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Autore: _ Arya _    12/03/2015    11 recensioni
Emma Swan è una specializzanda al quarto anno di chirurgia. Durante un tragico incidente dove presterà soccorso, riuscirà a salvare il timoniere della Jolly Roger: Killian Jones. Non ci si dovrebbe mai innamorare di un paziente, ma le regole sono fatte per essere infrante...
"-Sono la dottoressa Swan. Emma. E le prometto che la tirerò fuori di qui- cercai di sorridergli incoraggiante.
-Lei è bellissima dottoressa- sorrise di rimando, e solo allora notai i suoi bellissimi occhi blu." [dal 1° capitolo]
Genere: Commedia, Drammatico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Emma Swan, Killian Jones/Capitan Uncino, Regina Mills, Robin Hood
Note: AU, Cross-over | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
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Heart Love VS Right Love
 


-Non mi va di parlare con Hopper, e poi tra meno di 10 minuti devo essere con gli assistenti sociali.- cosa poteva volere ora da me? Mi aveva già incasinata abbastanza, se non fosse stato per lui il mio rapporto con Killian sarebbe stato ancora stabile e felice... mi aveva dato solo problemi, non me ne servivano altri.
-Gli serve un minuto. Vai nel suo studio, è comunque sul piano dove devi incontrare loro. Ah, tieni- mi porse il cellulare che avevo dato a Killian, quello che alla fine non aveva usato. Quasi ci avevo sperato in una sua chiamata, ma se non altro, non averlo fatto voleva dire che stava bene.
-Va bene, va bene. Grazie Ruby... prenditi cura di Jones, ok? Io... non so se oggi avrò tempo per passare da lui.
Ignorai il suo sguardo interrogativo e salii in ascensore, premendo il tasto per il quarto piano.

Raggiunsi velocemente lo studio di Hopper, mettendomi subito a sedere a braccia conserte senza tanti complimenti.
Lo guardai con aria di sfida, in attesa del suo ennesimo stupido consiglio.
-Come va Emma?
-Alla grande, perché non dovrebbe andare bene? E avrei anche abbastanza fretta.
-Lo so, però volevo informarti di una cosa. Hanno parlato con Jones, le persone che devi incontrare.
-Me l'ha detto la dottoressa Lucas. Lo so già.- scrollai le spalle con indifferenza.
-Ok, passerò al dunque per non farti perdere tempo. So che sai del suo passato.- mi guardò negli occhi, e io feci di tutto per mantenere lo sguardo fermo. Non volevo si accorgesse delle mie insicurezze riguardo all'argomento, e non volevo mi facesse dubitare ancora di più della mia relazione.
-Ok. E quindi?- mi limitai a domandargli.
-Quindi... quindi lo sanno anche gli assistenti sociali. E sanno che tu lo sai.
-Ah...- rimasi un attimo interdetta, forse era per quello che Ruby aveva visto Killian turbato. Avevano scoperto del suo passato, e probabilmente si era lasciato sfuggire il fatto che io ne fossi a conoscenza. Ma quindi?
In fondo aveva solo detto la verità, e dubitavo l'avrebbero presa meglio se avessero pensato che non conoscessi il passato del mio uomo.
-Ok. Beh, non importa. È stato tanti anni fa, lui è cambiato. È una brava persona, dottore. Ognuno di noi ha fatto i propri sbagli, non credo che lei sia perfetto... e io neanche.
Più lo dicevo ad alta voce, e più me ne convincevo io stessa. Ok, Killian aveva fatto delle gran cazzate... e allora? Anch'io mi ero fatta di erba un paio di volte, e avevo perfino scassinato una porta per delle stupide bravate coi miei amici. E mi ero fatta mettere incinta a 18 anni, per puro errore.
-Lo so, nessuno è perfetto. Ma spero le persone che dovranno decidere se affidarti questa bambina saranno dello stesso avviso. E spero anche tu sia certa di quel che fai. Sei in un momento molto delicato Emma, sta' attenta...
-Grazie dottor Hopper, ma posso dirle una cosa? Sì, sono in un momento... strano. Ma... non credo di stare reagendo male, sto solamente cercando di andare avanti. Non voglio impuntarmi per anni e soffrire per una cosa che potrei lasciarmi alle spalle. Non metto in dubbio il suo lavoro, ma credo lei non mi conosca, altrimenti si renderebbe conto che sono più forte di quanto immagina- gli spiegai, e mi alzai andando alla porta: il mio tempo da perdere era finito.
-Beh, se tu mi dessi la possibilità di conoscerti, prima o poi...
-Vedremo. Gliel'ho detto: non sono entusiasta di queste sedute, le faccio per puro dovere. Arrivederci.
-Ciao, e buona fortuna, davvero.
-Grazie.
Finalmente uscii e mi chiusi la porta alle spalle, andando dritta verso la sala in fondo al corridoio in cui dovevo incontrarmi con gli assistenti sociali.
In un certo senso ora mi sentivo meglio: non c'era nulla che dovessi nascondere, sarei stata sincera nella speranza che avrebbero apprezzato.

-Salve signori- salutai l'uomo e la donna entrando, sorridendogli.
-Salve signorina Swan- si avvicinarono a stringermi la mano, poi ci accomodammo tutti sul lungo tavolo di legno, io seduta di fronte a loro.
-Bene, come si sente?- iniziò la donna con un sorriso.
-Ammetto di essere un po' agitata- sorrisi anch'io -ma è perché spero davvero di potermi prendere cura di questa bambina.
-Capisco. Beh, lei ha davvero delle ottime referenze. Abbiamo potuto parlare con il primario, che la reputa una delle specializzande più dotate e responsabili in assoluto... anche suo padre ha detto che mette molta dedizione sia nel lavoro che con suo figlio. Inoltre sono tutti d'accordo che lei è una donna molto forte: sua sorella Elsa, le dottoresse Lucas e Rose, e i dottori Scarlet e Glass.
-Beh... grazie- fui un po' stupita che avessero già avuto il tempo di parlare con tutte queste persone, ma ero lusingata che i miei colleghi avessero speso tante belle parole su di me.
-Ha salvato la vita al timoniere della Jolly Roger, rischiando anche di affogare. E ha saputo gestire alla perfezione e con lucidità l'intervento all'ispettore Humbert, nonostante l'ordigno che avrebbe potuto uccidere tutti... davvero notevole- aggiunse l'uomo, facendomi arrossire.
Stavano facendo passare tutto per più di quanto fosse veramente stato, io non mi reputavo né una salvatrice né un'eroina, semplicemente avevo svolto il mio lavoro, come chiunque altro avrebbe fatto.
-Io non so che dire, sul serio. Ho solo fatto ciò che andava fatto.- scrollai le spalle, guardando i due imbarazzata.
-Sì, ma non tutti ne avrebbero avuto la forza. Inoltre non è facile fare il chirurgo e crescere un figlio...
-Avevo 18 anni quando è nato, non era programmato. Io ero appena stata accettata alla facoltà di medicina, e i miei già lavoravano all'ospedale... il padre del bambino mi aveva lasciata, ma non sapeva che fossi incinta. Ho perfino valutato l'adozione... ma quando l'ho tenuto tra le braccia per la prima volta... ho deciso che avrei cresciuto io quel bambino. Ora ha 10 anni, ed è davvero meraviglioso.- mi asciugai una lacrima che non riuscii a trattenere pensando a Henry, a com'ero stata felice di stringerlo in quel letto d'ospedale, e decidere che non avrei mai potuto lasciare che qualcun'altra fosse la sua mamma.
-Tutto questo va davvero molto a suo favore- sorrise la donna sinceramente -Però, vogliamo parlare anche delle cose meno piacevoli per capire quanto lei sia in grado, ora come ora, di gestire una neonata. Temo dovremmo chiedere della violenza che ha subito meno di una settimana fa.
-Ok, capisco- cercai di non spegnere il sorriso, nonostante non mi entusiasmasse molto doverne parlare. Ma ero preparata, era ovvio che volessero sapere tutto di me.
-Come sta affrontando la situazione?- mi chiese quindi, cauta.
-La sto affrontando... bene. Voglio dire, sì, è stato un trauma e ci sto male tuttora. Ma... non è ingestibile. Non... non ho corso il rischio né di cadere in depressione, né di avere altri tipi di problemi... psicologici. Lui era il mio ex fidanzato. L'ho denunciato, e non ho nascosto il fatto.- non fu facile cercare di spiegarmi, ma volevo capissero che ero perfettamente in grado di gestirmi, e quindi di gestire Lily.
-Sto vedendo lo psicologo regolarmente in questo periodo...- decisi però di evitare i dettagli sulle nostre sedute -ma soprattutto ho avuto subito il sostegno dei miei cari, il che ha reso tutto ancora più facile.
-Il contatto fisico come lo gestisce?
-Con le donne non è un problema, come non lo è con mio figlio. Con mio padre e col mio... uomo, ci sto lavorando. Ma solo il primo giorno è stato più complicato. Mi sto lasciando andare, e questo non mi causa problemi.- soprattutto con Killian mi ero più che lasciata andare, e avevo in programma di migliorare ancora, e in tempi brevi.
Certo. Se... se avessi deciso di rimanere con lui.
-Molto bene. Vedo che la sta prendendo con più forza di quanto faccia la maggior parte delle donne, le fa davvero onore, signorina Swan.
-Potete chiamarmi Emma- dissi semplicemente, non sapendo cos'altro aggiungere.
-Quindi lei crede che questo trauma non le darebbe alcun problema nella gestione della piccola, giusto?
-Assolutamente, ne sono certa.
-Va bene... un'ultima domanda, prima di passare strettamente alle questioni della bambina. Cosa può dirmi della sua relazione con Killian Jones?
Ok, non ero preparata a sentirmi porre la domanda in maniera così diretta. La mia relazione con Killian.
Che tipo di relazione avevamo? Ne avevamo una? E soprattutto, l'avevamo ancora?
In ogni caso non avevo mai saputo dare una vera definizione a ciò che c'era tra di noi: l'attrazione c'era di sicuro, un grande affetto, una grande affinità. E probabilmente l'amore, ma non avevamo mai sentito la necessità di dare un nome a tutto ciò.
-Posso dirle che... ok, non lo so.- mi arresi -Io e lui ci siamo conosciuti quando l'ho salvato, quindi la nostra relazione è cresciuta qui, in ospedale. Posso dirle che è un uomo buono, è protettivo, e... un uomo di cui mi fido.
-Ha ammesso che lei è a conoscenza del suo passato, quando ci abbiamo parlato.
-Sì. Ma appunto, si tratta di passato. È successo più di 10 anni fa.- dissi con voce ferma.
Nonostante non fossi certa di cosa sarebbe successo tra di noi, di quello ero invece convinta: era il passato.
-Non è preoccupata quindi che stia vicino alla bambina?
-Assolutamente no! Non farebbe del male a una mosca, e se tra noi dovesse andar bene... sono certa che sarebbe un padre perfetto.
-Padre. Quindi lei sta valutando anche l'adozione vera e propria, e non solo un affidamento temporaneo.
Annuii; non avevo programmato di parlargliene già da adesso. Ma d'altronde mi ero scioccata di me stessa anche per aver espresso ad alta voce il pensiero di Killian padre.
Mio dio, come avevo potuto avere un pensiero simile? Stavo seriamente impazzendo.
-Emma, senta... lo fa anche per il fatto che... beh, che potrebbe non riuscire più ad avere figli suoi?- intervenne cauto l'uomo; mi morsi il labbro, quindi sapevano proprio tutto. Non sfuggiva proprio nulla a queste persone.
-Forse un po'. Ma non lo faccio per capriccio. Mi sento in qualche modo legata a questa bambina. L'ho vista nascere, l'ho tenuta in braccio appena nata... ho visto la sua mamma morire, dopo essere riuscita a chiedermi di avere cura di lei. E quando ora la tengo in braccio... mi fa stare bene, e vedo lei stare bene. Non sarò sposata, sarò ancora una specializzanda, e tutto quello che vuole lei... ma io credo davvero di potermi prendere cura di Lily, come se fosse mia.
Rimasi in silenzio, e lasciai finalmente che mi studiassero, rimanendo ferma nel tentativo di non sembrare troppo ansiosa.
Forse mi avrebbero presa sul serio, o forse mi avrebbero presa per pazza. In ogni caso io avevo fatto il possibile, avevo detto tutto quello che avevo da dire... dovevo solo sperare che fosse abbastanza.
-D'accordo Emma, grazie mille. Le faremo sapere il prima possibile- decretò infine l'uomo, alzandosi.
Mi alzai anch'io, insieme alla donna, e strinsi ancora una volta la mano a entrambi.
-Grazie mille. Vi accompagno all'uscita? O...?
-Oh, no, grazie... dobbiamo ancora parlare col dottor Hopper e un paio di altre persone.
-Ah. Ok.- annuii, quindi Hopper poteva decidere di rovinarmi, fantastico! Solo mezz'ora fa gli avevo detto che non aveva capito nulla di me, e non ero per nulla convinta che questo mi avrebbe aiutata.
-Beh, in questo caso, buona giornata! Io torno a lavoro se non avete più bisogno...
-No, vada pure. Buona giornata anche a lei!
Gli sorrisi un'ultima e uscii di lì, pronta ad andarmi a cambiare e raggiungere Glass; grazie al cielo avrei passato la giornata in traumatologia.
Era da un po' che mi assegnavano solo casi più semplici, ma fortunatamente si erano resi conto che ero perfettamente in grado di lavorare come prima.
Dovevo staccare dai problemi, dai pensieri, da qualsiasi cosa. E dovevo staccare da Killian.

***

KILLIAN POV

-Robin! Chiudi la porta, grazie al cielo sei venuto- accolsi il mio amico senza troppi complimenti.
Un'infermiera mi aveva portato il pranzo da un'ora buona, ma non ero riuscito a toccare cibo. Avevo passato tutto il tempo a girare nervosamente per la stanza come un malato di mente.
Però non ero riuscito a darmi pace.
Il problema con gli assistenti sociali, che speravo non influisse sulla loro decisione di affidare la bambina a Emma non mi dava tregua.
In più lei non era ancora passata a trovarmi, e questo non prometteva affatto bene. Forse le avevo fatto passare dei guai... magari avevo davvero causato problemi con l'adozione.
Oppure era ancora schifata da ciò che le avevo rivelato il giorno prima. Il terrore che mi avrebbe lasciato si faceva sempre più vivo.
-Ehi amico, non dovresti tipo startene a letto?- fece lui confuso, squadrandomi da capo a piedi.
-No! Ho fatto una cazzata colossale, e Emma mi mollerà. Quindi spiegami come diavolo farei a starmene a letto a... a non lo so! Voglio uscire di qui, voglio prendermi a pugni e...
-Ehi, ehi, datti una calmata. Sediamoci e mi spieghi cosa diavolo hai combinato senza dare di matto, ok?
Annuii senza troppa convinzione ma comunque mi misi a sedere ai piedi del letto, facendogli spazio.
Mi guardava come se fossi pazzo... ma non poteva capire! Tra lui e Regina le cose andavano a gonfie vele, non aveva un passato di merda come il mio che potesse rovinare tutto.
-Ok. Respira e parla. Ti ascolto.
-Va bene. Per fartela breve, ieri ho raccontato a Emma certe cose molto brutte che ho fatto anni fa... cose che tu sai.- lo guardai serio, sperando che capisse a cosa mi riferissi.
L'uomo annuì, un po' sorpreso. Quindi anche lui credeva che avessi fatto una cazzata.
-Ha pianto a dirotto quando le ho detto del fatto della droga. Però è rimasta, ha pianto tra le mie braccia... e ha detto che mi sarebbe stata vicino. E poi ho avuto la brillante idea di dirle delle mie bravate con le ragazze... e lì puoi immaginare.
-Ti ha mollato?
-No. Ha detto che non mi avrebbe mollato, ma credo lo farà, la disgusto! E come darle torto. Dopo quello che ha passato...
-Oh avanti, ma se siete tanto in sintonia voi due... ti pare che ti molla per qualcosa che è successo dieci anni fa?
-Aspetta, non ho mica finito di raccontarti tutti i miei casini!
-Ancora?- alzò il sopracciglio, nuovamente incredulo. Ma in fondo di cosa si meravigliava, era lui quello in grado di essere il marito devoto e perfetto, con una vita perfetta e senza casini, tralasciando i furtarelli commessi da ragazzo.
Gli raccontai quindi dell'affidamento che stava cercando di ottenere Emma e degli assistenti sociali che erano passati a parlare con me.
In qualche modo sapevano tutto di me, a parte la faccenda delle ragazze dato che non ero mai stato denunciato. Ma solo perché altrimenti anche loro ci avrebbero rimesso per assunzione di droga, e sotto l'effetto di questa erano state tutte consenzienti.
Però sapevano che per ben due volte avevo ceduto all'eroina, e che la seconda volta era durata tanto da aver avuto il bisogno di disintossicarmi in clinica.
Mi avevano chiesto se Emma ne fosse a conoscenza, e senza pensarci più di tanto avevo detto di sì, pensando di fare la cosa giusta.
Solo quando si erano scambiati degli sguardi straniti mi ero reso conto di avere fatto una cazzata; “Sa che ha assunto droghe, il motivo per cui l'ha fatto... e vuole lo stesso adottare una bambina sapendola al suo fianco?”.
E lì avevo aggiunto danni al casino. Avevo spiegato con un po' troppa foga, e aggiungendoci espressioni come “diavolo” e “per la miseria”, che si era trattato di tanti anni fa... più qualche altro dettaglio che non riuscivo a ricordare.
E poi ero rimasto in silenzio, non ero stato in grado di trovare cosa dire senza combinare altri guai, e la cosa ovviamente aveva peggiorato il tutto. Neanche ero riuscito a chiedere scusa.
Si erano limitati a stringermi la mano e salutarmi educatamente, per poi lasciare la stanza.
Probabilmente avevano pensato che fossi un pazzo senza un minimo di autocontrollo.
-Mmh... non vorrei farmi odiare, ma insomma... l'hai fatta bella grossa.- constatò, e ovviamente non potei non dargli ragione.
Presi a pugni il materasso, arrabbiato per il fatto di non poterlo fare con entrambe le mani.
Neanche mi accorsi di Robin che rovistava nel suo borsone, ma riuscii a smettere di torturare il mio povero letto quando mi resi conto che mi stava porgendo una birra.
-Io ti amo! Come hai fatto a portarla qui?
-Pensa ad amare Emma, non me. Mi ha fatto entrare Regina, quindi niente controlli... penso che tu ne abbia proprio bisogno. Te la apro io?
Scossi la testa e aprii abilmente la lattina con la mia unica mano; la bibita mi invase la gola provocandomi un senso di benessere che non provavo da tanto tempo.
Certo, prediligevo il rum, ma una buona birra non era affatto una cattiva alternativa. Era un mese che non bevevo alcolici, neanche alla cena con Emma ero riuscito a procurarmi un po' di vino. Ma era stato meglio considerato che aveva avuto un'emergenza solo un paio d'ore dopo.
Rimasi deluso quando la bibita finì: una cosa era certa, una volta dimesso sarei andato a farmi una bella bevuta senza limiti. Però, se non altro, la birra era stata davvero utile a rilassarmi un po' i nervi, ed era un enorme passo avanti.
-Ah senti. Non è che puoi procurarmi un cellulare e il numero di Emma?- gli domandai, prima che mi passasse di mente.
-Eh? Devo farti da segretario ora?
-Oh avanti! Un cellulare da, che so, 50 dollari, quanto basta per chiamate e messaggi. Te li ridò io poi i soldi.
-Non è per i soldi ma...ok, va bene. E il numero di Emma però?
-Scusa, la tua ragazza non è la sua migliore amica? Chiedilo a lei.
-Fantastico- borbottò -tra un bacio e l'altro, mentre ci organizziamo per il mare... le chiedo il numero di un'altra donna.
-Puoi specificare che è per me. Ma al mare? Cos'è questa storia?
-Oh sai, per il week end. Ci andiamo insieme a Roland.
-Wow, quanto sei romantico!- lo presi in giro, ma anche a me sarebbe piaciuto un week end al mare d'inverno con Emma.
-Pensa anche tu a qualcosa di romantico per la tua bella, così magari riesci a farti perdonare- suggerì, dandomi una pacca sulla spalla.
Sarebbe stato bello, certo, peccato solo che non sarebbe bastato un gesto romantico a farle dimenticare il mio orribile passato, e nemmeno l'avrebbe aiutata nell'affidamento di Lily per rimediare alla mia cazzata.
-Ok, ora vado che devo salutare Regina e poi prendere Roland all'asilo... fammi sapere quando ti dimettono eh, così ti preparo la stanza!
-Grazie, chiederò. Credo sia questione di poco ormai... e non scordarti il cellulare!- gli ricordai, mentre si dirigeva verso la porta.
-Non sono del tutto d'accordo con questo piano ma... te lo porto prima di cena!
-Grazie, e salutami la tua ragazza... tra un bacio e l'altro!

***

EMMA POV

Entrati in casa dei miei genitori, la prima cosa che facemmo fu liberarci di giacche, stivali, e ombrelli. Fuori c'era un tempo orribile, e a causa del vento ci eravamo bagnati solo in quei 50 metri che dividevano la macchina dalla casa.
-Emma, Henry! Vi volete cambiare?- mia madre accorse alla porta a salutarci, e prese i cappotti per appenderli.
-No, tutto sommato io sono a posto, e per fortuna qui dentro è caldo!- constatai, per poi controllare che mio figlio fosse asciutto. Non era proprio il caso che si prendesse la febbre anche lui.
-Va bene, lavatevi le mani e venite a tavola... ho fatto pollo al limone e patatine fritte... e dei toast al formaggio alla griglia!
-Grande!- esclamammo io ed Henry all'unisono facendo ridere la donna, e raggiungemmo la cucina per lavarci le mani dove mio padre era alle prese con la tavola da apparecchiare.
Notai con piacere che c'era anche una bella bottiglia di vino rosso, di sicuro opera sua dato che fosse stato per mia madre sarei stata lontana dagli alcolici ancora per un bel po'. Ed ero convinta che anche il menù della serata fosse un'idea sua.
-Ehi, non avete preso freddo vero?- fece l'uomo mentre prendevamo posto a tavola seguiti da mia madre.
-Ma va, siamo venuti in macchina! Forse le giacche hanno preso freddo... vabbé, comunque, Henry domani non ha scuola... restiamo qui finché non saranno asciutte.
-Come mai ragazzino?
-Ah disinfestazioni... ma l'importante è che non c'è scuola! Mamma ha detto che posso andare a lavoro con lei... vero?- si rivolse a me supplichevole, facendo gli occhi dolci a cui sapeva che non ero in grado di resistere.
-Se davvero non ti scoccia alzarti alle 6 e mezza...- scrollai le spalle, scompigliandogli i capelli.
Probabilmente avrebbe seguito le nostre orme anche lui, dato che alla sua età ero stata esattamente la stessa.
Iniziammo a mangiare chiacchierando del più e del meno, erano rare le occasioni in cui gli orari ci permettevano di poter passare qualche ora in famiglia.
Era molto piacevole essere tutti insieme, e neanche il pensiero di Killian mi avrebbe distratta se non fosse stato per mio padre che mi versò il vino. Automaticamente sorrisi, ripensando al succo d'uva nella bottiglia di vino al nostro appuntamento.
In quel momento mi resi conto che Killian mi era mancato moltissimo, per tutto il giorno. Come avevo potuto essere così stupida da dubitare di lui... di noi.
-Ehi, Emma? Ti sei incantata?
-Mamma! Scusa. Hai detto qualcosa?- mi ridestai.
-Sì, ti chiedevo della storia di Lily...
-Oh, già. Giusto...allora- iniziai -diciamo che è stato per caso. Qualche giorno fa, è passata un'assistente sociale a dirmi che l'orfanotrofio, per via del volere della madre della bambina, avrebbe potuto darmi il suo affidamento temporaneo se avessi voluto. Io... io ho detto di sì.
-Così... senza pensarci?
-Avrò una sorellina, che bello! Domani me la fai conoscere?- intervenne Henry, facendomi sorridere.
-Va bene ragazzino! Comunque sì, senza pensarci. La sento molto... molto vicina a me quella bambina, e quando l'ho tenuta in braccio la prima volta... è stato come se stessi tenendo mia figlia. So che non sarò mai la sua vera madre, però posso cercare di darle una vita felice...- spiegai, ripensando agli occhi della piccola. Come si erano accesi quando avevano incrociato i miei, anche se per poco.
-Com'è andato il colloquio?- domandò mio padre, anche lui con un gran sorriso.
-Credo bene. Non lo so... non male... penso. Non so, sono così in ansia! Non so neanche quando mi daranno una risposta...
-Non ti preoccupare! Sei la migliore mamma del mondo, sono stupidi se non hanno capito!
A quel punto presi mio figlio sulle ginocchia e lo abbracciai per poi riempirlo di baci, per i quali ovviamente protestò facendo scoppiare a ridere tutti.

Si erano fatte le 11 quando raggiunsi i miei di sotto in pigiama per aiutarli a sistemare, dopo aver messo a letto Henry. Il tempo non aveva accennato a migliorare, quindi avevamo deciso di restare a dormire da loro, che avevano tenuto la mia stanza e quella di mio figlio così com'erano quando abitavamo lì.
-Tesoro, puoi andare a dormire... non hai una bellissima cera- constatò mia madre, baciandomi la fronte -e sei anche un pochino calda...
-Sto bene, e non ho neanche tanto sonno a dirla tutta.- le assicurai, e mi misi all'opera ad aiutare a lavare i bicchieri.
-Va bene... e alla festa, pensi di andarci con Killian?
-Ah...
Alla fine la sorpresa che aveva annunciato Whale, era una festa di beneficenza domenica sera. Sarebbe stata una serata dedicata alla lotta contro la violenza sulle donne, e le donazioni avrebbero puntato a permetterci di aprire un reparto gratuito con un paio di psicologi a disposizione, per aiutare ragazze e donne che erano state vittime di abusi.
-Beh, io in realtà non ci ho pensato a... ad andare con qualcuno. Cioé, Whale mi ha chiesto se avessi voglia di fare un discorso e... sono andata un po' nel panico. E poi mi sono rimessa a lavoro- spiegai.
-Se non te la senti non sei obbligata tesoro...
-Ma no, non è che non me la sento! Non saprei cosa dire! Chiedi a Hopper, non sono molto brava in questo genere di cose. Se ha detto agli assistenti sociali che sono una psicopatica non potrei biasimarlo.- non sarei mai stata in grado di lanciare un messaggio sensato con le mie argomentazioni; innanzitutto avrei dovuto sentirmi vittima, e nonostante tutto non ci riuscivo. In più, cosa avrei potuto dire? Che dopo un paio di giorni ero già andata a limonare col mio ragazzo? Avrei solo fatto deprimere ragazze che magari dopo mesi ancora non riuscivano a dare un abbraccio al proprio padre o il fidanzato.
-Sono sicura che troverai le parole, se vuoi farlo... io ti trovo adatta, non è male mostrare che ci si può risollevare in fretta...
-Oh non lo so, ci penserò.- tagliai corto, mettendo a posto le ultime stoviglie pulite.
-Va bene, e riguardo a Killian? È una festa in ogni caso... ti puoi divertire, sai.
-Già beh... tasto dolente. E poi non so neanche quando verrà dimesso, non credo possa starsene in giro.
-Avete litigato?
-Non proprio... abbiamo parlato di varie cose, ho saputo... cose del suo passato che... che non lo so. Oggi non sono neanche passata a salutarlo e... mi è mancato. Tanto. Quindi... non lo so, so solo che sono parecchio confusa.
-Tesoro, qualunque cosa abbia fatto... penso possa rimanere nel passato. Io trovo che sia un uomo molto dolce e tenero, e tiene particolarmente a te... l'ho visto quell'abbraccio, sai.
Arrossii, e per poco non inciampai nel tappeto mentre andavo a prendere posto sul divano. Mi maledissi per non essere in grado di reagire diversamente, ma per me continuava a essere imbarazzante condividere la mia vita amorosa coi miei.
-Non ti ammazzare!- rise mia madre, vedendomisi a sedere accanto, e prendendomi le mani -Quel ragazzo pende dalle tue labbra... direi che è innamorato perso. Penso se la meriti una chance, dato che anche tu ne sei innamorata.
-Ehi! Io non ho mai detto di essere innamorata- borbottai, ancora più imbarazzata. Probabilmente lo ero, ma non ero pronta ad ammetterlo... non davanti a lei.
Però aveva ragione, Killian la meritava una possibilità, a che pro avrei dovuto lasciarlo? Era inutile cercare di negare i miei sentimenti, e agire con la testa... qualsiasi cosa avesse fatto ad altre, e non intenzionalmente, a me non l'avrebbe mai fatta.
Fin dal primo momento mi aveva dedicato tutte le sue attenzioni, con dolcezza e senza fretta. Il massimo a cui il “cattivo ragazzo” si era spinto erano state le sue battutine, che però non avevo preso affatto male, e segretamente avevo apprezzato. Mi aveva fatto sentire desiderata. E speciale... forse avrei davvero potuto essere felice insieme a quell'uomo.
-Va bene, hai ragione. Non sull'essere innamorata- puntualizzai, nonostante fosse una bugia -ma io voglio stare con lui. Domani gli porto dei pancake fatti in casa e... gli chiedo di venirci con me, alla festa.
-Digli anche che Lunedì verrà dimesso. Quindi non sarà un problema partecipare a una festa all'interno dell'ospedale...
-Lunedì? Sul serio?
-Sì tesoro, ho i miei metodi per sapere le cose. Puoi dirglielo.
-Grazie- sorrisi, pensando a quanto sarebbe stato felice. Era un mese che era ricoverato, e nonostante le brutte fratture quasi mortali, ora si era rimesso quasi completamente. Sarebbe bastato solo un po' di riposo ormai, e poteva benissimo farlo a casa di Robin.
Ero stata tanto, davvero tanto ma tanto stupida ad andarmene in quel modo, ferirlo quando l'unica cosa che aveva fatto era essere stato sincero con me. Ed ero stata io a chiederglielo, se non l'avessi mai fatto, questi dubbi non sarebbero usciti fuori a mettere alla prova i miei sentimenti.
Una cosa, però, ora era certa: ero finalmente pronta a scegliere di seguire il mio cuore.
Ancora col sorriso sulle labbra, afferrai il cellulare che con la vibrazione mi aveva avvertita di un sms:
“Ciao, sono Killian. Te lo avrei detto di persona, ma tu non sei passata e non so quando lo farai. È meglio per te, per me e per Lily che la nostra relazione si concluda qui. Non sono adatto a te, e neanche a fare il padre della bambina. Mi dispiace di essermene accorto tardi. Ti voglio bene, e mi piaci davvero tanto... ma è meglio così per tutti così. Un giorno mi ringrazierai, te lo prometto. Buonanotte Emma.”

 


Se usassimo il buon senso e ascoltassimo il nostro cuore,
forse ci accorgeremmo di aver scelto in modo saggio ed eviteremmo
il rimpianto più profondo e doloroso di tutti:
il rimpianto di esserci lasciati sfuggire una cosa meravigliosa. (cit. Grey's Anatomy 10x13)



















 









Angolo dell'autrice;
Ciao! Allora, temo che il capitolo possa essere un po' noioso, è un capitolo di passaggio... (anche se mi è venuto ugualmente lungo, ma vabbé xD). 
Mi serviva per aprire ciò che saranno gli ultimi 3-4 capitoli... e spero di non ricevere minacce di morte a causa del finale xD
Il titolo penso si capisca cosa voglia dire, ma avendolo inventato da sola - e quindi non essendo certa di quanto possa essere chiaro- rappresenta l'amore di Emma, che ha deciso di scegliere il cuore... e Killian, che ha deciso invece di fare ciò che ritiene sia la cosa giusta.
Un abbraccio, e spero non vi annoi troppo :P

   
 
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