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Autore: FeLisbon    21/03/2015    3 recensioni
"C'era una volta..." ...ma non è una storia come tante altre, perché i nostri eroi non sono come tutti gli altri!
E questa non è di certo la fine, ma solo uno splendido e gioioso inizio!
Cosa accadde a quel "cavaliere" e alla sua "principessa" dopo quell'abbraccio carico di emozioni, e quel lieto annuncio di una nuova vita in arrivo?
[Post-Finale 7x13]
Genere: Azione, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Patrick Jane, Teresa Lisbon, Un po' tutti | Coppie: Jane/Lisbon
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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2. The day after
 

La mattina seguente un timido raggio di sole riuscì a trovare uno spiraglio tra le tende del finestrino e ad illuminare il volto di Teresa Lisbon che ancora dormiva.
Dopo qualche minuto si stiracchiò senza aprire gli occhi e tasto delicatamente la parte di letto al suo fianco, per potersi accoccolare tra le braccia del suo uomo. Il ricordo della notte appena trascorsa era sorprendentemente vivido. Coloro che pensano che, una volta sposati, la passione si spegne, non sanno davvero quello che dicono, o forse non hanno avuto la fortuna di sposarsi con persone come Patrick e Teresa.

La mano della donna però si poggiò solo su un materasso vuoto, e quella strana assenza le diede la forza di aprire gli occhi. Piano piano riacquistò un briciolo di lucidità mentale e si accorse di essere in movimento. Che diavolo stava succedendo? Aveva sperato in una mattinata rilassante, possibilmente in posizione orizzontale, con la compagnia di suo marito; invece si costrinse ad alzarsi dal letto. Si avvolse il lenzuolo azzurro intorno al corpo per coprirsi e si diresse verso il posto di guida.
Patrick Jane guardava la strada con un'espressione felice e quasi sognante. Aveva una meta ben precisa, e non vedeva l'ora di arrivarci. Per questo, già dalle prime luci dell'alba, si era messo in viaggio, certo che Lisbon non se ne sarebbe neppure accorta. In realtà voleva godersi il tragitto, fare qualche sosta ogni tanto, magari metterci anche qualche giorno in più, ma alla fine sarebbero giunti a destinazione.
Appena sentì Teresa muoversi alle sue spalle e avvicinarsi, sorrise istintivamente.
“Buongiorno dormigliona, c'è del caffè pronto sul piano cucina.”
Lei se ne versò una tazza e lo raggiunse. Nel sedersi di fianco a lui, la parte bassa del lenzuolo si aprì, lasciandole scoperta una gamba fino a metà coscia.
“Bel vestito!” disse Jane malizioso porgendole una mano.
“Buongiorno anche a te...”
Intrecciò le dita con le sue, Patrick si portò la mano di lei alle labbra e le baciò il dorso dolcemente.
“Da quante ore siamo in viaggio? Dove stiamo andando?”
L'autista le scoccò uno sguardo furbo ed eloquente: non avrebbe mai risposto a quelle domande.
Per tutta risposta Lisbon sbuffò sonoramente, più per dispetto che per reale malcontento. Non le importava davvero sapere dove fossero diretti, avevano una settimana libera e se la sarebbero goduta in qualsiasi luogo.
“Ok, vado a fare una doccia.”
Nello sfilargli accanto per tornare sul retro del camper, affondò una mano nei suoi riccioli biondi.
“Vuoi che mi fermi per un po'?”
“No Jane, vado a fare una doccia da sola.
Lui scoppiò in una fragorosa risata, per poi fingersi subito offeso dall'insinuazione.
“Non intendevo affatto quello! Era per evitarti eventuali sballottamenti...”
Lisbon si allontanò, ridacchiando a sua volta.

All'FBI si prospettava, fortunatamente, una giornata tranquilla. Nessuno della squadra aveva dormito molto, e se gli avessero affidato un nuovo caso proprio in quel momento, il capo Kimball Cho non avrebbe fatto una bella figura. In realtà, all'apparenza, appariva riposato e pronto all'azione, ma non si sentiva così rimbambito da molto tempo ormai! Cominciava ad essere vecchio?
Nella situazione diametralmente opposta si trovava il giovane Wylei: aveva un aspetto orribile, con due solchi violacei sotto gli occhi e due tazze di caffè sulla scrivania. La sera prima si era proprio divertito, aveva ballato, chiacchierato, scherzato...e con un piccolo aiutino da parte dell'alcol era persino riuscito a dimenticare, per qualche ora, la tristezza che lo affliggeva.
Se Michelle fosse stata ancora viva e fosse venuta al matrimonio, forse lui non sarebbe tornato a casa da solo, forse finalmente avrebbe saputo confessarle i suoi sentimenti...
Adesso, passata l'ebrezza della festa, questi pensieri non lo abbandonavano. Ogni volta che gli accadeva qualcosa di particolare durante la giornata, Jason non riusciva a non pensare a come sarebbe stata diversa la situazione con Vega presente.
Per molto tempo era stato convinto di essersi preso solo una cottarella per quella giovane agente, ma da quando non c'era più si era reso conto che i suoi sentimenti per lei erano molto più simili all'amore.
Dennis Abbott vagava per i corridoi della sede con sentimenti contrastanti: si era offerto di rimanere ancora per una settimana, per sopperire all'assenza di Lisbon e Jane e dare una mano in eventuali casi. Ora si rendeva conto che l'unica ragione per cui si trovava ancora ad Austin era l'affetto che lo legava a quei ragazzi. Non credeva che sarebbe stato così difficile lasciarli! Paradossalmente era stato più facile ed indolore consegnare le dimissioni e cedere il suo posto all'agente Cho.
Rick Tork era l'unico attivo: rispondeva al telefono, aggiornava i file e, come richiesto da lui stesso, chiudeva il caso Lazarus.
Nel suo ufficio, Cho approfittava del momento morto per esaminare i fascicoli dei possibili futuri agenti della sua squadra. Presto avrebbe dovuto scegliere una persona: Dennis doveva raggiungere sua moglie, Tork sarebbe tornato alla sua sede, e al team sarebbe servito un nuovo membro. Ma non voleva uno sconosciuto! Avrebbe voluto trovare qualcuno che già conosceva e di cui, bene o male, si sarebbe potuto fidare.
In più rimaneva l'incognita Jane: se avesse deciso di lasciare il suo lavoro all'FBI, la squadra sarebbe rimasta molto sfornita. Patrick era solo un consulente, ma era fondamentale per lo svolgimento dei casi, e non averlo avrebbe comportato il bisogno di un ulteriore nuovo agente.
Se solo avesse potuto, avrebbe assunto Rigsby e Van Pelt, senza esitazioni.
Quel pensiero lo riportò indietro negli anni, a quando lavoravano tutti insieme al CBI. Ne avevano combinate di tutti i colori, si erano divertiti anche, poi era cambiato tutto. Non era sicuro che quel cambiamento gli dispiacesse però. Certo, sentiva la mancanza dei suoi amici, ma d'altra parte era cresciuto, maturato ed ora aveva ottenuto la promozione tanto sperata. La sua dedizione al lavoro era tutto quello di cui poteva andare fiero, ed ora era stato ripagato degnamente di tutti i suoi sforzi.

Nel pomeriggio Wayne e Grace passarono a salutarlo prima di tornare a casa.
“Caspita, un ufficio tutto per te...è enorme!”
La donna era sinceramente colpita e felice per il suo ex collega e amico. Loro avevano scelto una vita diversa, ma sapeva che quello era il posto giusto per Kimball.
Mentre Rigsby cercava di farsi dare i soldi di una presunta scommessa avvenuta un paio di anni prima, il cellulare di Van Pelt squillò e lei scusandosi, si allontanò per rispondere.
I due amici rimasero soli.
“Hey, l'hai più sentita quella Summer?”
Wayne cominciò con le domande indiscrete, proprio come ai vecchi tempi.
“Perché?”
“Nessuna ragione...insomma, è ancora sposata...?”
Cho ripensò all'ultima volta che l'aveva vista e, senza cambiare espressione, interiormente sorrise, fiero di lei. Per qualche tempo si erano tenuti in contatto: era felice, aveva messo la testa a posto, aveva avuto uno splendido bambino... Ora si scambiavano solamente gli auguri di Natale e del Ringraziamento, ma sarebbe sempre rimasto affezionato a lei.
“Si.”
“E il bambino che aspettava...insomma...”
“Cosa?”
“Sei sicuro che non sia coreano? Ho sempre sperato che sarebbe tornata con questo bellissimo bambino biondo dagli occhi a mandorla tra le braccia, dicendoti che era tuo.”
Quell'affermazione lo lasciò perplesso. Davvero le persone potevano immaginarsi assurdità simili? Effettivamente, conoscendo l'uomo che gli stava di fronte, c'era quasi da aspettarselo.
“Rigsby sei un idiota.”
Wayne rise impacciato, questa volta aveva davvero detto una stupidaggine, ma era una speranza che aveva sempre avuto. Sarebbe stato fantastico per lui!
“Ok, si, è una cosa stupida.”
Anche Cho sorrise, come gli era mancato il suo amico.
“Però, voglio dire... è ora che ti trovi una brava donna. Adesso hai il lavoro che hai sempre voluto, potresti sistemarti per bene, no? Insomma, guarda Jane e Lisbon, ce l'hanno fatta! E... lo so, non sono affari miei, ma sono il tuo partner, giusto? Certe cose posso dirtele.”
Improvvisamente si pentì di aver cominciato quello strano discorso sconclusionato, in fondo non erano per davvero affari suoi e forse non aveva il diritto di parlarne. Ma era stato più forte di lui, avrebbe voluto vedere il suo amico accasato e contento, specialmente dopo gli ultimi avvenimenti.
Cho rimase per un secondo a pensare, poi rispose, lapidario come sempre.
“Io sto bene.”
“Lo so, lo so! Ma...”
In quel momento tornò Grace interrompendoli. Era la babysitter al telefono: la piccola aveva la febbre ed era meglio rimettersi subito in viaggio.
Kimball li accompagnò all'ascensore, salutò Van Pelt e abbracciò l'amico con una sonora pacca sulla spalla.
“Fate buon viaggio.”
“Grazie, salutaci Lisbon e Jane quando tornano.”
“Certo. E Rigsby... grazie partner.”
Le porte scorrevoli dell'ascensore si chiusero e lui rimase da solo, sorridendo tra sé e sé.

Verso ora di cena Jane pensò a quale fosse l'opzione migliore.
Erano circa a metà strada, se si fossero fermati a mangiare in una trattoria sulla strada Lisbon avrebbe scoperto dove si trovavano, ma essendo ancora lontani dalla meta prestabilita, con tutta probabilità non sarebbe stata in grado di indovinare la destinazione finale. Inoltre non era tanto il luogo ad essere importante, quanto il significato attribuitogli, quindi si decise ad accostare al primo punto di ristoro.
“Ci fermiamo?”
“Si, ho fame, e poi non ci corre dietro nessuno...godiamoci la serata.”
Teresa non poteva essere più d'accordo, per tutto il pomeriggio erano rimasti seduti vicini, chiacchierando, ridendo, ricordando i tempi passati e facendosi gli indovinelli a vicenda. Quest'ultima occupazione era durata ben poco, perché Jane continuava ad indovinare al primo o al secondo tentativo, mentre Lisbon aveva poca pazienza e si stufava subito di cercare indizi senza avere la più pallida idea della risposta. Dopo qualche minuto di infruttuosi sforzi lo aveva mandato a quel paese ed era rimasta imbronciata finché, per amor suo, Patrick non le aveva dato la soluzione.
Nonostante questo erano state ore piacevoli e luminose, ma entrambi non vedevano l'ora di potersi guardare finalmente negli occhi e poter perdersi l'uno nello sguardo dell'altro. Nessuno dei due l'avrebbe mai detto ad alta voce, ma una cenetta tranquilla era proprio quello che ci voleva.
Nonostante fossero sperduti quasi nel nulla, la piccola trattoria non aveva affatto un brutto aspetto. All'esterno c'erano parcheggiate cinque o sei macchine. Patrick pensò che una era sicuramente dei gestori, ma le altre potevano tranquillamente appartenere a dei clienti. Poiché non erano cariche di valige e non erano sporche di terra e polvere, ne dedusse che non si trattava di persone in viaggio, ma di qualcuno che si era recato appositamente lì per la cena. Sorrise soddisfatto.
“In questo posto si mangia bene, andiamo!”
Teresa lo guardò di sottecchi chiedendosi come facesse a saperlo con sicurezza, ma non fece domande per non dargli la soddisfazione di gongolare esibendo le sue doti deduttive.
Scesero dall'airstream e si stiracchiarono quasi in sincrono, poi si avviarono verso l'ingresso.
Per un secondo Lisbon ebbe la sensazione di essere già stata in quel posto, qualche anno prima, e si irrigidì notando quella somiglianza: sembrava quasi il ristorante in cui avevano dovuto risolvere un caso, ma da cui se n'era andata infuriata dopo una discussione con Patrick. Quella sera stessa John il Rosso l'aveva colpita e le aveva dipinto il suo smile di sangue sul viso.
Cercò di rimuovere in fretta quel pensiero, prima che Jane potesse leggerglielo negli occhi e pregò che lui non si accorgesse della macabra coincidenza.
L'interno del locale era molto rustico, ma accogliente e gioioso. Una cameriera giovane e civettuola li accompagnò ad un tavolo di legno rotondo, ricoperto da una tovaglia sottile e con al centro una piccola candela accesa che creava atmosfera e dava un tocco di eleganza al tutto.
Mentre sceglievano cosa mangiare dal menù, ogni tanto uno dei due alzava lo sguardo per spiare l'altro e sorridere tra sé e sé. Era bello essere insieme ed avere la certezza che lo sarebbero stati per il resto della loro vita.
“Cosa ne pensi di Daisy?”
Teresa guardò perplessa l'uomo che le stava di fronte. Ogni tanto tirava fuori qualche frase apparentemente senza senso, senza spiegazioni e senza un contesto come se stessero parlando di quel determinato argomento da ore. Chi era Daisy? Quante volte avrebbe dovuto ricordare a suo marito che lei non era in grado di leggere nella mente?
“Chi?”
Jane sorrise intenerito sia dalla reazione di Lisbon che dai pensieri che lo attraversavano.
“Daisy, il nome. Per la nostra bambina.”
Ora anche Teresa sorrideva crogiolandosi nel dolce pensiero di diventare mamma.
“Cosa ti fa pensare che sarà una bambina?”
“È una bambina, me lo sento.”
Alla donna venne da ridere, ma preferì non indagare oltre per il momento.
“Daisy non mi piace, è da femminuccia, non voglio che diventi vanitosa e ochetta come le altre bambine.”
“Izzie?”
“Mmm..”
Corrucciò la fronte e Jane si ritrovò a pensare a quanto fosse bella la donna che aveva appena sposato. Sembrava una banalità, in fondo la conosceva da anni e non era certo la prima volta che notava quanto fosse attraente, ma alla luce di quella candelina, mentre pensavano ad un nome per la loro bimba, gli appariva ancora più bella del solito.
“Non ti piace...Emmie?”
“Oh, ma andiamo, che nome è Emmie?!”
Entrambi si misero a ridere e si guardarono in silenzio.
Si sarebbero mai stancati di tutto quell'amore?















-Angolino dell'Autrice-
Buona sera :) Chiedo scusa a tutti quelli che avrebbero voluto vedere la prima notte di nozze ;) ma ho scelto di rimanere il più possibile nello stile del telefilm (ove possibile) quindi un piccolissimo salto temporale era necessario, eheh!
Spero di non avervi delusi troppo :D
Buon tutto, a presto!
   
 
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