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Autore: laurapalmer_    22/03/2015    3 recensioni
"E' quando sei convinto di poter stare in piedi, o di esserlo, che possono passare gli tsunami senza che tu faccia la minima piega."
Genere: Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ashton Irwin, Calum Hood, Luke Hemmings, Michael Clifford
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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diciannove

sottopelle








Calum entra in cucina con il beanie grigio calato sulla testa, ancora; è appena tornato dall'allenamento, il borsone blu è stato abbandonato all'ingresso e ora come ora ha solo voglia di compagnia.
Suo padre, come sempre, non lo degna di uno sguardo: va avanti a spostare oggetti a caso da un ripiano all'altro, senza un apparente logica di fondo, la sigaretta tra le labbra, però spenta.
- Papà - lo richiama Calum.
David non lo sente, fa cadere una forchetta per terra e si china a raccoglierla.
- David.
L'uomo si gira, sul volto dipinta un'espressione stanca e vagamente persa.
- Mi hai chiamato?
Calum annuisce: - Come stai?
- Bene, direi - biascica, preso in contropiede dalla domanda inaspettata - Tu? Hai bisogno di qualcosa?
- Volevo parlare.
- Di qualcosa in particolare?
Lui fa spallucce: - In realtà no.
David annuisce, sovrappensiero, mentre osserva interessato le braccia nude del figlio, le sue mani e tutti i simboli scuri che colorano la pelle olivastra tanto diversa dalla sua.
- Da quando... Da quando hai tutti questi tatuaggi?
- Da... Un po' di tempo.
E' come se suo padre volesse sporgersi e toccarli, ma qualcosa lo blocca, lo tiene fermo e immobile, le labbra serrate intorno al filtro della sua sigaretta.
- Quando l'hai fatto questo? - e indica, a debita distanza, la rondine sull'avambraccio.
- Mesi fa.
Silenzio.
- Sai cosa significa? - muove il braccio e guarda il suo stesso tatuaggio.
Ancora silenzio.
Oppressione.
- Nei geroglifici egizi, la rondine, aveva il significato di "la preferita" o, tipo, "la più amata" - spiega Calum, un po' ansioso di dire ad alta voce uno dei suoi segreti - Ho preso l'appuntamento per il giorno del compleanno della mamma.
David sta zitto, gli occhi acquosi che brillano di un azzurro tenue da dietro gli occhiali.
Non potrebbe essere più diverso da Calum, fisicamente: porta sulle spalle il peso di essere sempre stato solo, è cupo e ingrigito, in lui non vi è nulla della forza che tiene in piedi suo figlio.
- E sulle mani?
- Sono le tue iniziali, vedi? E quelle...
- Quelle della mamma.
Calum annuisce.
- Poi c'è la piuma - e si morde il labbro sottile.
- Sì.
- Per lei anche quella?
Calum scuote la testa, portando istintivamente la mano sulla clavicola, ad accarezzare il tatuaggio.
- Significa leggerezza, lievità. E' per... perché c'è qualcuno che mi fa sentire... bene, come se mi portasse via un peso dal petto. Tipo che nemmeno mi sembra di meritarmelo.
- La tua... fidanzata?
- No - Calum si passa una mano sul viso, strofinandosi gli occhi. Si chiede in continuazione se ne sia valsa la pena, di fare quel tatuaggio - Noi non... non ci parliamo da un paio di giorni.
- Dovresti andare da lei - asserisce David, accendendosi finalmente la sigaretta.
- Non sarebbe felice.
- Stronzate - poi si alza e sale al piano superiore, senza una parola in più.
Calum nemmeno ha finito di spiegargli il significato dei suoi tatuaggi.


Lia non aveva mai visto la casa di Luke.
Sapeva solo che fosse ampia, luminosa e bellissima, dai racconti di Zara aveva dedotto che fosse il classico appartamento da famiglia ricca e piuttosto snob.
Si sente abbastanza orgogliosa, non appena appoggia i piedi (rigorosamente scalzi) sul parquet chiaro dell'ingresso.
Alla sua destra si estende il salotto, nel quale campeggia un grande divano candido, un tavolino basso di cristallo impreziosito da un vaso di fiori bianchi anch'essi.
Davanti a lei c'è tutta Edimburgo, vista attraverso i vetri immacolati della grandi finestre.
- Hai una casa bellissima - si lascia sfuggire, voltandosi a guardarlo in viso.
Luke fa spallucce: - Troppo bianca. Vuoi qualcosa da mangiare?
- No, sto bene.
- Andiamo in camera mia, allora - e sorrido, un po' imbarazzato.
Lia lascia correre lo sguardo sui mobili della stanza, quando ci entra: Luke ha appeso alle pareti innumerevoli poster e ritagli di giornale, fotografie che ha fatto probabilmente lui stesso ai concerti ai quali è stato.
Ha scritto con l'indelebile sul piano della scrivania e ha appeso una fotografia della squadra di calcio della scuola qualche anno fa, quando si era lasciato convincere da Calum a partecipare.
- Non è un granché, qui.
- No, è carino. In effetti ti rispecchia.
- Dici?
Lia annuisce: - Molto più del resto della casa, se non altro.
Luke sorride, scucendo le labbra screpolate dal vento, e batte una mano sulla trapunta del suo letto sulla quale è sdraiato: - Vieni qui.
Lei non se lo fa ripetere, raggiungendolo velocemente.
Gli lascia un bacio a fior di labbra, per poi appoggiare delicatamente il capo sul cuscino, mentre le braccia di Luke vanno rapide a stringerle la vita.
Con le dita compie movimenti circolari sulla porzione di schiena che la maglietta leggermente sollevala lascia libera e non sa esattamente che cosa gli stia succedendo, ma vorrebbe che Lia non partisse mai, che rimanesse ad Edimburgo e, ok, ha una famiglia in Italia, ma gli piacerebbe potesse ignorarla.
Si china leggermente a baciarla, con urgenza, un po' per impegnarsi in qualcosa, 'ché lo sa benissimo: potrebbe scoppiare da un momento all'altro e dare voce a tutti i suoi desideri egoistici.
Le mani vanno rapidamente a sollevarle la maglietta grigia, mentre non c'è più modo di tornare indietro.
Se Luke vorrebbe tenerla con sé in Scozia per tutta la vita, Lia, dal canto suo, non ha la minima intenzione di rinunciare a tutto ciò che sta conquistando da quando è partita.
Non sapeva proprio cosa fosse l'amore, nonostante le decine di romanzetti letti nei primi anni di liceo. Era qualcosa di sfumato, la relazione impossibile tra la ballerina e il pugile, la prima della classe e il delinquentello da quattro soldi, era solo fiori e baci, oppure era sofferenza, strazio.
Astrazione, comunque, sempre quella.
Com'è che ora l'amore ha il volto di Luke Hemmings sopra di lei, sudato e rosso?


Ashton ha una playlist su Spotify che vanta ottantadue followers (che non ha ancora capito come facciano a trovarlo).
Adora la musica, di ogni tipo, e gli piace avere una lista infinita di canzoni dalla quale attingere ogni volta che gli va. Tiene le cuffie nelle orecchie per buona parte del pomeriggio, ogni giorno, e spazia dai Blink 182 ai Nickelback, passando per Rihanna, che ogni tanto tira fuori delle perle.
Oggi non è andato a scuola, ma Claude non lo sa.
Helena dovrebbe averlo intuito, altrimenti Ashton non si spiegherebbe l'occhiata complice che gli ha lanciato un secondo giusto prima che uscisse di casa.
Nello zaino nero, quello che Luke s'è divertito a decorare con lo sbianchetto, ha infilato soltanto una busta trasparente che contiene solo una decina di fogli stampati, gli altri venti sono già stati consegnati.
A caratteri piccoli, nero su bianco, c'è il suo curriculum e nessuno lo sa, nemmeno Zara.
Da quando c'è Lia, tutto è cambiato: non parlano più, loro due, è tutto strano, come cristallizzato. E lui ci prova a muoversi, fare un po' di caos, ma gli altri (tutti gli altri) sono come bloccati, ghiacciati, fermi nella loro solita vita del cazzo.
Cambia canzone, perché di ascoltare gli Arctic Monkeys ora non ne ha voglia, e entra in quello che è certamente il negozio preferito della sua sorellastra, intenzionato a comprarle un regalo.
Non ha la minima intenzione di spegnere la musica, anzi la alza, coprendo completamente il suono ovattato della musica che c'è nel locale che giunge alle sue orecchie.
Il beanie nero che ha preso in prestito da Lia comincia a prudergli la fronte, mentre gira lentamente tra gli scaffali e i tavoli in legno dipinto di nero.
Prende tra le mani un crop top bianco: ne studia il taglio, il tessuto, poi lo rimette a posto, perché effettivamente Zara è già abbastanza pallida senza che lui le compri qualcosa di candido.
Trova finalmente qualcosa, tra i maglioncini di lana e le camicie di flanella. Afferra il top in pizzo, consapevole che una cosa così addosso a lei farebbe impazzire chiunque, e si dirige alla cassa, deciso a tornare a casa il prima possibile.
E' un caso, poi, che volti lo sguardo verso destra, incrociando con lo sguardo le mani esili di Nina Sanchez che, con incredibile maestria, sfilano il cartellino da una collana dorata.
La ragazza si guarda in giro attenta, mentre con un solo gesto fluido lascia cadere l'accessorio all'interno della sua borsa in cuoio.
Ashton aggrotta le sopracciglia e i piedi si muovono in automatico, seguendola quando si allontana.
- Nina - la richiama, la voce ferma, mentre con la mano che non regge il regalo per Zara toglie gli auricolari.
Lei si volta di scatto, come spaventata; Ashton può osservare come i muscoli del suo bel viso si rilassino, appena si rende conto che è solo lui e che la sta passando liscia, ancora.
- Cosa stavi facendo?
- Un giro - sorride affabile. Oggi ha scelto un rossetto color corallo che si sposa alla perfezione con il suo incarnato.
- Non dirmi cazzate. Ti ho vista.
- Sto facendo davvero un giro.
Ashton rotea gli occhi: - E ti è caduta una collana in borsa, immagino.
- Non farmi la paternale - lo minaccia Nina, l'indice puntato contro di lui - Voi fate ben di peggio!
Lui storce la bocca, arricciando il naso.
- So tutto quello che fate quando uscite e non... non crederti migliore di me, non lo sei, nessuno di voi lo è! - Nina sembra quasi sull'orlo del pianto.
Ha ancora la voce che trema, come le gambe, quando Ashton la abbraccia stretta e la accompagna fuori dal negozio, senza lasciarla un secondo.
Il top che aveva intenzione di regalare a Zara è rimasto appoggiato a uno dei tavolini, completamente dimenticato.















NdA: Buonasera a tutte :)
Come ho già detto ad Alessandra, spero che sia uscito qualcosa di decente, anche se la vedo dura ahahah nel caso, se fa schifo, è tutta colpa della playlist di Ashton Irwin su Spotify (shame on him).
Nulla, che dire? Non so esattamente che cosa significhino i tatuaggi di Calum e ovviamente ci ho ricamato su la storia come più mi serviva, però i significati che lui dice nel capitolo sono reali.
Poi, mh, Lia e Luke. Lo so perfettamente che sembra stia andando tutto troppo veloce. Prima non si cagano, poi partono e si baciano, vanno a letto e bla bla, ma fidatevi di me, a tutto c'è un perché :)
E infine, state ben attente a quello che è successo nell'ultimo paragrafo. Oltre all'omaggio alla playlist su Spotify (lol), c'è un indizio moooolto importante!
E con questo mi dileguo, fuggo proprio ahahah
Buona settimana :*

Eleonora



  
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