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Autore: Babo    14/03/2015    2 recensioni
"Allora non vuoi capire, Zane? Tutto quello che hai fatto fin'ora si ricollega a questo momento. Il tuo passato, il presente che stai vivendo e il futuro che verrà, tutto è legato indissolubilmente a questo evento. Sin da quando sei nato, il tuo destino era già collegato a questo giorno. Tu sei nato per questo momento! Il resto non conta. Era scritto che così doveva andare, e così infatti accade. In questo preciso istante, tutta la tua storia e la tua vita si riassume, si riavvolge. Perciò, ti invito a non abbandonare la speranza! Lei è l'ultima a dover morire!"
Saaaalve a tutti XD eccomi con questa pseudo-prima fanfic. Ne avevo già scritta un'altra, ma visto che non ne ero convinto, mi sono cimentato in questa seconda, che spero vivamente sia migliore dell'altra. Ma prendete le mia parole con le pinze, è comunque la prima volta che mi cimento in questo genere di scrittura, abbiate fede ma soprattutto clemenza XD Comunque sia, vi auguro buona lettura, spero che questo crossover sia di vostro gradimento :)
P.S: i vari universi che ho usato sono saranno tutti elencati nell'introduzione.
Genere: Avventura, Azione, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Crack Pairing | Personaggi: Un po' tutti
Note: Cross-over | Avvertimenti: Spoiler! | Contesto: Dopo la serie
Capitoli:
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KING KURAMA: ti ringrazio anticipatamente per le tue recensioni alla mia storia XD mi fa piacere che venga apprezzata, ti ringrazio davvero tanto. Per ora devo deluderti, ahime non si tratta di Dragonball :( 
Per ora Dragonball rimane escluso dai giochi, semplicemente per una scelta riguardante la potenza e i livelli combattenti altament superiori dei personaggi di Dragonball rispetto agli altri. Comunque sia non si tratta di Amaterasu, tranquillo che verrà tutto spiegato nei capitoli successivi.

P.S: Comunque ti ringrazio anche per la correzione dei nomi XD a volte vado in confusione con i nomi inglesi e giapponesi



CAPITOLO 6: 


"SARGERAS!"



Era praticamente tutto buio. L'unica luce che entrava nella stanza era dallo spiraglio della porta semi-aperta e da una piccola rientranza nella parete.
L'unica forma di vita nella stanza era un ragazzo legato ad una sedia. La testa bassa e penzolante, le braccia legate dietro la schiena. Indossava solamente dei pantaloni marroncini completamente stracciati. Gocce di sangue cadevano sul pavimento dal suo volto, mentre striscie di rosso solcavano il suo addome e la sua schiena. Il respiro era affannoso e molte volte era costretto ad inspirare con la bocca. In un primo momento sembrava addormentato, o forse svenuto, molto più probabile, ma venne svegliato all'improvviso da alcuni rumori che provenivano al di fuori della stanza.
Ci volle molto tempo prima che il ragazzo riuscì a mettere a fuoco il luogo in cui si trovava. La vista era annebbiata a causa della stanchezza e delle numerose ferite. Quando alzò la testa, per poco non gli venne un mancamento. Tentò in un primo momento di liberare le gambe, ma si accorse che erano legate alla sedia, e se le agitava troppo, rischiava di cadere con il suo appoggio. Anche le mani erano ben legate. Quando si guardò intorno, notò solamente un tavolo, un armadio, qualche sedia ed un giaciglio di paglia. Niente di più.
Fu proprio in quel momento che si ricordò di tutto. Della battaglia, degli avversari contro cui si era battuto. Non sapeva se essere triste oppure felice. Da una parte era riuscito a far scappare Ventus, visto che non percepiva alcuna energia di altri Keyblade, eccetto il suo, nascosto chissà dove. Dall'altra però era uscito sconfitto da quella battaglia. Non si aspettava di certo che quel ninja potesse raggiungere livelli così alti. Lo aveva certamente sottovalutato...

"Kahahaha, non credere che quel pivello possa sfuggire ad Itachi! Sai, visto che ormai siamo arrivati al capolinea credo sia ora di mostrarti le mie reali capacità!".
Terra era completamente sfinito. L'erigere quella barriera gli era costato un dispendio altissimo di energia e anche il Keyblade era rimasto praticamente a secco.
L'unica cosa in cui sperava era che Ventus riuscisse in qualche modo a sfuggire a quell'Uchiha. Quando lo ebbe visto tramutarsi in corvi, la paura prese il posto dello stupore. Se poteva usare una tecnica di trasporto così insidiosa, Ventus aveva pochissime speranze di potergli sfuggire, nonostante la sua velocità. La barriera di terra, a quel punto, serviva a ben poco.

Cercò di non pensarci troppo ma di concentrarsi principalmente sullo scontro. Ora toccava a lui mettersi in salvo. E non sembrava troppo semplice. A ogni minuto che passava il potere di quel Kisame aumentava a vista d'occhio. Senza contare che ogni volta che veniva anche solamentee sfiorato da quella spada, perdeva una parte della sua energia. Doveva cercare di mettere fuori usa quella "cosa", prima di tutto.
"Credi davvero che questo mi spaventi? Mi dispiace dirtelo, ma non ho tempo da perdere con un pesce puzzolente come te! Distruggerò quella spada e poi sarà il tuo turno!", esclamò Terra, scagliandosi d'improvviso contro lo spadaccino.
"Distruggere questa spada...Come se tu ne fossi in grado", rispose Kisame, a bassa voce. Senza nemmeno avere il tempo di proteggersi, Terra venne colpito da una sferzata d'aria, che lo costrinse ad interrompere l'attacco e ad indietreggiare di qualche metro.
"Ma cosa diav...", quello che vide davanti ai suoi occhi gli recise la frase in bocca.
La Samehada era scomparsa e Kisame aveva subito una trasformazione che lo mutò in una creatura ancor più mostruosa della sua spada.
Il corpo era di un grigio molto chiaro, più piazzato di prima. Una lunga coda robusta che agitava rabbioso. Una pinna caudale sul dorso e altre due pinne che partivano dai gomiti. Denti aguzzi di un bianco luminoso. Piedi e mani palmati. E striature nere lungo tutto il corpo. Infine occhietti gialli, da predatore. 
Terra fu scosso da tremiti. Non soltanto era terribile alla vista, ma emanava un'energia a dir poco spaventosa. Era talmente sotto schock che non riusciva nemmeno ad aprire bocca. Fu lo stesso Kisame a rispondere alle domande che vedeva negli occhi del suo avversario.
"Sorpreso, vero? O forse dovrei dire, terrorizzato, no? Kahahahah fa questo effetto a chiunque! La mia ultima trasformazione. Io, che mi fondo direttamente con la Samehada, acquisendo i suoi poteri e la sua potenza distruttiva!".
Fusione con la propria spada? Era come se Terra si fondesse con il Keyblade, aggiungendo ai suoi poteri, le magie della chiave. Poteva esistere una tecnica simile?
"Water Union la chiamo io. La Fusione Acquatica. Sorprendente, vero?". Kisame si avvicinò lentamente a Terra, il quale era ancora immobile dallo spavento. Poteva davvero competere con una potenza simile?
"Beh, mi piacerebbe continuare a divertirmi con te, ma ho delle questione della massima priorità che devo ancora risolvere, credo sia venuto il momento di concludere qui", concluse Kisame, sparendo dalla vista di Terra. Il ragazzo non fece nemmeno in tempo ad accorgersi della sparizione che un dolore lancinante lo colpì alla schiena costringendolo ad accasciarsi a terra.
L'ultima cosa che vide prima di perdere i sensi erano le fauci di Kisame che si avventavano su di lui, come tra uno squalo e la sua preda...


Il ricordo di quel mostro fece rabbrividire ancora una volta il corpo di Terra che per diversi minuti fu scosso dai tremiti. Quel Kisame possedeva un potere di gran lunga più grande del suo. Poteva benissimo essere superiore alla forza di un Capitano della base. E non era nemmeno il più forte. Se era davvero così, la situazione per l'Energy poteva diventare ancora più complicata...

I pensieri, e relativi tremori del ragazzo, vennero interrotti da un parlottare sotto voce che proveniva al di fuori della stanza. Riusciva a distinguere in tutto tre voci, una delle quali era sicuramente femminile.
I dubbi su chi fossero vennero immediatamente risolti, quando le tre figure entrarono nella sua stanza. Da quella poca luce che entrò insieme a loro, riuscì a focalizzare meglio i suoi aguzzini. Portavano, come era immaginabile, le tuniche indossate da Kisame e dall'Uchiha, con le classiche nuvolette rosse e bianche su sfondo nero. Una di loro era ricoperta anche da un cappuccio, perciò non riuscì a distinguerne i lineamenti, anche se era sicuro fosse un uomo. Il secondo ragazzo del trio aveva dei capelli corti a zazzera, di colore arancione, con degli strani occhi di colore viola e quelli che sembravano dei piercing sul volto. Mentre la terza era, come prevedibile, una donna. Era più bassa dei suoi compagni, aveva dei capelli di un blu scuro, molto simili a quelli di Aqua. Uno strano fermacapelli del medesimo colore, che sembrava fosse fatto di carta. Reggeva una brocca d'acqua ricolma.
Per quanto odiasse quei tipi per la sua prigionia, benedì quella brocca d'acqua. Aveva le labbra secche e molte ferite erano ancora sporche di sangue.
"Non credi di aver esagerato, Kakuzu? Era già in condizioni critiche quando Kisame lo ha portato qui. Non c'era bisogno di esagerare", disse il ragazzo dai capelli arancioni.
L'incappucciato di fianco a lui mormorò qualcosa sottovoce, che a Terra sembravano delle scuse dette alla bell'e meglio. 
"Almeno sei riuscito ad acquisire qualche informazione?", fu la seconda domanda del ragazzo.
"No. E' più resistente del previsto". A questa risposta, Terra non seppe se esserne felice o disperarsi. Non era certo facile strappargli delle informazioni sull'Energy, ma questo voleva dire ulteriori torture.
"Non a caso è uno dei migliori guerrieri dell'Energy. C'era da aspettarselo". Lo stesso ragazzo si rivolse poi alla donna.
"Konan, cerca al meglio di ripulirgli le ferite. Poi Kakuzu le suturerà. Non deve assolutamente morire prima del loro arrivo", spiegò molto pacatamente.
Quando l'acqua toccò le ferite ancora aperte, per poco non lanciò delle grida di dolore. Erano molto profonde, ed aveva perso molto sangue. Pregò vivamente che dell'acqua potesse bastare. Anche se fortunatamente il tocco della donna era molto leggero e piacevole, il che allievò in parte il dolore.
"Appena hai finito, raggiungici fuori dalla stanza. Kakuzu entrerà per le operazioni finali. Vedi di non metterci troppo". A quelle parole, i due uomini lasciarono la stanza, mentre la donna rimase ancora un pò per pulire le ferite di Terra. 

Passò qualche minuto, prima che la sua "guaritrice" pronunciasse le prime parole, che ruppero il silenzio tombale nella stanza.
"Mi dispiace per quello che ti hanno fatto Kisame e Kakuzu. Non era questo il nostro obbiettivo. E' evidente che hanno esagerato".
Terra lanciò una risata quasi ironica, che lo fece tossire per qualche secondo.
"Ti dispiace? Come se potessi credere alle scuse di una compagna di quegli assassini. Ma non farmi ridere!". Le parole di Terra erano piene di odio. Lo avevano ridotto peggio di uno straccio.
"Noi non siamo assassini. Solamente perchè ti abbiamo reso prigionero, non significa che vogliamo ucciderti", replicò la donna, guardandolo negli occhi.
"Non volete uccidermi, ma sicuramente il vostro obbiettivo è strapparmi informazioni riguardo l'Energy. Solamente dopo avrete la possibilità di uccidermi. Ormai so come funziona".
"In guerra tutto è possibile. Ma ti sbagli su una cosa. Noi non vogliamo affatto ucciderti. Noi non siamo come l'Organizzazione XIII. Credo che tu ormai lo abbia capito di tuo. Altrimenti non cureremmo nemmeno le tue ferite.". Le frasi pronunciate da Konan sembravano velate dalla tristezza. Non lo stava sicuramente prendendo in giro.
"E allora cosa centrate con l'Organizzazione e Xemnas? Cosa vi ha portato ad unirvi a lui...Pensate che dopo aver distrutto l'Energy vi lascerà liberi? Distruggerà anche voi...", rispose Terra, laconico.
"Io non posso dirti nulla di più al riguardo. Capirai tutto il prima possibile...Comunque preparati, Kakuzu non è gentile e disponibile a parlare come me. Ti prego soltanto di resistere ancora un pò...", a quella parole, Terra rimase imbambolato. Ma cosa diavolo voleva dire quella donna? Quelle poche frasi che aveva pronunciato gli avevano messo in testa solamente confusione e dubbi. 
Konan fece per uscire dalla stanza, non prima di aver gettato un'ultima occhiata al ragazzo.
"Ah, il tuo amico. Itachi non è riuscito a catturarlo. E' riuscito a fuggire". Detto questo varcò la soglia, accompagnata dell'entrata nel medesimo istante dell'uomo incappucciato.
"Finalmente una buona notizia...", pensò tra se, Terra, prima che la porta si chiudesse con un tonfo.

"Gli hai detto del suo compagno...E forse ti sei lasciata trasportare un po troppo dalla pietà", disse, curioso, il ragazzo dai capelli arancioni.
Konan sospirò.
"Era il massimo che potessi fare, dopo che Kisame e Kakuzu lo hano ridotto in quelle condizioni. Almeno avrebbe ricevuto una buona notizia, in mezzo a tutto quel dolore. Inoltre, mi sembrava giusto ricordargli che noi non SIAMO l'organizzazione XIII. I nostri metodi sono differenti", rispose, accennando anche alle urla che provenivano dalla stanza del prigioniero.
"Sì, forse hai ragione. Anche se conosciamo benissimo i metodi antiquati di Kakuzu. Comunque sia", ed iniziò a scendere le scale poco distanti dalla stanza, seguito a ruota dalla donna, "tra poco saranno qui. Vai a chiamare tutti gli altri e digli di stare pronti. Anche se sono nostri alleati, non dobbiamo assolutamente abbassare la guardia. Quelli sono capaci di tutto...", e detto questo sparirono nell'oscurità del corridoio alla fine delle scale, mentre le urla di Terra inondavano ancora e ancora quel luogo...

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Il sole stava sorgendo. Le ultime ore notturne stavano lasciando il posto alle prime luci del giorno, mentre la Base dell'Energy veniva illuminata sempre di più.
Nonostante le prime ore di giorno, si potevano sentire i primi rumori di risveglio della base.
Leon, Cloud, Cecil e Light erano radunati davanti ai cancelli principali, mentre preparavano le loro ultime vettovaglie per la partenza. Insieme a loro vi erano Zane ed Aqua, aggrappata al braccio del ragazzo. Il loro obbiettivo era tenere nascosta la loro relazione, ma a causa di un certo Locke di loro conoscenza, nel giro di una sola giornata, tutta la base ne era venuta a conoscenza, a dispetto di Locke, che subì le pesanti ire di Aqua. 
Ovviamente, Zane, mai si sarebbe perso la partenza di Cloude e Leon, non quando i sentimenti che li legavano eran così forti.
Tutti sapevano di quanto fosse ardua la missione che si accingevano a compiere. Sapevano benissimo della forza dei loro avversari e della pericolosità delle loro tecniche ninja. Ventus ne era una prova. Ma si erano ripromessi di riportare a casa sano e salvo Terra. Non potevano certo deludere la base. Dopotutto, loro quattro erano la squadra Zeta. Solo loro avevano le capacità di uscire indenni da questa pericolosa missione.
Fu proprio Cecil il primo a cui Zane dedicò il suo saluto. Nonostante i due non avessero condiviso molto tempo insieme, erano comunque compagni e il rispetto reciproco se l'erano guadagnato entrambi. I due si strinsero il braccio, com'erano soliti fare tra commilitoni di alto grado.
"Mi raccomando Zane, non fare pazzie in nostra assenza", disse Cecil, col sorriso stampato in faccia. Zane si grattò la testa e la girò da un lato, ed iniziando a fischiettare.
"Sai che non posso garantirtelo", rispose  quest'ultimo, con una linguaccia in direzione del compagno.
Poi strinse di più il braccio di Cecil.
"Va bene, ma tu vedi di prenderti cura di queste due teste calde", rispose, indicando Cloud e Leon, che nel frattempo stavano salutando Aqua, con un abbraccio fraterno. Cecil annuì e guardò convinto Zane. Poteva stare tranquillo, erano in buone mani. Cecil era stato da poco nominato capitano di una delle squadre e membro della squadra Zeta, ma era sicuramente uno tra i  guerrieri più forti di tutta la base.
Dopo averlo salutato, fu il primo a varcare il cancello principale, in attesa dei compagni.
Fu poi il turno di Leon. Tra tutti i membri delle squadre, erano quelli che si conoscevano da più tempo e a loro non servivano nemmeno le parole per salutarsi. Uno sguardo bastava ad entrambi. Uno sguardo carico di sentimenti e di emozioni. Uno sguardo intrecciato con la promessa di ritornare, un giorno, e di rivivere quelle avventure che avevano condiviso per tutto quel tempo.
A quel punto si avvicinò Cloud, che, invece di salutarlo come avevano fatto gli altri due, lo prese in disparte, mentre Aqua abbracciava, ricolma di lacrime, Light e Leon raggiungeva Cecil.
"Zane, ti raccomando di non esagerare, in nostra assenza. Non strafare e non esporti a troppi rischi. Contieniti nei tuoi limiti. E tieni d'occhio quella "cosa" che hai dentro di te. So benissimo cosa significa condividere la propria esistenza con un'entità di pura malvagità...", disse Cloud, con la voce incrinata. Sì, Zane sapeva benissimo cosa aveva dovuto sopportare Cloud, e cosa ancora deve sopportare. Nessuno meglio di lui conosceva quel tipo di "prigionia". Stavolta abbracciò il compagno, anche lui sovrastato dalle emozioni. 
Quando si staccarono, Cloud lo guardò con un sorriso.
"Forza e coraggio. Vedrai che ci rivedremo. Questo non è un addio, dopotutto", e raggiunse Leon e Cecil al cancello.
L'ultima che saluto fu Light, che Zane conosceva da un bel pò di tempo.
"Penso che te lo abbiano già detto quei tre babbei", disse, indicando i tre compagni, "ma vedi di non esagerare. Il potere che ti porti dentro è davvero grande. Sarebbe un disastro se esplodesse. Stai attento", e detto questo si gettò tra le braccia di Zane, forse con una forza che ad Aqua non piaque affatto. Anzi, rimase tra le braccia di Zane qualche attimo di troppo, prima che la ragazza dai capelli azzurri tossì un paio di volte, giusto per far capire che lei era ancora presente. 
Light si staccò d'improvviso e si lisciò i capelli, rossa in volto, lanciando un ultimo saluto ai due. 

Quando raggiunse di corsa i tre, il portale era quasi aperto. Lanciarono un'ultimo sguardo ai due, davanti alle porte della base.
"Sei sicura, di andartene così, Light?", disse Leon, rivolto alla ragazza.
"Sì. Dopotutto, io non ho diritti verso di lui...", rispose la rosata. Leon la guardò dubbioso.
"Ma lui non ti piac...", non finì la frase che venne interrotto da una mano di Light che chiuse le sue labbra.
"Sì. Ma ora ha Aqua. Ha trovato una felicità che da tempo non vedevo. Dopo tutto quel dolore, non potrei rovinare ad entrambi questo momento. Aqua ha sofferto tanto. Non posso negarli questa gioia". A questa frase, gettò un ultima occhiata, veloce, al ragazzo dai capelli neri, prima di attraversare per prima il portale. Fu seguita senza indugio da Cecil, mentre gli ultimi furono Leon e Cloud.
"Stava piangendo...", disse Leon, rivolto all'amico. Il quale annuì. Se n'era accorto anche lui.
"Forse sarebbe stato meglio che dicesse la verità ad entrambi. Dopotutto, non li rivedremo mai più...", rispose Cloud.
Lo sguardo triste che lanciarono alla base fu impercettibile. Quando attraversarono il portale, questo esplose di una luce luminosissima, rischiarando per qualche secondo l'ingresso della base...


Zane tirò un lungo sospiro, mentre Aqua gli prese la mano.
"Sei triste, Zane?", chiese al ragazzo, vedendolo con lo sguardo fisso dove fino a poco tempo fa vi erano i quattro ragazzi. Quest'ultimo si girò verso di lei, baciandola sulla fronte.
"No. Perchè so che torneranno. E che potrò riabbracciarli. Ne sono sicuro", rispose, fissando con un sorriso il sole, abbracciato alla ragazza, mentre ques'ultimo iniziava a dominare l'orizzonte del cielo.


"Credi che avremmo delle possibilità contro Xemnas, senza la presenza di quei quattro?", chiese la donna a Mustang, mentre entrambi osservavano i quattro membri della squadra Zeta sparire davanti ai cancelli, attraverso le luminose finestre della base.
"Forse sì. Dopotutto non avevo altra scelta se non inviare loro a recuperare Terra. Spero soltanto che questo basti. L'organizzazione Alba è molto forte e sottovalutarla sarebbe un grave errore. Già a Terra e Ventus dissi di prestare molta attenzione a a quei loschi individui, nonostante ricevetti notizie riguardanti la fine dell'organizzazione Alba dallo stess Hokage. Comunque, per rispondere meglio alla tua domanda", si fermò per qualche secondo, giusto per concentrare il suo sguardo a Zane ed Aqua, "con la partenza delle altre squadre nella giornata di domani, dobbiamo riporre tutta la nostra fiducia in Zane e nelle sue capacità di recupero".
"Quindi dobbiamo subito iniziare gli allenamenti?", chiese ancora la donna, con immenso stupore.
"Sì. Come minimo abbiamo una, due, massimo tre settimane prima che Xemnas attacchi. Dobbiamo iniziare al più presto", poi si rivolse direttamente alla sua interlocutrice.
"Contatta immediatamente il secondo generale. Ed andate immediatamente a chiamare "lei".  Ci vorrà del tempo prima che riesca a raggiungere la nostra base. Abbiamo bisogno che Zane ritrovi al più presto i suoi poteri. E soprattutto che impari al più presto "quella" magia", detto questo, la ragazza, che ora si poteva inquadrare meglio, portava lunghi capelli blu, annuì e si recò nella direzione opposta a quella di Mustang, mentre ques'ultimo, con estrema calma, osservava Zane e Aqua rientrare alla base, con un sospiro.

"Zaaaaaaaaneeeeeee!! Aquaaaaaaaaaaa!". Locke correva a perdifiato verso i due ragazzi, appena rientrati dal portone principale.
Ebbero due reazioni differenti. Zane si stupì di vederlo correre in quel modo urlando i loro nomi a tutta la base. Mentre ad Aqua spuntò qualche vena sul collo. Non aveva ancora mandato giù il fatto che Locke avesse fatto la spia. Fortunatamente, per Locke soprattutto, Zane le prese la mano, il che la tranquillizzò.
"Ragazzi, vi stavo cercando per tutta la base!".
"Davvero? E' successo qualcosa?", chiese Zane, molto curioso.
"Beh, nulla di spiacevole, volevo solamente informarvi che il Colonnello ha organizzato una festa stasera, e ci teneva che ne foste informati anche voi", spiegò Locke, tra un fiatone e l'altro.
"Una festa? E per cosa sarebbe?", fu la volta di Aqua, che sbollì, in parte, la rabbia.
"Oh beh, visto che domani sarà giorno di partenza anche per le altre squadre, il Colonnello ha deciso di organizzare questo "banchetto" tra tutti i membri delle squadre, giusto per tenere alto lo spirito". Ad ogni parola, gesticolava con le braccia.
 Ad Aqua brillarono gli occhi. Le piacevano questo tipo di feste.
"Mi sembra un ottima idea. E' comunque tipico di Mustang. Puoi riferigli che ci siamo sicuramente", rispose Zane, anche lui col sorriso sulle labbra. Venne corrisposto da Locke, che partì a razzo, diretto nelle stanze del Colonnello. 
Dopo quella notizia, anche Aqua e Zane si salutarono con un bacio, e mentre una era diretta in infermeria, a trovare Ventus, Zane decise di coricarsi qualche ora, visto che quella notte aveva dormito ben poco. 
Da quando si era risvegliato, e Sargeras si era manifestato come un'entità all'interno del suo corpo, gli incubi ritornavano di continuo. Non erano molti. Ma era sempre lo stesso incubo. Occhi rossi che lo fissavano. In qualsiasi situazione si trovasse, qualsiasi persona guardasse, vedeva sempre quei dannati occhi rossi che sembravano divorarlo con quel colore rosso sangue. A volte si risvegliava nella sua stanza completamente ricoperto di sudore.
Da quel che ricordava, questi incubi, prima del suo incidente, non li aveva mai. Erano iniziati con la comparsa di quel demone dentro di lui.
L'unica nota positiva era che i dolori alla schiena erano completamente scomparsi, anche se quel tatuaggio ogni tanto continuava a pulsare, facendolo sentire sempre meglio. Probabilmente aveva qualche potere curativo o altro . Non seppe dirlo con certezza.
Adesso l'unica cosa su cui doveva concentrarsi era la battaglia imminente contro Xemnas. Avevano tutti una gran fiducia in lui. E spettava a lui e soltanto lui non tradirla. Doveva farcela, per il bene dei suoi compagni, di Leon, Cloud e Aqua. Non doveva assolutamente fallire...

Non aveva molta scelta sui vestiti. Per questo optò per i suoi soliti Jeans blu, la maglietta a mezze maniche, accollata, di colore nero e la collanina d'oro, che aveva ricevuto in regalo da Aqua il giorno prima.
La cena si sarebbe tenuta sul terrazzo della base, che per l'occasione era stato decorato con striscioni e cartelli dipinti con gli emblemi dell'Energy e delle squadre.
Gli unici partecipanti erano i membri delle squadre, con l'aggiunta dei fratelli Elrich, che, vista anche la relazione col Colonnello, erano stati ammessi. 
Come al suo solito, arrivò lì con mezz'ora di anticipio, e si stupì di vedere che oltre a lui, l'unico arrivato era proprio il Colonnello, che vide appoggiato alla ringhiera della terrazza.
"Yo, non pensavo che arrivassi con un anticipo del genere. Di solito ti fai aspettare anche per ore", disse Zane, non appena varcò la soglia della terrazza.
"Invece tu non sei cambiato nemmeno in questo. Arrivi sempre con un anticipo anche di ore. Almeno in questo frangente non sei cambiato", rispose Mustang, facendo ridere entrambi, mentre Zane lo raggiunse alla ringhiera.
"Inoltre, ho saputo che ti sei dato da fare anche con le ragazze...E bravo il nostro Dongiovanni!!", a quella parole, Zane arrossì, e stavolta, maledì anche lui quella boccaccia di Locke.
"Beh, era anche ora. Quella ragazza ti veniva dietro già da un bel pò!" continuò sena freni, Mustang. Zane annuì. Sapeva benissimo dei sentimenti che provava Aqua, e anche di tutto il tempo in cui li ha provati. 
Passarono qualche minuto di silenzio, ad osservare la luna che iniziava il su solito ciclo, in sostituzione del sole.
"Senti, Mustang, posso farti una domanda?", chiese, guardando negli occhi l'amico. Il quale non rispose allo sguardo, ma solamente fece un cenno col capo.
Zane ci mise qualche secondo a formularla.
"Da dove vengono Xemnas e l'organizzazione? Perchè sono qui?". Il Colonnello non si aspettava di certo una domanda del genere. Per questo non trovò, in un primo momento, una risposta adeguata.
"Sai, ci ho pensato parecchio dal mio risveglio. Anche prima dell'incidente, non ne sapevo nulla. O meglio, nessuno di noi sapeva nulla. Sono comparsi tutto ad un tratto. Per questo, pensavo che almeno tu conoscessi la risposta", continuò Zane, senza aspettare la risposta di Mustang. Che arrivò dopo qualche secondo di ulteriore incertezza.
"Beh, questo è qualcosa che ancora non conosciamo. Noi combattiamo contro Xemnas per difendere questo mondo. Credo che il conoscere il loro luogo di nascita sia irrilevante per noi. C'è chi dice che siano nati dall'oscurità che albergava nel mondo centrale.", spiegò Mustang, guardando la luna piena. Era davvero luminosa.
"Beh, secondo i libri della biblioteca della base, si dice che siano originari di una spaccatura della Galassia Gamma. O che siano diretti discendenti degli Akaviri", rispose Zane.
"Secondo i libri? Sarebbe meglio dire "il libro", non è vero, Zane?". Mustang lo guardò dritto negli occhi.
"Esiste un solo libro nella biblioteca che accenna a questo evento. Gli altri sono solo spazzatura, copiazzature belle e buone per riscuotere successo. Tuttavia non rimembro il nome di quel libro".
"Mi pare si chiamasse "La Guerra Dei Divini", o qualcosa del genere. Avevo molta voglia di leggerlo, così una mattinata sono andato in biblioteca e me lo sono letto tutto", rispose Zane, ad un Mustang sempre più incerto.
"Beh, credo che tu abbia buttato via il tuo tempo, mio caro Zane". Il ragazzo lo guardò dubbioso.
"Non esiste alcun libro in grado di dare una storia della galassia e delle sue origini". Poi continuò a guardare la luna.
"Dopotutto, non esiste qualcuno che abbia vissuto abbastanza da poter raccontare migliaia di anni di storia", continuò Mustang.
"Beh, ma probabilmente non è stata opera di un solo scrittore. Magari diversi scrittori hanno scritto diverse opere e qualcuno, in seguito le ha raggruppate", intervenne Zane, anche lui fissando la luna.
"Può anche essere così. Ma ora ti rivolgo una domanda: quel libro è stato scritto con una minuziosità unica. Il che significa che lo scrittore consceva pienamente dialoghi ed eventi nel minimo dettaglio. Credi sia possibile una cosa del genere?", chiese Mustang, con una punta di ironia nella voce. Zane non seppe rispondere a quelle parole. Passarono altri minuti di silenzio, prima che Mustang continuò.
"Devi sapere che quei libri sono tutta invenzione. Puri miti che servono a dare una "illusione", una prova credibile a ciò che noi non sappiamo. Una prova a cui solamente solo gli stolti credono", e guardò con la coda dell'occhio l'amico, cercando di intravederne qualche reazione. Zane rimasse impassibile a fissare la luna, perciò Mustang riprese da dove aveva interrotto.
"La storia è qualcosa di soggettivo. Ciascuno di la inquadra con un punto di vista diverso. L'unico merito che si dà a quel libro è di avere, lungo tutto il suo percorso, un punto di vista singolo. Come se fosse stato scritto da una sola persona. Ecco quanto. Quel libro è solamente una "spazzatura più pulita" rispetto agli altri", concluse Mustang, tirando un lungo sospiro.
"Quindi non credi all'esistenza dei Titani? A quella degli Akaviri? O anche ai soli Shinigami?".
"Devo porti altre domande per rigirare il discorso? Nel libro vengono citate delle città degli Akaviri, eppure, fino ad ora, nemmeno con le nostre tecnologie siamo riusciti a trovare anche solo un resto che testimoniasse che siano realmente esistiti. Quindi perchè credergli?", chiese, sempre ironico.
"Beh, forse su questo hai ragione. Ma come puoi dimostrare che gli Shinigami non esistono? O che i Titani non siano pura fantasia? Dopotutto, Sargeras ne è una prova vivente...", continuò Zane, pronunciando l'ultima frase in modo impercettibile. Ma Mustang se ne accorse.
"Ne abbiamo già parlato qualche giorno fa. Sargeras non è un Titano. Sargeras è un parassita, una presenza malvagia che hai all'interno del tuo corpo. Come Sephiroth lo è stato per Cloud. Ancora non sappiamo da dove venga. Ma se davvero consideri Sargeras un Titano e prendi per vere le parole di quello stupido libro, allora saresti già morto da un pezzo. Dopo aver letto quel libro, dovresti sapere che la forza di un Titano è nettamente superiore a quella di un umano. Quindi non avresti le capacità per resistere ad una tale pressione di potere. Saresti già dovuto essere disintegrato. Ecco che qui il libro subito si contraddice. Quindi ti prego", e lo guardò dritto negli occhi, "Finchè non sappiamo di più su di lui, non ritornare più sull'argomento Titani. Queste leggende hanno una strana influenza sui miei soldati".
Zane abbassò la testa, dispiaciuto. In effetti, le parole di Mustang non erano del tutto false.
"E per la parte degli Shinigami", continuò Mustang, "Credi davvero che una malattia abbia colpito la popolazione del mondo dell'ovest e abbia dato vita a dei mostri? E che un Titano abbia dato vita ad una società in grado di abbatterli? Beh, scusami tanto, ma ti assicuro che nel mondo dell'ovest non ci sono tracce di Shinigami o mostri. Ci siamo già stati. Ho già pattugliato quel mondo qualche tempo fa, insieme ai "generali". E ti assicuro che non abbiamo rilevato la presenza di nessuno. Te lo assicuro sulla mia vita".
Zane si sorprese. Mustang sembrava molto serio. Le sue parole sembravano molto credibili e mai lo aveva visto così serio riguardante questi argomenti.
"Quel libro è solamente una menzogna. Speravo che lo capissi da solo", concluse Mustang, girandosi verso la lunga tavolata. 
"Parlando d'altro, come va con la memoria? Ti ricordi allora del tuo incidente?", disse Mustang, cercando di cambiare argomento. Zane, d'altro canto, cercò di evitare di parlargli degli incubi che stava avendo.
"Sì, o meglio. Mi ricordo tutto ciò che è precedente all'incidente, ma di questo, il vuoto totale".
"Di preciso, cosa ti ricordi di prima dell'incidente?".
"Quasi tutto. Le missioni insieme alla mia Squadra. Quelle insieme a Leon e Cloud. Tuttavia i miei ricordi si interrompono nel momento in cui arrivo con Leon e Cloud alla Fortezza Oscura. Da lì in poi più nulla. I ricordi poi mi riportano al giorno in cui mi sono risvegliato". Mustang sembro riflettere per qualche secondo.
"Capisco, quindi i tuoi ricordi si interrompono all'inizio della missione che vi avevo affidato alla Fortezza Oscura...Eppure è strano...". Zane si stupì. Cercò una risposta dagli occhi di Mustang, che però tardò ad arrivare.
"La cosa strana è che quando Leon e Cloud ti hanno riportato alla base nelle condizioni in cui eri, nemmeno loro hanno ricordi di ciò che è successo. E credo che non te ne abbiano mai parlato", spiegò Mustang, molto dubbioso su questo argomento. Zane accennò col capo. In effetti, non aveva memoria di Cloud e Leon che gliene avessero parlato.
"Ma di preciso, qual'era la missione?". A questa domanda, Mustang fece una impercettibile smorfia, che però non sfuggì a Zane.
"Era una semplice missione di uccisione. Dovevate abbattere una grande quantità di Heartless. Nulla di complicato. Ed è appunto questo il punto. Non capisco come mai tu sia tornato in quelle condizioni e Cloud e Leon non si ricordassero nulla. Anche se loro non erano messi male come te".
A Zane sfuggì qualcosa. In primo luogo la smorfia di Mustang. Perchè? In secondo luogo, lo scopo della missione. Perchè affidare ai migliori guerrieri dell'Energy, una semplice missione di uccisione di un gruppo di Heartless, quando sarebbero bastati qualche soldato e Noct, ad esempio. Qualcosa non tornava. Sfortunatamente per Zane, dalla porta della terrazza spuntarono dei visi familiari. Snow e Yuna erano i primi arrivati.
"Beh, è stata una piacevole conversazione. Mi mancavano questi discorsi con te, Zane", concluse Mustang, con un sorriso, mentre si accingeva ad andare ad accogliere i nuovi arrivati. 
Zane guardò un ultima volta Mustang. Perchè non voleva rivelargli la verità? Cos'era davvero successo alla Fortezza Oscura?
Tirò un sospiro e guardò per l'ultima volta la luna. 
"Xemnas...Scoprirò quali sono i tuoi obbiettivi. Sappi che non mi tirerò indietro. Sarò io colui che ti sconfiggerà!", furono gli ultimi pensieri di Zane, prima di stamparsi un sorrisone sulla faccia e andare ad accogliere gli altri. La festa era finalmente iniziata...

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"Bene, bene, bene. Quindi la squadra Zeta è partita...Tutt procede secondo i miei piani...". Davanti a Xemnas, tre figure incappucciate erano in ginocchio, a contemplare quella strana luna a forma di cuore.
"Deduco quindi che il piano può iniziare", disse la figura al centro di esse. Xemnas si girò verso di lui, annuendo con la testa.
"Ma certo. Non vedo perchè tardare ulteriormente. Mentre Isa sarà impegnato ad occuparsi del prigioniero dell'organizzazione alba, voi tre occupatevi della vostra missione. Avete i vostri bersagli?", chiese ai suoi tre interlocutori.
I tre annuirono e scomparirono in tre differenti portali oscuri. 
Non appena i tre sparirono, una quarta figura si sostituì, comparendo alle spalle di Xemnas. Portava dei lunghi capelli, dal colore misto tra il grigio e il biondo.
"Mi sorprende la tua presenza qui. Pensavo fossi ancora nel tuo studio", asserì Xemnas, riferito all'ultimo arrivato. Quest'ultimo prese immediatamente parola.
"Fino a qualche attimo fa lo ero. Tuttavia, è successo qualcosa che non mi sarei mai aspettato dai miei studi".
Non appena Xemnas si girò verso di lui, quest'ultimo mostrò una fiala di colore rosso nel palmo della sua mano.
"Questa fiala contiene quella sostanza che ci avete fatto recuperare alla Fortezza Oscura mesi or sono. Mi avete detto di analizzarla, ed è quello che ho fatto".
Xemnas lo guardò in parte incuriosito in parte neutrale. 
"Mi compiace il fatto che tu sia riuscito ad analizzarlo. Tuttavia il tempo che hai impiegato è stato più lungo del previsto. Questa è una cosa che mi ha infastidito parecchio".
"Chiedo perdono, Supremo. Ma era più difficile del previsto. Aveva una composizione chimica a dir poco contorta. Inoltre le parti di DNA erano in parte danneggiate. Ho dovuto ricrearle dal principio, seguendo solamente il mio istinto", spiegò il nuovo arrivato.
"Con ciò? Sei arrivato a delle conclusioni?", chiese trepidante.
La risposta non tardò ad arrivare.
"Sì, Supremo. Questo sangue non appartiene ad un Titano. Ne a nessuna altra creatura conosciuta. Non idea a chi appartenga un DNA così complicato. Credo di aver bisogno di ulteriore tempo per analizzarlo ancora meglio. E soprattutto, devo ritornare alla Fortezza Oscura. Deve esserci qualcosa che non abbiamo notato l'ultima volta". Non appena concluse la sua spiegazione, Xemnas iniziò a ridere in modo fin troppo esagerato, tant'è che sorprese addirittura il suo interlocutore.
"Eh così, i Titani non esistono. Quel Sargeras è solamente un entità parassita di Zane. E questo può rivelarsi un punto di vantaggio a nostro favore".
"Ma Supremo, come fa a dire che i Titani non esistono solamente da questa prova? Non è sufficiente per dirlo con certezza".
"Even, ti devo forse ricordare le parole di quella persona? Ci disse che alla Fortezza Oscura avremmo trovato le prove che cercavamo sui Titani. Non ci rivelò se fossero state positive o negative. Ma questi tuoi studi hanno portato alla luce la non-esistenza dei Titani", spiegò con un sorriso.
"Questo non cambia i suoi piani, Supremo? Dopotutto, lei non era alla ricerca di queste mitiche entità?", chiese Even, stupefatto.
"Sì, ma ora che ho le prove che non esistono, Sargeras non è più un problema. Pensando che fosse "quel" Sargeras, il Titano più potente, ero scettico all'idea di attaccare l'Energy e di catturare Zane, vista la netta superiorità di quella creatura. Avevo bisogno di prove che testimoniassero che Sargeras non fosse mai esistito, o che non sia un Titano".
"Quindi ora abbiamo in tutto due ipotesi? Che sia Sargeras oppure che si tratti di un entità completamente differente?", chiese Even, stupito dalla svolta degli eventi, ma orgoglioso del fatto che tutto ciò era stato possibile grazie ai suoi sforzi.
"Esattamente. Quello che ci sfugge ora è la reale identità di questa creatura. Tre mesi or sono si è manifestata con il nome di Sargeras. Può essere che sia effettivamente Sargeras. Ma a questo punto non si tratta di un Titano, visto che, grazie a ciò che hai scoperto, i Titani sono creature fittizie, create col tempo dalla mente degli uomini. Questo ci porterebbe a considerare Sargeras come una creatura differente da un Titano. E ciò spiegherebbe questo sangue sconosciuto. Oppure la seconda ipotesi per cui riteniamo questo "Sargeras" una creatura che ha preso il suo posto, spacciandosi per tale, in modo da sentirsi più protetta, sotto il suo nome". Più che al suo servitore, Xemnas sembrava si stesse rivolgendo a se stesso.
"Solamente se riuscissimo a stanare il parassita che alberga al suo interno, forse riusciremmo a capirne di più su questa faccenda. Nel frattempo", e si rivolse, stavolta seriamente, ed Even, "manda un messaggio a tutti i membri dell'organizzazione. Riferiscigli quello che abbiamo scoperto. Inoltre hai il permesso di recarti alla Fortezza Oscura. E tienimi aggiornati su eventuali altre scoperte. Puoi andare", e detto questo, Even si inchinò ancora una volta e sparì in un portale oscuro.

"Hm, questi eventi sono stati più imprevedibili di quanto mi aspettassi. L'unica cosa da fare, ora, è catturare Zane e scoprire a chi appartiene il sangue studiato da Even. Solamente con questi due punti, riusciremmo a far combaciare tutto", poi rivolse il suo sguardo alla luna a forma di cuore.
"Kingdom Hearts...I cinque artefatti...Sargeras...Tutto inizia a coincidere...". Il portale oscuro si aprì e Xemnas sparì al suo interno, non lasciando nessuna traccia della sua presenza...



EPILOGO: La squadra Zeta, formata da Leon, Cloud, Cecil e Light parte finalmente verso il mondo dell'est, in soccorso di Terra, tenuto nel frattempo prigionero dall'Alba. 
Come se non bastasse, Xemnas viene a sapere informazioni importanti riguardanti la reale identità di Sargeras. Cosa effettivamente lega Kingdom Hearts, Zane, Sargeras e i misteriosi artefatti citati da Xemnas?
Tutto al prossimo capitolo!



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Pain

Even/Vexen
  
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