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Autore: mudblood88    26/03/2015    11 recensioni
[SPOILER 04x12]
Prego chi non ha visto la quarta stagione di OUAT di non continuare poiché la storia parte esattamente dall'ultima scena Swan Queen della 04x12, quando Emma entra a far parte dell'Operazione Mangusta.
Tratto dalla storia:
"«Non era mia intenzione riportare in vita Marian» aggiunse sottovoce, sapendo di star entrando in un campo minato. «Cioè, non che non volessi salvarla, è chiaro, ho salvato una donna innocente...»
«Un altro dei tuoi discorsi da Salvatrice, Swan?»
«E' solo che non volevo sconvolgerti la vita, ecco tutto» disse Emma, alzando le mani. Guardò per un attimo Regina, che non aveva smesso un secondo di controllare le fiale contenenti le pozioni. «Sono sicura che quando troveremo l'autore del libro, saprà darti un lieto fine».
Regina non distolse lo sguardo dalla teca, ma Emma vide per un attimo che i suoi occhi erano persi nel vuoto. «Lo spero» disse soltanto."
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash, FemSlash | Personaggi: Emma Swan, Henry Mills, Regina Mills
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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**Angolo dell'autrice:
Buonaseraaa amici! Non mi dilungo perché è mezzanotte passata e ho sonno xD
Volevo solo annunciarvi che sono una persona orribile che questo è il penultimo capitolo della mia ff. Non arrabbiatevi, non me n'ero resa conto nemmeno io finché non li ho scritti (ho già scritto anche il finale, sì) ma vi anticipo solo che ho in mente di scriverne un seguito. Ecco perché u.u
Per il resto ringrazio le mie amiche del gruppo "Delirio SwanQueen" perché mi stanno aiutando molto nello scrivere, facendomi venire molte idee e ispirandomi. E' stato davvero una fortuna conoscervi <3
Anyway, vi lascio alla lettura, e vi ricordo di seguire la mia pagina facebook qui ---->  https://www.facebook.com/pages/SwanQueen-%CF%9F-I-cattivi-non-hanno-mai-un-lieto-fine-ma-Regina-ha-Emma/1587931868117207?fref=ts
 

Capitolo 14

Un atto di vero amore



 

Era l'alba quando uscirono dal castello. Ma mentre quest'ultimo era avvolto nel silenzio, il paese era già sveglio e alcuni mercanti erano già in strada con le loro bancarelle. C'era chi vendeva pesce fresco, chi frutta e verdura, chi abbigliamento; ma tutti quanti, nessuno escluso, avevano un enorme sorriso sul viso, si capiva che Arendelle era un posto felice e tranquillo. Guardandosi intorno, Emma e Regina si chiesero se anche a Storybrooke, prima o poi, avrebbero potuto vivere così serenamente.

Elsa aveva indicato loro dove si trovava la Montagna del Nord e aveva procurato una mappa, nel caso potesse tornare utile. Regina era piuttosto sicura di riuscire a raggiungere la loro destinazione in poco tempo.

«Ti va di fare due passi?» domandò Regina, guardandosi intorno. «Non vorrei allarmare le persone usando la magia qui, davanti a tutti».

Sapeva che anche Elsa usava la magia e il popolo ne era a conoscenza, ma c'era una quiete e una serenità coinvolgente in quel posto, e non voleva minarla in nessun modo.

«Certo, facciamo due passi» acconsentì Emma, allacciandosi il giacchino rosso.

Anche Regina si avvolse nel suo cappotto grigio e insieme si incamminarono per allontanarsi dal paese.

Attraversarono la piazza, raggiunsero il porto e lo oltrepassarono, fino a ritrovarsi nei boschi. Seguirono un sentiero che in poco più di mezz'ora le portò tra le montagne, e videro che proseguiva ancora. Anche se ormai erano uscite da Arendelle, continuarono a camminare; davanti a loro si era materializzato un panorama strepitoso e si incantarono a guardarlo.

Il sole si stava alzando nel cielo ancora scuro, tingendolo poco a poco di rosa e arancione. Le nuvole si stavano diradando, lasciando filtrare i fiochi raggi del sole attraverso gli alberi, costringendo le due donne a socchiudere gli occhi.

«E' stupendo» esclamò Emma, beandosi di quel debole tepore che le riscaldava il viso.

«Si, lo è» annuì Regina, continuando a guardare il cielo pieno di colori.

Stavano camminando a pochi metri di distanza l'una dall'altra, lentamente, per godersi lo spettacolo il più possibile. Man mano che procedevano, le sfumature colorate lasciarono posto al solito colore azzurro, limpido e brillante, senza nuvole e senza squarci di brutto tempo. Si prospettava una giornata soleggiata, anche se tiepida.

Camminando, Emma si lasciò trasportare da mille pensieri. Ripensò alle immagini del libro, a ciò che era accaduto alla Montagna Proibita, e alle parole di Regina la sera prima. Si prese coraggio e decise che era arrivato il momento di tirare fuori ciò che la assillava.

«Regina, posso chiederti una cosa?» domandò Emma, spezzando la quiete silenziosa della montagna.

Regina sospirò. «No».

Emma sorrise. Quello era un lato di Regina che, era strano ammettere, adorava. «Vorrei avere una spiegazione riguardo quello che è successo alla Montagna Proibita».

Regina sorrise a sua volta. Tipico di Emma Swan, chiederle una cosa e ignorare la sua risposta, ma in fondo questo le piaceva. Poi rifletté sulla sua domanda. «Malefica ha usato un incantesimo di tortura per... tirare fuori il mio lato malvagio».

«No, non intendevo quello» replicò Emma. «Non sono un genio nella magia, ma l'avevo capito che eri sotto incantesimo».

«E allora cosa vuoi sapere?» chiese Regina, pur conoscendo già la risposta.

«Quello che è successo... dopo».

Regina non rispose subito. Si prese qualche secondo per scegliere le parole da usare. Forse Emma sapeva già cos'era successo e voleva solo una conferma, o forse non se n'era resa conto veramente; ma l'aveva salvata. L'aveva salvata con un atto di vero amore.

«Tu sei la Salvatrice» disse vaga, scalciando delle foglie secche davanti a sé. «E come tale hai fatto il tuo compito. Mi hai salvata. Anzi, ti ringrazio per questo».

Regina cercò di liquidare l'argomento, ma Emma non si perse d'animo.

«Non devi ringraziarmi» replicò. «Io non ho fatto niente. Ho soltanto rifiutato di combattere contro di te».

Regina si immobilizzò. Emma era qualche passo dietro di lei, così si voltò. «E come mai, non l'hai fatto?»

Emma non capì la domanda che le era stata rivolta, ma rispose senza neanche pensarci. «Non ti farei mai del male, Regina».

Regina abbassò lo sguardo e sorrise. «Sei proprio come tuo figlio. Ti fai le domande e ti rispondi da sola».

Emma restò in silenzio, confusa.

Regina sbuffò. «Dai, Emma!» e alzò lo sguardo su di lei. «Non hai combattuto contro di me non perché ero sotto incantesimo, o perché sei la Salvatrice e devi salvare tutti, o... quello che vuoi. Tu non hai combattuto perché non volevi. Non volevi farmi del male. Questo è un atto di...»

Regina non finì la frase, non ne ebbe il coraggio. Ma non ce ne fu bisogno. Emma aveva capito, e lei lo sapeva.

Quello era un atto di vero amore.

Calò il silenzio tra di loro, rotto soltanto dai brusii delle foglie degli alberi, dai cinguettii degli uccelli e dagli altri rumori del bosco intorno a loro.

«Ok, penso che ora possiamo andare» disse Regina, come se si fosse appena resa conto che era rimaste impalate per troppo tempo.

Emma annuì, avvicinandosi a lei, ancora pensierosa.

«Mi insegnerai mai a farlo?» domandò, cambiando totalmente argomento.

Regina alzò gli occhi al cielo. «Un giorno, forse».

Emma annullò la distanza tra di loro, stringendosi a lei, esattamente come aveva fatto la volta precedente. Regina le passò un braccio sulle spalle, poi fece sparire entrambe nella solita nuvola di fumo viola.

Quando riapparirono sulla Montagna del Nord, non si separarono subito. Non sapevano come potesse essere possibile, ma si stavano baciando. Le loro labbra si sfioravano appena e al tempo stesso si divoravano, i loro cuori battevano l'uno contro l'altro con una forza tale che sarebbero potuti uscire dal petto. Regina aveva affondato una mano nei biondi capelli di Emma e con l'altra le accarezzava un fianco, mentre Emma la teneva stretta a sé con entrambe le braccia, posandole le mani sulla schiena e stringendola più che poteva.

Per un lungo momento tutto intorno a loro sparì; sentivano soltanto il rumore dei loro battiti, il brusio delle loro mani che vagavano sul corpo dell'altra, il contatto delle loro labbra.

E in un attimo entrambe trovarono le conferme che aspettavano. Ciò che era accaduto durante quel viaggio era reale, non era frutto di una convizione condizionata dalle immagini del libro.

Quella era una cosa che andava avanti da molto prima che sfogliassero il libro, anche da molto prima che decidessero di trovare l'autore.

Andava avanti da quando si erano incontrate la prima volta.

Da quando si erano dichiarate guerra.

Da quando Emma aveva spezzato il sortilegio.

Da quando si erano litigate Henry fino a farlo soffrire.

E ancora da quando avevano deciso di rassegnarsi alla presenza l'una dell'altra.

Da quando avevano deciso di convivere civilmente.

Fino a quando poi avevano deciso di provare ad essere amiche.

Ma non ci avevano mai provato davvero, perché amiche non lo erano mai state. E mai lo sarebbero state.

E tutto questo fu chiaro nel solo istante in cui le loro labbra si toccarono.

Quando si separarono non si resero conto di quanto tempo fosse passato. Potevano essere passati minuti, ore, oppure il tempo poteva essersi fermato.

Quando riaprirono gli occhi, Regina teneva ancora una mano sul fianco di Emma e una tra i suoi capelli, mentre Emma la stringeva come se non avesse nessuna intenzione di lasciarla andare. Entrambe tremavano, inalando nei polmoni il profumo dell'altra, un profumo che sapeva di casa e di famiglia. Si guardarono per un momento che sembrò infinito, in silenzio, in imbarazzo, ma al tempo stesso incapaci di interrompere quel contatto. Si guardarono talmente a lungo che Regina riuscì a distinguere delle sfumature castane negli occhi verdi di Emma, ed Emma si perse di nuovo in quegli occhi scuri e profondi, e li guardò come non li aveva mai guardati prima.

Le loro bocche si arricciarono in un largo sorriso, da guancia a guancia, un sorriso che valeva più di mille parole.

Poi sentirono un rumore assordante e videro un lampo di luce verde salire lungo il cielo, tingendolo di un delicato color menta, ed entrambe trasalirono.

«Ma cosa diavolo succede?» sbraitò Emma, coprendosi gli occhi per non essere accecata dalla luce.

Regina fece lo stesso. «Secondo me è il Pozzo dei Desideri» disse, indicando la provenienza della luce.

Insieme si incamminarono per raggiungere la fonte della luce e del frastuono, e l'ipotesi di Regina si rivelò esatta.

Nel folto del bosco di quell'alta montagna, il Pozzo dei Desideri si ergeva in tutta la sua grandezza. Era molto simile a quello che avevano a Storybrooke, era fatto di pietra grigia e scura, molto profondo. La luce verde continuava a uscire come lampi, ed Emma e Regina si tennero a dovuta distanza da esso.

«Quindi funziona oppure è andato in tilt?» domandò Emma, sovrastando il frastuono.

«Non lo so» ammise Regina. «Questo genere di cose non si attiva così, come se niente fosse. Ci vuole della magia molto potente per...»

Regina si interruppe, sotto lo sguardo curioso ma al tempo stesso consapevole di Emma.

«Siamo state noi, vero?» chiese la bionda. «Siamo state noi ad attivarlo, con...»

«Credo proprio di sì».

Restarono qualche minuto a fissare la luce verde che stava a poco a poco sparendo di nuovo dentro al pozzo. Il cielo stava ritornando del suo colore naturale, e quando la luce sparì del tutto portandosi via anche il frastuono, la montagna fu di nuovo avvolta in un silenzio glaciale.

«Direi che possiamo andare a prendere Henry» disse Regina. «Il Pozzo funziona, possiamo attivarlo con la nostra magia».

Emma mugugnò, in risposta. Regina capì subito che qualcosa non andava.

«Tutto bene, Emma?» le chiese.

La bionda teneva lo sguardo fisso sul Pozzo, e Regina sentì le proprie certezze svanire a poco a poco, almeno finché Emma non parlò.

«Abbiamo attivato il Pozzo dei Desideri, con un bacio...» la voce di Emma tremava.

Regina, involontariamente, trattenne il respiro. Non aveva realizzato quello che era successo, fu come se quella frase trasformò in realtà ciò che fino a pochi momenti prima era un fatto astratto.

«...e non posso fare a meno di pensare che...» continuò la bionda, con la voce ancora più scossa dal respiro che si fece a poco a poco irregolare. «Uncino mi ha tolto i poteri, con un bacio». Pronunciò quella frase alla svelta, come se facesse meno male dirla tutta d'un fiato.

Regina non sapeva cosa dire. Emma Swan era riuscita a lasciarla senza parole.

«E quando mi ha raggiunto a New York non ha saputo spezzare l'incantesimo dei falsi ricordi, se non con la pozione» aggiunse. «Invece io e te insieme facciamo cose straordinarie con la magia. Questo significa...»

Emma restò in silenzio per qualche secondo, poi vedendo che Regina non parlava, ripeté: «Mi ha tolto i poteri. E il vero amore sconfigge qualsiasi maledizione».

Emma era visibilmente scossa, e Regina non riuscì a fare altro se non abbracciarla e stringerla a sé, lasciando che le sue lacrime calde si annidassero sulla sua spalla.

«Ho spezzato l'incantesimo su di te con un atto di vero amore» bisbigliò Emma, la voce attutita dal contatto con la spalla di Regina. «Sei tu. Sei sempre stata tu».

Il cuore di Regina fece una capriola. Le parole di Emma erano uscite spontanee, e lei non provò nemmeno a fermarle. Non ce n'era più bisogno; i fatti parlavano chiaro. Non aveva avuto nemmeno il tempo di rifletterci, quella consapevolezza si era riversata su di lei come una doccia fredda.

Regina le accarezzò la testa, stringendola. Poi pensò al suo tanto agognato lieto fine. Aveva sempre pensato che includesse Robin, ma non era esattamente così. Si rese conto che Robin non sarebbe tornato da lei, ma soprattutto che durante quel viaggio non aveva pensato a lui nemmeno una volta. E in quel momento, solo in quel momento, ebbe la certezza che il suo lieto fine era proprio lì, a piangere tra le sue braccia.

«Emma, ascolta...» le disse, continuando a stringerla. «Anche io ho paura. Sono terrorizzata, veramente, e sono poche le cose che mi hanno davvero spaventata in vita mia».

Emma singhiozzò.

«Però forse possiamo...» continuò Regina. «Forse possiamo avere paura insieme».

Regina sentì un sorriso materializzarsi contro la sua spalla.

«Dobbiamo solo procedere a piccoli passi».

Emma si staccò, alzando lo sguardo su di lei, gli occhi gonfi dal pianto. «Piccoli passi» ripeté.

«Sì» confermò Regina. «Nemmeno io me l'aspettavo. Ho cercato il mio lieto fine senza rendermi conto che... che l'avevo davanti agli occhi».

Emma sentì il suo cuore accelerare e al tempo stesso fermarsi. Sentì un misto di emozioni indecifrabili dentro al petto, e non riuscì a muoversi, come pietrificata davanti a quella dichirazione così sincera e spontanea.

Si sorrisero di nuovo, poi si mossero contemporaneamente l'una verso l'altra, le loro labbra si incontrarono a metà strada.

Fu un bacio più consapevole del primo. Un bacio che racchiudeva tutte le loro paure e le loro insicurezze, ma che al tempo stesso sapeva di coraggio, di speranza, di futuro.

Quando si staccarono, stavano ancora sorridendo.

«Andiamo, ora» disse Regina, prendendola per mano. «Prima recuperiamo Henry, prima torneremo a casa».

 

 

Ritornate al castello, furono piuttosto sorprese quando Hans annunciò di voler restare ad Arendelle e non tornare nel mondo reale.

«Ne sei proprio sicuro, Hans?» domandò Henry, curioso.

«Sicurissimo» rispose l'uomo. «Ci sono tante cose da vedere e da imparare qui. Dopo anni di reclusione, penso che il mondo reale possa aspettare. Voglio godermi il momento fino in fondo».

Nel pronunciare queste parole, Hans lanciò un sorriso ad Elsa, che ricambiò, e questi gesti non passarono inosservati ad Emma.

Quando Elsa si avvicinò per abbracciarla, Emma le sussurrò all'orecchio: «E così, tu e Hans...»

Elsa ridacchiò. «Mi fa solo compagnia» minimizzò.

«Con quei sorrisoni e quegli sguardi, mi sa che il termine "compagnia" è un po' riduttivo...»

Elsa le diede un lieve colpetto sulla spalla. «Mi sa che tu sei l'ultima che può parlare» aggiunse, ammiccando.

Emma si voltò e guardò nella direzione di Regina; lei e Henry stavano abbracciando Hans. Poi si voltò di nuovo verso Elsa, con espressione quasi colpevole. «E' così evidente?»

Elsa sorrise. «Andrà tutto bene, vedrai. Sai che io sono sempre dalla tua parte».

Emma fu grata per le parole di Elsa, che le diedero un po' di conforto e di coraggio. Le due si abbracciarono ancora. Sapeva che le sarebbe mancata, esattamente come la prima volta che se n'era andata.

Altri saluti veloci, e mezz'ora dopo i tre furono di nuovo davanti al Pozzo dei Desideri.

«E' veramente profondo!» esclamò Henry, affacciandosi sul bordo per guardare in giù. «Dobbiamo calarci dentro? Ma è sicuro?»

«Prima di tutto, dobbiamo attivarlo» disse Regina, poi si voltò verso Emma. «Vieni qui».

Emma si mise accanto a lei, con le mani sporte sul bordo. Regina le prese una mano; quel contatto fu sufficiente per scatenare dentro al Pozzo un altro lampo di luce verde. Con le mani ancora tese verso l'interno, Regina ed Emma guardarono la luce verde salire sempre più in superficie. Quando il lampo di luce si riversò nel cielo, esattamente come aveva fatto la prima volta, le due donne furono sbalzate all'indietro.

«State bene?» domandò Henry, correndo da loro.

«Si, tranquillo» rispose Emma, alzandosi. «Che facciamo ora?»

«Suppongo che dobbiamo calarci dentro» disse Regina. «Vado io per prima, potrebbe non essere...»

«Ma ancora con questa storia?!» strillò Emma, senza neanche farle finire la frase. «E' come con lo specchio. Perché ti ostini a voler andare da sola?»

«Non voglio che corriate dei pericoli!» sbraitò Regina, in risposta. «Siete le due persone a cui tengo di più al mondo e non voglio che vi facciate del male».

«Bè, si da il caso che anche io tenga a te» gridò Emma, facendo un passo verso il pozzo. «Quindi andiamo tutti».

Lo sguardo di Henry slittò da Emma a Regina per un paio di volte, prima che un sorrisetto compiaciuto si materializzò sul suo volto.

«Mi dovete dire qualcosa?»

Le due donne si voltarono a guardare il loro figlio, che aveva un sorriso impertinente che andava da guancia a guancia.

«Magari quando siamo a casa, che ne dici, eh?» disse Regina, arrossendo lievemente.

«Si, magari davanti a un buon hamburger di Granny» aggiunse Emma.

Henry notò subito che entrambe erano in imbarazzo, e non poté che sorridere ancora di più. Poi si avvicinò al Pozzo e si mise tra di loro. Si tennero tutti e tre per mano e salirono sul bordo. Dopo qualche istante di esitazione, si lanciarono dentro, scomparendo dentro al fascio di luce verde.

  
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