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Autore: DiKey    17/03/2015    2 recensioni
La Saga "il leone, l'angelo ed il drago" riprende dopo vent'anni. Sono cambiate tante cose nel mondo, ormai ogni minaccia sembra essere sparita e la vecchia squadra SeeD che salvò il pianeta ormai vive di ricordi. O almeno, questo è quello che pare.
Questa storia ha una peculiarità: è interattiva. Ci saranno molti bivi, e saranno le vostre scelte a far si che la storia vada in un modo o in un altro.
Vi ho incuriosito almeno un po'?
Genere: Avventura, Azione | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Nuovo Personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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FF 7 Il mio nome è Marcus Demiel Lintres (la T è muta). Ma, per quasi trent'anni, il mio unico nome è stato Ravenant.
La prima volta che successe ero appena alla mia terza missione. Non c'erano ancora i Seed, e quella fu una delle pochissime cose legali che feci in quanto Phalanx. Una povera demente era entrata nella Tomba del Re senza Nome senza segnalatore e si era persa. Era una studentessa di Deling City, niente di eccezionale né di corpo né di cervello. Una persona invisibile, di quelle che se le incontri per strada neanche ti rendi conto che esistano. Ma anche lei aveva dei genitori, qualcuno che voleva che tornasse a casa. Una missione di salvataggio, niente di difficile. Fummo inviati in due.
Fortuna volle che incrociassimo tale Minotaur sulla strada. Gli tirammo addosso tutto quello che era umanamente possibile tirare, ma eravamo lì per salvare una persona, non per lottare contro GF: non eravamo equipaggiati. Nella fuga, io e il mio compagno ci separammo. Era lui ad avere il segnalatore di posizione e la mappa. Ero solo, nel buio, senza mappa. Avete presente la Tomba del Re senza nome? E' tutto uguale lì dentro.
Il mio partner tornò alla base e consegnò il suo rapporto. Attesero due giorni e poi, sapendo che avevo poche munizioni, mi dichiararono Disperso in azione, presunto morto.
Al quarto giorno, uscì dalla Tomba con la ragazza tra le braccia. Non so come, arrivai al centro e da lì riuscì a tornare indietro.
La seconda volta fu a causa di un'esplosione su una barca. Dovevamo uccidere un trafficante di droga per conto di un suo rivale, ma era una trappola e trovammo panetti di C4 lì dove avremmo dovuto trovare la merce. Ustioni di secondo e terzo grado e timpani lacerati. Quasi annegato.
"Sei un figlio di puttana fortunato" mi dissero quando mi trovarono su una spiaggia a masticare la pinna di un Focaral (esperienza che non consiglio).
La terza volta, il mio partner era Crisis Eiroda. La quarta, ero con Storm e con Reaper, il giorno in cui lasciò i Phalanx fingendo la sua morte. Le ultime tre volte...neanche le ricordo.
Ma una cosa ricordo. Io sono un figlio di puttana fortunato. Sono uno che non si ammazza facilmente.
Per cui, anche se mi hanno spezzato le costole e tagliato due dita, mi viene da ridere. Avrebbero dovuto ammazzarmi subito. O almeno avrebbero dovuto rompermi tutti i denti. O farmi un full body scan.
Perché non si diventa Ravenant, quello che ritorna dalla tomba, solo perché si è fortunati o perché si è di bell'aspetto.

"cos'hai da ridere?" mi domanda

la cosa bella è che risponderei comunque anche se non fossi costretto a farlo dallo schifo che mi hanno iniettato.

"Dieci anni fa passai un brutto momento, quando il cane di mia figlia sparì da casa. Lei era disperata. E una bambina disperata rende il papà ancora più disperato. Amava quel cane. Comunque lo trovammo. Grazie al chip che il veterinario gli aveva messo sottopelle. In quel momento mi ricordo di aver pensato: Diavolo, quest'affare funziona."

Quelli si guardano in faccia. Forse hanno capito dove voglio andare a parare. Mi arriva un pugno in piena faccia, una botta tale da farmi sputare un altro dente. Hanno scarsa inventiva.

"Ci stai dicendo che hai un localizzatore su di te?" chiede uno

"Meglio, così i phalanx verranno a cercare lui, risparmiandoci la fatica di cacciarli uno per volta." dice l'altro

"Ho più di un localizzatore. E ho più di un ricevitore. Qualcosa che m'informa con una leggera vibrazione."

"T'informa di cosa?" mi chiede, ancora una volta, quello che sembra essere il capo.

Mi appoggiò allo schienale della sedia e inspiro profondamente.

"I phalanx non esistono più. Ma il chip m'informa che una katana blu sta per abbattersi sulle vostre teste. Siete già morti."

Tira fuori una pistola e me la punta in testa. Come se fosse la prima volta!

"Allora ti ammazzerò e basta." mi dice.

Sorrido.

"Ecco, questa sarebbe stata una magnifica idea. Ma avete preferito giocare a fare i cattivi dei fumetti e hai perso la tua occasione."

Un lampo azzurro e la mano, lentamente, si stacca dal polso, tagliata via di netto.
Quello urla, l'altro prende la pistola e spara al muro di cartongesso squarciato da un fendente di quest'edificio abbandonato. Svuota quasi l'intero caricatore sparando alla cieca prima di nascondersi dietro una scrivania impolverata e malridotta. Lo vedo mentre controlla i colpi, prende anche una seconda pistola.
Si sporge dalla scrivania, pronto a riaprire il fuoco, quando una katana dall'elsa blu gli si conficca tra gli occhi.

"Scusa il ritardo, Rev."

Sorrido mentre incrocio l'occhio di questa prode donna che, Hyne l'aiuti, non riesce a non vestire di blu. Si è conservata bene devo dire. I capelli argentati legati in una treccia che le arriva fino a metà schiena, un para-spalla d'acciaio e un gilet blu che le lascia scoperte le braccia. Slanciata e scattante.

"Mi dispiace averti dovuto coinvolgere, Fujin."

***

Ho pianto poche volte nella mia vita. Questa era una di quelle.
Storm e Fujin erano lì, erano davanti a me, mano nella mano tra le rovine di Galbadia. Privi di vita. Ero arrivato troppo tardi. Avevo fallito.
Crisis, Storm, Ray, Ross...erano tutti morti. Ero rimasto solo.
Urlai contro Hyne, contro Storm per essere stato Storm, contro Crisis che si era fatto coinvolgere. Maledissi ogni giorno della mia vita.
Poi, qualcosa successe. Fujin respirava.
Storm era privo di vita, gli occhi vacui come quelli di un pesce rimasto troppo a lungo sul banco del pescivendolo. Ma non aveva subito nessuna ferita letale.
Ma Fujin, che aveva un buco nel fegato, lei era viva.
Storm era riuscito a scindersi dal suo Guardian Force. Erano diventati un'entità unica, due menti in un solo corpo, vincolati a dannarsi entrambi per l'eternità. Eppure, in qualche modo, si era separato da ZERO. Ed era riuscito a trasferire il suo GF a Fujin. Quei raggi rossi e neri, filiformi, che mi era sembrato di vedere, erano parti di ZERO che lasciava il corpo da clone che Storm aveva occupato per entrare in Fujin.
Storm era già morto. Il suo corpo, il suo vero corpo, era già polvere. Aveva vissuto un pezzo di quell'eternità da GF perché, nella sua ultima battaglia all'inferno, si era vincolato a ZERO. Ma, adesso che lui e ZERO erano di nuovo entità separate, il suo spirito proseguì per la strada che gli era stata preclusa.
Ma Fujin non era più quella di prima. Fujin voleva uscire da quel mondo fatto di SeeD, di Phalanx, di mostri e Morte.
Falsificai un paio di rapporti, roba da poco per uno come me e cremai un corpo non reclamato all'obitorio.
Quella fu la mia ultima missione da Phalanx. Ravenant andò in pensione.

***

Con un netto colpo di spada, Fujin mi libera dalle catena e mi guarda le mani, storcendo il volto in una smorfia malinconica quando vede le dita mancanti.

"non preoccuparti. Due dita in meno non sono niente. Come uscire da qui, questo mi preoccupa di più.."

"scendiamo al piano terra, lì recupereremo un passaggio. Poi ti porteremo da un dottore."

Si avvia verso le scale, tenendo la spada davanti a sé, in guardia. Non c'è nessuno sotto, probabilmente ha già fatto fuori tutti. Si guarda intorno e rinfodera.
Da lontano, un rumore di motore. Un camion. Sempre più vicino, sempre più velocemente.

"Fujin, che diavolo?"

Ma lei non risponde.
Rumore di frenata, ruote che stridono e poi l'impatto. Il frastuono di lamiere che si scontrano tra loro, il violento rumore del metallo che si schianta sul cemento. Fujin sbuffa, si passa una mano tra i capelli. Borbotta qualcosa che non riesco a capire ed esce.
La seguo, e fuori mi aspetta uno spettacolo estremamente curioso. Un autocarro ha travolto una macchina e l'ha schiacciata contro il muro. Tra le lamiere e i calcinacci si nota la figura di un uomo, seduto come se non fosse successo niente a mangiare un sostanzioso panino.
La lunga giacca viola con il colletto rosso e i pantaloni di quello stesso colore sono la prima cosa che noto. Tratti taglienti, un paio di occhiali da sole gli coprono gli occhi e i capelli argentati sono legati in una lunga coda di cavallo che stride con le sopracciglia e la barba, che invece sono del nero più scuro che abbia mai visto.
Ci fa un segno con la mano e poi rientra nella cabina di guida, mettendo la retromarcia

"e tu gli permetti di conciarsi in quel modo? era un orecchino quello che ho visto?"

Si stringe nelle spalle

"Gale è troppo grande perché gli dica come vestirsi."

"Che ragionamento è? Sei sua madre, Fujin. E' tuo sacro dovere impedire che si vesta come un carro di carnevale".

La sua voce squillante si fa sentire

"Se avete finito di parlar male di me, io andrei. Tra non molto avremo gente alle calcagna."

Fottuto udito draconico.

***

All'interno di una stanza del garden di Balamb, Rinoa stava accendendo delle candele profumate. Aveva scoperto che questo la aiutava a concentrarsi.
La necromanzia è un branca della magia afflitta da tanti preconcetti e leggende prive di fondamento. Non devi sacrificare niente, non devi spargere sangue. Chi ammazza un uomo o un animale con la scusa della magia nera in realtà cerca solo una scusa per giustificare la propria sete di sangue. Ma la stessa definizione "magia nera" era errata e Rinoa lo sapeva.
La magia, aveva scoperto, era come una pistola carica a cui non puoi mettere la sicura. E' pericolosa e richiede molta attenzione, ma non è in sé buona o cattiva. E' uno strumento, uno strumento pericoloso e con cui non bisogna giocare.
La magia non aveva niente a che fare con la posizione delle stelle e dei pianeti, la magia era una rete di fili tutta intorno a loro. Per lanciare una magia di tale portata serviva un focus, un oggetto su cui concentrare le energie degli evocatori. Tre elementi compongono la vera magia: evocatore, focus, effetto.
E per potenziare una magia bisogna lavorare in scala di tre; ecco perchè Rinoa aveva chiesto aiuto a due persone.
Selphie e Shu l'avrebbero aiutata. Erano le due col maggior potere magico.

"mi dispiace d'avervi coinvolto. Ma ho davvero bisogno di aiuto."

Selphie squittì, dicendo a Rinoa di non preoccuparsi. Le borse sotto gli occhi e le rughe di chi ha sofferto troppo fecero la loro comparso sul sorridente viso di Selphie, che da tempo non aveva ragione di sorridere. Selphie non aveva avuto vita facile.
Era stato un trauma quando la relazione con Irvine era finita. Si erano trasferiti a Trabia da pochi anni, sembravano felici. Poi, un giorno, Squall aveva accolto Irvine che si era presentato al Garden con pochi bagagli e ancor meno parole. Trabia era la terra di Selphie, non di Irvine. E per quanto lui facesse, era sempre uno straniero. Ogni volta che gli veniva data una posizione al Garden di Trabia, nessuno si chiedeva se gli fosse stata perché fosse il migliore, ma tutti davano per scontato che gli fosse stata data solo per Selphie. Lui aveva combattuto, certo. Aveva studiato, aveva conseguito tutta una serie di certificati, ma l'aria intorno a lui era sempre ostile: se gli veniva dato il compito di insegnare ai cecchini, si poteva stare certi che la classe avrebbe boicottato il corso.
Irvine era un galbadiano, d'altra parte. E l'astio verso Galbadia si era radicato così tanto a Trabia da diventarne parte integrante.
E poi, la notizia.
Selphie non poteva avere figli. Era stata la magia Apocalisse di Artemisia. O anni di GF e combattimenti. O era semplicemente così che doveva essere, chissà. La distanza tra i due non si era più colmata. Senza rispetto, senza famiglia, senza la possibilità di tenersi un lavoro, Irvine era andato via.

"a volte l'amore non basta" furono le poche parole che pronunciò quel giorno, nella Hall del Garden di Balamb

 Ed anche se adesso Selphie sorrideva e Irvine diceva che andava tutto bene, era chiaro che le cose non erano esattamente così. Per questo motivo, Rinoa aveva colto l'occasione per coinvolgere Selphie e tenerla lontana da Irvine.
Ma il fatto che avesse bisogno d'aiuto non era una bugia.

"Non si entra fisicamente dove sto andando" spiegò loro Rinoa "Solo la propria proiezione può passare i cancelli, e anche allora può solo raggiungere l'anticamera, se vogliamo chiamarla così. Voi sarete la mia ancora. Al minimo segnale di problemi, dovrete proferire insieme una parola di comando"

"Che parola?" chiese Shu

"Torna."

"oh....un po' anticlimatico, non trovi? Non possiamo dire qualcosa di più...magicoso?"

Shu nascose a fatica il suo fastidio; questa parte di Selphie poteva essere divertente quando la ragazza aveva vent'anni. A quaranta, era semplicemente stupida.
Rinoa disegnò un cerchio con del sale, per tenere fuori eventuali energie estranee, e controllò svariate volte che il cerchio fosse perfetto. Al centro fu collocata una bacinella piena d'acqua in cui Rinoa immerse le mani. Shu e Selphie misero le mani sulle spalle di Rinoa.
Lei chiuse gli occhi. Si rivestì dell'aura magica, spalancando le ali per attingere a quanto più potere possibile.
S'immagino lontano dal mondo, oltre il mondo.
Era nello spazio. Stava galleggiando nello spazio. La tuta la aiutava a sopravvivere, ma l'ossigeno stava finendo. Vide il suo respiro condensarsi e venne colta dal panico. Attorno a lei solo stelli, crudeli e fredde e lontane. Nessuno vicino che potesse aiutarla. Era sola, e lì sarebbe morta.
(No, ferma tutto. Io non sono morta. C'era Squall lì con me)
Una cupola di ghiaccio, da lei generata,  teneva lei e suo padre separati dal mondo esterno. La fenice era vulnerabile. Scatto, fendente, falciata, parata. Muoveva il suo Gunblade rapidamente per superare le difese di suo padre, ma Caraway era uno spadaccino assai superiore. Fu la sua lama a farsi invece largo tra le difese di sua figlia, un affondo elegante e letale che le raggiunse il cuore. Sentì la vita scorrere via, un altro attimo e sarebbe morta.
(Non è andata così. Caraway non ha mai trovato il coraggio di affondare con determinazione la spada)
Squall era a terra, Storm stava lentamente morendo dissanguato. Lei aveva interrotto il trasferimento del potere alla sua cagnolina per mantenere la propria simbiosi più a lungo. Restava solo lei a combattere contro quest'essere infernale, ma la manifestazione del male era assai più potente di quanto immaginasse. Rinoa usò i suoi poteri per evocare una barriera, ma andò in mille pezzi e decine di dardi neri....
(Ne ho abbastanza. Basta così.)
Un lampo di luce e tutto andò in pezzi come vetro. Immaginò sé stesse attingere dal potere di Alexander per evocare una magia Sancta che illuminò l'oscuro vuoto in cui la sua mente galleggiava. Si trovava sotto il chocobosco sacro, nello stesso luogo in cui, tanti anni prima, avevano lottato contro un antico nemico e avevo vinto. Una vittoria amara, di cui non avevano ancora finito di pagare il prezzo.
Ma non c'era lava, non c'erano fumi maligni questa volta. Era al centro della piazza in cui si era tenuto lo scontro, e intorno a lei c'era solo un mare di pietra lavica.
Realizzò di essere nuda. Istantaneamente, si coprì il seno e l'inguine e la sua vista vacillò.

(Calma. Devo restare calma.)

I vestiti comparvero non appena li visualizzò. Già che c'era, decise di immaginarsi con quell'ultimo abito disegnato da un famoso stilista, un sogno proibito visto che quell'affare era troppo anche per le loro tasche. Meno male che non lo aveva comprato: non le stava così bene come immaginava.
Si avviò verso il centro della piattaforma e, poco per volta, attorno a lei si costruì la stanza in cui aveva affrontato Artemisia. Ma era strana. Era come se qualcuno avesse dipinto sul vetro usando colori troppo annacquati per poter far presa. La struttura era quasi trasparente, incompleta.
Richiamò alla mente ogni dettagli di quella stanza, ogni tratto somatico di Artemisia, ma non comparve nulla.

"Lei non è qui. Non integralmente, almeno."

Dietro di lei c'era il pallido cavaliere nero. Camminava verso di lei e, dove poggiava i piedi, la terra bruciava nuovamente.

"Cosa vuol dire?"

"Vuol dire, strega, che colei che cerchi è spezzata. Pezzi di lei sono ancora qui. Strane cose capitano a chi crede che la magia sia un giocattolo. Non alteri l'ordine naturale delle cose senza pagarne un prezzo. Non fai un viaggio all'inferno come se fosse una passeggiata al parco.

I vestiti di Rinoa presero fuoco e divennero cenere. Anche se era solo una proiezione astrale, Rinoa provava sulla sua pelle il dolore del fuoco che le consumava avidamente la carne. La sua pelle si annerì, si spaccò e sparì, e le fiamme le consumarono i muscoli, le ossa.
Si oppose con tutte le sue forze. I muscoli tornarono a crescere, la pelle ricomparve in pallide chiazze sul corpo...ma solo per poco. Il dolore le impediva di pensare. Stava cedendo.

Ma adesso era nella sua stanza. Col fiato mozzo e le mani ustionate. L'intervento paramagico di Selphie fu immediato, mentre Shu contattò immediatamente l'infermeria. L'acqua nella bacinella era evaporata, la plastica si era fusa.
Ma aveva una risposta. O, almeno, pezzi di una risposta.


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angolo dell'autore: avendo avuto solo due voti, perdipiù diversi, ho deciso di accontentare entrambi. Non ci saranno scelte per questa tornata, ma vi incoraggio più che mai a dirmi cosa pensate della storia, nel bene e nel male.
un paio di note:
  • Gale. Il nome indica un forte vento. Ho scelto il colore viola come dominante in quanto commistione di blu e rosso, i colori che caratterizzavano i genitori di Gale nelle precedenti storie. Ovviamente il nome si collega a Fujin che, come sapete, deriva dal Dio nipponico del Vento e si collega alla tradizione dei nomi "meteorologici" della famiglia.
  • Fujin non è mai stata morta, non è una RetCon. Nel capitolo XXI si vede C/Storm eseguire il trasferimento di Junction, solo non se ne vedono gli effetti. Quanto a lui, è morto. Morto-morto che più morto non si può.
  •  Rinoa rivive i suoi ricordi alterati durante la fase iniziale della proiezione astrale. Tali ricordi sono presi, in ordine, dal videogioco (Squall la salva dallo spazio), dalla terza storia di questa saga "il Viaggio della Vendetta" (capitolo XXI) e dalla seconda storia, "la Profezia" (Capitolo XII)
   
 
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