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Autore: eugeal    24/03/2015    3 recensioni
Lo sceriffo è tornato e Nottingham è salva.
Durante l'assedio, Marian ha scoperto un lato di Guy di Gisborne che non conosceva.
Genere: Avventura, Generale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Guy di Gisborne, Marian, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'From Ashes'
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Allan vide arrivare lo sceriffo e fece del suo meglio per fondersi con le ombre del corridoio: quella mattina l'uomo sembrava di pessimo umore, più del solito se possibile, e lui non ci teneva affatto a farsi notare.
Di solito quando lo sceriffo era in quello stato d'animo era Gisborne a dover sopportare le sue sfuriate, ma in quel momento lo sceriffo era solo, seguito solo da due guardie che avevano l'aria di voler essere a qualche miglio di distanza da Nottingham.
Allan si appiattì contro la parete, cercando di assumere un'aria insignificante, ma il suo tentativo fallì miseramente: lo sceriffo lo vide, si fermò di colpo e puntò un dito contro di lui.
- Tu!
Allan esitò per un attimo, ma lo sguardo furioso dello sceriffo gli fece capire che avrebbe fatto meglio a non contrariarlo.
- Sì, mio signore?
- Dov'è quell'incapace di Gisborne?!
- Di solito a quest'ora è con lei, mio signore. - Balbettò Allan, sorpreso da quella domanda, ma le sue parole sembrarono irritare ulteriormente lo sceriffo.
- Se ti ho chiesto dov'è, secondo te questa mattina si è presentato al lavoro, razza di idiota? Un indizio: no!
- Forse... forse non sta bene. Quella di ieri è stata una giornata difficile.
- Non è nei suoi alloggi e a quanto pare ieri non ci ha nemmeno messo piede. - Ringhiò lo sceriffo, riprendendo a camminare lungo il corridoio e facendo cenno ad Allan di seguirlo. Alle loro spalle le guardie si fermavano ad aprire le porte delle varie stanze per controllarle. - A quest'ora quell'idiota dovrebbe essere già sulle tracce di Robin Hood per recuperare il Patto, l'unica scusa valida che può avere per non essersi presentato puntuale è quella di essere morto durante la notte. Ora trovatelo, oppure finirete tutti impiccati!
Allan sussultò a quella minaccia e si accorse che anche le due guardie erano terrorizzate. Non sarebbe stata la prima volta che lo sceriffo sfogava la sua frustrazione sui primi che capitavano davanti ai suoi occhi.
- Signore, ha provato a chiedere a lady Marian? Forse lei lo ha visto. - Suggerì timidamente Allan. Forse davanti alla ragazza lo sceriffo si sarebbe calmato oppure avrebbe deciso di prendersela con lei, ma in ogni caso avrebbe distolto l'attenzione dal suo collo e da quello delle sfortunate guardie.
- Sarà meglio per Gisborne che non abbia trascurato il lavoro per andare a scodinzolare dietro a quella lebbra in gonnella. - Disse lo sceriffo, tetro, poi puntò un dito verso Allan. - Portala qui.
- Sì signore.
- No, aspetta! Penso che andrò a parlarle personalmente. - Concluse lo sceriffo con un sorriso maligno. Se non fosse riuscito a trovare Gisborne, strapazzare la ragazza gli avrebbe comunque dato un minimo di soddisfazione.

Era da molto tempo che il sonno di Guy di Gisborne non era così sereno.
Di solito si svegliava presto, disturbato da qualche incubo angosciante che spesso gli impediva di riaddormentarsi. Quando riusciva a farlo, il suo sonno era agitato e non lo lasciava mai veramente riposato.
Ogni notte nei suoi sogni c'erano le fiamme ardenti di un incendio e lui non era mai capace di spegnerle: doveva restare a guardare mentre gli strappavano via tutto quello a cui teneva.
Poi, sempre più spesso ormai, apparivano i volti insanguinati delle persone che aveva ucciso per conto dello sceriffo. Non dicevano nulla e si limitavano a guardarlo, sfilando davanti a lui in una specie di processione muta.
Non quella notte.
Era in un posto caldo, ma senza l'infuriare distruttivo del fuoco e per una volta lo sguardo che si posava su di lui era quello ammirato di Marian invece di quello accusatorio delle sue vittime.
Si sentiva bene, completamente in pace.
Se avesse potuto scegliere avrebbe preferito continuare a dormire, ma una serie di colpi violenti alla porta lo costrinse ad aprire gli occhi.
La prima cosa di cui si accorse fu che quella non era la sua stanza, poi si rese conto che non era da solo in quel letto estraneo, ma che il corpo morbido e caldo di una donna era rannicchiato accanto a lui e lo teneva stretto in un abbraccio, il viso appoggiato alla spalla di Guy e nascosto dai capelli arruffati.
La ragazza si mosse nel sonno, anche lei disturbata dal bussare furioso alla porta e Guy si trovò a fissare incredulo il volto di Marian, poi la porta si spalancò di colpo e lo sceriffo marciò nella stanza, seguito da Allan e da due guardie dall'aria sconvolta.
Marian si svegliò del tutto con un grido di sorpresa e rimase a fissare gli intrusi, allibita, e anche Guy restò immobile accanto a lei, come un coniglio ipnotizzato dallo sguardo di un serpente.
Lo sceriffo fu il primo a riprendersi dalla sorpresa e la sua espressione da minacciosa divenne beffarda. Scoppiò in una risata maligna e puntò lo sguardo sulla ragazza.
- Beh, chi lo avrebbe mai detto? Lady Marian non è poi così innocente e pura come vorrebbe far credere.
Marian arrossì furiosamente nel capire l'implicazione di quelle parole e Gisborne fece per rispondere allo sceriffo, ma l'uomo lo zittì puntandogli contro un dito con aria minacciosa.
- Tu sei già abbastanza in ritardo. Ma riconosco che questa è una scusa migliore rispetto all'essere morto. Forse ora che te la sei portata a letto smetterai di scodinzolarle dietro come un idiota. Adesso liberati di lei e datti da fare, voglio la testa di Robin Hood.
Lo sceriffo lanciò un ultimo sguardo malizioso a Marian e uscì dalla stanza.
Gisborne si accorse della presenza di Allan e delle guardie che li stavano ancora fissando a bocca aperta e si alzò dal letto con aria minacciosa.
- Fuori di qui! - Ringhiò, indicando la porta e i tre uomini si affrettarono a obbedirgli senza azzardarsi a protestare.
Una volta rimasti soli, Marian si coprì il volto con le mani, con un gemito di sconforto e Guy si voltò a guardarla, ancora confuso.
- Cosa è successo?
La ragazza sospirò.
- Nulla. Ti sei addormentato e anche io. Solo questo. Ma lo sceriffo ha pensato che noi... - Si interruppe, incapace di proseguire per la frustrazione e l'imbarazzo e si asciugò le lacrime dagli occhi con il dorso della mano.
- Gli dirò che non è vero... - Disse, poco convinto, e lo sguardo di Marian sottolineò l'inutilità di quelle parole.
- E secondo te ci crederà? - Disse, e Guy sentì l'amarezza nella sua voce. - Anche se lo facesse, non si lascerebbe sfuggire l'occasione per umiliarmi e compromettere la mia reputazione. E se non lo farà lui ci penseranno Allan e le guardie a diffondere la voce.
- Oh no, non lo faranno. - Disse Guy, tetramente.
- Probabilmente lo stanno già facendo e poi cosa vorresti fare per impedirglielo? Ucciderli o torturarli? - Disse Marian, con rabbia e Guy la guardò, rattristato da quel tono pungente.
- Mi dispiace.
Marian scosse la testa, già pentita per essersela presa con lui. Si alzò in piedi, si avvicinò a Guy e gli mise una mano sulla spalla.
- Non è colpa tua.
Guy appoggiò le dita su quelle di Marian per un attimo.
- Dovrei essere in grado di proteggerti e invece... - Disse, con un sorriso triste. - Se mi sposassi lo sceriffo non potrebbe fare nulla contro di te, ma se non lo hai accettato ieri per salvarti la vita dubito che lo faresti ora solo per proteggere la tua reputazione. Non sbaglio, vero?
Marian non rispose. Avrebbe voluto dire qualcosa, qualunque cosa, pur di dissipare quel velo di tristezza dallo sguardo di Guy, ma si era ripromessa di non mentirgli più.
Fu Gisborne a rompere il silenzio, togliendo la mano da quella di Marian con un mezzo sospiro.
- Lo immaginavo. Ora è meglio che vada, avrei dovuto essere fuori dal castello già da qualche ora.
Raccolse la spada da terra e se la allacciò in vita, poi sedette sul letto per rimettersi gli stivali. Si accorse che Marian si era avvicinata ed era in piedi di fronte a lui e alzò lo sguardo su di lei con aria interrogativa.
La ragazza gli porse i guanti, seria.
- Fai attenzione nella foresta. Non correre rischi solo per far contento lo sceriffo.
- Perché, hai paura che possa riuscire a catturare Robin Hood?
- Non voglio che ti succeda nulla di male, Guy. - Disse Marian con dolcezza. E stavolta era sincera.
Gisborne prese i guanti dalle sue mani, scuotendo appena la testa. Le rivolse un sorriso ironico e uscì dalla stanza con un breve cenno di saluto.
Marian ascoltò i suoi passi che si allontanavano in fretta lungo il corridoio e sospirò.
Non le aveva creduto.
In fondo perché avrebbe dovuto?
   
 
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