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Autore: Ilune Willowleaf    14/02/2005    3 recensioni
Questa è la primissima fanfic che ho scritto, e in effetti risente un po' della forte influenza del fantasy che ha segnato la mia crescita. Perchè Inuyasha, Kagome, Miroku, Sango e Shippo sono finiti in un mondo tutto diverso, dove vivono le personificazioni del tempo? E cosa devono fare per tornare indietro? Leggete!
Genere: Avventura, Azione, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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A SNOWY STORY

 

capitolo 7 - torniamo a casa

 

Miroku era stato trasportato con tutte le cautele al Castello d’Inverno, ma, malgrado fossero passati tre giorni dalla tremenda battaglia contro il manovratore di illusioni Humer, ancora l’houshi non si svegliava. Inuyasha era stato accuratamente bendato da Kagome, e per un paio di giorni era andato in giro simile a una mezza mummia, finché Shippo non ce l’aveva più fatta a trattenersi, scoppiando in una fragorosa risata nel vederlo, e a quel punto l’hanyou si era strappato via le bende, e aveva inseguiro il volpino per mezz’ora, finché questi non si rifugiò in braccio a Kagome, e a quel punto Inuyasha non potè fare più nulla, neppure quando il piccolo kitsune si mise a fargli delle boccacce, impunito.

Frattanto, se Miroku fosse stato sveglio, se la sarebbe goduta un sacco: Sango gli faceva da infermiera, giorno e notte, e scrutava attenta il volto del monaco, attenta, speranzosa di vedere un qualche minimo cenno di risveglio. Spesso Kagome vegliava con lei

Una notte, Miroku aprì gli occhi, confuso. Dov’era? Perché era disteso in quella specie di giacigli alti, spessi e morbidi che Kagome chiamava “letti”? L’ultima cosa che ricordava, era il volto piangente di Sango, le sue parole, “ti amo”, mentre mortali schegge di ghiaccio saettavano e fischiavano attorno a loro.

Ora, invece, tutto era tranquillo, e silenzioso. Una candela ardeva tenuemente sul comodino, illuminando di caldi riflessi dorati una cascata di capelli neri che lui tante volte aveva sognato di accarezzare… Sango si era addormentata, esausta, con la testa china sulle braccia, poggiate sul bordo del letto.

Miroku si sentiva esausto, e anche il semplice sforzo di sfilare un braccio da sotto le coperte per carezzare i capelli di Sango lo stava drenando delle poche energie rimaste.

Al lieve contatto della mano del monaco, Sango si svegliò, e malgrado gli occhi scuri rivelassero tutta l’ansia e la preoccupazoine immaginabili, sorrise dolcemente a Miroku, nel vedere che si era destato. Anche lui le sorrise, ed entrambi rimasero così, per qualche secondo, come se tutto il mondo si fosse ristretto a quella stanza, lunica luce dell’universo fosse quella candela, e le uniche persone esistenti fossero loro due, che si sorridevano.

Poi Miroku fece una cose che neanche nei suoi sogni più arditi si sarebbe immaginato capace di fare con Sango: sollevando il braccio, tremando per lo sforzo, cercò di accostare Sango a sé. La ragazza non oppose resistenza, anzi, si protese sull'’alto letto puntellando i gomiti e sfiorando con le lunghe dita il volto di Miroku, mentre la mano di lui le avvicinava il volto al suo. Lei non si allontanò, né tentò di dirvincolarsi, quando le sue labbra incontrarono quelle di Miroku, anzi, rispose a quel bacio casto, eppure carico di significato per entrambi.

 

 

Kagome stava passeggiando per gli incantevoli giardini che circondavano il Palazzo d’Inverno, beandosi della vista e dei suoni dei meravigliosi alberi di cristallo, e ammirando affascinata gli splendidi giochi di luce dei gazebi trasparenti o tenuemente colorati. Era da sola, aveva lasciato Shippo a giocare con gli altri bambini che abitavano nel castello, ma sperava di incontrare Inuyasha. Doveva parlargli. O quantomeno, cercare di parlargli. In quei giorni, le pareva che lui la stesse evitando, e il dubbio che quanto le aveva detto in quell’illusione, in cui avevano rischiato di morire, fosse stato solo perché poteva essere l’ultima azione della sua vita, si faceva sempre più concreto.

Alla fine lo trovò, seduto sul ramo di un’alto albero di cristallo che saliva dritto e senza rami per alcuni metri, ramificandosi poi in una chioma ad ombrello che scintillava di luce riflessa.

-Inuyasha… puoi scendere? Devo parlarti. -

L’hanyou parve stupito di vedere Kagome, ma scese senza protestare. Camminarono un poco insieme, in silenzio.

-Cosa mi dovevi dire?-

-Ecco… io…- accidenti, ci aveva pensato su tre ore, su come domandargli quello che voleva sapere, ma ora tutto il discorsetto che aveva preparato le era svanito dal cervello! -Inuyasha, io volevo sapere… perché mi stai evitando…-

-Cosa? No, non ti sto evitando! È… è solo che… beh, ecco, con Miroku ferito, e tu e Sango che lo assistevate, non mi sembrava opportuno disturbarvi… voglio dire, lui ha più bisogno di cure, in questo momento… E poi, quando non sei con Sango a vegliarlo, sembri sempre così stanca…- le sue ultime parole erano cariche di preoccupazione, soprattutto nel vedere le profonde occhiaie di stanchezza che cerchiavano i begli occhi di Kagome.

Kagome sorrise, sollevata: allora, non la stava evitando per i motivi che lei temeva! Voleva solo lasciarla riposare tranquillamente! Anche se cercava di fare il duro, sotto sotto Inuyasha aveva un cuore d’oro!

Anche Inuyasha sorrise, sollevato nel vedere il sorriso sul volto di Kagome. Ma il suo volto si imporporò quando la ragazza gli prese la mano nella sua, intrecciando le dita sottili con le sue, sfiorando gli artigli e solleticandogli dolcemente il palmo.

-Quell’illusione, nella gabbia del ragno…-

-Era tutto un’illusione, tranne i miei sentimenti. – disse di botto Inuyasha. Perché, si chiedeva, non riesco mai ad esprimere i miei sentimenti, specialmente con lei?

Kagome gli lasciò la mano, e Inuyasha si domandò, per un istante, allarmato, se non avesse detto o fatto qualcosa di sbagliato. Ma la ragazza non si allontanò, anzi si avvicinò di più a lui. Si erano fermati, in uno slargo del sentiero cosparso di ghiaia di quarzo rosa, e con un mezzo passo Kagome fu davanti a lui. I grandi occhi castano scuro erano pieni di lacrime, ma sorrideva.

-Ehi… che cacc… e ora perché diavolo stai piangendo?-

-Perché sono felice…- rispose lei, prima di affondare il viso contro il petto dell’hanyou. Inuyasha la strinse a sé, confuso, ma sollevato nel sapere almeno che lei non era triste.

Stringendo a sé quella ragazzina che proveniva da cinque secoli oltre il suo tempo, con cui spesso battibeccava, ma che finiva sempre col difendere, anche a costo della sua vita, Inuyasha si rese conto che Kagome era davvero, nel suo cuore, diventata molto, molto più importante di Kikyo. La fiamma che aveva provato per la defunta miko non era che una minuscola fiammella, il chiarore di un cerino, dinnanzi all’intensità di ciò che ora provava per Kagome. Lei gli riempiva la vita, e se Kikyo aveva lenito a sua solitudine, Kagome la spazzava via, come un fresco e forte vento spazza via la cenere da un focolare spento. E, nel suo cuore, Inuyasha fece una promessa, una promessa a sé stesso e a Kagome: lei sarebbe venuta, sempre e in ogni caso, per prima cosa, nella sua vita. La felicità della ragazza doveva essere più importante dell’egoistica volontà di Kikyo, e se per renderla felice Inuyasha avesse dovuto combattere mille demoni, l’avrebbe fatto; avrebbe persino combattuto contro Kikyo, e distrutto quel corpo fatto di vuote ceneri e fango. E il sigillo di questa promessa fu il bacio che Kagome gli diede, alzando il volto e circondandogli il collo con le braccia.

Erano passati ormai quasi venti giorni da quando Miroku aveva ripreso i sensi, e ormai si era ristabilito. Eppure, Sango continuava a passare tutto il giorno con lui, sia accanto al letto dove ormai doveva riposare sempre meno di frequente, sia quando passeggiava nei giardini.

Inuyasha e Kagome, invece, talvolta passeggiavano insieme e parlavano come una vera coppietta, talvolta invece tornavano a battibeccare, e il povero hanyou fu schiantato a terra un paio di volte dall’ "osuwari" della ragazza, nel vano tentativo di interrompere l’infantile bisticcio tra lui e Shippo.

Un giorno, constatato che ormai Miroku era tornato perfettamente in salute, il Sovrano d’Inverno annunciò che i loro salvatori potevano ormai tornare nel loro mondo, e il mattino dopo, una grande carrozza portò i Sovrani dell’Inverno, Kagome, Inuyasha, Miroku, Sango, Shippo e Kirara all’esatto centro del grande cerchio costituito dai quattro regni delle Stagioni vicini. Era una grande zona pavimentata di pietre multicolori, rotonda, larga come un campo da calcio. Gli altri Sovrani delle Stagioni, tutti i dodici Principi dei Mesi, e la nobiltà costituita dalle Festività maggiori, erano già arrivati. Tutti e otto i sovrani ringraziarono il gruppetto, e così fecero i principi e le Festività. Poi, chiesero loro di posizionarsi al centro del grande cerchio, e i sovrani si disposero attorno a loro, ogni coppia dei Sovrani nel quarto di cerchio che rientrava nel loro regno. Le Regine liberarono l’immenso potere delle Stagioni dell’Anno racchiuso in loro, selvaggio e indomito, e i Re lo raccolsero, lo incanalarono, e lo guidarono a formare un portale al centro del cerchio. Il portale si allargò, e nuovamente, come all’andata, un vortice turbinante li afferrò, solo che adesso era sia caldo, sia freddo, e odorava di neve e di sabbia calda, di fiori primaverili e di piogge autunnali…

-Allora, Inuyasha, vieni o no?-

-Arrivo, arrivo. E tu, moccioso, se osi dire qualcosa sul mio stato, ti annego nel fiume!-

Inuyasha uscì dalla capanna, affondando nei cumuli di neve che riempivano le cunette del sentiero, mentre Kagome correva avanti, verso il fiume, per raggiungere gli amici.

Tutti gli eventi degli ultimi venticinque giorni erano stati cancellati dalla loro mente; erano stati riportati nell’esatto istante di tempo in cui erano stati prelevati: nessun mortale poteva conoscere l’esistenza dei Regni delle Stagioni.

Ma i sentimenti non si potevano cancellare, e guardando Kagome correre verso Sango, Inuyasha si rammentò improvvisamente della promessa che aveva fatto a sé stesso, che avrebbe sempre fatto di tutto per proteggerla, per proteggere la sua felicità, anche a costo della sua stessa vita. Si stava per chiedere dove, e quando avesse fatto quella promessa, ma la voce del Kitsune, comodamente seduto in groppa a Kirara, lo distrasse, facendogli scivolare via di mente quel ricordo.

-Inuyasha, sei lento come una lumaca! Se non ti sbrighi arriveremo al torrente stanotte!-

-Cosa?!? Vieni qui, stupido kitsune, ti faccio vedere io chi è la lumaca!- gridò cercando di inseguire il bambino che, sceso dalla groppa di Kirara, correva agile e leggero nella neve, mentre lui sprofondava quasi ad ogni passo.

-Kagomeeee! Inuyasha mi fa i dispetti!- piagnucolò il kitsune, rifugiandosi in braccio a Kagome, poco prima che Inuyasha lo acchiappasse per la coda.

-Inuyasha, smettila di essere così infantile!-

Fino al ruscello, i due non fecero che bisticciare, mentre Miroku collezionò un paio di ceffoni da Sango, che chiamò Kirara perché si mettesse tra lei e quell’ "houshi-baka".

Era tutto tornato alla normalità

Un piccolo spiritello del ghiaccio da dietro una foglia di sempreverde coperta di neve, li guardò, e l’immagine arrivò alla mente della Sovrana dell’Inverno, la quale sorrise. Vi auguro tutta la felicità di questo mondo, amici miei…, pensò allargando le mani.

Un fiocco di neve cadde, dolcemente, seguito da molti altri, e la neve scese, morbida, silenziosa, per tutta la notte, mentre nella capanna della miko, nell’epoca Sengoku, una ragazza del ventesimo secolo e un hanyou facevano la pace, un cucciolo di kitsune si addormentava in braccio alla ragazza, e un giovane bonzo non proprio casto e puro riusciva a resistere alla tentazione di allungare le mani su una bella sterminatrice di demoni, raccontando invece una delle tante, antiche leggende che conosceva.

 

FINE

 

Yahooooo!!! Suonate le campane!!! Alelujaaa!!! Ce l’ho fatta a finirla, visto? E prima di Natale!!! Bene, Buon Natale a tutti, e grazie a tutti quelli che hanno avuto la pazienza di leggere questa ff fino alla fine! Grazie, grazie, mi sto commuovendo fino alle lacrime!

Un ringraziamento speciale a tutte le mie amiche che mi hanno incoraggiato a finire questa storia, anche se io mi stavo demoralizzando per la perdita dell’ispirazione! (Poi l’ho ritrovata: era finita sotto una pila di vestiti, in quel kasino che è la mia stanza da letto… ^__^ )

Ehi, che ne dite se scrivessi una ff natalizia? Eh, quasi quasi ci faccio un pensierino… alla prossima!

La vostra (esauritissima e fusa come una candela)

Giulia-chan

 

 

 

 

 

 

 

Note:

hanyou: mezzospettro

youkai: spettro

osuwari: seduto, a cuccia (la parola che Kagome usa per spiaccicare a terra Inuyasha)

Sankon tetsusou: artigli di ferro

Hiraikotsu: (il boomerang di Sango)

  
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