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Autore: alessiacroce    14/03/2015    10 recensioni
"Riemersi con la testa e presi di nuovo fiato, ma Harry era pesante, non ci riuscivo. Mi chiesi se sarebbe stato meglio non averlo mai conosciuto. Tutto questo sicuramente non sarebbe mai successo. Adesso non starei per morire. Adesso lui non starebbe per morire."
Genere: Dark, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Styles
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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Trailer ufficiale: http://www.youtube.com/watch?v=w8YIoKs97YQ


Capitolo 24


Arrivò il giorno del funerale, che era stato spostato di un paio di giorni sotto richiesta dei miei genitori. Ero, anzi, eravamo ancora molto scossi per la situazione e avevamo deciso di rimandare l’evento. La sera dopo ci sarebbe stata pure la festa a casa di Jessica Hutcher. Non sapevo ancora se ci sarei andata ma sia Harry che le mie amiche la trovavano una buona scusa per distrarmi e stare in compagnia.
Non potevo passare il resto dei miei giorni chiusa in camera sul letto a marcire, mangiando schifezze per poi sentirmi male e vomitarle. Stava diventando una situazione insopportabile.
L’ultima volta che avevo parlato con Harry, ovvero il giorno prima, il ragazzo aveva lasciato il discorso incompleto sulle sue intenzioni da mettere in atto riguardo Ted o, come meglio dire, Alexander Algan Jenkins. Mi aveva lasciata confusa con un “vedrai”, prima di riportarmi a casa e andarsene per chissà che luogo.
Non avevo voluto approfondire l’argomento; preferivo prendermi un paio di giorni di pausa e distrarmi da tutto ciò che riguardasse la faccenda. Sapevo che avremo dovuto agire il prima possibile ma non eravamo semplici macchine da battaglia, mai stanche, e, soprattutto, non avevamo un piano ben architettato e sicuro.
Sospirai mentre mi sistemavo ben stretto attorno al petto un vestitino nero di pizzo che mi era stato regalato ancora l’anno prima in vista di non so quale occasione importante. Probabilmente non l’avrei più indossato dopo il funerale, avrebbe portato con sé un segno indelebile della giornata. Avvertii una mano bussare alla porta ed emisi un verso in segno di consenso.
Mia madre si affacciò alla porta, scivolando lentamente all’interno della stanza.
Quando mi vide, vestita e truccata completamente di nero, con un paio di scarpe lucide con tacchetto scuro, emise un gemito e si portò la mano alla bocca. Mi fissai attraverso l’immagine riflessa sullo specchio e attesi qualche attimo prima di voltarmi verso di lei.
Stava in piedi in mezzo alla stanza avvolta in un vestito smanicato nero e un copri-spalle trasparente.
 
“Cosa c’è, mamma?” le chiesi, fissandola.
 
“N-niente, tesoro” rispose lei, asciugandosi cautamente gli occhi per non sbavare il trucco leggero sulle palpebre. “Quel vestito, l’ultima volta che l’hai indossato, era in occasione della partenza di Liam per l’America”
 
La fissai.
Sentii una fitta al petto, forte come un pugno in pieno stomaco, insopportabile come una ferita appena aperta.
Come un flash mi apparve tutto davanti agli occhi.
Liam che sorride mentre entra in macchina verso l’aeroporto.
Liam che mi abbraccia, strofinando le grandi mani lungo la mia schiena.
Il suo profumo fresco e allo stesso tempo dolce che metteva sempre per eventi importanti o per uscire con qualche ragazza.
L’ultimo saluto prima di salire sull’aereo che l’avrebbe portato per 6 mesi distante da casa sua, da me.
Io che mi commuovo mentre fisso il mezzo sollevarsi dalla pista per dirigersi verso il cielo pieno di nuvole bianche e compatte.
Senza accorgermene, mi ritrovai tra le braccia di mia madre, in lacrime. Lei sussurrava qualcosa che non riuscivo a capire, scossa dai troppi singhiozzi. Avrei dato di tutto per ritornare ad allora, per poterlo abbracciare un’ultima volta.
Dopo qualche minuto mi ripresi, mi soffiai il naso e tolsi il trucco sbavato.
Poco dopo uscii di casa con mia padre e Patrick al seguito. Salimmo in macchina e ci dirigemmo in chiesa. Nei giorni precedenti avevo preparato un discorso da fare quando mi sarei ritrovata a dover parlare davanti a tutti di Liam. Aprii il foglio su cui era scritto e lo rigirai tra le dita, accartocciandone i lati.
Quando arrivammo, il luogo era già gremito di persone, alcune neppure mai viste in vita mia. Persi il conto di quanti fecero le condoglianze alla mia famiglia e mi abbracciarono. Mi sentivo assente, come se dovessi recitare una parte all’interno di un film. La situazione sembrava surreale ma, in realtà, quella era la vita vera.
In mezzo alla sala risiedeva la tomba contente il corpo di mio fratello e, vicino ad essa, una foto grande quanto me stessa di Liam. Soffrii al pensiero che racchiuso in quella cassa di legno ci fosse mio fratello, il ragazzo sempre sorridente e iper-protettivo che aveva reso migliori le mie giornate. Ed ora, eccolo lì, senza vita, a giacere tra quattro ante scure e lucide. Sentii che mi veniva da vomitare, così mi allontanai.
Dopo che ebbe parlato il sacerdote, ci fu il discorso di mio padre che commosse buona parte dei presenti. Quando ebbe finito chiamarono il mio nome. Mi alzai lentamente, quasi con fatica, nel silenzio più assoluto. Raggiunsi la postazione con il microfono, aprii il foglio con il discorso già pronto e lo fissai.
Lo accartocciai e lo rimisi in tasca.
Alzai gli occhi verso il pubblico, ammutolito e attento.
Mi schiarii la voce e cominciai a parlare.
 
“Liam era, probabilmente, la persona che più mi era stata accanto, soprattutto nei momenti più difficili, in quelle situazioni in cui non serve parlare perché ci si capisce anche solo con uno sguardo. Non era mio fratello di sangue ma il legame che avevamo, ci si poteva giurare, era una fratellanza pura e forte. Lo consideravo spesso come un esempio da seguire ma, soprattutto, un ragazzo di cui ci si poteva fidare. Non era come un buon amico o il proprio partner, era semplicemente di più. Era quel tipo di persona con cui ti piace passare le giornate di pioggia, nella semi-ombra di una stanza, avvolti tra le coperte; era quel tipo di persona che ti ascolta per ore senza interromperti, che ti dà una spalla su cui piangere o, in diverse occasioni, su cui ridere. Mi ha insegnato così tanto e, se non fosse per lui, ora non sarei la ragazza che sono. Riusciva a donarti il sorriso tra le lacrime, come l’arcobaleno dopo la pioggia, come la parte buona di un pasto lasciata per ultima per poter essere gustata meglio. Era incredibile con che forza affrontava giorno dopo giorno, come se non ci fossero cose che venivano per nuocere ma solo per rendere più interessante la vita, viveva attimo per attimo. Assaporava la vita, lui sì che ci riusciva. In qualche modo, con l’entusiasmo che emanava attorno a sé, rendeva la visione della realtà più colorata e allegra. Era semplicemente diverso da tutti, lo si notava. La gente si lamentava e lui la ascoltava. La gente piangeva e lui sorrideva, cercando di contagiare tutti intorno a lui. La gente viveva assente e affaticata, lui coglieva la bellezza del vivere anche nelle piccole cose. Forse Liam aveva appreso cose che noi non riuscivamo a capire. Magari cercava di trasmetterle anche a noi ma no, non ci riusciva. Eravamo tutti troppo impegnati a dare un peso ad ogni singola cosa e vicenda che ci accadeva. Lui ascoltava noi ma non veniva ricambiato. Liam per noi c’era sempre, in qualsiasi occasione, ma nessuno si era mai fermato a chiedergli come stava. Probabilmente la maggior parte di noi dava per scontato che se la passasse bene perché, ehi, stiamo parlando di Liam Payne, il ragazzo più solare dell’intera città. Ma dietro un sorriso o una risata c’è nascosto qualcos’altro? È questo il nostro difetto e la principale differenza tra noi e Liam: non riusciamo a vedere attraverso i piccoli gesti o le semplici vicende quotidiane.
Ognuno ha dei problemi, inutile negarlo. Ognuno ha bisogno di essere ascoltato e capito una volta tanto. Forse dovremo imparare a vedere al di fuori del nostro io e ad apprezzare ciò che ci viene offerto dalla vita, soprattutto un ragazzo come lui che questo l’aveva appreso già da un pezzo.”
 
Conclusi il mio breve discorso e rivolsi un ultimo sguardo verso la sala, prima di lasciare il mio posto e dirigermi verso l’uscita dell’edificio. I presenti mi fissavano, un’aria di stupore e consapevolezza sul viso. Molti dei quali stavano piangendo. Quando mi incamminai veloce verso l’uscita fui accompagnata da uno scroscio di applausi. Notai le mie amiche e Harry ai lati dell’altare guardarmi con sguardo impotente e angoscioso.

 

Spazio Autrice.

Salve people.
Allora, premetto che questo capitolo per scelta mia è molto breve, dato che ho preferito fosse un capitolo di pausa riguardante il funerale del povero Liam. L'azione riprenderà nei prossimi capitoli.
Mi scusa per l'enorme ritardo ma, sul serio, questa scuola mi strema.
Spero comunque che il capitolo vi soddisfi anche se breve e statico.
grazie come sempre a chi segue la mia ff e la recensisce, ve se ama.
twitter: @aspettamiharry

un bacio x

-Alessia

  
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