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Autore: Hoel    14/03/2015    3 recensioni
"Tutto accadde sei anni fa, quando ancora frequentavo il penultimo anno di università."
Così incomincia la testimonianza di Naruko Namikaze, trascritta da Tobirama Senju, celebre horror writer. Una storia taciuta da molto, molto, forse troppo tempo e che tuttavia continua tuttora a tormentare la sua protagonista. Una confessione per poter finalmente scrivere il tanto agognato "The End".
Tutto incominciò sei anni addietro. Con un appuntamento. Cui Naruko non andrà mai.
Perché cosa - o chi - può averla persuasa a disdirlo?
***
[SasukexFem!Naruto; altre coppie ...]
Genere: Horror, Sentimentale, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai | Personaggi: Itachi, Menma Uzumaki, Naruto Uzumaki, Sasuke Uchiha, Tobirama Senju | Coppie: Naruto/Sasuke
Note: AU, OOC | Avvertimenti: Contenuti forti, Gender Bender, Tematiche delicate | Contesto: Nessun contesto
Capitoli:
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Heilà!

Arriva il weekend e arriva l'aggiornamento! Siccome mancano solo due capitoli per terminare la storia, ho deciso che per il momento mi focalizzerò più su questa che sulle altre. Se gli astri me lo concedono, gli ultimi aggiornamenti arriveranno sicuramente prima di maggio! Quindi, prima di allora la fic sarà conclusa, yeah!

Avvertimenti!

Capitolo molto movimentato, dove ci saranno gesti, parole e pensieri davvero poco politically correct. Il solito, insomma, per chi mi segue da tempo e sa cosa aspettarsi nelle mie fic ...

Ulteriori note e commenti si troveranno a fine capitolo.

Infine, un sentito ringraziamento a tutti i miei lettori e recensori, in particolare a Imoto, Lucrezia_Uchiha e Jo95. Grazie anche a coloro che hanno messo questa storia tra le seguite, ricordate e preferite.

Vi auguro una buona lettura,

 

 

 

 

 

H.

**************************************************************************************

 

 

 

 







 

La situazione si stava dimostrando meno drammatica, di quanto s'aspettava Tobirama.

Ovviamente, quella mattina le librerie erano state prese d'assalto non appena aprirono le porte, dopo che i commessi avevano giusto finito di sistemare in maniera inutilmente artistica lo scaffale d'onore, creando gradite code alla cassa. Essendo L'Appuntamento un romanzo relativamente breve - ma non abbastanza da essere definito una novella - già alla sera incominciavano a fioccare i primi commenti, i quali, malgrado le classiche divergenze bello / brutto; piaciuto / non piaciuto, concordavano all'unisono quanto l'argomento trattato fosse ... inaspettato, spiazzando i lettori.

ultronHR scrive:

Tobirama-sensei starà sicuramente passando un periodaccio! =_=' Ma che tema ha scelto?!

sungbook scrive:

Forse è a corto d'idee ...

xing-hotkat scrive:

Aborto?! E da quando in qua è un tema da storia horror?! O.o

bettybonkers scrive:

Ricorda un poco gli horror spagnoli, mi piace!! *_* E voi due - ultronHR & xing-hotkat -  siete proprio degli zotici che non capite niente!

mugen1209 scrive:

Sebbene sia un argomento che tocca molto la sfera femminile, mi ha molto emozionato!

bettybonkers scrive:

Sì, è vero: ha descritto molto bene ciò che si prova! ^^

intrareeds717 scrive:

Beh, adesso è ufficiale: ogni volta che passerò sulle strisce, mi verrà in mente il Mizuko! XD

foxbattTIA scriva:

Mai viste tutte 'ste donne in un suo romanzo! I personaggi maschili li ha tutti messi in secondo piano!

sweet-hollybush97 scrive:

Baka! Quando mai gli uomini rimangono incinti?

nagy-nana scrive:

Sì, ma Naruko-chan poteva parlarne con Sasuke invece di confidarsi con Shisui-san, no?

sweet-hollybush97 scrive:

Perché voi maschi ascoltate una donna che contempla l'aborto?

nagy-nana scrive:

Hey, guarda che io non sono un maschio!

E via discutendo.

In fin dei conti, Tobirama trovava questi battibecchi relativamente "dolci". Mostrava un attaccamento dei lettori alle sue opere, le quali avevano raggiunto il loro scopo, ovvero far parlare di sé, istigando il dibattito e conseguentemente animando delle coscienze intorpidite.

Molto intorpidite, a giudicare da certe scemenze postate.

In ogni modo,  L'Appuntamento necessitava di una terza voce, quella del pubblico, per confermare se l'horror writer avesse o meno optato per la scelta più idonea. Izuna e Hashirama avevano più volte espresso la loro contrarietà circa la sua pubblicazione, mentre Tobirama e Naruko erano invece d'accordo, quest'ultima in particolare, la quale aveva spesso insistito affinché le fosse concesso finalmente di sfogarsi per il torto subìto e trovare pace. Tobirama non poteva esimersi da quest'obbligo morale nei suoi confronti.

Massaggiandosi gli occhi stanchi, l'horror writer si ritrovò a girovagare in giro per il salotto, toccando distrattamente i mobili, i vasi, le foto ... Una in particolare la colpì, manco si ricordava di averla mai tirata fuori ... La studiò: che taglio orribile aveva quand'era più giovane! Tenere i capelli lunghi, bleah! Pareva davvero idiota! Meno male che se li era tagliati ... Guardò l'orologio: le sei e mezza. Uff, quando si decideva quel delinquente d'Izuna a rincasare?

"Moshi moshi?", rispose immediatamente Tobirama al telefono  sia in quanto felice per quell'interruzione alla sua noia cosmica, sia per impedire che le sue povere orecchie dovessero soffrire ulteriormente per quell'immeritato martirio: detesta invero quella stridula suoneria! Avrebbe riferito ad Izuna di cambiarla quanto prima, altroché! "Ah, sei tu anija!" (si divertiva troppo a chiamare suo fratello con quel termine arcaico, possedeva davvero un animo dispettoso)

"Heilà! Allora, i fans ancora non t'hanno preparato il rogo?"

"No, e non contarci tanto presto!"

"Beh, dai, sono contento che sia finita bene! Forse, abbiamo un po' esagerato, Izuna ed io, preoccupandoci per niente ... HEY, E' USCITO UN SEI DAL DADO, QUINDI AVANZI DI SEI CASELLE, CHIARO?!"

Tobirama spalancò gli occhi. "Che succede?"

A rispondere fu Madara: "Stiamo giocando a Malefix e, come puoi ben immaginare, ci stiamo accapigliando. Di nuovo. Per la quinta volta in un'ora e mezza. A quanto pare, Naori-chan sta imbrogliando sfacciatamente pur di bloccare Hashirama. Uff ... che stressanti che sono ... Adesso al complotto s'è aggiunto Akira-kun e Kagami-kun non aiuta, anzi, s'è perfino coalizzato con suo cugino pur di bloccare me, capito?, me! Screanzato ... Basta, io li accoppo tutti. Posso?"

"Certo che no!", rise l'horror writer. Ovvio che l'uomo scherzasse: sotto sotto adorava in realtà quelle piccole pesti. Inoltre,  più cagnara c'era e più Hashirama regrediva allo stadio infantile e quindi l'infame compito di babysitter spettava a Madara, suo valido supporto morale e spalla su cui piangere da quando la buonanima di Mito era deceduta quattro anni addietro di tumore al seno. "Piuttosto, posso parlare con mio fratello, quando avrà smesso di litigare con dei bambini?"

"Okay, gli do un pungo in testa per calmarlo e poi te lo mando..."

"Aspetta un attimo, Madara! Ho un'altra chiamata in linea! Non riattaccare, eh?, torno subito!", l'avvertì Tobirama, infastidendo l'avviso di una seconda telefonata il suo orecchio ipersensibile. "Moshi moshi?"

Beep-beep-beep.

Aggrottando la fronte, l'horror writer ripeté: "Moshi moshi?"

Beep-beep-beep.

"Vabbè ... si sarà trattato di uno sba- ..."

"Sarebbe stato meglio saperti orizzontale in una bara, che assistere a questa tua pubblica umiliazione!"

Tobirama sbiancò.

"Cosa?"

"Sei una disgrazia, un fallimento, uno scherzo della natura. Perché ci hai denigrati così? Dovresti vergognarti! Dopo tutto quello che abbiamo passato per causa tua, che abbiamo fatto per aiutarti, così ci ripaghi?!"

L'horror writer deglutì male la saliva. "Ch-chichi ...?"

"Vai all'inferno!"

Beep-beep-beep.

"Moshi moshi? Scusa se ti ho fatto attendere! Ma Naori-chan stavolta l'ha sul serio combinata grossa ... Tobirama? Stai bene?"

Tobirama sbatté violentemente la cornetta del telefono, interrompendo in maniera troppo brusca la conversazione. Si portò una mano alla bocca, pensando furiosamente sul da farsi.

Corse a chiudere le finestre in cucina, tirando le tende sia lì che in salotto. Dopodiché serrò a doppia mandata la porta di casa, appollaiandosi sul divano ad operazione terminata, le mani congiunte come in preghiera e appoggiando la punta delle dita sotto il mento.

Come ... come accidenti avevano fatto ad ottenere il suo numero telefonico? Anni a proteggere la sua privacy e adesso invece ...  Che avessero contattato l'editoria? Possibile ... Quel deficiente di Gengetsu-san, non sospettando nulla, li avrà di sicuro aiutati a rintracciare un suo recapito  ... Che nervi! Che rabbia!

Avrebbe mai trovato requie da loro?!

Abbracciandosi le ginocchia e tamburellando nervosamente le dita, Tobirama sperò solo che Izuna si sbrigasse a tornare quanto prima a casa, prima che si mettesse a gridare la sua  frustrazione, strappandosi i capelli e mordendosi i polsi.

 

 

 

 

 

 

***

 

 

 

L'Appuntamento

dalla testimonianza di Naruko Namikaze

(segue)

 

 

 

 

 

Giovedì, 5 febbraio 1998

- manca 1 giorno all'Appuntamento -

 

 

 

 

"Tutto questo è ridicolo, Tou-san", borbottai, massaggiandomi imbarazzata le tempie e affondando il viso nella sciarpa. "Non siamo più nel medioevo!"

"E con ciò? Cosa vorresti dimostrare?", replicò bellicoso mio padre, controllando il telefonino. "E' una questione di principio, mosume! Siccome hai voluto coinvolgermi, adesso ho il diritto di conoscere tutta la verità e di prendere i giusti e sacrosanti provvedimenti!"

"Ma perché coinvolgere il povero Itachi-san?! Che t'ha fatto, scusa?"

"Tzé, adesso è lui il capofamiglia, ora che Fugaku-san è morto. Ergo, risponderà lui delle stronzate di suo fratello!"

"Eh?"

"Inoltre, data la sua professione, se ci sono ulteriori informazioni circa il tuo stato  da rivelare al tuo povero, ignaro e ingannato babbo, ben venga vista l'omertà da Yakuza che vige in casa mia ..." e l'occhiataccia che mi rifilò non mi diede alcuna forma di conforto. Non era che Otōsan se la fosse presa solo per la questione della mia gravidanza, bensì per il fatto che gliel'avessi tenuta nascosto per quasi due mesi, similmente a Menma e a mia madre.

"Informazioni? Itachi-san non è un ginecologo, ti rendi conto delle cavolate che stai sparando?"

"Comunque è un dottore: avrà sicuramente riconosciuto i segni!", s'intestardì il genitore.

"Ma, Tou-san! Io per prima me ne sono accorta neanche tre settimane fa!  Lo sai che ho sempre avuto il ciclo molto irregolare!"

"Sì tesoro, ne sono al corrente! O hai già dimenticato il povero fesso, che si recava al convenience store alle due del mattino per comprarti gli assorbenti?! E l'ibuprofene, dato  che ti contorcervi dal dolore peggio di una posseduta?"

"Sh! Zitto! Non urlarlo in giro!", lo zittii prontamente, guardandomi attorno circospetta: non fosse mai che qualcuno stesse origliando i fatti nostri.

"Beh, non mi pento!" e mi mise su un signor broncio da premio Oscar.

Dopo lo shock iniziale, mio padre aveva trascorso l'intero pomeriggio di ieri a tarmare me e Shisui-san con una sfilza interminabile di domande sulla mia gravidanza, tormentandoci per apprendere nel dettaglio i come, dove e perché, chetandosi soltanto al provvidenziale arrivo di Itachi-san, certamente indirizzato da sua madre alla ricerca della moglie "scomparsa". Da lì l'idea assolutamente ... sciovinista di Otōsan di organizzare questo incontro tra le due "famiglie", onde fare il punto della situazione. Come se ce ne fosse stato il bisogno! E ad aggiungere al danno la beffa,  Itachi-san aveva accettato senza porre alcuna resistenza, addirittura aveva stabilito l'ora e il posto per discutere tranquillamente, senza compromettere nessuno.

Ecco spiegato come mai mio padre ed io ci trovassimo alle due del pomeriggio nel gazebo del parco pubblico di Konoha, discutendo animatamente alla stregua di due babbuini drogati di caffè.

"Ah, finalmente! Sono giunti!", balzò in piedi il genitore, neanche avesse fiutato a distanza gli Uchiwa, i quali si unirono a noi sfoderando un granitico aplomb, o meglio, Itachi-san si dimostrava il più flemmatico di tutti, mentre sua moglie mi sembrava leggermente preoccupata. Mikoto-san, invece, ci guardava con la medesima cristallina freschezza di chi non sa niente di niente. Mi fece una pena immensa.

"Spero che non sia nulla di grave", esordì la donna, sedendosi dalla parte opposta rispetto a noi due. "Ho dovuto chiedere alla mia vicina di casa di vegliare sui piccini e su Ojisan!"

Non mi sfuggii come mio padre venisse vigliaccamente pugnalato alle spalle da un minuscolo e traditore senso di colpa: la povera donna sfoderava invero un'espressione genuinamente apprensiva e, in seguito al recente lutto, non corrispondeva proprio ad una grande carineria vituperarle il figlio con ... beh, inutili accuse. Ma quell'istante di mea culpa venne ben presto relegato nel dimenticatoio del suo cervello. "Mikoto-san, non era necessario che si fosse disturbata a venire ... Se vuole, può rincasare ... Ho soltanto bisogno di conferire con suo figlio Itachi-kun."

"Mia madre ha tanto insistito ad accompagnarci, Minato-shi, e visto che è ormai qui, lasciamola restare ... Insomma, nulla che ci stiamo per raccontarci rimarrà a lungo segreto, o mi sbaglio?", gli confessò sornione Itachi-san. Tradotto: se s'ha da fare uno psicodramma, che sia portato avanti con tutti i crismi! Ciak, azione!

"Piuttosto, non dovevamo parlare di Sasuke e di Naruko-chan?", c'incalzò Mikoto-san, gli occhi scuri che le brillavano d'aspettativa. Oh, intuivamo dove la matriarca volesse andare a parare! In fin dei conti, quello era ciò cui mirava anche mio padre. E, sotto sotto, anche Itachi-san.

"Non potremmo al contrario discuterne, dopo che uno dei diretti interessati è rientrato da Nagasaki?", tentò di negoziare Shisui-san, il cui sesto senso percepiva più aria di tempesta, che di lieti imenei.

"Per me va bene", le diedi manforte, annuendo convinta.

"Tu stai zitta!", replicò perentorio Otōsan.

"Effettivamente, la questione riguarda anche noi. In parte, però ci riguarda."

"Ma ... ma ..."

"Itachi-anata", insistette testarda sua moglie, richiamando con un breve cenno della mano l'attenzione del marito. "Non credi che stiamo esagerando? E' una questione che devono regolare da soli! Tu stesso fino a ieri concordavi con me!"

"Ti pare? Se siamo arrivati a questo punto, significa che hanno proprio bisogno di un sano calcio nel ..." e Itachi-san s'interruppe, non appena si accorse di come lo stessimo fissando interdetti, non aspettandoci un tale raffinato sermo da parte sua. "... volevo dire, un sano stimolo per svegliarsi e prendere in mano la situazione! Nevvero, Minato-shi?"

Quel masnadiere che avevo per genitore assentì solenne. "Assolutamente sì, Itachi-kun! E ora di mettere le carte in tavola!"

"Giustissimo!", esclamò Mikoto-san, elettrizzata.

"In aggiunta, non dobbiamo preoccuparci per Sas'ke-kun", ci annunciò Itachi-san, sorridendo d'un tratto perfidamente. "Visto che ci sta raggiungendo dalla stazione!"

Shisui-san ed io spalancammo poco elegantemente la bocca, fulminate dalla notizia. Credo che in quel momento mi fosse cascato il cuore nello stomaco, paralizzandomi nel peggior vivente rigor mortis della storia medica. La moglie di Itachi-san, al contrario, sembrava sul punto d'esplodere. 

"Lo hai fatto venire apposta da Nagasaki?!", sbraitò puntualmente la donna, illividendo fino al nero inchiostro e solo il cielo sapeva come Itachi-san facesse a perseverare nel suo stoicismo, poiché Shisui-san, da arrabbiata, rasentava l'orrore più assoluto. Aggiungeteci gli ormoni e diveniva una belva assetata di sangue. "Ti sei rincitrullito, per caso?! E il congresso?! Insomma, arrivare a ...!"

"Calmati, moglie, non fa bene né a te né alla bambina!", la fece ragionare il marito, provocando invece un ulteriore arrossamento nelle gote di Shisui-san, per essere apostrofata in maniera così paternalista. Dal nervoso tic alle dita, si stava trattenendo dal prenderlo a ceffoni qui davanti a noi. "E' stato mio fratello ad avermi riferito del suo ritorno anticipato. Infatti, l'ultimo speaker ha avuto un malore e quindi il congresso è terminato giusto stamattina. L'Otōto mi ha soltanto chiesto un consiglio: se rimanere lo stesso a Nagasaki (visto che la camera è già pagata) oppure se rincasare."

"E tu gli hai subdolamente suggerito di rientrare!", terminò sarcastica Shisui-san, promettendo al consorte le pene dell'inferno, una volta a casa. "Perché non ti conosco, sai! Consigliere fraudolento!"

"Beh, domani è il vostro anniversario, vero Naruko-chan? Speravo di fare una buon'azione, consigliando a Sas'ke-kun di ritornare prima, così da festeggiarlo appropriatamente!", si difese impunito quella faccia tosta d'un Uchiwa, osando perfino sorridermi angelicamente, mentre boccheggiavo nella vana ricerca di una replica.

Avevo completamente scordato di quella data. Sasuke ed io ci eravamo messi assieme esattamente il 6 febbraio: adesso comprendevo perché mi volesse portare a cena dopo il suo ritorno da Nagasaki. E io avevo preso appuntamento dal medico proprio quel giorno!

Mi venne da ridere istericamente e di fatti mi coprii la bocca col dorso della mano, soffocando quegli inappropriati risolini. Soltanto Shisui-san se ne accorse, appoggiando brevemente la sua mano sul mio ginocchio, un duplice invito a calmarmi e consolarmi.

"E se prendessimo qualcosa di caldo nel frattempo?", ci suggerì la donna, seguitando a fissarmi complice. "Così nel frattempo voi cicalate di quel che volete e Naruko-chan ed io ci sgranchiamo un po' le gambe ..."

Mikoto-san fece per alzarsi, ma la nuora bloccò questa sua iniziativa sul nascere. "Sicure che non avete bisogno che v'accompagni?"

"No, Mikoto-haha", la rassicurò Shisui-san con un deciso gesto della mano. "Naruko-chan mi basta, vero?"

"Sì, come cameriera sono un vero fenomeno!", mi vantai, balzando dalla panca e raggiungendo in fretta la mia "cognata".

Percorremmo in silenzio in bel tratto del sentiero innevato, senza voltarci né indagare su cosa gli altri stessero facendo nel gazebo. Solo quando raggiungemmo il chiosco di ristorazione, osammo finalmente rivolgerci la parola.

"Dopo che ci siamo congedate, ieri pomeriggio, hai ancora avvistato il Mizuko?", s'informò dolcemente Shisui-san, studiando distrattamente l'elenco delle bevande.

 

"No, per fortuna", sospirai di sollievo. "Credo ... credo che avendo accettato la mia condizione e soprattutto capito la natura di quel bambino, forse questi non mi perseguita più ..."

"Dunque, hai deciso di proseguire con la tua gravidanza?"

"Non ho detto questo. Ancora non lo so."

Shisui-san annuì, sebbene indovinai dal modo in cui serrava le labbra, quanto non fosse soddisfatta della mia risposta.

"Senti ... Posso farti una domanda?"

"Avanti."

"Tu puoi vedere il Mizuko soltanto perché sei incinta?"

La donna abbassò la testa, socchiudendo afflitta gli occhi. Nel momento in cui rialzò lo sguardo, vidi come essi fossero umidi. "Anni addietro, tra Tenmaku-kun e Saeko-chan, ho perduto un figlio."

Mi si serrò il cuore in petto all'udire quella sofferta confessione, in particolare al vedere quanto dolore la donna stesse ancora provando al ricordo. "Shisui-san, mi dispiace ..."

L'interpellata scosse il capo ricciuto. "All'epoca ancora ignoravo d'essere incinta. Si trattò di una disgrazia: correndo per prendere la corriera, scivolai sul ghiaccio e, ruzzolando, mi ferii. Di conseguenza ...", il suo tono di voce era ritornato flemmatico, quasi stesse leggendo un copione. Tuttavia, i suoi occhi seguitavano a mantenere quel luccichio liquido, che tradiva l'emozione ivi contenuta. "Da allora, posso vedere il Mizuko. Non il mio personale, no, perché gli dedico ogni sera le mie preghiere, affinché ritorni nelle mani di Kami-sama. I Mizuko, o i bambini-acqua, che vedo sono i feti abortiti dalle mie alunne o da altre donne di Konoha, figli non desiderati non in quanto frutto di "distrazioni", ma ..." e lì lasciò cadere il discorso, non preferendo addentrarci in un dominio molto più oscuro e tremendo dell'aver concepito per mancanza di protezione. "Ritornano comunque, se tu non li rendi giustizia. Per questo temo d'essere stata eccessivamente aggressiva con te e me ne rincresce. D'altronde, non potevo credere che anche tu, tra tutte, arrivassi a tanto. Stando alle descrizioni di Sasuke-kun, parresti la più giudiziosa e sensibile ragazza di tutto il Giappone. Quindi, rifiutavo di saperti caduta nel medesimo errore, specie avendo un compagno che sarebbe più che contento d'assumersi le sue responsabilità." 

Sì, ogni parola di Shisui-san corrispondeva al vero. Sasuke sarebbe letteralmente schiattato di gioia alla notizia. "Se però non ho abortito, perché il Mizuko mi perseguita? Cosa vuole da me?"

"Forse vuole un Mizuko kuyō e un'offerta a Jizō-sama, visto che sei shinto-buddista ... Oppure convincerti a tenere tuo figlio o ..." e qui il colore sparì per un istante dalle guance della donna. "Oppure avvertirti che perderai comunque il piccino ..."

Di riflesso mi portai una mano al mio ventre, deglutendo di traverso la saliva. "Non ... vuoi dire che ...?"

"Fanno 1.250 yen per favore ."

Fissai sbigottita l'inserviente al bancone del chiosco, che mi stava porgendo un vassoietto di carta contente le bevande calde. Sbattei confusa le palpebre: quando Shisui-san aveva avuto il tempo di fare le ordinazioni?

Non volendo fare ulteriori brutte figure (anche per scusarmi in parte per il teatrino imbastito da Otōsan), frugai concitatamente nella mia borsetta, assicurando la mia accompagnatrice della mia solvibilità.

Sennonché un braccio si estese oltre la mia spalla, cedendo all'uomo una banconota da duemila yen e ricevendo il resto. "Grazie mille, buona giornata." Lentamente, seguii la mano fino alla sua meta finale, la tasca del cappotto dove lasciò cadere le monete.

Né Shisui-san né io fiatammo, limitandoci a sgranare incredule gli occhi, la sottoscritta in particolare, la quale perse qualche battito cardiaco e anno di vita.

"Beh, cosa sono quelle facce? Dico, sembra che abbiate visto un fantasma!", scherzò Sasuke, spiandoci tuttavia attentamente di sottecchi.  Dovetti mordermi il labbro inferiore per non gridare la mia sorpresa o in generale blaterare assurdità. Cosa non avrei dato, in quel momento, per sprofondare comodamente sottoterra.

Shisui-san fu la prima a riprendersi dal nostro torpore cerebrale. "Toh, parlando del diavolo ...  Com'è andato il viaggio?"

"Bene, bene, sono appena sceso dal treno ...", le riferì in fretta Sasuke, sebbene continuasse a tenere lo sguardo inchiodato su di me, analizzandomi dalla testa ai piedi, neanche stesse vagliando ogni possibile "danno" alla mia persona, da giustificare il mio lungo e ostinato silenzio. Aveva domande, oh se le aveva!, e il modo in cui picchiettava l'indice al pollice mi rivelò la sua impazienza. "Come mai vi siete incontrate al parco? Ignoravo che foste divenute amiche!"

"Ignoravo che tu fossi così ficcanaso!"

"Ciò che riguarda Naruko, concerne anche me!", ribadì bellicoso Sasuke, arrossendo un poco e provocandomi una dolorosa capriola allo stomaco. In un altro contesto ne  sarei rimasta lusingata, ma ora ...

"Perfetto!", esclamò imperturbabile sua cognata, battendo le mani. "Allora, porta tu il vassoio, visto ch'era il compito di Naruko-chan!", gli intimò, offrendogli decisa il portavivande, che il mio fidanzato accettò con un divertito broncio.

"Schiavista!", protestò petulante, sorridendo però e tutta la sua figura parve rilassarsi, mentre ci incamminavamo verso il gazebo. La sua espressione assunse ciononostante una fuggevole tinta d'intima delusione, quando Shisui-san si pose strategicamente tra lui ed io, gesto di cui gliene fui grata, visto che non riuscivo a guardare Sasuke negli occhi senza voler scoppiare a piangere.

"Non ci racconti niente di Nagasaki? Novità sul fronte della medicina?"

"Euh?", cascò l'uomo dalle nuvole, avendo infatti cercando un contatto visivo con la sottoscritta, invece di ascoltare le parole della cognata. "Ah sì, ecco ... durante le pause tra un congresso e l'altro, il direttore dell'ospedale di Kyōto ha detto che stanno cercando degli oculisti per il suo reparto e date le mie capacità, accennava perfino ad una mia futura promozione a primario del reparto. Mi lisciava, ovviamente."

Shisui-san fischiò impressionata. "Non è vero! Sei il migliore del tuo campo, in dieci anni potresti sul serio divenire primario! Hai accettato?"

"Si trattava di una proposta, Shisui-nee, nulla di che", fece spallucce Sasuke, sennonché il modo in cui arricciava la bocca tradiva quanto invece fosse tentato dall'offerta.

La donna rise. "Suvvia, devi accettare! Contrariamente a tuo fratello, non hai mai sopportato la provincia, ammettilo!"

"E' che mi mancherà la mia famiglia: Kyōto non è molto vicina ..."

"Pah, vorrà dire che te ne farai una tua!", gli suggerì candidamente Shisui-san e sia Sasuke che io assumemmo una bella tinta scarlatta. "Eppoi, coi superveloci di oggigiorno, potrai venirci a trovare quando vorrai!"

"D'accordo, però lo stesso non spifferare niente ad Itachi-nii, fintanto  che non avrò preso una decisione, non desidero che ci ricami su quali progetti! Kaa-san in particolare: lei è famosa per i suoi voli con la fantasia!"

"Non fiaterò!", gli promise la cognata. "Questo lo prendo io: ormai siamo arrivati", aggiunse, togliendogli il vassoio di mano.

"Ma sei sicura? Non rischi di ...?"

"Se te lo lascio per altri cinque minuti, ci ritroveremo un bel niente da bere: stai versando tutto!", gli fece notare maligna Shisui-san, staccandosi da noi tramite quattro belle falcate: malgrado la gravidanza, non aveva perduto la sua camminata veloce né tantomeno peccava di mancanza d'agilità.

Ignoro se Shisui-san avesse agito così di proposito o perché stufa di contemplare la faccia da cane bastonato di Sasuke: fatto stava che adesso eravamo rimasti soli, lui ed io.

"Non m'aspettavo che ritornassi tanto in fretta!", asserii senza rifletterci sopra, giusto per colmare quell'incomodo silenzio insinuatosi tra noi.

"Ti dà fastidio?", domandò invece lui, mordicchiandosi ansioso il labbro inferiore.

"Non blaterare cacche di piccione!", esclamai indignata. "Tu non mi dai mai fastidio!"

"Dunque perché hai ignorato le mie chiamate?"

Eccolo là il nocciolo della questione, schiaffatomi in faccia senza tanti giri di parole: invero diplomazia e Uchiwa Sasuke non facevano rima.

"Avevo dei problemi, va bene? Non ... non stavo attraversando un bel periodo!"

"Questo mi pare evidente. Però potevi parlamene!"

"E disturbarti? Neanche per sogno!"

"C'era sempre mio fratello! Potevi lasciarmi un messaggio tramite lui!"

Sbuffai esasperata. "Itachi-san non è la nostra balia, ha la sua famiglia cui pensare! Diamine, talvolta sei più asfissiante di un boa constrictor!", berciai, pentendomi subito di quanto pronunciato non appena vidi l'espressione dell'Uchiwa, non dissimile da quella di uno che ha appena ricevuto un crudele manrovescio. "Mi dispiace ... non volevo ..."

Il viso di Sasuke s'indurì. "Mi biasimi perché mi preoccupo per te? Non dovevi mica telefonarmi tutti i giorni, sai? Bastava che tu m'avessi risposto per una sola volta e mi sarebbe bastato! Invece, mi hai tenuto col fiato sospeso per una fottuta settimana! Avrò il diritto di informarmi di tanto in tanto come sta la mia fidanzata, no? Oppure la nostra relazione si basa soltanto sul sesso? Una scopata ogni tanto e grazie mille per la partecipazione, alla prossima puntata?"

 Rimasi sopraffatta dal veleno e disgusto contenuti nelle ultime frasi: ovvio che per lui il nostro rapporto significasse tanto, sempre lo aveva coltivato colla massima delicatezza e dedizione, neanche si trattasse di un fragile fiore da proteggere. Ma a mia discolpa neanche io l'avevo mai preso alla leggera e mi feriva sentirmi rivolgere parole sì crudeli. Che mi meritavo, s'era per quello. Però comunque mi piagavano l'animo.

Avvertii un improvviso abbraccio riscaldarmi e le mani guantate di Sasuke accarezzarmi i capelli. "Sei preziosa per me, koibito, più di qualsiasi cosa al mondo. Ho il terrore di perderti, che ti succeda qualcosa di brutto. Tu, la prima con cui sia riuscito a legare, l'unica che mi abbia amato senza mai pretendere nulla in cambio", mi confessò, staccandosi lentamente da me. Il suo sguardo s'era immalinconito. Sospirò a fondo, tremante, prima di proseguire col cuore in mano: "Se tu però non vuoi più continuare a ... a vederci, sai che sei libera di troncare e non te ne farei mai una colpa ..."

Gli posi delicatamente una mano sulla bocca, interrompendolo. "Baka", mormorai piano, "non mettermi in bocca concetti, che non penso assolutamente!", gli ordinai perentoria, sorridendogli tuttavia.

Sasuke m'afferrò la mano, baciandone velocemente le dita. "Cos'è successo in questi giorni?" Figurarsi se desisteva dal suo proposito! Testardo d'un Uchiwa!

"Magari te lo racconto, quando mio padre non sta cercando di staccare la testa a tuo fratello, d'accordo?", sviai il discorso, contemplando divertita il modo in cui il mio fidanzato si voltò di scatto, quasi a controllare (seppur a distanza) il livello d'incolumità d'Itachi-san, il quale ero sicura se la sarebbe cavata comunque egregiamente, anche contro un Otōsan bramoso di soddisfazione.

"Promesso?", mi scrutò sospettoso Sasuke, riconcentrando la sua attenzione su di me.

Annuii. Mi rincresceva enormemente dovermi atteggiare così con lui (da omertosa gatta morta, puah!), però sul serio non sapevo come dirottare altrove la sua giustificata curiosità. Nella speranza che se ne scordasse, accantonando tutto nel dimenticatoio.

"Ah! Ho qualcosa per te!", si ricordò all'improvviso Sasuke, frugando nella tasca del cappotto e porgendomi un pacchettino piuttosto sgualcito se non proprio semi-mangiucchiato da ... "Mi si è aperta la boccetta dell'acqua benedetta in valigia ...", mi spiegò imbarazzato.

"Tu viaggi con la boccetta dell'acqua santa?"

"Embé? Una volta in valigia t'ho vista piazzare dei talismani tra le mutande e non mi pare d'avertelo mai fatto notare!", replicò giocosamente perfido il mio fidanzato.

Ridacchiai a mo' di scusa (avevo completamente rimosso quell'episodio), estraendo dal pacchettino uno di quei braccialetti-magneti che ultimamente andavano tanto di moda. Arrossii di piacere misto a sorpresa: ignoravo che Sasuke mi avesse sul serio ascoltata quando m'ero lagnata con lui, accusandolo  d'essere l'unico fidanzato in Giappone a non avermelo regalato.

"Spero che non si sia rovinato ... L'acqua l'ha investito in pieno, visto ch'erano vicini ...", borbottò Sasuke, sistemandomi il braccialetto al polso, dopo essersi levato i guanti, e approfittandone così vigliaccamente per accarezzarmi la pelle esposta.

"In quel caso, te ne ritorni di filato a Nagasaki per ricomprarmene un altro!", sentenziai falsamente solenne, sciogliendoci subito entrambi in una risata complice.

In quel momento, realizzai quanto bene stessi con lui, quanto ogni mia parola, azione ed espressione mi venisse naturale, senza che dovessi sforzarmi ad adattarla alle altrui aspettative. Mi stupii della mia previa reticenza ad incontrarmi con Sasuke: perché? Che avevo temuto fino ad adesso?

Ci abbracciammo forte, unendo altrettanto gioiosamente le nostre labbra, il cuore che ci balzava felice nel petto. Un'ondata d'euforia e fiducia mi pervase l'animo, tanto da  persuadermi a rivelare a Sasuke ciò che lui aveva il diritto di conoscere.

M'anticipò lui, invece. "Naruko ... forse sarebbe più consono chiedertelo domani, visto che è il nostro anniversario, ma ... ma vorresti ...?"

Un  improvviso e violento spintone gli impedì di continuare, facendolo indietreggiare malamente, non abbastanza da cadere però gli fu comunque difficile mantenere l'equilibrio. Scattò in avanti per fronteggiare il suo assalitore, bloccandosi tuttavia sul posto quando riuscì ad inquadrare il suo volto. Lo stesso equivalse per la sottoscritta: istintivamente m'ero lanciata per soccorrere il mio fidanzato, sennonché venni tirata in disparte e lontana da lui. Solo allora vidi chi ci aveva separati così bruscamente.

"Tu ...", sibilò mia madre, puntando feroce il dito contro un impassibile Sasuke e frenandolo dal ricongiungersi a me. "Ti avevo ben avvertito, quanto poco gradissi la tua presenza vicino a mia figlia!"

Non immaginavo che Okaasan sarebbe rientrata così presto dai nonni. Se soltanto Otōsan si fosse deciso una buona volta a raggiungerci ... magari l'avrebbe calmata ...  Era furiosa. Impazzita, quasi. Sperai che Sasuke non la provocasse o non sapevo come sarebbe finita. Il cielo ce ne scampasse che s'arrivasse agli insulti e alle mani. E a giudicare dall'espressione terribile di mia madre, era esattamente quello cui aspirava.

Il mio fidanzato strinse i pugni, trattenendosi però da gesti convulsi solo perché davanti ad una donna e soprattutto davanti a mia madre. "Sua figlia", ribatté glaciale "è abbastanza grande da frequentare chi vuole! Non ha il benché minimo diritto di ordinarle alcunché!"

"Okaasan", m'intromisi, tirandola per un braccio. "Okaasan, sei stanca, torniamo a casa! Ne riparliamo più tardi ..."

"Taci tu, screanzata! Mi avevi giurato che non l'avresti mai più frequentato!"

"Non è vero! Non l'ho mai fatto!", protestai energicamente, prima che Sasuke elaborasse quanto farneticato da mia madre. "Okaasan, per favore, andiamo a casa ... Onegai ... te lo supplico, non complichiamo ...!"

Venni spintonata via. Per fortuna che una panchina si trovava dietro di me, altrimenti sarei finita per terra a gambe all'aria. "Bugiarda e pure sgualdrina! Bella figlia che mi ritrovo!"

"Da che pulpito viene la predica!", le gridò dietro Sasuke, imporporandosi per lo sdegno suscitatogli da quella malagrazia e apprestandosi a raggiungermi. "Tutta Konoha sa che l'unica baldracca qui presente è lei!"

 Fu un attimo. Un battito di ciglia. Quando focalizzai bene la mia vista incredula, notai con orrore del sangue cadere dal naso e dal labbro di Sasuke. Sarà anche stato un uomo, ma beccarsi un cazzotto da impreparati doveva  lo stesso aver sortito il suo effetto. Mi augurai che non gli si fosse rotto niente.

"Okaasan ...!"

Sasuke si nettò la mano insanguinata sui pantaloni, gli occhi scuri che rifulgevano di una a stento repressa smania assassina.

Ma mai equiparabile a quella di mia madre. "Non permetterò che mia figlia si rovini la vita per della feccia come te! Hai capito?!"

"Senta lei ..."

"Hai capito?!", strillò isterica Okaasan, levando la mano pronta al bis. "O te la faccio passare io la voglia, di molestare la mia Nacchan!"

"GIU' LE ZAMPE DA MIO FIGLIO, STRONZA!!!", ci assordò il ruggito di Mikoto-san, corsa come un'indemoniata fino a noi. Non concesse a mia madre neanche il tempo d'accorgersi del suo arrivo, che la matriarca Uchiwa la prese a borsettate, spingendola lontano dal suo secondogenito.

La reazione di Okaasan non tardò a giungere. "Ma va' via, sporca!", le intimò, gettandole in faccia una pingue palla di neve.

"Udite, udite: la casta fanciulla!"

"Meglio d'una ipocrita baciatonache!"

"Sapessi cosa baci tu!"

"Parla lei, parla!"

"Vedrai come parlerai tu, dopo che t'avrò strappato la lingua!", ululò Mikoto-san un agghiacciante grido di battaglia, avventandosi su mia madre e buttandola in un tonfo per terra e prendendola a sberle. "Nessuno tocca i miei figli! Men che meno una cagna come te!"

In un battibaleno le due contendenti s'afferrarono per i capelli, rotolandosi nella neve, graffiando, mordendo e soffiando alla stregua di gatte inferocite, urlandosi ogni genere d'ingiuria a loro, alla famiglia, agli antenati. Okaasan era sempre stata molto forte nella lotta, però dovetti concedere che Mikoto-san le stesse dando non poco filo da torcere, anzi! Le piazzò una gomitata sui reni che le diede il vantaggio di sedersi a cavalcioni su di lei, menandola con gusto.

Sennonché, Sasuke le impedì di prenderci troppo la mano, afferrando la madre per la vita e la issò via con la forza, trascinandola indietro, distante dalla sua rivale. La quale invece approfittò della situazione per correre dall'altra, rifilando sia a lei che al figlio dei confusi manrovesci. Mikoto-san, livida per quell'affronto, prese a calciarla, sgusciando via da Sasuke in quel turbinio di braccia, mani e gambe e riprendendo la pugna con maggior vigore.

"Che diavolo state facendo voialtre?"

Grazie al cielo, sopraggiunse Itachi-san a dare a manforte al fratello, ognuno gettatosi sulle due lottatrici e afferrandole e strattonandole dalla parte opposta, nel difficile tentativo di separarle: Okaasan teneva infatti i denti ben piantati nell'avambraccio di Mikoto-san e questa aveva ghermito la sua capigliatura col fermo intento di renderla calva anzitempo.

"Basta, voi due! Basta! Ci stanno guardando tutti, non vi vergognate?!", le rimproverò un furibondo Otōsan, i quale s'era messo a suo rischio e pericolo in mezzo a quel nodo di carne, districandolo tra un graffio e una sberla, affinché gli altri due uomini riuscissero nel loro intento di porre fine a quell'ignominioso spettacolino.

Mi coprii la faccia, incapace d'assistere oltre.

"Tu parli di rovinare la vita altrui, eh?", ansimò feroce Mikoto-san oltre la schiena di Itachi-san, trattenuta a viva forza nel frattempo da Sasuke.

"Kaa-san, basta!"

"Tu rovinasti la vita di mio fratello! Scrofa! Impestata! Vacca bastarda! Puttana d'una puttana!", si lanciò in avanti, mulinando le braccia onde colpire Okaasan, ma Itachi-san glielo impedì, ergendosi a scudo umano. "Non osare fare a noi la morale, troia!"

"Haha, silenzio!", ringhiò Itachi-san con un tono talmente minaccioso e severo, che sua madre non solo tacque, ma abbassò perfino lo sguardo, seguitando però a tenere la sua smorfia aggressiva. "Non è né il luogo né il momento per rinvangare certi episodi del passato! E adesso, se hai mantenuto ancora un po' di giudizio, permetterai a mia moglie di riaccompagnarti a casa, dove ti pulirai il viso e reciterai qualche Confiteor per il tuo atteggiamento poco consono alla nostra fede!"

E voltandosi a noi: "Quanto a lei, Kushina-san, se vengo a sapere che ha messo ancora le mani addosso a mio fratello, mi vedrò costretto a denunciarla, anche se questo mi addolora enormemente, considerata la grande stima e amicizia che mi lega a suo marito, a Menma-kun e Naruko-chan!"

"Che m'importa! Purché lui stia lontano da mia figlia!"

"Naruko ed io siamo entrambi maggiorenni e liberissimi di frequentare chi ci pare e piace! Non vedo nulla di criminale in questo!", protestò Sasuke veementemente. "La smetta di trattare la mia famiglia e il sottoscritto alla stregua d'una masnada di malviventi!"

" Non voglio un emarginato nella mia di famiglia! Né tantomeno un miscredente che adora un vagabondo giustiziato come i fuorilegge!"

Gli Uchiwa illividirono, affatto contenti di quella vituperazione del loro credo.

Mio padre, intuendo la piega disastrosa che stava prendendo la situazione, decise di impedire il peggio e afferrò Okaasan per le spalle, traendola in disparte. "Ne riparliamo un'altra volta, Kushina", dichiarò, forzandola a guardarlo dritto negli occhi. "Itachi-kun ha ragione: stavolta hai davvero oltrepassato ogni limite!"

"Anche tu mi tradisci? Sei dunque dalla loro parte?"

"Kushina, per favore ...", l'avvertì perentorio mio padre.

"Tanto a te che t'importa? Non ti sei mai curato dell'avvenire dei tuoi figli! Ma io sì !", esclamò, sciogliendosi rabbiosamente dalla presa del marito. "E tu, tu non l'avrai mai! Nacchan non ti sposerà mai! Capito? Mai! Lei non è tua, non è e non sarà mai tua! Domani abortirà quel parassita che tiene in corpo, che per la cronaca non è manco figlio tuo!"

Lo strappo. Il punto di non ritorno era stato oltrepassato.

Mi sentii mancare e magari smisi anche di respirare, costringendomi un violento capogiro a barcollare all'indietro, cercando a testoni la panchina onde sedermi prima di cascare per terra, morta. Fu Otōsan ad afferrarmi in tempo, intercettandomi. D'istinto nascosi il viso sul suo petto.

Sasuke non aveva accolto la novità meglio di me: pareva l'avessero pugnalato in pieno petto.  Impallidì fino al cadaverico, sgranando gli occhi e le sue mani si staccarono di riflesso da sua madre. Gli tremava il labbro inferiore, mentre con lo sguardo mi supplicava di giustificarmi in qualsiasi modo, di dirgli qualsiasi cosa tranne l'orrore che aveva appena udito.

Shisui-san mi lanciò un'occhiata compassionevole, scuotendo il capo. Giurai d'aver sentito imprecare Itachi-san tra i denti. La matriarca, invece, ridacchiò ostile.

"Tale madre, tale figlia!", sentenziò piena di sarcasmo. "E il bello che la stavamo per accogliere in casa! Che nuora di merda, mi sarei trovata!"

Shisui-san le cinse le spalle, interrompendo la sua sequela d'insulti. "Mikoto-haha, non giungere a conclusioni affrettate. Si tratta di un malinteso, te l'assicuro", le sussurrò calma, conducendo discretamente la suocera verso la loro casa.

Un pesante silenzio s'impose tra di noi. Non sapevamo più che dirci, né tantomeno osavamo guardarci in faccia. Trovammo la neve ai nostri piedi più degna d'attenzione. L'unica che si stava godendo il momento era Okaasan. Mai come in quell'istante avrei desiderato ammazzarla, in barba alle sue giustificazioni che stava agendo per il mio bene. Mi aveva annientata. E inveii contro me stessa per averle rifilato quella bugia, invece di raccontarle sin dal principio la verità.

Tutto mi si stava ritorcendo contro.

E ora avevo perduto Sasuke.

Sciogliendo le braccia tenute fino a poco fa conserte al petto, Itachi-san si schiarì la voce. "Temo che non abbiamo null'altro da dirci, Namikaze-shi", annunciò, inchinandosi profondamente e obbligando suo fratello ad imitarlo tramite un colpetto al braccio. "Auguro a lei e alla sua famiglia un buon proseguimento di giornata."

"Sono desolato per quanto avvenuto, Uchiwa-san", rispose a tono mio padre, ricambiando l'inchino. "Lo stesso vale per voi: buona giornata."

Ci incamminammo ognuno nella direzione opposta, senza lanciarci un'ultima occhiata alle nostre spalle.

 

 

 

~ ~ ~

 

 

 

Una volta giunti a casa, si scatenò l'inferno.

 Benché mi fossi ritirata in camera mia, rifiutandomi di pranzare, potevo benissimo sentire i miei genitori discutere  animatamente in salotto, Otōsan in particolare che, nonostante il tono di voce calmo, vibrava di collera.

"Si può sapere che cosa credevi di fare in quel momento? Che ti è passato per quella testa? Umiliare così tua figlia dinanzi ad una delle poche famiglie rispettabili in questo puttanaio di città! Gli Uchiwa sono stati gli unici a non avermi sbattuto la porta in faccia, quando ancora non contavo niente! Mi pareva ovvio, se non proprio garbato, ricambiare la loro amicizia e disponibilità favorendo l'unione tra Nacchan e Sasuke-kun! Ti rendi conto, che adesso non la vorranno manco più vedere dipinta, figurarsi frequentarla?! Anche se il loro Iesu-sama predica il perdono, mica lo applicano sempre, sai, i suoi seguaci! E di certo non lo faranno con noi!"

Un improvviso tonfo mi suggerì come avesse sbattuto il pugno sul tavolo, la sua usuale valvola di sfogo. "Io davvero non ti riconosco più, Kushina. Una volta, non ti saresti abbassata a queste obbrobriose scenate, certo, avresti messo su un epico broncio, m'avresti tarmato per un mese o due, ma tant'era! Non mi pare che tu abbia preso a pugni Gaara-kun, il giorno in cui Menma-kun ce l'ha presentato come suo partner! E poi, cos'hai contro gli Uchiwa? Se non erro, a scuola tu e Mikoto-san eravate migliori amiche, che accidenti insomma ti sta prendendo?"

Lentamente scivolai dal mio letto, posizionandomi in punta di piedi in cima alle scale.

"E' inutile che tenti di spiegartelo, Minato: sei prevenuto. Non ragioni obiettivamente. Innanzitutto, io ho soltanto riferito ciò che Nacchan stessa m'ha detto, né una parola di più né una parola di meno. In secondo luogo,  gli Uchiwa sono una famiglia d'attira-disgrazie, tutti a Konoha li guardano storto per le loro eccentricità. Inoltre, Sasuke è troppo vecchio per lei, mi fa ribrezzo il suo interesse per Nacchan, la quale deve ancora finire l'università e farsi una carriera e ..."

"Sii sincera: chi vuoi veramente evitare? Sasuke-kun o sua madre?"

"Come prego?"

"Quale torto facesti al fratello di Mikoto-san?"

Silenzio.

Allungai il collo per origliare meglio la conversazione.

"Non sono affari che ti riguardano", dichiarò infine Okaasan in un borbottio aggressivo. "Tu stesso affermasti, come non t'importasse nulla di quanto avvenuto prima del nostro matrimonio!"

"Dici il vero. Non me ne frega niente. Ma incomincerò ad interessarmene, in caso dovesse questa essere la  ragione per la quale tu t'ostini ad immischiarti nella vita sentimentale di nostra figlia!"

"Cosa?", esclamò sconvolta mia madre.

"Kushina, te lo dirò un'ultima volta: basta così. Nacchan e Sasuke-kun si amano. E' un dato di fatto. Non puoi renderli infelici per un tuo egoistico capriccio né per un tuo errore del passato: è inumano e insensato da parte tua! Che ti piaccia o meno, nostra figlia si sposerà con quell'Uchiwa e avrà quel bambino! Scommetto poi che è stata una tua idea, quella dell'aborto!"

"Che altro avrei dovuto fare? Lasciare che partorisse il bastardo di chissà quale sconosciuto?"

"Pah! Tu hai voluto credere a questa bugia, perché ti conveniva! Ma entrambi sappiamo che solo Sasuke-kun può essere il padre della creatura! Ma tu hai spaventato a tal punto Nacchan, da costringerla a mentirti!"

"Non è vero!"

"Invece è così. E la questione finisce qui. Anzi, ti conviene abbassare il capo e chiedere scusa ad un bel po' di gente, tua figlia in primis, se non vuoi perderla per sempre!" e dal rumore delle sedie intuii come la discussione fosse giunta al suo termine.

Rientrai di filato in camera mia, non appena avvertii i passi di mio padre farsi più vicini, segno che stava salendo anch'egli al piano superiore.

Mi distesi sul letto a pancia ingiù, raggomitolandomi, colta da un'improvvisa sensazione di freddo interiore, il quale mi gelava perfino le ossa.

Incominciai a battere i denti.

Strinsi le lenzuola.

E, mordendo il cuscino, cacciai uno sconquassante urlo ingolato.

In nessuna delle mie più arzigogolate congetture ero mai riuscita a figurarmi, quanto dolore m'avrebbe provocato la separazione da Sasuke. Anche se non era nulla di ufficiale, sarebbe stato da idioti sperare che ancora volesse avere a che fare con me, in seguito ad una rivelazione del genere. Nella mia indecisione e stoltezza, avevo rovinato tutto, allontanando una persona che m'amava sinceramente. Avevo rifiutato la soluzione più logica e naturale e per cosa in cambio? Per cosa? Per la carriera universitaria? Per un futuro lavoro? Sarebbero comunque arrivati in seguito!

Cretina, cretina, cretina che non ero altro!

Avevo avuto tra le mani un'occasione d'oro per essere felice e l'avevo gettata sui rovi!

Mi meritavo quanto accadutomi, buon pro mi facesse! Così imparavo!

Chissà cosa stava  pensando Sasuke di me. Se m'andava bene, mi commiserava come suo fratello. Altrimenti, mi avrebbe insultata tra sé e sé, complimentandosi poi della sua fortuna per non essere stato inguaiato da una donnaccia come la sottoscritta. Magari si sarebbe pure dato dello stolto per avermi amato, lasciandosi abbindolare da una stupida illusione. L'avrei poi mai più rivisto? Oppure si sarebbe trasferito a Kyōto per dimenticarmi? E una volta lì? Avrebbe trovato un'altra compagna, certo che doveva essere così, non sarebbe rimasto celibe per sempre, si sarebbe sicuramente maritato con un'altra, probabilmente una Kirisutokyouto come lui, una brava donna, insomma, non una che l'aveva fatto soffrire come un cane, abortendo suo figlio. Sempre che lui lo considerasse come tale: se aveva creduto alla bugia di mia madre, alla mia bugia ... Già me lo immaginavo nella sua nuova casa, assieme a sua moglie e forse pure con un pargolo appresso ... lui rideva, completamente dimentico di me ...

E se avessi tenuto il bambino? Sarebbe stato l'ultimo legame con Sasuke ... Sarebbe stato costretto anche solo a vedermi per amore della creatura ...  A meno che ... non me lo portasse via. Ma no, non poteva, non avrei permesso che venisse allevato da quella stronza di sua moglie! Ancora (perché si trattava di una questione di tempo) ancora non conoscevo il volto di quella smorfiosa, ma già sentivo di detestarla fino all'ultima fibra della mia persona. Lei non poteva avere Sasuke! Nessuno l'avrebbe avuto! Neanche per sogno!

Mi passò per la mente un malsano pensiero ... Se non per il bambino, se non per me ... Piuttosto che perderlo, l'avrei ammazzato, sì, l'avrei ammazzato e poi avrei ucciso me stessa. Così saremmo rimasti assieme! Per sempre!

Scattai seduta, tremando dalla testa ai piedi. Fissai sbigottita il mio sconvolto riflesso allo specchio.

Ma che accidenti stavo pensando? A quale follia mi stavo abbandonando?

Come avevo potuto anche per un secondo contemplare qualcosa di sì orribile, egoista? Un omicidio! Battei un pugno sulla fronte, intimandola a tacere, a non suggerirmi simili vigliacche atrocità.

Invece, afferrai il cellulare, componendo rapidamente il numero di Menma. Avevo bisogno di sfogarmi, anche di sentirmi dare della deficiente, ma sulla spalla di qualcuno dovevo pur piangere.

"Moshi moshi?"

"Menma-nii!", singhiozzai senza ritegno, non concedendogli neppure il tempo di pronunciare il tipico Come stai? di cortesia.

"Nacchan? Maledizione, Imōto! Ma ... ma stai piangendo? Cos'è successo?"

"Lo sa! Lo sa! Sasuke lo sa!"

"Aspetta ... Sasuke sa della tua gravidanza? Gliel'hai detto? Finalmente, era ora!"

"Non proprio ...", pigolai, tirando su il naso e, benché ambigua, mio fratello fu subito in grado di cogliere il significato recondito della mia frase.

"Un momento! Non è che il bastardo si rifiuta di riconoscere il bambino, eh? Perché lo ammazzo come un cane!"

Beh, non proprio.

"No, Niisan! Non è così! Okaasan gli ha spifferato della gravidanza ... Ha ... ha detto che domani avrei abortito e ... e che ... e che non è figlio suo ... E questo ... davanti a ... a S-Sasuke e ... e a tutta la sua famiglia ..."

Sentii mio fratello sospirare profondamente, snervato.

"Merda", fu di fatti il suo esauriente commento, sebbene ebbi il sospetto che avesse bofonchiato altre intellegibili carinerie tra sé e sé.

"Non mi vorrà più vedere!"

"Ascolta Imōto, adesso fai un bel respiro e calmati! Non ti fa bene agitarti così! Rilassati e cerchiamo di ragionare assieme. Per prima cosa, devi contattare subito Sasuke, devi raccontargli subito tutta la verità, la tua verità! Non potete troncare per una bugia!"

Scossi il capo energicamente."Non servirà a niente!", mormorai sconfitta.

"Ma almeno tenta, maledizione! Io intanto chiamo suo fratello per sentire la sua opinione: se lui non ha creduto alla balla di Okaasan, vedi che riuscirà a mettere un po' di sale in zucca a Sasuke!"

"E se Itachi-san la pensasse invece come il suo otōto?"

"Allora mi rivolgo a sua moglie. O a chiunque possa ascoltarmi. Non gettiamo la spugna, capito? Non quando questo malinteso si basa su di una crudele menzogna! Il piccino è suo, punto! Altrimenti è un coglione per cui non vale la pena perderci la salute!"

Convenni tra incerti singulti, ansimando qualche sì con voce tremula.

"Si risolverà tutto, Imōto. Non ti preoccupare: su di me puoi sempre contare, sì? Me ne sbatto se m'insultano, per te questo e altro!"

Mi asciugai gli occhi col dorso della mano. "G-grazie, Menma-nii ..."

"Vai a sciacquarti il viso e mangia qualcosa. Poi, quando ti senti più calma, telefona pure a Sasuke. Per allora, avrò parlato con qualcuno. Mi raccomando, eh? Stai tranquilla! Al resto ci penso io!"

"D'accordo ..."

"Ti richiamo più tardi, ma tienimi comunque aggiornato!"

"Sì ...", lo rassicurai, chiudendo la chiamata. Intrecciai le mani sul grembo, prendendo tre o quattro respiri profondi nel tentativo di rilassare i miei nervi sovraeccitati e domandandomi come me la sarei cavata senza il supporto di mio fratello. Mio padre, per quanto amorevole, era una presenza che andava e veniva nella mia vita; con mia madre s'altalenava un rapporto d'amore/odio ... No, l'unica costante s'era sempre rivelato Menma ... Mi ripromisi in futuro di comportarmi meno scorbuticamente con lui.

Con questa risoluzione m'alzai, dirigendomi verso il bagno.

Aprii il rubinetto dell'acqua fredda, accingendomi a pulire via dal viso i rimasugli delle lacrime e di quel poco di mascara che avevo applicato sulle ciglia, avendomi trasformato il previo pianto in una brutta copia di Pierrot. Sennonché la mia attenzione si concentrò su di una macchia rossa stagliatasi sul bianco del lavandino. Ne seguì presto un'altra. E un'altra ancora. Interdetta, le sfiorai coll'indice, percependo subitaneamente una vischiosa umidità bagnarmi il labbro superiore. Vi passai titubante la lingua, le cui papille gustative vennero punte da un famigliare sapore ferroso.

Sangue.

Levai bruscamente il capo, studiandomi affannosamente allo specchio: un pingue rivoletto di sangue mi stava colando dal naso, sorpassando e aggirando il gibboso ostacolo della bocca, per scivolare in lente gocce dal mio mento.

Come galvanizzata, unii le mani a coppa e mi nettai la parte inferiore del volto, sfregando alacremente onde rimuovere la benché minima traccia di quella copiosa epistassi. Ben presto il lavabo da bianco divenne scarlatto, aumentando la mia frustrazione e vanificando i miei tentativi di contenere quello sfogo nervoso, che fin da piccola mi aveva tormentato ogniqualvolta mi trovassi particolarmente sottopressione. Viso, polsi, lavandino, il sangue macchiava dappertutto e non voleva scomparire.

"Vai via ... Che diamine, vai via ...", ringhiai, passando piccata la mano sulla ceramica imbrattata. "Vai via ..."

"Ti piacerebbe, vero?"

I capelli sulla mia nuca si rizzarono.

Dietro alle mie spalle, il Mizuko mi sorrideva malevolo allo specchio. "Avanti, rispondi: ti piacerebbe, vero?"

Mi voltai di scatto, pronta ad affrontare quel maledetto bambino una volta per tutte. Tanta era la mia afflizione e rabbia per quanto accadutomi quella mattina, che non m'importava oramai di niente.

Rimasi basita: quel dannato era sparito!

Ma dove ...?

Quand'ecco, che mi ritrovai improvvisamente scaraventata verso il muro e, nella fretta di porre avanti le mani onde mitigare l'impatto, persi l'equilibrio, cadendo bocconi per terra.

"Che triste, quando vieni rifiutato da chi ti ama. Dico il vero, Naru-tan?", mi provocò il Mizuko, i cui piedi si confondevano con l'acqua raccolta dal lavabo, mentre quella dal rubinetto s'aggiungeva, aumentandone pericolosamente il livello fino a farlo lentamente strabordare.

"Non ti ho abortito! Quindi lasciami in pace!", gli intimai, stufa marcia di sorbirmi quelle sue sentenze sibilline. Mi posi traballando in piedi; purtroppo, il bambino dal mantello blu m'anticipò, dandomi un calcio proprio all'addome.

Ansimai di dolore, stramazzando per terra di schiena.

Subito, quelle piccole mani gelide s'avvinghiarono al mio collo, premendo con forza assassina. Le gocce colanti dal suo cappuccio blu mi bagnavano il viso in un lento stillicidio.

"Tu mi ordini di lasciarti in pace? Io non lascerò mai questa casa, Naru-tan, mai, finché non mi accetterete!", sibilò, applicando maggiore pressione sulla mia povera gola.

Mi uccide! , cogitò la mia mente presa dal panico, mentre la vista mi si offuscava per la mancanza di ossigeno. Vuole ammazzare me e il piccino!

"Che ci fai tu qui?"

No!

"Mi lasci passare!"

Non voglio!

"Come ti permetti?! Questa è una violazione di domicilio!"

Mio figlio deve vivere!

"Kushina, che accidenti sta succedendo?"

Mio figlio deve vivere!

"Minato-shi, per cortesia, mi faccia parlare con Naruko!"

DEVE VIVERE!!

Appellandomi alle mie ultime energie rimaste, coordinai un pugno trasverso in faccia al Mizuko, colpendolo proprio col polso ornato dal braccialetto di Sasuke, sperando che gli spigoli dell'accessorio provocassero maggior dolore a quel disgraziato d'un bambino.

Inaspettatamente, funzionò: neanche l'avessero ustionato col ferro incandescente, il Mizuko strillò alla stregua d'un porco sgozzato, indietreggiando e tenendosi la fronte ferita. Senza concedergli il tempo di riprendersi scattai in piedi e corsi fuori dal bagno, ma sfortunatamente quel maledetto m'afferrò per il maglione, strattonando violentemente onde trattenermi. M'aggrappai allo stipite della porta, tirando con la forza della disperazione, fino a strapparmi un pezzo dell'indumento, il cui sinistro rumore segnò la definitiva separazione tra me e il Mizuko, il quale scomparve con un grido rabbioso nel pavimento, mimetizzandosi con la pozza d'acqua sorta per colpa del rubinetto aperto.

Quanto a me, finii sbilanciata in avanti e con tale velocità da non avere neanche il tempo di puntare i piedi e fermarmi. Riuscii soltanto a girarmi, giusto per vedere mio padre correre angosciato verso di me, stendendo il braccio per afferrarmi. Mancò di qualche centimetro la mia mano.

Capii all'ultimo momento che mi trovavo sul bordo delle scale, pronta a scendervi ruzzolando fino al pianterreno.

Era finita.

Per il mio bambino era finita. Non sarebbe sopravvissuto a questa caduta.

Il Mizuko aveva vinto.

Chiusi gli occhi, preparandomi alla dolorosa collisione.

Nel buio della paura più nera, udii grida, un tonfo, un sofferente gemito,  passi concitati e soprattutto due forti braccia che, serrandomi fino a soffocarmi, avevano attenuato l'urto per me.

Dopodiché, tra quel marasma di suoni, distinsi con chiarezza la prepotente sirena dell'ambulanza.

Infine, non seppi più nulla.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Next chapter, the end ...

 

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In un momento d'estrema pigrizia mentale e creativa, Hoel era quasi tentata di porre la parola fine durante l'incontro con Naruko e Sasuke al parco. "Massì, facciamo che si chiariscono e poi baci, baci, un po' di fluff e caliamo il sipario." Dopodiché, la vostra fedelissima si mise a ridere sadicamente: "Seeee, col cavolo! Devono soffrire! Muhahhahah!!" E così vi toccherà sorbirvi un altro capitolo per sapere come finirà tra Isso, Essa e il Pupo più un secondo per la conclusione di tutta la storia! La quale, devo ammettere, dopo lo confusione iniziale è davvero scivolata via! Manco ci credo che stia per finire! XD

Se in questo capitolo avete avuto l'impressione che Naruko abbia avuto atteggiamenti da schizzoide drama queen, beh, sappiate che così un po' lo sono i giapponesi. Guardando certi film, sono rimasta davvero spiazzata da alcuni loro gesti che manco nelle tragedie shakespeariane s'era arrivati a simili livelli di melodrammaticità. Come ad esempio di donne che ricattano gli ex col suicidio. Eppoi, ammettiamolo: la povera Naruko è capitata in una situazione più grande di lei e non sa come uscirne, senza commettere un errore dietro l'altro. Direte che è un'immatura e lo è, che colpa ne ha? Avessimo tutte le risposte della vita a ventun anni! XD La sua situazione famigliare, poi, non l'aiuta di certo, anzi, la rende doppiamente insicura e bisognosa di sostegno, che tuttavia teme di chiedere per non essere rifiutata e soprattutto giudicata. La mia non è una giustificazione del personaggio, anzi!, a me piace descrivere apposta di personaggi sbagliati, grigi, umani e se riesco a scatenare reazioni e dibattiti su di loro, meglio! ^^

Comunque, ho finalmente realizzato il mio sogno segreto di descrivere una scazzottata tra donne ... Solo perché Fugaku è un nato incazzato, non significa che Mikoto sia sempre la cara moglie angelica e comprensiva, dolce, cara, buona e farina farosti ...

 Detto questo, non ci resta che attendere gli ultimi due aggiornamenti, no?

Spero che il capitolo vi sia piaciuto! Alla prossima, ciao!





  
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