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Autore: Persefone3    21/03/2015    5 recensioni
Ingrid è appena stata sconfitta e Gold è stato cacciato. La normalità sembra tornata, ma quanto può durare a Storybrooke? Cosa succede a Emma se qualcuno decide di ritornare e reclamare ciò che secondo lui gli spetta di diritto? Riuscirà anche questa volta Hook ad aiutare la nostra Salvatrice nelle sue peripezie? E se la vera lotta fosse contro la parte più oscura che si cela in ognuno di noi?
Genere: Angst, Azione, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Emma Swan, Killian Jones/Capitan Uncino, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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XIV. The Dark Side of a Pirate

Tutto il tempo che Killian rimase con il viso rivolto verso il basso, a Emma sembrò un’eternità. Poi il capitano alzò il volto e i loro sguardi si incrociarono. E allora Emma si sentì morire. Quegli occhi che tanto amava non erano più gli stessi.

- Ecco la donna che mi ha spezzato il cuore, a che devo l’onore per il suo interessamento signorina Swan?
- Killian, come stai?
- Oh mi chiami addirittura per nome. E cosa è successo? Neal ti ha mollata un’altra volta e vuoi essere consolata?
- Ma cosa stai dicendo? – Emma stentava a riconoscere l’uomo che aveva di fronte.
- Non ho alcuna intenzione di fare da tappabuchi.

Emma ammutolì di colpo. Vederlo e sentirlo parlare così era straziante. Ripensò a quello che si erano detti la sera precedente e alla promessa che gli aveva fatto: scegliere di vedere il meglio in lui. Non era Killian a parlare quello ma la maledizione. E proprio come aveva temuto, ogni singola parola che faceva pronunciare alle sue vittime era una bomba ad orologeria pronta a fare più danni possibile.

- Lo so che è la maledizione che ti fa parlare così – disse Emma ferma.
- Dici? Forse non è stato poi un male, almeno mi ha dato il permesso di essere l’uomo che sono veramente: non un cagnolino che insegue l’oggetto che ama ma un pirata crudele che non si ferma davanti a niente per ottenere quello che vuole. Alla fine Walsh mi ha fatto un favore, mi ha aiutato a ricordare l’oscurità che soggiace qui dentro – disse Killian indicandosi il cuore.
- Ho visto il tuo cuore, non è così oscuro come credi.
- Scommettiamo? Perché non chiedi a Regina di strapparmelo dal petto e mostrartelo o preferisci che lo faccia da me?
- Ascoltami attentamente Killian Jones – disse Emma – puoi dare il peggio di te quanto vuoi, ma io non mi arrenderò. Non esiste un incantesimo tanto potente da distruggere quello che c’è tra noi e ti prometto che troverò un antidoto.

La voce di Emma si incrinò nel momento in cui cercò di accarezzare il volto dell’uomo.

- E chi ha detto che voglio essere curato o che provo ancora qualcosa per te? L’ho provato forse un tempo, ma tu eri così dannatamente testarda e fredda nei miei confronti. Non ho mai incontrato una donna più distaccata di te.
- Smettila immediatamente di rivolgerti così a mia figlia, pirata! – intervenne un David che era sull’orlo di perdere la pazienza.
- Uh ecco che il paparino interviene. Mi vuoi dare qualche altro buon consiglio come su Neverland? Tutto sommato non avevi poi torto.

Emma guardò il padre perplessa.

- Di cosa sta parlando papà?
- Niente. – disse David cercando di non rispondere alla domanda.
- Cos’è hai paura di dirle la verità? Te lo dico io tesoro. Mi ha detto che non mi avresti mai apprezzato. Quali furono le tue esatte parole David? – Hook si fermò per fare mente locale – ah sì, non la conquisterete mai, mi assicurerò che sia così. Per quale motivo, tesoro, credi che abbiano fatto di tutto per spingerti tra le braccia di Neal? Ho capito da chi hai ripreso la tua spietatezza nei miei confronti.

Emma non credette alle sue orecchie.

- È vero papà?
- Emma non è questo il luogo e il momento per affrontare questo discorso. E per quanto riguarda te pirata – disse David fronteggiando l’uomo – vedi di tapparti quella bocca!
- Calmiamoci tutti – disse Emma e poi si rivolse a Regina – tu sei proprio sicura che non puoi fare niente?
- Tutto quello che posso fare è continuare a fare ricerche.
- Per il momento non c’è più niente che possiamo fare qui, torniamo in città.- disse Emma.
- Io non vengo da nessuna parte con voi! – esplose Hook.
- E invece sì – disse David ammanettandolo.
- Ehi! Non potete farlo! Non ho fatto niente … per il momento!
- Sta zitto e sali in macchina! – tagliò corto David.

Il viaggio di ritorno in città fu affrontato nel silenzio più assoluto. Emma, nonostante le proteste di David, aveva insistito affinché al pirata fossero tolte le manette. Appena tornarono in città si diressero alla stazione di polizia. David parcheggiò la macchina e fece cenno a Emma e Regina di seguirlo fuori.

- Tu rimani dentro, pirata. Esci solo quando te lo diciamo noi.

Hook non disse nulla e si limitò ad osservare quello che gli stava accadendo intorno. I tre, fuori della macchina, stavano discutendo in maniera piuttosto animata. Poi, ad un certo punto, si accorse che lo sportello opposto a quello cui il gruppetto era appoggiato era aperto. Dato che l’occasione fa l’uomo, in questo caso il pirata, ladro, Hook ne approfittò per sgattaiolare via indisturbato.

- Credo che l’unico modo per tenerlo al sicuro sia rinchiuderlo in cella. – intervenne David nella discussione.
- Non lo metterò in cella in assenza di un reato – scattò Emma.
- Emma, l’uomo che hai davanti non è Killian ma un pirata pericoloso, impulsivo, incline alla violenza e con un uncino al posto della mano. Non possiamo lasciarlo a piede libero.
- Tuo padre ha ragione – disse Regina – teniamolo lì finché non troviamo un modo per annullare l’incantesimo.
- Va bene – disse Emma rassegnata – ma mi occuperò personalmente di lui.

Si girarono verso la macchina e la trovarono vuota. Capirono immediatamente che una mina vagante era a spasso per le vie della città.

- Dove è andato? Era qui un momento fa – disse Regina.
- Se l’è data a gambe! – rincarò David.
- Dobbiamo trovarlo prima che faccia troppi danni – disse Emma – ce ne occupiamo io e te papà, tu Regina riprendi le tue ricerche magiche.

Emma e David salirono immediatamente in macchina. Cominciarono a pattugliare le strade della città. Regnava uno strano silenzio tra loro.

- È vero quello che ha riferito Killian, papà? Gli hai davvero detto quelle cose su Neverland?
- Emma …
- Non mentirmi
- E va bene. Sì, gli ho detto quelle cose. Ma io e tua madre non abbiamo mai avuto alcuna intenzione di fare pressioni su di te affinché tornassi con Neal.
- A livello consapevole, per quanto riguarda il vostro subconscio invece …
- Cosa vorresti dire?
- Che a voi Hook non è mai piaciuto.
- Be’ ti ricordo tutto quello che ha fatto prima di Neverland. Ha sparato a Belle uccidendola quasi e non si è fatto il minimo scrupolo nell’allearsi con Greg e Tamara. Ha quasi fatto esplodere l’intera città, secondo te cosa avrei dovuto fare quando ho capito le sue intenzioni nei tuoi confronti?
- Ti dico una cosa: Neal non avrà messo a repentaglio la vita di nessuno, ma mi ha lasciata marcire un anno in prigione con suo figlio in grembo.
- Ha detto che non sapeva che tu aspettassi Henry.
- E questo cambia le cose? Mi ha lasciata sola. Anche dopo che la maledizione è stata spezzata e aveva la possibilità di tornare da me, non l’ha fatto. Questo non lo rende più nobile di Hook.
- Perché hai così tanta fiducia in quell’uomo?
- Perché quando ne ha avuta l’occasione è tornato a cercarmi. Nessuno lo aveva mai fatto e io ho capito cosa mi mancava  in quell’anno trascorso a New York: lui. Facciamo una cosa, accosta: scendo e continuo a piedi, magari lo vedo tra le vetrine di qualche bar.
- Emma – disse David prima che la figlia scendesse dall’auto ormai ferma – mi dispiace, non volevo giudicarlo in quel modo.
- Non fa niente – disse Emma accennando un sorriso – l’importante ora è ritrovarlo.

Emma stava camminando da più di mezz’ora senza grandi risultati. Quando passò davanti al Rabbit Hole, uno dei locali più malfamati di Storybrooke, notò uno strano movimento nel vicolo adiacente all’uscita secondaria del locale. Si avvicinò e vide un gruppo di gente fare cerchio intorno a qualcosa o qualcuno in maniera molto concitata. Bastarono pochi passi per capire cosa stavano facendo: scommesse sulla scazzottata in corso tra due persone.

- Basta con questo spettacolo! Tutti a casa – urlò Emma – prima che prenda i nominativi di tutti i presenti!
- Andiamo sceriffo – disse una voce tra la folla – non ci rovini la festa sul più bello!
- Fate come vi dico! – replicò Emma.
- Guardi – disse un’altra voce indistinta – che quei due non le daranno minimamente retta! Mi faccia guadagnare la giornata!

Non appena la folla iniziò a diradarsi riconobbe immediatamente i contendenti: Hook e Will Scarlet sbronzi al punto giusto.

- Muovetevi! Qui ci penso io ora! – replicò Emma ai pochi rimasti a guardare.

Quando nel vicolo erano rimaste pochissime persone, Emma si lanciò tra il ladro e il pirata per porre fine alla loro lite. I due non ci misero molto a capire chi stava cercando di farli smettere. Emma riuscì a separarli per un momento.

- Levati di mezzo tesoro, non è roba da donzelle questa – disse Hook pronto a riprendere la scazzottata.
- Smettetela immediatamente! O sarò costretta a prendere provvedimenti! – disse Emma
- Uh sceriffo, ora sì che ho paura! Possibile pirata che la tua fidanzata debba sempre intervenire per pararti il culo?
- Io non mi faccio parare il culo da nessuno e lo sai bene! Fatti sotto!

Emma si ritrovò in mezzo a due tipi completamente esagitati. Will era tornato alla carica e stava menando pugni alla cieca. Hook, come se fosse guidato da un riflesso condizionato, cercò di ripararla da quei colpi, cosa che non sfuggì a Emma. Se Killian reagiva così non tutto era perduto forse, doveva portarlo al sicuro e continuare a parlargli. Non tergiversò un momento di più: stese Will con un pugno in pieno viso che lo fece indietreggiare.

- Complimenti tesoro, sei una che li sa usare bene i pugni quando serve – disse Hook facendole l’occhiolino.
- Ora basta! – disse Emma rivolta a Will – alzati e fatti passare la sbronza senza fare ulteriori cazzate.

Quando Will si fu allontanato, Hook affrontò Emma a muso duro.

- Non avevo bisogno del tuo aiuto, lo stavo facendo a pezzi. Come mai con Walsh non hai tirati fuori questi tuoi istinti pugilistici?
- Lo sai benissimo perché e adesso vieni con me alla centrale.
- Non puoi comandarmi a bacchetta come prima dolcezza.
- O vieni con me con le buone o sarò costretta ad usare le maniere forti.
- Ma davvero? – disse Hook avvicinandosi pericolosamente alle labbra di Emma – Devo però dire che questo atteggiamento da dura ti dona e quel tono così autoritario fa paura ed è anche sexy. – la strinse a un muro del vicolo - Ti dirò di più, mi vedo costretto a confermare quello che ti ho detto su Neverland: ti trovo piuttosto attraente quando non mi urli contro.
- Ehi cosa succede qui? – intervenne David che nel frattempo aveva notato uno strano movimento nel vicolo dalla macchina.
- Ma possibile che riesci sempre ad arrivare nei momenti meno opportuni?
- Sta zitto – disse David avvicinandosi – e fai come ti ha detto! – lo spintonò verso la macchina.

Arrivarono alla centrale dieci minuti dopo. Con passo resoluto, David lo condusse in una delle due celle della stazione e lo rinchiuse. Hook appoggiò le mani alle sbarre e squadrò padre e figlia perplesso.

- Allora di cosa mi accusate esattamente? – disse Hook in tono di sfida.
- Al momento sei in stato di fermo per rissa e una notte in cella non te la leva nessuno. – disse David.
- È stato quel ladruncolo a cominciare. Non ha ancora digerito l’occhio nero che gli ho rifilato una sera.
- Quale occhio nero? – chiese Emma.
- L’ho beccato a forzare la porta della biblioteca. Farneticava su una certa Anastasia come se fosse in preda a delle allucinazioni. A proposito di allucinazioni, Belle è piuttosto vera o mi sbaglio? È così carina e ingenua un bocconcino da divorare in un sol colpo – disse Hook maliziosamente.

A quelle allusioni così esplicite Emma si irrigidì. Era strano sentirlo parlare in quel modo di una donna che per giunta non fosse lei. E la sua testa cominciò a lavorare. Da quando Belle era di nuovo sola, aveva notato una strana nuova luce in lei. Era tornata ad indossare tacchi alti, vestiti attillati che la valorizzavano, capelli sciolti e ancora più rossi, trucco un po’ più marcato del solito. A cosa era dovuto questo cambiamento? Era solo per la voglia di ricominciare … da sola? E poi si sorprese a pensare che negli ultimi tempi Killian e Belle avevano passato molto tempo insieme, troppo forse? E proprio in questo arco di tempo era avvenuto quel cambiamento. E se in quella biblioteca avessero …? Emma cercò di scacciare quel pensiero e sul volto del pirata si disegnò un ghigno di vittoria. Ci mise ben poco a rincarare la dose e a far aumentare l’incertezza nella salvatrice.

- Cosa credevi tesoro, che fossi cieco? – disse Hook con il suo solito fare da spaccone e sapendo di averla colpita nel vivo – ora sai come mi sentivo io quando tu e Neal vi stavate riavvicinando.
- Emma – disse David percependo il disagio della figlia – vieni, andiamo a pranzo. E tu pirata vedi di esserti calmato per quando saremo tornati!

Davanti al suo hamburger Emma stava giocando con i cetriolini senza essersi ancora decisa a dare il primo morso al suo pranzo. Stava ancora rimuginando sulle parole del pirata. Da quando era uscita dalla centrale non aveva fatto altro che ripetere a sé stessa che era la maledizione a farlo parlare in quel modo ma il tarlo del dubbio la stava consumando, proprio come aveva confessato a Killian la sera prima. Erano passate meno di ventiquattro ore da quando aveva potuto riabbracciarlo, troppo poco: non aveva fatto in tempo a tirare il fiato per lo scampato pericolo che la loro relazione era stata di nuovo sottoposta a questa nuova difficoltà.

- Emma – disse Belle avvicinandosi al suo tavolo – come va? Ho sentito quello che è successo stamattina. Tu stai bene?
- Belle … scusami ero sovrappensiero. Io sì sto bene, Regina è riuscita a rispedire Walsh a Oz ma …
- Ho sentito di quello che è successo a Killian.

Emma la guardò interrogativa. Killian? Da quando in qua Belle chiamava Hook per nome? Da quando c’era tutta questa confidenza tra loro tale da giustificare questa libertà? Solo lei, Emma, lo chiamava con il suo vero nome.

- Come puoi immaginare – disse Emma gelida.

Belle non poté fare a meno di cogliere quell’immotivato gelo nei suoi confronti.

- Posso venire a vedere come sta?
- Non ti preoccupare – disse Emma alzandosi – mi prendo io cura di lui ed è in ottime mani, stai tranquilla.

Emma uscì dalla tavola calda lasciando Belle incredula ma conscia di quella non troppo velata allusione. Decise di raggiungere Emma fuori la tavola calda.

- Emma, perché mi tratti così? – chiese Belle prendendola per un braccio.
- Così come?
- Andiamo non fare finta di non capire! Mi sembra abbastanza chiaro. Io sono tua amica, credi che potrei mai farti una cosa del genere?
- Io non ho pensato proprio niente – disse Emma sprezzante.
- Ma fammi il piacere, lo sai che lui non ha occhi che per te.
- Non ho chiesto il tuo parere.
- Ascolta, non riuscirai mai a trovare una soluzione per questa maledizione se ti fai risucchiare dal suo vortice distruttivo. Se le permetti di minare le tue certezze non riuscirai mai a venirne a capo. Devi essere tu quella che ha la situazione in pugno. Ad ogni modo, vado a fare una lista di libri che potrebbero esserti utili. – disse Belle allontanandosi.
- Belle – disse Emma un po’ imbarazzata per il suo comportamento – grazie e scusa. Cercherò di seguire il tuo consiglio.

Belle le sorrise di rimando e tornò alla biblioteca. Emma rientrò da Granny e fece appena in tempo a riappropriarsi del suo pranzo prima che Ruby ripulisse il tavolo a cui era seduta. Prima di uscir prese qualcosa anche qualcosa per Killian.
Quando rientrò alla centrale, Killian era seduto sulla brandina a fissare il pavimento.

- Guarda chi torna … sceriffo – disse alzandosi e facendo un inchino.
- Smettila di fare il buffone.
- Qualcuno si è ricordato di portarmi qualcosa da mangiare?
- Prendi – disse Emma passandogli la busta da asporto di Granny
- Un misero toast e dell’acqua. Sono decisamente lontani i bei banchetti che organizzavo sulla Jolly Roger … cibo e donne di prima scelta.

Emma cercò di fare finta di non aver sentito quello che il pirata aveva detto.

- Sono stato abbastanza al fresco, quando posso uscire?
- Quando lo decido io – disse Emma in maniera secca sedendosi alla sua scrivania.

Il resto del pomeriggio trascorse in maniera tranquilla e ordinaria.
David era appena rientrato alla centrale per staccare dal suo turno. Prima di dirigersi verso la scrivania di Emma, buttò uno sguardo alla cella occupata: il pirata stava schiacciando un pisolino.

- Tutto tranquillo qui, Emma? – chiese poi alla figlia.
- Sì, papà

- È stato calmo.
- Abbastanza.
- Vuoi che faccia io il turno di notte?
-. No. Ci penso io. Vai casa e non preoccuparti.
- Va bene, ma mi raccomando per qualunque cosa chiamami.

Emma si accertò che il padre fosse uscito e poi chiuse a chiave la porta della centrale. Quando tornò indietro non andò al suo tavolo. Si accertò che Killian dormisse prima di avvicinarsi alle sbarre. Con gli occhi leggermente socchiusi, il pirata stava seguendo tutta la scena. Emma infilò la chiave nella serratura e aprì la porta della cella. Entrò cercando di fare meno rumore possibile. Si avvicinò alla brandina: Killian dormiva ancora. Prese i resti del pranzo per buttarli nel cestino. Stava per uscire quando qualcosa di scivoloso sul pavimento la fece cadere. Per cercare di non farsi troppo male, Emma atterrò proprio tra le braccia del pirata. Fu in quel momento che Killian aprì gli occhi.

- Era ora mia cara, mi stavo giusto chiedendo quanto saresti riuscita a resistere al mio diabolico fascino.

Hook la strinse e rovesciò le posizioni: Emma finì con la schiena sulla brandina mentre lui troneggiava su di lei.

- Sai quali sono le attività cui mi piace dedicarmi con una donna sdraiata?



ANGOLO DELL'AUTRICE:
Eccoci qui con il terzultimo capitolo. Se lo lo scorso avete imbracciato i kalashnikov ora avrete preso la mira per fare fuco. Vi prego non premete ancora quel grilletto. Il capitano non è stato eccessivamente cattivo per il momento. Mi piaceva questo contrasto tra rancore e attrazione verso Emma. In fin dei conti si è accorto di provare qualcosa per lei quando era nel pieno della sua oscurità e mi sembrava carino mettere in evisìdenza questo contrasto interiore, questa sua duplicità di sentimenti. E' una scelta che chiaramente potrebbe non essere condivisa da tutti :D. Il capitolo è un po' più lungo del solito, ma ci avevo preso la mano a tratteggiare questo Hook/Killian di vecchio stampo e ho volutamente scelto marcare la differenza tra le due facce del pirata. Spero di aver guadagnato qualche giorno di vita in più con questo #spiegonepersefone. XD
Come sempre grazie a tutti quelli che leggono, scrivono e inseriscono #vevojounsaccodebene (s'era capito che so' de Roma? XD)
Buon OUAT day per domani e ci sentiamo la prossima settimana, nella quale molto probabilmente concluderò la storia.
Un bacione :*
Persefone







 
  
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