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Autore: Astrid lover    15/03/2015    2 recensioni
[ModernAU!]
L'amore... che sentimento meraviglioso. Non c'è sensazione più bella che sentire il cuore battere all'impazzata perché hai incrociato lo sguardo della persona che ami più della tua stessa vita. Capita a volte però di subire delle grosse delusioni. Magari la persona dei tuoi desideri non ti vuole... il cuore ti si spezza, cadi in un turbinio di emozioni negative e non fai altro che pensare a lui o lei. Ma secondo voi, si può scatenare una guerra per vendetta? E secondo voi, quello è amore? In questa storia vedremo come protagonisti i nostri Cavalieri dei draghi, ormai ventiduenni e pronti per affrontare il vero amore e... una catastrofica guerra causata solo per una delusione d'amore. Ce la faranno i nostri eroi a contrastarla? Serviranno rinforzi? E cosa succederebbe se una ragazza che fino ai 20 anni ha vissuto senza genitori né l'anima gemella, venisse accidentalmente risucchiata da un magico portale di ghiaccio e venisse catapultata in un mondo strano? E se trovasse l'amore?
(ambientata dopo le vicende di Dragon Trainer 2)
Genere: Fantasy, Fluff, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Astrid, Hiccup Horrendous Haddock III, Un po' tutti
Note: AU, Cross-over, OOC | Avvertimenti: nessuno
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Passarono le settimane. Axel e Cristina si conobbero sempre meglio e i loro sentimenti che ognuno provava per l’altra crescevano rigogliose come edere in foreste incantate. Astrid e la sorella minore diventarono sempre più unite e nessuno poteva separarle e Hiccup era più impegnato che mai.  Ma il vero mistero è che il giovane Capo non rivelava mai a nessuno i suoi impegni, fatto che preoccupava assai la donna che gli stava accanto. Era sempre stanco e fuori casa. Quello era un giorno di essi. Hiccup era appena tornato dal suo giro, trovando la compagna che preparava la cena. Appena varcata la soglia, Astrid si precipitò dal fidanzato e lo abbracciò forte.
“Hiccup.” Sussurrò lei.
“Dimmi amore.”
“Perché è un mese bello e buono che sei tutti i giorni via e non dici a nessuno dove vai?” domandò la ragazza in tono dolce.
“Tesoro… lo scoprirai molto presto e… se i miei calcoli non sbagliano, una persona a te cara sarà molto felice per quello che ho fatto per lei.” Disse misteriosamente baciandola.
“Aspetta… non dirmi che…” incominciò lei, sorridendo ed intuendo di cosa stava parlando. Avvicinò le labbra alle orecchie di Hiccup e sussurrò una cosa, che venne subito dopo annuita dal ragazzo. “Hiccup! Oddei! Ne sarà felicissima!” esclamò saltando addosso a lui.
“Lo so. È che le voglio bene, perciò non potevo sopportare di vederla soffrire.” Rispose.
“Oooh! Ma che dolce che sei amore…” sussurrò lei accarezzandolo. I due si diressero a tavola per cenare. Nel mentre, c’era un ragazzo che si stava preparando elegantemente per uscire con la sua bella e, avendo le mani tremanti, imprecava perché non riusciva a farsi il farfallino. Quel ragazzo era Axel, nel quale stomaco aveva tanti sfarfallii che gli creavano un certo disagio. Quella sarebbe per lui stata una serata importante: doveva uscire con Cristina per la ventesima volta e non solo. Perciò cercò di essere il più calmo possibile.
“Oh… andiamo! Insomma, possibile che non riesca ad avvolgere uno stupidissimo nastro?!” esclamò sconsolato. Passarono cinque minuti e finalmente ci riuscì. Si mise le scarpe, prese un sacchettino di raso viola che si mise in tasca ed uscì, salendo in groppa al suo Flash, il suo nuovo amico Skrill che Hiccup aveva cercato pazientemente di addestrare e calmare. Il ragazzo quella sera indossava una giacca nera elegante che copriva una camicia bianca, il farfallino nero e dei pantaloni semi-aderenti dello stesso colore. Durante il volo, spesso si strofinava nervosamente le mani e si toccava i capelli. Raggiunse la collina di Thor, appena illuminata dalla candida e lattea luce della luna. Atterrò e preparò una rosa che si mise dietro la schiena, vedendo Fring arrivare. Esalò l’ultimo, profondo sospirone prima di abbandonare le paure e sorridere alla ragazza, che stava scendendo dalla draghessa.
“Buonasera signorina.” Disse lui.
“Salve Axel.” Rispose lei. Il ragazzo le porse la rosa rossa che lei annusò, chiudendo gli occhi e mostrando le palpebre leggermente truccate con dell’ombretto color sabbia. Cristina indossava un abito terminante poco sotto il ginocchio, con un corpetto con una dolce scollatura a cuore con paillettes nere. La leggera gonna color cipria iniziava ad altezza ombelico. Le scarpe nere con un tacco modesto erano decorate da un rettangolino di metallo piccolo d’orato che bloccava una fettuccina di pelle, andando a formare una sorta di fiocco. La borsa, una pochette dello stesso colore della gonna del vestito con decori neri. Che dire, agli occhi del ragazzo, Cristina era semplicemente perfetta.
“Grazie mille.” Disse la ragazza, baciando la guancia del giovane e lasciandogli stampata una bella impronta di rossetto rosa che lui sfiorò delicatamente per non sbavarlo. Si sedettero sull’erba e, accidentalmente, la mano di Cristina si appoggiò su quella del ragazzo, che arrossì. Riluttanti, ritrassero le mani e presero a guardare le stelle. Axel aveva scelto la serata più importante della sua vita proprio quel giorno per un motivo ben preciso. Una leggenda narra che nei primi 20 giorni di ogni mese estivo, nell’emisfero nord compare una costellazione, detta la costellazione dell’amore, per via della forma a cuore che assume una nebulosa che la avvolge.
“Cristina.” Sussurrò lui, avvicinando le sue morbide labbra all’orecchio della giovane.
“Dimmi, Axel.”
“Guarda là.” Disse lui, indicando con un dito la nebulosa.
“Oh! Ma che meraviglia! È a forma di cuore…. È stupenda!!” esclamò la ragazza, battendo le mani. Lui sorrise e poi sospirò. Si mise in piedi e fece alzare anche la giovane. “Cristina… i-io stasera ti ho por-tata qui per dirti una cosa…” balbettò il ragazzo, prendendo dalla tasca il sacchettino. “Io Cristina… io ti amo.” Disse lui. La ragazza sorrise e saltò addosso all’amico.
“Anche io, Axel.” Sussurrò, prima di baciarlo. Il bacio fu lungo e passionale. Cristina mise le mani nei capelli corvini del ragazzo e Axel appoggiò le sue sui fianchi stretti della giovane. Si staccarono per riprendere fiato.
“Perciò… vuoi diventare la mia ragazza?” domandò Axel, prendendo un anello di oro bianco con una bellissima ametista levigata e dalla forma ovale circondata da piccolissimi diamantini. La ragazza per poco non pianse dall’emozione.
“Sì, sì!” esclamò, attirando il ragazzo a sé e coinvolgendolo in un ennesimo dolcissimo bacio. Quando i due si separarono, Axel mise il prezioso anello al dito della fidanzata e la baciò nuovamente. I due poi si diressero alle proprie case, mano nella mano, tenendosi alle spalle i loro draghi. La notte passò velocemente. Chi, come i due innamoratini, dormirono di più chi, come la castana Astrid, si alzò di buon ora, svegliata dal suo stomaco che brontolava affamato. La ragazza si alzò, sbadigliando e si diresse in cucina. Accese il forno e vi mise a cuocere dei biscotti che aveva preparato la sera prima. In dieci minuti, quelle prelibatezze al cioccolato si cossero. Li mise dentro ad un portadolci e avvolse quest’ultimo in un fazzoletto a quadri bianchi e verdi. La giovane si vestì ed uscì di casa con i biscotti caldi, in direzione casa Hofferson/Haddock. Bussò alla porta, che venne aperta dal raggiante Hiccup.
“Astrid! Che piacere vederti!” esclamò il ragazzo sorridendo ed abbracciando la giovane. “Entra pure. Tua sorella è in bagno che si sta facendo la doccia. Puoi aspettarla in salotto, le farai di certo una bella sorpresa.” Disse lui, invitandola ad entrare. La ragazza varcò la soglia, ringraziando per l’ospitalità.
“Hic, ho portato dei biscotti, quelli che piacciono a te.” Proferì, indicando il sacchetto. Il castano si leccò i baffi e batté le mani euforico, come un bambino.
“Che bello! Capiti nel momento giusto, Astrid. Non abbiamo nemmeno fatto la colazione!”
“Nemmeno io, Hiccup.” Rispose la ragazza. In quel momento, la maniglia della porta del bagno si mosse, mostrando la bellissima Astrid avvolta dal suo morbido accappatoio turchese e con un asciugamano fasciante i capelli bagnati d’orati della ragazza.
“Astrid!” gridò la bionda, correndo incontro alla sorella. Le due si abbracciarono e la maggiore diede un dolce bacio sulla fronte della castana. “Sono felice che tu sia qui, tesoro.” Disse lei, accarezzando la guancia dell’altra, che sorrise.
“Astrid, ho portato i biscotti che piacciono ad Hic. Ho pensato che potevamo fare la colazione tutti e tre insieme.” Propose la castana.
“Certamente!” esclamò l’altra, felice e dirigendosi in cucina, per raggiungere il fidanzato che andò a baciare. Si sedettero a tavola e intinsero i biscotti nel caffè.
“Cosa pensi di fare oggi, Hic?” domandò la mora.
“Dovremmo iniziare l’addestramento contro la banda Frost.” Rispose lui, dopo un sorso di caffè.
“Hic… solo una cosa non ho capito… che cosa pensi di fare, con Frost? Mi pare si sia già arreso, o sbaglio?” domandò castana.
“Scherzi? È sempre dietro a mandarmi messaggi provocatori, Astrid! Non ce la faccio più! Io amo tua sorella, provo a farglielo capire con le buone, ma quello mi manda maledizioni per il villaggio!!” esclamò Hiccup. La ragazza annuì e finì di bere la bevanda.
“Perciò?”
“Perciò oggi cominciamo. Ma prima… Vieni, ti devo presentare una persona.” Disse Hiccup, sorridendo alla compagna. Il ragazzo prese per mano la mora e la condusse per le vie di Berk.
“Hic… d-dove stiamo andando?” balbettò lei.
“Lo scoprirai, Astrid.” Rispose lui, tirandosela dietro. “Eccoci.” Rispose, dopo un minuto di silenzio.
“Ehm… wow, una casa. Vuoi trasferirmi il più lontano possibile da te e mia sorella?” domandò ridendo. Lui scosse la testa.
“Voglio renderti felice.” Ripose accarezzandole il viso. Lui bussò alla porta e, poco dopo, aprì un ragazzo alto. Capelli biondi ed occhi azzurrissimi, di un azzurro cielo. Astrid rimase esterrefatta e sgranò gli occhi verde scuro.
“Ciao Sean!” esclamò Hiccup, abbracciando il biondo.
“Ciao Hic!”
“Ecco la ragazza della quale ti parlavo. Lei è Astrid, sorella della mia bellissima Astrid.” Spiegò Hiccup, indicando la figura della ragazza.
“Non sapevo che la nostra guerriera avesse una sorella.” Rispose Sean, guardando incantato Astrid che ricambiava lo sguardo. Calò un silenzio imbarazzante fra i tre. Astrid era quella che ne soffriva di più, perciò decise di rompere il ghiaccio. Si avvicinò cautamente al ragazzo ed allungò la mano.
“Piacere, come ha detto Hic, io sono Astrid.” Disse accennando un sorriso. Lui la guardò negli occhi.
“Ciao Astrid, io sono Sean.” Si presentò il giovane, stringendo delicatamente la mano della ragazza. Hiccup si avvicinò, sorridente.
“Bene, vi lascio fare un po’ conoscenza. Intanto vado dalla mia bella. Se ci volete raggiungere, più tardi, siamo all’Arena. A dopo!” disse lui, salutandoli. I ragazzi rimasero da soli.
“Astrid, ti va di fare un giro nel bosco?” domandò il ragazzo. La giovane annuì e sorrise. Si addentrarono nella foresta, fianco a fianco. “Quindi tu… sei la sorella della nostra audace Astrid?” chiese lui.
“Sì, sono io. Siamo state separate per molto tempo e ci siamo ricongiunte solo qualche mese fa.” Spiegò, guardandolo meglio.
“Davvero? Mi dispiace tanto, Astrid.” Rispose il ragazzo.
“Grazie… e tu? Hai fratelli o sorelle?” domandò Astrid.
“No, sono figlio unico. Mi sento molto solo, non ho mai nulla da fare e nessuno con cui stare.”
“E perché scusa? Non hai amici?” chiese la ragazza.
“Ho Hiccup. Ci conosciamo da sempre. E ho anche Moccio, Gambe, i gemelli e tua sorella. Ma non ci frequentiamo da anni.”
“Mi dispiace molto, Sean.”
“Sono sempre stato preso in giro dagli altri per la mia debolezza fisica e per le mie grandi capacità mentali. Aiutavo Hic in bottega da Skarakkio a fare le armi, a riparare telefoni di adolescenti ribelli e computer di uomini in carriera. Il problema è che ho sempre avuto un po’ paura dei draghi, ma crescendo ho scoperto che non ce n’è bisogno.” Disse, emettendo subito dopo un fischio. Dopo un minuto di attesa, atterrò un esemplare di drago davanti ai loro occhi. “Ciao bello! Astrid, questo è Blaise, la mia…” il giovane non terminò di parlare che lei, con gli occhi sgranati, rispose per lui.
“Furia Chiara.”
“C-come fai ad essere al corrente dell’esistenza di questa specie? Non la conosce nessuno…” sussurrò lui.
“Perché… io ho un esemplare femmina di Furia Chiara.” Spiegò lei, sotto lo sguardo incredulo di Sean. “MOON!” gridò lei. La draghessa non si fece attendere e, elegantemente, atterrò di fianco alla padrona.
“Non ci credo… Blaise non sei solo, bello!!” esultò Sean, stringendo le mani della ragazza che arrossì. Astrid era completamente persa in quegli occhi azzurro mare che non pensava altro che a quelli.
“Astrid?” richiamò Sean, scuotendo verticalmente la mano dinanzi gli occhi della ragazza.
“I tuoi occhi sono bellissimi…” disse imbambolata.
“Cosa?”
“Ehm… che? Cioè, i suoi occhi sono bellissimi… eh eh…. Sembrano zaffiri…!” rispose ridendo nervosamente. Lui sorrise e le carezzò una guancia. Lei si irrigidì subito, ma il ragazzo non se ne accorse, perché si lasciò andare quasi subito. La giovane si scostò delicatamente ed andò dai due draghi, che stavano facendo conoscenza. Si chinò su entrambi e grattò loro il mento.
“Siete bellissimi…” sussurrò, sotto lo sguardo incuriosito di Sean. Si alzò e si girò verso l’amico, mettendosi dietro l’orecchio una ciocca di capelli ribelle ed accennando un sorriso. Lui avanzò verso di lei e le prese la mano, guardandola negli occhi. Si fissarono per due minuti buoni, senza dirsi nulla. Poi, senza staccarsi, procedettero per il bosco, mano nella mano. Parlarono del più e del meno, fin quando Astrid non si fermò, bloccando anche il ragazzo. Gli occhi della giovane fissavano un oggetto non identificabile in mezzo fronde degli alberi.
“Astrid. Astrid che c’è?” domandò Sean preoccupato, scuotendo delicatamente la ragazza. Lei si risvegliò.
“Sean… c’è una cosa tra le fronde degli alberi…” sussurrò incredula. Lei indicò tremante una cosa che si muoveva e anche lui riuscì a vederlo.
“Ma cos’è?” domandò lui, avvicinandosi. Arrivò alla base dell’albero e guardò verso l’alto. Si alzò in punta di piedi e prese un foglio di carta con scritto “SEGUI LA MAPPA.” Con un freccia indicante il retro del foglio. Girarono il pezzo di carta, trovandone effettivamente una mappa. I due si guardarono con uno sguardo d’intesa e seguirono il sentiero tracciato. Giunsero in uno spiazzo erboso, decorato da una splendida cascata fatata. D’un tratto, si sentì un leggero scampanellio che attirò l’attenzione dei due ragazzi.
“Benvenuti alle cascate della speranza.” Disse una vocina.
“Cosa vi porta qui, aumentando dal vostro paese la distanza?” domandò un’altra.
“Siamo liete di aver ricevuto visite.” Esclamò un’ennesima.
“E’ da tanto che non le riceviamo. Tant’è che le rose eterne son appassite.”
“Noi siamo le fate del regno di ghiaccio.”
“E se volete andar via non dovrete far alcun capriccio.” Concluse una fatina, planando sulle teste dei due e tirando Astrid per un braccio. La ragazza non si mosse di un centimetro e guardava la fatina affannata, mentre cercava di tirare un lembo della sua camicetta verde. Accorsero in suo aiuto tutte le creaturine alate, che sollevarono da terra la ragazza e la portarono verso le cascate.
“Astrid!!” gridò Sean, correndo verso di lei. Ma dovette fermarsi, frenato da una barriera invisibile. La castana si dimenava, ma le fate la tenevano ben saldamente. Quando oltrepassarono il fiume d’acqua che scendeva dall’alto, si ritrovarono di fronte ad uno specchio che rifletteva l’immagine della ragazza scortata dalle tante fate. Queste ultime bisbigliarono delle parole che trasformarono lo specchio in un liquido luminescente. Le creature ricominciarono ad avanzare verso il muro.
“No… no! Che volete fare?!” urlò la ragazza, terrorizzata.
“Tu solamente potrai sistemare le cose.”
“Il mondo di ghiaccio è in condizioni pietose.”
“Se il vostro capo vorrai aiutare.
“Questo portale dovrai valicare.”
“A te la scelta, o ninfa del bosco.”
“Ninfa del bosco? Io?!” domandò confusa la ragazza. Le fatine non le risposero.
“Vuoi che il tuo capo sia felice o abbia un destino fosco?” domandarono in coro le creature. Astrid sospirò.
“E va bene. Mi sacrificherò per Hiccup.” Disse decisa la ragazza. Le fatine si sorrisero e, dolcemente, fecero entrare la ragazza nello specchio.
“ASTRID, NO!!” gridò Sean.
“E tu, elfo dell’aria, cosa stai qui a guardare?
“Il nostro compito è terminato. Ora puoi andare.” Dissero la fatine, nascondendosi nuovamente fra gli alberi. Il ragazzo corse verso il centro di Berk, terrorizzato, in cerca di Hiccup. Bussò alla sua porta, ma non c’era.
“Giusto! È all’Arena con gli altri!” disse fra sé e sé Sean, avviandosi in volo con Moon e Blaise. “HICCUP!!” gridò quando atterrò fuori dall’accademia.
“Per Odino! Sean! Che succede?!” domandò il Capo, preoccupato.
“Astrid, cascate, fate, portale, ghiaccio, macello!!!” farfugliò fuori di sé.
“Astrid… cascate… fate? Ma che avete fatto, mi chiedo? Calmati Sean no…” Hiccup non finì di parlare.
“E’ successo qualcosa a mia sorella!!” gridò Astrid, in preda al panico. Sean annuì.
“Ok, calmiamoci. Cos’è successo?”
“Allora. Stavamo facendo una passeggiata nel bosco, quando ad un certo punto Astrid ha visto una cosa attaccata ad un ramo di un albero. Io l’ho preso ed era un foglietto con su scritta una mappa che ci ha condotto in un luogo, alle cascate, più precisamente, popolato da fate. Hanno cominciato a dire delle cose in rima… cose che non ricordo. So solo che prima di gettare Astrid dentro un portale hanno detto… “A te la scelta, ninfa del bosco”… e poi anche… “Vuoi che il tuo capo sia felice o abbia un destino fosco?”. Lei… lei ha deciso di entrare nel portale e l’hanno gettata…” spiegò Sean.
“Ehmm… ok, sicuro di star bene?” domandò Moccicoso. “Sean, una cosa così è completamente impossibile!!” gridò.
“No, Moccicoso, non è impossibile. A lei è successa. Ed ora? Cosa facciamo qui imbambolati?!” esclamò fuori di sé il biondo.
“Quindi mia sorella è stata risucchiata in una specie di portale… per salvare un Capo?”
“Aspettate… analizziamo bene le enigmatiche frasi delle fate… Vuoi che il tuo capo sia felice o abbia un destino fosco?... il TUO capo… Aspettate, il suo capo sono io!” esclamò Hiccup. “Sean… dove portava il portale? Le creature l’hanno detto… o comunque te lo ricordi?”
“Ehm… mi pare fossero fate del regno di ghiaccio… Sì, ad un certo punto hanno detto che il mondo di ghiaccio è in condizioni pietose e che toccava a lei mettere apposto le cose…” spiegò il ragazzo, riordinando le idee.
“Il mondo di ghiaccio?” chiese Astrid. “Oh no… no no no… il regno di ghiaccio è quello di Frost!!” gridò la bionda.
“Oddei santi… Quindi vuol dire che quelle sono le serve di Jack!!”
“Ma perché hanno scelto mia sorella…? Perché?!?!” singhiozzò disperata Astrid, accasciandosi a terra piangendo.
“Perché tua sorella non ha termini di parentela con Hiccup e quindi potrebbe essere più vulnerabile alle provocazioni di Jack. Tutti noi conosciamo Hic da una vita e tu, Astrid, sei la sua ragazza. Nessuno di noi crederebbe a ciò che Frost potrebbe dire sul conto di Hiccup. Astrid potrebbe essere più manipolabile e quindi un bersaglio semplice.” Spiegò Gambedipesce, sicuro di ciò che diceva.  Hiccup si chinò su Astrid, che aveva aumentato a piangere e la accarezzò, rassicurandola che la sorella sarebbe uscita da quell’avventura indenne. La baciò e si rivolse nuovamente al gruppo.
“Ok, la situazione è alquanto bizzarra. Astrid è stata catapultata nel regno di Frost, senza guida, senza nulla, in pratica. Bene, incominceremo subito le ricerche per raggiungerla.”
“No, Hiccup. Il portale si è chiuso alle sue spalle e non si riaprirà mai più.” Disse Sean. Ci fu un interminabile minuto di silenzio, interrotto da alcuni singhiozzii da parte di Astrid, che soffriva a dir poco.
“Fate qualcosa, vi prego! Non voglio perdere anche mia sorella, dopo che l’ho creduta morta per anni e solo qualche mese fa ho ri-incontrato!!” gridò la bionda.
“Allora guarderemo in biblioteca… dovrebbero esserci dei libri sulla magia e sul regno di ghiaccio. Incominceremo da stasera.” Ordinò Hiccup. Tutti annuirono decisi e si recarono alle proprie case per riposarsi: quella sera sarebbe stata impegnativa. Astrid ed Hiccup tornarono nella loro abitazione, abbracciati. La ragazza si sentiva malissimo senza sentire la voce della sorella, senza avvertire la sua presenza… senza sapere che lei è c’è. Ma cosa stava succedendo nel regno di ghiaccio? Le fate avevano fatto addormentare la ragazza, mentre oltrepassava il portale. Si svegliò che era stesa a terra, accucciata su sé stessa.
“Ma che succede…? Ehi? C’è qualcuno? Sean? Hic? Sorellona… Cry?!” gridò la giovane, non ricevendo risposta. Si guardò intorno. Il paesaggio era arido e colorato con tinte cupe e fredde, sui toni dell’indaco, blu notte, nero, grigio e azzurro scuro. Si alzò in piedi e si accorse di essere stata stesa su un letto di terra nera come l’ossidiana. Tutto il terreno sul quale camminava era nero come il carbone. “Ma dove sono…?” si chiese. Cominciò a camminare, ma poi si rese conto di avere in tasca il telefono. Credendo di avere un barlume di speranza, lo tirò fuori e digitò il numero di Hiccup. C’era campo.
“Pronto?”
“Hic! Hic sono Astrid!!” gridò la ragazza.
“Oddei sacri!! Astrid, stai bene?!” domandò Hiccup, felice.
“Sì, tutto ok per ora. Non so nemmeno dove sono…”
“Sei nel regno di ghiaccio, più precisamente, nel regno di Jack Frost. Stai molto attenta a... l…. può…”.
“Hic! La chiamata è disturbata! A chi devo stare attenta?!” gridò la giovane. Niente risposta, la comunicazione era terminata. Astrid guardò lo schermo del suo telefono che segnalava l’assenza di campo. “A chi devo stare attenta…?” sussurrò piangendo. Respirò ripetutamente, per calmarsi, poi prese a camminare, nella speranza di trovare qualcuno o qualcosa in grado di dirle che fare. La camminata andò avanti per un’ora buona, fin quando il sole giunse a toccare dolcemente la superficie del mare, tingendo il cielo di colori caldi.
“Almeno il cielo ha un colore diverso… mi sta venendo l’orchite a vedere tutti sti colori freddi… che tristezza…” disse. Dopo un po’, i suoi occhi si sgranarono. “E-e quello… che cosa sarebbe?!?” esclamò indicando una distesa di lava cocente. Comparvero le fatine di prima, che svolazzarono intorno a lei. Una di queste si adagiò dolcemente sulla spalla della giovane, lisciandole i capelli ramati.
“Se avanti vorrai andare, solo una cosa potrai fare. Quell’oceano dinanzi a te non è più lo stesso, tocca a te trasformalo, adesso.” Rimò la creatura, librandosi, una volta finito, in aria e raggiungendo il suo gruppetto, che volò via, lasciandola da sola dubbiosamente. D’un tratto sentì nella sua testa una voce. “Astrid… ricordati dei tuoi poteri…”. La ragazza guardò nuovamente la lava e chiuse gli occhi. “I miei poteri…? Giusto, i miei poteri!!” gridò esultante, avvicinando una mano alla bocca con il palmo aperto. Soffiò su quest’ultima, tenendo gli occhi chiusi e ne scaturì una nuvola di ghiaccio. Abbassò la mano che aveva generato la nuvola e automaticamente, quest’ultima, seguì il movimento, affondando nella lava, che in poco si ghiacciò.
“Il mio ghiaccio è così potente da raggelare la lava?! Wow!!”. Si concentrò e, inaspettatamente si alzò in volo, planando sull’oceano gelato. Chiuse a pugno la mano magica e il ghiaccio si sciolse, divenendo acqua. Dopodiché atterrò nuovamente a terra, sbattendosi le mani tra loro. Una barchetta di legno con intricate al suo esterno edere e rampicanti fioriti si avvicinò alla riva. Istintivamente, Astrid avanzò verso quest’ultima e la toccò delicatamente.
“Qualcosa mi dice che se voglio andare avanti e compiere quest’impresa eroica devo salire su questa barchetta instabile…” sbuffò. Perciò salì sulla piccola imbarcazione e, un po’ insicura, cominciò a remare con una piccola pagaia in legno. La luna non si fece attendere, specchiandosi sullo specchio d’acqua riportato in vita dalla ragazza. La giovane alzò lo sguardo, guardandola in tutta la sua semplice dolcezza. Sorrise e pensò a sua sorella, Axel, Sean, Moccicoso, Bruta, Tufo, Gambe, Cry e Hiccup.
“Buonanotte, sorellona.” Sussurrò versando una lacrima cristallina che le solcò leggiadramente la guancia e si accucciò sullo scafo della barca.
Intanto a Berk il gruppo dei Cavalieri si stava dando da fare per cercare nella biblioteca un libro di magia che potesse aprire un portale per qualsivoglia posto si desideri. Astrid era quella più indaffarata: voleva accanto a sé sua sorella a tutti i costi.
“Trovato qualcosa?” chiese con voce decisa.
“No… qui illustra solo gli incantesimi per trasformare una persona a ranocchio…” rispose Bruta svogliatamente, chiudendo anche quel libro.
“Io invece ho trovato un libro che parla di come poter sviluppare poteri magici dal nulla…” disse Moccicoso.
“Invece io ho scoperto che sono stanco… Hiccup, sono ormai quattro ore che cerchiamo dei libri in questa biblioteca vecchia più di mia bisnonna… abbiamo fatto una confusione tremenda, ci sono pile di libri sparsi per tutta la stanza e dobbiamo pure mettere apposto… Non ce la facciamo più…” si lamentò Testa di Tufo.
“Va bene ragazzi, andate a casa. Qui ci penso io.” Disse Hiccup, salutando i ragazzi che mano a mano lasciavano la biblioteca. Rimasero in due: Hic e Astrid.
“Perché non c’è modo di aprire un portale?” chiese Astrid, sconsolata.
“Non è vero che non c’è, amore mio. Troveremo la soluzione e Astrid tornerà a casa, insieme a tutti noi. Anche a me manca, le voglio molto bene, lo sai. Vorrei averla qui con noi, poterla vedere giocare con Moon, poterla sentire…”
“Moon soffre molto senza di lei. Sta sempre fuori dalla casa a mugolare… non vuole nemmeno la compagnia di Sdentato.” Sussurrò Astrid, ricevendo le coccole dal suo fidanzato.
“La riavremo a casa, me lo sento.” La rassicurò lui, guardandola negli occhi e baciandole la fronte. Astrid gli sorrise e insieme misero apposto le innumerevoli pile di libri da loro create. Domani si sarebbero ricominciate le ricerche.
   
 
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