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Autore: _Scrivimi_    18/03/2015    13 recensioni
“Incontri tante persone nel corso dei secoli ma nessuna ti colpisce. Poi ne arriva una e tutto cambia. Tu cambi. E non puoi fare nulla per impedirlo perché, da quel momento, sei irrimediabilmente fottuto. Lei ti ha fottuto”
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Elena, una giovane umana di nobili origini, ingenua e coraggiosa.
Damon, vampiro sanguinario, pirata tormentato e senza scrupoli.
Due persone diverse, due vite diverse, che potevano non incontrarsi mai. Un incontro casuale destinato a cambiare per sempre il corso delle loro vite.
"Era più forte della brama di sangue, più intenso del dolore, più puro della vendetta, può definirsi amore? Al diavolo, lasciamo ai poeti queste idiozie!"
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“Lui sorrise sghembo, rivolgendole un mezzo inchino -E' un vero piacere averla a bordo della mia nave, milady. Posso avere l'ardire di chiedere il vostro nome?-
Elena si fece coraggio, non doveva farsi ingannare dai suoi modi galanti -Prima voglio sapere chi siete e perché mi avete portata qui-
-Il mio nome è Damon Salvatore, capitano indiscusso della Perla Nera e della ciurma di pirati più spietata dei sette mari. Non lo dico per vantarmi, è la verità- aggiunse con ironia -.....e voi bella signorina siete mia prigioniera. Se ora volete mettervi ad urlare, lo capirò-"
Genere: Avventura, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Damon Salvatore, Elena Gilbert
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Tutte le donne del capitano

 

 

Il chiarore mattutino la riscosse da un sonno senza sogni. La luce incerta del sole filtrava tra le nuvole. Elena era ancora stordita dal sonno quando avvertì un fastidioso raggio di sole colpirla negli occhi. Si trovò a strizzare le palpebre infastidita, emettendo un buffo lamento.

Damon rimase a guardarla mentre la fanciulla tornava alla veglia con lentezza e fastidio. Sembrava una bambina, ribelle ed innocente allo stesso tempo, con i capelli arruffati che scintillavano in mille sfumature di mogano alla luce del sole mattutino.

Gli occhioni nocciola di Elena sbatterono più volte prima di posarsi su di lui e subito un timido sorriso incurvò le sue labbra, piccole e morbide. Damon non potè fare a meno di ricordarne il sapore. Sapore di arance rosse e speranza.

-Buongiorno- mormorò Elena con dolcezza, mettendosi a sedere.

Damon avvertì l'immediato bisogno di accarezzarle il viso e sistemarle i capelli arruffati. Maledizione, perché stare accanto a lei lo faceva sentire così stupidamente umano? -Buongiorno- sbottò lui con evidente fastidio -Tieni, è il meglio che ho trovato- Damon le passò bruscamente un sacchettino di carta mentre Elena prese a fissarlo con perplessità. Era davvero disorientata dal suo comportamento, così diverso da quello della notte precedente. Elena si interruppe di colpo, arrossendo al ricordo di Damon che si sollevava sopra di lei. Si sentì fremere mentre ricordava con chiarezza inquietante la sensazione delle mani di lui che vagavano sul suo corpo...

-Gr...grazie- blaterò lei accettando il croissant senza staccare lo sguardo da lui. Era ipnotizzata.

Damon invece appariva sfuggente. Freddo. Distante. I suoi occhi chiari la guardavano quasi con fastidio, come se la sua presenza lo irritasse, rendendolo sgradevolmente nervoso.

-Tra poco verranno a prenderci con la scialuppa. Gli altri uomini sono già tornati sulla nave- Le spiegò Damon con fare sbrigativo mentre Elena si alzava per mettersi difronte a lui. Era davvero disorientata dal suo comportamento, disinvolto e distaccato.

-Ma... - Elena deglutì prima di continuare -...non dovevamo fermarci qui un paio di giorni per i rifornimenti?-

La delusione che Damon lesse negli occhi di lei lo portò a tentennare per un istante. Ma non poteva, non poteva avere ripensamenti ormai. Doveva lasciarla andare.

Cercando di riprendere la sua naturale compostezza, Damon le rivolse uno sguardo risoluto prima di parlare in tono neutro -Non sarà necessario. Abbiamo preso ciò che ci serviva con urgenza- Elena stava per ribattere ma Damon proseguì con sguardo di sfida -Mystik Falls non dista più di un giorno da qui, al resto penseremo dopo averti riportata a casa-

-A casa- ripetè Elena, come se il significato di quella parola apparisse sconosciuta alle sue orecchie. Era come se Damon si fosse rivolto a lei in lingua straniera. Casa... erano passati solo due mesi, e qualche giorno, dall'ultima volta che era stata a Mystic Falls eppure le sembrava fosse trascorsa un'eternità -Perché?-

La voce di lui si fece ironica e il suo sguardo ancora più freddo -Perché è ciò che ti ho promesso e, solo per questa volta, ho intenzione di non mancare alla parola data- mentì il vampiro... mentre la verità di ciò che aveva scoperto poche ore prima gli tornava prepotentemente alla mente.

 

-Cos'è che volevi dirmi?-

-Riguarda Elena, Damon. Lei è in gravissimo pericolo- Le parole di Rose lo riscossero all'istante.

Elena. A Damon era bastato sentir pronunciare il suo nome perchè ogni suo senso si riaccendesse, come quello di un predatore pronto ad attaccare.

-Cosa vuoi dire?- chiese Damon, lasciando trapelare il suo nervosismo -Rose spiegati meglio!- la spronò il vampiro.

-Ho scoperto perché Katherine è tornata. Ti dice qualcosa il nome Klaus Mikaelson?-

Quel nome provocò a Damon un brivido lungo la spina dorsale. Certo che conosceva il nome dei Michaelson, qualunque vampiro era a conoscenza della loro esistenza, almeno per sentito dire. E, considerata l'intelligenza di Damon, provò pure un più che giustificato terrore, ma cercò di non darlo a vedere.

-Klaus Michaelson, il sovrano del regno di NewOrleans, facente parte della famiglia Originale. Cosa ha a che fare lui con Elena?-

-I vampiri Originali sono i primi vampiri mai esistiti, dai quali sono stati generati tutti gli altri vampiri. Non c'è modo di uccidere un originale- Rose parlava con lentezza, tenendo gli occhi fissi in quelli di Damon -Conosci la loro storia?-

-Credo di si- Damon la guardò con sospetto prima di continuare -Loro madre era una strega, la strega Originale. Fu lei a trasformare suo marito ed i suoi figli in vampiri per proteggerli da una tribù di licantropi-

-Esatto- acconsentì Rose -Esther diede loro l'immortalità, la forza, la velocità e l'agilità prendendo potere dal Sole e dalla Quercia Bianca. Ma non tutto andò come lei aveva previsto-

-Conosco la storia: gli elementi che si rivoltarono contro i vampiri, il sole che brucia, il legno che uccide, eccetera, eccetera. Sono anch'io un vampiro se non lo ricordi-

Malgrado il sarcasmo del vampiro Rose non si lasciò scoraggiare e proseguì nel suo racconto.

-Gli originali non sono come tutti gli altri vampiri: loro non possono morire. Solo il legno della Quercia Bianca aveva il potere di ucciderli definitivamente ma loro diedero fuoco ad essa molti secoli prima quindi...-

Damon imprecò sottovoce, irritato dal tergiversare di lei -Va bene, ti ringrazio per la lezione di storia. Ma mi puoi dire come tutto questo possa riguardare Elena o Katherine?-

-Ieri ho incontrato un mio vecchio amico: Elija Mikaelson-

-Mikaelson?- ripetè Damon inarcando un sopracciglio.

-Si, Elija è il fratello di Klaus ed un mio vecchio e caro amico. È stato lui a cercarmi per avvertirmi...-

-Rose vuoi dirmi cosa diavolo sta succedendo?- le chiese bruscamente.

-Perchè tu possa comprendere devo raccontarti tutta la storia- insistette lei e Damon, malgrado l'irritazione, la incitò con un gesto della mano a continuare -Klaus non è come tutti i suoi fratelli. Klaus è nato da una relazione adulterina. Sua madre tradì il marito con un licantropo. Klaus era quindi un ibrido, in parte lupo e in parte vampiro, il che lo rendeva un essere superiore a tutti gli altri. Troppo pericoloso. Per questo, e per impedire la creazione di una nuova specie, la madre lo maledisse, addormentando la sua natura di licantropo. Da allora Klaus cerca di spezzare l'incantesimo che mantiene dormiente la sua vera natura-

L'espressione del vampiro si fece sempre più confusa. -Ancora mi sfugge il ruolo di Elena in questa storia-

-Esiste un rituale, il rituale del Sole e della Luna, che se compiuto correttamente, durante il plenilunio, libererebbe Klaus dalla maledizione che sua madre scagliò su di lui. Ed è qui che entra in gioco Katherine. Il rituale consiste infatti nel sacrificio di un membro per ciascuna delle due specie, un vampiro ed un licantropo, e di una doppleganger Petrova-

-Petrova?- domandò lui mentre alcune rughe gli si formavano al centro della fronte. Quella storia diventava ogni secondo più assurda e lui era sempre più nervoso.

-Petrova è il vero nome di Katherine. Katherine Pierce era in origine Katerina Petrova discendente della Petrova originaria, la donna dal cui sangue è stata generata l'intera stirpe dei vampiri. Circa cinque secoli addietro Klaus, con l'aiuto di suo fratello Elija, tentò di sacrificare Katherine che, pur di sfuggire alla morte, si tolse la vita e si trasformò in vampiro. Per secoli si credette che la stirpe Petrova si fosse estinta con la vampirizzazione di Katherine... ma lei tenne nascosta l'esistenza di una figlia illegittima-

-Non può essere...- Damon si trovò a trattenere il fiato mentre la verità si faceva strada nella sua mente -Elena è una discendente di Katherine-

-Si ma sopra ad ogni altra cosa Elena è la sua doppleganger. È un evento molto raro- Rose si bloccò per riprendere fiato -Elena è la prima doppleganger Petrova dopo circa cinque secoli-

-Quindi Klaus vuole sacrificare Elena in questo stupido rituale- concluse Damon pensando ad alta voce.

-Per ora non credo. Elija sospetta che Klaus non sappia ancora dell'esistenza di Elena. Se lo sapesse sarebbe già venuto a prenderla. Ma, da quando Elena ha lasciato Mystic Falls, sono iniziate a girare molte voci sull'esistenza di una possibile doppleganger Petrova. Se la voce ha raggiunto Elija probabilmente finirà per raggiungere anche Klaus-

Malgrado l'ansia che lo attanagliava dall'interno, Damon cercò di pensare in modo razionale -Una cosa non capisco: perché Elija non è corso dal fratello ad avvertirlo?-

-Elija non vuole che si compia il sacrificio. Lui è diverso dal fratello, è un uomo nobile e, per essere un vampiro, ha dei principi morali molto saldi. È consapevole dell'animo crudele del fratello e della sua infinita sete di pote e, se Klaus riuscisse nel suo intento, diverrebbe indistruttibile. Inoltre teme che, una volta liberatosi dalla maledizione, il fratello possa creare una propria stirpe di ibridi-

-Quindi perchè non ci pensa lui a tenere sotto controllo il suo caro fratellino con manie di grandezza?-

Rose scosse la testa -Elija non ci aiuterà. Lui non vuole avere più niente a che fare con Klaus ma si rifiuta di combattere contro di lui. È pur sempre suo fratello-

-Quindi mi stai dicendo che il tuo “amico dall'animo nobile” non farà assolutamente nulla per evitare che una povera ragazza venga sacrificata in un altare di sangue- Damon pronunciò quelle parole con rabbia -Davvero saldi i suoi stramaledetti principi!-

-Mi dispiace, Damon. Tutto quello che potevo fare l'ho fatto. Ora tocca a te tenere Elena al sicuro. Stai attento a Katherine, Elija sospetta che lei sia tornata proprio per Elena. Dopo secoli trascorsi a fuggire da Klaus e dalla sua sete di vendetta, Katherine sembra aver capito che consegnare a Klaus la sua doppleganger sia l'unico modo per avere in cambio la libertà-

-Maledetta sgualdrina!- sbottò il vampiro, aggiungendo una serie di imprecazioni.

-Fai attenzione, Damon- Rose posò una mano sul braccio di lui spinta dall'istinto di calmarlo -Non metterti nei guai e cerca di proteggere Elena. Tienila lontana da Klaus e al sicuro...- gli occhi di Damon si posarono in quelli di lei e la sua rabbia sembrò placarsi momentaneamente. Rose lo guardava con quei suoi occhi occhi grandi, del colore delle alghe marine -ma soprattutto cerca di trovare la tua felicità, Damon. Due secoli di tormenti sono una punizione più che sufficiente per qualunque terribile peccato ti sia convinto di dover espiare. Puoi essere felice, devi solo crederci-

-Non ti vedrò più, vero?- la voce di Damon non aveva alcuna inflessione eppure il suo sguardo divenne malinconico mentre guardava il viso della sua più cara e vecchia amica.

-Sarà meglio di no- acconsentì lei -almeno per qualche decennio- aggiunse poi con un sorriso -La sai la cosa ironica: tu hai sempre pensato di non poter essere amato eppure, ti dico per esperienza, che è davvero difficile non innamorarsi di Damon Salvatore- Rose continuò a rivolgergli un sorriso agrodolce -ti ho amato ma sapevo che non mi avresti mai ricambiata. L'ho fatto e basta-

-Sei stata davvero una stupida, Rose- la rimproverò lui, senza riuscire a dire nient'altro.

-Lo so- acconsentì lei, mentre i suoi occhi si inumidivano di lacrime trattenute.

Rose era sempre stata una donne forte e cinica in apparenza, lei non piangeva mai e Damon non sopportava di vederla così a causa sua.

-Vieni qui- Damon la strinse tra le braccia per qualche secondo, inalando il suo odore famigliare -Grazie di tutto- le sussurrò all'orecchio ed entrambi sapevano che non si riferiva solo alle cose che aveva scoperto su Elena ma a tutto ciò che Rose aveva rappresentato per lui in tutti gli anni precedenti: la sua amante, la sua confidente ma soprattutto la sua unica vera amica -Addio, Rose. È stato bello-

-Ti sbagli, Damon, è stato molto più che bello- disse lei alzando i suoi occhi, dolci e maliziosi, verso di lui -È stato dannatamente eccitante-

La battuta strappò a Damon un altro sorriso che lei ricambiò.

-Sei la donna più eccitante ed affascinante che abbia avuto il privilegio di portare a letto-

La frase così dolcemente sfacciata fece ridere la vampira -Addio, Damon Salvatore-

 

Damon fu costretto a tornare al presente. Elena era davanti a lui ed anche lei lo guardava con espressione ferita. Perché lui sembrava esser condannato a far soffrire tutte le persone che gli stavano accanto? Perché per lui amare era così maledettamente doloroso?

-Quindi è così?- chiese Elena con aria contrita, stringendosi nelle braccia come se cercasse invano di proteggersi -Domani ci saluteremo e... sarà semplicemente finita?-

Damon non riusciva a distogliere lo sguardo da lei. Poteva solo restare a fissarla mentre il suo unico desiderio era quello di baciarla e stringerla forte, come aveva fatto la notte precedente, sussurrandole all'orecchio che non l'avrebbe mai lasciata... questo però non poteva accadere. Lui sapeva di non avere il diritto di tenerla con sé, non solo perchè così Klaus avrebbe avuto maggiori opportunità di scoprire della sua esistenza ma anche perchè era sbagliato. Lui l'avrebbe rovinata e anche lei avrebbe rovinato lui. Amare Elena sarebbe stata per lui la cosa più stupida che avesse mai potuto fare. L'amore è dolore e Damon non sarebbe mai stato così stupido da ricascarci ancora.

-Domani o tra un paio di giorni non cambierebbe nulla. A questo punto sarà meglio per entrambi tornare il più presto possibile alle nostre vite: tu hai un matrimonio da preparare mentre io ho ancora un conto aperto con Connor-

Elena sbattè i suoi occhioni nocciola, guardandolo con risentimento -Tutto qui quello che hai da dire? Dopo quello che è successo tu...-

Il volto del vampiro rimase impassibile -Cosa pensavi, Elena?- chiese Damon aspramente -Che bastasse trascorrere una piacevole notte insieme per cambiare le cose?-

-Non è stato solo questo!- ribattè caparbiamente la fanciulla -Non è stata solo una notte piacevole!-

L'arrivo della scialuppa ad una ventina di metri da loro attirò l'attenzione di entrambi.

-Eccola- disse Damon, sollevato di sfuggire a quell'inutile confronto -Dobbiamo andare-

Il vampiro fece per girarsi, diretto verso la scialuppa ma le parole di Elena lo costrinsero a fermarsi -No, ora tu mi dici cos'è accaduto da ieri sera!- Elena lo prese per un braccio -Perchè ti comporti così? Io non capisco...-

Damon si voltò di scatto verso di lei, che mollò la presa intimorita dal movimento brusco del vampiro.

-Non c'è nulla da capire, Elena- gli occhi di Damon la guardarono con estrema freddezza -Ci siamo divertiti, abbiamo parlato e ci siamo scambiati qualche bacio. Nulla di più-

-Non è vero- malgrado la sua volontà di sembrare convinta la sua voce uscì fievole e timorosa.

Damon rimase per un attimo a guardarla. Sembrava improvvisamente esausta, i capelli lunghi le ricadevano disordinatamente sulle spalle e sul petto, e un diffuso pallore le segnava il viso. Quell'immagine, che inizialmente gli strinse il cuore, lo riempì anche di rabbia. Rabbia verso di lei, verso se stesso e verso il mondo.

Un sorriso diabolico si formò sulle labbra di Damon -Infondo sei stata fortunata, Elena, la tua virtù è salva. Pericolo scongiurato! Non abbiamo fatto nulla di cui tu potrai mai pentirti. Ora non ti resta altro da fare che dimenticare l'episodio e tornare alla tua vita perfetta-

-Io...- Elena sussultò come se l'avesse trafitta con una freccia. Sentìva le lacrime premere per uscire ma non voleva dargli quella soddisfazione. Cercò di riprendere un po' di contegno. Lei non era così stupida da lasciarsi ferire ancora dalle parole di quel maledetto vampiro. O forse si. Forse era davvero stupida. Solo una stupida avrebbe potuto provare dei sentimenti per Damon Salvatore. Lui l'aveva avvertita: non sono fatto per l'amore. Queste erano state le sue parole, Damon era sempre stato sincero con lei eppure Elena non riusciva a credergli. Perché?

-Sono forse arrivata nel bel mezzo di una lite tra amanti?- Katherine apparve davanti a loro, con il suo solito atteggiamento disinvolto ed un ghigno dispettoso disegnato sul viso.

Elena però continuò a fissare Damon che la guardava a sua volta. Lo sguardo del capitano sostenne il suo per un gelido istante. poi si spostò altrove, apparentemente senza più interesse -No, niente del genere- disse lui rivolgendosi a Katherine.

La freddezza con cui pronunciò quelle parole fu per Elena come ricevere addosso una secchiata d'acqua gelata.

Katherine rivolse ad entrambi un sorriso di malizioso divertimento -Vedo che state partendo. Volevi forse andartene senza salutarmi, Damon?- chiese poi ignorando Elena per rivolgersi esclusivamente al vampiro.

-Elena raggiungi la scialuppa- ordinò il vampiro senza degnarla però di uno sguardo. Voleva che Elena si allontanasse da Katherine il prima possibile. Quella maledetta vampira era imprevedibile e Damon non si sarebbe mai perdonato se lei avesse fatto del male ad Elena. Il bisogno di proteggerla in quel momento era quasi doloroso. Provava l'istinto irrazionale di prendere Elena tra le braccia e portarla via di corsa, lontano da tutto e da tutti.

-Ma...- provò a ribattere Elena con voce malferma, non rendendosi conto del pericolo imminente che stava affrontando.

-Io arrivo con la prossima... intanto devo prima cercare Stefan che non si è più visto dopo la festa. Vai, ora!- La minacciosa pacatezza del suo tono mise a tacere tutte le proteste che, suo malgrado, le bruciavano in gola. Elena titubante si decise così a fare come le era stato detto. Si sentiva come una bambolina vecchia, di cui Damon si era presto stufato, tuttavia si rifiutò di perdere la sua naturale compostezza. Inspirò a fondo ed espirò a lungo e, dopo aver lanciato un ultimo sguardo a Damon, facendo attenzione a non incrociare quello della vampira, si avviò a passo deciso verso la scialuppa, raddrizzando le spalle mentre si allontanava.

 

Elena era rannicchiata nella piccola imbarcazione che aveva appena preso il largo. Quattro rematori erano voltati, ma Rick e Sage, a riposo, erano seduti a poppa accanto a lei. La fanciulla rimase in silenzio, osservando la figura di Damon che diventava sempre più piccola man mano che si allontanavano dalla riva. Proprio come il ricordo della notte appena passata che sembrava divenire sempre più sfocato ed irreale nella sua mente. Elena, presa da un senso di disperazione, cercava di non perdere di vista Damon mentre la barca procedeva ad un'andatura costante, fino a che l'immagine del vampiro non scomparve del tutto. Lei sospirò, inalando l'aria umida e salata, cercando di scacciare quel senso di ansia e tristezza da cui si sentiva sopraffatta. Spostò lo sguardo sull'acqua grigio-verde. Di solito i colori dell'oceano riuscivano a placare in lei ogni malumore ma quel giorno anche il mare pareva velato da uno strato leggero di tristezza, a causa delle nuvole scure che danzavano e si disperdevano nel cielo.

 

Damon stava ancora stringendo le mani a pugno, fino a provare dolore, mentre con lo sguardo seguiva Elena fino alla scialuppa. Passarono diversi secondi prima che riuscisse a riportare la sua attenzione si Katherine. La sua vecchia fiamma lo fissava con curiosità e con una sorta di riluttante gelosia.

-Dopo tutto ciò che c'è stato non credi di dovermi almeno un addio- Sulle labbra di Katherine aleggiava un sorriso malinconico e malizioso allo stesso tempo.

-Non devi più fingere- disse Damon seccato -E' finita la recita-

La vampira inarcò le sue perfette sopracciglia in un'espressione esageratamente stupita -Cosa vuoi dire?-

-Ti prego risparmiami quell'espressione da cerbiatto confuso, non ti si addice. So tutto di Klaus, di Elena, eccetera, eccetera-

-Non è come pensi-

-Quindi non sei tornata da me, dopo un secolo che ti stavo cercando, solo per mettere le mani sulla doppleganger?- chiese Damon con marcato sarcasmo.

-Cosa vuoi sentirti dire, Damon? È tutto vero. Volevo vedere Elena. Volevo anche consegnarla a Klaus in cambio della mia libertà. È questo che vuoi sentire? Lei potrebbe significare la fine di un incubo e d'altronde la sua vita non ha alcuna importanza per me-

-Finalmente ti riconosco- esclamò il vampiro in tono amaro -La solita meschina e manipolatrice Katherine. È rassicurante sapere che certe cose non cambiano mai-

-Non giudicarmi, Damon- mormorò lei con voce ferma e priva di rimorso -Elena è solo un'umana e, se tu fossi al mio posto, avresti agito proprio come me-

Quella risposta scatenò nel vampiro un impeto di rabbia, non perchè lei avesse torto ma proprio perchè Katherine aveva ragione. Se i loro ruoli fossero stati invertiti probabilmente lui avrebbe agito proprio come lei.

-Allora, Damon, non hai nulla da dire? Io e te siamo uguali, noi...- lo provocò la vampira ma lui la bloccò bruscamente.

-Io e te non siamo uguali! Vuoi sapere se avrei ucciso una persona innocente per risolvere un problema? Ovvio. Avrei mai tradito la tua fiducia? Forse. Avrei mai lasciato fossi tu a soffrire per salvare me stesso? Mai. È questa la differenza tra me e te: entrambi siamo dei bastardi ma io sono stato così stupido da innamorarmi di te-

Quelle parole sembrarono avere un forte impatto sulla vampira che sembrò perdere improvvisamente tutta la sua sicurezza -Tu non capisci. Avevo solo diciassette anni quando mio padre mi ha ripudiata, dopo avermi strappato dalle braccia la mia bambina...-

Un sorriso crudele incurvò le labbra di Damon -Una sfortuna per te, una fortuna per quella povera bambina che avrebbe avuto disgrazia di averti come madre-

-Sei davvero deciso a ferirmi? Mi dispiace, non ci riuscirai. Ho sofferto troppo nella vita e questo mi ha insegnato a proteggermi da sola- se Damon non fosse stato troppo accecato da tutto il rancore che provava verso la vampira, forse avrebbe visto la profonda sofferenza che si annidava nella profondità dei suoi occhi -Lo sai cos'ha fatto Klaus dopo che sono fuggita da lui per salvarmi la vita?-

-Scommetto che stai dirmelo- un sorriso provocatorio attraversò il viso del vampiro.

Katherine riflettè qualche istante prima di decidersi a proseguire -Ho impiegato qualche mese a tornare a casa. Ormai ero un vampiro, sapevo che mio padre non mi avrebbe mai voluta ma... volevo solo rivedere mia madre e le mie sorelle. Anche se fosse stata l'ultima volta... volevo abbracciarle e dire loro quanto le amavo. Loro erano la mia famiglia, Damon- non trovando nulla che assomigliasse a comprensione nel volto di Damon, Katherine scosse il capo con amarezza e si costrinse a proseguire -Quando sono arrivata a casa ho capito subito che era accaduto qualcosa di terribile... poi le vidi. Vidi i loro corpi. Klaus le aveva uccise, squarciate come animali- Katherine stese le braccia lungo i fianchi, nel suo viso si disegnava un misto di rabbia e dolore mentre ricordi a lungo sepolti riemergevano dai meandri più nascosti della sua memoria -C'era sangue ovunque. Ricordo Amelia, la mia sorellina, piccola e innocente, come si può essere solo a sei anni... la sua camicetta da notte era ricoperta di sangue e la sua bambola preferita ancora stretta nella mano... lei non sarebbe mai cresciuta, non avrebbe amato, non si sarebbe sposata... lei era morta- la vampira chiuse gli occhi, come per allontanare quell'immagine. Come se non potesse sopportare quello che solo lei stava rivedendo -Erano tutti morti. Anche mio padre. Ed era tutta colpa mia- la sua voce s'inclinò ma lei proseguì- Quel giorno piansi tutte le mie lacrime, Damon, piansi per loro ed anche per me stessa. Per quella parte di me che sapevo essere morta insieme alla mia famiglia. Quella parte che Klaus, dopo tutto, era riuscito a sacrificare in nome della sua insaziabile fame di potere. Piansi ininterrottamente e poi semplicemente smisi. Quel giorno giurai a me stessa che non mi sarei mai più permessa di soffrire in quel modo. Avrei spento tutto, per sempre. E così ho fatto-

-Vuoi la mia pietà?- chiese Damon con agghiacciante indifferenza, malgrado dentro di sé sentisse che qualcosa di vagamente simile a compassione si stava facendo largo dentro di lui.

Gli occhi di Katherine si illuminarono della sua consueta scintilla di sicurezza ed orgoglio. Tutto si poteva dire su quella maledetta vampira ma non che non avesse carattere. Nessuno l'avrebbe mai piegata, niente avrebbe mai distrutto quella corazza che lei aveva costruito nel corso dei secoli. Katherine Pierce non avrebbe mai chiesto scusa per ciò che era, né avrebbe cercato di giustificarsi e, malgrado tutto, Damon l'avrebbe sempre ammirata per questo -Io non voglio la pietà di nessuno, Damon-

-Meglio perché non la meriti-

-Mi odi davvero fino a questo punto?-

Per la prima volta Damon non vide Katherine solo come la dea sadica e bellissima di cui si era invaghito ma come la ragazza che era stata, una ragazza sola e spaventata che, nel tentativo di difendersi dal mondo, aveva trovato un suo modo per sopravvivere. Infondo lui non era meglio di lei, anche lui aveva trascorso secoli a rifuggire dalle debolezze umane, finendo per perdere se stesso. Forse loro erano davvero più simili di quanto lui avrebbe mai ammesso.

-Io non ti odio, Katherine. Non provo più nulla per te e mi dispiace per la tua famiglia. Loro non meritavano questo. E neanche tu... ma ora ti faccio una promessa. Ti giuro che, se solo oserai avvicinarti ad Elena, io ti ucciderò con le mie stesse mani. Torci solo un capello ad Elena e non sarà più Klaus il tuo unico problema-

Katherine sorrise amaramente prima di parlare -Sai quando ti ho incontrato ho capito che tu sei esattamente come me: noi sappiamo amare, il problema è che lo facciamo nel modo sbagliato. Potrai anche proteggere Elena da me, da Klaus o da chiunque altro ma come farai a proteggerla da te stesso?-

-Grazie per l'interesse ma a questo ci penserò io, tu non preoccuparti- Entrambi rimasero a guardarsi in silenzio. Forse si erano amati davvero in passato, o forse avevano solo cercato l'uno nell'altro qualcosa che infondo non avrebbero mai potuto trovare.

-Dunque questa è la fine-

-Non rendiamola troppo drammatica- tagliò corto Damon.

Katherine gli rivolse un sorriso malinconico e al tempo stesso colmo di provocazione -Ci siamo divertiti, ci siamo amati, odiati, traditi. Abbiamo mentito e giocato ed ora è finita ma non potremo mai rinnegare che sia accaduto-

-Forse è vero...ma farò comunque il possibile per fingere il contrario- malgrado le parole dure, la voce del vampiro tradiva un celato divertimento.

-Non dubito che ci proverai ma ci sono cose, mio caro capitano, che non riuscirai a scordare facilmente- mormorò Katherine con uno sguardo giocoso e pieno di malizia. Il candido sorriso di lei, così inadatto accostato a quella maledetta vampira, strappò a Damon un mezzo sorriso di sfinimento. Non sarebbe mai cambiata.

-Vai al diavolo, Katherine Pierce- l'esclamazione parve ironicamente affettuosa, date le circostanze. Era come se solo loro due potessero comprendere appieno quell'istante ed il suo reale significato.

L'espressione di Damon si era ammorbidita visibilmente.

-Ti ho amato- sussurrò Katherine con insolita dolcezza.

-Senza offesa, mia cara, ma il tuo amore faceva schifo-

Entrambi risero per l'assurdità della situazione poi, per un attimo, rimasero in silenzio mentre gli anni che avevano trascorso insieme parevano aleggiare tra loro, dissolversi nel flusso del tempo. Ciò che era stato non sarebbe mai tornato. I sentimenti per Katherine erano ormai parte del passato di Damon, un passato nel quale il vampiro era ormai certo di non voler tornare.

-Ti ho amato davvero, Damon- La vampira gli rivolse un ultimo sorriso -solo che l'ho fatto a modo mio- Così, dopo un ultimo sguardo, lei si girò e se ne andò.

-Addio Katherine- mormorò Damon mentre lei si allontanava -ci rivedremo all'inferno- Per un attimo la consapevolezza che non l'avrebbe mai più rivista gli diede sollievo ma dopo arrivò un lieve senso malinconia mentre colei che un tempo pensava essere l'amore della sua vita scompariva all'orizzonte.

-Starai meglio senza di lei- Damon si girò, riconoscendo la voce del fratello.

-Lo so- acconsentì il vampiro, lanciando un ultimo sguardo nel punto esatto in cui fino a pochi secondi prima c'era Katherine -Lo so-

Ti ho amato, Damon. Solo che l'ho fatto a modo mio”

Damon represse un sorriso di rassegnazione, alcune persone non cambiano mai e Katherine era una di queste.

Improvvisamente lo sguardo del più piccolo dei Salvatore si tinse di una scintilla maliziosa quando decise di cambiare radicalmente argomento -Sai per caso dov'è finita Elena ieri sera? L'ultima volta che l'ho vista stava ballando con te e poi più nulla. Così ho immaginato...-

-A propositi di Elena, c'è una cosa che devo dirti-

 

-Così vuoi riportarla a Mistik Falls per proteggerla da Klaus?- chese Stefan facendo il punto della situazione.

-Se saremo fortunati Klaus non scoprirà mai della sua esistenza. In ogni caso lì sarebbe più al sicuro che con noi- aggiunse Damon con la convinzione di chi aveva già vagliato tutte le possibilità -L'Isola di Mezzo è protetta da un esercito di licantropi ben addestrati, anche per un vampiro potente come Klaus sarebbe difficile accedervi-

Stefan studiò per un attimo il fratello, cercando di capire se lui fosse davvero tranquillo come dava a vedere. Damon era sempre stato molto bravo a camuffare le proprie emozioni ma Stefan lo conosceva troppo bene per non vedere l'ombra scura che si stava espandendo nei suoi occhi -Potrebbe esserci un altro modo, tu non devi...- qualcosa nello sguardo di Damon lo fece zittire all'istante.

-Non c'è un altro modo e poi anche tu pensavi che fosse giusto liberarla. “Lei deve tornare alla sua vita”- ripetè Damon con voce plateale imitando il fratello.

-Smettila di fingere che non t'importi- lo bloccò Stefan spazientito da quel teatrino -Non con me. Tu provi qualcosa per lei-

-Esatto fratello: fastidio! Quella ragazza è stata una perenne scocciatura da quando tu hai deciso di non sbranartela su quella spiaggia- le ultime parole erano intrise di un profondo sarcasmo, lasciando chiaramente intendere che Damon non aveva alcuna intenzione di ammettere né con Stefan, ne con se stesso, ciò che Stefan era certo che Damon provasse per Elena.

Stefan sbuffò alzando gli occhi al cielo -La scelta è tua, fratello. Puoi continuare ad ignorare quello che provi ma entrambi sappiamo la verità-

-La verità è un concetto assai antiquato- Damon alzò l'angolo della bocca in un sorriso ironico prima di aggiungere: -Quasi come te, fratellino-

 

Elena era seduta su una cassa di legno sul pontile della nave. Giocherellava nervosamente con il ciondolo di sua madre mentre la sua mente vagava senza sosta -Come stai?- la voce di Alarik la colse di sorpresa -Hai un'aria molto pensierosa- osservò il vampiro, sedendosi accanto a lei.

-Sto bene, grazie. Sono solo stanca- mentì, ed anche se lui lo notò ebbe la delicatezza di non farlielo notare.

-Che bel ciondolo- le disse, notando le dita di lei che si stringevano intorno ad esso.

-Era di mia madre, contiene della verbena. Mio padre me l'ha regalato perchè mi proteggesse dai vampiri- Elena chiuse gli occhi, stringendo forte il ciondolo -Un vampiro ha ucciso mia madre quando ero solo una bambina Lei vi odiava, mio padre vi odia...ma io... io non ci riesco- la fanciulla si rivolse a Rik con quei suoi occhioni marroni smarriti. Rik provò uno sgradevole senso di inadeguatezza, Elena sembrava cercare da lui una qualche risposta che Rik non si sentiva in grado di darle. Lui era solo l'ubriacone del villaggio, come diavolo poteva aiutarla?

-Pensi che dovresti farlo?- le chiese, cercando di scacciare quella sgradevole sensazione.

-Non lo so, forse dovrei... ma che senso avrebbe odiare voi perchè mi manca mia madre?-

Il vampiro abbassò gli occhi, riflettendo -è normale sentire la mancanza di chi non c'è più-

-Lei mi è mancata ogni istante di ogni giorno da quando è morta... ma in questi ultimi mesi... bhè ci ho pensato di meno. È come se finalmente mi fossi rassegnata...-

-E' a questo che pensavi? … ti senti in colpa... Non dovresti, Elena. Ho passato l'ultimo secolo crogiolandomi nel senso di colpa e ti dico per esperienza che non ne vale la pena. Non conoscevo tua madre ma sono certo che lei non avrebbe mai voluto che tu passassi la tua vita ad odiare chi l'ha uccisa. Lei voleva vederti felice- Rik le sorrise con dolcezza -Sono i vivi che si ostinano crogiolarsi nel dolore, non i morti, loro sono in pace-

-Domani tornerò a casa- disse Elena come se gli stesse facendo chissà quale confessione.

-Quindi te ne andrai davvero...-

-Temo di non aver scelta. Questa non è mai stata la mia vita- Elena alzò lo sguardo e sorrise leggermente -è solo che... mi mancherete-

Rik le rivolse un sorriso imbarazzato, non sapendo bene come gestire tutta quella umanità che Elena sembrava capace di trasmettere a chiunque le stesse accanto. Finalmente si rese conto del perchè Damon si fosse invaghito di lei. Non perchè Elena fosse perfetta, nessuna donna lo è. E neanche per la sua dolcezza o la sua bellezza. Elena possedeva molte caratteristiche positive ma era la sua umanità a renderla unica. La sua incapacità di nascondere l'infinità di emozioni umane che ogni secondo sembravano possederla e animarla. Era il coraggio con cui provava ogni singola emozione, senza vergogna e senza paura, che la rendeva così degna di stima agli occhi di chiunque avesse l'onore di parlare con lei. Questo appariva ancora più sorprendente per dei vampiri come loro, che da secoli fuggivano terrorizzati da ogni forma di umanità.

-Basta con quei musi lunghi- intervenne Sage, che sembrava apparso dal nulla -Propongo un ultima partita a poker. Chi perde cucina la cena-

-Peccato che tu non sappia cucinare- gli fece notare Elena con un sorriso ironico.

-Questo non sarà un problema, io non perdo mai- aggiunse il vampiro con un sorriso beffardo, prendendo le carte da gioco ed iniziando a maneggiarle con abile disinvoltura -Vuoi mischiarle tu, mia bella fanciulla?-

-Ci penso io- disse Rick strappandogli le carte di mano -Non mi fido molto di te, vecchio baro-

Le labbra di Sage si contrassero in una smorfia divertita e i suoi occhi chiari si tinsero di malizia -Anche barare è da considerarsi come un'arte-

Elena rise -Sarà davvero bello battervi entrambi-

L'affermazione strappò a Sage una risatina beffarda -Ma guarda te com'è diventata audace la nostra principessina. Temo che la nostra compagnia non le abbia giovato-

-E a chi gioverebbe?- aggiunse l'altro vampiro, iniziando a distribuire le carte con fare esperto.

Elena sorrise osservando i volti dei due pirati, ai quali, malgrado fossero due farabutti, aveva imparato a voler bene.

 

La partita era appena terminata ed Alarik aveva perso tutto. Elena temeva che Sage avesse barato ma, non essendoci prove, si limitò a guardarlo con disappunto mentre Rik camminava a testa bassa verso le cucine, pronto a pagare il prezzo della sconfitta.

-Che trucco hai usato?- chiese Elena all'altro vampiro, una volta rimasti soli.

-Mi dispiace, mia belle signorina, ma un uomo astuto non svela mai i suoi trucchi- dichiarò Sage facendole un occhiolino e lei scoppiò a ridere.

Proprio in quell'istante Elena alzò gli occhi e il suo cuore si fermò alla vista di Damon che, in lontananza, stava parlando con Stefan. Un'ondata di malinconia la travolse all'istante mentre una nuvola dispettosa oscurava il sole. Elena non potè fare a meno di fissarlo. Damon era lì, la schiena appoggiata svogliatamente contro una cassa di rifornimenti, le lunghe gambe incrociate davanti a sè e quell'espressione beffarda che per lei era diventata ormai tanto famigliare. Si era cambiato, ora indossava una camicia bianca pulita, aperta sulla gola, e dei calzoni neri. La brezza gli agitava i capelli scuri. Il cuore di Elena pulsava rapidamente mentre si rendeva conto di quanto fosse intenso ciò che provava per lui. Era assurdo, non lo conosceva da molto e c'erano tanti aspetti di lui che le davano letteralmente sui nervi, eppure l'idea di dirgli addio le pareva straziante.

-So che non sono affari miei- la voce di Sage attirò l'attenzione della fanciulla che riportò lo sguardo su di lui -non ho la minima idea di cosa sia accaduto tra voi, e probabilmente Damon ha già rovinato tutto con le sue stesse mani...- Elena stava per ribattere ma lo sguardo serio sul volto di Sage la convinse ad ascoltarlo -Non arrenderti con lui. Damon non è pessimo come vuole sembrare, ha solo una cattiva abitudine che è dura a morire: quando trova qualcosa di bello fa di tutto per rovinarlo-

-Perché?- chiese lei guardando ancora una volta il bel vampiro dagli occhi di ghiaccio.

-Adesso ti svelerò un altro piccolo segreto: quando a noi bastardi egoisti capita di incontrare una persona come te, buona e piena di oscuri valori, ci viene una paura fottuta-

 

Un'ora e mezzo dopo Elena stava passeggiando nervosamente sulla prua della nave. Il suono di conversazioni mormorate giungeva dalle stive, nelle cucine, e nell'aria aleggiava il profumo del pesce. Era l'ora di pranzo ma il suo appetito era completamente scomparso. Di malumore si avvicinò alla scala ma rimase immobile, la mano sulla balaustrata. Sentiva una forza chiamarla, qualcosa che la spingeva a non mollare. Ad andare da Damon. A non arrendersi con lui. Le parole di Sage le tornavano alla mente, non arrenderti con lui.

Non arrenderti...

Fu così che Elena si trovò a muovere i piedi ancor prima di rendersi conto che l'avrebbe fatto. Le sembrava di avere dentro una forza sconosciuta pronta ad esplodere. Camminò silenziosa lungo il corridoio, fermandosi davanti alla porta aperta della cabina di Damon. Forse lui non c'era, magari era a pranzo con il resto della cuirma. Elena si avvicinò titubante alla porta per controllare se ci fosse qualcuno.

I suoi grandi occhi castani si concentrarono sulla figura nel letto. Damon era seduto lì, le dava le spalle e teneva il volto tra le mani. Sembrava così stanco.

Elena sospirò pesantemente tradendo così la sua presenza. Damon alzò il viso voltandosi in direzione di lei.

Per un attimo entrambi rimasero a guardarsi poi fu Damon a rompere quell'assordante silenzio.

-Elena ti prego, non ho voglia di riparlare dell'altra notte. Ti ho già detto tutto- disse Damon bruscamente, sperando di scoraggiare così ogni suo tentativo di chiarificazione. Il suo piano però non ebbe i risultati sperati.

-Non m'importa di ciò che hai detto... Tutte quelle cose orribili... So che non le pensavi-L'espressione di Damon si fece ostile e lei capì di averlo irritato ma anche questo non bastò a scoraggiarla -Infondo è quello che fai sempre: prima mi lasci avvicinare poi, quando ti rendi conto che mi sto avvicinando troppo, fai o dici qualcosa di orribile nella speranza che io mi allontani da te. Ma questa volta non lo farò. Questa volta non ti lascerò rovinare tutto perchè... io non voglio tornare a casa, Damon. So che è sbagliato, assurdo e completamente insensato ma... è quello che provo ora. Tu pensi di fare la cosa giusta per me... ma non è così, io...-

La bocca di Damon si incurvò sardonica -Quindi è questo che vuoi? Lasciare la tua vita, i tuoi cari e i tuoi dannati principi per unirti alla mia ciurma? Bene. Se è davvero così allora ti trasformerò questa sera stessa. È questo quello che vuoi, giusto? Diventare una di noi, un vampiro? Ovviamente sai a cosa andrai incontro... la sete perpetua che ti logorerà dentro in ogni istante e che potrai placare solo nutrendoti di sangue umano... e la voglia di uccidere che ti consumerà istante dopo istante. Ogni tua emozione sarà amplificata in un modo che tu non avresti mai potuto immaginare. Non dovrai rinunciare solo alla tua famiglia, Elena, se vorrai rimanere con me dovrai rinunciare a te stessa. È questo quello che vuoi?-

-Io...-

Damon fece un passo verso di lei -Posso donarti l'avventura che hai agognato per tutta la vita. Posso darti l'eternità, Elena. Ma ricorda che l'eternità è un periodo molto lungo durante il quale avere rimpianti-

-S...stai solo cercando di spaventarmi- gli occhi di Elena erano fissi sul volto imperscrutabile del vampiro.

-No, ti sto solo mostrando la verità e lo sai- replicò Damon con amarezza -infondo l'hai sempre saputo-

-Non dev'essere per forza così...- ribattè lei con voce fioca, sentiva tutta la sua determinazione scemare mentre gli occhi freddi di Damon la sfidavano a contraddirlo.

-Si, invece. Tutto ha un prezzo, Elena. La domanda è: tu sei disposta a pagarlo?-

-Io... Perchè mi fai questo?- Gli occhi di Elena si riempirono di lacrime, smuovendo qualcosa nel volto apparentemente impassibile del vampiro. Un misto di collera e disperazione sembrò rianimare lo sguardo di Damon che fino a poco prima pareva privo di qualunque emozione.

-Per farti render conto che non siamo in uno dei tuoi stupidi romanzi- Damon l'afferrò per i fianchi in un gesto secco e di possesso.

Elena, incapace di ribellarsi alla sua presa, sbattè contro di lui, i loro fianchi si scontrarono mente la bocca di Damon le sfiorava l'orecchio -Non basta pensare di volere qualcosa per ottenerlo- quello di Damon era un sussurro crudele e sensuale allo stesso tempo. Elena deglutì a fatica mentre lui proseguiva con voce stranamente arrochita -Ed anche se ottenessi ciò che vuoi, potrebbe poi rivelarsi molto più spaventoso di quanto avresti mai creduto possibile-

Elena, in un gesto impulsivo, inclinò la testa all'indietro per guardarlo. O forse per allontanarsi da lui, Damon non avrebbe saputo dirlo con certezza ma quel gesto la portò ad esporre innanzi a lui il collo bianco e candido. Damon sentì chiaramente il sangue di lei pulsare rapidamente, segno che il cuore le stava battendo forte. Maledizione se era bella, con il respiro leggermente accelerato e le gote arrossate. Damon per un attimo provò l'irrazionale istinto di baciarla, divorare quelle labbra dolci, prenderla tra le braccia e condurla fino al suo letto per...

Qualcosa nel volto del vampiro sembrò trasmettere ad Elena un po' di coraggio -Io...ti voglio, Damon. Tu sei la prima cosa che voglio davvero in vita mia-

Elena si accorse subito d'aver parlato troppo, Damon parve finire in trans, visibilmente scioccato da quelle parole. Sembrava che lui stesse trattenendo il respiro... e forse anche lei lo stava facendo. Per un attimo si era dimenticata di respirare. Elena trasalì quando la stretta di lui si fece tanto intensa da procurarle dolore.

Il vampiro rimase in silenzio, con gli occhi ancora fissi su di lei. Erano troppo vicini, i loro visi separati da pochissimi centimetri. Il cuore le batteva all'impazzata nel petto, rimbombandole nelle orecchie.

-Damon...- Elena mormorò il suo nome come se fosse una preghiera o un lamento.

Lo sguardo del vampiro scese lentamente sulle labbra di lei. Fu un istante, durante il quale lei trattenne ancora il fiato. Poi lui si allontanò senza però allentare la presa dai suoi fianchi.

Il suo sguardo freddo si trasformò rapidamente in un ghigno malizioso -Non preoccuparti, Elena, presto non sarò altro che un eccitante ricordo su cui fantasticare durante le tue caste notti di solitudine-

Elena rimase per un attimo scioccata ma non disse nulla.

-Cosa c'è, Elena? Forse volevi di più?- Damon parlava con voce roca e sensuale eppure c'era una nota perfida nel modo in cui le si rivolgeva che mai aveva usato con lei -Se ciò che vuoi è infilarti nel mio letto, devi solo chiederlo. È questo che vuoi? Vuoi...-

Senza riuscire più a sopportare oltre, Elena lo colpì con uno schiaffo e si divincolò, liberandosi dalla sua presa. Aveva il respiro affannoso, oltraggiata dalle sue parole. Le pizzicava il palmo per la forza del ceffone, e vide che gli aveva lasciato sulla guancia un segno rosso. Indietreggiò, scioccata dal proprio gesto, inorridita dalla facilità con cui lui le aveva fatto perdere il controllo. Di nuovo.

-Volevi il mio disprezzo- sputò Elena con voce tremante -ora ce l'hai. Spero che ne sia valsa pena-

Si fissarono per un lungo momento, un'ombra di rimorso attraversò il viso del vampiro ma ormai era tardi ed Elena uscì dalla stanza.

Damon rimase immobile a guardare la porta dalla quale lei era appena uscita. Adesso lei lo odiava. Damon aveva raggiunto il suo scopo ma tutto ciò che provava era un enorme senso di vuoto.

Il suo sguardo venne catturato da qualcosa che scintillava su un asse di legno del pavimento, si mosse per andare a vedere di cosa si trattasse. Inchinandosi vide un ciondolo dall'aria famigliare, lo raccolse. Subito riconobbe la collana di Elena, quella contenente la verbena. Prese tra le mani il piccolo ciondolo antico e lo strinse forte.

-Io... ti voglio, Damon. Sei la prima cosa che voglio davvero in vita mia-”

Damon chiuse gli occhi cercando di scacciare il ricordo di quelle parole. Perchè gli faceva così male rinunciare a lei? Elena rappresentava tutto ciò che lui si era sempre convinto di disprezzare eppure, per la prima volta, si rese conto che era proprio quel suo lato così umano e compassionevole a rendere Elena dannatamente irresistibile ai suoi occhi.

 

-Stai facendo le valige?-

-Non ho poi molto da portare via-

-Elena...- iniziò Stefan, la fronte corrugata e un palese nervosismo nella voce -lo so che spesso il comportamento di mio fratello può sembrare davvero... incomprensibile. Ma lui ci tiene davvero a te-

-Davvero?- chiese lei con ironia, ripiegando in maniera maniacale il bustino di un abito -Perchè dalle cose che dice non sembra proprio. Anzi sembra piuttosto ansioso di liberarsi di me!-

-Questo è il suo grande problema, Damon parla troppo ma raramente dice quello che pensa davvero- ribattè Stefan continuando ad osservare la ragazza che impilava minuziosamente i suoi pochi abiti.

-Non ho bisogno d'essere consolata, Stefan- il tono di Elena era gentile ma deciso. Non ammetteva obiezioni.

-Non sono qua per consolarti ma per ringraziarti- la fanciulla alzò lo sguardo con espressione interrogativa così il vampiro si accinse a continuare -Era più di un secolo che aspettavo di vedere un po' di umanità in mio fratello ed ormai iniziavo a non sperarci più. Poi sei arrivata tu. Tu l'hai cambiato, Elena, e se lui è troppo orgoglioso per ammetterlo lo farò io per lui-

-Ti sbagli- ribattè lei con amarezza -Non credo che Damon voglia essere cambiato e temo che nessuno potrà mai cambiarlo senza il suo consenso-

-Forse hai ragione te. O forse ha solo paura. Anche noi vampiri abbiamo paura, Elena, solo che siamo poco disposti ad ammetterlo-

Elena stava per ribattere. Damon non aveva paura di cambiare, semplicemente non voleva. Ormai lei l'aveva capito: non si può salvare chi non vuol essere salvato. Ma forse Stefan non aveva bisogno di sentirselo dire, forse lui voleva credere che suo fratello avesse ancora una possibilità e lei non aveva il diritto d'infrangere le sue speranze... come Damon aveva fatto con quelle di lei -Grazie, Stefan. Non sarei mai sopravvissuta a questo periodo senza di te- disse semplicemente, rivolgendogli un sorriso affettuoso.

-Non c'è di che, Elena-

 

Elena era appena giunta sul pontile, aveva bisogno di prendere un po' d'aria. Sapeva che da un momento all'altro avrebbero avvistato terra e da lì non ci sarebbe voluto poi molto prima che lei fosse condotta definitivamente a casa.

Era immersa nei suoi pensieri quando sentì un brivido salirle lungo la schiena. Non ebbe neanche bisogno di girarsi per capire chi era giunto alle sue spalle. Damon. Ogni nervo del suo corpo sembrava avvertire la sua presenza senza che lei lo vedesse o che lui aprisse bocca. Era un sensazione strana, quasi irreale.

-Elena...- la voce di Damon che la chiamava non fece altro che confermare i suoi sospetti.

-Cosa vuoi ancora?- Elena sputò fuori la domanda con rabbia, girandosi verso di lui -Sei qui per ripetermi che sono una stupida? Perché, in tal caso, non ho davvero voglia di ascoltarti-

-Ho trovato questo nella mia cabina- Damon la guardava intensamente, così tanto che ad Elena le ci volle qualche istante per staccare gli occhi da quelli di lui per vedere cosa il vampiro le stesse porgendo.

-Il mio ciondolo- mormorò Elena con stupore vedendo che teneva in mano la collana di sua madre -Grazie... non mi ero nemmeno resa conto d'averla persa- mormorò confusa dal modo in cui Damon la fissava. Sembrava così diverso dal vampiro freddo e calcolatore con il quale aveva discusso animatamente solo un paio d'ore prima. Tutti i repentini cambi d'umore di lui le stavano dando alla testa. Poche ore fa le aveva parlato con odio, quasi con crudeltà ed ora... c'era nei suoi occhi chiari un desiderio strano, un'emozione diversa, la stava guardando come lei fosse una creatura rara e bellissima e lui fosse incapace di staccarle gli occhi di dosso.

Damon fece per restituirle il ciondolo ma poi si tirò indietro. Era la sua ultima occasione. Presto Elena sarebbe partita e Damon non l'avrebbe vista mai più.

Lo sguardo di lui era così serio che lei avvertì un brivido di paura -Damon...-

-Vuoi sapere il mio vero segreto? Quello più oscuro e sbagliato. Quello a cui non dovrei neanche pensare...-

-Perché non mi restituisci il mio ciondolo prima?- chiese Elena mentre il suo cuore prese a martellare sempre più veloce.

-Perchè ciò che ti sto per dire è probabilmente la cosa più egoista che io abbia mai pensato... ma voglio dirtela. Almeno una volta- D'improvviso tutte le menzogne che aveva sempre raccontato a se stesso scomparvero -Ed ho bisogno di farlo adesso perchè questa, probabilmente, sarà l'ultima volta che ti vedrò-

-No, ti prego... non dire niente- mormorò lei con un filo di voce, girandosi dall'altra parte per scansare il suo sguardo. Era troppo doloroso e lei aveva paura di ciò che lui stava per dire. Sentiva che per quel giorno non avrebbe retto altre emozioni.

Damon le prese il volto con la mano, facendolo voltare dalla sua parte. I suoi occhi la fissarono con infinita dolcezza -Ti ho mentito, Elena. L'ho fatto tantissime volte. Tutte le cose che ti ho detto sul prezzo che dovresti pagare per stare con me sono vere... ma ti ho mentito su tutto il resto. Ho detto che non ti voglio ma non è vero. Ho detto che è stata una notte come le altre per non ammettere quanto fosse stata maledettamente diversa. Ho detto che non dovresti sposare Matt perchè lui è la scelta sbagliata ma sono io la scelta sbagliata.... Vorrei tanto non fosse così. La verità è che non posso sopportare l'idea che tu appartenga ad un altro. Non posso sopportare che un altro ti tocchi, ti faccia ridere, o anche solo ti faccia arrabbiare...-

Gli occhi di lei si riempirono di stupore e speranza -Io non voglio sposare Matt- ammise.

-Lo so- Damon le accarezzò i capelli, scostandole dal volto le ciocche scure e lisce come la seta. Il gesto era tenero e possessivo ma colmo di malinconia -Se tutto fosse diverso non ti lascerei mai fare una cosa simile. Rivolterei il mondo intero solo per tenerti con me... ma non posso... Io devo lasciarti andare-

Il cuore di Elena si bloccò mentre lo fissava con labbra tremanti -Damon io...- Lei cercò di parlare, ma la sua gola era serrata.

-Non devi dire nulla- Damon scosse il capo, prendendo il viso di lei tra le mani con così tanta dolcezza che ad Elena venne voglia di piangere -Vorrei tanto che non dovessi dimenticare, Elena...ma devi. Dimentica ciò che ti ho appena detto. Torna a casa, sposati con Matt e sii felice, amore mio. Io non merito la felicità ma tu si- mentre pronunciava quelle ultime parole una lacrima scese silenziosa lungo la guancia del vampiro.

 

Elena osservava il porto di Mystic Falls in lontananza. Era a casa, finalmente. Avrebbe dovuto provare eccitazione, gioia. Quante volte, da quando era stata rapita, aveva sognato quel momento. Il momento in cui si sarebbe potuta ricongiungere ai suoi cari, la fine dell'incubo. Eppure non provava niente del genere. Era assurdo, avrebbe dovuto saltellare per la gioia e per il sollievo, ed invece sentiva solo un grande vuoto espandersi dentro di lei.

-Tii accompagnerà Stefan con una scialuppa, non credo sarebbe saggio avvicinarci troppo con la nave- la informò Rik arrivando accanto a lei.

-Hai ragione- rispose Elena cercando di non far trasparire la sua tristezza -penserebbero subito ad un attacco pirata, è... è meglio così-

-La nostra reputazione ci precede- s'intromise Sage con orgoglio -e poi sarebbe alquanto disdicevole se iniziasse a girare la voce che la Perla Nera ha riportato a casa due fanciulle sane e salve-

-In tal caso racconterò solo storie orribili su di voi- promise Elena, ironicamente divertita.

-Te ne saremo infinitamente grati. E ricordati, dolce Elena, che più esagererai nei racconti più te ne saremo grati. Mai usare termini come: amichevoli, gentili...-

-Credo abbia capito- lo informò Alarik con un sorriso esasperato -Elena sa bene che siamo solo orribili canaglie dai denti aguzzi-

-Ma dotati di un ottimo senso dell'umorismo- aggiunse Sage con un ghigno beffardo -A parte Stefan, ovviamente. Il quale non è nemmeno molto terribile, a dirla tutta-

-Avete finito di dire stupidaggini?- chiese il diretto interessato che era appena arrivato, con Bonnie al suo fianco -Io ho un ottimo senso dell'umorismo-

-Tu hai un ottimo senso dell'umorismo allo stesso modo in cui Locke è un allegro burlone- ribattè Sage.

Elena scoppiò a ridere dinnanzi a quel bizzarro paragone mentre Bonnie la affiancava con un sorriso impaziente. La sua amica sembrava sinceramente felice di essere liberata e di venire con lei a Mystic Falls. Elena provò un piccolo moto di senso di colpa rendendosi conto che non sarebbe mai riuscita a condividere appieno il suo entusiasmo. Anzi...

-Vedo che sei passata dalla sua parte- la riproverò giocosamente Stefan. Elena cercò di sorridere, tornando a seguire l'allegra discussione che la vedeva coinvolta.

-Elena è sempre stata dalla mia parte- disse l'altro vampiro passando un braccio intorno alle spalle di lei con fare amichevole -Vero, mia cara madamigella?-

-Solo in questo caso- concesse lei ridendo.

-Mi accontenterò- Sage sorrise posizionandosi davanti a lei -E' stato un vero onore averti a bordo della nostra nave, Elena- disse rivolgendole un inchino giocoso -Se mai deciderai di intraprendere una carriera da pirata ti basterà farmi un fischio-

Elena sorrise con gratitudine -Grazie Sage, sono davvero felice d'averti conosciuto- di slancio Elena abbracciò quel vampiro canaglia che, con il tempo, aveva imparato a rispettare.

-E' stato bello avere qualcuno di diverso con cui parlare- disse Rik quando Elena si voltò verso di lui per salutarlo. Anche con lui Elena agì d'istinto e lo abbracciò.

-Mi mancherai, Rik- Lui, superato l'imbarazzo iniziale, rispose al suo abbraccio.

-Anche tu, Elena. Anche tu- mormorò il vampiro allontanadola da sé e rivolgendole un sorriso paterno -Non dimenticarti di noi-

-Non lo farò- mormorò lei ad un passo dal commuoversi -Mai-

Elena saluto tutti i membri dell'equipaggio, uno dopo l'altro, chi con più affetto, chi con una semplice stretta di mano. Bonnie dietro di lei si limitava a sussurrare brevi saluti e a concedere timidi sorrisi. Una volta concluso il giro, lo sguardo di Elena vagò con affetto tra tutti loro. In un modo o nell'altro si sentiva come se stesse lasciando un'altra piccola famiglia. Incredibile, per un istante pensò che pure Locke le sarebbe mancato ma poi, vedendo l'espressione accigliata del vampiro, si rese conto che forse era un po' esagerato come pensiero. Almeno Lock non le sarebbe mancato, ammise ironicamente con se stessa.

All'improvviso il solito brivido le salì lungo la schiena, un attimo prima che il suo sguardo cadesse su Damon, il quale era appena arrivato. I gelidi occhi azzurri del vampiro erano rivolti verso di lei. Quante parole sembravano bloccate in quello sguardo. Quelle parole che probabilmente non avrebbe mai avuto la possibilità di udire. Avrebbe dovuto odiare Damon per come si era comportato, infondo era ciò che lui stesso voleva. Eppure non ci riusciva. Ricordava ogni parola crudele che lui le aveva rivolto, allo stesso modo in cui percepiva l'eco di tutte le parole taciute, di quelle pronunciate e di quelle che lei stessa non era mai riuscita a dire...

Il vampiro si mosse verso di lei, con andatura lenta e decisa. Ad Elena parve che per un attimo tutti rimasero in silenzio e con il fiato sospeso ma forse era solo lei ad essersi dimenticata di respirare. Una volta giunto davanti a lei, lasciando comunque una distanza di cortesia tra loro, Damon si bloccò.

-Elena- lui pronunciò il suo nome con distacco, accennando un inchino. Questo era l'addio che Damon aveva deciso di riservarle e per un attimo lei provò l'impulso di piangere, di squoterlo per le spalle nel tentativo di fargli abbandonare quell'atteggiamento formale che in quel momento le sembrava così maledettamente fuori luogo e doloroso.

Eppure si limitò ad annuire, cercando di tenere anche lei un comportamento appropriato a quello di lui.

-Ti auguro di trovare la tua felicità, Damon. Ovunque essa sia- disse cercando di non far tremare la voce. Sul volto di lui non si mosse un muscolo. Gli occhi blu di Damon rimasero freddi in apparenza. Solo l'angolo della bocca si piegò in un mezzo sorriso. Ad Elena non sfuggì l'accenno di una fossetta sulla guancia. Quanto gli sarebbero mancati i suoi sorrisi. Malgrado Damon cercasse d'apparire impassibile, qualcosa nel suo viso tradì un'ombra di tristezza molto simile a quella che stava provando anche lei.

-Addio, Elena-

Il cuore di lei si lanciò in un ritmo martellante mentre Damon non smetteva di fissarla. Lei sentiva il bisogno di mettere della distanza tra loro due. Di fuggire lontano. Eppure restava lì, immobile, prigioniera nella morsa di quello strano sentimento che era nato dentro di lei. Attrazione? Gratitudine? Amore? Non l'avrebbe mai saputo.

-Dobbiamo andare, Elena- La voce di Stefan ruppe il momento.

Elena guardò un ultimo istante Damon. Non riusciva a staccare gli occhi da quelli di lui.

Si trovò a studiare un ultima volta il suo volto, la mascella decisa e gli zigomi alti, il naso diritto e le sopracciglia incurvate. Quell'espressione beffarda nei suoi occhi azzurri come il ghiaccio. Cercò di catturare ogni più piccolo particolare di lui per non dimenticarlo. Almeno le sarebbe rimasto il ricordo.

Elena deglutì a fatica, distogliendo finalmente lo sguardo -Addio, Damon-

 

Damon stava camminando a passo spedito lungo lo stretto corridoio di legno oscuro. L'immagine di Elena era impressa a fuoco nella sua mente. La sua delusione, la sua amarezza... e quella dannata fierezza con la quale lo aveva affrontato fino alla fine. Damon sentiva il suo corpo tremare mentre cercava invano di domare tutte quelle maledette emozioni che si erano risvegliate in lui. Era davvero troppo per lui. Dannazione, perchè si sentiva così stupidamente, dolorosamente umano?

Ripensò anche a Rose, a Katherine... a suo padre... a Stefan. Ripensò a suo fratello e a quel tradimento che da secoli cercava di rimuovere dalla mente. Delusione e senso di colpa lottavano dentro di lui come bestie feroci, pronte a distruggere il suo tanto agognato equilibrio.

Un equilibrio labile che Katherine aveva distrutto con estrema facilità nel momento in cui aveva preso in mano il suo cuore e lo aveva spezzato in mille pezzi.

E poi Elena... arrivata all'improvviso, silenziosa, docile ma coraggiosa. Testarda e bellissima in modo così dannatamente inconsapevole. Con un misto di dolcezza e tenacia era riuscita ad abbassare le sue difese, vedendo in lui ciò che lui stesso si era dimenticato di possedere: un'anima. Elena, l'unica persona che non lo aveva mai deluso... ma alla fine era stato lui a deludere lei.

Damon scosse la testa nel vano tentativo di eliminare quei pensieri. Aveva bisogno di non pensare, di spegnere tutto. Doveva spegnere il senso di inadeguatezza, eliminare la rabbia e il tradimento... il dolore e la tristezza...

Così giunse fino alle cantine. Stefan era convinto che lui avesse liberato tutte le prigioniere ma non era così. Damon ne aveva tenute due. Perché? Non lo sapeva. Forse per paura che liberarle potesse significare essere migliore, e lui non era pronto per questo. Lui non voleva essere migliore. Damon non aveva mai voluto un anima. Non voleva essere la persona che Elena aveva visto in lui perchè sapeva che non ne sarebbe mai stato all'altezza.

Entrò con calma mentre un sorriso sadico gli incurvava le labbra.

Due paia d'occhi innocenti si puntarono su di lui. Due belle fanciulle dal viso ingenuo e colmo di paura. Damon avvertì la loro paura come se fosse palpabile e in un attimo tutte le sue emozioni si affievolirono lasciando il posto ad un senso di eccitazione primordiale.

-T...ti pr...rego- mormorò la fanciulla con gli zigomi alti e i capelli simili a tanti fili d'oro.

Damon inclinò il viso di lato e si chinò per guardarla in viso -Non mi pregare-

-Io...-

-Shh se starai brava non farà tanto male- Il vampiro mosse una mano con lentezza fino a raggiungere il viso di lei per sfiorarlo con inquietante dolcezza.

-Ti prego. Non... non voglio morire- implorò la ragazza mentre i suoi occhi scuri si riempivano di lacrime.

-Non avere paura tesoro, sarà come addormentarsi-

-No, no, no...- piagnucolò la fanciulla chiudendo gli occhi.

-Apri gli occhi- sussurrò lui dolcemente ma nel suo tono c'era qualcosa di autoritario che spinse la fanciulla ad ubbidire -Brava. Ora guardami. Sarò l'ultima persona che vedrai...- In un attimo Damon posò la bocca sul collo di lei, la baciò prima di affondare i denti nella sua carne.

La ragazza affianco a loro lanciò un urlo acuto ma prima che potesse fare qualunque cosa Damon si scagliò contro di lei prendendola per le spalle.

-Non farlo- implorò -Ho tutta una vita davanti. Ti scongiuro... - la ragazza aveva una cascata di morbidi capelli rossi e lo sguardo da bambina. Qualcosa in lei gli ricordò Elena. Per un attimo pensò di lasciarla andare ma... gli tornarono alla mente tutte quelle maledette emozioni che, da secoli, lo torturavano. Tutte quelle sensazioni che si amplificavano, anno dopo anno, facendogli venir voglia di non sentire più niente.

-Ti prego, puoi essere migliore di così- mormorò lei ma ormai la sua voce arrivava a Damon come ovattata. Sentiva solo l'odore inebriante della sua paura.

-Io non voglio essere migliore. Lo capisci? Ora ho due possibilità: o ti uccido o ammetto con me stesso che non voglio farti del male. Potrei provarci, provare ad essere l'uomo che lei vorrebbe... ma che senso avrebbe? Che senso avrebbe la mia vita, tutto ciò che è stato, che ho perso...? Dovrei affrontarlo, affrontare il mostro che è dentro di me e tutte le azioni orribili che ho commesso... - Damon sapeva che stava delirando ma non gli importava -La sai qual'è la verità? Io la amo ed è per questo che tu, mia cara, devi morire. Perchè amare fa male, dannatamente male... -

-No, ti...ti...ti pre...go- la fanciulla guardò quel demone dagli occhi chiari come quelli di un angelo ma iniettati di crudeltà. Rivoli di sangue gli colavano dalle labbra. Nel suo sguardo non c'era l'ombra di alcuna compassione. L'avrebbe uccisa.

-Shh tra poco entrambi non sentiremo più nulla-

Damon osservò un ultima volta il terrore riflesso nei suoi piccoli occhi verdi poi ci fu solo sangue. Sangue ed urla.

Il dolore di Damon si affievolì mentre l'umanità che Elena aveva risvegliato in lui periva insieme alle sue giovani vittime.

 

 

Spazio dell'autrice(????):

…...... ok, non so bene che dire, se non: Scusate il ritardo!!!!!!!!!!!! Lo so, vado peggiorando quindi ho deciso di non prolungarmi in un inutile lista di scuse, limitandomi a postare un capitolo lunghissimo che spero possa far piacere a qualcuno. Davvero non so come dirvi quanto mi dispiace ma purtroppo quest'anno sono cambiate molte cose nella mia vita lasciandomi poco tempo libero e minando un po' la mia ispirazione quindi questo, sia come tempi che come scritto, è il meglio che ho potuto fare. (e per fortuna che non volevo annoiarvi con le mie spiegazioni XD ) Spero comunque che il capitolo vi piaccia perchè mi sono impegnata tanto per scriverlo. So che non ho risposto alle recensioni e alle dolcissime ragazze che mia hanno scritto in privato, mi dispiace davvero troppo per questo, ancora di più che per il ritardo, perchè voi siete così carine a dedicare un po' del vostro tempo a recensire e leggere la mia storia che non rispondervi mi fa sentire un po' in debito ma vi assicuro che ho riletto ognuna delle vostre recensioni almeno una, due, anche tre volte! Non so se sarei riuscita a continuare la storia senza di vuoi, probabilmente avrei già perso l'entusiasmo, cosa che per fortuna non è accaduta. Infatti vi prometto che, anche se con lentezza estrema, porterò a termine questa storia per voi e per me, ovviamente (sperando che non vi siate già stancate, cosa per cui avreste tutta la comprensione =P) Come al solito mi sto dilungando quindi ora vi lascio andare, anche perchè devo essere a lavoro tra poco, con la promessa di tornare il più presto possibile!!

Spero di ricevere qualche recensione (non meritata, lo so ma ci terrei troppooooo), fatemi sapere se la storia continua a piacervi e cosa ne pensate perchè mi aiuta davvero tantissimo. Come sempre sono ben accetti consigli e critiche!

Grazie mille ancora a tutte voi, mie adorate fanciulle!

Un bacione grande grande

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