Videogiochi > Dragon Age
Segui la storia  |       
Autore: Black Friday    19/03/2015    4 recensioni
*In revisione*
[Dragon Age Inquisition] [Fem!Rogue!Lavellan/Cullen]
- Sì, mi piace questa tua canzone. Ci sono rabbia, coraggio, forza... speranza. -
Una pausa e poco dopo anche Lavellan parlò, fissandosi con amarezza la mano segnata dal marchio.
- Sono le uniche risorse che ho Varric, per evitare di farmela nei pantaloni davanti a questo casino. -
Varric le sorrise con comprensione e solidarietà. Questo tanto discusso Araldo, dopotutto, aveva già conquistato la sua amicizia e il suo rispetto.

Raccolta di one-shot con protagonista la mia rogue Lavellan.
Genere: Commedia, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Cullen, Inquisitore, Leliana, Varric Tethras
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
   >>
- Questa storia fa parte della serie 'Kathara Lavellan'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

La Canzone dell'Inquisitore


Lavellan incrociò Cullen all'uscita del salone principale, l'Umano aveva un'aria a dir poco crucciata mentre si passava fra le mani alcuni rapporti e constatato fin da Haven quanto il poveretto stazionasse stabilmente tra il teso, l'irritabile ed il serioso, la donna elfo non poté fare a meno, tra sé, di compatirlo non senza simpatia.
«Comandante!»
Nel salutarlo gli strizzò l'occhio e mimò il pugno sul cuore che le riservavano i soldati, i suoi soldati, gli uomini e le donne del benedetto Araldo di Andraste, di Sua Eminenza l'Inquisitore Kathara Lavellan. Scandita tutta assieme a quel modo la manciata di titoli altisonanti pareva ancor più assurda, terrificante a volte era l'aggettivo migliore.
Cullen fece un cenno col capo e abbozzò un sorriso in risposta all'enfatico buongiorno.
«Inquisitore, capiti a proposito! Avrei alcune quest...»
«Ti prego» Kathara troncò la richiesta sul nascere assicurandosi di sfoderare la sua migliore espressione implorante. «Josephine mi ha sequestrata per tutta la giornata, non mi trovi deperita? Ho bisogno di prendere un po' d'aria.»
Poi lo scrutò meglio: viso accigliato, occhi lividi, persino qualche capello fuori posto.
«Anche tu dovresti prenderti una pausa. Su, non guardarmi come se avessi bestemmiato.» ridacchiò vedendo la maschera di disapprovazione che era diventato il Comandante in reazione al suo riguardoso suggerimento.
Infatti egli non tardò ad obiettare «C'è ancora troppo lavoro da fare. Le ristrutturazioni di Skyhold sono solo all'inizio e questo rallenta l'addestramento delle truppe e non possiamo permettercelo, senza contare le strategie da pianificare... dobbiamo rafforzare l'Inquisizione il più in fretta possibile in vista di un possibile nuovo attacco.»
«Capisco. Ammiro il tuo attaccamento al dovere Cullen ma con “prenderti una pausa” non intendo “vai ad ubriacarti in taverna come se non ci fosse un domani”, basterebbe una dormita. Hai delle occhiaie impressionanti, non vogliamo sciupare l'idolo delle donne di Skyhold, vero?» Lavellan lo disse con noncuranza come fosse uno scherzo, ma il tono ammetteva poche repliche, sembrava un ordine non tanto un'esortazione.
Cullen bofonchiò qualcosa di incomprensibile grattandosi il collo a disagio.
«Sul serio, riguardati. Abbiamo tutti bisogno di te. Io per prima.» E lo pensava davvero. Fra i due calò un silenzioso imbarazzo, Lavellan quasi annaspò affrettandosi a correggere il tiro della frase «Non andrei da nessuna parte senza i miei Consiglieri.»
Da quando in qua era diventata così sentimentale?
Il Comandante scosse la testa e sospirò, forse troppo stanco per ribattere.
«E sia, ma più tardi ci occupiamo di questa roba» e le sventolò minacciosamente sotto il naso il pacco di scartoffie.
«Non vedo l'ora!» Kathara sgattaiolò via da lui per poi scomparire senza farsi troppo notare in giro, in fondo quella era una delle sue specialità e voleva tenersela stretta.
Cullen, con un mezzo sorriso, si imbambolò sulla porta riempiendosi lo sguardo di quella graziosa silhouette elfica in allontanamento. A che accidenti stava pensando ora? Si diede una pacca sulla fronte per tornare in sé, poi si chiese cosa ci facesse Lavellan con un liuto a tracolla dopodiché ripiombò con la mente nelle proprie preoccupazioni.

~ * ~

I capelli sfuggiti al riparo del cappuccio brillavano di mille riflessi rossicci al sole delle Montagne Gelide, Kathara li teneva legati in una treccia disordinata che le ricadeva su una spalla, erano cresciuti dagli eventi al Tempio delle Sacre Ceneri. Da allora l'Inquisitore era stata quasi costantemente... beh di recente a vendere cara la pelle senz'altro, poi in marcia, in battaglia, a studiare il possibile sul Thedas e l'etichetta oppure, a scelta, occupata in questioni politiche. Insomma, era poco il tempo libero da dedicare alla capigliatura. Fosse dipeso da lei, per pura comodità, li avrebbe accorciati con un taglio drastico, ma Josephine! Josephine era riuscita a trovarlo il tempo, non smetteva di protestare. Ora lady Lavellan non era più una qualunque cacciatrice Dalish, nella sua posizione di Inquisitore doveva assolutamente mantenere un aspetto quantomeno decorso. L'elfo sbuffò tra il contrariato ed il divertito. Quella donna sapeva come sfinirla, sempre con garbo, ovvio.
Si concesse un respiro profondo: l'aria era fresca, frizzante e pregna di tutti i profumi e gli odori della corte esterna. Socchiuse le palpebre, svuotò la mente e si concentrò sul micro mondo in fermento che era Skyhold. Scese lo scalone verso il ponte mobile. Tutt'attorno alle torri ed alle mura c'erano ponteggi e su di essi uomini e nani indaffarati nelle riparazioni, nell'aria risuonavano voci, grugniti e risate. Lamenti sommessi in un campo riparato lì accanto dove il chirurgo ed altre volontarie si prendevano cura dei feriti. Immaginò Cole bazzicare da quelle parti, il giorno dopo si ripromise di fermarsi per una visita ufficiale. Tornò al cortile principale e si godette la vista interna della fortezza. Per una abituata al nomadismo era già un concetto strano quello di abitare una casa, figuriamoci avere un intero castello a disposizione. Seppure in rovina Skyhold era magnifico e imponente, come la catena montuosa che lo proteggeva, Kathara non era nemmeno riuscita a visitarlo per intero.
L'attenzione si posò sui rampicanti che adornavano la pietra della struttura e poi sugli alberi nel cortile, le foglie mosse nella brezza creavano un piacevole accompagnamento. Fece una breve apparizione alla taverna per sondare gli umori: due parole in sordina con l'oste ed un goccio offerto dalla casa per bagnarsi la gola. Uscì e dal lato opposto il clangore del ferro testimoniava la presenza degli armaioli al lavoro nella fucina. Intanto dalle cucine iniziavano ad arrivare più definiti alle narici gli aromi dei cibi: zuppe e carni, la fragranza del pane sfornato. Fervevano già i preparativi per la cena. Dopotutto il numero delle bocche da sfamare con l'arrivo dei profughi aumentava pian piano ogni giorno: gente di ogni tipo, razza e provenienza con chissà quali storie alle spalle, la sua gente ora, Una sua responsabilità. Deglutì a disagio.
“Un problema alla volta Inquisitore” le aveva suggerito Leliana.
Così sia, pensiamo alla passeggiata, allora.
Ci mise diverso tempo a scoprire dove si fosse cacciato colui che fin dall'inizio era uscita a cercare, lo trovò interrogando le sentinelle e vagando sui bastioni. Stava chino su un tavolaccio a scrivere, fogli, penna, inchiostro ed un paio di boccali accanto.
«Ohi Varric! Era ora di trovare il nano che stavo braccando!»
«Kath.» disse asciutto, assente, degnandola appena di uno sguardo.
«Che fai?» domandò curiosa «Qualcosa di interessante?». Dannatamente insistente.
«Come vedi, prima che qualcuno venisse a scocciare, stavo cercando di scrivere qualche pagina per il mio nuovo maledetto libro» rispose sardonico «ma forse una pausa ed un po' di compagnia non guasterebbero.»
Il volto del nano divenne caloroso.
Lavellan gli sorrise «Mi hai letto nel pensiero»
Le fece cenno di prendere uno dei boccali e brindarono.
«Salute Inquisitore
«Cavolo! Almeno tu non chiamarmi così!» Varric sghignazzò divertito alla smorfia di Kathara.
«Dovrai abituartici ragazza. Dai siediti. A proposito che ci fai con quel liuto appresso?»
«Un parere. Volevo un parere da un esperto. Di parole.»
«Spiegati.»
«Ti ho mai detto che so strimpellare? Niente di serio. Ho imparato quando ero ragazzina, mi ha insegnato mio nonno. Era davvero un bastardo disgraziato di un Dalish. Di quelli simpatici però. Lo adoravo. Diceva che con qualche canzone sconcia ci saremmo tirati su il morale nei momenti morti fra le cacce e le escursioni. Così ho imparato e ci ho preso gusto. Mi rilassa.»
Varric annuì «E immagino ti sia stato d'aiuto di questi tempi.»
«Già. La cosa assurda è che in mezzo al macello che è successo, per mettere un po' di ordine nella mia testa per la prima volta sono uscite delle parole mie.»
«Che stai aspettando allora? Sentiamo, forza menestrello suona!» Varric la prendeva in giro con gesti iperbolici d'incoraggiamento.
Lavellan roteò gli occhi «Me ne pentirò, lo so».
«Facciamo notte? Sono qui e sono tutto orecchi!» la schernì di nuovo.
«E va bene!» sbottò infine l'elfo.
Gli mostrò la lingua, imbracciò lo strumento, pizzicò le corde e attaccò.

Dove sono l'arco e le frecce?
Affiliamo di nuovo le lame...
Ho un presagio:
ne avremo bisogno
prima che sia passata la notte.

Una volta al mondo c'era speranza:
questo mondo non è più come prima.
L'unica fiamma che ancora avvampa
è quella che arde fra voi e me.

Lasciati a noi stessi
In un mondo di pietra
Non siamo davvero soli

A stento credo che le divinità
siano ovunque io vada,
solo una mano marchiata mi guida
a dare più di quanto io prenda.

Sono morta migliaia di volte
vedendo i nostri soldati cadere,
Occhi spezzati mi ossessionano
li vendicheremo uno a uno.

Lasciati a noi stessi
In un mondo di pietra
Non siamo davvero soli

Portate l'idromele e portate la birra
per affrontare la prossima battaglia,
la fortuna sarà dalla nostra
insieme avremo la vittoria.

Non piegheranno il nostro spirito
non arretreremo per scappare
Saremo sempre più forti
se combatteremo uniti

Lasciati a noi stessi
In un mondo di pietra
Non siamo davvero soli

Così portatemi arco e frecce
e affiliamo di nuovo le lame,
ho un presagio:
ne avremo bisogno
prima che arretrino le tenebre.


In un primo momento Varric rimase in silenzio a contemplare il panorama oltre le mura: le maestose montagne innevate, accerchiate da greggi di nuvole sparpagliate nel blu terso del cielo; poi esternò il proprio responso «Sì, mi piace questa tua canzone. Ci sono rabbia, coraggio, forza... speranza».
Una pausa e poco dopo anche Lavellan parlò, fissandosi con amarezza la mano segnata dal marchio.
«Sono le uniche risorse che ho, Varric, per evitare di farmela nei pantaloni davanti a questo... casino! Sono sempre stata un'egoista miscredente e guarda adesso, la sopravvivenza del nostro mondo dipende da una come me! No, è tutto sbagliato o forse me lo merito.»
«O forse sei qui per imparare qualcosa da questa prova» Chi non lo era? Varric le sorrise con comprensione e solidarietà.
Questo tanto discusso Araldo, dopotutto, aveva già conquistato la sua amicizia e il suo rispetto.
«Comunque, per quanto riguarda il testo c'è margine di miglioramento, ma niente male per una mezza selvaggia taglia gole Dalish!»

~ * ~

Note:
[Revisionato in data 11/01/2016]

Erano davvero anni che non scrivevo fanfiction. Avevo bisogno di creare qualcosa e giocare ogni tanto a Inquisition mi ha dato lo spunto. Nulla di trascendentale, qualche riga solo per evadere un po'. Ora c'è questo, magari un domani si aggiungerà qualche altro episodio con protagonista la mia Lavellan.
La canzone utilizzata è un adattamento di “World of Stone” dei Blackmore's Night (di R. Blackmore/C. Night).
Buona lettura e grazie di essere passate/i!
B.F.
  
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
   >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Videogiochi > Dragon Age / Vai alla pagina dell'autore: Black Friday