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Autore: WibblyVale    21/03/2015    2 recensioni
Una neonata nell'ospedale di Konoha viene sottoposta ad un esperimento genetico e strappata alla sua innocenza. Crescendo diventerà un abile ninja solitaria, finchè un giorno non verrà inserita in un nuovo team. Il capitano della squadra è Kakashi Atake, un ninja con un passato triste alle spalle che fatica ad affezionarsi agli altri esseri umani. La giovane ninja sarà in grado di affrontare questa nuova sfida?
Genere: Azione, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Kakashi Hatake, Nuovo Personaggio, Un po' tutti
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto
Capitoli:
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Il chiasso nel locale era assordante. Kakashi non sapeva nemmeno perché aveva accettato di andare. Aveva avuto una dura giornata: aveva rimandato all'Accademia un gruppo di genin chiaramente inadatti per il lavoro di squadra e desiderava solo dormire. Gai e Asuma però avevano insisto ed era stato costretto ad accettare.
"Allora anche voi avete bocciato?" chiese Asuma curioso.
"Si, nessuno dei ragazzi aveva sufficiente tenacia." rispose Gai.
Il copia-ninja si limitò ad annuire. Gai bevve un sorso di sakè e osservò l'amico con sguardo torvo.
"Nessuno passerà mai il tuo esame. E' da psicopatici!"
Il ninja dai capelli argentati sbuffò.
"Magari sei tu che hai poca fiducia nelle nuove generazioni. Poi nessuno ha ancora passato nemmeno il tuo di esame, e tu ne hai già supervisionato uno in più di me."
Non voleva ricominciare quella discussione. Il ninja Verde lo stava mettendo sotto pressione con quella storia degli esami. Asuma incrociò le mani sotto il mento, in una posa che ricordava quella che assumeva il padre.
"Ad essere onesti però, l'esame di Gai è più fisico. Se i ragazzi non hanno la determinazione adatta per affrontarlo, è meglio che passino un altro anno in Accademia. Ma il tuo, per quanto sia encomiabile quello che vuoi fare, prevede un ragionamento troppo contorto per dei ragazzini." spiegò pacatamente.
"Un ragionamento che prima imparano a fare meglio sarà per loro." disse alzandosi. "Tutti noi sappiamo quanto sia difficile in missione scegliere tra ciò che si deve fare e ciò che è giusto fare. Perdere troppo tempo a fare questa scelta potrebbe costare delle vite." sospirò, tendando di soffiare via i ricordi dei dolori passati. "Il prossimo giro lo offro io."
Detto ciò si diresse verso il bancone con la sua solita aria indifferente.

Quella mattina aveva raggiunto i tre ragazzini usciti dall'Accademia per esaminarli. I giovani aspiranti ninja stavano sbuffando a causa del suo ritardo.
"Buongiorno." disse lui tranquillo. "Allora la prova è semplice." Tirò fuori dalla tasca due campanelli rossi. "Dovrete cercare di rubarmi questi campanelli, chi di voi li prenderà diventerà genin a tutti gli effetti. Chi non riuscirà a prendermi i campanelli entro mezzogiorno verrà legato all'albero e rimarrà senza pranzo."
"Ma sensei sono solo due!" si lamentò un ragazzino.
"Si, ciò significa che comunque uno di voi dovrà tornare in Accademia."
"Cosa? Non è giusto!!!" gridò il secondo.
Kakashi ignorò le lamentele. "Cominciamo?"
Uno dei ragazzini si scagliò su di lui, che schivò il colpo senza alcun problema. Poi fu accerchiato dagli altri due. Almeno stavano cercando di lavorare come una squadra. Uno di loro lo distraeva mentre gli altri tentavano l'attacco. Bloccò il pugno del ragazzo davanti a sè scagliandolo dall'altra parte del campo, cerdando di non fargli troppo male.
Quindi si voltò per concentrarsi sugli altri due. A quel punto capì dai loro sguardi persi, che fino a quel momento avevano agito sotto gli ordini del primo ragazzo. Senza di lui non sapevano cosa fare.
L'esame andò avanti per ore, fino a che non scattò il termine.
"Nessuno di voi è riuscito a rubarmi i campanelli, ma ho deciso di non punire tutti e tre. Solo uno di voi verrà legato all'albero mentre gli altri due potranno pranzare."
Legò il capogruppo al tronco e lasciò i vassoi con il cibo agli altri due.
"Ora io vi lascio soli. Non dovete dare da mangiare al vostro compagno. Questi sono gli ordini se qualcuno disubbidisce verrà rispedito in Accademia." ordinò con il suo tono più severo. "Sono stato chiaro?"
"Sissignore!"
Si allontanò dai ragazzi e si nascose dietro un albero per vedere come avrebbero agito. Lo scopo dell'esame era far capire loro che a volte gli ordini potevano essere ignorati, se questo comportava la salvezza di un compagno. Lui l'aveva capito troppo tardi e questo aveva portato alla morte del suo migliore amico. Avrebbe fatto di tutto perché quei ragazzi non commettessero i suoi stessi errori e non provassero il suo stesso dolore.
Gli aspiranti genin di quel giorno però fallirono l'esame. Avrebbero rischiato la vita del compagno, che non sarebbe stato in forze per affrontare lo scontro successivo, perché avevano troppa paura di infrangere le regole. Questo li aveva penalizzati.


Al bancone il copia-ninja si passò una mano sul volto. Forse i suoi amici avevano ragione. Forse quello era un ragionamento troppo contorto da fare per dei ragazzini di quell'età. Sfortunatamente la morte non conosceva limiti di età.
"Che pensieri tetri, Kakashi! Cerca di essere un po' più positivo." la voce di Shiori risuonò nella sua testa.
"E come faccio?"
Non si era accorto di parlare ad alta voce, catalizzando l'interesse delle persone vicino a lui.
"A fare cosa?" chiese la ragazza accanto a lui.
"Scusa pensavo ad alta voce."
Si portò una mano dietro la testa leggermente in imbarazzo.
"Deve essere un enorme problema se ti mando così in confusione."
"E' solo lavoro."
La ragazza gli sorrise e si scostò i lunghi capelli castani dal viso.
"Sei un ninja vero?"
Annuì.
"Che lavoro affascinante. Chissà quante missioni avrai dovuto affrontare."
Un sorriso luminoso apparve sul volto della giovane donna.
"Non è poi così affascinante come sembra. Spesso si tratta solo di controllare che certi oggetti o certe persone raggiungano la loro destinazione."
Lei rise.
"Che c'è?" chiese sulla difensiva, sentendosi preso in giro.
"Hai un lavoro affascinante e lo sminuisci così. Quanto tempo è che non cerchi di far colpo su una ragazza?"
La guardò confuso tentando di balbettare qualcosa e arrossendo vistosamente.
"Io... bè... Un po'." si costrinse ad ammettere.
Da quando era così imbranato. Sembrava Gai.
"Per fortuna sei carino." tubò, avvicinandosi di più a lui. "Sono nuova in città, è tuo dovere di ninja aiutarmi ad ambientarmi, giusto?" gli sussurrò all'orecchio.
Il ragazzo la osservò attentamente. Era una ragazza piuttosto carina, due gambe da far girare la testa e le curve nei punti giusti. Inoltre, non le mancava la sfacciataggine. Infine, cosa molto più importante delle altre, non sembrava cercare una relazione stabile. Lui non chiedeva di meglio.
"Si, immagino che sia mio dovere." disse ammiccando.
"Ma davvero? I miei complimenti!"  la voce canzonatoria di Shiori tornò a tormentarlo.
Non ora! Tu hai detto che dovevo andare avanti.
"E tu ne hai approfittato subito?"
Sono passati più di sei mesi!
Sbattè un pugno sul bancone.
"Che ti prende?" domandò la ragazza.
"Niente. "
Persino da così lontano riusciva a farlo sentire in colpa. Persino da così lontano sentiva il bisogno di chiederle scusa. Uscire con qualcun'altra, era come tradirla.
La ragazza al suo fianco si avvicinò di più a lui. Cavolo era davvero sexy!
Non potrei mai amare nessun'altra te lo assicuro. 
"Ti andrebbe di fare un tour per il Villaggio?" si decise infine a chiedere, con un tono ammiccante.
"Stavo solo aspettando che me lo chiedessi."

Si svegliò alle prime luci dell'alba. La sua conquista era sdraiata accanto a lui con la pancia all'ingiù. Osservò la linea del suo corpo bianco latte, sentendosi leggermente soddisfatto di sè stesso: se la cavava ancora egregiamente.
Lei sospirò muovenddosi leggermente nel sonno. Con gesti lenti e silenziosi lui si alzò dal letto. Non voleva trovarsi lì quando si sarebbe svegliata. Non gli interessavano ne le coccole, ne l'imbarazzante chiacchierata del giorno dopo.
Così uscì di nascosto come un ladro e tornò a casa sua. Si fece una doccia e si preparò una tazza di caffè. Dopo che avevano raggiunto la loro destinazione, lui e la ragazza si erano scolati una bottiglia di qualcosa di non ben identificato. 
Il dolore pulsante alla testa gli ricordò perché odiava bere così tanto.
Quando il caffè fece il suo effetto, risvegliandolo dal torpore, il senso d'orgoglio per la conquista fu rimpiazzato dal senso di colpa. Con quel gesto aveva detto addio al suo passato, alla persona rispettabile che era diventato. Aveva detto addio ai sogni che avevano cominciato a vorticargli nella testa da quando aveva deciso che avrebbe passato il resto della sua vita con una sola persona.
Un forte senso di nausea gli prese la bocca dello stomaco. Non sapeva se era dovuto all'alcol o a quel senso di disgusto che, in quel momento, provava per sè stesso.

All'improvviso, dei colpi fin troppo forti provennero dalla porta d'entrata. Chi cavolo poteva essere? Gai per una sfida? Sperava proprio di no. Aprì la porta ritrovandosi davanti Raido e Genma con un espressione tetra sul volto.
"Ragazzi? Tutto bene?"
"Diccelo tu. Dobbiamo portarti dall'Hokage." spiegò Raido con tono preoccupato.
"C... Cosa succede?" chiese leggermente incerto.
"Seguici." ordinò il ragazzo con la cicatrice sul volto.
Eseguì l'ordine senza lamentarsi. Qualunque cosa stesse accadendo non aveva nessun buon presentimento.
"Ragazzi potete dirmi perché mi state scortando come se fossi un criminale?"
"Amico, scoprirai tutto quando arriveremo dall'Hokage." si limitò a rispondere Genma."Non posso credere sia vero." continuò borbottando.
Il copia-ninja si pentì di non aver portato con sè nessun arma. Qualunque cosa stesse accadendo aveva l'orribile presentimento che avrebbe dovuto difendersi ad un certo punto.
Quando arrivarono al Palazzo del Fuoco si aspettava di essere portato nell'ufficio dell'Hokage, invece fu accompagnato in una delle grandi sale riunioni al piano terra. Capì immediatamente la ragione. Nella sala vi erano talmente tante persone che non sarebbero potute entrare tutte nell'ufficio dell'Hokage.
Si guardò intorno: oltre a lui e le sue "guardie del corpo," vi erano altri sei ninja e una decina di civili. Alla testa del tavolo poi sedeva l'Hokage e in piedi ai suoi lati vi erano i due anziani consiglieri, Mitokado e Utatane. Spalancò gli occhi per la sorpesa quando vide di fronte a loro in divisa ninja la ragazza dai capelli castani della sera prima.
"Tu?"
"Vi conoscete?" chiese il Terzo.
"Come le ho detto ci siamo visti per caso ieri sera. Immagino che non ti ricordi nemmeno il mio nome, vero Kakashi?" chiese lei ammiccando.
"Io... Ehm..."
In realtà, non credeva nemmeno di averglielo mai chiesto. Non gli importava più di tanto. Aveva il presentimento che quella cosa gli si sarebbe ritorta contro.
"Lei è Ayano Sato. Una ninja delle forze speciali. Le sono stati riportati alcuni tuoi comportamenti strani e ha deciso di indagare. Devo dire che il fatto che abbia agito fuori dai miei ordini non va a suo favore, ma ciò che ha scoperto richiede comunque il mio intervento."
"Signore, non riesco a capire quali miei comportamenti 'strani' le sono stati riportati?" Era sempre più confuso.
In quel periodo era più depresso del solito, ma si era sempre comportato da ottimo ninja e non aveva mai agito in modo scorretto.
"Signore c'è la possibilità che lui non ricordi nemmeno ciò che ha fatto. Anche ieri sera, come le stavo spiegando poco fa, lui era completamente ubriaco."
"Cosa? Sono uscito con Asuma e Gai e ho bevuto solo qualche bicchiere. Comunque ero fuori servizio quindi non capisco dove sia il problema. Poi tu sai benissimo che non ero ubriaco!"
"Ti ho dovuto portare nel mio appartamento. Praticamente non eri in grado di camminare. Stamattina, quando ti fossi svegliato, volevo fare una chiacchierata con te riguardo il tuo problema, ma te ne sei andato prima che potessi farlo. Ho pensato che fosse ora di informare l'Hokage." la sua voce aveva un tono così professionale.
"Io al tuo appartamento ci sono venuto con le mie gambe."
Non ci stava capendo niente. Forse era lei che la sera prima era così ubriaca da non ricordarsi nulla.
"E perché saresti andato nell'appartamento della signorina Sato?" chiese Utatane, l'anziana consigliera con lo chignon.
Il ragazzo arrossì.
"Io..." lanciò uno sguardo veloce alla ragazza. "Noi ci siamo incontrati al bancone del bar. Lei mi ha invitato a casa sua per... per... concludere la serata."
"Come ti permetti?" gridò lei indignata.
"E' quello che è successo! Perché mi sarei svegliato nudo nel tuo letto, sennò?" domandò senza pensare a quello che stava dicendo.
La situazione iniziava ad innervosirlo. Un paio di sghignazzi provennero dal fondo della sala. Sapeva che erano Genma e Raido. Si sarebbe voluto voltare per fulminarli.
"Oh bè quello..." disse lei maliziosa. "Quando siamo arrivati a casa mia tu hai cominciato a fare uno strano spogliarello, poi ti sei diretto in camera mia e ti sei accasciato sul mio letto. Visto che anche io avevo bisogno di dormire mi sono sdraiata accanto a te. Però ti assicuro che non è successo niente."
"Ma che ca..." cominciò il ragazzo.
"Signore, se posso permettermi." lo interruppe Genma. "Conosco Kakashi fin dall'Accademia, non è il tipo da ridicolizzarsi facendo quel genere di cose, ubriaco o meno."
"Stai dicendo che sono una bugiarda?" l'attaccò la bionda.
"Io..."
L'Hokage alzò la mano, impedendo la replica del ninja castano.
"Kakashi, se non per evitare l'imbarazzo per esserti umiliato in quel modo la sera precedente, perché te ne saresti andato in tutta fretta questa mattina?"
Il ninja si portò una mano a grattarsi la nuca. Perché quell'interrogatorio?
"Devo ammettere che non è molto ammirevole da parte mia, ma non ero interessato a restare oltre. Come le ho detto avevamo deciso di 'terminare' insieme la serata. Non mi interessava avere nessun altro contatto con lei. E' anche per questo che credo di non averle mai chiesto il nome."
Quello che stava facendo non era un ritratto molto lusinghiero della sua persona, ma era arrivato alla conclusione che era meglio dire la verità.
"Ma se te l'avrò ripetuto un migliaio di volte!" esclamò lei stizzita.
Il capo villaggio sospirò chiudendo gli occhi. Quando li riaprì si rivolse verso l'accusato.
"Tutte queste persone sono i testimoni che Ayano ha portato. Tutti loro confermano che passi molto tempo nelle taverne. Tra i civili ci sono i proprietari e gli avventori di quei luoghi. Ognuno di loro conferma che passi molto tempo in quei posti a bere."
"Hokage-sama le ass..."
Lo bloccò con un gesto della mano, poi fece cenno a quattro dei sei ninja di avvicinarsi. Erano quattro chunin con cui Kakashi aveva lavorato circa un mese prima.
"Li conosci?"
Lui si limitò ad annuire ormai incapace di proferire parola. Stava cominciando a capire cosa stava accadendo e non gli piaceva per ninte la piega che aveva preso quella situazione. Era stato avventato a fidarsi di quei quattro ninja. Si chiedeva perché Ayano si stesse impegnando così tanto per metterlo in cattiva luce.
"Loro ci dicono che li hai abbandonati durante una missione. Dove sei andato?"
No, quello era decisamente il colmo! Non era andata così. Poteva anche essere una persona orribile, ma come ninja... Acccidenti sapeva fare il suo lavoro! Se avesse presagito che ci sarebbero stati dei rischi ad abbandonare i propri compagni non l'avrebbe mai fatto.
"Io... E' complicato."
"Complicato?" Mitokado gli abbaiò contro. "Hai abbandonato i tuoi compagni durante una missione e lo definisci complicato?"
"La missione era una semplice ricognizione e io..."
Quel giorno lui e Jiraya si erano dati appuntamento. Il ninja leggendario gli aveva chiesto di portargli dal Villaggio alcuni documenti riguardanti il Jinchuriki. Lui era entrato negli archivi, li aveva copiati e poi li aveva consegnati all'uomo. Non gli aveva chiesto nemmeno cosa ci dovesse fare, ma lui gli aveva spiegato che voleva vedere come Naruto interagiva con il demone.
Si fidava dell'Eremita e una semplice ricognizione gli pareva il momento adatto per fare quella consegna. Non poteva nemmeno rischiare a mandare uno dei suoi cani. Doveva essere sicuro che i documenti arrivassero a destinazione senza cadere in mani nemiche. Non poteva dire però tutte queste cose. Primo, aveva infranto le regole entrando negli archivi e portandone fuori il contenuto senza permesso. Secondo, aveva promesso a Jiraiya di mantenere il segreto. Comunque sapeva di aver agito per il bene del Villaggio: il ninja leggendario era uno dei più forti elementi di Konoha.
Strinse i pugni.
"Signore, sono sempre stato un ottimo ninja. Ho sempre rispettato le regole e gli ordini. Se mi sono allontanato l'ho fatto esclusivamente per il bene del Villaggio."
"Cosa dovevi fare per il bene del Villaggio?" insistette.
Il ragazzo sospirò.
"Mi dispiace, non posso dirlo."
Il capo villaggio scosse la testa.
"Kakashi capisci che questa tua reticenza porta a pensare solo una cosa..."
"Non sono un traditore!" gli abbaiò contro lui. "Nessuno di voi può permettersi di dire a ME una cosa del genere! Soprattutto lei! Dopo... Dopo..."
Si morse un labbro per impedirsi di andare avanti. Doveva mantenere la calma. Non poteva permettersi di dare ai suoi accusatori altre ragioni per incolparlo.
L'Hokage lo penetrò con i suoi vecchi occhi saggi.
"Voi due." indicò gli ultimi due ninja restanti. "Venite avanti."
Uno era un Anbu e l'altro un chunin. Il primo lo conosceva, prima che il copia-ninja lasciasse le forze speciali avevano fatto a botte. Il secondo, invece, gli pareva familiare, ma non si ricordava dove lo avesse già visto.
"E' vero che hai picchiato entrambi senza un apparente ragione?"
L'Hatake puntò il dito contro l'Anbu.
"Takumi mi ha provocato. Non avrei dovuto rispondere, ma all'epoca stavo affrontando un... momento difficile."
"Io non ti ho affatto provocato. Sarei dovuto partire in missione con te e ho espresso i miei timori." affermò l'altro con finta innocenza.
"E quali erano?" chiese Raido in tono sarcastico. "Forse quello di portare a termine una missione? Gen, per caso ricordi l'ultima volta che quest'idiota è riuscito a portare a casa una vittoria?"
L'Hokage fulminò il ragazzo. Kakashi era grato ai suoi amici che stavano prendendo le sue parti, ma temeva che niente avrebbe potuto risolvere la situazione. Anzi, dallo sguardo dell'uomo anziano forse la stavano peggiorando.
"Raido un'altra parola e ti faccio uscire." lo ammonì Sarutobi. "Takumi tu rispondi alla prima domanda di Yamiashi." ordinò in seguito.
L'uomo indirizzò verso il ninja sfregiato una smorfia di scherno e si avvicinò di più alla testa del tavolo.
"Kakashi è famoso per perdere i suoi compagni di squadra durante le missioni."
Il ninja dai capelli argetati non riuscì a trattenersi.
"Credi che io lo abbia voluto? Erano persone che amavo, razza di imbecille!"
"E' per questo che capiamo la tua frustrazione. Siamo qui per aiutarti a risolvere i tuoi problemi." disse Ayano con gentilezza.
Lui le ringhiò contro, facendole fare qualche passo indietro.
"Non è la prima volta che ti lasci andare alla violenza. Yuji dice che anni fa tu l'hai attaccato." disse il capo villaggio indicando l'ultimo chunin.
Ad un tratto il copia-ninja lo riconobbe. Ricordò la sua mano sbatterlo contro il muro, mentre con l'altra liberava lo Sharingan per aggiungere teatralità alla minaccia.
"Io ho esagerato." ammise. "L'ho fatto per difendere il piccolo Naruto. Lui era fuori dala sua stanza, mentre il bambino giocava dentro solo e..."
"Basta così Kakashi." lo fermò l'Hokage. "Non posso ignorare le testimonianze e le prove che mi sono state portate. L'immagine che esce da queste testimonianze è quella di un uomo incline alla violenza, dipendente dall'alcol, che probabilmente trama contro il suo stesso Villaggio."
Non usò la parola 'traditore', non ne aveva il coraggio.
"Il fatto è che tu sei un ottimo ninja, quindi ti darò il beneficio del dubbio e farò ulteriori ricerche. Per ora però sei sospeso da ogni incarico. Degli Anbu staranno costantemente al tuo fianco per controllarti. Ti suggerisco di usare questo tempo per pensare e soprattutto per cercare di allontanarti da quello che pare essere diventato un brutto vizio."
Era dispiaciuto per la situazione. In realtà, non riusciva a credere che il ragazzo potesse aver fatto quelle cose, ma le prove contro di lui erano schiaccianti.
Il copia-ninja si asciugò il sudore dalla fronte con una mano, cercando di darsi una calmata. Era così arrabbiato in quel momento.
"Non mi dà nemmeno il tempo di provare a discolparmi?"
"Te lo abbiamo dato. O hai evaso le domande o sono saltate fuori scuse quasi più gravi delle accuse che ti sono state rivolte contro." il tono di voce dell'uomo più vecchio era stanco. "Sei sospeso fino a nuovo ordine."
"Ma signore!" un coro di proteste venne da Raido e Genma. Kakashi li fermò.
"D'accordo. Ma voglio metterla in guardia sulle persone di cui si sta fidando. Non so perché mentono. Non sono nè un ubriacone, nè un traditore. Per quanto riguarda le occuse di violenza, posso dire solo che mi dispiace di aver agito in quel modo. In entrambi i casi però sono stato provocato."
L'Hokage annuì.
"Ora torna a casa. Ayano e Takumi ti accompagneranno."
Senza dire nient'altro uscì dalla stanza, scortato dai due ninja. Era furioso, ma non poteva fare nulla per provare la sua innocenza in quel momento. Ma quei due potevano star certi che avrebbe scopero che cosa avevano in mente e, a quel punto, si sarebbe vendicato.
"Dove hai trovato tutti quei testimoni?" chiese curioso alla ragazza.
"Mi è bastato fare ricerche. Konoha è piena di gente che ci tiene alla giustizia." affermò sarcastica.
"Vuoi dire che li hai pagati?"
"A volte il senso di giustizia delle persone ha bisogno di qualche incentivo per uscire fuori." ammiccò suadente.
Il ragazzo cercò di trattenersi dal mostrare la sua collera, dipingendo sulla sua faccia la solita espressione indifferente che lo contraddistingueva.
"Non so perché tu ce l'abbia con me, probabilmente hai le tue buone ragioni. Però ti giuro che appena troverò le prove che hai mentito me la pagherai."
"Hai sentito, Takumi? Dovremo aggiungere queste minacce tra le sue accuse." Una luce malefica le attraversò gli occhi.
"Se ce l'hai tanto con me perché ieri sera mi hai portato a casa tua?" chiese, onestamente confuso dai gesti contraddittori della ragazza.
Era chiaro che lei avesse un piano per farlo sospendere già da tempo. Ci doveva essere molto di più del semplice risentimento. Qualcuno lo voleva fuori dai giochi. Nonostante ciò aveva rischiato il piano per una notte di sesso. Non sapeva se esserne lusingato o se preoccuparsi ancora di più per la sua situazione. Una persona come lei, che agiva seguendo l'istinto, era molto più pericolosa di una fredda e calcolatrice, perché non poteva prevedere le sue mosse future.
"Ci sono un paio di ragioni. La prima è che avevo bisogno di un campione del tuo sangue che confermasse le mie accuse di alcolismo. Perciò dovevo farti bere ancora di più, per poi prelevartelo senza che tu te ne accorgessi mentre dormivi. La seconda ragione è più personale."
"Sarebbe?"
"Come ti ho detto ieri sera, sei un ragazzo veramente carino e io avevo voglia di divertirmi." gli fece l'occhiolino.
La voce di Shiori risuonò di nuovo nella sua testa. Nonostante il tono fosse di scherno, la trovò quasi confortante.
"Così impari a ragionare con l'organo giusto del tuo corpo!"

Dopo essere tornato a casa la nausea di quella mattina lo colse di nuovo. Corse in bagno e vomitò la colazione.
Quando si riprese, si sfogò prendendo a pugni il muro, finché dalle nocche non gli colò il sangue e le mani non gli diventarono insensibili. Lasciò una piccola conca nel punto in cui aveva scagliato tutta la sua rabbia.
Come poteva uscire da quella situazione? Forse avrebbe dovuto chiedere aiuto a Jiraiya. L'uomo però aveva già troppi pensieri. Inoltre, lui voleva cavarsela da solo. Per prima cosa avrebbe dovuto capire perché stavano agendo il quel modo. Se avesse scoperto le loro ragioni sarebbe stato più facile scagionarsi. Però era controllato da almeno quattro Anbu, non poteva sgattaiolare via e fare le sue ricerche.
 "Cazzo! Cazzo! Cazzo!" imprecò, sottolinenando ogni parola con un nuovo pugno.
Sentì una presenza dietro di lui e si voltò pronto a colpire.
"Ehi, ehi. Sta calmo!"
Tenzo aveva portato le mani avanti in segno di difesa.
"Hanno messo te a controllarmi?"
"No, ci sarebbe troppo conflitto d'interessi. Io sono tuo amico, ricordi? E non sono l'unico."
Aveva capito cosa intendeva, ma non l'avrebbe mai permesso.
"Non posso trascinarvi in questa storia."
"Raido e Genma sono già della partita. Hanno detto che prenderanno a pugni Takumi, finché non rivelerà qualcosa, o finché non lo trasfomeranno in un modello. Erano talmente furiosi, che è servita tutta la mia pazienza per calmarli e farmi spiegare tutto quello che era successo. Gai appena ha saputo ha messo al tuo servizio la sua 'forza della giovinezza'. Aoba e Kurenai sono già venuti a chiedermi cosa ho in mente di fare per risolvere la situazione. Anko ha deciso di ricominciare a parlarmi per poterti aiutare. Asuma ha detto che sta dalla tua parte e che cercherà di mettere un po' di buon senso nella testa di suo padre. Oh e hai dalla tua anche la formazione Ino-Shika-Cho. Sto venendo adesso da casa di Shikaku."
"Grazie. A tutti."
Era veramente colpito dalla fiducia che i suoi amici gli stavano dimostrando nell'aiutarlo. Dopotutto ogni singola prova era contro di lui. Quella fiducia e gentilezza da parte dei suoi amici lo alleggeriva dalla rabbia che lo aveva assalito da quella mattina.
"Kakashi sei pieno di amici. Sappiamo che non sei quel genere di persona. Ti aiuteremo a tutti i costi." affermò determinato. "Però tu devi dirmi perché ti sei allontanato dal gruppo in quella missione. Se non sei sincero..."
"Non posso dirtelo. Sappi solo che era per il bene del Villaggio."
Il ragazzo scosse la testa. Era determinato a non dire niente.
"Ci sei davvero andato a letto?" chiese infine l'amico.
"Pensavo fosse una turista. Come potevo immaginare una cosa del genere."
"Shiori direbbe che in questo modo finalmente imparerai a ragionare con l'organo giusto del tuo corpo." disse ridacchiando.
"Già." rispose lui ridendo a sua volta. "Stai andando da lei, vero?" chiese poi serio.
"Si, è per questo che sono passato da Shikaku. Nel caso lui avesse qualcosa da dirle. Vuoi che le riferisca qualcosa da parte tua?"
Il copia-ninja non rispose, si diresse verso la cucina e mise a bollire l'acqua per il tè. Tenzo lo seguì in silenzio. Poi entrambi si sedettero al tavolo.
"Cosa credi che dovrei dirle? Qualunque cosa sarebbe troppo complicata e farebbe troppo male." concluse.
"Anche i tuoi saluti, lo sarebbero."
"Oh si soprattutto quelli. Te la immagini, lì a rimuginare su cosa potrebbe significare quel 'ciao' ? Io si. Comincerebbe col torturarsi i capelli e mordicchiarsi il labbro, cercando una risposta. Poi ti chiederebbe che espressione avevo quando ti ho detto di salutarla e rimuginerebbe, rimuginerebbe, fino a farsi scoppiare il cervello."
Il ninja dell'Arte del Legno guardò l'amico con un espressione triste, che fece innervosire il copia-ninja.
"Non guardarmi così!" sbottò.
"Così come?"
"Come se avessi pietà di me! Non lo sopporto!"
"Non provo pietà. Solo tristezza. E' evidente che ti manca e so che se lei fosse qui le cose sarebbero diverse."
"Forse c'è una cosa che potresti chiederle per me." disse ignorando l'amico.
"Sarebbe?"
"Chiedile cosa ne pensa del mio esame di idoneità per genin."
L'amico sorrise.
"Lo farò."
Il tè bollì e il padrone di casa si alzò per versarlo nelle tazze.
"Starò via per qualche giorno, ma poi sarò qui ad aiutarti lo prometto."
"Grazie."
"Figurati. Nel frattempo, lascia fare ai ragazzi. Qualunque cosa ci sia sotto la scopriremo."

Quando Tenzo se ne fu andato, si lasciò cadere a peso morto sul letto. Aveva bisogno di dormire per poter ragionare con più lucidità sul dafarsi, ma i suoi pensieri lo tenevano sveglio.
Ayano aveva proprio orchestrato un bell'inganno e quell'idiota di Takumi era suo complice. Entrambi però non potevano aver fatto tutto da soli: dove potevano aver trovato i soldi per pagare i testimoni? Quali erano i loro fini ultimi? Aveva capito che l'Hokage voleva credergli, ma non poteva ignorare le prove. Sperava che i suoi amici riuscissero a trovare quelle che lo avrebbero scagionato.
Poi, c'era quell'ultimo pensiero, che cercava di tenere lontano, che continuava a torturarlo. Tenzo stava correndo da Shiori. Lei come stava? Come stava affrontando quella vita del tutto nuova? Pensava mai a lui? Mancava anche a lei il conforto del suo abbraccio?
Riuscì ad addormentarsi solo molto tardi. Credeva che avrebbe avuto degli incubi, invece sognò una casa su due piani, una staccionata di legno, una ragazza con un ciuffo rosso che le sorrideva felice e che gli diceva che finché stavano insieme erano al sicuro.
Quello era decisamente peggio di qualunque incubo che potesse fare.



 
  
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