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Autore: Toms98    20/03/2015    1 recensioni
Quante possibilità ci sono per la popolazione umana di salvarsi dai pericoli di questo mondo? Isis, pandemie, guerre, minacce nucleari: c'è veramente qualcuno che può salvare l'umanità da tutto questo? Forse nessun uomo può farlo, ma non c'è nessun'altro? Il colonnello McRonald è stato incaricato dal governo degli Stati Uniti di ricercare uomini con capacita al limite del normale. Ne uscirà fuori un team composto da un pugile-cavia da laboratorio russo, un'apprendista ninja, un giovane con un bordone "magico", un genio con un tumore al cervello e un assassino. Ma basteranno tutti loro, guidati dal colonnello e dalla rossa Lauren, nel loro arduo compito?
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- La domanda è un’altra, signore - disse la rossa trentenne - Accetteranno di unirsi a noi? -
- Ne sono certo. All’inizio ci odieranno, odieranno il mondo, odieranno chiunque dovranno difendere. Poi capiranno che è nel loro destino, dobbiamo solo aiutarli. -
- Signore - aggiunse infine Lauren - Forse corre troppo -
- Perché? -
- Dovremmo prima fare di modo che non odino quello che sono diventati -
Genere: Azione | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Violenza
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Chaotic'
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CAPITOLO 5- Femme Fatale
Praga, Repubblica ceca (Hotel)
Marco si svegliò in un groviglio di coperte con un po’ mal di testa. La prima cosa che notò era che Angelique se ne era andata, la seconda era una lettera da parte della ragazza dove lo ringraziava per la nottata. Si stiracchiò, andò in bagno e si buttò un po’ di acqua in faccia per essere presentabile. Aveva infatti ricevuto un messaggio da Jeshi, più o meno un’ora dopo che lui era uscito dalla discoteca, dove la ragazza lo informava che Donald aveva deciso di restare a dormire in un hotel, cosa che al ragazzo andava più che bene. Il punto di ritrovo era la camera di Donald, la 305, alle 9 in punto. Marco buttò un occhio sull’orologio. Mancava ancora mezz’ora. Si vestì in tutta calma ed uscì dalla stanza.
Fu costretto a sorreggere al volo Lauren in preda a pesanti postumi. Jeshi era dall’altra parte, ma l’imprevedibilità nei movimenti della rossa e le poche ore di sonno, quattro in totale, non ne facevano una solida colonna di appoggio. Sorreggendola in due, arrivarono in fretta alla camera prefissata.
Nella camera erano già arrivati Igor e Alfred, più Maximilian giunto lì il prima possibile. Donald attese che tutti fossero dentro, poi squadrò Lauren, scosse la testa e iniziò: << Perfetto. Abbiamo due problemi, allora. Vogliamo iniziare con un problema della squadra o con uno del mondo? >>
<< Squadra. È successo qualcosa a Shawn? >> chiese Jeshi, aiutando l’amica a sedersi. << Purtroppo il problema non riguarda Shawn. >> rispose Don << Lui è sotto sedativi, e rimarrà così finché non saremo sicuri che riuscirà a controllarsi. Il problema riguarda il bordone di Marco. >> il ragazzo guardò stupito l’uomo, ma a prendere la parola fu Bonesbraeker. << Stavo parcheggiando il jet affianco all’Explosion, quando ho visto un luce proveniente dall’interno. Sono entrato e il bordone brillava di luce propria. Poi c’è stata un’esplosione e quello che ne è uscito fuori è questo >> disse il generale passandogli un lancia lunga due terzi della precedente, ma notevolmente diversa. Le intarsiature non erano più presenti, sostituite da sottili filamenti d’oro. E ora aveva anche una punta complessa, composta da una gemma viola, colorata come se all’interno ci fosse del liquido, da cui partivano due lame gemelle leggermente ricurve, una più grande dell’altra come a formare una chela di granchio. Marco la afferrò e la luce della gemma aumentò l’intensità. Alfred si avvicinò al ragazzo e osservò l’asta. << Sembra che l’arma abbia cambiato la sua struttura chimica, è... >> disse dopo un breve sguardo, ma fu interrotto da Marco che disse: << Strano, ma è proprio come la immaginavo >> Alfred pensò un po’ poi aggiunse: << L’arma deve aver stabilito un legame con te talmente grande che un tuo forte sbalzo emotivo ha dato l’impulso alla lancia di modificarsi secondo le tue esigenze. >> Marco guardò Alfred come se avesse parlato in aramaico, poi fu Bonesbraeker a prendere la parola: << Bene. Ora, hai fatto qualcosa di emozionante ieri alle due? >>
<< Sì >> rispose secco Marco.
<< Bene, e vuoi dirci cosa è successo? >> chiese un po’ stranito Don.
<< No, violerei la privacy. >> disse vago Marco, cercando di trattenere un sorrisetto.
<< Scusa, privacy di chi?! C’eri solo tu in camera tua ieri! >> esclamò Jeshi.
<< Questo lo dici tu! >> rispose con un sorrisetto ironico il ragazzo.
<< Tu cosa?! >> esclamò Jeshi. Donald nel frattempo lo guardò arrabbiato e gli urlò in faccia: << Ti rendi conto di quante regole hai infranto?! A parte il fatto che come minimo alla tua età dovrebbe essere vietato, ma queste sono mie considerazioni, da uomo a uomo, in quanto tuo superiore dovevi avvisarmi e chiedermi il permesso. Bonesbraeker dì qualcosa anche tu! >> Maximilian stava guardando qualcosa in un computer. Senza alzare lo sguardo disse: << Hai ciucciato il biscotto? >>. Marco, stupito come gli altri dalla domanda, rispose titubante con un sì. Maximilian si voltò, esclamando: << Allora qual è il problema! >>
Dopo quella piccola parentesi, il generale passò ad illustrare la loro nuova missione, aiutandosi con il portatile, su cui c’era la foto di un uomo. << Questo è Alexander Stess, magnate delle armi bulgaro. Le nostre fonti ci dicono che sta per vendere armi chimiche sia ai separatisti ucraini sia al governo di Kiev. Accuse su accuse e partirà la terza guerra mondiale, il campo d’affari perfetto per un magnate delle armi. Noi dobbiamo fermare la spedizione e arrestare il magnate. Per farlo ci introdurremo nella sua villa dove si sta tenendo la festa di compleanno di sua figlia, la quale era il capo delle sue spie. La ragazza si chiama Angelique Stess, anche se usa spesso il nome Angelique de la Croix >> detto ciò mostro una foto della ragazza. Marco fu sul punto di svenire e si appoggiò sul suo bastone per sorreggersi. << Tutto bene? >> chiese Don. Marco fece cenno di sì, dicendo di aver avuto un leggero calo di zuccheri. Maximilian continuò ad introdurre dettagli sulle attività di padre e figlia. Omicidi, rapine, attentati in ogni parte del mondo. Dove erano presenti armi, lì era più probabile che ci fosse lo zampino dei due. << Il nostro obiettivo è stabilire un contatto con la ragazza, per poi giungere a suo padre e fermare la spedizione. E qui sorge il problema: nel nostro piano originale era previsto che tre di voi foste impegnati in questa missione, ma purtroppo l’appoggio di Lauren è da escludere. >> disse secco Don. << Non è vero, riesco ad essere utile! >> esclamò la ragazza, poi ebbe un sussulto e vomitò in un vaso da fiori. << Stavo dicendo, l’unica soluzione è che solo due di voi partecipino alla missione. Quei due sono... >> Marco sperava e pregava di non essere lui. Già avrebbe combinato troppi casini se avesse detto di essere andato a letto con la spia che dovevano arrestare, figuriamoci se poi faceva parte della missione! << ...Marco e Jeshi, che si infiltreranno nella villa come invitati. Sappiate che la festa è aperta a amici e amici di amici, ed è in maschera. >> Marco finse entusiasmo, ma il suo cervello stava elaborando una lista di bestemmie da far impallidire uno scaricatore di porto, e anche in lingue diverse. Completò la sua lista, e si sentì soddisfatto solo quando salì sull’Explosion.
Villa Stess, Bulgaria
<< Ricordamelo, perché ho lasciato scegliere a te i vestiti? >> chiese Marco, che avrebbe preferito una maschera. << Beh, non ti piace il vestito di Loki? È perfetto con la tua nuova arma >> rispose Jeshi, vestita da Ino. [*] Di per sé, pensava Marco, era perfetto, ma vista la situazione era il peggior travestimento che potesse avere.
<> prese coraggio Marco, mentre si avvicinavano ad una camera da ballo. << Parla pure! >> rispose Jeshi. Marco fece un bel respiro, poi disse: << Ecco, ti ricordi quando ci hanno insegnato le varie frasi di problemi? Ecco ti ricordi come ci si comporta in caso di “Agente tizio è compromesso”? Ecco, sono compromesso! >> disse Marco, fingendo un sorriso di felicità. << Tu cosa?! >> esclamò la ragazza molto arrabbiata. Marco spiegò quello che era successo e di come aveva conosciuto Angelique, e dopo che il ragazzo fu stato gentilmente ricoperto da una cascata di negativi epiteti, Jeshi prese un bel respiro e disse: << Allora facciamo così, tu girovaghi per le stanze dove non ci sono gli invitati alla ricerca di informazioni, mentre io intercetto Angelique e provo ad estorcerle informazioni. Se ti rivedo a questo piano giuro che ti ammazzo! >> detto ciò portò il ragazzo fuori dalla sala e lo accompagnò fino alla tromba delle scale. Dopodiché tornò nella sala da ballo. Marco salì sconsolato le scale pensando alle conseguenze della sua azione.
Jeshi nel frattempo aveva trovato un ragazzo che ci provava con lei, e sfruttando il suo addestramento lo utilizzò come aggancio. << Angie, ti volevo presentare una mia amica >> disse l’uomo più muscoli che cervello << Si chiama Jessy, se non sbaglio >> aggiunse, poi fu richiamato da alcuni suoi amici e lasciò da sole le due ragazze. << Beh, piacere di conoscerti, Jessy >> disse la ragazza, allungando la mano e sfoderando un sorriso splendente. << Per la verità il mio nome è Jeshi, ma lui lo sbaglia sempre >> disse fingendo di essere da molto amica del ragazzo che le aveva presentate. << Oh, lui non sapeva scrivere il mio nome quando ci siamo conosciuti. Piuttosto, ti va qualcosa da bere? >> chiese gentile la ragazza. A Jeshi pareva impossibile che una ragazza di tale gentilezza fosse un’assassina di calibro internazionale, ma accettò comunque l’offerta della giovane. << Dove vai? >> chiese la mora, vedendo che Jeshi si dirigeva verso il banco degli analcolici << So io dove devo andare a prendere da bere. Tu resta qui e goditi la festa, torno subito. >> e detto ciò se ne andò verso un’uscita secondaria. Jeshi restò lì ad aspettarla, ben sapendo che se la ragazza fosse scappata sarebbe stata fermata dal resto della squadra.
Marco stava girovagando per le stanze. L’unica cosa che aveva trovato fino ad ora era una sala con delle casse di birra nascoste sotto i peluche, i quali a meno che non fossero stati pieni di tritolo non erano armi. Camminò per un altro po’ finché una voce dietro di lui non attirò la sua attenzione. La voce, femminile, stava parlando a dietro di lui, ma a giudicare da quello che diceva non lo aveva ancora visto. << Ehi tu! >> disse la voce alle sue spalle << Perché sei a questo piano? La festa è di sotto! >>. Marco si voltò con un senso di deja vu esclamando: << Oh, mi scuso stavo solo cercando... il... bagno... >> la voce gli si strozzò in gola quando capì chi era l’interlocutore. Marco non aveva disponibile uno specchio per vedere la sua faccia, ma gli bastava vedere lo stupore sulla faccia di Angelique per farsene un’idea.
<< Beh... Cosa ci fai tu qui? >> chiese lievemente imbarazzata la ragazza. << Ho letto che c’era una festa e ho detto “Perché no! Magari trovo qualcuno che conosco” e guarda un po’ chi incontro >> disse Marco con voce imbarazzata. << Ma pensa un po’ i casi della vita... >> disse la ragazza. Dopo due interminabili ed imbarazzanti minuti di silenzio i due dissero, quasi all’unisono: << Ok, dobbiamo parlare! >>.
<< Prima le signore >> disse Marco, per evitare di dover raccontare tutta la verità. << Oh, cedo il diritto >> disse lei in risposta. << Va bene, ma fammi tu le domande che ti interessano >> rispose lui. << Come hai fatto ad arrivare qui se ieri eri a Praga? >> domandò lei. << Potrei farti la stessa domanda >> attaccò lui.
<< Non stai rispondendo. >> affermò lei.
<< Chiedo il cambio domanda! >> esclamò lui.
<< Ok, chi sei allora? >>
Marco fece un bel respiro, quindi incominciò: << Mi chiamo Marco Rossi, sono italiano, ho sedici anni >> poi, vedendo che la ragazza non ne era soddisfatta, sbuffò e si arrese << Sono un agente speciale, componente della Special Operative Squad, una squadra segreta della ARMED, e sono qui per arrestarti. >>. Angelique estrasse dal suo costume una pistola, mentre Marco le puntò la sua lancia. << Vuoi fermarmi con un pezzo di ferro? >> disse lei.
<< Potresti stupirti di cosa sa fare questo pezzo di ferro! >> continuò lui.
<< Credo che sia il suo turno di domande. >> aggiunse lei.
<< Beh, ne ho tre. La prima è perché diavolo indossi un vestito da principessa a sedici anni. >>
<< Mi ha obbligato mio padre, dice che sono ancora una bambina e devo comportarmi come tale >>
<< Sì, ma quel vestito è palesemente comprato ad un sexy-shop >> commentò, puntando la lama verso il vestito.
<< Dettagli, è stata l’unica libertà che ho avuto. Continua con le domande. >> disse mantenendo la pistola puntata.
<< Chi sei l’ho potuto scoprire a modo mio, voglio sapere perché lo fai. >>
<< Non penserai che ti darò questa informazione, vista la situazione >>
<< Bene, passiamo alla prossima. Cosa pensavi di ottenere andando a letto con me? Informazioni? Beh ti sbagli! >> esclamò lui.
<< E cosa  ti fa pensare che io volessi informazioni da te! Non sapevo neanche chi fossi! >>
<< Non mi inganni ragazza, tu sapevi chi ero >> disse, mantenendo lo stallo fra i due.
<< E come se la tua stramaledetta squadra è segreta! >> disse lei con una punta di irritazione.
<< Mh, effettivamente non ci avevo pensato. Penso di essermi sbagliato. >> disse sollevando le spalle.
<< Io sono andata con te solo perché avevo giurato che sarei stata una notte con il primo che ci provava. Pura coincidenza e fortuna, per te. >>
<< Scusa e perché avresti dovuto farlo? >> domandò lui.
<< Mio padre crede che io sia ancora una bambina, te l’ho già detto, quindi per vendicarmi di questa stramaledetta festa ho deciso che avrei perso la verginità con il primo che capitava. Visto che già sai chi sono, portai immaginare che ho rubato un jet per arrivare a Praga >>
<< Eri vergine!? >> esclamò Marco, aprendo le braccia e smettendo di puntare l’arma sulla ragazza, che fece altrettanto. << Scusa!? È veramente così importante?! >> esclamò stupita la ragazza, agitando in aria la pistola. << Quasi fondamentale! >> esclamò lui. << Oh, scusa mister “Bella-serata-vero”. Credi veramente che se non fosse stato per me saresti riuscito a farcela? >>
<< Ok, ti concedo il fatto che fossi un po’ sottotono, sai com’è, ero carente di allenamento. Il dopo non ti è dispiaciuto molto. >> disse alzando le sopraciglia. La ragazza ridacchiò, e il ragazzo le si avvicinò nel tentativo di riappacificarsi. Si ritrovò con la pistola sul naso. << Non pensare che la tua prestanza fisica possa scusare il fatto che TU stessi tentando di usarmi per ottenere informazioni. >> Marco provò a prendere a difendersi con la sua arma, ma lei spinse la pistola contro la sua fronte per fargli capire di non farlo. << Ok, posso assicurarti che neanche io ero a conoscenza di chi fossi prima di oggi. >> disse il ragazzo, deglutendo preoccupato.
<< Non ti credo >> disse lei. Marco le fece gentilmente notare che lui le aveva creduto, ma lei non voleva storie, dopo qualche minuto di discussione disse: << Senti, non me ne frega un cazzo di quello che pensi. Ma ragiona, se io fossi qui per estorcerti informazioni perché starei qui a girovagare e a lasciare quella deficiente di Jeshi a parlarti >> finita la frase si morse la lingua, poiché aveva rivelato quello che di buono era rimasto del piano. Inaspettatamente lei smise di puntargli la pistola in faccia. << Ora si spiega tutto! La maledetta puttana giapponese è con te! >> esclamò esasperata.
<< Beh, effettivamente a questo non avevo pensato. L’hai già conosciuta? >>
<< Sì, me l’ha presentata quel deficiente del mio ragazzo. >>
<< Sei fidanzata?! >>
<< Sì, ma non preoccuparti è solo una copertura >>
<< Sei fidanzata e lesbica?! >>
<< No, intendo dire che è il mio ragazzo per mio padre. In realtà sei il primo con cui sono andata un passo oltre. >>
<< Beh lo vedo come un onore. Comunque mi dispiace ma devo arrestarti e interrogarti finché non mi dirai come arrestare tuo padre. >>
<< Punto uno: non credere che mi lascerò arrestare da te. Punto due: se volete arrestare mio padre io posso aiutarvi >> disse lei. Marco stava per obiettare, ma fu contattato da Jeshi con la ricetrasmittente. << Desidera?! >> chiese lui. << Senti, non so dove tu sia, ma dobbiamo trovarci all’esterno. >> disse la ragazza. Marco chiese ulteriori spiegazioni, e lei gli disse: << Problemi con Angelique. È quasi mezzora che non la vedo, facciamo un po’ di casino, sta arrivando anche Don con l’Explosion. >> Marco guardò Angelique, poi chiuse la conversazione e disse: << Abbiamo due opzioni: o ti consegno in modo spontaneo o... >>
<< O...? >>
Garage della Villa, Bulgaria
Marco saltò sul sedile passeggeri, mentre Angelique cercava freneticamente le chiavi nella borsetta di emergenza che le aveva dato il padre. << Sbrigati, o faremo tardi! >> gridò dall’auto il ragazzo. << Arrivo! >> esclamò lei aprendo la portiera della coupé del padre. Mentre Marco, prendendo la chiave del garage automatico che gli stava passando Angelique, premeva i bottoni a caso cercando di aprire la porta, la ragazza mise in moto la macchina. Non appena la porta si fu sollevata abbastanza i due sgasarono fuori. << Ok, questa macchina ha un radar. Attivalo e cerca dove si trova il vostro maledetto jet. >> disse lei ruggendo oltre il rombo del motore. Marco guardò il monitor del navigatore, poi premette i tasti giusti e attivò la funzione radar. << Credo che abbiamo un problema. >> disse il ragazzo, indicando un puntino sul monitor << Stando a questo coso dovrebbe essere dietro di noi, ma non vedo niente >>
<< Beh, non può sbagliare quello. Al massimo sbagli te! >> disse lei derapando verso una strada sterrata. Marco prese però il suo bordone e lanciò un getto d’acqua verso un punto non ben precisato dietro di loro. L’acqua proseguì dritta nell’aria per un bel po’, poi a più o meno cinquanta metri di altezza deviò, come se seguisse una forma. << Merda! >> imprecò Marco << Nessuno sbagliava, purtroppo. Alfred deve aver installato un dispositivo per rendere l’aereo invisibile. >>
<< Cosa cazzo hai appena fatto?! >> disse Angelique guardando preoccupata il bordone di Marco e il cristallo, che ora brillava di blu turchino. << Ah, giusto, mi ero dimenticato di avvisarti che ho qualche... potere particolare. >> Angelique lo tormentò di domande, e lui gli spiegò tutta la storia. << Scusa, ma tu quando pensavi di dirmelo?! >> concluse lei.
<< Fino a dieci minuti fa dovevi essere arrestata, perché avrei dovuto parlartene?! >> rispose lui. Rimasero un po’ in silenzio, con Marco che osservava la sua arma pensando di aver trovato una nuova particolarità del bordone. Il jet nel frattempo smise di essere invisibile e la ragazza si infilò in una strada della cittadina in modo che non potesse seguirli. << Ora però voglio sapere un po’ di te? Come mai una come te è diventata un’assassina? >> disse lui, sfoderando il suo sorrisetto da persona che non si curava di rischiare la vita. << Beh... diciamo che sono stata un po’ obbligata. >> disse lei, sfoderando la sua versione di quel sorriso << Mio padre voleva che io facessi parte del suo business. All’inizio vomitavo alla vista del sangue, poi mi ci sono abituata. Non dico che mi piaccia, però... >>
<< Oh, ti capisco, all’inizio anch’io non apprezzavo questi poteri... Ma ho un’altra domanda: perché vuoi tradire tuo padre? Sarà pure malvagio, ma non mi sembrano buoni motivi per volerlo veder marcire in prigione! >> disse lui, ma la ragazza parve non volerlo ascoltare.
Bar Stess, Bulgaria
Arrivarono davanti ad uno squallido bar. Angelique tirò il freno a mano e parcheggiò davanti alla porta. << Tuo padre lavora qui? >> chiese Marco. << No. >> rispose lei << Quando deve fare delle spedizioni, lui le fa partire sempre da qui. È pieno dei suoi scagnozzi, quindi abbiamo due strade per fermare la spedizione. O entriamo senza farci sentire o uccidiamo tutti e tutte. Scegli tu, e ti prego scegli bene >>
<< Scelgo “uccidiamo tutti”, ok? >> chiese lui, e lei sorrise. << Pensa un po’ la faccia che faranno quando vedranno una principessa e Loki attaccarli! >> disse lei entrando e sfilando dal costume una coppia di pistole.
Chiunque li avesse visti in quel momento li avrebbe sicuramente scambiati per una coppia di personaggi usciti da un film di azione. I primi due che incontrarono furono freddati con un colpo di pistola a testa prima che potessero respirare. << Ehi! Lasciane qualcuno anche a me! >> esclamò il ragazzo, salvo poi accorgersi che dalle scale che davano al seminterrato stavano salendo tre scagnozzi, che aprirono il fuoco. I due furono costretti a ripararsi nei vani delle porte, con Angelique che faceva fuoco di copertura. Marco invece caricò i proiettili esplosivi della quadripistola, quindi allungò il braccio e, in una posa da film western, saprò un colpo. L’onda d’urto fece esplodere i vetri. << Ka-boom >> commentò Marco. << Non vale, Loki non usa pistole! >> esclamò la giovane. << Perché?! Una principessa uccide le persone così freddamente? >> chiese ironico lui, poi si avvicinò e contò i morti. << Uno... Due... Tre! Tre a Due. Stai perdendo. >> disse lui, sorridendo. Uno degli scagnozzi però si mosse e puntò la pistola a Marco, il quale gli dava le spalle, ma Angelique fu più veloce di lui e lo freddò come aveva fatto con i due precedenti. << Mi sa che il risultato sia invertito, caro il mio Loki. >> disse lei, sorridendo compiaciuta. Marco la guardò in cagnesco. << E’ una sfida? >> chiese il ragazzo. La ragazza non rispose, ma ricambiò alzando il sopracciglio destro.
<< Tredici! >> urlò Angelique, sparando un colpo dritto allo stomaco dello scagnozzo. << Dodici e tredici! >> la seguì Marco trafiggendo con la punta del suo bordone due uomini. Continuarono così finche tutta l’area non fu libera. << Io ne ho fatti diciassette. Quanti tu? >> chiese lui. << Diciotto! >> esclamò fiera lei. << Impossibile! >> ribatté lui, dopo di che sfilò i caricatori dalle pistole della ragazza, poi contò ad alta voce. << In tutto ti sono rimasti  sette proiettili nei caricatori. Ora essendo i caricatori da sei tu hai sparato al massimo diciassette proiettili, ricaricando entrambe le pistole una volta. Ciò significa diciassette morti! >> fece notare il ragazzo, rimettendo i caricatori nelle armi e restituendole alla legittima proprietaria. In quel momento uscì da una porta un uomo con un caffè in mano. Sbiancò non appena vide i due. Angelique gli saprò a bruciapelo, sporcandosi la faccia con qualche goccia di sangue. << Per di qua  >> disse la ragazza, mostrando una porta insonorizzata che dava ad uno scantinato. << Forza! Cosa fai lì impalato?! >> gridò lei vedendo il ragazzo fermo immobile. << Te lo hanno mai detto che con quelle gocce di sangue sei bellissima? >> chiese lui sorridendo. Lei rispose al sorriso, poi si scostò i capelli dalla faccia e disse: << Grazie, ma non pensare che questo ti faccia vincere. >>
<< Io ci ho provato. Comunque devi ammettere che è originale! >> rispose lui, avvicinandosi al lungo corridoio. << Per la verità me lo ha detto già un’altra persona, ma lui non conta, l’ho ucciso. >> rispose lei aprendo la porta. << Yuppe... >> aggiunse Marco preoccupato. << Perché tuo padre ha un ufficio insonorizzato nello scantinato di un bar? >> chiese il ragazzo, mentre percorrevano a grandi passi il corridoio. << Odia quando i suoi sottoposti strillano, così si è fatto insonorizzare tutto il corridoio di accesso. “Tanto, cosa può succedermi!”. Povero illuso bastardo! >> spiegò lei, con un tono di vendetta. << Ok, ti chiederei perche ce l’hai tanto con lui, ma eviterò visto che non vuoi rispondere. >> aggiunse lui. La ragazza arrivò fino ad una porta, poi gli passò una delle sue pistole ed entrarono.
L’uomo alla scrivania, pur essendo il padre di Angelique, non aveva praticamente niente in comune con la figlia. Era seduto sulla sua poltrona e fumava un sigaro. Si stupì quando vide entrare la figlia accompagnata da uno sconosciuto forse più del vedere due pistole puntate su di lui. << Angie, ma che...?! >> disse l’uomo, poggiando il sigaro. << Oggi è il giorno in cui pagherai per i tuoi reati! Marco, procedi. >> disse la ragazza. Marco spiegò all’uomo, seguendo il protocollo ARMED, che l’uomo era in arresto per aver tentato di provocare danni a livello mondiale. L’uomo sorrise sarcastico, quindi sfilò da sotto il tavolo una pistola e la puntò sul ragazzo, che preso alla sprovvista non sparò. << Bene, vedo che dovremo trovare un accordo! >> disse l’uomo << Chi sei? Come conosci mia figlia? E chi è questa ARMED per cui tu lavori? >>
<< Sono Ma... >> Marco titubò un po’ nel dire il suo nome, poi il suo egocentrismo prese il sopravvento << Sono Magic, agente speciale della Special Operative Squad, e sappi che se mi ucciderai ci sono ancora un sacco di agenti pronto a sostituirmi. Ah, in più sono anche colui che si è scopato tua figlia >>. L’uomo al tavolo provò a controbattere, ma la ragazza lo fermò dicendo: << Non è lui l’importante, era solo un modo per non commettere lo stesso errore di mamma >>
<< Tua madre tradì tutti noi... >> rispose l’uomo deglutendo a fatica.
<< Mamma ti ha tradito per salvarmi! E tu l’hai uccisa come un cane, sperando che io potessi sostituirla senza problemi. >> urlò la ragazza piangendo.
<< Angie... Stai calma... >> disse Marco sottovoce.
<< Stai zitto! >> gli gridò lei, poi tornò a rivolgersi in lacrime al padre << Ti odio! Ma c’è una cosa che ho imparato da te e che sono pronta a riutilizzare. Com’è che dici sempre... >> il pianto ora era diventato una risata isterica << Un’anima per un’anima! Quella di mamma sarà pagata con la tua! >> detto ciò caricò la pistola e la puntò al padre. << Figliola mia, come è difficile essere tuo padre. Ricordati che io per te ci sono sempre stato. Abbassa quell’arma. >> disse lui in tono pacato, ma visto che la ragazza continuava a puntare << Sono sempre stato un padre protettivo, ti ho protetto dagli errori di tua madre. Mi dispiace solo che tu li abbia commessi. Ma non preoccuparti, non è un problema che non possiamo risolvere. Ho un metodo collaudato! >> detto ciò spostò l’arma verso la figlia e sparò un colpo dritto al cuore.
Un frazione di secondo, poi un tonfo, uno sparo e più nulla. << Marco! >> gridò la ragazza, con la pistola ancora fumante. Nell’istante in cui la pistola si era spostata da lui alla ragazza, Marco si era tuffato per coprirla. Aveva usato il potere del bordone per rallentare il proiettile, ma non aveva avuto abbastanza tempo. Ora giaceva a terra, sanguinante. << Ti prego, non voglio avere un’altra morte sulle spalle >> disse la ragazza sottovoce, china sul ragazzo.
<< Se ti interessa, penso di rischiare la morte. >> disse il ragazzo, dolorante e supino, ma comunque vivo, mentre la ragazza sospirò liberata. Si sdraiò affianco a lui, mettendosi faccia a faccia contro di lui. << Mi spieghi che cazzo ti è preso? >> disse la ragazza, ridendo leggermente. << Beh, sto sanguinando a seguito di un colpo di pistola nella pancia... >> iniziò a spiegare lui, ma lei gli tirò un colpo sulla spalla e lui le disse quello che voleva sentire. << Sono un agente speciale. No, meglio, sono un supereroe. E il mio compito è proteggere la gente. Sono contento che tu ce l’abbia fatta. >> poi aggiunse << Oh, Angie, fa tanto freddo... >>.
<< Smettila di dire cazzate, stai benissimo >> disse lei mettendosi su un fianco. << Ok, lo ammetto è un bluff. Però che ne dici per una volta di invertire le parti. Ora la principessa bacia il principe e lo salva. >> detto ciò si distese a braccia conserte e chiuse gli occhi. La ragazza obbiettò qualcosa, ma alla fine sorrise e gli diede un bacio sulla guancia, poi passò a provare a togliere il proiettile dall’addome del ragazzo. << Ci riesci? >> chiese il ragazzo. << Sì, non preoccuparti, sei riuscito a frenarlo, in qualche modo, ed ora è più o meno in superficie. >> disse mettendosi a cavalcioni sul ragazzo per riuscire a rimuovere il piombo. << Devo... Solo... Rimuovere... >> aggiunse la ragazza armeggiando sotto il costume del ragazzo.
<< S.O.S., mani in alto! >> gridò Jeshi entrando nella stanza. Passò velocemente lo sguardo prima a Alexander Stess caduto sulla scrivania con un foro in testa, poi alla coppia di ragazzi, notando la strana posizione della ragazza. << Non è come sembra! >> disse Marco a sua discolpa.
Villa Stess, Bulgaria
<< Il tuo atto di insubordinazione è intollerabile! >> urlò secco Donald, camminando di fronte ai due agenti mandati in missione. Marco, con una fascia all’addome, stava in piedi, ma leggermente piegato in avanti a causa dei crampi alla pancia, mentre al suo fianco Jeshi stava perfettamente dritta. << Signore. >> provò a parlare Jeshi, ma Donald la zittì bruscamente, poi continuò: << Non solo non ci hai avvisato della tua compromissione, ma ti sei anche alleato con una persona che dovrebbe pagare per i suoi crimini, il tutto senza avvisarci. E non pensare che tu >> disse puntando il dito verso Jeshi << sia esonerata. Cosa pensavi di fare prendendo il controllo della missione, eh? Meritereste di non fare più parte della squadra! >>
<< Esagerato! >> disse Maximilian, seduto dietro di lui, dopo di che si alzò e si diresse verso i due giovani. << Perché lo hai fatto? >> chiese a Jeshi. << Non ero ancora stata addestrata su come comportarmi in queste situazioni, quindi ho seguito l’istinto signore! >> rispose lei, senza guardarlo in faccia, ma solo dritto davanti a sè. Il generale sorrise, poi passò a Marco e fece la stessa domanda. << Non ho riferito perché avevo paura di essere escluso dalla missione, poi me ne sono pentito, signore! >> disse Marco, poi aggiunse << In seguito per un fortuito caso io e l’obbiettivo ci siamo incontrati e ho agito d’istinto, signore. >> Maximilian sorrise di nuovo quindi prese la parola: << Da quello che vedo, Babelfish non era addestrata per questo imprevisto, quindi è completamente incolpevole. Per quanto riguarda Magic, invece, posso affermare con certezza che il suo è un atto di insubordinazione, ma che avendo comunque portato a termine la missione lo estrometto momentaneamente dalla squadra per una settimana. >>
<< Ma è il periodo esatto di convalescenza! Deve già stare fuori quei giorni, questa non è una punizione! >> protestò Donald a braccia aperte.
<< E quello che hanno commesso non si può considerare un reato! Quindi smettila di piagnucolare. >> disse Maximilian e vedendo il colonnello pronto a protestare aggiunse: << Sono un tuo superiore, ho ragione io! >>
<< Ti odio! >> disse fra i denti l’uomo. << Oh, non offenderti ma lo sapevo già! >> rispose il generale andandosene. Donald sbuffò, poi lasciò andare i ragazzi. << Un’ultima cosa >> chiese Marco << Dove porterete Angelique? >>
<< Pensavamo di consegnarla alle autorità, ma visto che era una ragazzina in preda a smanie omicide del padre e con la morte della madre sulle spalle, e visto anche che ha salvato un mio agente imbecille, abbiamo deciso di concederle la libertà. Vuoi andare ad annunciarglielo? >>
Marco non se lo fece ripetere due volte. Uscì dalla villa, dove Bonesbraeker stava ordinando di caricare l’Explosion, e si diresse verso la ragazza, raccontandole tutto. << Quindi è un addio? >> chiese lei. << Addio?! Dai! Nella nostra società non esiste più l’addio, a meno che uno non vada in Tibet. Io ho un cellulare, potremmo scambiarci i numeri, aggiungerci su Facebook e poi... >> Marco fece un bel sospiro. Prima che Donald gli facesse la ramanzina, Maximilian gli aveva parlato delle condizioni di Shawn, dicendo: << Ah, come ci servirebbe uno come lui! >>. Ora il generale lo guardava fisso, come a fargli capire quello che voleva chiedesse. << Sai... Uno dei nostri è impazzito nell’ultima missione >> disse Marco << Quindi ci sarebbe un posto libero in squadra. Se vuoi... >>
<< No, mi dispiace, ma non ho superpoteri. >> rispose lei.
<< Beh, non tutti hanno superpoteri, e poi tu sei un’esperta combattente, che fa di te qualcosa di super. >> aggiunse lui. Lei ci pensò un po’ su, poi disse: << Mi dispiace, ma voglio rimettere in piedi la mia vita in modo normale. >>
<< Come vuoi. >> concluse il ragazzo. Donald salì sul jet e gridò al ragazzo di fare altrettanto. Dopo aver salutato la ragazza, il giovane balzò dentro la rampa di accesso. Una trentina di secondi dopo il portellone si chiuse e il jet decollò, sferzando il viso della giovane a terra. Angelique si morse il labbro. D’altronde, lei non era come loro, era normale, perché doveva essere importante; però le dispiaceva un po’ dover dire addio a Marco. In quel momento il suo cellulare vibrò per un messaggio, che recitava:
Non puoi immaginare quante cose interessanti si possano trovare sui fascicoli delle persone. Di tutto e di più, anche numeri di telefono ;)
Marco.
La ragazza sorrise, poi guardò il jet allontanarsi verso l’orizzonte.
Sede della ARMED, USA (Celle di contenimento)
Shawn poteva apparire all’apparenza un morto a cui qualcuno aveva lasciato aperti gli occhi. In realtà era vivo, ma da quando si era risvegliato dai sedativi aveva assunto quella posa, seduto con le mani sulle ginocchia, e non l’aveva più lasciata. Da fuori, le guardie avevano prima titubanti provato a portargli cibo, poi preoccupate gli avevano impianto dei rilevatori per monitorare il cervello.
Era infatti lì che avveniva tutto il problema. Shawn continuava costantemente a vivere in un’allucinazione sonora e visiva, che riproduceva i suoi incubi notturni. Li ripeteva tutti in ordine, tranne l’unico che nelle sue notti insonni lo tormentava costantemente. Fu allora che iniziò. << Chi credi che sia vero? Io o tu? >> disse nuovamente la sua mostruosa ombra. Shawn afferrò però la katana davanti a lui pronto ad attaccare il mostro. << Chi sei? >> urlò nel sogno l’uomo. << Quello a cui tu hai usurpato l’essenza. >> rispose il mostro, mostrandosi ragionevole e pacato. << Esci dal mio corpo. >> urlò il ragazzo. << No, esci tu dal mio >> gridò il mostro rabbioso. << Non ho intenzione di ripetertelo di nuovo. Chi sei? >> la tensione fra i due era alta, e il sottile filo fra discussione e lotta molto sottile. << Come?! Non ricordi. >>
In quel momento partì nella testa di Shawn quello che a prima vista non era una visione. Con un certo senso di deja vu visse la scena. Un bambino scendeva dall’autobus, correndo a casa. Era il suo primo giorno di scuola, e ne era rimasto entusiasmato. La mamma lo accolse a braccia aperte. << Oggi ho imparato a contare fino a cinque! >> disse entusiasmato il bimbo, provando a ripetere quello che aveva imparato con l’aiuto delle dita, ma non riusciva a ricordarsi cosa c’era dopo il tre. << Allora vai in camera a studiare! >> scherzò la madre scompigliandoli i capelli. Il ragazzetto corse in camera sua, pronto a stupire la mamma alla cena. Dopo un’ora arrivò il padre, ubriaco come al solito. Il piccolo si accucciò ai piedi del letto, fissando la porta. Il padre urlò qualcosa di incomprensibile, poi fu seguito dalla madre. Quelle urla il bimbo le conosceva benissimo. Significava che papà stava aiutando mamma a capire come si doveva comportare, ma mamma si faceva sempre male in quelle occasioni. Un colpo tuonò dalla camera a fianco, come se qualcuno stesse distruggendo angurie con le mani. Il bambino chiuse gli occhi e contò.
Uno...
Due..
Tre...
Quattro...
Cinque...
Cinque colpi, e dopo solo i mugugni di qualcuno, come un animale indifeso e ferito che sta per morire.  Il bimbo si mise a piangere. Fu scosso solo da un rumore dietro di sé. << Chi sei? >> chiese il ragazzino. L’interlocutore, visibilmente spaesato, era una specie di essere umanoide, tutto nero e senza faccia, fatta eccezione per gli occhi, rossi, e qualche tatuaggio dello stesso colore, forse magico, sul suo corpo. Non portava vestiti, eccezion fatta per uno straccio nero che gli si avvolgeva in vita. Non ottenendo risposta, il bimbo continuò a chiedere: << Sei per caso il mostro sotto il letto? >>. L’essere fu sul punto di rispondere, quando dalla camera a fianco ripresero i colpi. << Il mostro qui è qualcun altro. >> disse l’umanoide, con una voce tetra e da oltretomba. Il bambino abbassò lo sguardo, poi chiese timidamente: << Vorresti essere mio amico? >>. L’essere sembrò ancora spaesato, ma fece un leggero cenno con la testa. << Io mi chiamo Shawn Withman, e tu? >> chiese il bimbo, alzandosi in piedi e porgendoli la mano. Arrivava sì e no alla metà dell’essere, che allungò anche lui, un po’ dubbioso, la mano verso il ragazzo rispondendo: << Il mio nome è Aracnus, e sì, voglio essere tuo amico. >>

NOTE E CITAZIONI:
[*] Loki è il principale cattivo del film "The Avengers", noto per avere uno scettro del tutto simile alla nuova forma della lancia di Marco; Ino invece è un personaggio del manga (e ovviamente anche dell'anime) di Naruto, con la particolarità di avere i capelli biondi e gli occhi azzurri come Jeshi.
   
 
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