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Autore: _ Arya _    09/03/2015    9 recensioni
Emma Swan è una specializzanda al quarto anno di chirurgia. Durante un tragico incidente dove presterà soccorso, riuscirà a salvare il timoniere della Jolly Roger: Killian Jones. Non ci si dovrebbe mai innamorare di un paziente, ma le regole sono fatte per essere infrante...
"-Sono la dottoressa Swan. Emma. E le prometto che la tirerò fuori di qui- cercai di sorridergli incoraggiante.
-Lei è bellissima dottoressa- sorrise di rimando, e solo allora notai i suoi bellissimi occhi blu." [dal 1° capitolo]
Genere: Commedia, Drammatico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Emma Swan, Killian Jones/Capitan Uncino, Regina Mills, Robin Hood
Note: AU, Cross-over | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
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We think we want the truth, but do we really?

 

Cosa poteva nascondermi di tanto terribile?
La sua espressione era troppo seria, che quasi ne ebbi paura. Quasi. Perché volevo comunque sapere di cosa si trattava: per far funzionare le cose tra di noi dovevamo poterci fidare l'uno dell'altra.
Non era giusto che solo io mi lasciassi andare mentre lui continuava a tenersi le cose dentro.
Ero certa che qualunque cosa fosse non l'avrei mai abbandonato, non avrei mai smesso di amarlo.
-Killian.- ripetei -voglio che tu mi dica cosa diavolo è successo. Io sono stata violentata tipo quattro giorni fa, e invece di chiudermi in me stessa e non permettere a nessuno di avvicinarsi sono qui con te, a baciarti e abbracciarti. Credo di meritarla la tua fiducia.- seppi di essere stata un po' troppo pesante, ma volevo trovare la spinta giusta per smuoverlo da quel suo silenzio.
-Swan, non è questo, io mi fido di te. È solo per proteggerti che non voglio parlarne, non è una cosa che serve tu sappia per forza. Ti prego...
-No! Io merito di sapere, qualunque cosa sia. Avanti Jones, cosa potrai mai avere fatto di così terribile? Guarda che non mi scandalizzo, non vado in crisi, non mi viene un infarto. Parla e basta.- insistetti, mentre lui continuava a fissarmi inespressivo. Mi venne voglia di dargli un bello schiaffone per smuoverlo.
-Dai!
-La vuoi smettere di insistere porca miseria?!- si alzò con tanta forza e rabbia che mi fece scivolare dal letto.
Mi tenni terrorizzata al comodino per non cadere, col cuore in gola.
Spaventata.
Lui mi guardò spaventato almeno me.
-Emma. Scusa. Non... non volevo. Tesoro, mi dispiace tantissimo. Ti sei fatta male?
Si alzò dal letto e facendone il giro si avvicinò a me, ma mi venne spontaneo arretrare.
Avevo davvero paura di lui adesso?
Non potei far altro che continuare ad arretrare con la bocca serrata.
Arretrai fino a raggiungere la porta della stanza e afferrai la maniglia, nonostante il suo sguardo supplichevole.
-Emma, ti prego... Non andartene, ti dirò tutto. Scusa, io non ti avrei mai e poi mai fatto del male, lo giuro!
Chiusi gli occhi poggiandomi contro la parete, ma lasciai andare la maniglia.
Cercai di respirare a fondo, di pensare lucidamente.
Dopotutto era colpa mia, avevo insistito troppo nonostante mi avesse chiesto gentilmente di lasciar perdere, aveva avuto fin troppa pazienza con me.
Lui non mi aveva mai fatto pressione, e io lo ripagavo in questa maniera.
Forse anche lui aveva passato un momento brutto o difficile, e non si sentiva pronto a parlarmene.
O aveva paura di dirmelo per non perdermi.
-Tu non mi perderai mai, Killian. Perdonami...- aprii gli occhi e tornai ad avvicinarmi lentamente a lui, fino a stringerlo tra le braccia. Lo abbracciai forte, e quando ricambiò, il mio corpo si arrese a lui, stufo di averne paura.
Inspirai il suo profumo, doveva aver fatto una doccia poco prima che arrivassi... il mio olfatto fu invaso da un piacevole odore di lavanda.
-Perdonami tu, piccola mia. Non mi perdonerò mai di aver reagito in quel modo, ti ho spaventata...
-No, no... me la sono cercata, ammettilo- sorrisi e raggiungemmo di nuovo il letto, sdraiandoci vicini e mano nella mano.
Ero stata sciocca ad avere paura, era l'ultima persona sulla faccia della terra che mi avrebbe fatto del male.
Restammo un po' in silenzio, semplicemente a contemplare la pace del momento. Mi bastava stargli vicino per stare bene, stringergli la mano per scaldarmi il cuore.
-Tesoro...- sussurrò poi, rompendo il silenzio -Se vuoi posso dirti cos'è successo. Non ne vado fiero, ma...
-Se ti va. Ma comunque sappi che... che puoi dirmi tutto. Sempre. Io non ti giudicherei mai.
L'uomo annuì, e si tirò su a sedere dando una mano anche a me, in modo che potessimo guardarci negli occhi e parlare.
-Sai, quando avevo 16 anni... credo di avertelo già detto. Ma ho perso mio fratello... Liam. E qualche anno dopo... la mia ragazza, Milah.
-Sì... me l'hai detto... mi dispiace tanto...- sussurrai, accarezzandogli una guancia.
-Non è questo il punto... Ecco. Dopo aver perso mio fratello, ho iniziato... ad avere degli attacchi di panico. È stato un incubo, ci è voluto quasi un anno prima che imparassi a controllarli. Credevo di aver superato tutto, ma ecco che è ricapitato quando ho perso Milah.
-Attacchi di panico. Non... non lo sapevo questo.
-E' ricapitato ancora Emma.- aggiunse amareggiato -Dopo che mi hai lasciato con tuo padre, è andato tutto bene con lui. Ma dopo... quando sono rimasto da solo, e ho ripensato a quel che ti era successo... io... sono stato male. Quando è entrata l'infermiera era passata già mezz'ora e non mi ero ancora ripreso. Sudavo, ho vomitato, e io...
-Oddio. Cosa?! Avresti dovuto dirmelo, non dovevi nascondermelo.
-Stavi già tanto male di tuo... non potevo addossarti quest'altro peso!
Gli accarezzai la fronte, guardandolo con tenerezza. Dunque non ero l'unica ad agire per il bene dell'altro. Nonostante fosse sbagliato.
Sapevo quanto dovesse pesargli tutto ciò, quindi apprezzai ancora di più il fatto che avesse deciso di parlarmene, di aprirsi.
E sapevo quanto si era odiato per il suo comportamento di poco fa, sembrava quasi ne fosse rimasto scosso più lui di me.
Eppure... era solo questo il suo grande segreto? Quello per cui avrei dovuto lasciarlo?
-E' questo il segreto tanto oscuro che non volevi rivelarmi?- gli domandai quindi -Credevi ti avrei mollato perché hai degli attacchi di panico? Certo, ti prenderei a schiaffi per non avermi detto la verità... ma solo quello!
-No, non era neanche questo il punto. È peggio.
-Ok... ti ascolto.- il suo tono di voce basso e serio mi spaventò di nuovo. Cosa ci poteva essere...
-Quando ho perso mio fratello, inizialmente ho affrontato il dolore in modo... sbagliato. Ho fatto delle amicizie poco raccomandabili, e... grazie a loro sono riuscito a fermare questi attacchi per un po'.
-E allora dov' è il...
-Aspetta- non mi lasciò finire di parlare -Grazie a loro non intendo dire col loro sostegno morale. Voglio dire degli aiuti... farmaci, diciamo.
Farmaci. Farmaci per l'ansia avuto grazie ad amicizie poco raccomandabili? A meno che...
-Droghe?- borbottai in un filo di voce; lo guardai negli occhi sperando che negasse, che si mettesse a ridere e smentisse quell'ipotesi assurda.
Ma non lo fece.
Non disse di no.
Non scosse la testa.
Si limitò ad abbassare lo sguardo, se per paura o vergogna non seppi dirlo.
-Va' avanti- mi uscì in un singhiozzo, cercando di non mollare del tutto la stretta sul suo braccio nonostante lo shock. Non volevo pensasse che lo stessi abbandonando.
-Ne sono uscito. Da solo. Però quando questi attacchi sono tornati, alla morte di Milah... ho ricordato quanto l'eroina mi calmasse. Era la via più facile per superarli e... ho ripreso.
-Per... per quanto tempo Killian. Quanto è andata avanti?
-Vari mesi. Prima di disintossicarmi in una clinica. Mi ci è voluto quasi un altro intero anno per uscirne del tutto.
Portai la testa tra le mani, poggiando i gomiti sulle ginocchia.
Finalmente capii perché Hopper fosse tanto dell'idea che lasciarci sarebbe stato meglio per entrambi.
La nostra rovina sarebbe stata una reazione a catena se uno dei due fosse crollato: se fossi crollata io, lui avrebbe potuto non farcela di nuovo, e ricadere nella droga per tirarsi su.
Di conseguenza, se fosse successo io sarei stata ancora peggio.
Saremmo finiti male, tutti e due.
Non riuscii a tenere a freno le lacrime, e decisi di sfogarle fino scoppiare a piangere con disperazione. Col mio lavoro, avevo visto il mondo della droga da fin troppo vicino. I tossicodipendenti mi avevano sempre fatto pena, mi avevano fatta star male.
I loro sguardi persi, tra quelli desiderosi d'aiuto e quelli che sembravano essersi lasciati andare.
Lo sguardo di Peter, quando mi aveva detto addio.
Non riuscivo neanche solo a immaginare Killian in quello stato, l'uomo che amavo finire vittima della droga... e tornarci a causa mia.
-Emma...- sussurrò con la voce rotta, cingendomi le spalle.
Mi strinsi a lui e piansi più forte, senza più nessun freno.
Lacrime e singhiozzi controllavano il mio corpo, la mia mente, il mio cuore.
 

KILLIAN POV

Mi si strinse il cuore nel vederla piangere così disperatamente, singhiozzare, e tremare tra le mie braccia.
Quasi mi pentii di averle raccontato tutto; nonostante non riuscissi a capire perché reagisse in maniera tanto estrema, sapevo di averle fatto del male.
Le avevo appena rivelato la parte peggiore di me, quella che avevo sempre tenuto nascosta.
La parte debole, quella che commetteva errori enormi, quella che se pur dopo tanti anni continuava a far parte di me.
-Perché, Killian...
-Mi dispiace tesoro mio, è per questo che non volevo dirti nulla. Sono una persona orribile...
-No- singhiozzò, alzando lo sguardo -Perché non me l'hai detto prima. Perché non subito... perché a Hopper e non a me, sono io quella che ti deve stare vicino, quella che ti avrebbe rassicurato...
-C... cosa? Swan, non capisco...
-Che io per te ci sono, stupido cretino! Come pensi potrei starci se lo fossi venuta a sapere da qualcun altro?! Una cosa del genere poi! Un mio amico è morto di overdose, quando avevo 18 anni. Non sapeva a chi chiedere aiuto... e non l'ha chiesto a me perché ero incinta e non voleva mi addossassi il peso!
Ebbi un'ennesima fitta al cuore per quella rivelazione, che aveva spinto la mia piccola donna a piangere così. Quante ne aveva già passate nella sua giovane vita? E quante ne stava passando per colpa mia... forse lasciarci sarebbe stata davvero la cosa più giusta. Meritava un uomo migliore di me, un uomo più forte che si sarebbe potuto prendere cura di lei senza doverle nascondere un passato orribile per il terrore di essere rifiutato. Un uomo che non aveva un altro orribile segreto che a quel punto non poteva rivelarle.

-Non pensi di... di ricominciare? Non stai avendo tentazioni o qualcosa del genere... vero?- mi domandò la ragazza, quando riuscì a calmarsi un po'.
-No tesoro, no davvero. Voglio essere un uomo migliore per te Swan, non mi rovinerò la meravigliosa vita che posso avere con una donna come te. Però se tu non mi volessi, capirei...
-Non ci provare. Non devi neanche provarci a lasciarmi per il mio bene e stronzate simili, o ti stacco l'altra mano!- esclamò, stringendomi con forza, come se avesse paura che scappassi.
-Emma, io non...- non sono quello giusto, pensai. Si fidava troppo di me, voleva vedere solo il buono in me. Nonostante la consapevolezza che saperlo l'avrebbe ferita per l'ennesima volta, non potevo tenermi per me quell'ultimo dettaglio.
-C'è altro.- dissi prima di cambiare idea.
-Ancora? È importante? Perché io non ho paura del tuo passato, io voglio essere il tuo presente... e futuro.
-Non posso tenertelo nascosto, davvero non posso... meriti di sapere tutto.
-Ok avanti. Ti ascolto. Così dopo possiamo... starcene un po' tranquilli, e tu mi aiuterai a prepararmi un discorso per domani, per gli assistenti sociali.
Oh tesoro, pensai, dopo questa forse non vorrai più avere a che fare con me, figuriamoci chiedermi consigli per adottare una bambina.
-La seconda volta. Per procurarmi quelle cose andavo per i locali. Sono... ero davvero una persona poco raccomandabile credo, non ero per nulla un bravo ragazzo.
-Mh, i ragazzacci piacciono a tante.
-Sì, ma non i ragazzacci che bevono e si drogano con le ragazze e poi si approfittano di loro.- sputai d'un fiato.
Non ebbi il coraggio di guardarla.
Già il silenzio che calò fu devastante, agghiacciante. Ebbi come la sensazione di congelare fin dentro le ossa.
-Hai violentato delle ragazze?- disse in un sussurro, che a stento riuscii a sentire nonostante fossimo vicini. Ma la sua mano non era più nella mia.
-No. Non proprio. Ma... loro erano... inconsapevoli in un certo senso... sono stato con una neo 18enne che era vergine. Eravamo fatti entrambi, ma lei non di proposito. Semplicemente in quel locale avevano messo qualcosa nel suo bicchiere. L'abbiamo fatto nella mia macchina, ci siamo addormentati lì. Quando si è svegliata è stato straziante. Mi ha urlato contro che non voleva, che ero un approfittatore, che ero un maniaco...- fu più dura che mai riuscire a rivelarle quei dettagli, soprattutto sapendo che avrebbero potuto riaprire ferite che avevano appena iniziato a rimarginarsi.
Però non avrei mai potuto vivere serenamente la nostra relazione sapendo di nasconderle qualcosa di così grosso.
La amavo troppo per mentirle tutta la vita. Perché lei avrebbe portati quella cicatrice per sempre, e a sua volta avrebbe tenuto vivo il mio senso di colpa verso quella ragazzina.
-Ok. Quella non... non è stata proprio... violenza. Voglio dire non è proprio colpa tua.- biascicò a fatica, ma sembrò quasi volesse convincere più sé stessa che me.
Feci per riprenderle la mano, ma quella rifiutò il contatto e si alzò dal letto, come se scottasse.
Come se io la rivoltassi.
-Ho bisogno di riflettere, Killian. Ho bisogno di... di allontanarmi di qui, e riflettere da sola. Avrei preferito non saperlo, io sto per adottare una bambina! Non so come comportarmi!
-Mi... vorresti... lasciare?- quelle tre parole mi uscirono a stento, ma dovevo sapere. Volevo sapere.
-Non lo so. Non credo... no. No. Ma ho bisogno di... pensare. Promettimi che se ora esco di qui tu non farai niente di stupido, e manterrai la calma. Non voglio che ti senta male. Ma se succede chiamami.
Mi lanciò il suo cellulare sul letto, guardandomi incerta e confusa; -Sarò da Regina. Chiama il suo numero se serve, ok? Prometti.
-Te lo prometto, ma non mi succederà nulla. Se vorrai tornare da me... io... io sono un altro uomo.
Emma annuì con l'accenno di un sorriso, poi si voltò e lasciò la stanza chiudendosi la porta alle spalle.
Ero orribile.
Come avevo anche solo potuto pensare che un uomo orribile come me potesse avere speranze con una donna tanto meravigliosa e perfetta? Aveva detto che non mi avrebbe lasciato, ma sapevo che non sarebbe stato così.
Ero a pezzi, l'avevo persa. Non si sarebbe mai più fidata di me come prima.
Non avrebbe più visto tutto quel buono in me.

***

EMMA POV

Quando finii di raccontare tutto a Regina mi scolai l'aspirina che aveva preparato per il mio mal di testa dovuto a quel pianto che sembrava non avere fine.
Potevo accettare che mi avesse mentito sul suo problema di panico, era comprensibile considerato il suo passato, e considerato che non volesse mai mostrarsi debole.
La droga era stata un duro colpo, nonostante fossero passati dieci anni. La droga, che si era portata via il mio migliore amico, Peter. Lo chiamavo Peter Pan fin da quando eravamo piccoli, perché era un ragazzino sognatore, un ragazzo che anche a 18 anni continuava a essere carico di vita come un bambino di 10. L'eterno ragazzino, quello che non voleva crescere... proprio come il Peter Pan delle favole.
Quando mi aveva lasciata ero stata a pezzi fino alla nascita di Henry, due mesi dopo. Solo il mio bambino mi aveva ridato la voglia di vivere, quella che avevo perso con l'abbandono di Neal, e la perdita di Peter.
Pensare che Killian aveva corso questo rischio mi lacerava il cuore, ma più che allontanarmi mi aveva spinta più vicino a lui. Mi aveva spronata a stargli ancora più vicino, a non lasciare che commettesse gli stessi errori del passato.
Però l'ultima rivelazione era stata troppo anche per me.
Non aveva violentato nessuna ragazza, non consapevolmente almeno. Però... aveva comunque fatto passare a delle ragazze momenti orribili come quello che avevo passato io, e non riuscivo a capire come sentirmi a riguardo.
-Emma per favore, basta piangere... lo so che è un brutto colpo, lo capisco...
-No Regina, non puoi capire! Io credo di amarlo, e ora vengo a sapere queste cose e... non riesco a capire che persona è. Ha commesso tanti errori, e per ben due volte... posso capire a 16 anni, ma a 25! Aveva Robin e Marian, non era solo... e ha preso comunque la strada sbagliata!- posai il bicchiere sul tavolo con un po' troppa forza, tanto che feci sobbalzare la donna.
-Porca miseria Swan, così lo rompi e ti fai male!- mi rimproverò, tirandomelo via dalle mani.
-Sai che me ne frega...- scrollai le spalle, asciugandomi gli occhi.
-Senti tesoro, io capisco che sia una cosa orribile. Credimi, capisco in pieno il tuo punto di vista... ma... non vorrai dirmi che ora hai paura di lui?
-Di lui? No.- scossi la testa, trattenendo le lacrime che volevano di nuovo prendere il sopravvento -Ho paura di me stessa. Dopo una cosa del genere dovrei darmela a gambe, dovrei essere terrorizzata! Ma io non lo sono, lo amo comunque, lo voglio al mio fianco! E questo mi fa paura, perché una volta ero una persona giudiziosa... e adesso voglio stare con un ex delinquente?!
Lei mi guardò confusa e incredula, ma non sapevo neanch'io in che modo spiegarle meglio cosa provassi. Neanche per un minuto avevo avuto paura di lui, neanche nel breve istante in cui gli avevo chiesto se avesse mai abusato di qualcuna.
Il fatto stesso di non averne paura mi faceva paura. Perché se fosse ricaduto nelle vecchie abitudini, non sarei stata abbastanza spaventata da scappare. E neanche da aiutarlo... piuttosto sarei precipitata insieme a lui, e questo andava contro tutti i miei valori.
Eppure mi aveva detto che era cambiato, che era un'altra persona, e io volevo credergli. Ma come potevo esserne sicura? Come potevo correre il rischio con l'imminente adozione di una neonata?
-Guarda, avresti tutte le ragioni del mondo per scappare... se fosse stato 5-6 anni fa. Ma adesso? Adesso è cresciuto, è cambiato... per quel che Robin mi ha detto, è davvero una brava persona. Posso capire che ti faccia impressione stare con un uomo che abbia fatto provare ad altri l'angoscia che hai provato e stai tuttora provando tu... ma credo sia diverso. Lui non ha mai fatto male a nessuno, non intenzionalmente.
-Anche August era ubriaco.- le ricordai, portando le braccia sul tavolo per poggiarvi la testa.
-Sì, ma era consapevole. Tu gli hai gridato di fermarsi, e non l'ha fatto. Quelle ragazze invece erano consenzienti. Drogate, ubriache, ma consenzienti.
Annuii, ma continuavo a non essere convinto. Era una situazione troppo complicata, troppo strana... forse in un altro momento sarei riuscita ad accettare il tutto con meno problemi, ma dopo ciò che avevo subito non ci riuscivo.
Non ci riuscivo, ma non riuscivo neanche a pensare a lui come a un mostro. Era sempre stato tanto dolce con me... tenero e protettivo.
-Cosa dovrei fare?- chiesi alla mia amica, alzando lo sguardo per guardarla negli occhi.
-Ok. Io non posso dirti cosa devi fare, ma stammi a sentire. Dopo ciò che ti ha fatto August tu dovresti stare molto ma molto peggio di come stai adesso... e invece ti sei tirata su. Sei riuscita a riavere un contatto fisico con Jones senza che questo ti faccia star male. Lui ti rende felice, questo rapporto non ti rende debole... ti rende forte piuttosto. Ti capisce, farebbe qualsiasi cosa per te... ti sostiene, ti da' i tuoi spazi, è innamorato. E credo la cosa sia reciproca.
Annuii automaticamente, senza neanche dover pensare. Più volte mi ero fermata a riflettere sui miei sentimenti verso di lui, e ormai ero davvero quasi certa di amarlo.
-Bene. Quindi adesso ti fai una doccia calda, metti il pigiama, prendi una camomilla che ti preparo io e poi a nanna. Domani è un altro giorno, potrai pensare con lucidità. Inoltre è il grande giorno, hai il colloquio con gli assistenti sociali per l'affidamento della bambina.
-Mh. Posso dormire con te?
-No Swan, che poi diventa un'abitudine. Hai la camera degli ospiti che è praticamente camera tua ormai. Credo di avere metà del tuo guardaroba lì.
-Non voglio stare sola. Non vorrai rischiare che io rompa un bicchiere e decida di tagliarmi con un pezzo di vetro, vero?
-Se stai scherzando non fa ridere.
-Sì, sto scherzando.- feci un mezzo sorriso, alzandomi e guardandola.
-Beh, è macabro. Ma va bene, puoi dormire da me. Non voglio rischiare di averti sulla coscienza, ok? Però che sia l'ultima volta, non hai 8 anni.
-Grazie- sorrisi più sinceramente e mi diressi verso il bagno, pronta a lavarmi via le preoccupazioni, almeno per quella notte.
Mi convinsi di essere completamente pazza quando immaginai e desiderai di avere Killian nella doccia insieme a me.

***

Avevo passato tre quarti d'ora davanti allo specchio per rendermi perfetta per il colloquio, per quanto fosse possibile. Dopo varie prove, avevo deciso che per fare la mamma un trucco acqua e sapone sarebbe stato molto meglio, quindi mi ero limitata a un fondotinta e il correttore per nascondere occhiaie e graffi e i lividi ancora visibili, un rossetto color pesca e un po' di mascara.
Avevo raccolto i capelli in una coda bassa che mi scivolava lungo una spalla che reputavo mi desse un aspetto materno. Per completare il tutto avevo messo un semplice jeans chiaro e un maglioncino rosa pallido con dei fiorellini azzurri.
Anche Henry aveva approvato, quando ero passata a casa per fare colazione insieme e portarlo a scuola. Secondo lui ero perfetta, e chi meglio di un figlio poteva dire se la sua mamma avesse un aspetto da... mamma?
Mi era venuta anche un po' di febbre, ma era un dettaglio che poteva passare non in secondo, ma in terzo piano dato che non arrivava neanche a 38, e i miei occhi fortunatamente non erano arrossati.
-Emma! Tesoro, sei bellissima!- mia madre mi venne incontro e mi abbracciò, stampandomi due baci sulle guance.
-Scusa- sorrisi divertita alla sua espressione -spero non ti sia mangiata il fondotinta, ho un po' abbondato.
-Sì, lo vedo... senti, non sono ancora riuscita a chiederti come ti senti. Ho parlato con papà... ma quando sono passata eri così dolce con Killian e non volevo dare fastidio...
-Mi hai vista con lui? Oddio... tutto questo è imbarazzante.- mi lamentai, immaginando mia madre a guardarmi tutta sorridente. Mio dio.
-Dai, siete così carini! Però ora... come stai?- si fece seria, accarezzandomi i capelli.
-Non lo so in realtà- ammisi -sto... non lo so. Non sto male comunque.- borbottai, senza però entrare nei dettagli. Non era per August che mi sentivo strana, ma per Killian. A mente lucida avevo cercato di pensare a cosa fare, ma non avevo ancora trovato la soluzione.
Lasciarlo però era l'opzione con meno punti nella mia testa.
-Mi sento così male a non poterti aiutare piccola... sto così male per quello che hai passato, io...- le si inumidirono gli occhi, e io la abbracciai stringendola forte a me, per rassicurarla.
-Mamma, non ti preoccupare. Me la sto cavando alla grande. Non so se dipende dal fatto che a 28 anni sia meno traumatico che... non so, a 18, o forse non lo è. O forse dipende dal mio carattere... ma in ogni caso non ti devi preoccupare. Non mi sto deprimendo, non mi sto chiudendo in me stessa e non sto digiunando.- le assicurai; dopo lo svenimento del giorno prima non volevo più rischiare di sentirmi male sul lavoro, quindi per colazione avevo preso tre pancake al cioccolato e un caffè bello forte.
-Sono orgogliosa di avere una figlia forte come te. Te la affideranno questa bambina... e a proposito, perché non ce ne hai parlato?
-Scusa, è successo tutto in fretta! Stasera potrei venire a cena a casa e ne parliamo. Sempre se mi va bene il colloquio, sennò credo vorrò ubriacarmi un po'...
-Emma!
-Scherzavo!- risi di gusto -O forse no, avrei proprio bisogno di una bevuta.
Dopo l'accaduto non avevo più preso un sorso d'alcol, perché mi ricordava di aver ceduto a causa sua, ma effettivamente ne avevo bisogno. Non sarei mai diventata astemia, mi piaceva bere anche se non lo facevo spessissimo.
-Mi ricorderò di far sparire le bottiglie di vino. Vieni con Henry?
-Sì, finisco alle 8... poi lo passo a prendere e veniamo, ok?
-Ok. Intanto in bocca al lupo per il colloquio, ma andrai benissimo! E poi c'è una sorpresa... ne parlerà Whale verso l'ora di pranzo, spero ti farà piacere.
-Immagino tu non voglia dirmelo, vero? Alla tua bambina curiosa che vuole tanto sapere?
-No, no! Lo saprai dopo insieme agli altri.

Non feci in tempo a raggiungere l'ascensore che fui quasi spazzata via da una Ruby in corsa come una forsennata. Ero l'unica che non aveva iniziato il turno all'alba oggi?!
-Ciao Ruby, perché tanta fretta?- le domandai, mentre riprendeva fiato.
-Cercavo proprio te Emma. Non lo so, ma ci sono gli assistenti sociali che sono appena usciti dalla camera di Jones, e lui sembrava davvero turbato. E... e Hopper ti sta cercando, dice che è urgente.
 

 

I medici danno molte cose ai pazienti:
noi diamo farmaci, diamo consigli e il più delle volte
diamo loro nostra incondizionata attenzione.
Ma in assoluto, la cosa più difficile da dare ad un paziente, è la verità.
La verità è dura.
La verità è scomoda e, molto spesso, la verità fa male!
Insomma, le persone dicono di volere la verità,
ma la vogliono davvero? (cit. Grey's Anatomy 4x03)





























 

Angolo dell'autrice;
Ciao! Ecco il nuovo capitolo, che ho riletto e risistemato mentre facevano OUAT per non cadere in tentazioni e leggere degli spoiler sulla puntata...
Alla fine la verità è venuta a galla... non so se si poteva immaginare, se è stata migliore, o peggiore di quanto si potesse pensare. Però credo spieghi come mai Hopper pensi che sia meglio restino separati al momento... 
E niente, buona notte e buona visione a chi domani (come me, che non seguo la diretta per lo streaming che si blocca e la pubblicità ogni 2x3) vedrà la nuova puntata!
:*

P.S.: dopo le varie opinioni che mi avete dato, concluderò la FF tra 4-5 capitoli come avevo già pensato, e svilupperò la prossima idea in un breve sequel... in modo che il tutto venga più chiaro e meno incasinato! Grazie dei consigli :D

   
 
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