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Autore: CrisBo    10/03/2015    4 recensioni
Il tavolo era imbandito di pietanze di ogni tipo. Una varietà di legumi e ortaggi erano stati disposti sopra i piatti, s'affollavano i formaggi e le piante verdi del vecchio contadino del decumano ovest, colui che coltivava le migliori carote di Hobbivile (il più quotato tra le hobbittesse, perbacco!)
Volavano i piatti e s'infrangevano nel fumo dell'erba pipa di Gandalf, spargendo i vapori di quell'odore per tutta la sala da pranzo. Bofur e Dwalin suonavano allegri, seguiti da Dori, i loro busti ondeggiavano a ritmo e con le braccia facevano saltare le stoviglie. C'erano tutti i nani chiamati per la spedizione di Scudodiquercia, persino quelli che non discendevano dai Durin. [ Dal prologo ]
***
- 2941, T.E. Partono in sedici dalla casa di Bilbo per la spedizione verso Erebor e ciò che l'avventura comporta cambierà le sorti dei discendenti di Durin. Il sedicesimo compagno è una nana, Berit, del quale si sa poco e niente. Mangia tanto, beve tanto, è chiassosa ed ha un rapporto particolare con Bofur. - Prima ff, c'è dell'autocritica in me.
[ IN REVISIONE! ]
Genere: Avventura, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Bilbo, Bofur, Nuovo personaggio
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 42.
Du bekar!




Non erano riusciti a dire una sola parola verso Thorin che il terreno aveva cominciato a tremare, portandoli a ciondolare malamente.
Alcuni impattarono contro i piloni di pietra e altri dovettero scostarsi velocemente per evitare di essere colpiti dai detriti della roccia cadente. Il rimbombo risuonò per tutta la valle e strinsero gli occhi, annebbiati da quel fastidio. 
Un nuovo corno suonava imperiale e vibrante e il suo suono era tagliente e dava fastidio alle orecchie. I tamburi colpivano l'aria facendo vibrare il petto.
Berit era ruzzolata via dalla schiena di Bofur e quello era stato slanciato in avanti cadendo di pancia addosso a Bombur.
Thorin solo teneva le braccia allargate e guardava con sgomento le pareti della Montagna che tremavano per quel suono imponente della terra stessa. Alzò gli occhi verso il rialzo della roccia e respirò a fatica, trattenendosi in equilibrio.
«State tutti fermi.» Ringhiò il Re, abbassando lo sguardo chiaro alla volta dei nani.
Tutti si levarono, rialzandosi e ripresero le loro postazioni iniziali, guardando con perplessità Thorin.
«Cosa...cos'è successo?» Domandò Kili, tirando per un braccio Fili, scivolato indietro dopo un altro scossone potente.
«È stato un terremoto?» Ori alzò gli occhi verso il soffitto, stringendosi nella sua cotta di maglia. «...Questa volta non v'è nessun Drago, no?»
Dori, lì di fianco, lo prese per un braccio per scostarlo da sotto le grandi scalinate che portavano all'unica rientranza che permetteva alla luce di filtrare. Avevano tutti teso l'orecchio verso l'esterno e un potente frastuono ingigantì l'aria artefatta, facendoli inorridire. Non avevano temuto il rumore della battaglia ma – questa volta – c'era qualcosa che non s'erano aspettati.
Qualcuno era giunto e stava disturbando la loro terra. Stava marciando con urli disumani e ringhiava versi in una lingua che Thorin conosceva bene.
Il suo volto già pallido perse ogni fibra di vitalità e si ritrovò ad avvicinarsi a Fili e a Kili, guardando Balin con occhi ingigantiti.
«Non muovetevi.» Sibilò quello, passando in rassegna gli altri membri della Compagnia.
Berit aveva l'elmo davanti agli occhi e Bofur dovette aggiustarglielo con un piccolo gesto, restando vicino a lei, tanto da sfiorarle la spalla.
«Dobbiamo andare a vedere, Thorin. Sono stufo di nascondermi qui dentro.» Questa volta fu Kili a parlare, facendo un passo in avanti verso il proprio parente. «Lì fuori insorge una battaglia. È la nostra battaglia e sono stanco di vedere altri che si armano e si sacrificano per ciò che abbiamo causato noi!»
«Kili...» la voce di Thorin si mantenne bassa. Non aveva più quel suono metallico e corrotto, nemmeno il suo sguardo era più scuro e privo di umanità.
«No Thorin! Adesso basta! Hai portato abbastanza sofferenze a questa Compagnia e non lascerò che della gente innocente muoia per colpa della tua fissazione.» Kili si puntò il pugno contro il petto, arrancando in avanti verso Thorin con sguardo acceso e impetuoso. Fili dietro di lui era rimasto in silenzio ma attento, alternava lo sguardo su entrambi e stringeva i pugni con fare convulso. I rumori della battaglia fuori continuavano a insorgere e le pareti ampie ingigantirono quei suoni.
«Non voglio più nascondermi! Non permetterò che altri combattono la nostra battaglia. PER NOI!» Urlò Kili con vigore, fronteggiando Thorin senza timore.
«Kili!» Thorin fu più ferreo e fermò il passo davanti al figlio di sua sorella, con sguardo sicuro. La mano del nano si sollevò fino a raggiungere la collottola di Kili e stringergli le ciocche scure con le falangi strette. «Non ci nasconderemo più. Questa è la nostra Guerra e non rimarrò più nell'ombra, dimenticandomi a cosa appartengo davvero.»
Kili aveva lo sguardo lucido e aperto rigettato contro il volto di Thorin e un lieve sorriso, un sorriso speranzoso e carico di sentimento, si fece strada sul suo volto troppo magro.
Ogni nano fece un passo in avanti e Fili s'azzardò a incedere fino a fiancheggiare Kili e Thorin.
Il Re spostò lo sguardo sul nano biondo e alzò l'altro braccio per stringere le sue ciocche in una morsa ferrea.
«Tutto ciò che ho fatto, l'ho fatto per voi
Quell'ultimo sussurro si levò per solo loro mentre gli sguardi dei due nani cominciarono a riempirsi di nuovo d'orgoglio. Un orgoglio che avevano creduto perso per sempre.
Strinsero entrambi le spalle di Thorin e le loro fronti si sfiorarono mentre – gli altri – rimasero a guardarli con sospiri tremanti e le dita strette in pugni sui fianchi.
«So che non posso chiedervi altro ma … mi seguireste, un'ultima volta? ...Udâmai.*»
Balin aveva tentato di evitare di piangere ancora ma leggere e silenziose lacrime scivolarono sulle guance paffute, lasciando fiorire un sorriso pieno di sollievo. Dwalin tirò su col naso e strinse la spalla del fratello, guardandolo con un silenzio eloquente. Gli altri si sentirono rinvigoriti da tutto questo, ogni fratello si guardò – senza bisogno di parole – e Bofur intrecciò la mano in quella di Berit ancora una volta, sentendo una sensazione fulminea al petto. Nessuno osò dire di no a quella domanda. Annuirono in silenzio e pieni di coraggio, stringendo le loro armi con fermezza.
Un altro tremore scombussolò il loro equilibrio e tutti si voltarono preoccupati verso il buco nella parete rocciosa.
Il momento della battaglia era giunto, s'apprestarono tutti in una corsa scomposta e pesante per osservare oltre la Porta e ciò che i loro occhi videro alla luce del sole d'inverno li lasciò sconvolti e esterrefatti
Grandi e puntuti mangiaterra sbucarono dal terreno secco con boati e tremori, martoriando la valle e ripiegandosi sui nani che stavano incedendo verso l'avanguardia degli Elfi, in un'ultima corsa disperata.
I combattenti smisero ben presto di scoccare frecce e sguainare l'acciaio fra loro mentre si volsero verso l'ombra scura e strillante che si levò alta sulle loro teste.
Una nuvola scura di ali che fendevano l'aria e il cielo, ricadevano in uno stormo frusciante. Un intero stormo di pipistrelli da guerra stava planando verso di loro, seguiti dall'esercito degli Orchi, alimentando la loro marcia nell'ombra.
La Compagnia di Scudodiquercia si strinse fra loro e sentirono Thorin urlare loro qualcosa mentre un'insana audacia li travolse. Ora più che mai il desiderio di sentire le urla di quei fetidi sotto i loro colpi era forte, ucciderli uno per uno fino a sentirli agonizzare pietà.
Non v'era più tempo per stare a guardare. Avevano oltrepassato insidie e rischi pur di raggiungere Erebor, avevano rischiato troppo senza che alcun aiuto venisse loro incontro, nessuno poteva più togliergli questo. Tantomeno quei pezzenti degli Orchi.
Sia Thorin che Bofur, in quel momento, ebbero lo stesso pensiero e volsero lo sguardo verso lo squadrone al di sotto, oltre il ponte distrutto. Cercarono Bilbo tra tutti quei corpi di Elfi scintillanti e Uomini armati ma riuscirono a scorgere solamente lo Stregone Grigio incedere con passo svelto nella grande bolgia.
Fu un secondo in cui vennero distratti dai nani di Dàin che corsero oltre l'avanguardia e si fermarono poco prima del limite della valle, impiantando i propri scudi nel terreno e schiacciandosi tra loro senza lasciare alcun buco scoperto. Una potente barriera corazzata e inattaccabile nella quale vigeva la più grande caratteristica dei nani in battaglia; una forza talmente resistente da risultare quasi invalicabile. Ma gli Orchi imperversavano, sguainando spade e lame di ferro velenoso e i loro soffi ringhianti sgusciavano fuori dagli elmi. Stavano incedendo con le lance puntate quando – da sopra gli scudi dei nani – un manipolo di Elfi si slanciarono in un salto leggero e scattante, facendo perno sugli scudi, puntando la spada in affondi agili contro i corpi degli Orchi. Quelli rimasero sorpresi da quell'agguato e l'attacco fu interrotto subito mentre le lame affondavano e decapitavano. I nani rialzarono gli scudi quando gli Elfi oltrepassarono l'avanguardia e cominciarono a lottare senza tregua, urlando gridi di battaglia.
La luce non riusciva più a filtrare per colpa dei pipistrelli che volavano sopra di loro con potente frastuono d'ali nere e la battaglia si fece scura e fredda.
«La campana! Presto! Dwalin, Nori, venite con me!» Fu allora che Thorin s'allontanò di corsa dagli altri volse lo sguardo verso Dwalin e Nori.
Entrambi annuirono, Bifur diede una pacca sulla testa a Bombur e si prodigò a seguire la postazione di battaglia.
«Gelekh d’ashrud bark.**»
«Ben detto cugino, che i figli di Durin suonino ancora una volta il corno della battaglia.» Bombur fece per arrancare verso le scale prima di voltarsi verso il fratello. Bofur aveva voltato lo sguardo appena in tempo per vederlo allargare le braccia e cingerlo in un forte abbraccio, tanto da sentire le sue stesse ossa scricchiolare. In quella presa contagiò anche Berit, tirandola per un braccio, finendo per soffocarla sotto l'ascella.
«State attenti ragazzi miei.» Borbottò il nano panciuto prima di lasciarli andare. Bofur potè notare lo sguardo lucido del fratello arrossargli ancora di più il volto e – con un sorriso tremante – tirò su col naso dandogli un'ultima pacca sul braccio.
«Non t'addormentare fratellino, questa volta.» Lo pregò quello e Bombur ridacchiò divertito, annuendo con vigore, nascondendo veloce alcune lacrime che già sfuggivano dagli angoli degli occhi. Si voltò di scatto e corse verso il grande corno da guerra di Erebor che s'ergeva sul bastione della Montagna.
«Nori, mi raccomando, non provare a rubare altre armi agli Elfi.» Urlò Dori di sotto, levando lo sguardo verso Nori – quello affondò il pugno sopra al petto risoluto - continuando a stringere il braccio del fratello minore. Ori notò che stava artigliando con una stretta fin troppo vigorosa e andò a guardarlo con un lieve sorriso.
Il fratello maggiore si preoccupava sempre per tutti e mai per sé stesso, nonostante avesse un carattere così troppo raffinato per i gusti dei nani. Ma lui era così, questo non lo rendeva meno fiero di molti nani che si vantavano d'essere forgiatori possenti e – ora – se ne stavano in panciolle ad aspettare che Erebor tornasse a loro senza aver mosso un dito.
«Diamo un bel calcio loro nelle chiappette, Dori.» Disse Ori con un sorriso più vigoroso e Dori si voltò di scatto verso il fratello, abbozzando un sorriso tenue.
Non era solito vederlo mostrare una stilla d'affetto che non fosse severo o di circostanza.
«Quando torneremo a casa devo farti fare un bel ripasso sul linguaggio.» Disse quello con voce incrinata e Ori sorrise pienamente, annuendo.
«Non c'è bisogno di molleggiare sul linguaggio, ma sulle pinte. Giusto?» Rispose Ori con voce flebile, già con occhi pieni d'un luccichio abbagliante.
Dori sorrise e gli occhi si inumidirono frettolosi, prese un profondo respiro, rinsaldando la presa con la spada e voltandosi verso la roccia.
Dwalin stava seguendo Thorin su per le grandi scalinate, aveva dato una pacca alla testa di Balin e – ora – s'era soffermato proprio davanti a Bofur e Berit.
I due si guardavano ed erano silenziosi. Stranamente silenziosi. Notò la stretta delle loro mani e il loro sguardo che pareva ricercarsi in maniera incessante.
«Non abbassate mai la guardia.» Grugnì quello interrompendo qualsiasi loro comunicazione mentale. Entrambi si voltarono lesti verso Dwalin.
«Neanche tu, vecchio pelato.» Rispose Berit con un sorriso amaro e quello le diede una leggera spinta alla spalla.
Ma fu un attimo che Berit lasciò la presa con la mano di Bofur e si ritrovò a stringere in un abbraccio il busto di Dwalin, avvolgendo le braccia dietro la sua schiena. Dwalin era rimasto rigido come un tronco, guardando Bofur con aria infuocata. Non s'era azzardato ad alzare le braccia per ricambiare quella presa ma lo sguardo s'abbassò sul capo della nana, rimanendo basso e nascosto.
«Vedi di tornare vivo. So che prega sempre per questa certezza.» Berit sussurrò verso di lui, in segreto, prima di scostarsi veloce e guardarlo in silenzio.
Quello aveva lo sguardo sporco di pianto ma alcuna espressione a incidergli il volto. Aveva appena ripiegato il mento in un cenno, dileguandosi verso le scale e risalirle di corsa.
Un altro tremore li fece ciondolare, portandoli a indietreggiare distanti dalle pareti.
Fili e Kili erano pronti e tesi come corde, stavano spalla contro spalla senza timore e lo sguardo acceso che incendiava l'animo. Si guardarono un'ultima volta prima di sorridere entrambi all'unisono.
«Resta sempre al mio fianco, fratellino. Sarò la tua forza, lì in mezzo. Ti guarderò le spalle.» Aveva detto Fili con un cenno pieno di stima.
«E io sarò il tu sguardo, come al solito.» Aveva risposto Kili con un sorriso più amplio, alzando la mano per stringere la spalla del fratello. «Io nano e tu Elfo, quindi?»
Fili s'era voltato di scatto e gli aveva preso il volto in una stretta del braccio, tirandoselo contro di sè. Lo stava abbracciando stretto, facendo filtrare le dita tra i suoi capelli scuri.
«Non sono più io l'Elfo, adesso. Sarò pure biondo, ma tu...» non finì la frase, abbozzando un sorriso con malizia. Il continuo della frase era ovvio a entrambi senza bisogno di renderlo pubblico.
«Questa te la do buona solo per oggi, sappilo.» Kili gli strinse la schiena e pressò la sua fronte contro quella del fratello prima di ritrarsi e sorridere con fermezza, notando nell'altro il bagliore lucente d'un ricordo lontano.
Quella sarebbe stata la battaglia più grande che avessero mai avuto l'ardire di combattere. Si erano allenati per anni aspettando un momento così propizio, avevano sognato di schiere di nemici da abbattere e la fiamma della vittoria divampare nei loro petti mentre i nani riconquistavano di nuovo le loro terre. Quante volte avrebbero voluto essere presenti alla Battaglia di Azanulbizar, mentre ascoltavano i racconti di Thorin e il modo in cui Moria perse molto e conquistò molto. I nemici dall'Est imperversavano e le ombre non cessavano mai di oscurare il mondo ma – ad un nano – non si poteva togliere la fierezza della gloria di una battaglia. Forgiatori di armi e di armature possenti sarebbero resistiti sotto gli attacchi di mille colpi, combattendo fino allo stremo delle loro forze, pur di far valere l'antico onore della loro stirpe.
Fili sentiva bene quel sentimento dentro di sé e sapeva che Kili provava lo stesso. Lo stesso sangue non mentiva mai.
Il nano biondo si voltò a guardare verso i Compagni pronti ad aspettare l'ordine di Thorin.
Guardò verso Gloin e Oin e sorrise nel vederli stringersi in un portentoso abbraccio, sapeva che l'elmo enorme di Oin avrebbe ovattato del tutto ogni rumore ma adesso quello non sarebbe importato. Bifur stava stringendo la testa di Bofur e lui si ritrovò a guardare verso Berit con un sorriso consapevole.
Per quanto tutti quei nani fossero diversi, sia nell'aspetto che nel carattere, li accomunava il loro profondo e prodigioso coraggio, la loro lealtà, la loro indiscutibile forza d'animo. Erano tutti lì, ancora una volta, ancora insieme, consci che niente sarebbe stato più come prima dopo quella Battaglia.
Fili s'allontanò di qualche passo da Kili – dandogli una leggera pacca sul braccio – e s'avvicinò a Berit fino a fronteggiarla. Sbirciò Bofur lì di fianco, intento a parlare con Bifur a gesti, e la nana gli diede una pacca proprio al centro del petto rinsavendolo dai suoi pensieri.
Il tonfo rimbombò sull'armatura.
«Buona fortuna, là fuori.» Disse lui con una risata soffiata, sorridendo all'amica.
«Oh sì, credo che sia proprio buona.» Lei ampliò le stesse labbra e chiuse le dita a pugno, dandogli un colpetto con le nocche sulla fronte.
Fili fece una smorfia infastidita e le diede una botta sull'elmo – ridicolo – di Berit.
«Vedi di non farti del male, sei piuttosto cagionevole abbiamo scoperto.» Rimbeccò Fili con sguardo affilato, guardandole di soppiatto il braccio non più fasciato.
Stava evitando di cadere nel discorso pieno di auspici o buoni propositi. Non erano avvezzi a promettersi di rimanere in vita, durante una battaglia, ma quella volta sapeva che la distanza tra la vita e la morte era al limite di un solo piccolo istante.
Un fianco scoperto, una leggera distrazione, la forza mancante di un braccio.
Era un discorso che Dwalin ripeteva loro in continuazione e mai, come allora, gli sembrò talmente perfetto e opprimente da creare uno stato d'ansia inconsueto.
Ricordare nozioni teoriche sui combattimenti non era da lui.
Non lo aveva mai fatto eppure, in quel momento, non faceva che rimembrare ogni disposizione, ogni tattica e strategia.
«Mi sono messa l'elmo apposta.» E si picchiò sull'elmo con una bussata veloce. «Così qualcuno eviterà di tramortirmi per sbaglio, eh Bifur?» La nana guardò verso il cugino di Bofur e quello si prodigò in un gesto frettoloso con gli avambracci, ricacciando dietro alcune leste lacrime che già volevano scivolare sulle guance.
Fili riuscì a ridere per quella scena, si voltò di nuovo verso Berit e allargò le braccia per stringerle quella testa ferrosa, socchiudendo gli occhi.
Lei rispose con uno slancio addolcito e strizzò appena gli occhi, sorridendo piena.
«So cosa vorresti dirmi perciò evita di farlo.» Incalzò lei con un sussurro velato e lui ruotò appena il capo così da sgusciare via e guardarla negli occhi.
«Non lo sai.»
«Mi raccomando, pelandrone, fatti onore.» Lei gli diede un'ultima pacca sul braccio prima che Fili si ritrovò la mano di Bofur sulla spalla. «E smettila di pensare.»
«Io non penso mai.» Si lagnò il biondo, imbronciandosi. 
Berit gli scoccò un'occhiata intrisa di scetticismo, puro e trasparente. Anche in quel momento, che volesse nasconderlo quanto meglio possibile, v'era inciso sul suo volto lo stesso sguardo che aveva attanagliato Kili quando avevano abbozzato il discorso degli Elfi. Ricadeva come un macigno e agli occhi attenti e sapienti non poteva sfuggire. Era esaltato per la battaglia e, allo stesso tempo, il pensiero di lei lo tormentava come mai era stato prima d'ora. Era forse la paura di un rischio che non voleva correre? Il non rivederla...più?
"È un pensiero del tutto ridicolo, stupido nano."
In quel momento Bofur gli strinse la spalla con una morsa stretta e Fili si voltò a guardarlo. Rimasero silenziosi ma attenti - entrambi - e si spiegò un sorriso consapevole sui loro volti. Berit si ritrovò a guardare quella scena senza avere l'ardire di interromperli, sentendo l'ormai solita calura salire fino al volto; si ritrovò placcata da un avambraccio di Bifur sul collo e – dall'altro lato – spuntò Kili pronto a scoccarle un enorme e rumoroso bacio sull'elmo.
«Magari eviteranno di decapitarti, così.» Kili fece un sorriso lesto.
«Oh, ma che gentile Kili.» Lei prese a ripulirsi dalla presunta salivazione di Kili sul proprio copricapo ferroso, dandogli uno sbuffo sul naso, prima di venire stordita con una testata da Bifur.
Non v'era un secondoo di pace in quell'ultimo attimo prima del grande balzo.
Dwalin, Nori e Thorin stavano ancora tirando le corde per lasciare partire il congegno che avrebbe attivato il rintocco della grande campana dorata sopra le loro teste. Tutti i nani erano ormai pronti a partire in una poderosa corsa verso il loro destino, il cuore batteva altisonante dentro i loro petti e lo sguardo bruciava di determinazione.
«Ancora una volta insieme, fratelli miei! Ancora una volta le nostre asce brilleranno su Erebor!» Esordì Thorin con voce imperiosa, alzando le braccia verso l'alto mentre l'ennesimo rimbombo della Battaglia incalzante li fece voltare di scatto sulla grande Porta.
Tutti levarono lo sguardo in alto e presero un profondo respiro, alzando le armi e gridando con assenso alla volta del loro Re.
Fili e Bofur erano ancora vicini e il biondo si volse verso il cappellaio con uno sguardo pieno di fierezza e ammirazione; forse non era quello il tempo per crogiolarsi in pensieri dolci, ma il tempo non era mai abbastanza per far emergere qualcosa di sopito e mai detto alla volta di un buon amico. Bofur lo percepì e non riuscì a fare a meno di sorridere per quello, una peculiarità di Bofur che era tornata a fiorire come un tempo.
«Proteggila, Bofur.» Sussurrò Fili. Quello allargò il sorriso fino a illuminare l'intero volto. «Tu sei sempre stato l'unico in grado di farlo.»
Fili pensò che se fosse stato più attento, in tutti quegli anni, avrebbe notato in quel sorriso lo sbocco del sentimento che quel nano provava per Berit. Non avrebbe avuto bisogno di domandarglielo in un momento d'umiliazione, non avrebbe mai permesso di essere l'artefice di qualsiasi sbocco di gelosia.
«Sempre.» Sussurrò in risposta l'altro e strinse con forza il proprio martello. «Grazie, Fili.» 
«No, grazie a te.» Ed era sincero in quelle parole. Era chiaro come l'annebbiarsi d'un dubbio poteva far chiarezza in molte altre cose a cui non aveva mai pensato. Aveva sempre avuto bisogno di mettere a posto i propri pensieri e, grazie inconsapevolmente a Bofur, v'era in parte riuscito.
Sgusciò via da lì per ritornare vicino al fratello mentre Bofur lo guardò un'ultima volta prima di voltarsi verso Berit e arpionarle un polso, tirandola via dalle prese di un Oin intento a farle scricchiolare il braccio. Fece un brutto rumore la sua clavicola ma lei non levò alcuna minaccia alla volta del loro guaritore di fiducia.
«Come finiva il nostro quindicesimo finale?» Chiese Bofur, ricercando i suoi occhi. Un fruscio di mille parole ritornarono alla mente, riportando a galla le idee avute durante la prigionia nel Reame Boscoso, chiusi dentro le celle degli Elfi.
Lei si ritrovò a cozzare contro di lui quando si ritrovò arpionata al polso e – di nuovo – l'elmo le finì davanti agli occhi. Non sembrava voler adempiere alla sistemazione di quella visuale e Bofur dovette piantare il palmo contro il ferro per rialzarlo.
«Non c'era un quindicesimo finale. Ma deve finire nel modo che sappiamo, no?» Berit rispose con un sorriso pieno e Bofur spostò lo sguardo sulle sue labbra. «Bilbo salverà tutti noi, come un vero eroe, e tutti i fetidi Orchi dell'Est periranno sotto i gridi di battaglia dei nani e il loro sangue verrà risucchiato nella terra e scomparirà dopo le piogge d'inverno. Nulla resterà di loro, né dell'ombra di Smaug, né della presunzione degli Elfi. Erebor sarà di nuovo nostra e i nani ritroveranno la loro gloria.» Esordì lei con sicurezza, imbracciando meglio l'ascia che – ora – divideva lo sterno di entrambi.
Bofur continuava ad alternare lo sguardo tra Berit e le sue labbra e subito le sue guance si colorarono di imbarazzo e sentimento. Di nuovo quel tepore fulmineo al petto e la sensazione di doverglielo dire, adesso, senza ripensamenti.
L'elmo di Berit, di nuovò, scivolò davanti ai suoi occhi e le coprì la visuale. Ma quella sorrideva ferrea – incurante della momentanea cecità - e Bofur fu invaso dalla consapevolezza che avrebbe voluto farla diventare sua completamente, in un'ufficializzazione che sarebbe perdurata per sempre.
Reclinò il volto e si ritrovò ad assaporare le sue labbra ancora una volta, incurante degli sguardi dei nani lì di fianco che osservarono tutto con sorrisi sghignazzanti – Ori non si copriva più il volto almeno – cercò il suo sapore e inspirò completamente il suo odore, avvolgendosi di quel principio di terra e metallo insieme.
Lei ricambiò il bacio si strinse prepotentemente a lui, mentre quello alzò di nuovo le dita per rialzarle l'elmo e incrociare il suo sguardo. Era lucido e grande quanto poteva esserlo il suo in quel momento.
«Bilbo sarà sempre il nostro eroe ma nel quindicesimo finale, alla fine di tutto, tu diventerai la nana Bofur.» Disse lui sopra le sue labbra, rialzando lo sguardo sul suo. Lei sgranò lo sguardo, boccheggiando appena.
«Diventerò...te?» Chiese con aria perplessa, sorridendo con entrambe le sopracciglia inarcate. Schiuse le labbra in una perfetta ovale. «Ma dovrei farmi crescere la barba!»
«No.» Bofur rialzò il capo e la guardò con aria sorridente e carica di sentimento. Entrambi si erano di nuovo volti verso la Porta, fianco a fianco, respirando forte. Le armi strette tra le mani. «Diventerai...ecco, all'incirca, pressapoco, giustappunto mia moglie.»
«DU BEKAAAAR***»
L'urlo di Thorin si sprigionò un'ultima volta nella Montagna e il suono del corno che Bombur prese a suonare s'infranse oltre il bastione, rimbombando nell'eco della valle. La grossa Campana dorata venne rilasciata fino a cozzare prepotente contro la roccia.
Ci fu un potente frastuono e la Porta fu distrutta, mentre massi e detriti cadevano oltre il ponte distrutto, rotolando nel rigagnolo del fiume.
L'odore della Battaglia li invase completamente in un alito caldo e metallico e tutti i nani cominciarono a correre verso il frastuono delle lame.





 

*Compagni
**
È l'ora di agitare un'ascia.
***Alle armi.






 

NA.
Sì, sto prendendo bellamente tempo e si vede xD in realtà questo miscuglio di saluti, pensieri, qualche testata doveva essere scritto nel capitolo precedente MA poi le parole hanno cominciato a fluuuuire e quindi niente, alla fine questo pezzo s'è preso un capitolo tutto per sé prima della grande, possente, fredda battaglia! Il capitolo della guerra mi sta procurando problemi di ogni genere xD non sono soddisfatta di nuuuulla ma va bene così, ormai sono quasi alla fine di tutto e sono tormentata! x°D Niente, spero di non avervi annoiato (ormai lo pero sempre!) ...anche perchè lo sto pubblicando alle 3.25 del mattino e non ho la più pallida idea di che cosa posso aver scritto in questo stato! Ma il lavoro mi tiene occupata tutto il giorno e mi perdo la notte a fare queste cose, uahahah! Come al solito ringrazio le mie recensitrici bellissime che sono veloci e scattanti come flash <3 ogni volta. Vi adoro! Sappiatelo! Eeee un saluto a chi mi segue in silenzio e non, a presto!

  
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