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Autore: Fiamma Erin Gaunt    15/03/2015    0 recensioni
[POV ERIC; Fiamma/Eric; Ambientazione: Divergent/Insurgent]
Dicono alcuni che finirà nel fuoco il mondo, altri nel ghiaccio. Del desiderio ho gustato quel poco che mi fa scegliere il fuoco. Ma se dovesse due volte finire, so pure cos’è odiare. E per la distruzione posso dire che anche il ghiaccio é terribile e può bastare.
*
Dal testo:
- Eric, apri la porta! Apri subito questa dannata porta! –
Appoggiai la schiena alla parete lignea. Non volevo che le iniettassero il siero, ma Jeanine non aveva voluto saperne. Solo i Capofazione potevano esserne esentati e considerava Fiamma una ribelle, proprio quel genere di persona che nella sua visione dell’organizzazione umana era da eliminare perché ritenuta pericolosa.
Così l’unica cosa che mi era venuta in mente era stata quella di chiuderla nel nostro appartamento.
Non una bella mossa, specialmente perché in quelle ultime settimane le cose tra di noi non erano andate affatto bene.
Sospirai, sentendola prendere a pugni la porta.
Un’imprecazione colorita e diretta al sottoscritto abbandonò le sue labbra mentre continuava a colpire il legno. Non si sarebbe arresa, indipendentemente da quanto fossero inutili i suoi sforzi.
Non diedi peso alle sue parole: l’importante era che fosse al sicuro.
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Eric, Jeanine Matthews, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: Violenza
Capitoli:
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Capitolo 1

 

 

 

 

Ero appoggiato distrattamente alla parete del corridoio, dipinta di un bianco perfetto, e stavo cominciando davvero a perdere la pazienza. Non bastava che fossi stato convocato; sì, convocato, come se fossi un comune iniziato privo d’importanza invece che uno dei Capofazione degli Intrepidi, nell’ufficio di Jeanine Matthews e che avessi dovuto raggiungere il quartier generale degli Eruditi. No, adesso dovevo anche aspettare fuori dalla porta che Crudelia, come la chiamava Richard, si decidesse a ricevermi.

La porta venne aperta, strappandomi dalle mie considerazioni, e mi ritrovai gli occhi blu di Jeanine che mi fissavano con gelida incuranza.

- Eric, prego, accomodati. –

Raggiunsi la sedia più vicina, sedendomi con la schiena ben dritta e tutti i muscoli tesi e pronti all’azione. Erano passati due anni da quando avevo fatto la mia Scelta ed ero diventato un trasfazione, ma quella donna aveva ancora la capacità d’intimorirmi.

- Max mi ha detto che volevi parlarmi. Di che si tratta? –

Dritto al sodo, così magari sarei riuscito ad allontanarmi da quel ritrovo di nerd patiti del blu e dell’informatica in tempo per tornare al quartier generale per la cena.

Jeanine fece ticchettare le lunghe unghie sul legno della scrivania.

L’immagine di lei vestita con una suntuosa pelliccia di dalmati si materializzò nella mia mente. La scacciai con decisione. Maledizione a Richard e a quelle sue idiozie che mi ficcava in testa.

- Ritengo che sia giunto il momento di coinvolgerti più attivamente negli affari che riguardano noi e gli Intrepidi. In qualità di ex componente di questa fazione, credo che tu sia la persona più indicata a intrattenere e curare i nostri rapporti. In particolare in merito a un’operazione che ci sta molto a cuore. –

Inarcai un sopracciglio in un muto invito a continuare.

- L’operazione Divergente. Tu sai di cosa si tratta, no? –

- So cosa sono i Divergenti – confermai, annuendo cautamente.

- Pertanto saprai che sono un pericolo per noi e la società che progettiamo di costruire. Un pericolo che deve essere circoscritto il più rapidamente possibile. –

Annuii.

Cominciavo a intuire dove volesse andare a parare, ma ancora non sapevo quanto fosse opportuno sbilanciarmi.

- Esattamente, tu e Max cosa volete che faccia? –

Il sorriso condiscendente di Jeanine evaporò come neve al sole. Si vedeva chiaramente quanto le desse fastidio non essere considerata l’unica leader dell’operazione. Beh, lei poteva pensarla come preferiva ma io adesso ero un Intrepido e non avrei fatto nulla che contravvenisse agli ordini del nostro “grande capo supremo”.

Sì, anche queste erano parole di Richard e, sì, dovevo decisamente smettere di ascoltarlo se volevo conservare un briciolo di sanità mentale.

Avevo lottato con le unghie e con i denti per ottenere quella posizione di prestigio e, sicuro come l’inferno, non me la sarei fatta sfilare da sotto il naso per colpa dei capricci di una quarantenne megalomane.

- Io … e Max -, aggiunse dopo un momento d’esitazione e una smorfia disgustata, - Vogliamo che ti occupi della questione in modo definitivo: trovali e uccidili. Tutti – precisò all’ultimo secondo.

Assottigliai lo sguardo, indagando: - Perché proprio io? –

- Perché Max non rimarrà a capo ancora per molto e perché sono sicura che un ragazzo sveglio e ambizioso come te non correrà il rischio di lasciarsi sfuggire quest’opportunità. –

Si potevano dire molte cose su di lei, ma di sicuro sapeva dove fare pressione per far cedere le persone. Conosceva i desideri nascosti di tutti coloro che la circondavano, doveva essere per forza così oppure tutto il potere di cui disponeva sarebbe andato in fumo.

- Posso pensarci? – presi tempo.

Jeanine annuì con l’aria di chi stava facendo una grossa concessione. – Certo, ci rivedremo tra due giorni e per allora vorrò una risposta. Magari potresti chiedere consiglio a quella ragazza … si chiama Fiamma, giusto? –

L’aveva aggiunto come se nulla fosse, ma il sorriso da serpente che mi stava rivolgendo non lasciava spazio a dubbi. Quell’accenno era stato appositamente voluto.

- Lei cosa c’entra? –

Mi accorsi che il tono di voce si era indurito istintivamente e lo notò anche Jeanine, perché rise di cuore in un misto di divertimento e ironia. Si stava chiaramente facendo beffe di me.

Strinsi i denti, trattenendo l’impulso molto poco galante di mandarla al diavolo o tirarle contro uno di quei vasi pieni di mughetti che adornavano la stanza.

- Naturalmente nulla, tranne per il fatto che è la tua fidanzata, no? A proposito, non sei neanche un po’ curioso di conoscere con sicurezza l’esito del suo test? –

Stava davvero dicendo quello che pensavo?

Fiamma poteva essere Divergente?

Indossai la migliore delle mie facce da poker. Ero bravo in questo, sedici anni da Erudito in compagnia di mio padre e della sua concezione di famiglia perfetta mi avevano insegnato molto.

- Pensi forse di sapere qualcosa che ignoro, Jeanine? – rilanciai.

- Sicuramente. Ma non su di lei: Fiamma è risultata Intrepida al cento per certo. E, nel caso te lo stessi chiedendo, anche il tuo amico Richard ha ottenuto il suo medesimo risultato. Sapere che non corrono rischi potrebbe invogliarti a essere un po’ più disponibile ad accettare il tuo nuovo compito, credo. –

Non era solo questo e i suoi occhi me lo dicevano chiaramente. Jeanine non era brava neanche la metà di me nel mascherare le sue emozioni.

Quella non voleva essere una rassicurazione, ma una minaccia neanche troppo velata.

E a me non piacevano le minacce.

Mi alzai senza curarmi di far stridere le zampe della sedia contro il pavimento di candido marmo.

- Ci penserò; ti farò sapere – conclusi seccamente, uscendo dalla stanza ancora prima di darle modo di aggiungere altro.

Il viaggio di ritorno alla residenza parve interminabile. Una parte di me non trovava nulla di male nell’approfittare della situazione. Le minacce non mi piacevano, questo era vero, ma non andavo pazzo neppure per gli ordini. Non quando non ero io a darli.

Se avessi preso il posto di Max nessuno avrebbe mai più potuto mettere in dubbio la mia leadership, nemmeno quell’insopportabile Rigido che sembrava divertirsi a cercare di minare costantemente la mia autorità.

Era una bella prospettiva.

- Capofazione Eric – salutò una delle sentinelle all’ingresso, scattando sull’attenti.

Gli rivolsi un distratto cenno di saluto per poi incamminarmi lungo il pozzo e varcare l’ingresso della sala mensa.

Fortunatamente la cena era cominciata da appena una manciata di minuti e al mio solito tavolo, quello nell’angolo più lontano e riservato, c’erano già Richard e Fiamma. Storsi il naso quando vidi il Rigido in compagnia di Nicole, Shauna, Zeke e Jesse. A quanto sembrava la mia fidanzata aveva pensato bene di approfittare del mio ritardo per impormi la presenza dei suoi amici.

Meditai sull’ipotesi di girare i tacchi prima di essere visto da uno di loro e far finta di essere arrivato troppo tardi per consumare il pasto, ma il mio stomaco brontolava a gran voce ricordandomi che avevo già saltato il pranzo e che non sarei mai riuscito ad addormentarmi in preda ai morsi della fame.

Così, con un sospiro rassegnato, mi incamminai verso il tavolo.

La prima ad accorgersi del mio arrivo fu Fiamma.

Si voltò verso di me sorridendo e gli occhi parvero brillarle come stelle nel cielo notturno. Stavamo insieme da due anni e da uno convivevamo. Nessuna delle due cose era stata in grado di arginare anche solo lontanamente le emozioni che provavo quando la vedevo. Se fosse dipeso da me l’avrei tenuta stretta tra le mie braccia per tutto il tempo, anche a costo di fare la figura dell’idiota melenso, e sapevo con incredibile sicurezza che non avrei mai permesso a nessuno di farle del male o farla soffrire.

Lei era mia.

La mia gatta selvatica, la mia piccola pantera pronta a drizzare il pelo e a farsi valere quando c’era qualcosa che non le andava bene.

Lo sguardo abbandonò il suo viso e cadde sulla scollatura profonda della canottiera che indossava sotto la giacca di pelle. Una giacca che, tra l’altro, a giudicare da quanto le stava grande doveva essere la mia.

E di romantico non ci fu più niente.

In quell’istante l’unico pensiero che mi passava per la testa era quello della sua scintillante chioma scura sparsa sul mio cuscino e del suo corpo nudo, nascosto dalle mie lenzuola, che si raggomitolava contro il mio.

Presi un respiro profondo, cercando di scacciare via quell’immagine.

Se non l’avessi fatto probabilmente sarei finito con il saltarle addosso in piena mensa e il pensiero di passare per un pervertito esibizionista non mi entusiasmava affatto.

Mi chinai su di lei quanto bastava per catturarle le labbra in un bacio. Un contatto casto, breve, che mi lasciò a corto di fiato e decisamente insoddisfatto. Lei parve capirlo perché mi rivolse una di quelle sue occhiate di fuoco che promettevano un post cena decisamente piacevole.

- Sbaglio o quella è la mia giacca? – chiesi, accarezzandone il bavero e sfiorando con la punta delle dita la pelle alabastrina del collo.

Sorrisi soddisfatto vedendola serrare le labbra per trattenere un sospiro.

- Forse -, ammise sorridendo malandrina, - Perché, la rivuoi? –

Se volevo la giacca?

Certo che la volevo e non solo quella. Volevo anche la canotta, i pantaloni e tutto quello che indossava … per la precisione volevo tutti quegli scomodi e inutili indumenti gettati ai piedi del letto insieme ai miei.

Il sorriso sulle sue labbra si allargò, segno che ancora una volta aveva decifrato alla perfezione i miei pensieri. Un giorno o l’altro avrei dovuto farmi spiegare come faceva a farlo.

- Tienila tu … per il momento -, precisai, - Non vorrei dover cavare gli occhi a qualcuno – conclusi, lanciando un’occhiata piuttosto penetrante all’indirizzo di Reaper che sedeva al tavolo accanto al nostro.

Che non lo sopportassi non era un mistero per nessuno alla Residenza, ma erano in pochi a conoscere il vero motivo della nostra ostilità. E quel motivo era la “ragazza pantera” che mi stava seduta accanto e che in quel momento mi lanciava un’occhiata lievemente contrariata.

Mi posò una mano sull’avambraccio, attirando la mia attenzione. Da quanto mi ricordavo non ero mai stato in grado di ignorarla o rimanere indifferente a lei quando la sua pelle toccava la mia. – Eric, non farlo. –

Fare cosa?

Evidentemente i miei occhi avevano fatto trapelare pensieri molto violenti indirizzati a quel Capofazione da strapazzo senza neanche volerlo.

- Qualsiasi cosa ti stia passando per la testa – replicò, e questa volta fu lei a baciarmi.

E che bacio.

Se quello di prima era stato l’equivalente di un tramonto in riva al mare, dolce e delicato, questo era una notte illuminata dai fuochi d’artificio, inebriante e passionale.

- Stai cercando di distrarmi, eh? – dissi a fior di labbra, divertito.

- Di farti passare la voglia di perdere tempo dietro a lui – mi corresse, sfiorando le mie labbra con le sue mentre parlava.

Annuii mentre con la coda dell’occhio spiavo la reazione di Reaper. Era tornato a concentrarsi sulla sua cena, ma dal modo in cui infilzava l’hamburger senza pietà si capiva che lo spettacolino non doveva essergli proprio piaciuto.

Bas, seduto accanto a lui e intento a lasciarsi imboccare da Josephine, lo guardò incuriosito e poi spostò lo sguardo verso di me e Fiamma.

Parve capire, perché battè una pacca sulla spalla dell’amico nell’evidente tentativo di distrarlo.

- Dove sei stato tutto il pomeriggio? –

La domanda di Fiamma mi prese in contropiede. Non c’era l’accusa che di solito le fidanzate rivolgevano ai propri ragazzi quando questi sparivano per ore senza dire dove andavano, ma solo una sincera curiosità. Era un’ex Candida, dopotutto, e la curiosità faceva parte della sua natura.

- Avevo delle faccende di cui occuparmi. –

- Già, roba da Capofazione, una noia mortale – mi venne in aiuto Richard.

Fiamma annuì. – Devi occupartene anche tu? –

- No. Max ha deciso che doveva farsene carico Eric. Credo che voglia tenerlo il più lontano possibile da Quattro per cercare di averli entrambi tutti interi quando comincerà l’iniziazione di quest’anno – concluse ironicamente.

Fiamma si unì alle sue risate e anch’io abbozzai un piccolo sorriso.

Quando fui certo che non poteva vedermi, rivolsi un lieve cenno di ringraziamento al mio migliore amico. Richard non rispose e dall’espressione cupa che aveva assunto per una frazione di secondo dedussi che lui sapeva davvero tutto e la cosa non gli piaceva affatto.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Spazio autrice:

Era da un po’ che questo progetto se ne stava abbandonato, solo soletto, nella mia cartella dei file Word. Finalmente ho deciso di ultimare il primo capitolo e di dargli una sistemata prima di pubblicarlo. In pratica come arco temporale ci troviamo poco prima (esattamente due giorni) dell’arrivo di Tris & co alla Residenza. Ho voluto rivedere gli eventi di Divergent e Insurgent con gli occhi di Eric per cercare di spiegare le sue azioni nei libri e spero di riuscirci. Ci saranno tutti i personaggi di “Be dauntless is a tough job but someone has to do it” e tutti quelli presenti nei primi due libri.

Beh, direi che per ora è tutto.

Alla prossima.

Baci baci,

Fiamma Erin Gaunt

 

  
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