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Autore: Nono23    25/03/2015    2 recensioni
Avete presente quando la sfiga vi prende a braccetto e sta con voi per tutta la giornata? Quando già al risveglio capite che "Oggi... no, non è giornata!"? Ebbene, eccovi servito una "giornata-tipo"! Spero di avervi incuriosito almeno un po'!
Genere: Comico, Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Taro Misaki/Tom
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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<< Ma porca miseria!>> furono le sue prime parole in quella fredda giornata di Gennaio. La sveglia segnava le 08.15 e lei era ancora a letto. “ Ma perché, perché, perché?” si domandò mentre si vestiva e tentava di pettinarsi contemporaneamente.
Ingoiò la colazione il più in fretta possibile, si lavò i denti e corse fuori casa. Si precipitò al lavoro, in macchina, e giustamente, pensò lei, tutti i semafori, quando stava per passare all’incrocio, diventavano rossi e la costringevano a inchiodare di colpo.
Parcheggiò la sua Mini rossa davanti a un palazzo alto cinque piani dall’architettura moderna.
<< Cacchio!>> sussurrò guardando l’orologio azzurro al polso.
<< Buongiorno signorina Francesca. Il capo è già arrivato. Si sbrighi, è già in ritardo oggi.>> le disse la segretaria dietro al bancone.
“Ma vai a quel paese, va’! Già normalmente non ti sopporto, oggi poi ti conviene stare il più zitta possibile con me! Ah, dannazione! L’ascensore è occupato! Prenderò le scale!” pensò nel frattempo che saliva gli scalini a tempo record.
Arrivò davanti alla porta della sala dove stava il suo capo col fiatone. Fece tre respiri profondi, giusto per darsi un minimo di contegno, si riavviò i capelli ondulati e bussò.
<< Avanti!>>
<< Permesso. Scusi il ritardo. Buongiorno signore, le ho portato i modelli che aveva richiesto. Ecco.>> fece un breve inchino di cortesia, poi, con tono professionale, gli porse il fascicoletto di fogli che teneva stretto al petto.
<< Mh… Mh… Mh… tutto qui? Non sono i suoi disegni migliori. Mancano di originalità, sono tutte cose già viste… no, non vanno bene. Li voglio nuovi per domani. Ora esca e cerchi l’ispirazione per questi tre modelli. Forza, si muova! Il tempo è denaro!>> le urlò quasi dietro il capo, dopo aver visto i suoi disegni.
<< D’accordo, arrivederci signore.>> disse piuttosto gelida. Non che normalmente usasse un tono più dolce o chissà, ma questa volta era proprio tagliente…
S’inchinò e lasciò velocemente la stanza. Si accingeva a raggiungere il secondo piano a piedi quando una voce fin troppo conosciuta e odiata la fermò:
<< Nervosa? Beh, il capo non ha torto a dirti che i tuoi modelli fanno schifo!>> e rise perfido.
<< Chiudi quella fogna Lindani.>> le rispose poco amichevole Francy.
Riprese il suo percorso e guardò nuovamente l’orologio.
“Devo andare al supermercato, fare i modelli e vedermi con Tom più tardi. Ce la posso fare, il mio secondo nome è Wonderwoman! In fondo le cose impossibili di questo genere sono sempre state il mio pane quotidiano! Forza muoviamoci!” pensò lei sorridendo con fare di sfida.
Al supermercato…
“Ma porca di quella miseria porca! Proprio quello che mi serviva ne è vuoto lo scompartimento! Altro capitolo da aggiungere al libro –Alla sfiga non c’è mai fine- dannazione! E ora? Cosa gli compro?” pensò lei mentre scorreva velocemente gli occhi lungo lo scaffale delle scatolette di tonno. “Prenderò questo!”
Si avviò alle casse e sgranò le sue lastre castane appena notò che c’era la fila a tutti gli sportelli: “ E ma non è possibile!”
Emise un leggero ringhio di nervoso, poi sbuffò e si portò alla terza fila, aspettando con scarsa pazienza il suo turno. Finalmente poté pagare ed uscire da quel posto.
“ Odio i supermercati. Odio fare la spesa. Odio le casse. C’è un qualcosa che non odio di quello stramaledettissimo posto? No, se contiamo che dopo due minuti inizia a mancarmi l’aria e le persone vanno in giro come pecoroni con quei carelli carichi di cavolate! Ah!” pensò con un’espressione nervosa in volto.
Salì in macchina, depositò la spesa a casa e uscì per dirigersi nel parco vicino alla sua abitazione. Le donava una sensazione di pace e serenità che aveva il potere di calmarla. Non quella volta. Quel giorno faceva albergare dentro di sé una sensazione di oppressione e solitudine. Decise fosse meglio ritornare a casa e spremersi le meningi al massimo per far uscire tre modelli che potessero soddisfare quel vecchio testone scorbutico del suo capo.
Con un colpo di genio riuscì a fare tre schizzi splendidi in breve tempo e constatò che sarebbe stato l’ideale farsi una bella doccia calda. La eccitava parecchio e decise dunque che per quell’appuntamento si sarebbe vestita leggermente provocante.
Scollatura a cuore accennata di una maglietta rosso fuoco, una minigonna di jeans, leggins di lana bianche, scarpe alte rosse e un giubbotto nero.
Guardò per l’ennesima volta l’orologio al polso e notò che erano le 17.30. L’appuntamento era tra un’ora. Bene, pensò, avrò il tempo di truccarmi un po’. Rossetto rosso acceso, come piaceva a lei (e lui!), ombretto oro e poco fard carminio sulle guance. Raccolse i suoi capelli in una morbida coda laterale bassa e mise il suo profumo preferito –La vie est belle-.
Uscì di casa e si diresse con passo spedito al luogo d’incontro con Tom. Non vedeva l’ora di vederlo, quando…
<< AHHHH!>> seguito da un tonfo sonoro sul sedere.
<< Ehi! Guardi dove va!>> disse subito lei innervosita.
<< È lei che mi è venuta addosso!>>
<< Ma non è vero!>> e la discussione andò avanti per quasi cinque minuti, finché lo sventurato “investitore” dovette cedere e chiedere scusa.
<> parlò a voce bassa, per evitare che qualcuno la sentisse.
Quasi come sentendo la mancanza di sfiga nella giornata di Francesca, delle grosse nuvole nere coprirono il cielo e, lentamente prima, poi sempre più velocemente, lasciarono cadere sulla terra tutte le sue gocce e, giustamente, lei le raccolse imprecando e mettendosi a correre .
Entrò in un bar con i capelli completamente bagnati e i leggins masarati. Tutti si voltarono ad osservare la nuova avventrice in quel bar e Francy, col suo udito acuto, sentì vari commenti e risolini da parte dei clienti già seduti. Li ignorò e cercò con lo sguardo il tavolo che le interessava. Lo individuò, si diresse a passo svelto e si sedette tremante dalla parte opposta di dove si trovava un’ altra figura alta, muscolosa e dai corti capelli castani.
Lo osservò qualche secondo, poi mise un broncio adorabile e mugugnò indispettita:
<< È inutile che ti trattieni, tanto so che stai ridendo anche tu!>>
<< Scusami, ma sei troppo… solo un po’ buffa!>> si corresse dopo un’occhiata omicida di Francy, ma non resistette al riso che gli era salito alle labbra sin dal primo momento che l’aveva notata.
<< Hai finito?>> domandò sempre più nervosa lei, dopo averlo lasciato ridere, a suo parere, più che a sufficienza.
<< S-Sì! Scusa… comunque, che mi racconti oggi?>> evitò appositamente di pronunciare di bello, giusto per non farla arrabbiare più di quanto non lo fosse già.
<< Oggi? Una sfiga unica! Sembra mi abbia dato la mano e condotto per tutta la giornata!>>
<< Perché? Ch’è successo?>> chiese lui incuriosito.
<< Mi sono svegliata tardi, al capo non andavano bene i miei disegni e li ho dovuti rifare per domani, al supermercato non c’era più quello che mi serviva, c’era la fila ad ogni cassa! Stavo venendo qui contenta di vederti e mi scontro con un tizio che mi rompe le palle per cinque minuti. Poi, come ciliegina sulla torta, si mette a piovere all’improvviso e arrivo completamente fradicia da te. Questa è in riassunto la mia giornata fino a ora. La tua?>>
<< Aspetta… certo che questa è sfiga allo stato puro! Ah, solito da me. Allenamenti, flessioni e docce. Nulla di nuovo.>> ad interromperli venne un cameriere che portò loro due succhi alla pesca.
<< Ehi, ma…>>
<< Li ho ordinati io, se non ti dispiace.>>
<< Grazie!>> intanto il cameriere continuava a fissare Francy maliziosamente e Tom se ne accorse.
<< La ringrazio, può andare ora.>> disse leggermente geloso.
Lui quasi si riscosse e girò sui tacchi, tornandosene al bancone per servire i nuovi clienti.
<< Ehi, che c’è?>> chiese la sua fidanzata non capendo cosa fosse preso a Tom in quell’istante.
<< Nulla. … Non mi piaceva come ti guardava…>> cedette infine sotto lo sguardo indagatore di Francy.
<< … Sei geloso di me?>> domandò lei di botto e cogliendo alla sprovvista Becker.
<< Che stai dicendo! Mi preoccupavo per gli altri clienti che sarebbero rimasti a bocca asciutta perché questo se ne stava qui impalato. Non mi credi?>> chiese tentando di rivoltare la frittata dalla sua parte sull’argomento fiducia.
<< Con questa spiegazione e con quel broncio bellissimo che si sta formando sul tuo viso è difficile crederti, sai? E poi mica mi arrabbio se mi dici che sei geloso di me. Anzi! Significa che ci tieni a me! E di questo non posso che esserne felice. Grazie…>> lui la guardò con occhi increduli, poi rilassò i muscoli e sorrise dolce.
<< E di che? Sono io che ringrazio te per tutte le volte che mi capisci.>>
<< Se ti dovessi ringraziare per tutte le volte che mi sei stato accanto e ascolti i miei sfoghi… non finirei mai! E poi abbiamo promesso di non dirci più grazie perché in amore il grazie non serve. Il regalo più bello è che uno ci sia per l’altra.>> concluse lei.
<< D’accordo. Ehi stai tremando dal freddo, sei ancora tutta bagnata, vieni andiamo a casa a scaldarci, sarà meglio.>>
Lei non batté ciglio e si alzò seguita da lui. Da vero gentiluomo pagò per entrambi, uscirono dal locale e Tom aprì l’ombrello che si era portato dietro tutta la mattina preventivamente. Si congiunse in un abbraccio a Francy e si diressero verso casa. Non si staccarono per tutto il tragitto e una fiammella si era accesa nei loro cuori.
Entrarono in casa, Francy si tolse il giubbotto, lo appese all’appendiabiti, tolse le scarpe, le abbandonò ordinatamente in un angolino vicino al calorifero dell’ingresso e si voltò con una luce strana negli occhi. Fissava Tom con quello sguardo intenso e le sue lastre castane brillavano, mentre seguivano fedelmente ogni suo movimento.
<< Che c’è?>> chiese ad un certo punto, sentendosi osservato.
Lei non rispose, semplicemente gli si avvicinò e annullò la distanza tra di loro con un bacio che di casto aveva poco. Si staccarono solo per riprendere fiato e ora quella luce, quella voglia era presente anche negli occhi nocciola di Tom. Riprese a baciarla sempre con più ardita passione e la portò in braccio sul divano del soggiorno. Carezze che scoprono ogni centimetro della pelle dell’altro, sospiri che si intrecciano, baci focosi e parole dolcissime. Ecco cos’era per loro fare l’amore.
Poco dopo, abbracciati sul divano:
<< Sei riuscito a rendere una giornata sfigata dal primo momento in cui ho aperto gli occhi meravigliosa con la tua sola presenza. Mi domando come tu faccia e sai cosa mi rispondo ogni volta?>> ruppe quel silenzio tutt’altro che pesante Francy.
<< No, cosa?>> chiese di rimando Tom.
<< L’amore che ci lega. Non hai idea di quanto io ti ami. Ti ho amato sin dal primo momento in cui ti ho visto. Ho capito che non sarei riuscita a vivere senza di te. Pazzesco vero?>>
<< Cosa?>>
<< Quanto parlo in continuazione.>>
<< Mi piace sentire la tua voce melodiosa che riempie la casa di gioia e amore. È bello tornare a casa la sera e sentire qualcuno che non urli come il Mister al campo, sai!>> disse lui ridendo, seguito a ruota dalla sua ragazza.
Un ultimo bacio e si addormentarono così, stretti l’una tra le braccia dell’altro, con un sorriso sul volto beato.
Fine.
Nono23
Note dell’autrice:
questa piccola one-shot l’ho scritta per cimentarmi nel genere comico/commedia, in cui non sono molto brava. Il finale è leggermente speziato, sul piccante. È stata una cosa più forte di me! È così bello poter scrivere su di loro: non mi stancherei mai! Comunque, spero che gradiate questo tentativo di strapparvi almeno una risatina piccolissima, come è successo a me ( solo che ho riso per tutta la prima parte del racconto! ). Il personaggio di Lindani l’ho inventato su due piedi: qualunque riferimento a persone con codesto cognome realmente esistenti è puramente casuale e involontario. Grazie a tutti i lettori silenziosi e a quelli che recensiscono.
Ciao ciao!
Nono23.

Disclaimer: i personaggi appartengono a Yoichi Takahashi, non sono miei e la storia non è stata scritta a scopo di lucro.
 
   
 
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