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Autore: Saja    25/03/2015    0 recensioni
100 prompts tutte categoricamente Rumbelle!
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Belle, Signor Gold/Tremotino
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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11. Vista

Storia a più capitoli (98. Scelta libera –Incontro-; 02. Pomeriggio; 74. Timidezza; 52. Anarchia; 72. Insensibilità; 11. Vista; 77. Collera; 95. Scelte)

Passarono alcuni giorni. Ma da quell’uomo non ricevette risposta alcuna. Gli orchi continuavano intanto ad avanzare, tanto che ormai erano alle porte della città di Avonlea. Le cose non si stavano mettendo per niente bene. Altri dispacci erano arrivati, altre vittime erano state mietute e lui, nonostante tutto, non si era presentato.

A questo stava pensando Belle mentre fermava il suo cavallo davanti all’ormai famoso albero, sperando in un miracoloso ritorno di Rumpel prima che quei mostri arrivassero per distruggerli tutti, avrebbe voluto vederlo almeno per un’ultima volta.

Ma come al solito, scoprì che non c’era nessuno ad aspettarla. Si sedette, come faceva allora, con la schiena contro il tronco e guardò i rami chiudendo gli occhi. All’improvviso un rumore poco distante da lei attirò la sua attenzione. Un uomo incappucciato la stava osservando, o almeno era questo che le pareva, poiché non riusciva a vedergli il volto.
La principessa non seppe subito se l’uomo fosse reale o solo una visione, tanto sembrava alieno in mezzo a quella foresta. Strinse le labbra indecisa sul da farsi, ma poi prese coraggio e parlò. “Chi siete?” chiese, ma l’uomo non si mosse minimamente. Si alzò e tenuta una mano sul tronco cercò di studiarlo stringendo gli occhi. Il mantello rosso, i guanti marroni, le ciocche di ricci, castani, che scappavano dal cappuccio. Mille pensieri si affollavano nella mente di Belle, ma solo un nome si fece strada nella sua bocca. “Rumpel?”. L’altro parve risvegliarsi solo allora. Belle rincuorata dal fremito di lui, si staccò definitivamente dal tronco e fece qualche passo andandogli incontro. “Rumpel!” sorrise, mentre le lacrime iniziarono a scendere copiose dai suoi occhi.

L’altro non parlò ancora, gli tremavano le ginocchia, mentre alcune farfalle danzavano dentro il suo stomaco, quando l’aveva vista seduta al loro solito posto ed il cuore aveva iniziato a battergli freneticamente in petto, la ragazza era più bella di quanto se la ricordava. “Belle…” sospirò quasi senza accorgersene. Chiuse gli occhi assaporando quel dolce nome, immaginando che avrebbe potuto solo allungare la mano e sfiorarla, abbracciarla, baciarla. Ma si riebbe subito. “Aspetta!” disse fermandola. “Non ti avvicinare”.

Belle si bloccò a quel comando. “Cosa?” chiese allungando il braccio, illudendosi, anche lei, che sarebbe arrivata a toccarlo. “Belle, amore” parlò ancora lui “scusami, non sono venuto per restare” vide l’espressione turbata sul suo viso e gli si strinse il cuore. Aveva deciso di fare una capatina al loro albero, dopo essere stato al cimitero a salutare le zie, ma vi aveva trovato l’ultima e l’unica persona che voleva vedere e non vedere nella sua “visita” di cortesia, ad Avonlea. “Sono venuto per liberarvi dagli orchi, poi me ne andrò” le spiegò. “No, no, amore” rispose lei “ho mandato un messaggio al Signore Oscuro, chiedendogli di aiutarci. Non devi affrontare tu quei mostri. Ora che sei qui potremmo… possiamo spiegare a mio padre di noi, così dovrà farsi una ragione del perché non posso sposare Gaston”.

“No” sospirò lui chinando il capo “no, non posso. Perdonami, non posso tornare con te, non posso rimanere qua. Ma sappi, sappi che ti amo sopra ogni cosa, per sempre”. Si girò e stava per andarsene quando lei lo raggiunse. “Perché?!” la sentì farfugliare tra i singhiozzi, sentendosi tirato per una manica “finché morte non ci separi, ricordi? Me lo hai detto tu stesso quel giorno ed io… io sono già stata separata da te per troppo tempo”. Lui non rispose ma si ostinò a non guardarla in volto. “Rumpel rispondi” urlò risoluta lei. “E’ per via di Gaston? E’ per lui? Non lo avrei mai sposato, lo sai, indipendentemente da quello che può dire mio padre”.

“No” ripeté caparbio lui “non è per il pagliaccio” ammise. “Anzi, forse è meglio se ti rifai una vita, senza… senza di me” ammetterlo a voce alta gli straziò il cuore molto più in profondità. Aveva preso quella decisione già al castello oscuro. Avrebbe volentieri ucciso il pagliaccio perché non avvenisse nessun matrimonio, ma la paura che Belle lo rifiutasse dopo averlo visto, lo aveva fermato e lo aveva fatto ragionare. Cosa le avrebbe davvero offerto lui? Di essere richiusa in un castello tra pregi e lussi, con la perenne paura, da parte di entrambi, che qualcuno le si avvicinasse per farle del male, per ferire lui? E poi, sarebbe riuscito a proteggerla per sempre? L’avrebbe davvero esposta a questo? No… sarebbe stato meglio che lei vivesse in un castello, vero, contornata da pregi e lussi ed una miriade di bambini, gli stessi che avrebbe voluto lui, per loro, ma con un uomo, normale, che la facesse star bene.

“Addio, Belle”.

Il silenzio che seguì quelle parole fu spezzato dai singhiozzi di lei. “No, menti. Non puoi dire sul serio, non puoi farmi questo. Non tu”. Ma l’altro non rispondeva, restava fermo ad aspettare, a sperare che Belle, capisse, che lasciasse andare la sua manica ed indignata tornasse al castello. Che lo odiasse anche, ma che lo lasciasse andare, precipitare nella sua oscurità, senza trascinare in fondo anche lei. “Rumpel, parlami! Dimmi che non pensi neanche una parola di quello che hai appena detto!”, poteva sentire il suo respiro farsi irregolare e anche se non la guardava, poteva immaginare le gote rosse della ragazza in netto contrasto con gli occhi azzurri, lucidi. “Per piacere, per piacere, parlami!” supplicò lei. Lui si scostò ma restò chiuso nel suo mutismo. Fu un secondo. Belle che lo chiamava, la sua mano affusolata, salita a togliergli il cappuccio, una grande nuvola a coprire per un attimo il sole.

Il sole tornò prepotente ad inondare con la sua luce quel pezzo di foresta. Belle indietreggiò quando i suoi occhi si scontrarono con quelli da rettile di lui. La pelle grigia, i capelli ricci che ora ricadevano liberi quasi fin su le spalle. Gli occhi azzurri lo guardavano sgranati, la bocca aperta, alla ricerca di parole, che tardavano ad arrivare. Rumple si sentì morire. Era quella l’espressione che non avrebbe mai voluto vedere sul suo viso. D’istinto indietreggiò di qualche passo.

“Tu… tu sei…” le parole salivano dal petto di lei, con fatica, come il respiro che stava cercando, mentre boccheggiava, gli occhi tornavano normali “Il Signore Oscuro, daerei, si” ammise “mi hai chiesto di scacciare gli orchi da Avonlea ed è quello che farò” le disse. “Dopo di che, non mi vedrai mai più”, si girò e prese a camminare. La principessa restò interdetta a quelle parole. “Aspetta!” questa volta fu lei ad utilizzare un tono autoritario. “Dimentichi forse, che noi siamo sposati?” gli chiese “quindi, non me ne importa nulla. Ora che ti ho ritrovato, dove tu andrai, verrò anch’io” sottolineò quella frase iniziando a camminare per arrivare al suo fianco. L’altro sbuffò “Perché non vuoi capire che sto cercando di salvarti?” lei lo guardò con fare interrogativo ma non replicò. “Belle, in questi dieci anni ho fatto delle cose...” come poteva dirle che aveva agito per suo tornaconto personale, che il pugnale aveva svegliato in lui una parte malvagia che non sapeva neanche di avere. “Devi starmi lontano” le intimò.

“Se no?” sorrise lei, con quell’aria dolce, di quando era felice.

 ‘Potresti farti male ed io non voglio questo’ pensò soltanto, troppo tardi, mentre lei stava già passando le braccia intorno al suo, posando il viso sulla spalla. Rumpel si beò un attimo di quella sensazione, ma si impose di andare fino in fondo. La scostò.

“No… no! Devi starmi lontana” tornò a rimarcare.

“Ma Rumpel…” protestò lei, mentre lui la guardava un ultima volta e con un “Addio, Belle” spariva dentro una nube viola.
  
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