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Autore: callistas    11/12/2008    10 recensioni
Ciao a tutti! Sono tornata con un'altra storiaccia malefica! E' la classica favola del brutto anatroccolo rivisitata da me. Ovviamente, credo la si conosca e non servono ulteriori dettagli. Ma per chi non la conoscesse è la storia di un anatroccolo che quando è nato è bruttissimo, ma alla fine diventa un bellissimo cigno. In questa storia non ci sono animali ma persone. So che è un obrobrio di presentazione, ma spero di avervi dato l'idea. Commentate!
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Inuyasha, Kagome
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Vendetta nr. 1 - Koga Quel giorno Kagura smise di vivere.
Non poteva fare una passeggiata, stendere il bucato o sollevare qualcosa che fosse più pesante di un ago. Era nervosa, anche a causa delle continue nausee che la prendevano al mattino e che si portava avanti fino a giorno inoltrato ed era soprattutto difficile stare dietro alle sue strambe voglie. Naraku la obbligava a poltrire tutto il giorno sul divano, cosa assai inusuale per lei. Kagome era peggio del padre, se lui non le permetteva di sollevare niente di pesante, lei le dosava anche l’aria da respirare.
Non sapeva se avrebbe portato a buon fine la gravidanza o se sarebbe ammattita prima. Con l’entrata al terzo mese, si sentì decisamente meglio: le nausee erano sparite e riusciva a fare anche qualcosa. Non troppo, ma almeno riusciva a  tenersi impegnata. La pancia si era arrotondata dolcemente e ogni giorno la donna si misurava orgogliosamente il ventre con il metro per vedere se c’erano progressi, appuntando le misure su un apposito taqquino. Ogni tanto Kagome si sdraiava sul divano vicino a lei e metteva l’orecchio sulla pancia di Kagura per vedere se per caso si muovesse, ma era ancora troppo presto.
A scuola Kagome era raggiante.
Superata la paura di poter in qualche modo venir messa in disparte per l’arrivo del bebè, prese coscienza del suo ruolo: sarebbe diventata una sorella maggiore e non avrebbe mai fatto mancare niente al suo fratellino o sorellina. Lo avrebbe viziato fino alla morte, in barba ai divieti che imponevano mamma e papà. Kagome, non appena aveva un momento libero, svuotava la mente e si concentrava solo sul suo fratellino o sorellina: cercava di immaginarsi nei panni di sorella maggiore di un maschietto. Cosa avrebbe fatto in quel caso? Sarebbe andata a vedere le partite di calcio con lui, a prenderlo all’asilo, sempre che gli orari di scuola combaciassero, aiutarlo nei compiti, aiutarlo a vestirsi al mattino…ma se sarebbe stata una femminuccia? Avrebbe dovuto consigliarla sui vestiti, rassicurarla sul fatto che se qualcuno le avesse detto che era brutta di chiamarla e che ci avrebbe pensato lei. Consolarla durante il primo amore, aiutarla a superare i momenti difficili. Sorrideva soddisfatta della sua vita ed era tutto merito di Kagura, quella santa donna! L’aveva semplicemente aiutata a tirar fuori la vera Kagome, portandola in un anonimo centro commerciale, comprandole un vestito, delle scarpe e dei trucchi. Per il resto, era stata Kagome a continuare la trasformazione attuata dall’attuale madre e non avrebbe mai finito di ringraziarla.

I rapporti con Inuyasha si erano alquanto stabilizzati. Ora che Kagome non era più il brutto anatroccolo per eccellenza, era difficile prenderla in giro su qualche difetto fisico. Inuyasha ogni tanto si faceva beccare proprio dal nostro cigno a fissarla come un beota. Quelle volte che capitava arrossiva di botto per la figuraccia e si girava dall’altra parte. Kagome dal canto suo nuotava a stile libero nel suo brodo di giuggiole. Aveva capito che, grazie alla sua trasformazione, non era indifferente a Inuyasha ed era decisa a fargliele pagare tutte, potendo per una volta assaggiare il dolce sapore del gioco sporco.
Con Koga, invece si trovava molto bene. Parlavano e scherzavano tranquillamente sotto gli occhi di tutto l’istituto come se fossero amici di vecchia data, ed entrambi capirono che non poteva esserci nient’altro di più.
Koga era infatti innamorato perso dal primo anno della sua compagna di classe, Ayame, una rossa tutto pepe che non si faceva mettere i piedi in testa da nessuno. Quando si trattava di lei Koga andava nel panico, s’impaperava come mai gli succedeva e diventava tutto viola. Per questi motivi, limitava molto gli incontri con la ragazza.

Quel dieci Dicembre, Kagome era in terrazzo da sola, immersa nei suoi pensieri da sorella maggiore, quando ad un certo punto entrò proprio Ayame.
“Ciao…” – salutò Kagome, contagiata dal buon umore che gli avevano trasmesso i suoi pensieri.
“Ciao.” – rispose lei secca. Il buon umore fu spazzato via da quell’atteggiamento, ma decise comunque di ascoltare quello che la ragazza aveva da dirle. – “Voglio sapere che c’è tra te e Koga.” – chiese direttamente. Una domanda che per Kagome valeva più di mille dichiarazioni. Ayame la vide sorridere radiosa e lei interpretò male quel sorriso. Strinse la mascella per non dire qualcosa di cui si sarebbe pentita in un futuro e se ne andò più furente che mai, ma Kagome la bloccò quando era già sulla porta.
“Ti piace, forse?” – azzardò lei. Ayame si girò di scatto, tutta rossa in viso. Sbattè con violenza la porta e tornò verso la ragazza con passo marziale.
“Anche se fosse…” – scandì bene lei. – “…non sarebbero fatti che ti riguardano.” – ci tenne a precisare la rossa. Le due si sfidarono con lo sguardo. La prima a mollare la presa fu proprio Kagome, che le sorrise soddisfatta.
“Diamine…” – esclamò lei fintamente dispiaciuta. – “…e pensare che lui è stracotto di te!” – Ayame recepì solo in un secondo momento il senso della frase, poi sbiancò e il labbro prese a tremarle.
“M-ma…ma…m-ma come…lui…tu…”
“Siamo amici.” – rispose lei con ovvietà, facendo le spallucce.
“Ma…non me lo ha mai detto!”
“Perché pensava, e pensa tutt’ora, che tu non lo considerassi. Mai notato che quando ti parla balbetta?” – Ayame arrossì. – “Secondo te perché?”
“Gli piaccio?” – azzardò la rossa in un sussusso. Kagome annuì. – “Io-gli-piaccio…” – disse Ayame come per convincersi. – “GLI PIACCIO! GLI PIACCIO!” – Kagome cercò di calmarla, ma era difficile bloccare una ragazza atletica come lei saltare come se stesse facendo il salto in alto senza il bastone.
“Ayame…sta tranquilla, respira.” – la ragazza doveva mettersi le mani alla bocca per non urlare.
“Oddio…senti…scusa per prima…non volevo…”
“Tranquilla, piuttosto…mi chiedevo…ti andrebbe di uscire con lui?” – Ayame sgranò gli occhi.
“CERTO CHE MI VA!” – tuonò lei.
“Perfetto. Allora lascia fare a me, che ci penso io.”
Ayame uscì dal terrazzo e in quel momento fece il suo ingresso Inuyasha. La contentezza che aveva provato poco fa nel vedere la rossa esaltarsi per la scoperta che anche Koga ricambiava i suoi sentimenti, svanì. Lo guardò sospettosa. Che ci faceva li lui?
“Ciao…come mai qui?” – chiese lei senza tanti giri di parole.
“Non si può?” – chiese lui un po’ scorbutico. Kagome alzò gli occhi e se ne andò, ma lui la bloccò per un polso. Si liberò velocemente, quasi spaventata.
“Posso sapere che vuoi?” – chiese lei, cercando di apparire cortese, ma non le riusciva. Quel ragazzo le aveva fatto troppo male e parlare con lui anche solo civilmente senza urlargli in faccia il suo disprezzo, le costava molto.
“E’ un crimine voler stare in terrazza?” – Kagome lo guardò con un sopracciglio alzato e una mano sul fianco.
“Non ci sei mai venuto in quattro anni…cominci adesso?” – Kagome lanciava occhiate veloci alla porta, cercando di tornarsene di sotto al più presto.
“Faccio quello che voglio, ragazzina.” – Kagome rise.
“Ragazzina? Beh dai…piuttosto di racchia o secchiona, mi va già meglio. Scusami, ma la ragazzina adesso deve andare.” – Kagome si era già incamminata, ma di nuovo lui la fermò per il polso. – “Inuyasha…se è un’altra delle tue offese gratis, puoi…” – ma Inuyasha non aveva nemmeno aperto bocca: l’aveva semplicemente poggiata su quella di Kagome, mentre con un braccio la stringeva forte al suo corpo. Quando si staccarono Inuyasha potè leggere nello sguardo di Kagome odio puro che si concretizzò con un mega schiaffo. Sgranò gli occhi per quella reazione che non si sarebbe mai aspettato.
“Ma come diavolo ti sei permesso di fare una cazzata simile?” – Kagome era fuori di sé. Tutta la frustrazione accumulata in quei tre anni era fuori uscita come un fiume in piena. Non l’aveva mai vista così arrabbiata. – “Non ti permettere mai più!” – Inuyasha si toccò la guancia colpita e un sorrisetto sghembo gli si dipinse sulle labbra.
“Eppure…mi sembrava ti fosse piaciuto…” – Kagome sgranò gli occhi allibita.
“Piaciuto? Piaciuto? Dico…stai scherzando, vero? Con tutto quello che mi hai fatto passare in tre anni, credi che un semplice bacetto possa cancellare tutto?” – Inuyasha si sentì colpito e affondato. A quello proprio non aveva pensato (non che il pensare fosse una delle sue più rinomate qualità). – “Me ne hai dette di tutti i colori, mi sono sentita della racchia, della secchiona, di quella uscita da un film orror, mi prendevi in giro perché sputavo a causa dell’apparecchio…mi fermo o continuo con l’elenco?” – Inuyasha era sempre più mortificato, ma non lo dava a vedere. Kagome aveva perfettamente ragione e replicare avrebbe solamente peggiorato la situazione. – “Come ti saresti sentito tu al mio posto? Ringraziando Dio ne ho passate di peggiori e non sono state di certo quelle tue stronzate a farmi star male!” – Inuyasha sollevò ora lo sguardo sorpreso. Ma di che stava parlando? La vide imboccare le scale e stavolta non la fermò.
Come tappa principale, Kagome aveva scelto il bagno. Doveva calmare la rabbia e l’unico modo possibile era lanciare epiteti poco ortodossi contro la persona di Inuyasha.
E funzionò.
La scarica di parole che gli aveva tirato contro le era servita per calmarsi. Ora il passo successivo era quello di rientrare in classe. Quando entrò sembrò che non fosse successo niente. Inuyasha era già al suo posto e la guardava avvicinarsi. Kagome non lo degnò nemmeno di uno sguardo e seguì le lezioni in totale “tranquillità”.

All’uscita da scuola, Kagome aspettò Koga. Parlare con lui era rilassante e poi, doveva mettersi d’accordo con lui per organizzare l’appuntamento con Ayame.
“Ciao Koga!” – lo salutò allegramente lei, staccandosi dal muro al quale Kagome fungeva da sostegno.
“Ehi Kagome! Novità?” – chiese lui, avvicinandosi speranzoso.
Una speranza male interpretata da qualuno che li stava spiando.
“Succulente…” – rispose semplicemente lei sfregandosi le mani. Koga si allontanò dai suoi amici e fece la strada con lei.
“Spara!” – Kagome fece finta di fare la preziosa, rimirandosi le unghie, per farlo rimanere sulle spine. – “KAGOME!” – la ragazza fece un salto in aria da record e solo allora si decise a parlare.
“Si, le piaci anche tu.” – Koga divenne tutto rosso e iniziò a balbettare. – “Koga…se sarai di fronte ad Ayame che farai?”
“Oh be-beh…i-io…” – Kagome tirò un sospiro sconsolato.
“Balbetterai…ho capito…” – Koga abbassò le spalle mortificato. Avevano deciso di tagliare per il parco, in modo tale da poter parlare senza tante orecchie indiscrete intorno. – “Coraggio…sediamoci li…” – disse Kagome, indicando al ragazzo una panchina isolata. I due presero porto e Kagome optò per una prova. – “Allora…fa finta che io sia Ayame…che le diresti?” – nuovamente Koga divenne rosso e si chiuse in un mutismo da paura. – “Allora?” – chiese Kagome sorpresa.
“Kagome?” – disse lui, con la faccia da cane bastonato.
“Cosa?”
“Mi vergogno…” – disse lui tappandosi immediatamente la bocca. La ragazza scoppiò a ridere, divertita che un ragazzo ambito come Koga si imbarazzasse in quel modo, non sapendo che qualcuno stava osservando tutta la scena con la pelle d’oca per l’irritazione.
“Provaci…” – e quel qualcuno sussultò.
“Ok…” – Koga prese un bel respiro e, nonostante l’imbarazzo, trovò il coraggio di fare una dichiarazione in piena regola a Kagome. – “…ti volevo dire che mi sei piaciuta fin da subito. Anche se qualcuno non ti ha mai apprezzato, volevo che tu sapessi che nell’ombra io ti ho sempre osservata. Sei bellissima, e…e mi chiedevo se…se volevi diventare la mia ragazza.” – Koga inghiottì pesantemente, aspettando il responso della ragazza.
“Sarei una stupida se ti dicessi di no…” – e Kagome abbracciò Koga.
Quel qualcuno, provvisto di capelli argentati e orecchie canine sulla testa, girò sui tacchi senza dar modo al suo finissimo udito di ascoltare la fine del discorso.
“Allora? Troppo melenso?” – chiese sinceramente il ragazzo.
“No, anzi…è perfetto…ora lascia fare a me. Mi sai dire che tipo è Ayame, pressapoco?” – Koga sembrò pensarci un po’ su e poi, prese a parlare.
“Lei è sportiva, non sta mai ferma. Le piace qualsiasi cosa che abbia a che fare con il movimento del corpo. Adora le partite di pallavolo maschile, però quando vuole…sa essere dolce come nessuno mai.” – concluse tutto rosso.
“Mi basta. Ti faccio sapere tutto entro i prossimi giorni…ora devo scappare a casa. Ciao!” – disse Kagome, correndo verso casa.
“Ciao!” – Koga era un po’ agitato. Non sapeva che aveva in mente quella ragazza, ma decise di fidarsi.

Kagome era arrivata a casa e, come per il matrimonio dei suoi, prese carta, penna e calamaio e iniziò a scrivere tutto quello che le serviva per far mettere insieme Koga e Ayame.
Dopo un paio d’ore, dopo ovviamente aver finito prima i compiti, si complimentò con sé stessa per l’ottimo lavoro. Chiamò i vari posti che le interessavano e il giorno seguente fu tutto pronto per comunicare a Koga le novità.

Erano sempre sulla fedele terrazza e Kagome spiegò tutto per filo e per segno quello che il ragazzo doveva fare, sotto il suo sguardo allibito.
“…e questi sono i biglietti.” – concluse alla fine, estraendo dalla tasca dell’agenda due biglietti per una partita di pallavolo maschile.
“Io…non so come ringraziarti.” – disse il ragazzo, guardando i biglietti come se fossero stati la soluzione a tutti i suoi problemi.
“Figurati…” – disse lei.
“Accetta questi, almeno. Per i biglietti.” – disse Koga, estraendo dalla tasca dei pantaloni, dei soldi da dare alla ragazza per il disturbo. Kagome li accettò e ringraziò il suo amico.
“Voglio sapere se è andato tutto bene.” – disse Kagome, mentre Koga si avviò verso l’uscita.
“Contaci!” – gridò lui, salutandola con la mano.
Koga uscì dalla terrazza e puntualmente arrivò Inuyasha, leggermente alterato. Kagome lo guardò in cagnesco, ce l’aveva ancora con lui per quello che le aveva fatto il giorno prima.
“Che vuoi?” – Inuyasha non si lasciò intimidire dallo sguardo della ragazza. Prese dalla tasca il suo pacchetto di sigarette e ne accese una, sotto lo sguardo sorpreso di Kagome. Ne aspirò una boccata e soffiò il fumo in faccia a Kagome, la quale ovviamente tossì, facendosi aria con le mani per spazzare via il fumo.
“Coff…coff…da quando fumi? Coff…coff…”
“Ti interessa?” – chiese soffiandole altro fumo in faccia. Kagome si portò entrambe le mani al viso e fece una conchetta sulla bocca per non respirare.
“Assolutamente no…se vuoi morire sono affari tuoi, ma non includere me nel tuo progetto.” – Kagome doveva finire di scrivere un paio di cose sulla sua agenda, altrimenti se le sarebbe dimenticate. Scrisse con foga e poi la chiuse. – “Ciao.” – salutò lei secca.
“La prossima ora è buca.” – disse lui. Kagome si fermò e si girò meravigliata. Che significava quella frase?
“E allora?”
“Resta qui, no? Un po’ d’aria sana non fa mai male.” – Kagome lo guardò tra la tentazione e lo scettico.
“E tu quella me la chiami aria sana?” – chiese la ragazza, indicandogli scettica la cicca. Inuyasha guardò la sigaretta e la buttò a terra e, con un movimento elegante della punta del piede, la spense. Kagome rimase alquanto stupita da quel gesto. La sigaretta non era nemmeno a metà del suo percorso. Palesemente riluttante, andò a sedersi sulla panchina vicino a Inuyasha. Teneva stretta la sua agenda sulle gambe come se quell’oggetto inanimato potesse in qualche modo proteggerla dalle aggressioni del suo ex-boya mentre Inuyasha non potè fare a meno di notare quanto fossero lunghe e belle.
Durante le lezioni si perdeva spesso in quei pensieri sconci; su Kagome poi!…lui che era sempre stato in prima fila per sfotterla ora era li che apprezzava il suo corpo. Rise e Kagome se ne accorse.
“Perché ridi?”
“Così…ridere fa bene alla salute. Non sai che ridere allunga la vita?” – disse lui, sviando il discorso.
“Non sai che il fumo l’accorcia?”
“Touchè.” – rimasero in silenzio per un po’, finchè Inuyasha non lo interruppe. – “Senti…per ieri…” – Kagome sbuffò. Non aveva voglia di pensarci.
“Lascia stare…non ho voglia di parlarne…”
“Ok…” – passarono il quarto d’ora successivo in silenzio, a studiarsi da dietro le proprie frangette.
“Sai…” – iniziò Kagome con un tono di voce che non aveva nulla di bellicoso. Inuyasha si fece più attento. – “…se mi avessero detto che mi sarei trovata in terrazza con te a scambiare due parole civilmente, sarei scoppiata a ridere, con tanto di sputacchio.” – disse Kagome ridendo, facendo ridere anche Inuyasha. In quel momento, Kagome non potè fare a meno di notare quanto fosse bello Inuyasha quando rideva. Raramente glielo aveva visto fare, ma quelle volte il suo sorriso era veramente spettacolare. Scosse la testa per scacciare quei pensieri.
“Finalmente tra poco arrivano le vacanze di Natale…” – ammise Inuyasha.
“Già…finalmente arriva la neve…che farai durante le vacanze?” – chiese ingenuamente Kagome. Inuyasha la guardò malizioso.
“Come mai ti interessa?”
“Così…per fare conversazione…io rientro che per me inizia a fare freddo…” – Kagome si alzò, ma sentì qualcosa di caldo poggiarsi sulle sue spalle.
Inuyasha si era tolto la giacca e l’aveva galantemente data a Kagome.
La ragazza era rimasta basita per quella gentilezza, guardò alternativamente la giacca e il proprietario che la fissava intensamente.
=Perché? Perché mi ha dato la sua giacca? Lui non mi sopporta! Perché?= questa era la domanda che ronzava nel cervello della ragazza che, senza un buon motivo per tornarsene in classe, dovette risedersi vicino al ragazzo. Parlarono del più e del meno, finchè non si avviarono verso la classe.
Insieme.
Per la prima volta, Inuyasha si fece vedere dall’intero istituto mentre parlava con Kagome senza insultarla. La ragazza non fece molto caso agli sguardi allibiti dei ragazzi in corridoio e continuò a parlare con Inuyasha come se niente fosse. Ma nel cuore di lui c’era un’ombra che non se ne voleva andare: lei e Koga quel giorno al parco. Quel pensiero di lei che accettava di diventare la sua ragazza non lo riusciva proprio a sopportare, anche se non se ne spiegava il motivo. Comunque, tra Inuyasha e Kagome sorse, per la cronaca nera, una tregua…


Quando Kagome tornava a casa, metteva al corrente la madre di quello che le accadeva durante il giorno e di come Inuyasha fosse cambiato nei suoi confronti. Intanto, la pancia di Kagura continuava a crescere e durante l’ecografia si venne a sapere che sarebbe arrivato un maschietto.
“Come lo chiamerai?” – chiese Kagome.
“Mi piaceva tanto Hakudoshi.”
“Hakudoshi…mi piace…” – ammise Kagome.

Il tempo passava e venne finalmente il giorno dell’appuntamento di Koga e Ayame. Il ragazzo le diede ritrovo per le tre di quel sabato pomeriggio davanti al palazzetto dello sport.
“Ciao A-Ayame…” – balbettò lui.
“C-ciao…” – rispose lei timidamente.
“Entriamo?” – Ayame annuì. Quando entrò, la ragazza rimase meravigliata da quello che stava vedendo. Sei giocatori in maglietta e pantaloncini che si stavano allenando, palleggiando tra di loro.
“Ma Koga…questa è…”
“So che ti piaceva la pallavolo maschile, e così…spero di non aver fatto male…” – Ayame lo guardò con un bellissimo sorriso e gli saltò al collo. Koga divenne un pezzo di marmo e Ayame si staccò immediatamente da lui, rossissima in viso. – “Io…hehe…scusa, io…”
“Non importa…” – presero posto e Ayame si rilassò completamente. Faceva il tifo per una delle due squadre ed esultava ogni volta che facevano punto. Uscirono dopo due ore di partita e Koga la portò al Parco degli Innamorati.
“Koga…ma questo non è…” – chiese lei, che non capiva come mai fossero li.
“Si.” – l’anticipò lui deciso. Ayame fu molto sorpresa, ma poi collegò il tutto e divenne viola. Koga aveva noleggiato una barchetta e vi fece salire sopra Ayame, aiutandola. I due si trovarono in mezzo al lago, con lui che remava e osservava la ragazza che si guardava intorno, imbarazzata di essere li con il ragazzo che le piaceva da una vita e mezza. Quando i due sguardi s’incrociarono Ayame lo abbassò subito, imbarazzata.
“P-perché mi f-fissi?”
“Perché sei bellissima…” – ammise lui violaceo. Ayame sgranò gli occhi e Koga le disse tutto quello che si teneva dentro da quattro anni a quella parte.
“Sai Ayame…sono quattro anni che ti muoio dietro…” – ammise lui. La rossa sgranò gli occhi sorpresa.
“Co…quattro? Ma…non…me ne sono…mai accorta…” – ammise lei con una nota di disperazione. Sono quattro anni che quei due si piacciono e hanno perso tempo in quel modo? Ma siamo rintronati?
“Lo so…eri impegnata con le tue amiche…” – disse lui intristitosi. – “…ma non importa…ti volevo solo dire che tu mi piaci un sacco e vorrei che tu…si insomma…diventassi la mia ragazza, se lo vuoi.” – Ayame sgranò gli occhi e si alzò di scatto dalla panchina della barca, facendola oscillare pericolosamente. Koga si alzò prontamente e la prese tra le braccia. Ora i loro visi erano vicinissimi, così Koga decise di annullare quell’irrisoria distanza con un bacio al quale Ayame rispose immediatamente. Dopotutto, anche lei era sempre stata innamorata di Koga e non aspettava altro.
“Sarei una stupida se ti dicessi di no.” – disse lei. Koga rise di gusto e ribaciò la sua ragazza.

Il lunedì successivo, Koga e Ayame fecero il loro ingresso nella scuola mano per mano. Nessuno vi fece particolarmente caso, eccetto una persona: Kagome. Lei era ovviamente quella che sapeva tutto e quindi era normale che si interessasse a quella coppia. Quando li vide entrare il cuore le esplose dalla felicità. Si girò per andare in classe ma finì contro qualcuno.
“Ahia…” – disse massaggiandosi il naso. Poi scoprì che il suo misterioso scontratore, altri non era che… – “I-Inuyasha…m’hai fatto prendere un colpo…”
“Che guardavi?” – Kagome indicò dietro le sue spalle, indicando Ayame e Koga, mentre continuava a massaggiarsi il naso dolorante. Inuyasha sgranò gli occhi, notando subito l’intreccio delle mani
“Ma…stanno insieme?” – chiese lui allibito.
“Si, perché?”
“Al parco mi sembrava che tu e lui foste abbastanza intimi…” – Kagome già non si ricordava più del parco, ma poi le venne in mente tutto e arrossì.
“Ma…adesso ti metti pure a spiarmi?” – chiese quasi arrabbiata. Lui inarcò un sopracciglio.
“Non è colpa mia se non scegliete posti più tranquilli…” – affermò lui. Kagome stava per replicare, ma abbandonò il suo proposito. Emise un grugnito e se ne andò in classe, tampinata da Inuyasha, che aveva il morale stranamente più leggero.
Entrarono in classe battibeccando, ma la classe ormai non ci faceva più caso. Si erano abituati ormai a vederli insieme e parlare normalmente.
“…ti ho detto di smetterla!” – disse Kagome, che si stava divertendo, in fondo in fondo. Sapere che Inuyasha era un po’ geloso di quello che aveva visto al parco la faceva star bene.
“Perché?” – chiese lui, reggendo con piacere quello strano gioco che si era instaurato tra di loro.
“Perché si! E ora zitto che c’è il profe…”
La mattinata proseguì tranquillamente, fin quando Inuyasha non fu interrogato in storia e, udite udite!, non aveva studiato.
“Sono nella merda…” – si disse il ragazzo al limite dell’isterismo.
“Certo che se studiassi…” – gli disse Kagome a bassa voce.
“Bene, NoTaisho…vediamo se hai studiato…” – disse il professore. Per tutta risposta Inuyasha rise nervosamente. – “Allora…dimmi come è scoppiata la Rivoluzione Francese.” – il professore diede un paio di minuti a Inuyasha per riordinare le idee ed esporle con una certa logica. Dal canto suo Inuyasha stava facendo la sauna. Non sapeva una eva di niente.
“Si…allora…” – iniziò il ragazzo.
“1789.” – fu il suggerimento che arrivò da Kagome. Grazie al suo udito finissimo Inuyasha sentì il suggerimento e rispose al professore, cercando di girare un po’ intorno alla cosa.
“Si, allora…la Rivoluzione Francese è scoppiata nel 1789, non ricordo bene il giorno perché non c’ero…” – la classe scoppiò a ridere e anche al professore scappò mezzo sorrisetto. Ma grazie a quella battutina, in classe si era creata un po’ di confusione e i compagni di Inuyasha ne approfittarono per commentare l’ironia del ragazzo e Kagome ne approfittò per suggerirgli il resto della risposta. Quando il professore zittì tutti, Inuyasha potè continuare. – “…con questo avvenimento, la monarchia fu abolita e fu proclamata la repubblica, eliminando tutte le basi dell’Ancien Règime.”
“Molto bene, NoTaisho…vedo che la vicinanza di Higurashi ti fa bene…”
“E non sa quanto…” – sussurrò il ragazzo.
“E che tipo di monarchia era?” – il ragazzo sussultò, ma sentì perfettamente il suggerimento di Kagome.
“Assoluta, perché il potere era in mano al re.” – rispose lui con sicurezza.
“Molto bene…” – disse il professore sempre più sorpreso. – “Dimmi alcune cause dello scoppio della rivoluzione.”
“Si…c’era l’odio contro la famiglia reale, le basi che andranno a costituire il nuovo governo francese, come l’uguaglianza, la fraternità e la libertà…poi…” – Inuyasha ogni tanto s’interrompeva per non destare troppi sospetti. – “…il risentimento per i privilegi dei nobili e l’influenza della guerra d’indipendenza americana.”
“Un’ultima domanda…” – Inuyasha se avesse potuto si sarebbe spiattellato sul banco. Non ce la faceva più. – “…quando furono convocati gli Stati Generali?”
“Il 05 Maggio 1789, per la prima volta dal 1614.”
“Bene…per me può bastare. Ti meriti un bel sette e mezzo NoTaisho.” – il professore segnò il voto sul registro e Inuyasha potè tornare a respirare. Il docente proseguì con la sua lezione, ma Inuyasha non si era ancora ripreso. Guardò in direzione di Kagome e le mimò un “grazie” con le labbra. Per tutta risposta lei gli sorrise furbescamente.
Le lezioni finirono e Kagome potè tornare a casa dai suoi. Tra poco sarebbe arrivato il Natale e lei doveva ancora iniziare a fare i regali. Fuori dal cancello, Kagome fu fermata da Inuyasha.
“Kagome!” – la chiamò lui, raggiungendola di corsa.
“Si?” – disse lei, fermandosi sorpresa. Lo aspettò e si incamminarono insieme.
“Senti…grazie infinite per oggi…mi hai salvato dall’ennesima insufficienza, anche se non so perché lo hai fatto…” – ammise lui, grattandosi il capo.
“Non me lo chiedere perché non lo so nemmeno io…” – rispose in totale sincerità la ragazza. – “…posso farti una domanda?”
“Dimmi…” – Kagome si fermò e Inuyasha con lei.
“Di la verità…ti è piaciuto rispondere al professore, eh?” – Inuyasha diventò tutto rosso. – “Lo prendo come un si…ciao Inuyasha! Ci si vede domani!” – Kagome si avviò verso casa e Inuyasha seguì la sua esile figura fino a che non scomparve dietro l’angolo.
=E’…bellissima…= pensò il ragazzo per poi tornarsene a casa.





La prima di una lunghissima serie di vendette è iniziata. Ho scelto Koga per ovvi motivi, ma stavolta ho preferito non fargli fare la figura del geloso compulsivo e di farlo vivere decentemente, senza la certezza del continuo rifiuto. Mi sono permessa di soddisfare una mia piccola voglia personale, nel torturarlo un po’ con Ayame. La povera yasha ha tutto il diritto di sentirsi ricambiata, dopo una vita passata a continui rifiuti a causa di Kagome.
Ma si è risolto tutto per il meglio.
Adesso tutto sta nel vedere chi sarà la prossima vittima della bellissima Kagome. Sarà qualcuno di nostra conoscenza o no?
Lo scoprirete nel prossimo episodio!
  
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