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Autore: Eibhlin Rei    14/03/2015    3 recensioni
La C.A.T.T.I.V.O. non si è limitata a seguire gli esprimenti dei gruppi A e B, ma ne ha anche condotto un altro, parallelo ai primi due. Stavolta però, le Variabili sono diverse e si tratta di un unico soggetto.
Lei deve solo osservare...
"Nonostante la sua giovane età credeva di aver smesso di avere paura, ma in quel momento la barriera che si era costruita intorno si incrinò e la realtà le arrivò addosso come una valanga: non provò più solo dolore per tutto ciò che stava abbandonando, ma anche un terrore cieco. Le avevano soltanto detto che avrebbe avuto un ruolo chiave nella cura dell’Eruzione e che avrebbe salvato la razza umana. Ma a quale prezzo? Cosa sarebbe successo a lei?"
Spoiler fino a "La rivelazione" e riferimenti a "La Mutazione".
Genere: Drammatico, Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Minho, Newt, Nuovo personaggio, Teresa, Un po' tutti
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: Spoiler!
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11.
 
Cercò di nuovo di concentrarsi sul libro di storia che aveva davanti, ma le parole della signorina Lichliter continuavano a risuonarle nelle orecchie, distraendola.
“Il tuo compito consisterà nell’assistere alle Prove che il Gruppo A e il Gruppo B dovranno affrontare.” Non era di certo il tipo di frase che ci si poteva lasciare alle spalle uscendo da un ufficio e chiudendo una porta.
In più, prendere un testo a caso dalle imponenti librerie che rivestivano le pareti di quella enorme stanza, adibita a sala studio, non era stata una decisione propriamente felice: il libro che le era capitato sottomano era tutt’altro che semplice. Un tomo alto più di cinque centimetri sulla guerra del 2020, scritto in modo talmente pesante che chiamarlo soporifero sarebbe stato come fargli un complimento.
Certo, zia Maggie era stata una più che valida insegnante e, nei due anni in cui l’aveva fatta studiare a casa, era riuscita ad abituarla a libri abbastanza tosti e a metodi e ritmi di studio molto maturi per la sua età. Ma lei rimaneva pur sempre una bambina e in alcuni momenti questo non troppo trascurabile particolare si faceva sentire con insistenza.
E questo era uno di quei momenti. E quel libro era dannatamente pesante. E non poteva nemmeno chiacchierare un po’ con Teresa, visto che lei e Thomas dovevano studiare assieme ed erano sorvegliati a vista dall’Uomo Ratto. E avrebbe dovuto assistere alle Prove del Gruppo A e del Gruppo B.
E tutto quel silenzio le stava facendo scoppiare la testa. E probabilmente chissà quante cose non le aveva detto la Lichliter. E quei tizi col camice che girovagavano per la sala dando aiuti o spiegazioni le sembravano molto più dei cani da guardia che degli insegnanti. E avrebbe dovuto assistere alle Prove del Gruppo A e del Gruppo B.
E il bianco del Quartier Generale non era lontanamente paragonabile al verde della sua Irlanda. E lo stare sempre chiusa in quell’edificio senza mai uscire prima o poi l’avrebbe fatta impazzire. E il passato quella notte sarebbe tornato. E avrebbe dovuto assistere alle Prove del Gruppo A e del Gruppo B.
Basta… basta…
Sospirò, prendendosi la testa tra le mani come a voler liberare la mente da quei pensieri e facendo uno sforzo sovrumano per non scaraventare via quello stupido mattone.
«Le pagine me le giro da solo, grazie», sussurrò qualcuno.
Alzò la testa di scatto, ritrovandosi davanti Newt. Giocherellava rigirandosi una penna tra le dita e anche lui aveva un libro aperto di fronte a sé, oltre ad un piccolo blocco note da cui erano state strappate ed accartocciate diverse pagine.
«Quello, più che un sospiro, sembrava uno sbuffo di vento da quanto era forte», disse il ragazzino, con un’aria piuttosto divertita.
Si sentì andare le orecchie a fuoco. Come diamine aveva fatto a non accorgersi che si era seduto proprio di fronte a lei? E menomale che avrebbe dovuto essere un’osservatrice!
«Scusami», mormorò imbarazzata, anche se da una parte era contenta di riuscire a parlare con Newt senza andare in confusione.
Sto facendo progressi…
Lui scosse la testa con un sorriso, come a voler dire “Ma figurati” e il suo stomaco ricominciò a fare le capriole. Ormai non se ne stupiva più.
«Sei qui da parecchio?», gli domandò.
«Una decina di minuti, più o meno», rispose Newt tranquillamente, facendola rimanere di sasso.
«Dieci minuti…», ripeté lei con un filo di voce, sentendosi incredibilmente stupida, «… me ne sono accorta solo ora…».
«È perché sono un ninja perfetto», sorrise il biondino, fingendo di darsi delle arie. «Ma anche perché tu avevi gli occhi incollati alle pagine», aggiunse, indicando il libro di fronte a lei.
E la testa troppo piena…
«Ma… avresti potuto chiamarmi…»
Newt la guardò perplesso per un attimo, poi le sorrise di nuovo. «L’ho fatto… tre volte a dire la verità, poi ho smesso per non darti fastidio. Questa è stata la quarta.»
Lo fissò esterrefatta e dentro di sé si diede della stupida almeno una quindicina di volte in una manciata di secondi. Era seduto di fronte a lei da dieci minuti, aveva provato a parlarle quattro volte e lei l’aveva sentito solo all’ultimo tentativo.
«Newt…», balbettò, dopo essere riuscita a riprendersi, «… scusami, non mi davi fastidio, ma stavo pensando a tutt’altro e non mi sono accorta di nulla…».
Lui agitò la mano come per scacciare via qualcosa. «Va tutto bene, me l’ero immaginato», le disse, facendole l’occhiolino.
E lei si ritrovò ad arrossire e a pensare che fosse incredibilmente carino. I suoi capelli erano parecchio arruffati – probabilmente non gli piaceva molto pettinarsi – e di una tonalità leggermente più scura rispetto a quella color miele di Lizzie, con delle calde sfumature castano ramate. Aveva uno sguardo furbo ed intelligente e i suoi vispi occhi scuri le ricordavano quelli delle volpi che qualche volta le era capitato di vedere durante le sue “esplorazioni”.
Newt si allungò leggermente sul tavolo, sporgendosi verso di lei e riportandola alla realtà. I suoi occhi si erano improvvisamente assottigliati e l’espressione divertita aveva lasciato il posto ad un’aria molto seria e concentrata. Fino a quel momento avevano bisbigliato, ma lui riuscì ad abbassare ancora di più la voce, riducendosi quasi a muovere semplicemente le labbra, «Pianificavi un nuovo crimine per stanotte?».
Sgranò gli occhi e rimase a fissarlo interdetta per qualche secondo, prima di capire che Newt stava solo facendo finta di essere serio. I lineamenti del ragazzino infatti subito dopo tornarono a distendersi in quell’espressione scanzonata di poco prima.
Ma quanto devi essere tonta?!
Gli sorrise di rimando, arrossendo ancora, e cercò di stare al suo gioco. «Può darsi…», mormorò, sollevando il mento e cercando di darsi delle arie da agente segreto.
«Voi irlandesi siete proprio dei criminali», fece lui, fingendosi esageratamente indignato.
Gonfiò le guance e gli fece la linguaccia. «E voi inglesi usate il tè anche per farvi il bagno», ribatté, guadagnandosi uno sguardo stranito da parte del suo interlocutore.
«E questo adesso che cosa c’entra?»
Lei scrollò le spalle. «Non lo so, mi è uscito così…»
Si guardarono in silenzio per un po’, come se nessuno dei due sapesse bene che cosa dire dopo quella affermazione, poi entrambi sorrisero quasi simultaneamente.
«Tregua?», propose Newt.
Lei annuì. «Tregua.»
«Che leggi?», le chiese il biondino, indicando il libro che aveva preso.
Sfogliò svogliatamente qualche pagina. «È sul conflitto del 2020, ma è noioso… e poi le guerre non mi sono mai piaciute.»
«E allora perché l’hai preso?»
«In realtà ero talmente sovrappensiero che ho preso un libro a caso», rispose lei con un’alzata di spalle e un sorrisetto imbarazzato. «Tu invece cosa stai leggendo?»
Newt sospirò e non le sembrò particolarmente entusiasta. «Se te lo dico non ci credi, quindi è meglio se ti faccio vedere la copertina», disse e sollevò il libro, mostrando che si trattava di un dizionario di lingua giapponese.
Il suo sguardo rimbalzò diverse volte tra la scritta stampata sul dorso del libro e il volto di Newt, prima di fermarsi su quest’ultimo.
«Ho fatto una scommessa con Minho», proseguì lui, che probabilmente doveva aver intuito la sua domanda. «Ci siamo sfidati e dobbiamo imparare venti parole in giapponese entro stasera.»
«Tu e Minho scommettete parecchio, eh?», gli chiese, lasciandosi sfuggire un sorriso.
Un po’ li ammirava: riuscivano a scherzare e ad essere così umani pure in una situazione come quella. Sembrava che nulla li turbasse o li spaventasse abbastanza da togliere loro il sorriso e la voglia di giocare. E quando si ritrovava ad aver a che fare con loro anche lei riusciva in qualche modo a distrarsi. Anche adesso, chiacchierare semplicemente con Newt le aveva liberato un po’ la mente da quei pensieri assillanti sulle Prove e tutto il resto.
Si sentiva quasi una bambina normale.
«Sì e vinco sempre io», affermò compiaciuto Newt.
«Anche su chi è più vanitoso?», ridacchiò lei.
Per tutta risposta, il biondino le lanciò una delle sue palline di carta dritta sul naso, facendo il finto offeso.
«Ehi!», lo riprese lei, cercando di non alzare troppo la voce. «Non sei leale, inglesino! Io non ho munizioni!», e gli fece la linguaccia.
Newt si portò una mano alla fronte con fare melodrammatico. «La tregua è finita», mormorò con un esagerato tono sofferente, come se lei l’avesse ferito a morte. «Mi hai offeso… non posso perdonarti…»
Scosse la testa, trattenendo una risata, poi raccolse la pallina di carta e gliela rilanciò contro, beccandolo in fronte. «Piantala.»
Lui fece un’ultima smorfia contrariata, poi abbandonò la sua messinscena tragica con una scrollata di spalle ed un leggero sorriso. «Agli ordini, Jo», rispose, drizzando la schiena e facendo il saluto militare.
Lo guardò con tanto d’occhi. «Newt… per favore, “Jo” no: è da maschio», protestò.
Il ragazzino però alzò un sopracciglio con un’aria non troppo convinta: evidentemente non sembrava trovare valida quella motivazione.
Si rese conto che avrebbe dovuto rincarare la dose. «Dai, Minho mi prenderà in giro fino alla morte se ti sente chiamarmi così. Già me lo sento…», gli disse. «Per favore», aggiunse poi, utilizzando un tono supplichevole e mettendo in gioco la faccia che sua zia era solita chiamare “da cucciolo spaurito”.
Newt riuscì a resistere per qualche istante, poi finalmente cedette. «E va bene, vorrà dire che ti troverò un altro soprannome…»
Lei annuì e gli sorrise con un misto di soddisfazione e di gratitudine.
Il biondino si grattò la nuca e le sembrò che fosse leggermente arrossito.
Ripresero entrambi a dedicarsi ai libri che avevano davanti e calò di nuovo il silenzio, fino a quel momento rotto dai loro sussurri.
Passarono diversi minuti, e lei stava giusto riuscendo a farsi entrare – finalmente – qualcosa in testa quando un’altra pallina di carta la raggiunse di nuovo sul naso.
Alzò la testa per guardare l’ovvio lanciatore che le mostrava il suo dizionario, indicando una pagina tutto contento. Prima che potesse chiedergli il motivo della sua gioia, Newt esultò, facendo comunque del suo meglio per non alzare la voce. «L’ho trovato, questo ti piacerà, ne sono sicuro!»
Le passò il testo. «Quinta riga», le disse soltanto.
Seguì quell’indicazione e vide un simbolo che in qualche modo le ricordava un po’ un albero stilizzato e che doveva essere l’ideogramma della parola, seguito poi dalla scritta “Han – metà; mezzo; mezza parte”.
«Ti piace Han?», le domandò Newt, guardandola speranzoso.
Se lo ripeté a mente diverse volte, poi provò a mormorarlo per sentire come le suonava pronunciato da lei. «Han… sì, mi piace», disse, restituendogli il dizionario con un sorriso e questo parve rendere Newt ancora più contento.
«Lo sapevo», fece lui allegramente. «C’è anche Hana che vuol dire fiore, ma secondo me ti sta meglio Han.»
«Sì, piace di più anche a me.»
Lui le tese la mano. «Han, allora?»
«Han», confermò lei, annuendo e stringendola.
 
… ma sì, stavolta lo scrivo in fondo.
 
Salve Pive! :)
Oddio, mi sembra una vita che non aggiorno, con questo capitolo (che spero vi sia piaciuto) mi era preso un po’ un blocco…
La trama qui non è andata molto avanti, ma volevo far interagire un pochino questi due pargoletti. Comunque non preoccupatevi, dal prossimo capitolo torna Johanna, anzi Han in versione 007.
Ringrazio tantissimo l’autrice first day greenie che mi ha risolto la questione del soprannome, dandomi il là per ricamarci sopra tutta questa cosa della metà. Grazieee :3
Tra pochi capitoli dovrebbe iniziare l’azione (scusatemi, sono lenta lo so, ma vi assicuro che è necessario… poi capirete) e arriverà pure la nuova copertina (a proposito, sono riuscita a scendere a patti con la tecnologia ed ho rifatto quella del primo capitolo), fatta dalla bravissima Stillintoyou che è stata davvero una santa. Grazie mille! :D
E ovviamente un grazie immenso a voi che leggete/recensite/avete messo tra le seguite/preferite/ricordate questa storia: riuscite a farmi passare anche il blocco dello scrittore!
Al prossimo capitolo e grazie ancora!
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