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Autore: Goran Zukic    14/03/2015    7 recensioni
Fanfiction interattiva (ISCRIZIONI CHIUSE)
Gli Hunger Games, la più brutale espressione di violenza che Capitol city abbia mai offerto al suo pubblico, un gioco mortale che va oltre qualsiasi morale e etica, 24 ragazzi che si scannano fino alla morte in un arena, lontano da tutto e da tutti. Un solo vincitore, morte certa per gli altri, una condanna a morte che inizia con la mietitura e finisce con un colpo di cannone. Un gioco da cui nessuno può sottrarsi, un gioco che ti costringe ad essere ciò che non sei, un gioco che ti farà diventare un assassino.
Genere: Avventura, Azione, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Nuovi Tributi, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: Violenza
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Il giorno della mietitura (parte 3)

Distretto 2
“Non mi aspettavo che ti saresti offerta volontaria, non ti facevo così orgogliosa” le disse Mikhail sorridendo.
Nadia lo fissò con i suoi profondi occhi marroni e gli rispose: “Sono la migliore, perché non mi sarei dovuta offrire”
Mikhail la guardò ridendo e annuì.
“Mi piaci Nadia. Sento che potremmo collaborare” le disse lui.
Lei alzò lo sguardo per incrociare il suo e sorridendo disse: “Sì, potrebbe andarmi bene”
Avevano entrambi gli occhi scuri, i capelli castani e se uno li avesse visti insieme senza conoscerli avrebbe pensato che fossero fratelli.
Lui era alto circa un metro e ottanta, era magro, ma scolpito e fisicamente prestante, indossava un abito blu che faceva risaltare il suo fisico sportivo.
Lei invece non era ne alta ne bassa, aveva i capelli pettinati in una frangia che le copriva le sopracciglia, ma pur essendo bassina e magra era forte e slanciata.
Indossava un vestito rosso e giallo che le arrivava alle ginocchia e delle calze rosse che le scolpivano i polpacci muscolosi.
Il pullman che li doveva portare alla stazione girò a destra e la parrucca di Jenny, la loro accompagnatrice cadde a terra.
Mikhail e Nadia si misero a ridere.
“Ehi Jenny, troppa poca colla?” chiese Mikhail scoppiando a ridere.
“Sempre così insolenti voi del due” replicò la donna con tono irritato.
“Tanto a te cosa te ne frega, ti pagano per accompagnarci e quando moriamo, ce ne sono sempre dei nuovi” disse allora Nadia con un leggero tono di critica.
Jenny si sedette gelando con lo sguardo la sua nuova protetta che la guardò con altrettanta freddezza.
“Ti ho vista sai…alle gare, l’estate scorsa…hai vinto tutte le prove” le disse Mikhail.
“E tu hai vinto le tue” replicò lei.
“Commodo dice che siamo la miglior coppia dai tempi di lui e Arianna” disse allora lui.
“Ti ha detto anche chi sarà il nostro mentore?” chiese lei.
“La signorina Evans” rispose lui con un leggero riguardo.
Gli occhi di Nadia si spalancarono, le pupille dilatate, dal suo sguardo si leggeva una certa nota di preoccupazione e di rabbia.
Nadia sospirò e disse: “La odio e lei odia me, non poteva capitarmi di peggio”
Mikhail allora la guardò negli occhi, proprio mentre il pullman frenava, il loro sguardo si incrociò e per la prima volta non si guardarono l’un altro con superiorità.
“Andiamo” disse lei e lui annuì.


Distretto 9
Appena mise il piede sul treno sentì un tremito percorrerlo lungo tutta la spina dorsale.
Si girò verso la gente che invadeva la stazione e cercò la sua famiglia per salutarla un’ultima volta, ma proprio mentre aveva avvistato sua madre ecco che venne strattonato per la maglia e tirato dentro il treno.
La porta davanti a lui si chiuse e il treno si mise in moto lasciando la stazione del distretto 9.
Drazen si girò, leggermente innervosito, ma davanti a lui vedeva solo la sua compagna di distretto, Eris, che lo fissava storto.
“Che c’è?” chiese lei vedendo il suo compagno innervosirsi.
“Ti ho solo portato dentro, il treno doveva partire”
Lui la guardò male, e dandole un leggero spintone la sorpassò nella carrozza.
Lei ricambiò lo sguardo, ma non si soffermò molto sulla cosa e lo seguì.
Era alto, robusto, fisico che si era costruito arando i campi del distretto 9, aveva i capelli corti e neri, e una barba incolta che gli circondava il viso.
Lei invece era snella e slanciata, era alta per la sua età, aveva dei lunghi capelli biondi che le arrivavano alle spalle e gli occhi marrone chiaro, quasi arancioni.
I loro caratteri però erano totalmente differenti.
Drazen si mostrava scontroso e nervoso, non aveva paura, ma era ansioso e la situazione lo innervosiva.
Lei invece non era nervosa, non aveva paura e non era ansiosa, ma non era nemmeno lei molto loquace.
Cercava qualche volta di parlare con Drazen, ma il suo tono era presuntuoso, critico e fastidioso.
Si conoscevano Drazen e Eris, erano compagni di scuola, avevano entrambi 17 anni e non si erano mai sopportati, non si parlavano mai e non avevano la minima intenzione di farlo ora.
“Vuoi dello zucchero? Qua c’è di tutto e di più” esclamò lei guardando a bocca aperta le tonnellate di cibo che c’erano in un armadietto.
Drazen la guardò storto, ma poi chiese con tono quasi rassegnato: “Cosa c’è?”
“Ah. Ti è tornata la voce. Allora…abbiamo…mele caramellate, pacchetti di patatine, popcorn, gelato, panna, biscotti. Cosa ti do?” rispose lei.
“Dammi i popcorn, grazie”
“Di mais ne ho mangiato abbastanza, io mi strafaccio di gelato” replicò lei portando i popcorn a Drazen.
I due iniziarono a mangiare, mentre i campi di grano si facevano sempre più lontani.


Distretto 4
Non aveva mai smesso di parlare, non aveva ancora chiuso bocca da quando erano saliti sul treno, a Victor stava scoppiando la testa a furia di sentirla.
Non riusciva più a reggerla, a volte annuiva per farle credere che la stava a sentire, altre volte le faceva capire che non voleva ascoltarla e mangiava qualcosa, ma niente riusciva a fermarla.
Victor non si spiegava perché non avesse paura, perché quella ragazza così minuta e gioiosa non mostrasse alcun segno di timore o nervosismo.
“E’ una squilibrata” pensò Victor tra sé e sé, mentre la ragazza continuava a ridere e parlare.
“Sai non vedo l’ora di poter andare a Capitol City per sputare sui loro marciapiedi e essere irrispettosa. Ah! E poi voglio farmi tanti amici, mangiare tanti dolci, vestirmi bene, ridere. Tu sei mio amico vero?” chiese lei.
Lui la guardò, ma non aveva sentito quello che aveva detto, o meglio non aveva voluto sentire.
Lei lo fissò con un sorriso a trentadue denti e due occhi blu-rosato che attendevano impazienti una risposta.
Victor non sapendo che fare annuì e la ragazza fece un versetto acuto e lo abbracciò.
Victor rimase scioccato e non riusciva proprio a capire quale problema mentale girasse nel cervello di questa ragazza, per comportarsi in questo modo così strano.
Aveva i capelli bordeaux, erano ricci e le arrivavano alle spalle, aveva il naso all’insù ed era molto carina, nel suo vestito rosa.
“Io sono Pinkie” esclamò lei allungando la mano.
Victor osservò la mano della ragazza con sospetto e timore, poi la strinse e le disse: “Victor”
“E’ un piacere poterti conoscere, sai sono così emozionata, ho anche un po’ paura, ma sai sono esperienze, non possono fare altro che migliorarmi” esclamò lei.
“Non…hai paura?” chiese lui confuso.
“No. Non bisogna avere paura, se hai paura hai già perso in partenza, io so che posso vincere, perché sono mentalmente più forte di tutti gli altri” rispose lei sorridendo.
Victor la guardò sorpreso, ma per la prima volte da quando sentiva Pinkie capì che la ragazza era intelligente e il suo comportamento era interessante.
Non a caso la maggior parte dei tributi vincitori venivano dai distretti 1 e 2, loro erano più preparati psicologicamente e forse era proprio quella la chiave della vittoria.
Victor sorrise e annuì.
“Hai ragione Pinkie. Non bisogna avere paura”
Gli occhi di Pinkie si illuminarono ed esclamò con voce estasiata: “Grazie Victor”
E poi fissando l’immensa torta in mezzo al tavolo “Mi passi una fetta?”


Distretto 8
I loro occhi non si incrociavano, l’uno guardava il finestrino, l’altra la tazza di latte che aveva davanti a sé.
Lui era bello, biondo, occhi azzurri, aveva uno sguardo nervoso, quasi arrabbiato, arricciava il naso mentre il treno superava i boschi del distretto 8 a grande velocità.
Lei aveva i capelli neri, gli occhi neri, leggermente a mandorla, era bassina, ma nei suoi occhi traspariva una grande sicurezza e determinazione, cosa che non si leggeva negli occhi del ragazzo.
“Dovremmo pur parlare prima o poi” esclamò lei senza spostare gli occhi dal latte.
Il ragazzo sospirò e le disse: “Non vedo di cosa potrei parlare con una come te”
“Cosa intendi con “una come me”?” chiese lei irritata.
Lui non spostò lo sguardo dal vetro e rispose: “Lo sai cosa intendo, tu una Nurmi, io un Kovalainen e si aspettano che collaboriamo, ma mi facciano il piacere”
“Non ho intenzione di collaborare con te”
“Nemmeno io voglio collaborare con una Nurmi schifosa”
“Un’altra parola sulla mia famiglia e ti stacco quella testa da piccolo lord” esclamò lei irritata fissandolo con sguardo torvo.
“Devi solo provarci inutile Nurmi” disse allora lui.
Lei si avventò su di lui e lo gettò sul pavimento, iniziando a menarlo con dei pugni ai fianchi.
Lui allora le tirò un pugno sulla guancia e con uno strattone si liberò di lei.
“Che state facendo animali! Volete farvi fuori prima del dovuto? Levale le mani di dosso Geoffrey!” esclamò una voce alle loro spalle.
Entrò nel vagone una donna, era alta, aveva i capelli biondi e gli occhi marroni.
Prese per le spalle i due e li staccò.
La ragazza aveva un livido sulla guancia, mentre Geoffrey si toccava lo stomaco dolorante.
“Siete impazziti per caso?” esclamò la donna furioso.
“Ha iniziato lei” disse lui.
“No! E’ lui che mi ha chiamato sporca Nurmi!” replicò lei.
“Zitta stupida Nurmi!” esclamò lui.
“Adesso Basta!!” urlò la donna facendoli tacere.
“Il primo che pronuncia un’altra volta Nurmi o Kovalainen, giuro su dio lo uccido personalmente, che sia l’ultima cosa che faccio”
I due si zittirono e abbassarono il capo.
“D’ora in poi vi chiamerete con i vostri nomi, Nelli e Geoffrey, sono stato chiaro?” chiese la donna.
I ragazzi annuirono con le teste basse.
“Io sono Eleanor e sono il vostro mentore” si presentò l’uomo.
“E Paavo che fine ha fatto? Perché non è lui il mentore?” chiese Nelli sorpresa.
“Perché ha deciso di affidare l’incarico a me, mi ha detto che siete dei buoni elementi e che con la mia esperienza posso farvi vincere, non vorrete deludere la sua parola, picchiandovi già il primo giorno?”
I ragazzi scossero la testa.
“Le vostre famiglie non esistono ora, so che fate parte di famiglie rivali, ma ora non importa. Siete solo voi due e siete compagni e dovrete collaborare, da questo momento ci siete solo voi, io e gli Hunger Games”

Note dell'autore

Ciao a tutti!
Ecco qua, la mietitura è finita, le pedine sono ormai posizionate sulla posizione di partenza e pronte a cominciare.
Dai prossimi capitoli si fa sul serio.
Mentori, ora tocca a voi, nei prossimi capitoli entrerete fisicamente in contatto con i tributi e li conoscerete di persona.
Mi dovete inviare, se volete, altrimenti ci penso io,via messaggio privato, come volete approcciarvi con loro e che conscigli dar loro come prime direttive.
Per qualsiasi chiarimento scrivete.
Vi invito a recensire e ci tengo a ringraziare per le belle recensioni che mi state inviando, continuate così.
Grazia ancora, alla prossima
Goran
   
 
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