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Autore: _Giuls17_    25/03/2015    5 recensioni
Katniss e Peeta hanno vinto la guerra e adesso vivono al Dodici, stanno imparando di nuovo a conoscersi e ad amarsi, sanno che ci vorrà del tempo ma finalmente non dovranno più lottare, ma nello stesso tempo, in un luogo sconosciuto, ma in realtà vicino, Tobias scopre un'amara verità: Tris è morta, e tutto il suo mondo con lei.
Un nemico comune, una nuova guerra li faranno incontrare, poichè c'è un Mostro in ognuno di loro, ma solo Tris è stata messa davanti a quella triste realtà.
C2: -Chi sei tu?-
-Il mio nome è Tris. Ti prego non sparare.
C3: -Ti hanno detto il loro nome.-
-Sì, li hanno chiamati Hunger Games.-
C4: Cercò di reprimere l’orrore che provava per se stessa ma non ci riuscì, si odiava per come l’avevano fatta diventare: un mostro.
C6: Ricordo così bene il giorno che ci siamo visti la prima volta, [...], Io non ho dimenticato, Tris.
C8: -Quattro lasciami.-
C10: Scattò in avanti ma prima che potesse afferrarle il corpo sentì un altro ago perforarle la pelle.
C13: -Dove sei stata per tutto questo tempo?- domandò quasi sulla sua bocca.
-Stavo tornando da te.- rispose lei.
Genere: Azione, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Caleb Prior, Christina, Four/Quattro (Tobias), Tris
Note: Cross-over, OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Where have you been
 
-Lascia che io controlli meglio le ferite.-
Caleb avanzò lentamente verso Tris, era stato chiamato da Tobias pochi minuti fa ed aveva raggiunto l’hovercraft quasi al tramonto.
Quando aveva visto tutto quel sangue sul pavimento, aveva sentito la paura insinuarsi nuovamente nel suo cuore, temendo che sua sorella fosse morta, di nuovo, poi però aveva spostato lo sguardo e l’aveva vista e in qualche modo tutto era tornato a suo posto.
Però la differenza l’aveva notata: Tris sembrava più umana.
Adesso assomigliava alla Tris Abnegante che aveva visto l’ultima sera in casa, alla quale aveva consigliato di scegliere per se stessa.
-Sì.- sussurrò, senza guardarlo.
 
Indossò dei guanti e controllò la ferita alla testa, aveva una piccola incisione ma non sarebbero stati necessari dei punti per quella.
-Puoi usare questa.- Katniss gli passò un barattolo sigillato.
-Li usavamo nell’Arena per guarire più velocemente, fanno miracoli.
-Bene.-
Aprì la scatoletta e prese una piccola dose di unguento per spalmarla sulla ferita in testa, la sentì sussultare ma non perse la concentrazione; guardò la sua faccia e i lividi, passò una pomata che si era portata da casa, per lievi contusioni, sapendo che avrebbe accelerato il processo di guarigione e poi osservò la ferita da arma da fuoco.
-Come l’avete tolta la pallottola?- chiese osservando il piccolo foro che ancora perdeva sangue.
-Abbiamo anche noi una tecnologia abbastanza avanzata.-
-Avete fatto un ottimo lavoro, la ferita non si è allargata e avete limitato i danni.- sussurrò, ci passò sopra l’unguento e una garza intorno alla spalla.
 
Tris si morse il labbro per evitare di urlare, non le piaceva questa nuova parte di lei sensibile e insicura, sarebbe stata d’intralcio durante il combattimento e lei non poteva permetterselo.
Non adesso che era così vicina a scovare David.
-Cos’è successo?- chiese Tobias, la sua mano non aveva lasciato la sua schiena e quel breve contatto l’aiutò a connettere il cervello.
-Siamo arrivati e il Dipartimento era vuoto: tutto il personale era sparito, erano rimaste solo le guardie e hanno iniziato a sparare.- Tris chiuse gli occhi un attimo e poi osservò i suoi amici, non erano feriti, forse qualche piccolo graffio ma questo l’aiutò a rallentare il battito frenetico del suo cuore.
 
Li ho messi in pericolo.
“Quella in pericolo eri solo tu.”
 
-Io sono andata da David, ma un muro di vetro ha impedito ai miei proiettili di colpirlo ma…-
-Cosa ti ha detto prima?-
-Io sono l’unica Divergente che conosce, che gli è rimasta, userà le mie costanti, riscontrate nel mio DNA, per inserirle in un logaritmo che avvierà il lancio di un programma affinché rintracci i Divergenti, ma non sarà sufficiente.- scosse la testa e riprese, -Otterrà solo risultati obsoleti, incompleti.
Quindi userà l’Arena per determinare i veri Divergenti.-
-Purificare la razza, mi sembra di sentire Jeanine, o meglio la parte opposta della bilancia.-
-Non avevamo tutti i torti, Peeta.-
-A quanto pare il suo piano è…-
-Diabolico? Da sadici? Ci sarebbero così tanti termini da usare ma non è questo il punto, lui vuole me e se io non mi…-
-Non ci provare.- la voce tagliente di Tobias la fece gelare.
-Tu non ti consegnerai di nuovo al pazzo squilibrato di turno per evitare una guerra, anche perché sai benissimo che la guerra non potrà essere evitata e finirai per mettere a rischio nuovamente la tua vita.-
-Non posso starmene con le mani ferme a guardare quel pazzo, scovare altri Divergenti e metterli in un’Arena per ucciderli.-
-Puoi o al meno lasciaci escogitare un piano d’attacco, non hai mai avuto molto rispetto per la tua vita e credevo che adesso le cose fossero diverse, ma mi sbagliavo.-
-Tobias questa guerra continua per le persone come me, io non posso stare ferma e basta!- asserì decisa, incrociando le braccia al petto.
-Ne parliamo domani con più calma, adesso tu vieni con me.- decretò, prendendole una mano e facendola scendere dal tavolo.
-Cosa? E perché?-
-Perché se ti lascio sola, farai qualcosa si stupido e voglio poterti vedere domani mattina e non piangere su un altro cadavere.-
 
Tris rimase in silenzio decisa a non aggiungere altro, lo capiva benissimo e non lo intralciò, lo avrebbe fatto anche lei nei suoi confronti se fosse tornato dalla morte e continuasse a mettere in pericolo la sua vita, come se non fosse importante.
 
***
 
Tobias aprì la porta di casa e la lasciò passare, Tris era rimasta in silenzio per tutto il tempo e lui non aveva avuto il coraggio di aggiungere altro.
La osservò guardare la sua casa, non era poi così arredata, assomigliava per certi aspetti alla residenza degli Intrepidi, poiché nonostante l’abolizione delle Fazioni quello era stato l’unico mondo che aveva conosciuto per anni, e non era riuscito ad abbandonarlo del tutto.
-Ti prendo qualcosa con cui dormire.-
Entrò nella stanza da letto ed uscì un pantalone di tuta e una maglietta, ai primi si era abituato nell’ultimo periodo non essendo più abituato a portare qualcosa di differente dai pantaloni aderenti degli Intrepidi.
-Tobias…-
-No Tris, non cercare di convincermi che lo fai perché ti senti in colpa; non dire che tutto dipende da te, come se essere Divergente ti abbia marchiato a vita; e non dire neanche che lo fai per me, perché stavolta non sarei capace di perdonarti.-
Si voltò e la trovò davanti alla porta della sua camera, le mani strette a pugno, così forte che notò le nocche bianche, e vide anche le lacrime scenderle lungo il viso.
 
-Non ho mai voluto lasciarti quel giorno, non desideravo morire ma quando ho visto mio fratello, quando ho visto la sua paura, ho deciso di farmi carico anche di quello.-
Il ragazzo la guardò, stralunato, ma poi capì a cosa si stesse riferendo: al famoso giorno di due anni fa, quando lei era morta e lui aveva pianto su quel cadavere.
-Ho capito che non me lo sarei mai perdonato, ho capito che il senso di colpa mi avrebbe dilaniato ogni giorno, sempre di più, lasciandomi vuota e non potevo permetterlo, non con te al mio fianco e ho scelto di sacrificarmi perché tu saresti stato in grado di andare avanti, l’ho sempre saputo.-
Rimase in silenzio, sentendo il cuore battere troppo forte, facendogli quasi male.
-Quando sono entrata nella camera delle armi, sapevo di poter sopravvivere al Siero, ne ero convinta e lo avevo battuto, David è stato un imprevisto che non potevo pianificare, ma non avrei mai voluto dirti addio, avevo così tanti progetti per noi che quando ho sentito il secondo colpo tu eri l’unico rimpianto che avevo lasciato, non mio fratello, non Christina e i miei amici, ma tu perché ti ho sempre amato così tanto da stare male.
E non averti potuto dire tutto questo mi ha dato la sensazione di morire sotto atroci dolori.-
 
Tobias scattò, tutti i suoi sensi lo avevano sempre fatto in sua presenza, prese il viso di Tris tra le mani e la baciò con foga, non gli importava delle ferite, del dolore, gli importava solo colmare quel vuoto che lo aveva perseguitato per due anni a questa parte.
Aveva solo bisogno di lei.
La sentì appoggiare le mani sulla base del collo e stringere piano, grugnì senza volerlo, non le poteva essere indifferente e sentì la scarica di adrenalina nel suo corpo.
Lei gli avrebbe sempre fatto quell’effetto.
 
La trascinò, piano, vicino al letto, senza smettere di baciarla, toccando quel corpo che aveva quasi dimenticato, soffermandosi sui fianchi: adesso più piccoli di prima; sul profilo del suo seno, sfiorandole delicatamente i glutei.
La fece sdraiare e lui si sistemò sopra, appoggiandosi sui gomiti per non pesarle, le spostò una ciocca di capelli e la osservò anche lei stava facendo lo stesso.
-Come fai ad amarmi?- domandò, toccandogli con mani tremanti il viso.
-Ti ho sempre amato Tris, non ho mai smesso di farlo. E tu?-
-Anche io ti amo, Tobias. La mia vita senza di te è stata così difficile.- sussurrò, lasciando uscire altre lacrime.
-Adesso non lo sarà più.-
Si abbassò e le sfiorò le labbra con le sue, continuando per la guancia, lungo la mandibola e poi sul collo, baciò ogni centimetro di quella pelle, scendendo lentamente lungo la clavicola, baciandole i tatuaggi e sempre più giù.
-Non credo di poterlo fare.- lo interruppe.
-Perché?-
Osservò gli occhi di Tris e vi lesse non solo il desiderio ma anche paura, lei aveva paura.
-Ho paura che tu mi tocchi e provi disgusto per quella che sono.-
Si alzò e tirò su anche lei, le gambe incrociate e la osservò: si tolse la maglietta.
-Non potrò mai avere paura di quella che sei, come te, anche io porto il marchio di quello che ho passato.- le prese le mani e le poggiò sulla schiena, lungo il tatuaggio.
-Lì, è dove Marcus colpiva sempre, lì è stato fatto per non smettere di ricordare, adesso.- lasciò le sue mani e le tolse la maglietta, nonostante la sua piccola resistenza.
Le sorrise e posò le mani lungo la schiena, sentendo le cicatrici delle frustate lungo di esse.
-Queste non mi faranno mai paura perché io e te siamo simili, perché io ti amo e perché questo corpo è perfetto così com’è, per me è sempre stato così.-
 
Tris trattene il fiato, l’aveva già sfiorata lì ma aveva sempre indossato la maglietta, cercò di sfuggire a quel contatto ma il suo sguardo, la inchiodò, il cuore iniziò a battere forte, a pompare più velocemente il sangue e sentì l’adrenalina scorrerle lungo le vene: lo voleva.
Lo aveva sempre voluto e non avrebbe mai potuto rinunciare a loro, non di nuovo.
Si avvicinò a lui, lasciando una mano sulla schiena e appoggiandone una sul petto e lo baciò piano, cercando di fargli capire cosa provava.
-Puoi toccarmi.- sussurrò, rendendosi conto di voler sopravvivere a quella paura.
-Io non abuserò mai di te, perché io ti amo, Tris.-
Quelle parole s’insinuarono nel suo cuore ed annuì, velocemente, cercando di far cessare le lacrime; era quella la sua vera paura, essere usata di nuovo come un oggetto, di essere spazzatura ma si vergognò immediatamente per aver pensato una cosa del genere.
Tobias non era loro, lui non le avrebbe mai fatto del male: lui si era sempre preso cura di lei.
 
-Dove sei stata per tutto questo tempo?- domandò quasi sulla sua bocca.
-Stavo tornando da te.- rispose lei, colmando quella breve distanza tra di loro.
Lo sentì sorridere nuovamente contro la sua bocca e lo fece anche a lei, spense la mente e si lasciò andare.
Forse per quella volta avrebbe potuto evitare di fare la martire, forse avrebbe potuto trovare un’altra soluzione, per lui.
Per non lascialo ancora una volta.
 
“Potremo farlo ma sappiamo tutte e due che la guerra dipende da noi.”
Non stasera.
 
Tobias le tolse lentamente i panatoli, baciando ogni centimetro della sua pelle, delle sue gambe come se la stesse venerando, tornò vicino alla sua bocca ma invece di baciarla le slacciò il reggiseno e baciò il solco tra i suoi seni.
Tris gli sfiorò la schiena, scendendo per slacciare il bottone dei suoi jeans, li lasciò cadere a terra.
La baciò piano, assaporando la sua bocca, il suo sapore e imprimendosi nella mente tutti quei dettagli, e dopo poco entrò in lei e si perse del tutto.
Sentendo che quella era casa sua, che tutto sarebbe andato bene se lei fosse rimasta con lui.




∞Angolo dell'Autrice: Buon pomeriggio a tutti ed eccoci qua con un nuovo capitolo *_* 
Come al solito sono sempre felice di postare per voi questi piccoli scleri personali, poichè voi ogni volta mi riempite il cuore di  gioia con i vostri commenti, che mi aiutano sempre a dare il massimo in tutto!!
Il capitolo è corto, ve ne accorgerete, ma volevo dedicare un capitolo a Tobias e Tris senza aggiungere altri fatti; volevo regalargli una notte magica dopo l'inferno, insomma non me ne vogliate, ma prometto che il prossimo mi farà perdonare ^^
Adesso vi lascio allo spoiler:



-Consegnatemi.- continuò, senza guardarlo.
 
   
 
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