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Autore: _Lady di inchiostro_    20/03/2015    3 recensioni
Primo regalo: “Si lanciarono diversi sguardi, entrambe le facce scioccate e sporche. Non ci volle molto prima che scoppiassero a ridere tutti e due nel medesimo istante.” [Sabo e Ace]
Secondo regalo: “Diverse voci che urlavano “Sorpresa!” gli fecero rizzare le carni, mentre osservava la stanza tutta addobbata con un certo sgomento.” [Sabo e Koala/ Armata Rivoluzionaria]
Terzo regalo: “Tanto, aveva resistito alle intemperie e al tempo, poteva sopportare ancora per un po' di essere gettata via in malo modo.” [Sabo e Rufy]
Tre situazioni diverse, avvenute in tre diversi momenti, racchiuse in un'unica storia.
Perché sono tutte importanti allo stesso modo per Sabo, che di certo sarà sempre grato alle persone a lui care per tutto quello che hanno fatto per lui.
*Hey, guys! Today is Sabo's bithday! *
Genere: Comico, Fluff, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Koala, Monkey D. Rufy, Portuguese D. Ace, Rivoluzionari, Sabo
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Three special presents 



Correva, incespicando sul terreno fangoso. Aveva ancora gli occhi impastati di sonno, dato che si era svegliato da appena qualche minuto. E se il sole non fosse stato già alto nel cielo, con i suoi raggi che colpivano in pieno il ramo dell'albero su cui riposava, probabilmente avrebbe continuato a dormire ancora per un altro po'.
<< Oggi non è proprio giornata! >> si lamentò Sabo tra sé e sé, continuando a correre. 
Era una frase che ripeteva già da un po', respirando a tratti per via della corsa.
Sembrava che qualcosa lo tormentasse, la stessa cosa che non gli aveva permesso di riposare appieno la sera prima.
Non riusciva a credere che fosse passato già un altro anno da quando aveva lasciato la sua famiglia di origine.
Era successo proprio quel giorno di Marzo, il giorno del suo compleanno.
Lo stesso giorno in cui aveva deciso, finalmente, di liberarsi da tutte le stupide convenzioni che la vita da nobile comportava. E che sembravano essere più importanti per i suoi genitori, invece di festeggiare degnamente il compleanno del loro unico figlio.
Per loro, il fatto che compisse gli anni era solo un gradino in più verso l'ascesa a un rango di nobiltà più alto. Non aveva nessun altro significato, almeno non lo stesso che un bambino può intendere.
Sabo scosse la testa, decidendosi finalmente a mettere da parte quei brutti pensieri e di concentrarsi esclusivamente sul fatto che fosse in tremendo ritardo.
Infondo, cosa cambiava se era il suo compleanno?
Anche se avesse voluto festeggiarlo, avrebbe fatto differenza?
Affondò ancora di più i piedi nel terreno del bosco, raggiungendo finalmente il confine che lo separava dal Grey Terminal.
Lì, seduto tra un cumulo di macerie, un ragazzino dai capelli scuri si guardava intorno, assorto.
Sabo lo riconobbe subito e fece un ampio sorriso. << Ace! >> lo chiamò.
Il ragazzino si girò e raggiunse il biondo, che intanto stava cercando di riprendere fiato.
<< Scusa se ti ho fatto aspettare, ma mi sono addormentato! >> disse Sabo, ridacchiando e grattandosi la nuca.
Ace era l'unico amico che Sabo avesse mai avuto. Si erano incontrati al Grey Terminal e c'era stata subito una certa sintonia. Si conoscevano da poco, ma sembrava che tra i due ci fossero anni e anni di amicizia alle spalle in certi momenti.
<< Allora, quali sono i programmi di oggi? >> domandò Sabo.
Solitamente, i due si incontravano al Grey Terminal per fregare qualche malvivente tonto o per  ritrovare qualche oggetto da poter rivendere con facilità. Andavano nel bosco solo nel pomeriggio, per cacciare la cena e, di conseguenza, allenarsi per diventare più forti.
Ace alzò le spalle, con indifferenza, e voltò la testa di lato. Ovviamente, il comportamento non sfuggì al biondo, il quale inclinò la testa, perplesso.
<< Ehi... È tutto apposto? >> chiese con titubanza.
<< Certo >> rispose Ace, secco.
Sabo storse il naso, dubbioso. Non era mai capitato che Ace fosse così freddo e distaccato, anche se  sapeva di conoscere ancora poco del suo carattere. 
<< Senti, lo so che non ti piace parlare di te, ma sei hai qualche problema... >> cominciò a dire Sabo.
Ma fu interrotto bruscamente da Ace: << Qualche tempo fa, mi hai detto che oggi è il tuo compleanno. Ho ragione? >>
Sabo spalancò gli occhi per la sorpresa.
Era vero, in effetti aveva raccontato di come i suoi compleanni fossero disastrosi, ed Ace gli aveva raccontato di come detestasse il giorno della sua nascita.
Diceva che non faceva che ricordargli di essere il figlio di un criminale, un piccolo demonio.
Per questo, proprio non riusciva a reggere i compleanni, anche se si stava festeggiando un'altra persona.
Sabo aveva deciso di troncare la discussione, non riprendendo più l'argomento. Non avrebbe mai preteso da parte di Ace che si ricordasse di festeggiarlo, né che gli facesse qualche regalo.
Per tutta la sua vita non aveva mai festeggiato veramente, allora che c'era di male nel far finta che quel giorno fosse come tutti gli altri?
Ma di certo, Sabo non si aspettava che Ace se ne uscisse con una frase del genere.
Deglutì e annuì lentamente. Il suo amico abbozzò un sorriso, scuotendo la testa e mormorando qualcosa, forse rivolta a se stesso. Poi iniziò ad armeggiare con la sua tasca dei pantaloni, mentre Sabo inclinò nuovamente la testa, curioso.
Pochi secondi dopo, Ace riuscì finalmente a estrarre il contenuto dalla sua tasca. E quello che si presentò davanti agli occhi di Sabo, lo lasciò con un evidente stupore sul viso.
Una penna stilografica nera, con qualche striatura d'oro, leggermente rovinata. Sabo non poteva credere ai suoi occhi, mentre il suo sguardo si spostava dalla penna agli occhi di Ace, con una velocità quasi sovrumana. 
<< È tua... >> sussurrò Ace, rompendo lo strano silenzio che si era creato. 
Sabo sgranò ancora di più gli occhi. << Tu sei pazzo! Si può sapere dove diavolo l'hai presa? >> domandò, il tono di voce fattosi più alto.
Ace fece un ghigno, divertito dalla faccia scioccata che il suo amico aveva assunto. 
<< L'avevano presa alcuni poveracci >> disse, continuando a ghignare. << Volevano rivenderla e ho pensato che sarebbe stato un peccato se fosse caduta in mani sbagliate. Infondo, c'è chi se la merita molto di più... >>
Sabo rimase sorpreso da quelle parole. Ace sapeva quanto gli piacessero quel genere di penne, benché non fosse mai riuscito a trovarne una nel cumulo di macerie. Gli ricordavano un po' la biblioteca di casa sua, l'unico posto in cui si sentiva davvero al sicuro, dove aleggiava il loro odore acre, mischiato a quello della carta stampata. 
Con titubanza, la prese dalla mano del suo amico, esaminandola un po'.
<< E a cosa devo tutto ciò? >> chiese, cercando di assumere un tono serio.
Ace sbuffò, quasi stizzito, e si mise a braccia conserte. << Mi andava, okay? Non credere che te la sto dando solo perché oggi è il tuo compleanno. Sai che odio queste cose! >>
Sabo sbatté le palpebre, ancora incredulo.
Forse poteva solo immaginare quanto stesse costando a Ace fare tutto questo. Insomma, la penna non era altro che un regalo, anche se lui tendeva a mascherare le sue intenzioni – non poteva di certo perdere la sua aria da duro! -, e tecnicamente Sabo non sperava di ricevere nulla.
Ace glielo aveva detto: lui i compleanni non li sopportava.
<< Guarda che non sei costretto a fare niente, solo perché sei mio amico... >> mormorò Sabo, tendendo la penna verso di lui.
<< Io non faccio mai quello che non mi va di fare! >> affermò Ace con decisione. << Ti ho detto che mi andava, quindi ti conviene tenerti quella penna, oppure preferisci che io la usi per disegnarti dei baffi in faccia? >>
Il biondo rimase interdetto per qualche secondo, poi sorrise con gratitudine. Anche Ace fece lo stesso, accennando un sorriso.
Sabo si rigirò la penna tra le mani ancora un po', prima di decidersi finalmente ad aprirla. Tirò via il tappo con violenza, troppo preso com'era dall'eccitazione. Solo che qualcosa doveva essere andato storto, perché in un secondo i due ragazzini si ritrovarono il viso completamente sporco di inchiostro. Si lanciarono diversi sguardi, entrambe le facce scioccate e sporche. Non ci volle molto prima che scoppiassero a ridere tutti e due nel medesimo istante.
<< Per caso, eri serio quando parlavi di disegnarmi dei baffi sulla faccia? >> disse Sabo, tra le risate.
Ace stava per rispondere alle provocazioni dell'amico, ma era troppo intento a piegarsi in due per il troppo ridere.
Sabo cercò di togliersi l'inchiostro dagli occhi, inumiditi da alcune lacrime. << Se il tuo intento era quello di farmi uno scherzo, sappi che è ben riuscito! >> disse.
<< Ma per favore! >> esclamò il moro, assumendo un tono di superiorità. << Se ti avessi fatto uno scherzo, non avrei usato di certo un metodo così superato. >>
Si pulì con una manica della sua maglietta, per poi aggiungere: << Pensavo davvero che funzionasse... puoi buttarla se vuoi... >>
<< Scherzi? >> esclamò Sabo, continuando a ridere. << Assolutamente no! >>
Ace ricambiò il sorriso dell'amico, metà della faccia ancora sporca di blu.
La risata di Sabo divenne pian piano un lieve sorriso, e quest'ultimo disse sinceramente: << Grazie Ace. >>
<< Ehi, ehi! >> lo fermò lui. << Da quando mi ringrazi? Cos'è, sei diventato melenso all'improvviso?  Ti ho detto che l'ho fatto perché mi annoiavo, quindi non mi devi niente. >>
Sabo rise, gioioso. Chissà perché, ma aveva la sensazione che i suoi compleanni futuri non sarebbero stati poi così terribili.
In quel momento, però, pensò che avrebbe fatto una sorpresa ad Ace per il suo compleanno.
Lo avrebbe picchiato sicuramente e probabilmente avrebbero persino litigato.
Pazienza.
Ne sarebbe valsa la pena, se bastava a farlo contento almeno la metà di quanto lo era lui. 

*

<< Si può sapere dove mi stai portando? >>
Sabo stava formulando questa domanda da diversi minuti, ma la persona che lo stava trascinando, tenendo il suo polso ben stretto in mano, non accennava a rispondere.
Sbuffò, spostandosi una ciocca di capelli che gli dava fastidio, e riposò lo sguardo sulla figura snella che aveva davanti. 
<< Potresti almeno rispondere, non credi Koala? >> esordì, rivolgendosi nuovamente alla sua compagna d'avventure.
Ma ancora una volta, venne completamente ignorato, mentre la rivoluzionaria tentava di sopprimere le crescenti risate. Sabo sbuffò ancora, chiedendosi come diavolo ci fosse finito in quella situazione.
Ricordava soltanto che si trovava nella sua stanza, quando Koala proruppe improvvisamente e, senza aggiungere una parola, lo prese per il polso e iniziò a trascinarlo. Il giovane sapeva benissimo che, stufatosi di essere trasportato come un moccioso, avrebbe potuto benissimo strattonare con violenza la mano di Koala, infuriandosi per il suo comportamento alquanto stupido. Ma sapeva anche che, se la sua compagna assumeva un comportamento del genere, qualcosa di imminente stava per avvenire. 
E una delle sue maggiori pecche era il suo essere curioso. Nonché il fatto che odiasse far del male a Koala, anche soltanto per liberare la presa.
Alzò lo sguardo e notò un guizzo negli occhi di lei, che probabilmente era stata colta mentre lo stava fissando.
Sabo si chiese se questa non fosse una sorta di vendetta per tutte le volte in cui la faceva innervosire, promettendosi mentalmente che sarebbe stato più cortese la prossima volta. Ma scartò l'idea subito dopo, rendendosi conto che adorava la faccia imbronciata di Koala e che, davvero, non poteva fare a meno delle risate che questa gli provocava. 
Mentre i due continuavano ad attraversare un corridoio dopo l'altro, a Sabo tornò in mente un particolare.
Si trovava in stanza, e da solo per giunta, per un motivo ben preciso.
Sgranò gli occhi e un'espressione di pure terrore si dipinse sul suo viso. << Koala, non è che tutto questo c'entra col fatto che oggi è il mio compleanno? >> sbottò, alzando la voce.
Koala non rispose, ma Sabo vide le sue spalle irrigidirsi, sentì la presa farsi più stretta e non udì più alcun tipo di risatina. Spalancò ancora di più gli occhi, mentre il suo respiro si fece stranamente più corto.
Mentre stava per prendere in considerazione l'idea di piantare i piedi per terra e di fermare la sua amica, Koala girò immediatamente a destra e, con passi che sembravano più balzi, arrivarono davanti a una porta di legno rossiccio. Sabo conosceva benissimo la stanza che si trovava oltre, ed era la sala riunione.
<< Ti prego, dimmi che non è quello che penso... >> disse Sabo, indicando la porta e facendo una smorfia.
Koala finalmente parlò: << Perché, cosa pensi? >>
Sabo fissò i suoi occhi che sembravano brillare per l'eccitazione, o il suo lieve sorriso di soddisfazione, mentre lei gli metteva una benda sugli occhi.
<< Non sbirciare >> disse.
<< Perché a me? >> domandò Sabo, senza rivolgersi effettivamente a qualcuno.
<< E sta anche zitto! >> aggiunse la rivoluzionaria. 
Un attimo dopo, Sabo udì i cigolii della porta, mentre Koala lo spingeva da dietro. Si fermò soltanto quando non sentì più le mani della sua compagna dietro le spalle, avvertendo dei mormorii sommessi.
<< Posso togliermi questa cosa dalla faccia, così che la facciamo finita? >> domandò.
Nessuno rispose, per cui si tolse la benda con un rapido gesto. Gli ci volle un po' prima che i suoi occhi si abituassero alla forte luce che lo investì poco dopo. Diverse voci che urlavano “Sorpresa!” gli fecero rizzare le carni, mentre osservava la stanza tutta addobbata con un certo sgomento. Si guardò intorno, cercando di non posare lo sguardo su nessuno in particolare, e constatò che l'intera Armata Rivoluzionaria era venuta lì per festeggiarlo, compresi Ivankov e Robin. Solo Dragon sembrava mancare all'appello, ma del resto nessuno si aspettava che lui partecipasse a una cosa tanto blanda come una festa di compleanno. 
Sabo si diede uno schiaffo in fronte e scosse la testa, rassegnato al fatto che la sua peggior paura era appena diventata realtà.
<< Sapreste dirmi chi ha organizzato tutto questo? >> chiese, scandendo bene le parole.
<< Ma Koala, ovviamente! >> rispose Iva, intenta a rimanere in equilibrio su una sedia minuscola. << È rimasta sveglia per nottate intere per organizzare i preparativi, povero zuccherino! >>
Sabo cercò di ignorare le risatine provenienti dal gruppo di Iva, lanciando uno sguardo arrabbiato a Koala. Quest'ultima aveva assunto un'espressione colpevole, intrecciando le dita dietro la schiena.
Eppure lei lo sapeva.
Sapeva perché lui aveva deciso di non festeggiare il suo compleanno, come aveva fatto anche l'anno precedente. E stava per rinfacciarglielo, rimproverandola con foga, se non fosse che lei posò un dito sulle sue labbra, zittendolo.
<< Lo so che sei arrabbiato con me, ma potresti sentire almeno le mie ragioni? >> disse la giovane, sfoggiando uno dei suoi sorrisi migliori.
Tolse il dito dalle labbra di Sabo, così che quest'ultimo potesse incrociare le braccia con enfasi e alzare il sopracciglio, come ad assumere un'espressione contrariata. La rivoluzionaria sospirò.
<< La verità è che così giù di morale non ti posso proprio vedere. Così ho pensato che, magari, organizzando una festa a sorpresa, il tuo umore si sarebbe risollevato un po'... >> cercò di sorridere, evitando che le sue guance andassero troppo in fiamme.
Sembrava che il discorso non avesse toccato minimamente il giovane, che era quasi sul punto di aprire bocca per parlare, ma Koala fu più svelta di lui: << E poi... Credi davvero che Rufy, o lo stesso Ace, vogliano vederti in questo stato per il tuo compleanno? >>
Sabò sussultò, leggermente sorpreso da quella affermazione.
Solitamente, lui non aveva alcun problema a festeggiare i compleanni.
L'idea di organizzare una festa, in realtà, era partita da Rufy, che ogni volta saltava da una parte all'altra per la contentezza. Con Ace era più difficile parlare di festeggiamenti, visto che si finiva sempre col litigare – anche se poi risolvevano la questione in tutta tranquillità. 
Sabo festeggiava il suo compleanno e quelli dei suoi fratelli anche mentre era lontano da loro, come se niente fosse cambiato, come se non ci fossero all'incirca una decina di anni di separazione. I suoi amici non sembravano crearsi alcun tipo di problema, soprattutto Koala, che ascoltava rapita le storie su quei tre ragazzini. 
Ma nonostante questo, Sabo non poteva di certo scordare il suo primo vero compleanno, passato con l'unico amico che aveva a quel tempo: Ace.
Ricordava ancora di come il liquido vischioso della penna scivolasse sulla sua faccia, o di come Ace continuasse a ghignare, la faccia sporca a metà. E per questa ragione, Sabo non volle più sentir parlare di festeggiamenti. 
Specialmente ora che Ace non c'era più. 
Così, l'anno scorso, aveva deciso che avrebbe passato il compleanno chiuso in camera, fissando  l'orizzonte con nostalgia e rimpianto. Voleva fare così anche per il suo ventiduesimo compleanno, ma evidentemente Koala doveva aver compreso il suo malessere.
Come faceva sempre, oramai.
Sabo fece un lieve sorriso, per poi stringere la sua compagna in un forte abbraccio, beandosi per qualche minuto del suo dolce profumo.
<< Grazie >> le sussurrò ad un orecchio, e la sentì tremare leggermente.
Quando i due si staccarono, avevano gli occhi dei loro compagni puntati addosso, compiaciuti e intenti a sogghignare. 
<< E smettetela di fare gli stupidi! >> urlò Koala, le gote diventate bollenti.
Sabo rise di gusto, le mani ancora posate sulle spalle della sua amica, per poi chiedere con finta eccitazione: << Allora, a che gusto è la torta? >>
<< Per un bambinone come te, non può che essere al cioccolato >> rispose Koala.
<< Peccato... >> disse Sabo, giocherellando con una ciocca dei capelli di lei. << Mi sarebbe piaciuto se ci fosse stata anche la panna... >>
Koala scosse la testa, continuando a ridere, e lasciò per un attimo il giovane da solo, cercando di mascherare il suo imbarazzo.
Il sorriso di Sabo si allargò, mentre ripensava alle parole della sua “spalla destra”.
In effetti, quello che aveva detto era vero. Probabilmente, nessuno dei due fratelli avrebbe voluto che lui si lasciasse andare in quel modo, specie in un giorno di festa come quello.
Sabo poté quasi immaginare cosa sarebbe successo se fossero stati a festeggiare lì con lui.
Rufy, sicuramente, si sarebbe messo a fissare la torta con la bava alla bocca, facendo cenno al fratello di sbrigarsi a spegnere le candeline. Lui e Ace, invece, sarebbero rimasti indietro, il moro a cingergli le spalle con un braccio.
Gli parve quasi di poter sentire la sua voce in quell'esatto momento: 

“Hai intenzione di restare qui per tutto il tempo? Guarda che sto partecipando a questa stupida festa solo per vederti invecchiare rispetto al sottoscritto. Quindi muoviti, lo sai quanto detesto i compleanni.”

Sabo abbassò la visiera del suo cappello, coprendosi gli occhi, mentre alcune lacrime rigavano il suo viso.
E la cosa curiosa era che non sapeva se fossero di dolore o di gioia.

*

Sabo era comodamente disteso sul letto e stava dormendo profondamente.
Potrà sembrare strano, ma la sera precedente - prima di addormentarsi - era particolarmente scettico sul fatto che forse non avrebbe per nulla riposato, dato che non era la sua branda. Ma, in realtà, si mise a russare subito dopo.
E questo fu un vantaggio per la persona che, silenziosamente, si apprestava ad entrare nella stanza. Infatti, questa mosse qualche passo in punta di piedi, avvicinandosi al corpo assopito di Sabo, per poi fare un sorriso a trentadue denti.
Due secondi dopo, la persona in questione si gettò di peso sul rivoluzionario, il quale si svegliò di soprassalto e con gli occhi fuori dalle orbite. Due braccia lo stavano avvinghiando e, per sua sfortuna, sapeva benissimo a chi appartenevano. La piccola figura che l'aveva svegliato stava strusciando il viso sul suo corpo, continuando a sghignazzare. 
<< Buon compleanno, fratellone! >> disse, il sorriso a illuminargli l'intero viso.
<< Rufy... >> biascicò Sabo. << … Lo stomaco... Non respiro... >>
Il moro lasciò subito la presa, permettendo a suo fratello di potersi mettere seduto e di respirare a pieni polmoni. Si limitò solo a mormorare le sue scuse, continuando a ridere, sotto lo sguardo accigliato del giovane rivoluzionario.
Sabo sospirò. << Comunque, sono felice che te ne sei ricordato >> disse, accennando un sorriso.
<< E come potevo dimenticarlo? >> esordì Rufy, strofinandosi un dito sotto il naso.
Sabò allargò il sorriso sul suo volto. Non capitava sempre che Rufy si ricordasse le date dei compleanni. A suo tempo, Ace gli aveva confessato che spesso doveva ricordarglielo a suon di pugni e anche Sabo constatò la stessa cosa –  lui però utilizzava un metodo meno violento per ridestare la memoria del minore. Forse anche quella volta era successa la stessa cosa, magari era stata proprio Koala a ricordarglielo. In realtà, però, Sabo credeva che, per questa volta, Rufy se ne fosse ricordato veramente.
Mentre stava facendo questo pensiero, Rufy gli mise davanti il naso un dolcetto, lasciandolo perplesso per diversi minuti. Senza dover storcere troppo gli occhi, Sabo poteva vedere che aveva un colorito ambrato e, annusandolo, sentiva un dolce fragranza di arance entrargli nelle narici.
<< Volevo farti una torta... >> ammise il minore. << Ma Sanji non si è ancora ripreso dalle ferite, per cui gli ho chiesto di farti dei dolcetti. Questo è... insomma, l'unico che sono riuscito a salvare. >>
Sabo osservò suo fratello mentre rideva imbarazzato e grattandosi la nuca, e anche lui rise, tenendo comunque un sopracciglio alzato.
Dopo la missione di Dressrosa, Rufy e la sua ciurma erano davvero conciati male, per cui Sabo aveva chiesto – o per meglio dire, preteso – di rimanere con loro sulla Thousand Sunny finché non fossero stati meglio.
Solo che era già passato un mese e mezzo dalla fine dell'avventura su quell'isola e, benché Rufy scoppiasse di salute oramai, Sabo era restio a partire nuovamente.
E, per questa ragione, sarebbe stato per sempre grato ai suoi compagni, che erano rimasti con lui sulla nave e che stavano assecondando i suoi capricci. Probabilmente se ci fosse stato Dragon, Rufy non l'avrebbe visto neanche da lontano.
Voleva passare tutto il tempo possibile con il suo fratellino e nessuno glielo avrebbe più impedito.
Sabo continuò a tenere lo sguardo su Rufy, ancora bendato dalla testa ai piedi su direttiva del suo medico di bordo, mentre infilava una candelina nel dolcetto. 
Glielo mise nuovamente davanti, per poi chiedergli, speranzoso: << Puoi fare quella cosa fantastica? Ti prego! >>
Sabo scosse la testa e, in un attimo, il suo dito divenne infuocato e la piccola fiamma accese la candelina.
<< Wow! È fortissimo! >> esclamò Rufy, esaltandosi.
Sabo rise e non poté evitare di chiedersi se avesse fatto lo stesso con Ace, quando quest'ultimo gli mostrò i suoi poteri. Ma da come gli si illuminavano gli occhi nel vedere la fiamma sulla candelina, probabilmente Sabo immaginava che avesse addirittura fatto di peggio vedendo Ace in azione.
Rufy si rese conto che la sua eccitazione stava durando un po' a lungo, così mise tra le mani del fratello il dolcetto e gli fece cenno di spegnere la candelina.
<< Ma come, prima pretendi che l'accenda e poi me la fai spegnere? >> sbottò Sabo, sarcastico.
A quella battuta, il minore assunse uno sguardo che non accettava alcun tipo di replica, così che suo fratello spegnesse la fiammella subito dopo. Rufy batté mani e si mise in piedi con un balzo, ridendo come un pazzo e trasportando anche suo fratello in quella serie di risa.
<< Adesso, tocca al regalo! >> affermò con decisione.
Sabo mise da parte il dolce e corrugò la fronte, mentre il moro gli porgeva una scatoletta con un ficco rosso sopra. La prese tra le mani e la scosse un poco, temendo che il contenuto fosse un'altra delle trovate di Rufy. Ma non sentì nulla, così che Sabo fu costretto a posare lo sguardo su suo fratello, che stava fischiettando con fare innocente. 
Il rivoluzionario sciolse il ficco e aprì la scatola, trovandosi un tessuto un po' rovinato e ripiegato su se stesso diverse volte. Quando lo prese tra le mani e lo aprì, Sabo non poté evitare un singulto di stupore.
Tra le mani, aveva la bandiera che aveva issato sul quel peschereccio rubato, quando era partito dalla sua isola natale. 
La posò sul letto, davanti a sé, ammirandola per diversi secondi. Era strappata sul lato destro, ma per il resto sembrava essere in buone condizioni. Rivolse la sua attenzione su Rufy, che stava sorridendo con fare nostalgico.
<< Come... >> formulò Sabo, interrompendosi un attimo per dare un tono fermo alla sua voce. << Come sei riuscito ad averla? >> 
<< È stato Ace a recuperarla... >> rispose Rufy, quel lieve sorriso che faceva ancora capolino sul volto. << Ricordo che, quando Dogura mi ha detto della sua esistenza, ho insistito così tanto per ripescarla dal mare, che alla fine Ace è stato costretto a cedere... >>
Fece una risata, anche se sembrava un po' forzata. Sabo abbassò lo sguardo sulla bandiera, sfiorandola con le dita. Non si sarebbe mai aspettato che i suoi fratelli potessero arrivare a tanto. Pur di avere un suo ricordo, sarebbero stati capaci di cercare per tutto l'oceano un pezzo di stoffa che, ora, non aveva più alcun significato. Non sapevano neanche se fosse rimasto qualcosa di quel piccolo peschereccio, effettivamente.
Sabo non riteneva di meritare tutto questo. 
Non dopo quello che aveva fatto. Anzi, quello che non aveva fatto.
<< Rufy... >> iniziò a parlare. << … Io non posso accettare... >>
Il moro sembrò ignorare le sue parole. << In verità, volevo che la tenesse Ace. Ma, prima di partire, mi ha detto che avrebbe trovato un altro modo per averti sempre vicino >> continuò, il sorriso appena accennato in volto. << Così l'ho tenuta io... E ci ho prestato tutte le attenzioni possibili, figurati! Ace non mi aveva chiesto altro! Però adesso... ho pensato che fosse giusto restituirtela... >>
Rufy non ebbe il tempo di continuare, che le braccia possenti del fratello lo stavano abbracciando. Infatti, Sabo era sceso prontamente dal letto, mandando a farsi benedire la bandiera per qualche minuto.
Tanto, aveva resistito alle intemperie e al tempo, poteva sopportare ancora per un po' di essere gettata via in malo modo.
Sabo strinse più forte il suo fratellino, tanto da sentire il suo respiro sul collo, solo per arrestare il crescente tremore delle sue braccia.
<< Tu sei un folle... >> sentenziò, usando però un tono di voce morbido. << Lo era persino Ace... E se è qui in questa stanza, sotto forma di spirito o che so io, e ci sta guardando, che mi dia pure un pugno in testa per quello che ho detto! >>
Rufy rise, anche se la sua risata sembrava rotta da una sorta di pianto.
<< Io non ho mai creduto di meritare nulla. Eppure, perché avete continuato a farmi certe sorprese? >> continuò Sabo, incalzando sull'ultima parola.
<< Che razza di domande sono? Sei mio... Meglio, nostro fratello, così Ace non si sente messo da parte solo perché non lo vediamo >> Rufy provò a fare un'altra rista, anche se risultò più come un singhiozzo. << È naturale che ti facciamo delle sorprese, soprattutto per il tuo compleanno! >>
Sabo continuava a tenere la stretta troppo forte, forse addirittura con fare soffocante. Ricordò il compleanno con Ace, il petto che gli bruciava per via della nostalgia e di una sorta di muta felicità.
Quella sorpresa inaspettata lo aveva davvero rigenerato, fatto sentire una persona nuova. Credeva persino che fosse riuscita a saldare ancora di più il suo rapporto con Ace, diventato poi indissolubile quando ebbero la responsabilità di Rufy sulle spalle.
Due anni prima, però, sosteneva davvero di aver distrutto tutto quello che aveva creato a suo tempo. Eppure, con l'aiuto dei suoi amici rivoluzionari e di Koala, era riuscito a capire che non era stato del tutto così. E ne fu convinto solo quando si ritrovò davanti alla tomba di Ace, le tre tazzine posate lì davanti.
Sabo fece un mezzo sorriso, ricordando di come avesse tirato fuori la penna timidamente, quasi temesse che Ace potesse apparire improvvisamente e picchiarlo. Era un miracolo che non avesse perso quella penna quando il peschereccio andò distrutto, dato che la portava sempre nel suo taschino. L'unica spiegazione plausibile era che, forse, quel legame era destinato a durare davvero per sempre, superando perfino i confini del tempo e dello spazio. Sabo ricordava di aver tenuto la penna in mano per un po', per poi aprirla di scatto, ricordando al fratello di come fosse esploso l'inchiostro la prima volta.
Continuò a sorridere, rendendosi conto solo allora che Rufy non aveva ancora ricambiato l'abbraccio. Non se ne curò più di tanto. Sapeva benissimo che lo faceva perché voleva mostrarsi più forte di quello che era, ma anche per avere tutto il sostegno che solo suo fratello maggiore poteva dargli. 
Tirò su col naso, e Sabo non poté evitare di dire: << Puoi piangere, se preferisci... >>
Sentì il collo leggermente inumidito, ma non disse niente.
<< No... Sto bene, non ho alcun bisogno di piangere >> biascicò Rufy.
<< E se lo facessimo insieme, ti va? >> chiese Sabo, spostando una mano ad arruffare i capelli di Rufy.
Fu allora che il minore scoppiò, urlando i nomi dei suoi fratelli e facendo scendere calde lacrime dai suoi occhi. Sabo, a quel punto, condivise il pianto con suo fratello, in maniera più silenziosa.
<< Grazie... Di tutto... >> si limitò a dire, anche se non sapeva se Rufy lo avesse sentito.
E rimasero così per parecchio tempo, infischiandosene di poter essere ascoltati, mentre i raggi di un sole già alto nel cielo illuminavano la piccola stanza.



Spazio di una tipa che si cimenta a scrivere storielle:
Eccomi di nuovo qui, in questo giorno tanto speciale! ^^ 
Su questo fandom avevo già adocchiato storie di questo genere, alcune scritte divinamente, per cui mi son detta che dovevo provarci anche io. E quale soggetto poteva capitarmi, se non il nostro caro capo in seconda dell'Armata Rivoluzionaria? *^*
Ovviamente, l'intera One Shot è suddivisa in tre momenti ben precisi, basati sui tre regali che Sabo riceve.
Il primo spezzone è quello che mi convince di meno, mi sembra un po' fuori tema. Però riesco proprio a immaginarmi un Ace che si addolcisce un po', come non posso non paragonare Sabo a un amante di penne stilografiche: non so, ma quando penso a lui da piccolo, lo rivedo seduto su quella scrivania a scrivere la lettera per i suoi fratelli. E poi la parte con l'inchiostro mi sembrava troppo nello stile di Oda! :')
Sul secondo spezzone non ho nulla da dire: non potevo non inserire qualche riferimento su Sabo e Koala, né evitare di lasciare qualche spruzzata di feels qua e là (?)
Il terzo spezzone, invece, vi ha lasciati senz'altro perplessi. Ho ricontrollato più volte, sia nel manga che nell'anime, e la bandiera non sembra bruciare del tutto. Per cui ho deciso di dar libero sfogo alla mia fantasia, immaginando che Ace e Rufy abbiano deciso di recuperarla. Solo che forse mi sono lasciata trasportare troppo dalle mie fantasie, al punto da immaginarmi un'altra storia basata sul recupero di questa fatidica bandiera.
Dunque, sì, in pratica vi sto dicendo che tornerò a scrivere su questo fandom <3
Se le spiegazioni non vi sono state di aiuto, o magari avete focalizzato qualcosa che non vi convince, non esitate a lasciarmi una recensione.
Ringrazio chiunque sia arrivato fin qui senza appisolarsi, che siano lettori silenziosi o meno.
Un saluto a tutti ;)
_Lady di inchiostro_

  
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