II. How old are you?
Damon osserva sua madre immersa nelle mille scatole che affollano casa
loro.
Non ha ben capito perché devono andare via così in fretta, ma la mamma ha assicurato loro che la nuova città sarà bellissima.
Stefan continua a porgere a sua madre i vestiti che toglie dal cassetto e
lui non può evitare di fargli presente che sta buttando tutto all’aria invece
che aiutare e gli occhi verdi di suo fratello si allargano dispiaciuti perché
lo sa Damon che Stefan adora aiutare la loro mamma, a differenza sua.
E Lily insegna una nuova lezione ai suoi figli, di cui spera, come tutte le
cose che dice loro, che si ricorderanno e faranno buon uso.
Perché “è importante il tentativo, il provare a far quello che sentiamo giusto;
non importa se è imperfetto o se cadiamo, infondo solo chi non ama non
sbaglia.”
Di nuovo, come ogni volta, gli occhi celesti si allargano totalmente
conquistati dal volto dolce della sua mamma e accolgono le sue parole
pronunciate come un incantesimo, qualcosa di prezioso e segreto che Damon
ripone attentamente nella mente e il cuore.
Ha solo dieci anni, ma la sua mamma ha il potere di farlo sentire già un
ometto grande, capace di ascoltare quello che dice loro.
-Mamma perché tu sai sempre tutto?-
Stefan le porge l’ennesimo maglioncino.
Farà più freddo dove andranno.
-In realtà non so tutto tesoro, ma le mamme hanno un dono speciale e
riescono a capire le cose….imparerete anche voi-
-Ma noi siamo maschi non possiamo diventare mamme-
Ride Lily, mentre sistema le valigie dei figli.
Partiranno tra meno due settimane, c’è davvero tanto da fare e lei ha
organizzato tutto in quei primi giorni da quando Giuseppe ha
annunciato loro di aver ottenuto un incarico importante, solo in un altro Stato
e con effetto immediato.
-Anche gli uomini possono essere svegli come le mamme, ma solo se le
ascoltano sin da piccoli-
-Allora noi lo diventeremo perchè ti ascoltiamo
sempre-
-Oh, sul serio? Allora mi prometti di non correre in mezzo alla strada?-
-Ma papà dice che i maschi lo possono fare!-
Ammonisce teneramente Damon e poi lo vede afferrare lo skate e partire
veloce, ha già sentito il trillo delle bici dei suoi
amici come richiamo segreto del gruppetto.
Lo lascia fare, sa che quelli sono gli ultimi giorni che passerà con loro.
Più tardi passerà a salutare Miranda Gilbert, sono arrivati da qualche
giorno e si stanno sistemando.
Non credeva che sarebbero tornati in città proprio ora che loro devono
partire.
Magari Stefan potrà giocare con la piccola Elena, hanno la stessa età.
Damon corre in giardino, una nuova sfida per la strada di quartiere gli
attende, soprattutto sono curiosi di sapere chi si è trasferito nella casa che
era sempre vuota e pensava- Damon- che fosse abitata dai fantasmi.
Invece c’è una famiglia, con dei bambini, proprio come tutte le famiglie
normali.
E i fantasmi non sono mica normali, affermerà più tardi Klaus.
Vedono un signore in giardino intento a montare, sotto il portico, un
dondolo e poco lontano da lui una bambina
giocare con una palla.
-Oh una femmina-
-Non ce ne sono tante in questa strada-
-A parte tua sorella Bekah-
-Ma lei è super piccola, ha 5 anni-
-Come Stefan…e come quella bambina-
-Come fai a sapere quanti anni ha?-
Tyler osserva Klaus, ha quella sua faccia da saputello mentre stringe gli
occhi chiari e fissa Damon in segno di sfida.
Pensa già se scommettere delle figurine o le gomme che sua madre non vuole
che mangi e che comprano di nascosto e lui ha quasi finito la sua scorta.
-E’ bassa come tua sorella!-
-Magari è solo bassa-
-Va bene, secondo me ha 5 anni-
-Secondo me no!-
Damon punta gli occhi cerulei in quelli dell’amico.
-Chiediamoglielo-
-Tu lo fai, io non parlo con le femmine-
-Ma se hai una sorella!-
-E’ diverso!-
Il corvino fa una smorfia scocciato e posa lo
skate.
-Bene vado io, ma se ho ragione mi dai cinque
gomme-
-Andata-
Si battono il pugno da veri uomini e poi si
voltano verso la bambina che scorrazza nel prato.
Guardano quello che deve essere suo padre come se fissassero una guardia di
un tesoro e aspettano il momento adatto per farsi avanti.
E mentre attendono Damon pensa che la loro casa è molto
carina e quel dondolo deve essere divertente.
Lui non ha dondoli a casa, in realtà suo padre non
vuole che ci siano troppi giochi a giro per casa e non si può toccare mai
niente.
Pensa che deve essere bello avere una casa piena
di giochi dove puoi toccare le cose, magari anche correre scalzo o con le
scarpe sporche.
Perché quella bambina che ride come una pazza dietro una palla sembra
proprio il tipo che da un momento all’altro potrebbe entrare in casa con le
scarpe.
Chissà perché la osserva meglio, a lui non
piacciono le femmine, sono appiccicose e piangono sempre, soprattutto la
sorellina di Klaus quando loro travolgono le sue barbie con la bici.
Odia tutto quello che riguarda le femmine, tranne la sua mamma
ovviamente.
Perché le femmine non corrono, o saltano, o si sporcano.
Le sue compagne di scuola sono così antipatiche, come quella tizia - Kathrine-
che lo spinge sempre perché lui ha osato macchiarle il vestito preferito per
sbaglio.
E pensa, Damon, che questa bambina sembra più un
maschiaccio.
Eppure ha i capelli lunghi e vestiti da femmina.
Ma corre e ride.
Che strano.
Una spallata di Klaus lo sveglia come segnale del fatto che l’uomo è
entrato in casa un attimo e lui può andare da lei.
Si avvicina cauto, lei non sembra notarlo all’inizio troppo occupata a
colpire quel pallone.
-Ehi tu!-
Si ferma, ad un certo punto, e si volta verso
quella voce sconosciuta.
La palla rotola fino alle scarpe da ginnastica di lui che si china a
raccoglierla.
Adesso la vede Damon e pensa, per la prima volta, che quella bambina sembra
davvero una bambina.
E non prova quella sensazione di disgusto che ha sempre invece con le femmine.
Ha gli occhi grandi e scuri, davvero scuri, perché lui è uno che sta molto
attento ai particolari, soprattutto agli occhi.
Perché la sua mamma gli ripete sempre che gli occhi sono lo specchio
dell’anima e lui le persone, di qualunque età o altezza, deve sempre guardarle
negli occhi.
E si sa ormai, Damon si fida ciecamente di sua
madre.
Anche se spesso le disubbidisce.
Ma è un maschio, deve farlo ogni tanto.
Lei lo osserva stranita, non urla, non gli dice nulla, ma fa un passo
curiosa.
-Tieni-
Allunga la palla verso di lei, forse non sa parlare.
Ma Stefan ha 5 anni e parla come lui.
Lei la afferra continuando a guardarlo circospetta e Damon si sente un po’
a disagio.
E’ una sensazione nuova, solo con gli adulti gli capita, perché non sai mai
quello che potrebbero dire o fare, gli adulti ne sanno sempre più di un bambino
di 10 anni.
Ad un tratto, chissà perchè,
gli sorride.
Le si illumina tutto il volto e gli sorride.
E Damon continua a non sapere come comportarsi, che bambina strana pensa.
-I tuoi capelli sono nerissimi, come mai?-
-Come?-
-Io non li ho mai visti così neri, anche il mio papà li ha neri, ma i tuoi
lo sono di più-
-Oh...magari li aveva così da piccolo-
La bambina lo fissa.
-Tu chi sei?-
-Abito qua infondo-
Gli indica la strada con il dito e lei segue appena l’indicazione.
-E ti sei perso?-
-No, volevo solo sapere quanti anni hai-
-Perché?-
-Perché sono curioso-
-La mia mamma dice che le persone curiose sono
intelligenti, lo sapevi?-
Lui cruccia lo sguardo, davvero la bambina più strana del mondo.
-No, lo chiederò alla mia mamma, lei sa molte cose-
-E tu quanti anni hai?-
-Te l’ho chiesto prima io, puoi dirmelo?-
-Sì, ne ho 5!-
Lo sguardo azzurro si allarga e sorride.
Elena pensa che i suoi occhi sono come il cielo,
ma lei non ha un pennarello di quel colore.
-Lo sapevo!-
-Davvero? E perché me lo hai chiesto-
Si indispettisce, cosa vuole questo ragazzino dai colori
strani?
-Non ero sicuro, grazie ora devo andare-
Lo osserva allontanarsi e vorrebbe tanto chiedergli il suo nome perché
altrimenti non saprà cosa scrivere sotto al disegno
che ha intenzione di fare, sta imparando a scrivere i nomi delle persone che
disegna.
E ora Elena ha proprio voglia di usare il pennarello azzurro e quello nero.
Non li ha mai usati insieme, quando disegna il cielo col sole
usa l’azzurro e su un altro foglio usa il nero quando fa il cielo di notte con
la luna.
Non pensava che potessero stare nello stesso foglio.
E mentre lui saltella verso altri due bambini, Elena molla la palla e corre
in casa.
Magari il nome glielo chiederà un’altra volta, anche se ancora non sa che
dovrà passare molto tempo prima di rivedere quel bambino e, soprattutto, per
ricordarsi di lui.