Fantasmi
del Passato
Casa di Kate,
Locksley.
Allan
le stava insegnando a leggere - in verità lo insegnava a
chiunque avesse
voglia di imparare - e in via del tutto eccezionale le aveva lasciato
in
prestito un libro. Più precisamente era una raccolta di
canti popolari, aveva spiegato
Allan a
Kaelee, aggiungendo non sensa una certa spavalderia di essere
menzionato anche lui lì dentro,
dopo Robin, ma soltanto
perché lui era il capo. Kaelee non gli aveva creduto neanche
per un secondo, ma
aveva preso comunque il libro, troppo curiosa e desiderosa di far
pratica per farsi scappare quell'occasione anche se questo contemplava
che lei ed Allan si vedessero ancora per ulteriori lezioni. Non aveva
approvato, infatti, l'aria soddisfatta
dell'uomo nell'attimo in cui lei lo aveva ringraziato dandogli
appuntamento per la settimana successiva, ma non poteva neanche negare
che in fin dei conti Allan le
stesse
simpatico.
Era un
amico molto simpatico, in effetti, e
aveva trovato il modo per meritarsi l'attenzione di lei.
Kaelee
aveva sempre dato non pochi problemi alla sua famiglia, quando viveva a
Edwinstowe con loro. In un'epoca in cui le donne del popolo non avevano
libero
accesso alla cultura, in un'epoca in cui alle donne spettava soltanto
il
compito di governare la casa e dare figli - possibilmente maschi - a un
marito
che spesso non amavano, Kaelee era un fastidioso e pericoloso problema,
nonché fonte di disonore per la famiglia di appartenenza. Il
suo
desiderio più
grande era sempre stato quello di imparare a leggere e scrivere,
fermamente convinta dell'utilità di entrambe le discipline.
"Sono
due
porte che se le apri ti svelano i segreti del mondo", diceva sempre a
tavola, nel tentativo di convincere i genitori che qualcosa in quelle
assurde
regole non andava. "Due porte che ti condurranno all'inferno!", le
aveva duramente risposto una volta sua madre, guardandola quasi con
disprezzo.
Kaelee non le dava mai la soddisfazione di piangere dinanzi a lei, ma
appena
restava sola dava sfogo a tutte le sue lacrime.
La si
poteva vedere con indosso dei pantaloni di ritorno da lunghe cavalcate
solitarie nel fitto della foresta, dettagli che facevano mormorare
spesso le donne del suo villaggio, le quali sostenevano - credendo di
non essere udite - che Kaelee non sarebbe mai stata
un buon
partito per i loro figli e qualcuno credeva addirittura che fosse una
strega, mentre altri
dicevano
che era così perché sua madre era troppo debole
di carattere e lei era
cresciuta in una famiglia di soli uomini dai quali aveva ereditato le
pessime abitudini tutt'altro che femminili. Evidentemente non
conoscevano
bene sua
madre.
Una
delle tante sere, tutte uguali a loro stesse, Kaelee aveva visto suo
fratello Aric rincasare con una risma di
piccole
pergamene, aveva quindi iniziato a fargli delle domande e non aveva
smesso fin
quando
lui, esasperato, non ne aveva letto il contenuto in sua presenza. Ne
era
rimasta così affascinata che si era detta pronta a qualunque
cosa pur di poter
leggere altre storie come quella.
Poi
aveva sentito i racconti su Robin Hood e aveva deciso di lasciare la
sua
famiglia e la sua casa per raggiungere Locksley e la speranza di un
futuro
diverso, migliore. Non aveva detto niente a nessuno, tranne che a uno
dei suoi
fratelli, quello che aveva letto per lei tante volte e che si era
sempre dimostrato gentile con lei. Non era affatto certa che
gli altri non
l'avrebbero cercata, ma sperava che non lo facessero, che la
lasciassero
libera, in pace.
Infine
aveva conosciuto Allan che con sommo piacere di lei non solo sapeva
leggere ed era disposto ad insegnarglielo, ma possedeva anche alcuni
libri
contenenti storie: Kaelee non si era mai sentita più felice
di così.
Era
nella camera da letto che condivideva con Kate e stava provando a
leggere
da sola quando sentì che qualcuno entrava in casa.
Il
cuore quasi le esplose nel momento in cui le si affacciò
alla mente l'idea
che potesse essere Guy di Gisborne.
C'era
Kate al piano inferiore ed era appena andata ad aprire, come di
consuetudine e come educazione voleva.
Kaelee
tenne le orecchie tese nel caso in cui la visita fosse per lei, senza
nemmeno comprendere davvero il perché di quell'ansia
improvvisa e dell'inopportuno desiderio che a bussare fosse stato
proprio Gisborne. Oppure forse
era soltanto Allan che, con una scusa qualunque, voleva sedersi alla
tavola della sua amica. O forse
Robin,
venuto a risolvere le questioni in sospeso con Kate.
Quanche istante più tardi la
voce di Much fugò ogni dubbio e Kaelee sospirò di
sollievo pensando che l'uomo
fosse lì per un nuovo
esperimento culinario e per godere della compagnia della donna che, lo
sapevano perfino pecore e maiali, gli faceva battere il cuore.
Much non aveva dovuto faticare molto per conquistarsi la fiducia e
l'affetto di Kaelee la quale, con una spontaneità che non
riusciva ad avere con gli altri membri del gruppo ad eccezione di Kate,
non provava neanche per sbaglio a mascherare i sorrisi che nascevano
spontanei sulle sue labbra quando si trovava in compagnia di lui. Dal
momento che Kate si confidava spesso con Kaelee parlando anche di Much,
la giovane donna sapeva molte cose di lui:
adorava Robin, ad esempio, e passava molto tempo con lui volendo
esserci sempre se
era
Robin ad uscire in perlustrazione; e ancora, Much voleva
così bene al suo amico fuorilegge che
si era fatto da
parte quando aveva capito che a Robin piaceva Kate e che a Kate piaceva
Robin - questo Kate glielo aveva raccontato quando, con un leggero
imbarazzo dipinto sul volto, le aveva confidato anche di aver chiesto
personalmente a Much di mettere al corrente Robin del tipo di rapporto
che aveva con lei, in modo che il capo della banda di fuorilegge si
sentisse libero di intraprendere una relazione amorosa con lei.
Kaelee non si sentiva nella posizione di giudicare e additare Kate
perché, sebbene non avesse mai provato l'amore sulla propria
pelle, era convinta che dinanzi a certi sentimenti la
razionalità viene istintivamente accantonata,
perciò dopo averla ascoltata le aveva semplicemente sorriso.
I burrascosi trascorsi sentimentali di Much avevano amplificato
l'affetto di Kaelee nei suoi confronti tanto che, anche se
anagraficamente e
fisicamente parlando Much era un uomo in piena regola, Kaelee era
solita definirlo "ragazzo-uomo" perché aveva saputo
conservare uno
spirito molto giovane e questo lo faceva apparire agli occhi di Kaelee
un
giovane ragazzo capace ancora di voler bene a qualcuno con tutto se
stesso,
capace di profonda lealtà e sincerità assoluta.
Un gran bravo ragazzo.
Appurato quindi che la visita non era per lei, Kaelee
decise di tornare alla propria occupazione non aspettandosi minimamente
quello che sarebbe successo di lì a poco.
A giudicare dal profumino che dal piano inferiore raggiunse le narici
di Kaelee, Much doveva essere arrivato con tutto il necessario per
preparare un pranzo coi fiocchi in compagnia della bella Kate e, sempre
a naso, Kaelee ipotizzò che il cuoco avesse messo
sul fuoco un delizioso stufato che avrebbero consumato tutti insieme
come erano soliti fare da quado Kaelee era arrivata a Locksley.
Insieme all'aroma che stuzzicava dispettosamente lo stomaco di Kaelee,
arrivarono alle sue orecchie anche le risate tranquille dei suoi amici,
dettaglio che la convinse a restare esattamente dov'era per evitare di
interromperli e disturbarli. E poi doveva esercitarsi con la lettura e
stupire Allan durante la lezione successiva: a Kaelee piaceva mettersi
alla prova e trovava stimolanti le competizioni, non tanto per
l'eventuale vittoria, ma per l'arricchimento personale che ne traeva.
Tutto era andato bene per una buona mezz'ora dall'arrivo di Much, poi,
però, evidentemente uno
dei due doveva aver toccato un argomento scomodo
perché iniziarono a discutere così
animatamente da preoccupare Kaelee che dal piano di sopra riusciva ad
intercettare qualcosa.
Kate
non aveva un carattere facile da gestire, Kaelee ne era consapevole; si
arrabbiava in fretta ed
era
molto istintiva, ma possedeva un grande cuore e Kaelee sapeva che in
fondo un
po' le dispiaceva che Much potesse star male per lei.
Contro
la propria volontà, la giovane donna si ritrovò
ad
ascoltare distintamente una parte del litigio.
«Much
per favore!», gridò Kate con esasperazione nella
voce.
«Kate...
Non posso cambiare ciò che sento per te. Mi hai chiesto di
mettermi da
parte e l'ho fatto».
«Much
non insistere».
Lui
non le diede retta. «Per amore tuo e di Robin»,
aggiunse.
«Basta!»,
urlò Kate.
Il suo
fastidio, il non voler affrontare l'argomento, dipendeva certamente,
almeno in parte,
dalla ferita ancora aperta, ma Kaelee pensava che Much non
fosse completamente indifferente a Kate: perché infuriarsi
così altrimenti?
«Ma
adesso tu e Robin non siete più una coppia ed io... Vorrei
solo che tu mi
vedessi, Kate. Vorrei solo... che tu mi vedessi».
Il
tono di Much era colmo di una tristezza che Kaelee non riusciva a
sopportare.
Decise
di lasciare i fogli, scendere al piano di sotto e sgattaiolare via
senza farsi
sentire. Non aveva però fatto i conti con il legno che
decise di scricchiolare
a tradimento sotto i suoi piedi. "Maledetto", pensò.
I due
si voltarono immediatamente nella sua direzione, ammutolendo
all'istante.
«Non
badate a me. Io devo... dare una mano a Tuck!», disse, pronta
a
svignarsela a tutta velocità, in imbarazzo almeno quanto
loro due.
L'onestà
di Much, però, la trattenne. Nemmeno in un momento come
quello l'uomo riuscì
a venir meno all'impegno di recapitare un messaggio.
«Allan
ti cercava. Mi ha detto di dirtelo se ti avessi trovata qui».
La
ragazza provò l'impulso di abbracciare Much così
forte, avrebbe voluto
dirgli che tutto si sarebbe messo a posto, che sarebbe stato bene, che
al mondo
esisteva una donna che lo avrebbe amato come meritava e che era solo
questione
di tempo. Sapeva però che la cosa migliore da fare era
lasciare che lui e Kate
parlassero.
«Vorrà
dire che aiuterò Tuck e poi troverò Allan.
Vado!», disse in fretta. Un
muto "Grazie" negli occhi.
"Grazie
per essere così come sei. Grazie perché senza
rendertene conto sei
un esempio per tutti noi. Grazie perché ti prendi cura di
Kate più di chiunque
altro senza pretendere niente in cambio, senza arrabbiarti se lei ti
urla
contro tutte le volte", pensò.
Appena
fu fuori da quella casa si rese conto che la vista le si era appannata.
Aveva gli occhi colmi di lacrime.
Kaelee
era una ragazza molto sensibile e, inevitabilmente, questa
sensibilità
aveva fatto sì che lei legasse con tutte le persone che
ruotavano attorno a
Robin Hood.
Robin
Hood era la speranza che l'aveva indotta ad abbandonare ogni cosa.
Eppure,
in quel momento, non erano le braccia di Robin che desiderava per un
conforto.
Piazza
del Mercato, Locksley.
Il
cuore pulsante del piccolo villaggio di Locksley era la Piazza del
Mercato.
Da
quando Nottingham era in fase di ricostruzione, Locksley era diventata
il
fulcro di ogni scambio commerciale. Due volte a settimana i mercanti
arrivavano
per vendere la propria merce e due volte a settimana i mercanti del
villaggio
partivano per vendere i frutti degli artigiani e dei coltivatori di
Locksley.
Era
una vita semplice, che seguiva ritmi semplici, dettati per lo
più dalle
esigenze e dalla Natura che regolava ogni attività.
Non
era giorno di mercato, ma Kaelee si diresse ugualmente in quella piazza
non sapendo esattamente dove altro andare e non volendo recarsi da Tuck
che certamente avrebbe letto nei suoi occhi più di quanto
lei desiderasse. Per sua fortuna riuscì anche a non
incontrare Allan, non tanto perché le stesse improvvisamente
antipatico, quanto più perché non faticava ad
immaginare la sfilza di domande che l'uomo le avrebbe rivolto vedendola
in quello stato, con le lacrime agli occhi, il turbamento nell'anima e
un solo quesito nel cuore: perché l'amore doveva essere
così dannatamente complicato?
La sua
destinazione, lo capì quando si accorse di avere il viso in
fiamme, era
il pozzo.
Con
gesti svelti e senza badare troppo alle altre persone presenti in
piazza,
ma salutandole con educazione quando il caso lo richiedeva,
calò il secchio, lo
tirò su e si rinfrescò il
volto.
Tanto bastò affinché andasse subito meglio.
Ritrovata un po' di quiete e restituito un minimo di ordine ai
pensieri, decise
che si sarebbe mossa da lì soltanto quando Much o Kate
fossero stati
visti in circolazione. Tutto ciò che non desiderava era
vedere qualcuno
litigare a quel modo perché la situazione le ricordava
irrimediabilmente gli screzi a casa e sua madre che
inveiva
contro di lei per qualunque cosa, perché se avesse
continuato a quel modo non
avrebbe trovato mai marito e sarebbe stata il disonore di tutta la
famiglia, perché i suoi moti di ribellione l'avrebbero
condotta dritta alla forca e i suoi familiari avrebbero dovuto
assistere ad una simile umiliazione in pubblico.
Era anche da questo che era fuggita, in fin dei conti.
Collina
delle Croci, Locksley.
Altro
non era che un cimitero, quella collina.
Lì,
però, non erano sepolti i suoi genitori.
Lì
non era sepolta Marian.
Eppure
Guy se ne stava seduto ad occhi chiusi tra le croci, come se stesse
onorando i suoi defunti.
Era
uno di quei giorni in cui non riusciva a trovare pace. Non la trovava
dedicandosi ai doveri amministrativi, non la trovava aiutando una
famiglia del
villaggio, non la trovava scagliando la spada contro gli alberi di
Sherwood, non la trovava in Chiesa e non la trovò neanche
lì, sulla Collina delle Croci. Non sapeva più
dove andare a cercarla questa sfuggente ed agognata pace interiore che
sembrava non volerci proprio stare accanto e dentro di lui.
Lì
non era sepolta nemmeno sua sorella. Né lì,
né in nessun altro posto in effetti.
Almeno Isabella aveva
smesso di tormentarlo. Non gli appariva più in sogno, non si
prendeva più
gioco di lui, non rideva di lui, non cercava più vendetta.
Era come scomparsa
in un nulla senza ritorno e sebbene non si possa dire che Guy abbia
amato sua
sorella quando era in vita, specialmente dopo la sua fuga e il
conseguente
arrivo a Nottingham, aveva ugualmente paura di poterla perdere per
sempre,
definitivamente, che il ricordo di lei svanisse dalla sua
memoria.
Lo
stesso accadeva tutte le volte che pensava a Marian, la donna che sopra
ogni
cosa aveva amato. Tanto da ucciderla mentre lei, con una cattiveria che
non le
apparteneva, sputava su di lui letali gocce di velenosa
realtà: il suo cuore
apparteneva a Robin Hood e non a lui, il suo cuore era sempre
appartenuto a Robin Hood e mai a lui.
"Come
puoi mancarmi così tanto, tu che mai sei stata mia?",
pensò Guy
con in mente gli occhi chiari di lei, la rotondità delle
sue forme femminili,
i lunghi capelli scuri e le labbra che poche volte aveva avuto l'onore
di
sfiorare con le proprie.
Al di
là di quella visione di un passato ormai perduto, due gemme
color
caramello lo scrutavano curiose, una femminilità meno
pronunciata ma
altrettanto bella, un sorriso rivoltogli con disarmante
spontaneità.
Kaelee
di Edwinstowe.
"È
davvero la speranza che ti ha condotta fino a me per fare luce sulla
mia anima nera più della pece? Se solo conoscessi il mio
passato fuggiresti senza indugio e
perderei anche te, senza mai averti avuta...", pensò
scoprendo in se stesso una nuova verità riguardo quella
giovane ragazza che lo guardava come mai nessuno prima aveva fatto.
Realizzò di volerla accanto a sé.
Guy
pianse un pianto muto e severo circondato dalle molte croci di Locksley.
Diverse
ore più tardi, Locksley.
Cinque
anime, quella notte, vivevano nel tormento.
Much,
che avrebbe sbagliato completamente le dosi per gli impasti del pane se
Little
John non vi avesse posto rimedio prontamente.
Guy,
vestito di buio nel nero della notte, gli occhi puntati alla Luna, il
cuore colmo di dubbi pungenti.
Kate,
che raccontava alla sua coinquilina come la lite fosse finita in un
bacio
e come questo l'avesse gettata nel panico e nella confusione.
Allan,
incapace di prendere sonno nel suo letto perché lei non
l'aveva cercato.
Kaelee,
che taceva il suo turbamento e ascoltava paziente la sua unica amica.
La
fievole luce di due candele illuminava i volti delle due donne facendo
chiarezza sulle loro angosce.
Kate
sembrava aver esaurito la voglia di sfogarsi e se ne restava immobile
sul
letto a fissare un punto oltre Kaelee.
Il
cuore di quest'ultima aveva preso a battere sempre più forte
mentre il
coraggio si faceva largo in quel corpo giovane ed esile.
«Non
riesco a non pensare a lui», mormorò, mordendosi
il labbro inferiore subito dopo.
Il
rossore sulle sue guance non fu visibile a Kate, ma c'era e le colorava
nel modo gentile e delicato di sempre mettendo in bella mostra tutte le
sue emozioni. Kaelee detestava quella parte di sé che doveva
essere sempre così a disposizione di chiunque si fermasse ad
osservarla, ma sapeva di non poter fare nulla per impedire al proprio
viso di prendere fuoco.
La giovane donna vide Kate risvegliarsi dal suo nulla e abbozzare un
sorriso che
le accese di nuovo lo
sguardo. «Ti sei innamorata», disse e la sua voce
era colma di dolcezza.
Kaelee
sorrise di rimando. «Non saprei dirlo»,
confidò. «Non mi è mai
accaduto prima».
«Allan
è un bravo ragazzo», sussurrò Kate come
se ciò che aveva appena detto
fosse un segreto.
Kaelee
rimase interdetta, spiazzata dal commento dell'amica. Sbatté
le palpebre
più volte, ritmicamente, prima di riuscire a risponderle.
«Allan?
Io veramente... mi riferivo a Guy», disse infine, con una
sincerità di
bambina, non pensando di aver detto una cosa così orribile
da scatenare la
furia di Kate.
Il
volto dell'amica quasi si pietrificò prima di esplodere in
un'espressione di
sconcerto, incredulità, disapprovazione.
«Perché?
Perché tra tutti proprio lui?». Il tono
ricordò a Kaelee quello di sua
madre ogni volta che la rimproverava per qualcosa. «Cos'ha
Allan che non va?
Forse non è abbastanza per te, Kaelee?»,
tuonò la bionda.
Quelle
parole risuonarono come un'eco inesauribile nella sua testa. Kaelee non
comprendeva la ragione di tanta rabbia, non capiva perché
Kate detestasse
l'idea che Guy potesse piacerle.
Non
sapeva ancora di essere all'oscuro di molte cose.
Sentì la prepotente esigenza di difendersi, ma non voleva
litigare con Kate
perciò attese
qualche istante prima di rispondere.
La
bionda la fissava con l'accusa nello sguardo.
«Perché
Robin?», le chiese infine in un pacato sussurro.
«Cos'ha Much che non
va? Forse non è abbastanza per te?». Un tremolio
nella voce perché sapeva che ribaltare così la
situazione avrebbe potuto rivelarsi un azzardo e scatenare il finimondo
definitivamente.
Ma Kate si paralizzò. Kalee sapeva quanto la bionda fosse
abituata a far valere le proprie ragioni
urlando,
spintonando o scappando via e proprio questo l'aveva convinta a
cambiare approccio con lei. Nessuno mai, inoltre, a parte Much aveva
avuto la pazienza di tentare una nuova strada con lei e da Much Kaelee
aveva tratto ispirazione.
Poté leggere negli occhi chiari di Kate tutto il suo
sgomento derivante, probabilmente, dal fatto che la giovane donna aveva
messo in luce l'ovvio di tutta quella situazione, sua e di Kaelee
stessa:
non si comanda ad un cuore innamorato, non si governa un cuore in
corsa, non si
può indurlo a ragionare.
«Kaelee...
Guy è...», cominciò Kate, non troppo
sicura su cosa fosse meglio
fare in quella situazione. Dirle tutta la verità su Sir Guy
di Gisborne oppure
dare a quest'ultimo un'opportunità? L'istinto le suggeriva
di mettere l'amica al corrente di ogni cosa così da fermare
sul nascere quel sentimento che si sarebbe rivelato dannoso per Kaelee
come lo era stato per Marian in precedenza. Pur non avendo vissuto in
prima persona quelle vicende, Kate era a conoscenza di come erano
andate le cose quando per diversi mesi sia lo Sceriffo che Robin e la
sua banda si erano assentati da Nottingham e da Locksley per recarsi in
Terra Santa.
Vide Kaelee alzarsi di scatto, evidentemente pronta a fuggire e
si fermò a riflettere. "In fondo quale diritto ho io di
sventolare il
suo passato ai quattro venti?".
«Io ti considero un'amica...
Ti chiedo
solo di stare molto attenta», concluse infine sperando di non
aver rovinato
l'unico rapporto sereno che aveva in quel periodo della sua vita.
Una
leggera sorpresa si dipinse sul giovane volto di Kaelee, la quale fu
felice di
ciò che
Kate aveva appena detto. Senza neanche pensarci la abbracciò
forte e le disse
che le voleva bene, che era contenta che avessero parlato e che,
sì, sarebbe
stata attenta e non avrebbe fatto sciocchezze. Le disse che arrivare a
Locksley
e trovare un'amica come lei le aveva dato nuova forza e che non
desiderava
altro che vivere lì con lei e con tutte le belle persone che
aveva conosciuto.
Le due
si strinsero per diversi minuti, ma il cuore di Kaelee era ancora
pesante, forse più pesante di prima, dopo quella
conversazione. La ragazza si
domandava riguardo le parole e la reazione di Kate, si chiedeva cosa
potesse
mai essere successo tra Kate e Guy di così terribile. Si
interrogava riguardo
il da farsi.
«Ho
bisogno di aria fresca e di stare un po' da sola»,
sussurrò tra i capelli
biondi di Kate. «Non andrò lontano. Solo qualche
passo qui attorno, promesso».
Kate
annuì e la lasciò andare.
"Guy
è... Cosa? Sposato? Un poco di buono? Un violento? Troppo
grande per
me? Troppo in alto per me? Cosa?". Ogni domanda era come un cappio
attorno
al collo, un sacco sulla testa. Si sentiva soffocare.
Quindi, dopo essersi congedata pacificamente da Kate, Kaelee
prese un abito idoneo e un mantello, li indossò,
uscì dalla stanza,
scese le scale, percorse la distanza che la separava dall'uscio e
infine aprì
quest'ultimo accompagnata dal battito frenetico del proprio cuore.
L'aria
della notte era più fresca di quanto si aspettasse, ma i
pensieri che le
ronzavano nella testa come vespe impazzite le fecero dimenticare tutto
il resto
e senza neanche accorgersene davvero prese a camminare più
di quanto avrebbe dovuto. Sapeva che non
avrebbe
mai dimenticato quell'assurda giornata: la lite tra Kate e Much che le
aveva
riportato alla mente le infinite discussioni familiari; Allan che a
quanto
pareva avrebbe preferito essere qualcosa di più che un
semplice amico per lei;
gli occhi tristi di Much; l'assenza fisica di Guy e la sua presenza
costante
nel cuore e nella mente; la piccola discussione con Kate, le misteriose
parole
di lei e la consapevolezza di aver trovato un'amica.
Kaelee
sapeva che essere fuggita dal suo villaggio non significava essere
salva
dai problemi. Voleva soltanto dire lasciarsi alle spalle
l'infelicità che
l'attanagliava e relegarla al passato. La vita, Kaelee lo sapeva,
sarebbe
sempre stata colma di difficoltà, imprevisti, alterchi,
questioni da risolvere.
Ma
c'era dell'altro e il cuore martellante nel petto glielo suggeriva con
una
forza straordinaria. Non a caso i passi la stavano conducendo
esattamente dove
nel profondo del suo cuore lei voleva essere.
Guy
era seduto a terra, davanti la porta della propria abitazione, e se la
vedeva ancora con i fantasmi del suo passato.
La
rabbia, quella che lo aveva indotto ad uccidere Marian, aveva poi
lasciato
il posto alla disperazione.
La
disperazione al dolore.
Il
dolore alla rassegnazione.
La
rassegnazione al nulla.
E in
quel nulla, infine, aveva fatto timidamente capolino la sottile luce
della
speranza.
Era
iniziato tutto con Meg, la giovane donna che Isabella aveva prima
salvato e
poi condannato a morte, rinchiudendola nelle segrete del castello di
Nottingham
dove deteneva anche lui. Guy l'aveva soltanto intravista quella luce,
ne aveva
a malapena sentito il calore sulla pelle. Poi Meg era morta e il nulla
aveva
riguadagnato terreno.
Non
del tutto, però. Un uomo, per la precisione il padre di
Robin creduto morto
molti anni prima, aveva riaperto una minuscola feritoia in
quell'oscurità rivelando l'esistenza di un fratello nato dal
suo amore per la
madre di
Guy: Archer era il suo nome e ciò che rappresentava era un
punto di unione tra
Robin e Guy.
Da
quel preciso momento tutto ciò che Gisborne era stato lui
stesso lo rinnegò
divenendo fuorilegge insieme ai suoi fratelli, rischiando la morte
insieme a
loro.
Già
solo questo gli aveva regalato un po' di quella pace interiore di cui
tanto
aveva bisogno.
La
sottile lama di luce era a poco a poco diventata un piccolo foro, poi
una frattura
più
grande, una piacevole pozza lucente nel bel mezzo del buio.
Doveva
solo permetterle di entrare definitivamente e riscaldarlo, eppure
sembrava aver perso la chiave o non trovare la serratura
perché qualcosa
dentro di lui lo bloccava, gli impediva di essere felice, di
lasciarsi il
passato alle spalle.
Oppure,
forse, la chiave per la sua serratura non era ancora stata messa a
punto. Così Guy era rimasto lì, in quella specie
di limbo di luce e ombra, in
attesa. In attesa di riprendersi da quella ferita, in attesa di poter
uscire
all'aria aperta, in attesa di poter andare in Chiesa a confessare
ancora e
ancora e ancora i suoi peccati a Tuck, in attesa di iniziare le
ricerche della
sua chiave. Ma alla fine era stata la chiave a trovare lui.
Era
stata la chiave a trovare lui.
Kaelee
era finita dinanzi alla casa di Guy e in quell'oscurità non
l'aveva
nemmeno visto, seduto a terra, vestito di buio nella notte.
«Che
ci faccio qui?», rifletté a voce alta, spaventando
Guy che saltò in piedi.
Gli ci
volle un attimo a riconoscere la voce di lei.
«Kaelee?», mormorò,
sorpreso.
La
ragazza fu a sua volta spaventata dall'imponenza di quell'ombra scura
contro
l'abitazione. Nero su nero. Notte nella notte.
«Guy...».
Soltanto pronunciare quel nome le causò una specie di scossa
alla
punta delle dita, le fece annodare lo stomaco e le azzerò la
salivazione.
"Non
riesco a smettere di pensare a lui".
"Ti
sei innamorata".
"Non
saprei dirlo. Non mi è mai accaduto prima".
Guy le si
avvicinò. «Cosa ci fai in giro in piena
notte?», le domandò
accarezzandole il profilo del braccio. Con dolcezza.
"Non
riesco a smettere di pensare a lui".
"Ti
sei innamorata".
"Non
saprei dirlo. Non mi è mai accaduto prima".
Kaelee
non aveva la minima idea di quali fossero i sentimenti di Guy per lei.
Semplicemente
non riusciva a desiderare la presenza di altri in quel momento.
In ogni momento, in verità.
"Non
riesco a smettere di pensare a lui".
"Ti
sei innamorata".
Kaelee
non aveva chiari neanche i propri sentimenti per lui.
"Non
saprei dirlo. Non mi è mai accaduto prima".
Aveva
la sensazione che il braccio le andasse a fuoco.
"Ti
sei innamorata".
"Forse.
Sì, forse sono innamorata di lui", pensò. "Non
faccio
altro che immaginarlo accanto a me ogni volta che apro gli occhi a un
nuovo
giorno, quando preparo la colazione, quando esco per andare al mercato,
quando
sforno un vaso e mi accorgo di quanto mi sia venuto bene, quando vado a
prendere l'acqua al pozzo, quando provo a leggere il libro di Allan,
quando
corro dal fabbro a chiedergli se la mia spada è pronta. Guy
non ne sa nulla...
O almeno spero che sia così, perché voglio fargli
una sorpresa. I suoi occhi
sono così belli... Perfino in questa oscurità
riescono a risplendere".
I
pensieri di Kaelee erano un fiume in piena. E così anche le
emozioni.
Incontenibili.
Il
silenzio era assoluto attorno a loro, ma Kaelee aveva i timpani
assordati
dal battere frenetico del proprio cuore quando decise che l'unica cosa
di cui
aveva bisogno in quel momento erano le braccia di Guy.
Un
passo. Un altro.
La
testa appoggiata al petto ampio di lui. Le palpebre abbassate. Le
labbra
piegate in un sorriso soddisfatto.
«Ti
cercavo». La risposta più sincera e naturale che
potesse dargli. "Ti
cercavo. Ti ho cercato per tutto il giorno. Ti cerco da tutta la vita".
Le
braccia, abbandonata la timidezza, andarono a cingergli la vita. Le
mani
lungo la schiena.
Il
cuore non accennava a rallentare, ma a Kaelee non importava.
Guy si
irrigidì, ma solo per un momento.
Capì
di avere la sua chiave e decise di aprire la porta, far entrare la luce.
Abbracciò
a sua volta la giovane Kaelee.
E non
provò altro che gioia.
Il capitolo è stato rieditato in
data 30/11/2015.
Il lavoro non ha comportato modifiche a livello di trama ed
è invece consistito nella revisione della forma e
nell'aggiunta di qualche dettaglio e informazione.
N.d.A.
Non
ricordo se quella che io ho chiamato Collina delle Croci abbia in
realtà un
altro nome. Si tratta di quella collina dove è sepolta la
madre di Robin Hood,
per intenderci. Perciò se qualcuno di voi ha una memoria
migliore della mia,
non esiti a scrivermi.
Per quel
che riguarda la storia, be'... a voi i commenti!
Grazie a
voi che vi siete fermati a leggere ed eventualmente recensire.
Alla
prossima.