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Autore: mudblood88    20/03/2015    7 recensioni
[SPOILER 04x12]
Prego chi non ha visto la quarta stagione di OUAT di non continuare poiché la storia parte esattamente dall'ultima scena Swan Queen della 04x12, quando Emma entra a far parte dell'Operazione Mangusta.
Tratto dalla storia:
"«Non era mia intenzione riportare in vita Marian» aggiunse sottovoce, sapendo di star entrando in un campo minato. «Cioè, non che non volessi salvarla, è chiaro, ho salvato una donna innocente...»
«Un altro dei tuoi discorsi da Salvatrice, Swan?»
«E' solo che non volevo sconvolgerti la vita, ecco tutto» disse Emma, alzando le mani. Guardò per un attimo Regina, che non aveva smesso un secondo di controllare le fiale contenenti le pozioni. «Sono sicura che quando troveremo l'autore del libro, saprà darti un lieto fine».
Regina non distolse lo sguardo dalla teca, ma Emma vide per un attimo che i suoi occhi erano persi nel vuoto. «Lo spero» disse soltanto."
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash, FemSlash | Personaggi: Emma Swan, Henry Mills, Regina Mills
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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** Angolo dell'autrice:
Amici, eccomi qua! Vi ringrazio infinitamente per tutti i messaggi che mi avete mandato qui e in pagina e anche su twitter. Siete un po' degli stalker, eh! Anche perché come abbiate fatto a raggiungermi anche su twitter quando io non ricordavo nemmeno di averlo, non lo so proprio xD Per un attimo mi è sembrato di vivere in un episodio di Pretty Little Liars. Chi lo segue capirà che intendo xD
Da ora in poi vi chiamerò A-Team ahahahah. Ok la smetto di dire cavolate e vi ringrazio ancora perché mi state seguendo davvero in tanti e sono molto contenta.
Ora vi lascio alla lettura perché questo capitolo è stato davvero un PARTO e quindi voglio sapere cosa ne pensate e soprattutto spero di non aver fatto casini.
Un abbraccio, a prestissimo! <3


 

Capitolo 13

Preferirei morire piuttosto che farti del male

 

 

Henry per un attimo ci aveva creduto. Aveva creduto davvero che avrebbe potuto estrarre la spada dalla roccia e diventare l'eroe che avrebbe salvato le sue mamme. Ma la spada sembrava un tutt'uno con la roccia, sembrava anch'essa fatta di pietra. Sentì i ruggiti e un brusio di passi avvicinarsi, così alzò lo sguardo e vide gli orchi a pochi metri da lui, digrignare i denti e correre nella sua direazione. Aveva soltanto due possibilità, ormai; scappare e mettersi in salvo o continuare a tentare di estrarre la spada, rischiando di essere catturato.

La tentazione di fuggire fu tanta. Ma sapeva che fuggendo non avrebbe aiutato Emma e Regina.

«Posso farcela» disse, tra sé e sé. «Io ci credo, posso farcela!»

Strinse ancora più forte l'elsa dorata della spada e tirò, con tutta la forza che aveva. E come per magia, la spada cominciò a scivolare, mostrando la lama lucida e brillante.

Quando gli orchi lo raggiunsero, Henry brandiva la spada con decisione, come se l'avesse fatto altre mille volte prima di allora. Sentiva una strana determinazione, una strana forza crescergli dentro. Sapeva che non gli apparteneva, sapeva che era la spada a conferirgli quella sicurezza, ma decise di non perdere tempo e di sfruttarla.

Lanciò la spada contro l'orco più vicino e lo trafisse nel petto. Quando l'orco cadde a terra, morto, Henry restò qualche secondo a guardarlo; come era riuscito a fare una cosa del genere, se non si era nemmeno reso conto di farla? Ma in un attimo, la spada era di nuovo tra le sue mani. Ad uno ad uno tutti gli orchi caddero a terra, morti, trafitti dalla spada che sembrava guidasse Henry verso la salvezza.

Quando anche l'ultimo orco fu finito, Henry si accasciò a terra, stordito. Sospirò, e sentì la tensione calare poco a poco, fino a che non riuscì più a trattenere le lacrime. Aveva così tante domande in testa, e mai come in quel momento avrebbe voluto Emma e Regina accanto a sé. Sospirò di nuovo, rialzandosi. Prese la spada e si incamminò, per allontanarsi dagli orchi. Ripensò alle parole di Emma: "al freddo sarai al sicuro". E tutto finalmente ebbe un senso.

 

 

Regina affondò la mano nel petto di Emma e la strinse intorno al suo cuore. Emma gridò dal dolore.

«Combatti, Salvatrice» gridò Regina. «Combatti, o ti strapperò il cuore dal petto!»

Emma continuava a gridare. Sentiva la mano di Regina stringersi sempre di più, sentiva il cuore sempre più debole.

«Combatti, Salvatrice!» ripeté Regina, furiosa. I suoi occhi scintillavano di rabbia.

«No!» urlò Emma, stremata. Sentì un turbine di emozioni invaderla; dalla paura, alla rabbia, fino al coraggio di riuscire a non cedere. Sentì il cuore rallentare sempre di più, e guardò gli occhi di Regina saettare dentro ai suoi. Fu allora che non riuscì più a trattenersi. «Preferirei morire piuttosto che farti del male!»

E in quell'istante qualcosa cambiò. Emma sentì una forza sconosciuta invaderla, una forza che prese il posto della rabbia e della paura, qualcosa che si sprigionò da lei stessa e fece sbalzare all'indietro Crudelia, Ursula e Malefica. La presa di Regina sul cuore di Emma pian piano si allentò. Guardandola dritta negli occhi, Emma rivide lo sguardo vivo e intenso che apparteneva a Regina.

«Emma!» esclamò la mora, e quando si rese conto di avere ancora la mano nel suo petto, la estrasse. «Emma... cosa...»

Emma non rispose; riuscì a malapena a sorriderle, prima di accasciarsi a terra, priva di forze.

«Mi dispiace, Emma» gridò Regina, sorreggendola. «Non so cosa...»

«Sto bene, tranquilla» disse Emma, respirando a pieni polmoni. «Non so cosa ti abbiano fatto, ma non eri in te».

«Mi hai salvata» disse Regina, aiutandola a rialzarsi. «Hai spezzato l'incantesimo che mi avevano inflitto».

Emma inarcò un sopracciglio. «Io non ho fatto niente».

Regina sorrise. Emma Swan e la magia erano davvero due mondi lontani. «Hai fatto moltissimo, invece» rispose, ma non aggiunse altro, perché vide con la coda dell'occhio che Malefica, Crudelia e Ursula si stavano rialzando.

«Sono davvero senza parole» disse Malefica, sprezzante. «Questo devo dire che non me l'aspettavo. La Salvatrice che libera la Regina Cattiva dall'incantesimo, con...» fece una smorfia e non terminò la frase.

Emma si voltò verso Regina, confusa.

«E' ora di finirla con queste smancerie romantiche» sbraitò Ursula, e allungò i tentacoli nella direzione di Emma e Regina, che si spostarono di lato per evitare di essere catturate.

Malefica lanciava incantesimi dal suo bastone, e loro furono costrette a ripararsi, poiché erano troppo deboli per combattere.

«Dovreste arrendervi» intervenne Crudelia. «Siete deboli e stanche. Non riuscirete mai a resistere a questo...»

Crudelia scostò la sua pelliccia per mostrare il cappello blu notte. Malefica e Ursula risero; era il momento giusto per intrappolare Emma e Regina, ora che erano deboli e che la loro magia difficilmente avrebbe resistito.

«Ora ci divertiamo» ghignò Malefica, e pochi istanti dopo si trasformò in drago.

«Cosa facciamo?» domandò Emma. «Non riusciremo mai a contrastarla!»

«Non lo so, Emma» rispose Regina, pensierosa. «L'unica cosa che possiamo fare è unire le ultime forze che ci rimangono per creare uno scudo di protezione».

Emma annuì, sospirando.

«Insieme so che possiamo farcela» aggiunse Regina. «Insieme siamo più forti».

Stavolta fu lei a tenderle la mano, proprio come Emma gliel'aveva tesa quando avevano deciso di lanciarsi nel cappello.

Quando Emma gliela strinse, sentirono subito che la loro magia stava aumentando. Insieme crearono uno scudo che potesse proteggerle, mentre Crudelia si avvicinava per posare il cappello a terra. Con un gesto della mano, Regina lo fece scivolare via dalla sua presa, spedendolo dalla parte opposta della sala, ma nel farlo lo scudo per un attimo cedette.

Malefica approfittò di quell'attimo per colpirle con una fiammata, che le accerchiò completamente.

Emma e Regina mollarono la presa sullo scudo, che s'infranse, mentre Ursula, con uno dei suoi tentacoli recuperò il cappello.

«Ma certo!» esclamò Emma, comprendosi la bocca con una mano per non aspirare il fumo. «Dobbiamo spingerle nel cappello!»

Regina annuì. «La nostra magia, se è unita, non verrà risucchiata».

Entrambe si voltarono e carcarono di vedere oltre le fiamme e il fumo. Crudelia aveva posato il cappello a terra, che si stava azionando. Il vortice, che ormai per loro era diventato familiare, si ingrandiva sempre di più sul pavimento.

Emma e Regina, di nuovo per mano, cercarono di spegnere le fiamme e attaccarono Ursula, Crudelia e Malefica – di nuovo in forma umana. La loro magia non solo resisteva al cappello, ma sembrava ancora più forte di qualche secondo prima. I lampi di luce bianca e rossa diventarono uno solo, costringendo le tre nemiche a contrattaccare.

Mentre Malefica lanciava degli incantesimi con il suo bastone, videro che stava a poco a poco scomparendo, risucchiata dal vortice. Poi fu la volta di Ursula e Crudelia; Emma e Regina le immobilizzarono, per poi spingerle verso il vortice, per fare in modo che fossero abbastanza vicine da essere risucchiate.

«Ma cosa sta succedendo?» gridò Malefica, non appena si rese conto che stava per essere risucchiata. «Perché su di voi il cappello non ha effetto?»

Emma e Regina restarono in silenzio. Ursula e Crudelia erano già sparite, e anche di Malefica, ormai, non restava più niente.

«Non finisce qui!» gridò la donna drago, un momento prima di scomparire del tutto.

Poi il cappello a poco a poco cominciò a richiudersi, lasciando la stanza in un silenzio spettrale.

Passarono parecchi minuti prima che Emma o Regina riuscissero a dire qualcosa. Nel loro silenzio stavano entrambe realizzando cosa fosse davvero successo e non si resero nemmeno conto che si stavano ancora tenendo per mano. In quel momento come non mai, avevano bisogno della vicinanza l'una dell'altra, anche se non l'avrebbero mai ammesso. Ma non c'era bisogno di darsi una spiegazione, nessuna delle due avrebbe lasciato la mano dell'altra.

Sussultarono quando sentirono un rumore di passi rimbombare nella sala.

«Mamma! Mamma!»

Henry entrò di corsa ed Emma e Regina fecero appena in tempo a voltarsi che il ragazzino subito le avvolse in un abbraccio caloroso.

«Ragazzino, ce l'hai fatta!» esclamò Emma. «Lo sapevo che ce l'avresti fatta».

«Ero così preoccupato per voi» disse Henry, cercando di trattenere le lacrime. «Avevo paura che...»

«Ehi, tesoro, siamo qui» intervenne Regina, sciogliendo l'abbraccio per guardare Henry negli occhi. «E non sai che sollievo vederti e sapere che stai bene».

«Sto bene» confermò il ragazzo, e l'attenzione di Regina cadde sulla spada che pendeva dalla sua cintura.

«E quella?» chiese.

Henry sorrise. «E' una lunga storia. Non vedo l'ora di raccontarvela».

Poi lo sguardo di Regina incrociò quello di Emma.

«Tu stai bene?» le domandò la bionda.

«Si, sto bene» rispose. «E tu?»

Emma annuì. Henry guardò prima l'una e poi l'altra, sorridendo.

«Mi siete mancate» disse il ragazzo, abbracciandole di nuovo. «Sono felice che siamo di nuovo insieme».

«Sì, siamo insieme» rispose Emma, poi il suo sguardo incrociò quello di Regina.

«E lo saremo per sempre» aggiunse Regina, sorridendo.

Poi Henry si sciolse dall'abbraccio. «Ma Hans?»

«Giusto, Hans» disse Regina, imbarazzata. «Forse dovremo tirarlo fuori dalle segrete».

«Andiamoci subito» disse Henry. «Presto arriveranno i rinforzi».

Emma sorrise, soddisfatta. «I rinforzi? Vuol dire che hai seguito il mio suggerimento?»

Il ragazzo annuì.

«Si può sapere di cosa state parlando?» s'intromise Regina.

Henry sorrise compiaciuto prima di rispondere. «Elsa sta venendo a prenderci».

 

 

Riabbracciare Elsa fu, per Emma, una vera gioia. La Regina di Arendelle arrivò poche ore più tardi, con un esercito di guardie al seguito. Dopo aver liberato Hans e recuperato il cappello decidendo di portarlo con sé, partirono alla volta di Arendelle.

Arendelle era un luogo molto diverso dalla Foresta Incantata, era un regno allegro e pieno di colori, e subito si resero conto che Elsa era una regina molto amata. Mentre attraversavano il paese, la ragazza fu fermata più volte, abbracciò diverse persone e si fermò a salutare ogni mercante presente lungo la strada.

Ma ciò che lasciò di stucco Emma, Regina ed Henry fu la grande pista di ghiaccio che troneggiava davanti al palazzo; lì intorno bambini e adulti aspettavano di poter entrare a pattinare, era come fosse una grande festa, mentre il piccolo pupazzo di neve Olaf spargeva allegria in mezzo a tutti.

Tuttavia, la cosa che apprezzarono di più furono i pasti caldi del regno. Dopo giorni passati a mangiare panini tra un appostamento e l'altro, e giorni a mangiare le mele dell'albero di Regina, potersi sedere tutti insieme ad un tavolo, gustando dell'ottimo arrosto con patate, fu davvero gradevole.

Fu anche il momento in cui tutti raccontarono le proprie avventure; Emma e Regina di come avevano contrastato le loro nemiche, Henry di come aveva estratto la spada dalla roccia, e di come era riuscito a mettersi in contatto con Elsa tramite una colomba.

«Una colomba?» ironizzò Regina, guardando Henry. «Non mi sorprende, in fondo. Se penso a chi è tua nonna...»

Tutti quanti intorno al tavolo risero, finché non venne una cameriera a togliere i piatti e servire il dolce.

«L'importante è che ora siamo qui e stiamo bene» disse Emma. Poi si voltò verso Elsa. «Grazie mille dell'ospitalità e dell'aiuto».

«Non devi ringraziarmi, voi avete fatto tanto per me quando ero a Storybrooke. Questo è il minimo che posso fare. E poi devo ammetterlo, Anna e Kristoff sono in viaggio di nozze, mi fa piacere un po' di compagnia».

Quando tutti quanti ebbero avuto una fetta di torta, Henry ne prese un morso e sorrise, guardando prima Emma e Regina. «Mele e cannella».

«Spero che vi piaccia» disse Elsa, assaggiandola. «E' una delle mie preferite».

«E' buonissima» aggiunse Henry, mangiandone un altro generoso boccone. «Direi che è la torta adatta a quest'occasione».

«Quale occasione?» chiese Emma.

«Bè, il fatto che ormai siamo una famiglia» disse Henry, vago. «Mele...» e indicò Regina. «...e cannella» e indicò Emma.

Le due donne, senza poterlo evitare, arrossirono.

«Mi fa piacere vedere che ora andate d'accordo» intervenne Elsa. «Quando ho lasciato Storybrooke non eravate proprio in buoni rapporti».

«Bè, diciamo che ora...» Emma esitò. «Diciamo che le cose sono un po' migliorate».

«A proposito di Storybrooke» disse Henry. «Quando torniamo a casa?»

Emma e Regina si lanciarono un'occhiata preoccupata.

«C'è una cosa che non ti abbiamo detto, Henry» disse Regina.

«Abbiamo usato ciò che restava della pozione localizzante per ritrovarti» aggiunse Emma. «Credo che dovremo trovare Storybrooke in un altro modo».

«Credo di avere io la soluzione per quello» intervenne Elsa. «Ricordate il portale con cui ci avete ricondotto ad Arendelle?»

Tutti e tre annuirono.

«Credi che sia ancora funzionante?» domandò Emma.

«Non lo so» rispose Elsa. «In realtà non si trova qui. Siamo entrati nell'armadio e siamo usciti dal Pozzo dei Desideri».

«Pozzo dei Desideri?» ripeté Henry.

Elsa annuì. «Si trova alla Montagna del Nord. Dista a un giorno di cammino da qui, più o meno».

«Direi che dobbiamo raggiungerlo il prima possibile» disse Emma, convinta. «Almeno per vedere se è possibile utilizzarlo».

«Sono d'accordo» disse Regina. «Propongo di partire domani mattina all'alba. Se sai indicarmi la strada, Elsa, penso di poter raggiungere la Montagna del Nord con i miei poteri. Così non dovremo viaggiare per un giorno intero».

«Non c'è problema» rispose Elsa. «Ma se avete bisogno di una guida sarei più che felice di accompagnarvi».

«Non ce n'è bisogno» disse Emma. «Io e Regina ce la caveremo».

Regina si voltò verso Emma. «Se vuoi restare qui posso andare da sola».

«Non ci penso neanche a lasciarti andare da sola» replicò Emma, decisa. Poi iniziò a balbettare. «Cioè, intendo che... che non si sa mai. Non sai quali pericoli potresti incontrare, e poi se dovessi perderti... è meglio se siamo in due, ecco».

La tenerezza di Emma nei suoi confronti, non poté che far sorridere Regina.

 

 

«Come ho potuto estrarre la spada dalla roccia?» domandò Henry a Regina, mentre quest'ultima gli stava rimboccando le coperte. «Un secondo prima era incastrata... e un secondo dopo è scivolata fuori come fosse piantata nella sabbia».

Regina sorrise. «Probabilmente la spada era incantata e ha sentito che ne avevi bisogno».

«Si ma quindi la spada può essere presa da chiunque?»

«No, non da chiunque» replicò Regina. «Tu non sei uno qualunque, Henry. Hai il cuore del vero credente. Tu credevi... credevi di riuscirla a prendere».

Emma entrò nella stanza in quel momento con un bicchiere d'acqua per il ragazzo.

«Tieni, ragazzino» disse, porgendoglielo. «E ha ragione tua madre... tu non sei uno qualunque».

Henry bevve un sorso d'acqua. «Io ci ho creduto davvero. Ho creduto che la spada venisse in mio soccorso e dal momento che ci ho creduto... ce l'ho fatta».

«Visto?» disse Regina, prendendogli il bicchiere e posandolo sul comodino «Ti sei risposto da solo».

Henry sorrise e chiuse gli occhi. «Finalmente ho una spada tutta mia».

Emma e Regina si scambiarono uno sguardo divertito.

«Questo è ancora tutto da vedere» replicò Regina. «Le spade sono oggetti pericolosi».

«Ma sono anche utili» replicò Emma. «Io ho combattuto contro Malefica con la spada di mio padre».

«Sarebbe bello fare un duello» aggiunse Henry, sempre a occhi chiusi.

«Sì, sarebbe...»

«Assolutamente no».

Regina ed Emma parlarono contemporaneamente, per poi scoppiare a ridere.

«Non permetterò che uno di voi due si faccia del male facendo finti duelli con spade potenzialmente magiche e pericolose».

«Anche la magia è pericolosa, ma noi non ti diciamo di non usarla» ribatté Emma, e Regina le lanciò uno sguardo furibondo.

«Vuoi avere un assaggio di quanto può essere pericolosa la mia magia, Swan?»

«No, grazie» rispose Emma, velocemente. Poi si sporse verso Henry per dargli un bacio sulla fronte. «Buona notte, ragazzino»

«Sogni d'oro, mio piccolo grande eroe» aggiunse Regina, accarezzandogli una guancia.

Il ragazzo, già semi addormentato, sorrise. «Dovreste farlo più spesso» sussurrò. «Rimboccarmi le coperte, darmi il bacio della buona notte».

«Ma lo facciamo già, tesoro» rispose Regina.

«Intendo che...» Henry si fermò per sbadigliare. «Intendo che dovreste farlo più spesso insieme. E' bello avervi entrambe qui».

Le due donne si scambiarono un'occhiata veloce, mentre le loro guance si arrossavano dall'imbarazzo.

Uscirono dalla stanza di Henry pochi minuti dopo, lasciando la porta socchiusa. «La mia camera è proprio qui» disse Emma, indicando la porta accanto a quella di Henry.

«La mia è quella laggiù» rispose Regina, indicandogliela. «Non vedo l'ora di mettermi a letto e dormire. Sono piuttosto stanca...»

«Sei sicura di stare bene?» le domandò Emma.

«Sì» rispose Regina, in un sussurro. «Per ora direi che va tutto bene».

«Pensavo...» iniziò Emma. «Forse prima di tornare a Storybrooke dovremo... accertarci di quella cosa».

Regina abbassò lo sguardo. «Suppongo di sì, anche se qui ad Arendelle non penso che troveremo qualcuno che ci aiuti».

«Ne sei sicura?»

«Non lo so. Ma questa cosa può aspettare il nostro ritorno a Storybrooke. Abbiamo cose più importanti, ora».

Emma non era totalmente d'accordo, ma non replicò.

Voleva parlarle. Voleva chiederle spiegazioni riguardo ciò che era successo alla Montagna Proibita. Voleva avere conferme su ciò che lei aveva fatto. Ma non ci riuscì. Vide la stanchezza negli occhi di Regina, il viso tirato, esausto, le occhiaie per il poco sonno degli ultimi giorni. Le sembrò quasi di vedere i segni della tortura che Malefica le aveva inflitto solo poche ore prima e pensò che era meglio lasciarla andare a dormire.

«Buona notte, allora» disse Emma, incamminandosi veros la stua stanza.

Regina restò qualche secondo a fissarla mentre si allontanava, provando una strana sensazione. Sentiva che mancava qualcosa; Emma l'aveva salvata, e per quanto lei cercava di trovare una spiegazione logica a tutto questo, la risposta era soltanto una: l'aveva salvata con un atto di vero amore.

E lei ormai lo sapeva, dentro di sè; provava gli stessi sentimenti. Voleva fermarla, ma cos'avrebbe potuto dirle? Ammettere ad alta voce quello che provava la spaventava più di qualsiasi altra cosa, ma poi si decise.

«Emma, aspetta» disse, facendo qualche passo verso di lei.

Emma aveva già varcato la soglia della sua camera e stava per chiudere la porta. Si affacciò sul corridoio e restò in attesa.

Guardando quegli occhi verdi, Regina perse completamente le parole.

«Ecco, io...»

Emma continuava a guardarla e il coraggio, che Regina sperava arrivasse, mancò. Ma doveva dire qualcosa, in un modo o nell'altro doveva farglielo capire.

«Pensavo che... quello che ha detto Henry... è vero» disse, tesa. «Sarebbe bello se potessimo rimboccargli le coperte e dargli il bacio della buona notte ogni sera...»

Regina esitò. «...insieme» sussurrò, guardando a terra.

Quell'ultima parola era stata difficile da dire. Quell'ultima parola racchiudeva tutte le sue insicurezze e le sue paure.

Ma aveva avuto il coraggio di dirla. Aveva avuto il coraggio di ammettere che vedeva un noi nel loro futuro.

Era incasinata, Regina lo sapeva; aveva fatto un giro di parole immenso soltanto per cercare di dire ad Emma Swan che provava qualcosa per lei.

Sperò vivamente che il messaggio, seppur contorto, fosse arrivato.

Quando alzò lo sguardo, vide Emma sorridere.

«Sarebbe meraviglioso» rispose la bionda.

Regina sorrise a sua volta. «Buona notte, Emma» e si avviò verso la sua stanza.

«Buona notte, Regina» disse, chiudendosi la porta alle spalle.

Ed entrambe si misero a letto con le farfalle nello stomaco e un enorme sorriso stampato sul volto.

 

  
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