo nuovo mondo e almeno non tutte le persone sono terribili. Zenko si trova veramente nel posto sbagliato, mentre Tanoshiji... Bè lui è leggermente più problematico. 
Questa collaborazione darà dei problemi? Hidan e Kakuzu non sono esattamente i compagni di viaggio ideali. Speriamo che Shiori regga per il bene della missione.
Come sempre aspetto con ansia le vostre opinioni e i vostri consigli.
A presto!!!
  
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