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Autore: kate95    08/03/2015    6 recensioni
Le sue mani scattarono verso quel viso gentile, spinte dalla voglia irrefrenabile di accarezzarla.
“Non lo fare mai più” fu lui a supplicarla questa volta “mai più”
Ad ogni parola che usciva dalla sua bocca si avvicinava sempre di più, sfiorando la pelle del suo viso con la punta del naso.
“Mai più” accarezzò gli angoli della sua bocca ricevendo come risposta solo il respiro ansante di Felicity.
“Non devi più rischiare così per me. Promettimelo” fermò un istante quella dolce tortura, aspettando una sua conferma.
“Te lo prometto” disse flebilmente.
“Mai più” sussurrò Oliver per l’ultima volta, in un soffio sopra le sue labbra.
Genere: Azione, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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Never again

La sua felicità sei tu

Quando Oliver aprì la porta di casa Smoak si trovò di fronte l'unica persona che sperava di non incontrare.

"É un piacere rivederla signor Queen"

Anche la sua voce fintamente simpatica e il suo sorriso sicuro di sé non facevano altro che aumentare l'astio che Oliver provava per lui.

"Palmer" cercò di essere il più cordiale possibile ma fu più difficile del previsto.

Strinse i pugni lungo i fianchi mentre Ray si faceva spazio per entrare nell'abitazione: "Sono venuto per vedere come sta Felicity"

"Immagino" rispose lasciandolo passare mentre richiudeva la porta.

Palmer stringeva un grande mazzo di fiori tra le mani, sicuramente come augurio di buona guarigione per Felicity, mentre si dirigeva a grandi passi verso la camera della donna.

"Felicity" la chiamò Oliver poco prima che Ray facesse irruzione nella stanza "c'è una persona per te"

La donna nascose velocemente il biglietto sotto il cuscino prima che il suo capo lo notasse.

"Ray! Che cosa ci fai qui?" chiese stupita di vederlo mentre Oliver li lasciava parlare da soli.

Non avrebbe voluto andarsene ma non poteva di certo restare a fissarli per tutto il tempo. Si rintanò in cucina senza però resistere alla tentazione di ascoltare la loro conversazione.

In fondo non era colpa sua: la porta della camera era aperta e loro parlavano a voce alta.

"Sono venuto a vedere come stavi" spiegò l'uomo porgendo alla donna il mazzo di fiori.

"Grazie. Sono molto belli" ringraziò posandoli sul comodino "non dovevi disturbarti"

"Allora come ti senti?"

"Un po' stanca e ammaccata, ma bene. Sicuramente molto meglio di ieri sera"

"Questa si che é una bella notizia!" le disse senza smettere di sorridere "E ne ho una anche io per te"

Felicity rimase in silenzio, aspettando che lui si spiegasse.

"Questa mattina all'alba mi é venuta un'idea geniale!" iniziò entusiasta "Un'illuminazione che porterà grandi sviluppi per ATOM"

Il suo tono di voce si abbassò progressivamente arrivando solo più a sussurrare l'ultima parola, come se non volesse che orecchie indiscrete sentissero quanto stava dicendo.

Si sedette sul materasso, accanto alla donna, avvicinandosi sempre di più.

"É fantastico!" Felicity era contenta per lui, anche se non sapeva ancora se quel piano fosse una brillante idea o una missione suicida.

"Però ho bisogno del tuo aiuto per sistemare un po' di cose" aggiunse subito dopo "quando ti sarai rimessa ovviamente"

"D'accordo" gli rispose. Sapeva che gli doveva il suo aiuto, in fondo glielo aveva promesso.

"Senti" iniziò lui facendosi improvvisamente serio, mentre il suo sguardo veniva attirato dal vassoio adagiato sulle coperte "come mai Oliver é ancora qui?"

Felicity rimase un po' spiazzata dalla domanda ed esitò prima di rispondere.

"Non potevo restare sola dopo le allucinazioni così Oliver é rimasto ad aiutarmi nel caso ne avessi avuto bisogno" spiegò senza realmente comprendere il motivo di quella domanda.

"E va tutto bene?"

"Che cosa intendi?"

"Ieri sera urlavi contro di lui subito dopo l'aggressione, non volevi che si avvicinasse a te e ora gli permetti di restare a casa tua?"

"Era colpa della vertigo, credevo fosse chiaro. Io mi fido ciecamente di Oliver" gli rispose sostenendo il suo sguardo.

"D'accordo. Ma se ci fosse qualsiasi tipo di problema non esitare a chiamarmi, ok?"

"Ok" Felcity iniziò a preoccuparsi per quel comportamento così strano ma ora aveva ben altro a cui pensare "Devo dirti anche io una cosa, molto importante in realtà"

"Certo" Palmer era curioso di sapere di cosa si trattasse.

"Riguarda Oliver" iniziò lei guardando l’uomo negli occhi, per assicurarsi di avere tutta la sua attenzione "Nessuno deve venire a sapere chi é realmente. Quello che tu hai scoperto, tutto ciò che sai su Arrow, il covo, il suo team, ogni cosa deve restare segreta. É di fondamentale importanza. Non puoi dirlo a nessuno, per alcun motivo"

"Neanche se venissi arrestato dalla polizia e mi obbligassero a confessare?" chiese accennando un sorriso sfrontato.

"Neanche in quel caso, Ray. Dobbiamo poterci fidare di te o correremo tutti dei seri rischi"

"Ok" gli rispose "non dirò niente a nessuno"

"Promettimelo"

"Te lo prometto. Ma solo perché me lo chiedi tu" Ray posò una mano su quelle di Felicity, accarezzandole lievemente.

"Non dovresti farlo per me" mise fine a quel contatto tra le loro mani "dovresti farlo per la città, per la sua sicurezza, per proteggere le persone che traggono vantaggio dall'operato di Arrow"

Ray sospirò senza rispondere.

"Gli ideali che ti spingono a fare quello che fai, a lavorare sui tuoi progetti, non sono poi così diversi da quelli hanno spinto Oliver a diventare l'eroe che é ora" continuò cercando di convincerlo.

"Oliver non é un eroe" rispose lui "é soltanto un assassino che si camuffa da eroe"

"Che cosa?" Felicity non poteva credere a quelle parole “Questo non è vero!”

“Davvero? E allora perché Miller è stato ritrovato morto con tre frecce nel petto?” lo sguardo di sfida di Ray la trapassò come la lama di una spada “Non è così che si comportano gli eroi”

Felicity non rispose: non sapeva cosa Oliver avesse fatto a Miller ma le sue paure erano fondate.

Aveva ucciso ancora.

Ed era solo colpa sua.

Lei era quella che si metteva nei guai, lei era quella che lo costringeva a fare tutto ciò che lui si era promesso di non rifare.

“L’ha fatto solo per proteggermi!” disse mentre si sentiva in colpa per quanto successo.

“Adesso lo difendi anche?” la voce di Palmer risuonò velenosa nelle orecchie della ragazza .

“Lui non è un assassino” scandì bene le parole affinché lui capisse.

“È molto triste che ciò che provi per lui ti offuschi a tal punto da non vedere quello che è realmente” si alzò dal letto mentre continuava a parlare “Forse sei ancora sotto effetto della vertigo. Quando sarai di nuovo lucida probabilmente capirai”

Lei non fece in tempo a replicare che Ray stava già uscendo dalla stanza.

Oliver lo accompagnò volentieri alla porta, richiudendola dietro di sé con soddisfazione.

Aveva sentito buona parte della conversazione tranne qualche frase che Palmer aveva appositamente sussurrato in modo che lui non capisse.

Si avvicinò a grandi passi alla camera di Felicity trovando la bionda seduta sul letto, lo sguardo confuso e velato di tristezza.

Quando lei si accorse della sua presenza alzò lo sguardo nella sua direzione. “Quanto hai sentito del bel discorso di Ray?” domandò.

“Buona parte” rispose lui mentre si staccava dallo stipite della porta a cui si era poggiato.

“Mi dispiace” gli disse mentre l’uomo si sedeva sul materasso “è colpa mia se hai fatto quello che hai fatto”

“Ho ucciso una persona, Felicity” ribatté deciso mentre stringeva i denti e contraeva la mascella “e questo mi rende esattamente la persona che Palmer descrive”

“Questo non è vero!”la ragazza strinse le mani dell’uomo mentre lo guardava negli occhi “Mi hai soltanto protetta e se io non mi fossi messa in questo pasticcio tu non saresti dovuto arrivare a tanto”

“Avrei potuto fermarlo in mille altri modi, ferirlo, atterrarlo, invece l’ho ucciso. Sapevo quello che stavo facendo ma non sono riuscito a fermarmi, ho lasciato che fosse la rabbia a guidarmi e questo non mi rende un eroe. Non mi rende migliore di nessun altro uomo, solo un criminale, esattamente come Miller”

“No” Felicity si avvicinò a lui, prendendogli il viso tra le mani “C’è luce dentro di te, Oliver. Tu aiuti le persone, proteggi chi ne ha bisogno, rendi questa città un posto migliore. Starling è tornata a sorridere, anche dopo tutte le tragedie che l’hanno colpita, e lo ha fatto grazie a te. Tu non sei un assassino. Sei un eroe. E io crederò sempre in te”

L’intensità  dello sguardo di Felicity lo ammaliò mentre si protendeva verso di lei, stregato da quella scintilla di luce che brillava nei suoi occhi chiari.

“Sei umano, Oliver” la voce della donna si affievoliva a mano a mano che i loro visi si avvicinavano “e come tale soffri, provi paura, dolore, rabbia e a volte sbagli, ma ogni azione che compi la fai con le migliori intenzioni. E ami, con tutto te stesso. Ami questa vita, la tua famiglia, questa città. E lo dimostri ogni giorno come Oliver Queen e come Arrow”

Oliver rimase colpito da quel discorso, mentre ogni parola arrivava dritta al cuore facendolo emozionare.

“C’è qualcosa” sussurrò lui mentre i centimetri tra loro si accorciavano “che amo più di questa città”

“Che cosa?” domandò Felicity, la voce ridotta ad un flebile sospiro, mentre il cuore le batteva forte nel petto.

“Tu”

Le labbra di Oliver sulle sue gli impedirono di rispondere. Chiuse gli occhi e si godette quel contatto tanto a lungo desiderato.

Fu un bacio diverso da tutti gli altri: lento ma carico di significato, un tocco leggero ma denso del loro amore. Quell’amore delicato come i petali di un fiore appena sbocciato, ma forte come una roccia, per non lasciarsi scalfire dal resto del mondo.

Lo tirò a sé, allacciando le braccia intorno al suo collo, mentre le mani di lui scivolavano lente sui suoi fianchi.

Felicity schiuse le labbra assaporandolo più a fondo, senza riuscire a saziare la voglia che aveva di lui in ogni cellula del suo corpo.

Si aggrappò al suo fisico statuario mentre sentiva il fiato mancarle, a tal punto da obbligarli a staccarsi.

Sorrisero entrambi, consapevoli che tutto sarebbe cambiato da quel momento in poi.

Felicity sapeva che non sarebbe scappato quella volta, che l’avrebbe trovato lì ad aspettarla, pronto a combattere per loro.

Era la loro occasione di essere felici e non l’avrebbero sprecata.

Mentre il petto si alzava e si abbassava freneticamente in cerca d’ossigeno, lei respirava il suo profumo, godeva delle sua bocca sul proprio collo e della scia di baci umidi che lasciava dietro di sé.

E mentre si rimpossessava ancora una volta delle sue labbra, si innamorava di lui un po’ di più.

 

 

Due settimane dopo

Felicity era comodamente seduta sulla sua poltrona del covo, le gambe accavallate coperte solo in parte dal vestito arancio fluo che indossava quella sera, lo sguardo perso verso l’alto.

Non riusciva a concentrarsi quando lui faceva i suoi esercizi sulla salmon ladder, non mentre si ritrovava il petto nudo di Oliver a qualche metro di distanza, non quando osservava ogni suo muscolo distendersi e contrarsi durante gli sforzi fisici.

Non c’era molto da fare quella sera: sembrava che tutti i criminali di Starling City si fossero presi un giorno di ferie dal loro faticoso lavoro.

“Meglio così” si ritrovava a pensare Felicty. Non sarebbe mai riuscita a concentrarsi quella notte.

In più poteva godersi lo spettacolo offerto dai pettorali di Oliver.

Arrossì mentre alcune fantasie prendevano forma nella sua testa e cercò di smettere di pensarci, per evitare di venire scoperta dagli altri membri del team. O peggio lasciarsi scappare qualche commento imbarazzante, che nessuno avrebbe capito, a voce alta.

Erano passate quasi due settimane da quando era stata aggredita da Miller, poco più di una da quando aveva ripreso a trascorrere saltuariamente le serate nell’Arrow Cave, mentre mancavano ancora ventiquattro ore al suo ufficiale rientro alla Palmer Technologies.

Oliver l’aveva aiutata molto ad ammazzare il tempo durante le noiose giornate di mutua, passate in casa.

Ormai si sentiva bene: i muscoli avevano smesso a poco a poco di farle male, i lividi stavano lentamente scomparendo dalla sua pelle e lei trascorreva le sue giornate in compagnia dell’eroe di Starling City. Non c’era nulla che potesse desiderare di più.

Oliver si lasciò cadere dalla salmon ladder, atterrando in piedi con un leggero tonfo che la distolse dai suoi pensieri.

Lo vide muoversi alla ricerca del suo fidato asciugamano, per togliere il sudore che ricopriva la sua pelle in migliaia di piccole goccioline.

Avevano tentato di nascondere la loro relazione per i primi giorni a Roy e Diggle ma senza riuscirci. Quei due avevano capito subito che qualcosa era cambiato; in fondo nulla sfuggiva all’occhio attento di John, che non aveva perso occasione per dimostrare quanto fosse felice per loro.

Da quando Oliver aveva deciso di concedere loro un’opportunità, ogni cosa era mutata: non riuscivano a starsi lontano, ogni loro contatto elettrizzava entrambi, il più piccolo dei gesti assumeva significato, i loro sguardi si cercavano, le loro mani si univano quando pensavano di non essere visti.

“Felicity” Oliver la chiamò ma lei era troppo distratta per poter sentire i suoi richiami.

Solo quando le fu vicino e le sfiorò un braccio con le dita, chiamandola ancora, lei si destò dalle sue riflessioni.

“Scusami, ero distratta” gli disse guardandolo da dietro le lenti dei suoi occhiali.

“Vado a farmi una doccia, poi ti accompagno a casa” le comunicò “non c’è molto da fare qui, quindi direi che ci meritiamo tutti un po’ di riposo”

Diggle esultò alla proposta dell’amico: avrebbe avuto un po’ di tempo da trascorre con la piccola Sarah e Lyla.

Anche Roy fu felice, salendo al piano di sopra per aiutare Thea a gestire la serata del club.

Rimasero solo lui e Felicity al covo, a guardarsi negli occhi per qualche istante.

“Felicity, va tutto bene?”

“Sì, certo” rispose alzandosi dalla poltrona, arrivando a pochi passi da lui “Stavo solo pensando che potremmo … approfittare anche noi della serata libera”

Si avvicinò a lui, appoggiando i palmi contro il suo petto.

“Approfittarne in che senso?” domandò, la voce roca per l’improvvisa vicinanza del corpo della donna al suo.

“Sai bene in che senso” sussurrò sulle sue labbra, rubandogli un bacio.

“Felicity …” posò le mani sui suoi fianchi tenendola saldamente vicino a sé “ne abbiamo già parlato”

“Lo so!” controbatté lei un po’ irritata “Devo evitare tutti gli sforzi e i movimenti bruschi, ma Oliver … sto bene!”

Lui sorrise, divertito dalla sua testardaggine: “Continui a dirlo dal terzo giorno di convalescenza, anche se ti faceva male il più piccolo dei movimenti”

Lei sbuffò senza però riuscire a nascondere un piccolo sorriso sul viso.

Adorava la dolcezza di Oliver che stava scoprendo in quei giorni. Lui, l’inflessibile Arrow che in realtà aveva un cuore gentile e dolce sotto il suo costume.

Le era rimasto accanto, aiutandola ad affrontare ogni più piccola difficoltà durante quelle settimane, coccolandola quando stava male e cullandola fino a farla addormentare quando gli incubi sembravano non aver intenzione di lasciarla riposare.

“Potremmo avere meno tempo per noi in futuro” cercò di convincerlo guardandolo negli occhi “Riprenderò a lavorare, la sera verrò qui ad aiutarti a combattere i cattivi, la notte avremo bisogno di dormire”

“A proposito di questo” Oliver interruppe il suo discorso “devi proprio tornare al lavoro così presto?”

“Sono in mutua da due settimane … ho bisogno di tornare alla mia vita normale. E tu ancora non mi paghi per lavorare nel team perciò sì, devo tornare in azienda”

“Ma dopo quello che è successo con …” anche solo pronunciare il suo nome lo infastidiva.

“Ray?” gli chiese “Capirà. Insomma il suo discorso ha spiazzato anche me ma è una persona intelligente. Probabilmente già sa di aver sbagliato”

“Non è solo questo. È che …” Oliver non sapeva come dirglielo, suonava ridicolo già alle sue orecchie figuriamoci a quelle di qualcun altro.

“Non ci posso credere” disse mentre realizzava quello che lui tentava di dirle “Tu sei geloso!”

“Non è vero” rispose lui, ma la poca convinzione nella sua voce non avrebbe convinto nessuno “D’accordo, forse un po’”

Felicity rise mentre si avvicinava di nuovo al suo viso.

“Non ce n’è alcun motivo” lo rassicurò.

Questa volta fu lui a baciarla, cingendole la schiena con le braccia.

“Faresti bene a non cambiare discorso così in fretta, signor Queen” lo avvisò lei con il sorriso sulle labbra “Non mi hai ancora risposto”

Oliver rimase a guardarla, in tutta la sua bellezza.

La desiderava con tutto sé stesso ma voleva che fosse davvero guarita, non voleva vederla star male solo perché non riusciva ad attendere un altro paio di giorni.

“Sto benone” gli ripeté come se conoscesse perfettamente i suoi pensieri “e lo voglio con tutta me stessa”

Si era fatta incredibilmente seria e il suo sorriso era stato sostituito da un’espressione concentrata.

Fece scontrare il profilo dei loro nasi mentre scrutava con attenzione i suoi occhi.

Oliver la fissò, sorprendendosi ad ogni istante di più della sua determinazione.

Sapeva come ottenere ciò che voleva e non avrebbe ceduto fino a che non l’avrebbe avuta vinta.

“Voglio fare l’amore con te, questa notte” sussurrò al suo orecchio, solleticandolo con il suo respiro caldo “ho voglia di te”

Sentì immediatamente l’effetto che le sue parole avevano avuto su di lui, poteva percepire chiaramente quanto anche lui la desiderasse, quanto il suo corpo avesse risposto bene ai suoi stimoli.

Tutto accadde così velocemente che Felicity neanche se ne rese conto: solo quando sentì il muro dietro la sua schiena realizzò che Oliver l’aveva spinta verso la parete, prendendole il viso tra le mani e impossessandosi voracemente della sua bocca.

Ansimò, mentre sentiva il desiderio bruciarle nelle vene, che aumentava ad ogni piccolo morso lasciato da Oliver sulla pelle sensibile del suo collo.

Si staccò d’improvviso lasciandole un bacio lieve sulle labbra prima di allontanarsi un poco: “Devo andare a farmi una doccia” le comunicò come se fosse la cosa più normale da dire in un momento come quello.

Sentì il suo corpo scivolare lontano dal suo mentre tentava di tornare a respirare normalmente.

Lo bloccò per un braccio, prima che potesse fuggire nel piccolo bagno del covo.

“Non puoi lasciarmi così” riuscì a dirgli mentre tentava di regolarizzare il battito del suo cuore.

“Così come?” chiese con un ghigno soddisfatto sul viso.

Felicity sbuffò sonoramente. Odiava quel suo maledetto sorriso, così irritante ma al tempo stesso così attraente ed irresistibile.

“Insoddisfatta” gli disse mentre combatteva la voglia di baciargli ancora le labbra.

“Felicity” la chiamò lui prendendole la mano “Ho davvero bisogno di una doccia. Ma sarò tutto tuo il più presto possibile”

Sorrise con dolcezza mentre lei lo minacciava scherzosamente: “Sbrigati!” lo ammonì mentre sfiorava leggera la sua bocca con la propria “Ti aspetto qui”

Lo vide voltarsi e attese che sparisse dietro la porta prima di sospirare.

L’avrebbe uccisa con quel suo modo di fare, prima o poi.

Preparò la borsa, infilando tutto ciò che aveva sparso sulla scrivania durante la serata mentre sentiva l’acqua scorrere nella doccia.

Prese i due caschi per la moto, posandoli sul tavolo in metallo accanto alla sua borsa, afferrò il cappotto e lo infilò con un movimento rapido.

Lo chiuse, spingendo ogni bottone nella sua asola con lentezza, per far passare il tempo.

Quando fu pronta iniziò a camminare nervosamente avanti indietro per il covo, i tacchi che si risuonavano nell’aria silenziosa del seminterrato.

 

 

Oliver uscì dalla doccia, rivestendosi il più in fretta possibile.

Non riusciva a smettere di sorridere, desideroso di raggiungere Felicity che lo aspettava nell’altra stanza.

Sapeva che averla accanto sarebbe stato meraviglioso ma mai avrebbe potuto immaginare quanto lo avrebbe fatto sentire bene, in pace con sé stesso.

Le ultime due settimane erano state le più belle da quanto era tornato a Starling dopo l’esperienza sull’isola.

Aprì la porta, cercando di fare meno rumore possibile, e la trovò di spalle, il fisico snello avvolto in uno dei suoi amati abiti corti, le gambe scoperte e le scarpe a tacco alto che slanciavano la sua figura.

Con un movimento rapido Felicity infilò il cappotto nero e lo abbottonò con cura mentre la sua solita coda lunga e bionda oscillava pigramente ad ogni suo movimento, oscurando parzialmente la vista del collo roseo e delicato.

Oliver si avvicinò lentamente, raggiungendola in pochi passi mentre ancora gli dava le spalle.

Le circondò un fianco con un braccio, la mano posata sul suo ventre, mentre la attirava a sé facendo aderire la sua schiena al suo petto, avvertendo il suo profumo delicato riempirgli le narici.

 “Oliver” lo chiamò, colta di sorpresa “mi hai spaventato”

Lui le lasciò un bacio alla base del collo e Felicty sentì una lunga scarica diffondersi rapida sulla sua pelle, riaccendendo il desiderio nel suo corpo.

“Mi dispiace” le sussurrò in un soffio caldo sul viso, mentre stringeva la presa sui suoi fianchi e la prendeva inaspettatamente in braccio.

“Che cosa fai?” gli chiese sorpresa, sentendo mancare il contatto tra i suoi piedi e il pavimento.

“Ti porto a casa” rispose mentre afferrava i due caschi e si dirigeva verso l’uscita sul retro.

Felicity sentì l’aria fresca della sera accarezzarle le gambe mentre nel vicolo, solitamente deserto e silenzioso, rimbombava la musica del Verdant.

Si fece rimettere a terra e si diressero verso la moto di Oliver, mano nella mano.

Era una sensazione piacevole potersi concedere piccoli momenti di intimità come una coppia normale, ma entrambi sapevano che quelle occasioni erano piuttosto rare, soprattutto in pubblico.

Felicty non voleva ancora finire sui giornali e rischiare di essere definita dai paparazzi come la nuova fiamma dell’ex-miliardario Oliver Queen.

Così quando c’erano troppi testimoni nei paraggi assumevano un comportamento distaccato e professionale, ma che finiva appena ritrovavano un po’ di privacy.

Lontano da occhi indiscreti, quando ebbero svoltato l’angolo, le loro mani tornarono a cercarsi e le loro dita si intrecciarono finché giunsero davanti alla moto di Oliver.

Si fermarono, guardandosi negli occhi, poi lui si avvicinò al suo viso e le sfilò delicatamente gli occhiali, decisamente scomodi sotto il caso integrale.

Piegò le stecche con cura e le passò il casco che lei infilò prontamente, dopo aver sciolto la coda.

Salì in sella alla moto e aspettò che la donna facesse altrettanto.

Sentì le sue piccole mani aggrapparsi a lui, le braccia intorno ai suoi fianchi e il petto che sfiorava la propria schiena in una piacevole tortura.

Mise in moto, diretto verso casa Smoak, mentre Felicity stringeva la presa su di lui.

Guidò velocemente tra le strade della città, impaziente di giungere a destinazione, beandosi del contatto del corpo di lei aggrappato al suo.

L’aria fece rabbrividire Felicity per il freddo mentre lei si guardava intorno, osservando il traffico della città, le auto che sfrecciavano accanto a loro, le persone che si godevano la serata tra locali del centro e club esclusivi.

Nel cielo scuro e privo di stelle, solo la luna dominava la scena, illuminando debolmente la città sotto di sé. Per un istante giurò di aver visto una scia luminosa lassù ma durò un solo istante, sparì così in fretta che Felicity si convinse di essersela solo immaginata.

Si aggrappò ad Oliver mentre lui svoltava a destra dopo che il semaforo scattò sul verde, avvicinandosi a casa sua.

Il suo personale eroe rallentò, parcheggiando la moto davanti al vialetto d’ingresso di casa, per poi sfilarsi il casco.

Felicity fece lo stesso, scendendo dalla moto e prendendolo per mano, un grande sorriso ad illuminarle il volto.

Lo baciò con dolcezza, nell’aria fredda di Starling City, prima di trascinarlo con sé verso la porta d’ingresso.

Cercò le chiavi nella borsa e con le dita sfiorò ognuna di esse in cerca di quella giusta, mentre Oliver la seguiva, le loro dita ancora intrecciate.

E mentre varcavano la soglia nessuno dei due si accorse di un uomo in lontananza che li osservava attentamente nel buio della sera, chiuso in un’armatura metallica.

L’uomo premette un piccolo pulsante posto sul braccio della sua tuta tecnologica e si librò in aria, lasciando dietro di sé soltanto una scia.









E siamo giunti alla fine!

Scusate l'attesa un pochino più lunga del previsto per questo ultimo capitolo ma volevo dare un finale dignitoso a questa storia e spero tanto di esserci riuscita.

Volevo ringraziarvi per tutto l'affetto che avete dimostrato per questa storia attraverso le vostre recensioni, davvero non riesco ad esprimere quanto siano gradite!

Mi sono divertita molto a scrivere questa piccola storia e a scavare dentro ogni personaggio, per immaginare come ognuno di loro avrebbe potuto reagire davanti ad avvenimenti simili... e spero che voi vi siate divertiti leggendo!

Ho un paio di idee che mi frullano in testa, vedremo se riuscirò a mettere presto qualcosa nero su bianco!

Non mi resta altro che salutarvi, sperando di rileggerci presto ;)

Buona notte e ancora grazie a tutti voi!

   
 
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