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Autore: _Giuls17_    18/03/2015    6 recensioni
Katniss e Peeta hanno vinto la guerra e adesso vivono al Dodici, stanno imparando di nuovo a conoscersi e ad amarsi, sanno che ci vorrà del tempo ma finalmente non dovranno più lottare, ma nello stesso tempo, in un luogo sconosciuto, ma in realtà vicino, Tobias scopre un'amara verità: Tris è morta, e tutto il suo mondo con lei.
Un nemico comune, una nuova guerra li faranno incontrare, poichè c'è un Mostro in ognuno di loro, ma solo Tris è stata messa davanti a quella triste realtà.
C2: -Chi sei tu?-
-Il mio nome è Tris. Ti prego non sparare.
C3: -Ti hanno detto il loro nome.-
-Sì, li hanno chiamati Hunger Games.-
C4: Cercò di reprimere l’orrore che provava per se stessa ma non ci riuscì, si odiava per come l’avevano fatta diventare: un mostro.
C6: Ricordo così bene il giorno che ci siamo visti la prima volta, [...], Io non ho dimenticato, Tris.
C8: -Quattro lasciami.-
C10: Scattò in avanti ma prima che potesse afferrarle il corpo sentì un altro ago perforarle la pelle.
C13: -Dove sei stata per tutto questo tempo?- domandò quasi sulla sua bocca.
-Stavo tornando da te.- rispose lei.
Genere: Azione, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Caleb Prior, Christina, Four/Quattro (Tobias), Tris
Note: Cross-over, OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Love me like you do
 
Alzò lo sguardo verso il cielo ed osservò lo stormo di uccelli sopra la sua testa.
Il cuore le batteva così forte da farle male, negli ultimi due anni l’avevano costretta a rivivere le sue paure solo per tre volte, in quanto non ritenevano i risultati ottenuti indispensabili per identificare i Divergenti.
Osservò lo stormo farsi sempre più vicino, non indietreggiò come le prime volte ma alzò la mano destra e vide la pistola stretta tra le dite.
Sparò con precisione.
 
-Posso controllarmi.-
 
 
Abbassò gli occhi per guardare le sue scarpe e il paesaggio arido dei confini di Chicago lasciò lo spazio alla gabbia di vetro.
Spostò la sua attenzione al tubo, posto in basso a destra, vide l’acqua uscire sempre più veloce.
Posò la mano sulla superficie di vetro che la chiudeva al suo interno, e batté il primo colpo.
 
-Io non posso annegare, io posso abbatterlo.- sussurrò, sentendo l’acqua arrivare alla vita.
-Non è reale.-
Batté un paio di colpi più rapidi e vide il vetro incrinarsi sotto di esso, mantenne gli occhi aperti nonostante l’acqua fosse arrivata fino in cima e con un ultimo tocco il vetro si infranse del tutto, trascinandola fuori.
 
 
Uscì velocemente la testa dall’acqua e percepì il freddo insinuarsi dentro il suo corpo, si guardò intorno ma vide solo il mare.
Iniziò a nuotare velocemente, ricordava ancora questa paura come se l’avesse vissuta ieri e senza rendersene conto si ritrovò ad appoggiare le mani su uno scoglio.
Non si sarebbe arresa neanche questa volta.
 
 
I raggi del sole la costrinsero a chiudere velocemente gli occhi e quando provò a muovere le mani, le trovò legate, come anche i piedi, attorno a un palo.
Il cuore perse un battito, quella paura era sempre stata difficile da gestire ma notò la prima differenza, non c’era più Peter intesta al gruppo con le torce in mano, ma Peeta.
Provò a tirare ma sentì la carne incrinarsi per via delle corde, erano troppo strette.
Capì, che Peter era stato la sua angoscia, il suo tormento durante l’iniziazione ma Peeta invece rappresentava la sua coscienza, quella che lei ignorava ogni volta.
Osservò i loro occhi neri e provò un senso di nausea; provò a nascondere la testa sotto le braccia quando lanciarono le torce, ma fu inutile.
Sentì il suo corpo riscaldarsi troppo velocemente.
Alzò gli occhi e trovò il coraggio di affrontare la nuova versione della sua vecchia paura.
-Sento odore di pioggia.- sussurrò piano e improvvisamente l’acqua le bagnò i capelli facendoli aderire al suo viso e spense il fuoco.
 
 
Voltò lo sguardo alla ricerca di Peeta ma trovò solo la sua immagine riflessa, rendendosi conto in quel momento di essere tornata nella sua vecchia casa.
Riconobbe il letto, le lenzuola grigie, la sua vecchia vita.
Guardò fuori dalla finestra, incontrando gli occhi neri di un uomo.
 
-La parte di me perennemente indecisa, anche adesso che non ci sono più le fazioni non so da che parte stare.-
Indietreggiò lentamente e trovò il pannello, lo premette e uscì velocemente dalla stanza.
 
 
Osservò i suoi occhi e vide il suo sorriso.
Si trovava alla vecchia residenza degli Intrepidi e Quattro si stava avvicinando, lentamente.
Solo che Tris questa volta non aveva paura di andare a letto con lui, lo avevano già fatto e ricordava perfettamente le sensazioni che aveva provato quel giorno: si era sentita completa.
Adesso la sua paura era un’altra, non voleva che lui la vedesse in quelle condizioni, non voleva che vedesse il suo corpo martoriato e distrutto e non voleva essere toccata, dopo che quelle persone avevano abusato di lei, non si reputava più in grado di poter provare certe cose.
L’avevano spogliata di tutto, soprattutto della capacità di amare.
Quattro abbassò la zip della sua tenuta ma lei lo spinse via con decisione.
-Non sei tu il problema, ma sono io.- sentì le lacrime agli occhi e vide il paesaggio modificarsi.
 
 
Sentì le lacrime scenderle lungo il viso, sapeva che non erano reali ma poterli vedere dopo quattro mesi le strinse il cuore e le fece dimenticare anche la simulazione.
Sua madre e suo padre la stavano guardando, sorridevano e lei sentì la sua mente scivolare nell’oblio.
Erano morti eppure erano ancora lì, nel suo scenario della paura.
-Continua così Tris.-
-Finisci quello che hai iniziato.- sussurrò suo padre.
Vide la pistola che avrebbe dovuto prendere ma la lasciò sul tavolo e si posizionò davanti a quella che stava puntando i suoi genitori.
Sapeva che non serviva a niente, sapeva che loro erano già morti e che quella paura sarebbe dovuta svanire.
-DUE!- urlò la voce.
-Questo è l’unico posto in cui riesco a salvarvi.- sussurrò, chiudendo gli occhi ed adesso aveva capito il perché della sua settimana paura.
Sentì uno scatto e una detonazione.

 
***
 
Urlò.
Tris scattò in piedi ma ricadde sull’asfalto, spostò il suo sguardo in varie direzioni ma non si soffermò troppo.
Un altro urlo le uscì dalla gola ma no poté fermarlo, le lacrime le stavano rigando il viso e appannando la vista.
 
-Tre minuti.- sussurrò qualcuno.
 
Si portò le gambe al petto e strinse forte, ma le lasciò andare subito dopo, doveva muoversi, anche perchè il suono di quella pistola non la lasciava andare.
-Tris.-
Quattro entrò nel suo campo visivo e sentì le parole uscire velocemente.
 
-Non li ho salvati. Non ci sono riuscita.-
-Non è stata colpa tua.- disse gentilmente.
Lei scosse la testa e fece un passò avanti, fermandosi vedendo Caleb non troppo lontano.
-Ehi Tris…-
-La settimana paura, loro sono ancora lì che mi sorridono eppure io li ho delusi, non sono riuscita a salvarli, anche lì, ogni volta io… Prendo il colpo al posto loro ma è come se loro morissero prima, come se neanche il mio sacrificio fosse abbastanza per farli restare.-
-Adesso basta.-
Quattro le passò una mano sulle guance per scacciare le lacrime e per la prima volta non si sottrasse al suo tocco.
-Quattro, io li ho uccisi se non avessi fatto quello che ho fatto, loro sarebbero vivi.-
-Tris loro erano consapevoli del rischio, ti hanno sostenuta affinché tu potessi portare  termine la tua missione.-
-Sì, hanno detto questo.- disse guardandolo.
-Allora portiamola a termine, abbiamo preso qualcuno di loro, Zeke li ha portati alla sede centrale della polizia e domani avremo già un primo rapporto.-
 
-I miei amici?- allontanò lo sguardo e vide Katniss e Peeta, con Gale non troppo lontano.
La ragazza le corse incontro ma non la toccò.
-Credevamo di averti persa.-
-Tutto questo è colpa mia.-
-Tris, stai bene! Pensavamo di non essere arrivati in tempo, credevamo che fosse tardi.-
-Io…-
-Sei umana Tris, lasciati andare.-
Katniss l’abbracciò stretta e sentì ancora le lacrime scenderle lungo il viso, quelle parole non le risultavano nuove ma in fondo sapeva che era così.
Aveva soppresso i suoi sentimenti per due anni, si era cancellata solo per poter sopravvivere ed adesso non aveva il coraggio di lasciarsi sopraffare da tutti quelle emozioni, che non conosceva più.
 
-Non posso farlo Katniss.- sussurrò, scuotendo la testa e cancellando quello che aveva appena pensato.
-Cosa?-
Tris si allontanò velocemente, sentì il vecchio ma familiare rumore del treno e corse.
Corse così veloce che sentì immediatamente dolore ai polmoni, corse nonostante i piedi scalzi e il dolore alle piante dei piedi, corse così da cancellare le lacrime che le lambivano ancora la faccia.
Si affiancò veloce e vide una Quattro correre dietro di lei, afferrò con decisione il gancio e si issò al suo interno, si sporse per scrutare la folla ma non lo vide più.
Tirò un sospiro di sollievo e avanzò di qualche carrozza per affrettare il suo viaggio anche se alla fin fine non era poi così lontana.
Il treno curvò un altro paio di volte ma lei lo sentì ugualmente, qualcuno stava aprendo la porta della carrozza nella quale era salita.
-No...-
Si avvicinò al portellone e vide il palazzo sul quale aveva saltato quel giorno, erano passati pochi anni eppure le sembravano un eternità, senza pensarci saltò e stavolta atterrò in piedi, si voltò e vide Quattro prendere la rincorsa da un vagone più indietro.
Corse di nuovo, arrivò al parapetto e guardò in basso, non avevano chiuso quell’entrata.
Si lasciò cadere e questo le permise di smettere di pensare almeno per un po’.
Atterrò sulla rete e ricordò che quel giorno aveva incontrato Tobias proprio là, l’aveva aiutata a scendere.
 
No lui era ancora Quattro.
 
Scacciò quel pensiero; le emozioni che provavano ancora a sopraffarla e scese velocemente, voltò l’angolo e si ritrovò davanti al nulla.
La Residenza degli Intrepidi era stata svuotata del tutto, sentì il cuore batterle forte nel petto, il Pozzo era privo di vita, notò le porte dei negozi chiuse, qualche vetro rotto e la desolazione.
Casa sua non c’era più.
Sentì dolore ai piedi ma non si fermò, avanzò sicura per quei corridoi che l’avevano protetta per tutto quel tempo e si ritrovò nel vecchio appartamento di Quattro, quella era stata la sua vera casa.
Ci trovò il piano cucina anche se spoglio di tutti gli utensili, la rete del letto con il vecchio materasso ormai andato, i vetri però erano ancora intatti ma non vide altri oggetti, lui aveva portato tutto via.
 
-I primi tempi non ho avuto il coraggio di andare via, ma a lungo andare questo posto non faceva altro che aumentare i miei incubi.- sussurrò.
Lei non si voltò, sapeva che l’avrebbe raggiunta.
-Sono rimasto per i primi sei mesi, poi Evelyn mi ha trovato un nuovo appartamento e sono andato via, credendo di potercela fare ma anche lì gli incubi non mi hanno mai lasciato.-
-Non ho più una casa.- rispose invece, in fondo sentiva il dolore di Quattro nel petto ma il suo dolore aveva avuto la meglio.
-Finché ci sarò io, avrai sempre una casa: io sono la tua famiglia, Tris.-
Lei si voltò e lo guardò attentamente, forse non era riuscita a farlo veramente fino a quel momento.
Era diventato un poco più alto, anche se il taglio di capelli ad Abnegante lo faceva sembrare sempre lo stesso, la barba era più folta, anche se ben curata, notò le occhiaie, non le aveva mai avute neanche durante la guerra.
Osservò le sue braccia più grandi, era cresciuto. E lei se l’era perso.
-Perché mi hai seguito?-
-Perché tu sei la mia casa, ero smarrito, ero solo, ma quando ti ho vista scendere dall’hovercraft tutto ha avuto un senso, perché sei tu che dai un senso alla mia vita. È sempre stato così.-
-Una volta forse, ma adesso sono sicura che Christina sia capace di farlo altrettanto bene.-
-Christina non significa niente per me, ero convinto che fosse giusto, ero convinto che stare con lei potesse aiutarmi a stare meglio ma c’era sempre una vocina nella mia mente che urlava il tuo nome, che mi urlava di smettere di prendermi in giro e mi chiedeva di aprire gli occhi.
Ed io adesso l’ho fatto.-
-E cosa hai visto?- sussurrò, mordendosi il labbro.
-Te. I miei occhi hanno visto sempre e solo te, non vogliono vedere nessun’altra.-
-Quattro…-
-No, Tobias… Quel nome senza te non aveva senso, ma adesso che sei qua posso essere di nuovo quel ragazzo.-
Avanzò verso di lei ma stavolta decise di non muoversi, avvertì il calore del suo corpo, anche se non la stava toccando e sentì i loro respiri mescolarsi.
 
-Non posso essere quello che tu vuoi.-
-Mi basta che tu sia te stessa, mi piaci così come sei, è sempre stato così.-
-Non puoi amarmi, puoi amare il ricordo di me, puoi amare la ragazza che era con te due anni fa ma quella ragazza è veramente morta quel giorno, mi hanno sparato, mi hanno torturato ed io non sono più quella ragazza.-
-Non è vero.-
-Come fai a saperlo?!- gli urlò sbattendo i pugni contro il suo petto.
Tobias non si ritirò, continuò a guardarla come aveva fatto fin dal primo giorno.
-Perché io ti conosco Tris, e so che dentro di te ti stai trattenendo perché hai paura di soffrire ancora, ma tutti quei sentimenti sono chiusi nel tuo cuore, devi solo lasciarti andare.
Anche perché su di te la paura non ha lo stesso effetto, lei non ti paralizza. Ti accende.
È sempre stato così.-
 
-Non è vero.- sussurrò a denti stretti.
 
Tobias allungò una mano per sistemarle una ciocca di capelli dietro l’orecchio ma lei si allontanò, e ricordò la sua nuova paura quella di essere toccata e capì.
 
-Quando mi ha chiamato Katniss e mi ha detto che ti stavano portando via mi sono sentito morire, ho sentito una voce dentro di me che diceva: la storia sta per ripetersi.
Solo che non potevo lasciarlo accadere, non potevo permetterlo, non lo avrei lasciato succedere di nuovo. Tris.-
Lei alzò lo sguardo su di lui e vide una lacrima scendere lungo il viso del temerario Quattro e sentì il suo cuore incrinarsi.
 
“In fondo alcuni sentimenti li conosci ancora. Puoi lasciarti andare.”
 
-Tobias.- pronunciò il suo nome, sentendo la pace finalmente avvolgerla come una coperta lungo la schiena, lungo le sue ferite.
Il suo mondo era nitido solo al suo fianco, mentre fino a quel momento era stato un’accozzaglia di colori, forme e suoni che l’avevano lasciata interdetta e spaventata.
Si avvicinò a lui, chiuse gli occhi e appoggiò la bocca sulla sua.
Tobias posò una mano in mezzo ai suoi capelli, per approfondire il bacio, sentendo le loro lingue cercarsi e trovarsi dopo quei lunghi anni di assenza e l’altra la fece ricadere delicatamente sui fianchi, stringendo con fare possessivo.
 
Il ragazzo non la lasciò andare per qualche minuto, sentendo il suo cuore finalmente completo ma sapeva anche che c’era qualcosa che lei non gli aveva detto.
-Ci sono ancora io nel tuo scenario delle paure.- sussurrò, contro la sua bocca.
Tris si bloccò, sentendo il freddo insinuarsi di nuovo nel suo corpo.
-Però tu non mi fai paura.- allungò la mano che aveva posato sul fianco alla schiena, per sfiorargli le cicatrici nonostante la maglietta del pigiama.
-Queste non mi fanno ribrezzo, amo ogni centimetro del tuo corpo anche quello che a te non piace.-
La ragazza sentì nuovamente le lacrime scenderle lungo il viso e si rannicchiò contro il suo corpo, non riuscendo a sostenere lo sguardo di un ragazzo innamorato di un fantasma e decise di bearsi momentaneamente di quel calore, di quei ricordi che le diedero nuova forza.
-Come fai ad amarmi ancora?- chiese, singhiozzando.
-Lo faccio e basta perché non ho mai smesso di amarti e so che anche tu mi ami, nel profondo del tuo cuore c’è quel sentimento, devi solo darti del tempo.-
-Tu mi aspetteresti?-
-Ti ho aspettata per due anni, posso aspettare un altro po’.- disse, la scostò con delicatezza e la prese tra le sue braccia.
-Non è il posto più adatto per camminare a piedi nudi.-
Tris non rispose ma rimase affascinata da quel cambiamento, quel ragazzo era cresciuto così tanto che ebbe quasi un tuffo al cuore, posò le mani intorno al suo collo ma lo accettò lo stesso.
Era il suo Quattro, il suo Tobias e lei nonostante tutto era ancora la sua Tris.
 
***
 
-Ahi.-
-Se stai fermo evito di farti male.- rispose Katniss, estraendo i cocci di vetro dal piede della Divergente.
-Certo che potevano metterti le scarpe prima di catturarti.- scherzò Peeta.
Tris sorrise, e abbassò lo sguardo.
-Vuoi che faccio io?- chiese Caleb, facendosi avanti.
-No, ho finito.- tagliò corto la ragazza, poggiando il cerotto delicatamente sulla pianta del piede di Tris.
-Avete già un piano?- chiese Gale, guardando Tobias.
-Ne abbiamo presi due ma non so fino a che puntò ci diranno qualcosa, ma Zeke sa essere molto persuasivo quando vuole, diamogli solo del tempo.-
-Dovremo fare rapporto anche a Evelyn e Johanna.-
-Domani mattina, sono le due e credo che dovremo riposare un po’ tutti.- suggerì il ragazzo.
-Sarebbe meglio.- disse Peeta, guardò Katniss e le lanciò un piccolo segnale.
-Noi iniziamo ad andare, così vi lasciamo qualche minuto.-
La Ghiandaia Imitatrice si alzò e si diresse nella parte abitata dell’Hovercraft con Haymitch, Gale e Peeta.
 
-Tris.-
-Caleb non m’interessa.-
La ragazza alzò gli occhi verso di lui ma non provò niente, nonostante tutto non poteva recuperare la sua vecchia se in una notte sola.
-Lasciami almeno spiegare, dammi la possibilità di aiutarti.-
-Io ho bisogno di tempo Caleb, devi darmi tempo.-
-Ma…-
-Per favore, per una volta devi ascoltarmi.- abbassò lo sguardo e sentì tutta la stanchezza di quel giorno sulle sue spalle, in quel momento non avrebbe rifiutato neanche il suo letto.
-Va bene.- il ragazzo alzò la mano a mo’ di saluto ed uscì dall’Hovercraft.
 
Tobias rimase a guardare Tris.
-Vorrei…-
Lui alzò lo sguardo per guardarla.
-Vorrei che tu rimanessi.- concluse, imbarazzata.
-Anche io posso darti del tempo, se è quello che ti serve.-
-Forse è così, ma… Ho bisogno di te.- sussurrò lei.
-Va bene.- non riuscì a trattenere il sorriso, si alzò per chiudere il portellone dell’hovercraft e la seguì verso la sua stanza.
Lei si abbassò per alzare la coperta, che giaceva ancora a terra e si rannicchiò sul letto, lui si tolse le scarpe e la seguì.
 
Vide i suoi occhi scrutarlo in modo frenetico.
-Cosa c’è Tris?-
-Il Siero dei Pacifici, ormai sono molto più affabile di qualche anno fa…-
-Oh…- sussurrò e non riuscì a trattenere una piccola risata, -Molto di più. Anche se non ha più lo stesso effetto su di te.-
-Già, col tempo ho imparato a diminuirne gli effetti anche se mi costa sempre troppa fatica.-
-Perché stavolta non ha funzionato?-
-Ha funzionato, solo che stavo dormendo e c’ho messo più tempo per svegliarmi.-
-Tris?-
-Dimmi Tobias.-
-Ti proteggerò.-
-Sì, lo so.-  si avvicinò ed appoggiò la fronte contro la sua, chiudendo gli occhi, cercando di lasciarsi andare al sonno.
-Però devi mangiare.-
Provò a rispondere ma ormai era troppo tardi, il sonno l’aveva trasportata via.





∞Angolo dell'autrice: Ed eccomi qua ^^ Sono molto felice di proporvi questo capitolo, quando l'ho scritto ci ho lavorato molto e spero che vi colpisca come ha fatto con me; adesso assisteremo al vero cambiamento di Tris.
La ragazza decide di aprire il suo cuore, o almeno di provarci seriamente anche e soprattutto per Tobias.
Spero che il precedente capitolo non vi abbia deluso... Non ho avuto notizie di un paio di persone ma sappiate che accetto qualsiasi tipo di suggerimento, anche critiche se serve a migliorare me e la storia ^^
Bene, con questo mio piccolo monologo vi volevo solo ringraziare per l'impegno e la dedizione, adesso vi lascio allo spoiler:



-Quattro.-
-Christina, cosa c’è?-
-Cosa c’è? Sei sparito per due giorni, e mi domandi cosa c’è?-
-Io… Sono stato con Tris.-
Rimase in silenzio, paralizzata da quella verità che in fondo già conosceva.

 
   
 
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