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Autore: callistas    12/12/2008    10 recensioni
Ciao a tutti! Sono tornata con un'altra storiaccia malefica! E' la classica favola del brutto anatroccolo rivisitata da me. Ovviamente, credo la si conosca e non servono ulteriori dettagli. Ma per chi non la conoscesse è la storia di un anatroccolo che quando è nato è bruttissimo, ma alla fine diventa un bellissimo cigno. In questa storia non ci sono animali ma persone. So che è un obrobrio di presentazione, ma spero di avervi dato l'idea. Commentate!
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Inuyasha, Kagome
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Sfuriata e presentazioni HOLAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAA A TUTTEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEE!!!

Sono contenta di rivedervi di nuovo e sono anche contenta che i capitoli siano piaciuti. Mi fa anche super piacere che ai commentatori se ne sia aggiunta una nuova. È sempre una grande soddisfazione per una scrittrice.
Era doveroso per me postare almeno due capitoli per farmi perdonare per il ritardo, ma purtroppo mi sono inchiappettata con la chiavetta.
Ma bando alle inutili ciancie…
Qualcuno oggi si incazzerà di brutto, ma brüto brüto brüto.
MA!…
Qualcuno anche oggi farà degli incontri…
MA!…
Non dico altro perché non voglio rovinare la sorpresa.
Ma prima…ringraziamenti!

Cry_91: ciao bedda! Sono contenta che ti sia piaciuto il capitolo, ma temo che per quel momento dovrai attendere ancora un pochino, sai…giusto per bastardare ancora un po’.

Kaggy95: lo avevi immaginato oppure è stata una sorpresa? Comunque mi fa piacere che la notizia di un nuovo membro in famiglia Higurashi ti abbia sconfinferato. Come ho già detto i due capitoli li vedevo d’obbligo a causa del ritardo (sono molto pignola su certe cose…) e comunque…CREPI DI FAME!

Mikamey: non ti preoccupare. Hai commentato il sesto ed è più che sufficiente. Ti hanno aggiustato il pc alla fine? Hanno scoperto cos’aveva?
Miriade…suvvia non esagerare…ho postato solo due capitoli e adesso ti invio quello di oggi. Comunque sono d’accordo con te. Naraku ha una certa età e quindi se voleva il classico erede maschio si doveva dar da fare, ma tanto anche. Però vedo che la cosa non gli è dispiaciuta per niente…mamma che porcella che sono…
Sono contenta che anche a te la coppia Koga-Ayame sia piaciuta (forse non a caso ci hai fatto una storia sopra…haha…che intelligente che sono…) e poi sinceramente l’ho messa perché ti ho pensato. La tua storia mi ha coinvolto veramente tanto e mi son detta “omaggiamo mikamey!” ed eccoci qui, con Koga e Ayame finalmente insieme senza tanti problemi di rifiuti o gelosie.
Per il bacio mi sono ispirata ad un anime che non è ancora uscito in Italia e che si chiama “HOney x Honey” non so se lo hai mai sentito. Comunque ho visto un paio di scene, tra cui lui bacia lei a tradimento e l’ho inserita. Inuyasha si sta ridimensionando finalmente e Kagome, diciamocela tutta, un po’ se ne sta approfittando. Bellina l’interrogazione vero? Simpatica, le battute di Inuyasha hanno fatto ridere pure me (e per fortuna che le ho scritte io…).
Comunque sappi che mica ti sgrido se mi usi l’aggettivo perfetta (anche se forse è un po’ poco…hehe :p), ma mai come la tua storia. Grazie per avermi lasciato un commento e sono veramente contenta che la storia tu l’abbia completata. Posso sperare in un tuo prossimo (molto prossimo) aggiornamento? Spero di si, perché nell’attesa me la sono riletta tutta e certe parti le ho imparate a memoria.
Adesso vado anch’io altrimenti mi si impianta il computer. Tremila besitos anche a te!

Mew_Paddy: oh che bello! La new entry! Sono contenta che la storia ti sia piaciuta e non la smetterò mai di ripetere che a volte fa anche solo piacere sentire che la tua storia è stata letta.
Ti piace la vendetta con la nutella? Io la sto apprezzando molto in questa fic, ma mi piace anche che i ruoli si siano finalmente capovolti.
Che dire…sono contenta che la scena del bacio ti sia piaciuta, e spero anche che la reazione di Kagome tu l’abbia trovata giusta e sensata. Tu che avresti fatto? Se continuerai a seguire la storia (e a lasciare, quando e se puoi, un graditissimo commento) potrai vedere come si evolve la questione tra i due.
KISS KISS.

Mary_loveloveManga: bedda beddissima! Te contenta? Assolutamente no! me contenta che i capitoli ti siano piaciuti! Che dire…vedere Koga sempre rifiutato da Kagome ad un certo punto mi ha depresso…ma dico io…perché anche lui non può fare la figura dell’uomo con le palle invece che quella dell’invertebrato? Così, mi sono messa d’impegno, mettendolo insieme alla piccola Ayame che di certo, come hai potuto vedere, non lo ha rifiutato.
E per Hakudoshi…beh…si vedrà se sarà buono o solo una peste. Non gli ho dedicato molto spazio, anche perché lui è ancora piccolino e la sua natura di criminale ho deciso di non farla uscire fuori.
Bhe, sbaglio, o è risaputo che Inuyasha ha le fette di salame sugli occhi? O le forme intere di grana, come preferisci. Mi beo del fatto che la scena del bacio sia piaciuta, però deciditi…io opterei per stare dalla parte di Kagome anche perché, cito testuali parole…credi che con un semplice bacetto si risolva tutto quello che lui le ha fatto? Io credo che per arrivare alla redenzione totale, Inuyasha debba tribolare ancora un pochino. La prossima vendetta, dici? In questo capitolo non ci sarà, ma forse nel prossimo…
AAAAAAAAAAHHHHHHHH!!!!! Ho detto troppo! Maledetta boccaccia!
Per il contatto su msn io non ce l’ho. Ti dico solo che è già un miracolo che sia riuscita a capire come funzionava il sito e NVU (il programma per l’HTML), però posso sempre darti il mio indirizzo di posta elettronica, che è callistas@libero.it.
Grazie per avermelo chiesto e magari ci vediamo sulla mail.
Va che ti aspetto, ne?

X_Mokona: grazie, grazie, grazie, grazie. Come sarebbe a dire che sto migliorando a scrivere? Io ero già brava anche prima (l’importante è esserne convinti   :p). Mi dici da che punto di vista sto migliorando? Per l’italiacano o proprio per le descrizioni? Te lo chiedo perché a me non sembra di aver fatto chissà quali miracoli e magari potevi illuminarmi.
E così non ti piace Inuyasha, eh? “>.< Ma siamo matti? No dai, tranqui che scherzo. Perdonami, ma che era scemo lo si sapeva da quando nel manga aveva aperto bocca la prima volta (scherzo sempre io, mi raccomando…non prendertela…) ma concordo con te. Però mi devi dare un po’ di tempo e aspettare qualche capitolo. Non so se riuscirò a fare un buon lavoro da questo punto di vista, perché se fosse per me farei cadere Inuyasha ai piedi di Kagome ancora prima che lei faccia o dica qualcosa. Ho dovuto caratterizzarlo così all’inizio per vedere se poi riuscivo a fargli fare una metamorfosi poi. Fammi sapere se il suo cambiamento è stato coerente oppure no.
Mi raccomando!

Kagome19: piaciuti? Mi fa piacere. Io l’ho detto…che se due ci danno dentro come conigli alla fine un coniglietto doveva pur saltar fuori, no? Per il bacio, io credo che si debba aspettare ancora un po’ prima di vederne uno serio…sempre che ce ne sia uno, s’intenda…Ti dico solo che Hojo c’entrerà! Eccome se c’entrerà, ma ovviamente, mi guardo bene dal dirti come…mi piace essere bastarda…HAHAHAHA!!!! Ti aspetto anch’io al prossimo aggiornamento!

Ryanforever: geloso? Ma va! Cosa te lo fa pensare? E brava che lo hai capito. Il ragazzo dovrà purgare i suoi sfottò, fino alla fine. Beh, ti posso dire che siamo ancora nella fase preliminare della storia, perché quella vera deve ancora arrivare e spero che lo scenario piaccia.
Per quanto riguarda Koga e Ayame, secondo me anche loro meritavano un po’ di tranquillità, nel senso che non era giusto far fare a Koga sempre e solo la parte dell’innamorato respinto, e che diamine! Certo che però il fatto di aver aspettato cinque anni per confessarsi ad Ayame dice di gran lunga la sua. Che avesse avuto paura di essere rifiutato anche da lei?
Beh è facile avere un fratellino, che credi? Basta che mandi la letterina alla F.N.C. (Federazione Nazionale delle Cicogne) chiedendo espressamente un bambino oppure, se non ti va di scrivere la letterina perché fa troppo bambino pre-Natale, puoi sempre andare nei mercatini dell’usato…ne trovi tanti li…





Kagome entrò in fretta e furia e per prima cosa salutò Kagura.
“Tutto bene…non mi dà noie il piccolino…” – disse, accarezzandosi amorevolmente la pancia.
“Sono contenta…” – Kagome osservava felice la pancia di sua madre e pensava che se il bimbo fosse nato proprio a Natale, non ci sarebbe stato regalo più grande per lei. Non è da tutti i giorni, trovare sotto l’albero una famiglia che si possa definire tale.
Suo padre, invece, era la reincarnazione del dio dell’agitazione.
Fortunatamente c’era Kagome che aiutava, altrimenti la casa sarebbe stato un campo di battaglia. C’erano libri e riviste ovunque che trattavano l’argomento paternità. Nonostante la maternità fosse un concetto ancora astratto per lui, Naraku sentiva che con quel secondo figlio avrebbe potuto rimediare agli errori commessi con Kagome. Pur sapendo che sua moglie non avrebbe mai lasciato fuori di casa uno dei suoi due figli, Naraku era fermamente intenzionato a conoscere ogni aspetto di ogni malattia che potesse prendere il suo bambino: rosolia, morbillo, coliche…avrebbe fatto di tutto, pur che suo figlio non dovesse mai conoscere il dolore e la sofferenza che aveva caratterizzato l’infanzia della sua primogenita.
Kagome non sospettava nulla di tutto ciò e continuava imperterrita ad aiutare il padre in casa.
Ma c’era ancora una piccola questione in sospeso. Una questione che l’uomo aveva esposto a Kagura, trovando in lei non solo un’ottima ascoltatrice, ma anche una donna in grado di dare consigli preziosi. Era da un po’ di tempo che ne parlavano ed era venuto il momento di levarsi completamente di torno il passato.
Avevano appena finito di cenare e si stavano gustando un’ottima torta alle mandorle fatta da Kagura. In sottofondo c’era la televisione che trasmetteva le previsioni meteo.
Benvenuti a Tokyometeo. Le previsioni per la giornata di domani indicano che il tempo sarà stabile, nuvoloso ma stabile. Raccomandiamo a tutti di uscire con l’ombrello sempre a portata…
“Kagome?” – la ragazza si girò, distogliendo l’attenzione dalle previsioni meteo.
“Si?”
“Dobbiamo parlare.” – disse Naraku con uno sguardo che Kagome non gli aveva mai visto. Ne fu sorpresa e subito pensò di aver fatto qualcosa di sbagliato.
“Ho…ho fatto qualcosa di sbagliato?” – chiese lei, ritirandosi a riccio.
Kagura si sedette al suo posto, facendo molta attenzione a non urtare niente con la pancia.
“Hai la coscienza sporca, Kagome?” – chiese la madre, cercando di sdrammatizzare. Kagome rise, ma negò con la testa. – “Allora non hai nulla di che temere, no?”
“Si, ma…mi state facendo paura…” – ammise lei.
Il padre aveva ancora quello sguardo cupo.
“Kagome…” – cominciò Naraku, attirando l’attenzione della ragazza. – “…ti ricordi che dovevamo parlare di una cosa, noi due, anzi…noi tre, adesso…” – Kagome cercò nella mente una possibile reminescenza, ma non le veniva in mente niente.
“N-no…di cosa?”
“Sarò più chiaro. Ricordi che il giorno del mio matrimonio, Kikyo si è presentata, vero?” – Kagome sbiancò di colpo. Ora aveva capito.
“Papà…” – iniziò lei, ma fu interrotta dalla mano di lui che le imponeva silenzio.
“Non ho finito.” – sentenziò lui duro. Gli costava molto essere severo con la figlia, ma la situazione lo imponeva. Kagome abbassò lo sguardo sulla fetta di torta semi intera. – “Ti ripeto la domanda di quel giorno. Perché non mi hai mai detto nulla?”
E mo che gli diceva? Perché effettivamente…come mai non gli aveva mai detto niente?
“Sto aspettando una risposta, Kagome.” – la ragazza guardò subito Kagura che le sorrise amorevolmente, incitandola a rispondere in tutta sincerità.
“Io…senti dobbiamo proprio parlarne?” – Naraku la fulminò con lo sguardo. Kagome sussultò e chinò il capo. Era obbligata a rispondere. – “Perché so che amavi molto la mamma, all’epoca…” – iniziò lei. – “…mentre io…io mi dovevo sforzare per cercare di provare per lei un minimo di affetto…ma…ma non ci riuscivo…” – ammise lei tra le lacrime che avevano iniziato a scendere. – “…speravo…speravo che te…che…che te ne acc-accorgess-ssi da sol-solo…” – non riusciva a parlare. I singhiozzi stavano avendo la meglio su di lei. Naraku si sentì un verme. Aveva ragione Kagome. Era lui che doveva accorgersi che qualcosa non andava. Quando la abbracciava dopo essere entrato in casa l’aveva sempre sentita un po’ freddina, ma pensava fosse uscita per giocare. – “…per-perché…perché altri-altrimenti lei…mi…mi riem-riempiva di schia-schiaffi…” – la ragazza appoggiò i gomiti sul tavolo e con le mani si tenne la testa, cercando di non mostrare le sue lacrime. Kagura sentì il cuore stringersi in una morsa d’acciaio. Ma cosa aveva dovuto sopportare quella ragazza? Ma soprattutto…aveva avuto un bel coraggio a starsene zitta per tutto quel tempo.
“Kagome…perché non mi hai mai detto niente?” – chiese Naraku con gli occhi lucidi.
“Te l’ho detto…” – disse lei tutto d’un colpo. – “…mi picchiava…i livi-lividi sulle bra-ccia…me li…me li fac-faceva lei…io…io speravo che se…se tu…te ne accor-accorgevi lei non…non mi avreb-avrebbe picchiata…” – Naraku non ce la fece più e sbottò frustrato.
“TI AVREI PROTETTA KAGOME!” – la ragazza pianse ancora di più mentre Kagura, con gli occhi sgranati per lo stupore di quell’uscita, si alzò per calmare il marito. – “MA COSA PENSAVI? CHE TI AVREI MOLLATA SENZA FARE NIENTE? DIMMELO KAGOME, PERCHE’ NON TI CAPISCO!” – la ragazza si alzò e scappò in camera sua, continuando a piangere. – “KAGOME! KAGOME TORNA QUI! NON ABBIAMO FINITO!” – urlò un furente Naraku. Non ottenendo risposta si girò, trovando sul viso di sua moglie un’espressione di totale biasimo. – “Che c’è?” – chiese lui ancora furioso.
“Meno male che avevamo detto di non urlare, eh? Ma che diavolo ti è saltato in mente? Urlare in quel modo!”
“Kagura, Kagome non mi ha ancora risposto.”
“Ma Dio mio…pensi che per lei sia stato facile? Pensi che se avesse avuto la più piccola possibilità di raccontarti tutto senza correre il rischio di prenderle, non te l’avrebbe detto? Nonostante tutto quello che ha passato è una ragazza tranquilla e solare. E tu, invece di limitarti ad un semplice rimprovero, che fai? La accusi! Di cosa poi? Di non aver voluto rovinare il tuo matrimonio?” – Kagura si avviò di sopra per cercare di mediare alla situazione, mentre Naraku rimase in cucina a riflettere sulle parole di sua moglie.

TOC TOC
“Kagome tesoro…posso entrare?” – non udì risposta e quando entrò, capì il perché. Sua figlia stava ancora piangendo disperata. Forse addirittura i suoi singhiozzi avevano coperto il bussare della porta. Con il cuore in gola, Kagura si avvicinò lentamente al letto della ragazza. Si sedette e Kagome si girò di scatto terrorizzata. Quando si rese conto che era sua madre si calmò. Abbassò lo sguardo, pronta a ricevere una ramanzina anche da lei.
“Mi dispiace per tuo padre, Kagome…” – disse Kagura, togliendole alcuni capelli che si erano attaccati alle sue guance bagnate. La ragazza alzò le spalle. – “Lo sai che non diceva sul serio. Era solo arrabbiato perché non ha saputo capire che sua figlia stava male.”
“Io…io non volevo…”
“Lo so, tranquilla…tuo padre ti ama alla follia e quello che lo disturba più di tutto è che ha lasciato che la cosa più importante che avesse soffrisse, senza poter far nulla.” – Kagome abbassò lo sguardo. Kagura aveva ragione, fino a poco tempo prima che arrivasse Kagura, lei era la numero uno nel cuore di suo padre.
“Mi dispiace…” – disse semplicemente lei, pur sapendo quanto fosse scontato e riduttivo, ma non le veniva in mente altro.
“Non preoccuparti…ora rimani qui e riposati. Vado a prepararti una camomilla.” – Kagura uscì e Kagome si sdraiò nuovamente a pancia in giù con le braccia incrociate al petto.

“Come sta?” – chiese un evidentemente pentito Naraku.
“Sta male, Naraku…non si aspettava di certo un’uscita come quella…” – disse Kagura ancora arrabbiata con l’uomo.
“Dove vai?”
“A prepararle una camomilla. È agitata.” – Naraku la seguì con lo sguardo fino a che scomparve in cucina. Si sedette pesantemente sul divano, tenendo la testa tra le mani. Sentiva solo i rumori che provocava Kagura nel tirar fuori le pentole o chiudere gli sportelli. La donna uscì dalla cucina dieci minuti più tardi con un vassoio e una tazza di camomilla fumante. Naraku si alzò e andò incontro a sua moglie.
“Lascia…gliela porto io.” – Kagura gli cedette il vassoio e lo vide allontanarsi verso la camera della ragazza. Bussò, ma non ricevette risposta. – “Kagome?” – la ragazza si girò di scatto, spaventata e Naraku solo in quel momento capì che urlare in quella maniera non era servito a niente. – “Ti ho…ti ho portato la camomilla…” – Kagome si sistemò meglio nell’angolo del letto, prese la camomilla e la sorseggiò, sotto lo sguardo dispiaciuto dell’uomo. – “Scusami tesoro…io…non so che mi è preso…” – Kagome strinse maggiormente la tazza, cercando di reprimere le lacrime. – “…io…non sono arrabbiato con te, ma con me…” – Kagome lo guardò e non potè fare a meno di pensare che suo padre era stato baciato dalla dea bendata quando aveva incontrato Kagura. – “Mi sono sentito inutile e un…un cattivo padre…e ho paura…di…sbagliare anche con il piccolo Hakudoshi.” – ecco. L’aveva detto.
“Non sei un cattivo padre…” – disse lei, mentre alcune lacrime cadevano nella camomilla. – “…e Hakudoshi non dovrà temere nulla se al suo fianco ci sarai sempre tu.”
“Si, ma…perdonami se insisto, ma ancora non comprendo il motivo che ti ha spinta a tacere.” – Kagome lo guardò dritto negli occhi, pronta ora a rispondergli.
“Perché non era giusto. Tu avevi bisogno di una moglie e io di una mamma. Divorziare non è come gettare un panino vecchio nell’immondizia…divorziare significa ammettere a sé stessi che quello che si credeva amore altro non era che un fuoco di paglia…divorziare significa lasciar andare via una parte di sé stessi…divorziare significa anche che, a volte, se si vuole ricominciare, è difficile fidarsi ancora di un’altra donna…ti chiedi se è quella giusta, se ti amerebbe incondizionatamente…se…se tante altre cose. Ero solo una bambina, ma non ero stupida…quando andavo a giocare a casa delle mie amiche vedevo i loro genitori che ogni tanto si scambiavano un sorriso, un gesto di affetto, una carezza…io non vi ho mai visto fare niente di tutto ciò, ma mi son detta che forse, con il tempo, sarebbero arrivati. Invece arrivavano carezze di tutt’altro genere.” – disse Kagome, ricordando gli schiaffi di Kikyo. Seguirono attimi di pesante silenzio, un silenzio che nessuno dei due se la sentì di interrompere.
“Io però ce l’ho fatta…” – disse Naraku con lo sguardo perso in chissà quale mondo e un sorrisetto tenero sulle labbra. – “Ho divorziato e ho trovato Kagura. Mi darà un figlio…ho riposto la mia fiducia in lei e lei in me. Il divorzio non deve essere per forza una cosa negativa, non credi?” – Kagome lo guardò e gli sorrise debolmente. Già…in quel caso, nel loro caso, il divorzio era stato solamente un toccasana.
“S-si…”
“Coraggio…finisci la camomilla.” – Kagome ne bevette un sorso, ma poi lo risputò nella tazza con aria schifata. – “Beh? Cos’era quel gesto?” – chiese Naraku allibito.
“Camomilla e lacrime non vanno d’accordo…” – disse lei. Naraku la guardò e poi si mise a ridere. Successivamente si unì anche Kagome e qualche istante dopo…
“Beh? C’è una festa e nessuno me l’ha detto?” – chiese Kagura fintamente arrabbiata. Kagome la invitò a sedersi con un gesto della mano, mentre era impegnata a ridere. Le raccontarono di quel piccolo fatto e anche la donna si mise a ridere. Parlarono fino a tardi, finchè per Kagome non fu ora di andare a letto, ora finalmente libera dai fantasmi del passato.

Il giorno successivo, a scuola, Inuyasha era arrivato cinque minuti prima del suono della campanella. Una cosa assai inusuale per lui, dato che arrivava sempre per il rotto della cuffia.
Kagome ovviamente, da alunna modello qual era, era già seduta al suo posto con l’astuccio e il quaderno della materia che avrebbero avuto di li a poco aperti davanti e non potè impedirsi di pensare che da quando aveva cambiato look, Inuyasha era diventato per lei fonte inesauribile di sorprese. Da quando in qua arrivava addirittura cinque minuti prima? E senza fiatone, per giunta?
Era questo quello che la lasciava più sconvolta.
“Buon giorno.” – salutò Inuyasha, depositando a terra lo zaino, che conteneva un insieme di fogli stampati delle stesse dimensioni cuciti insieme in un certo ordine e racchiusi da una copertina, volgarmente chiamati libri, il cui scopo sarebbe quello di divertirsi o ricevere informazioni.
Scopo ancora ignoto a Inuyasha.
“Buon giorno, Inuyasha…” – il ragazzo sentì le viscere avvilupparsi in un abbraccio caloroso tra di loro quando aveva sentito il suo nome pronunciato in quel modo da Kagome.
Era come se il suo nome fosse uscito da una bocca di velluto…
“Come mai già qui?” – chiese sinceramente stupita la ragazza.
“Beh…sbaglio o è una scuola questa? Ci devo venire per forza…” – disse lui.
“Ah…” – disse Kagome, come per dire “si, certo…la scuola…”
Era leggermente arrossito, anche perché lui stesso non era riuscito a convincersi che era andato li appositamente per vederla.
Pessimo attore…
Per ingannare l’attesa (il professore di storia era molto lento ad arrivare in classe, visto che zoppicava) Kagome si prese una rivista di gossip e iniziò a leggersela.
“Da quando in qua ti interessano i pettegolezzi?”
“A me non interessano i pettegolezzi…” – disse Kagome, leccandosi un dito e girando la pagina. Inuyasha inghiottì pesantemente.
“Ah no? Eppure non mi sembra una rivista adatta a te, quella…” – Kagome lo guardò scettica.
“E come dovrebbe essere la rivista adatta a me?”
“Due parole…” – disse Inuyasha, facendo il due con l’indice e il medio. – “…culturalmente impegnata.”
“E perché dovrei leggere solo riviste “culturalmente impegnate”, Mr Saputello?” – chiese una divertita Kagome.
“Perché altrimenti non si spiegherebbe tutto il tuo sapere.” – disse Inuyasha con ovvietà. La ragazza rise.
“Guarda che li leggo anch’io i fumetti, che credi?” – Inuyasha sgranò gli occhi. – “Ho la mia buona dose di Topolino, Paperino, la serie di Ranma ½…continuo?”
“N-no, no…”
Il professore entrò in quel momento tutto zoppicante e gli alunni si alzarono immediatamente per rispetto. Il professor Sanzenin era l’unico professore che destava ammirazione e rispetto negli alunni. La sua storia era bene o male conosciuta in tutti gli istituti.
Durante la guerra era Generale del Battaglione della Vittoria. Doveva portare in salvo otto civili che erano stati fatti prigionieri dai nemici e lui non si era risparmiato. Aveva studiato la situazione, calcolato i rischi e cercato di prevenire qualsiasi errore. Era arrivato nella base nemica dove erano custoditi i prigionieri e con l’aiuto dei suoi uomini era riuscito a metterli in salvo. Purtroppo aveva pestato sopra una mina e se si fosse spostato di un solo passo sarebbe esplosa. I civili e i suoi uomini rimasero con il cuore in gola per l’incidente ed erano indecisi se proseguire o meno. Un suo ordine e i suoi sottoposti portarono in salvo i civili, con la solenne promessa di tornare a prenderlo. Lui rimase in quella posizione per qualche ora, ma poi si stancò. Con uno scatto degno di un leone, iniziò a correre e la bomba, dopo tre secondi, scoppiò. Purtroppo Sanzenin non era abbastanza distante e un detrito colpì la sua gamba destra, tranciandola quasi. I suoi uomini mantennero la promessa e tornarono indietro a prenderlo, ma quando lo videro in quello stato il panico iniziò a prendere possesso delle loro menti che purtroppo dovevano rimanere lucide. Di comune accordo lo trasportarono il più velocemente possibile all’accampamento medico dove fu curato con il massimo della cura.
Tutt’oggi, riporta i segni di quel maledetto giorno ed è costretto a reggersi ad un bastone per non rovinare continuamente a terra.
A Kagome piaceva Sanzenin. Era un professore in gamba e non per niente la sua materia, la Storia, assumeva connotazioni interessanti che nessun studente se la sentiva di marinare le sue lezioni o pensare ad altro.
La sua ora passò tra il silenzio e l’adorazione costante degli alunni verso quell’uomo che metteva il cuore nelle sue spiegazioni. Ogni tanto le interrompeva per narrare alcuni episodi della sua vita e poi le riprendeva con tranquillità. L’ora passò, con sommo dispiacere degli alunni e Kagome approfittò del cambio dell’ora per recarsi ai servizi.
Li incontrò un gruppetto di ragazzi, dove vi era anche Koga.
“Ehi, Kagome! Ciao!” – la salutò il ragazzo. Kagome si girò e sorrise raggiante.
“Ehi buon giorno! Come stai?”
“Bene e tu?”
“Bene, grazie…posso presentarti alcuni miei amici?” – Kagome s’imbarazzò molto. Erano ragazzi di quinta e amici di Koga. Sicuramente erano ragazzi ben conosciuti tra la popolazione femminile.
“Certo, con piacere…”
“Ragazzi…” – disse Koga, attirando l’attenzione dei suoi amici. – “…vi presento la mia amica Kagome. Kagome, loro sono i fratelli Ginta e Hakkaku Shion…”
“E chi non li conosce…” – disse Kagome in un sussurro, emozionata di conoscere il gruppo più ambito dell’istituto.
“Ciao Kagome…” – dissero i due con un sorriso. La ragazza rispose allo stesso modo.
“Bankotsu…” – disse Koga, indicando un ragazzo dalla lunga treccia.
“Piacere Bankotsu…” – disse Kagome, svenendo quasi per una stretta di mano.
“…e lui è Shippo.”
“Ciao Shippo. Piacere di conoscervi, ragazzi…” – disse lei con il cuore traboccante di gioia.
Dietro l’angolo stava Inuyasha, che stringeva i pugni ogni sacro santa volta che Kagome sorrideva o aveva un contatto fisico con uno di quei ragazzi.
“Sapete…è stata Kagome ad aiutarmi con Ayame…” – spiegò Koga, imbarazzando la ragazza.
“E brava Kagome…” – disse Bankotsu. – “…magari puoi aiutarmi con quella della terza sezione, Aruka…”
“Beh…dimmi cosa vorresti e farò quello che posso…” – la campanella suonò e Kagome dovette rientrare in classe. – “…ora devo andare, ragazzi. Ciao, ci si vede in giro!” – Kagome corse in classe, eccitata come non mai per aver conosciuto i ragazzi più carini dell’istituto.
=Promemoria: mettere il lista Kagura per la beatificazione …= pensò Kagome, sedendosi velocemente al suo posto.

Al solito, l’intervallo lo passò in terrazzo da sola. Cercava sempre di ritagliarsi uno spazio tutto suo e l’intervallo era il momento migliore. Le piaceva guardare i suoi compagni ridere e scherzare ma a volte le prendevano le malinconie. Avrebbe voluto tanto anche lei spettegolare con le sue amiche di cose inutili, ma gli sfottò ai quali l’aveva sottoposto Inuyasha avevano rovinato tutto. E gli altri si guardavano bene dal parlare con qualcuna che era presa in giro da lui.
“Tutta assorta?” – le chiese una voce all’orecchio. Kagome si girò di scatto e vide appoggiato sulla sua spalla niente popò di meno che Bankotsu. Per lo spavento scartò di lato.
“Dio mio…mi hai fatto prendere un colpo!” – esclamò lei, con un sorriso.
“Scusami…non era mia intenzione…come mai da sola in terrazzo?” – Kagome alzò le spalle.
“Amo la tranquillità, e tu? Come mai un bel ragazzo come te non sta in mezzo alle ragazzine urlanti?”
Una mano strinse con forza la maniglia della porta della terrazza.
Bankotsu abbassò le spalle sconsolato, con il classico funghetto che gli spuntava fuori dalla bocca.
“Il mio udito ne sta risentendo, ultimamente…” – Kagome rise allegramente, lasciando il proprietario di quella mano imbambolato. – “Mi fa piacere che le mie disgrazie ti appassionino…” – fece lui sarcastico.
“No, no…perdonami…scusa…comunque…come mai qui?”
“Avevo…avevo bisogno di parlarti…” – disse lui. Kagome annuì, perplessa.
“Certo, dimmi…”
“Oggi…quando Koga ti ha presentata…io…io parlavo sul serio di Aruka…” – Kagome s’illuminò.
“Ho capito. Come posso aiutarti?” – Bankotsu sorrise sollevato.
“Per fortuna…pensavo mi avresti detto di no…”
“E perché?”
“Non lo so…era una sensazione…” – Kagome lo prese a braccetto e lo invitò a sedersi sulla panchina.
“Coraggio…adesso dimmi cosa vuoi che io faccia per te.”
Il ragazzo nascosto dietro la porta, era ovviamente Inuyasha. Aveva sentito lo stomaco chiudersi quando Kagome aveva preso sotto braccio Bankotsu, aveva girato i tacchi e se n’era andato.

“Certo che sei proprio cotto…” – disse Kagome con un sorriso, contenta per un super imbarazzato Bankotsu.
“I-io…io credo di si…”
“Ok, allora facciamo così…cercherò di parlare con Aruka e vedrò cosa ne pensa lei di te. Ti faccio sapere, ok?”
“Ok…” – Bankotsu si alzò e lasciò Kagome, non prima di averle dato un bacio sulla guancia. La ragazza lo guardò allibita e Bankotsu rise. Sapeva di fare un certo effetto sulle ragazze. – “Perché sei tutta rossa?” – Kagome si riprese e gli rispose, con una bella dose di auto ironia.

Era fermo sulla terza rampa di scale quando si fermò. Non voleva andarsene, ma andare in terrazzo e passare un quarto d’ora con Kagome, magari scoprendo qualcosa in più su di lei.
Stava per aprire la porta, ma qualcosa lo bloccò.

“Perché mi capita tutti i giorni di venir baciata da uno schianto di ragazzo, Bankotsu…” – il ragazzo rise di gusto e se ne andò.

Inuyasha era sbiancato terribilmente.
Quando aveva sentito l’odore di Bankotsu avvicinarsi sempre di più si era nascosto dietro un angolo e aveva aspettato che se ne fosse andato.
Entrò in terrazzo e la trovò ancora seduta sulla panchina.
“Ciao…” – disse Inuyasha, chiudendosi dietro la porta, cercando di non tradire il nervosismo.
“Ciao Inuyasha.” – lo salutò lei, ancora in fribrillazione.
“Sei molto contenta oggi…” – Kagome lo guardò e sorrise, ancora incredula.
“Si, si può dire così…” – disse lei, cercando di fare l’indifferente, ma proprio non ci riusciva. – “Ok, io torno in classe. Ciao!” – disse lei, scappando all’interno.
Non doveva andare nella sua di classe, ma in quella della ragazza che piaceva tanto a Bankotsu. Non ci impiegò molto e quando la vide, dovette ammettere che era proprio una bella ragazza. Aveva gli occhi azzurro ghiaccio e i capelli biondi legati in due perenni codini. A prima vista le era sembrata simpatica.
“Aruka?” – la chiamò Kagome. La ragazza in questione, smise di parlare con le sue amiche e si girò perplessa verso quella voce che non aveva mai sentito.
“Si?” – si girò e vide Kagome e andò verso di lei. – “Dimmi.”
“So che l’intervallo è un momento sacro, ma…posso rubarti cinque minuti?” – Aruka guardò perplessa le sue amiche, chiedendo loro se conoscevano quella ragazza, ma tutte e quattro alzarono le spalle.
“Certo, andiamo fuori…” – le due si avviarono in una zona un po’ appartata del cortile e iniziarono a parlare. – “Cosa volevi dirmi?”
“Io volevo parlarti di un ragazzo dell’istituto…” – Aruka era sempre più perplessa, ma le venne in mente che non aveva ancora chiesto il nome a quella ragazza.
“Ah…ma tu chi sei?”
“Oh, scusa! Io sono Kagome, piacere…” – Aruka le strinse la mano e il discorso potè proseguire.
“Piacere mio…di chi dovevi parlarmi?” – chiese Aruka ora incuriosita.
“Di Bankotsu.” – Aruka sgranò gli occhi e sbiancò, per poi assumere una colorazione violacea.
“A-ah…” – le mani avevano iniziato a tremare e dovette più volte massaggiarsele per cercare di calmarsi. – “E…e per-perché?”
“Posso sapere prima se ti piace?” – Aruka annuì con la testa, come per dire “è un dio…” – “Mi fa piacere saperlo. Posso sapere anche se ti andrebbe di uscire con lui, un giorno di questi?” – la ragazza sentì un brivido correrle lungo la schiena.
“S-si che mi pi-piacerebbe…ma perché?”
“Perché gli piaci anche tu. Sono stata in terrazzo poco fa e mi ha chiesto di fare da tramite. Sembra di no, ma è timido…” – spiegò Kagome. Aruka prese possesso delle sue facoltà.
“Digli che esco con lui! Gli lavo i vestiti, gli pulisco casa, gli faccio i compiti, ma digli che esco con lui!” – tuonò Aruka, che avrebbe fatto di tutto pur di uscire con il ragazzo dei suoi sogni. Kagome si mise a ridere.
“Non credo sia necessario che tu faccia tutto questo, ma riferirò. Grazie mille, Aruka! Ci vediamo!” – Aruka la salutò, conscia che non sarebbe stata in grado di superare le ultime due ore rimanenti.

L’intervallo era finito e Kagome era tornata in classe dove l’aspettavano due ore di scienze economiche e matematica. Prestò molta attenzione alla lezione, mentre il suo compagno di banco ancora non riusciva a togliersi dalla mente la frase della ragazza.
Perché mi capita tutti i giorni di venir baciata da uno schianto di ragazzo, Bankotsu.
Perché alla fine si soffermava su “schianto” e “Bankotsu”? Perché si sentiva terribilmente male quando aveva visto il suo sorriso raggiante?

“…svolgete il problema a pagina centoventinove. Ci vediamo dopodomani, ragazzi…” – gli alunni si alzarono e misero a posto i loro quaderni nello zaino.
“Ciao Inuyasha, a domani.” – salutò Kagome, avviandosi senza aspettarlo. Il ragazzo voleva fare un pezzo di strada con lei, ma evidentemente l’odio che Kagome provava nei suoi confronti era molto profondo. Allacciò i ganci dello zaino e se lo infilò in spalla.







Capitolo finito. Piaciuto?
Volevo innanzi tutto ricordare che se non fosse stato per kirarachan, nessuno avrebbe potuto leggere la sfuriata di Naraku che giustamente, doveva esserci.
Dedico questo capitolo a lei, sperando che mi possa dare altre ideuzze o suggerimenti che magari io do per scontato.
Detto questo…a chi piace Bankotsu?
L’ho fatta troppo grossa? E Inuyasha? A che starà pensando?
Questo ed altro prossimamente qui, su questi schermi…
  
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