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Autore: Cheshireyes    26/03/2015    1 recensioni
Per il momento sospesa; probabilmente la cancellerò per farne il remake (scritto meglio, si spera)
La prima storia che pubblico, siate clementi per i primi capitoli.
La storia è ambientata poche settimane dopo che Roy Mustang esce dal suo periodo di convalescenza e fa ritorno a lavoro. Non appena tornato, il suo fidato Tenente Riza Hawkeye riceve un'anonima lettera misteriosa, e in lei vede un brusco cambiamento d'umore. Dopo averla seguita senza farsi notare fino all'ufficio di Grumman, scopre che un criminale di cui non si sa l'identità minaccia tramite lettere anonime ufficiali dell'esercito che non hanno fra loro nessun legame, e un po' di tempo dopo aver ricevuto la fatidica busta, ognuna delle vittime scompare senza lasciar tracce. Mustang non può permettere che succeda qualcosa al suo Tenente o a Central City, quindi sfida apertamente il misterioso delinquente, il quale accetta la sfida, accogliendolo nel suo contorto gioco.
Roy e Riza come al loro solito cercheranno di proteggersi a vicenda, ma non vedremo solo loro, bensì la squadra di Mustang riunita e qualcun altro.
Pronti a giocare?
Genere: Avventura, Mistero, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Riza Hawkeye, Roy Mustang | Coppie: Roy/Riza
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Alla ricerca di risposte.

Riza indugiò per qualche secondo davanti alla porta del Comandante Supremo, continuando a guardare con insistenza la busta nella quale aveva riposto quella stupida lettera. Il suo nome, scritto nero su bianco, era presentato in un corsivo elegante privo di sbavature, ma non sembrava un indizio particolare. Si chiese cosa avesse provato colui o colei che aveva inciso il suo nome su quel pezzo di carta, che, fra l'altro, iniziava a bruciare mentre lo teneva in mano. Indifferenza? Rancore? Malsana gioia? Le domande inerenti a quel caso erano tante, molte delle quali non ancora formulate dai suoi pensieri, ma in quel momento non poteva perdere tempo con quei suoi sciocchi dubbi. Ponendo fine alle sue esitazioni, si decise a bussare, tre colpi decisi e uniformi. Il permesso del Comandante Grumman non tardò ad arrivare, e lei quindi entrò richiudendosi la porta alle spalle.
Il Colonnello Mustang, che fin'ora se ne era stato buono buono nascosto dietro il muro, decise di avvicinarsi di soppiatto cercando di origliare la conversazione. Evidentemente c'era qualcosa di cui lui non era a conoscenza, e pur di scoprirlo era pronto a premere il suo orecchio per riuscire a sentire oltre il legno.
Dall'interno dell'enorme stanza riuscì a sentire i soliti saluti convenevoli che ci si dava fra soldati, forse un po' più formali dato che uno dei due soggetti dopotutto era il Comandante Supremo. Mustang avrebbe preferito poter vedere anche i gesti, le espressioni e le reazioni dei due mentre si parlavano, e avrebbe decisamente preferito che parlassero più forte, perché tutto ciò che riusciva a percepire erano parole distinte che per lui non avevano alcun senso.
-Mandato la lettera.. possibilità.. tornato.. senza indizi..- la voce del Tenente Hawkeye, come al solito, non sembrava tradire emozioni, ma sarebbe riuscito a leggere dentro le righe se qualcuno si fosse degnato di spiegarli perché il suo Tenente stesse parlando alla più alta carica dell'esercito di una lettera qualsiasi.
-Molto grave.. non si può.. quando ti è arrivata?
-Non molti minuti prima. Ero con il Colonnello in ufficio, e dopo varie distrazioni Sheska mi ha consegnato la busta dicendo che un anonimo l'aveva lasciata per me.- oh, finalmente si riusciva a sentire decentemente. -Niente sigilli, niente indirizzi, solo il mio nome nero su bianco. E la lettera che c'è all'interno lascia allo stesso tempo messaggi espliciti che impliciti.
-Potrei vedere questa lettera?- chiese Grumman. Roy si chiese perché quel foglio mandasse tutti in agitazione. Cosa si era perso? Era convinto che una volta sconfitti i terribili homunculus e quell'essere che chiamavano 'Padre' tutte le stranezze sarebbero sparite. A quanto pare sbagliava.
-Come crede che sia meglio agire?- si sentì dire dalla donna dopo un breve periodo di silenzio, in cui probabilmente Grumman aveva letto il contenuto della lettera.
-Per il momento cerca di stare al sicuro e in luoghi dove ci sia gente, vedrò se sarà il caso di farti sorvegliare e/o scortare, Tenente. Io assumerò dei specialisti che possano decifrare eventuali messaggi criptati. Questo è tutto. Puoi andare.
-Scusate l'insolenza, Comandante, ma non c'è proprio niente che io possa fare attivamente?
La risatina furba di quel acuto vecchietto arrivò chiaramente alle orecchie di Mustang.
-Solo una cosa, Tenente Hawkeye.- rispose, e dal tono si intuiva che aveva ancora un piccolo e mesto sorrisetto impresso in faccia -Assicurati che il tuo caro superiore, Roy Mustang, eviti di ascoltare conversazioni a cui non è stato invitato. Sarai d'accordo con me che origliare è forma di maleducazione.

La pausa pranzo stava ormai terminando, e molti si apprestavano a tornarsene ai loro incarichi.
Mustang si ritrovava però ancora circondato da alcune persone, che si erano avvicinate a lui non appena aveva messo piede nell'enorme mensa, per poter congratularsi e dargli il bentornato che non avevano potuto riservargli quella mattina a causa dello shock generale. Lui non faceva che annuire e formulare frasi brevi con la speranza che fossero esaustive, pensando che così si sarebbe liberato in fretta di quei rompiscatole. Infatti, per quanto potesse essere orgoglioso di se stesso e per quanto normalmente non avrebbe esitato a mettersi in mostra, non poteva far a meno di pensare a ciò che era successo qualche ora prima, dato che non aveva potuto parlare con il Tenente a riguardo.
Per l'appunto, non appena Riza uscì dall'ufficio di Grumman, se lo ritrovò davanti con suo disappunto. L'unica cosa che la donna gli aveva detto era un neutro “Torniamo a lavorare, signore”, dopodiché silenzio per tutto il resto del tempo. Nel loro ufficio tutto ciò che spezzava quell'innaturale e fastidiosa quiete era la penna del Tenente, con la quale compilava e firmava documenti, e di tanto in tanto si sentiva anche quella del Colonnello, usata quando non era troppo occupato a guardare in direzione di lei per scrutarne l'impassibile espressione. Averla seguita, in poche parole, non gli era servito a nulla, perché, per averlo fatto, era sicuro che lei sarebbe stata ancor più restia nel dirgli la verità.
Quando anche l'ultimo collega gli porse i suoi saluti, la mensa era ormai vuota, fatta eccezione per lui, qualche dipendente e la stessa Hawkeye, che ancora silenziosa se ne stava a debita distanza in attesa di ricominciare a compilare fogli e/o in attesa di ricevere ulteriori ordini.
-Tenente.- la chiamò lui, avviandosi verso i corridoi, anch'essi vuoti.
Lei lo seguì come suo solito.
-Non capisco il bisogno di tenermi nascosto qualcosa.- tentò lui -Hai parlato della mia sicurezza, quando sai bene che oramai ho affrontato di tutto. E tu in tutto questo eri al mio fianco, quindi non far finta di averlo dimenticato.
Sapeva
 a cosa si riferiva, ovviamente: lei aveva assistito al suo addestramento da alchimista presso suo padre, l'aveva visto in azione come arma umana ad Ishval, aveva affrontato con lui centinaia di casi a East City e avevano combattuto insieme contro homunculus, chimere, fantocci immortali e quel temibile essere che voleva sacrificare gli umani per i suoi egoistici piani. Era difficile immaginare che Roy Mustang, dopo tutto ciò, potesse spezzarsi davanti a un caso di scomparse e corrispondenza anonima a Central, eppure..
-Sissignore, ne sono consapevole.- gli rivolse infine la parola -Però sono anche consapevole del suo atteggiamento davanti a questo tipo di problemi: andrebbe dritto in azione senza preoccuparsi delle conseguenze. Ma le ricordo che l'intervento alla sua vista è assai recente, e non sappiamo se l'effetto della pietra filosofale possa essere in qualche modo compromesso in futuro.
Un altro breve silenzio. Quel silenzio, in quella giornata, sarebbe riuscito a far sanguinare le orecchie al Colonnello, che però aveva colto il punto di vista del Tenente.
-Per favore, cerchi di capire i rischi che corre.- disse infine lei, quasi supplicandolo.
Lui tirò un sospiro e si massaggiò la fronte, fermandosi. Dopo una riflessione, i suoi occhi neri incontrarono quelli ambrati di lei.
-Capisco benissimo.- ammise infine. -Ma questo non significa che io non possa sapere che diavolo stia succedendo. Non puoi cambiare atteggiamento davanti a un foglio e poi pretendere che non sia successo niente. Io devo sapere cosa ti ha turbato.
-Colonnello..- cercò di giustificarsi, ma il suo tono serio e disciplinato lasciava spazio a un' inclinazione di incertezza. Aprì la bocca pensando di dirgli tutto, ma la richiuse prima di commettere questo sbaglio. Giocò quindi la sua ultima carta. -Per ordini del Comandante Supremo in persona, non posso fare parola di questo caso con nessuno, neppure con lei. Mi dispiace, Colonnello. Ora, con il suo permesso, devo fare delle chiamate e controllare dei documenti in archivio. A dopo, signore.
Detto ciò se ne andò, con i suoi passi che facevano centinaia di echi nella testa del Colonnello, deluso dall'essersi avvicinato così tanto al suo scopo senza riuscire a compierlo davvero.
Non gli rimase altro che tornarsene nel suo ufficio. Aveva preso in considerazione l'idea di presentarsi davanti a Grumman per chiarimenti, ma probabilmente quella vecchia volpe avrebbe trovato una scusa per farlo andare via. Il dover ritornare in quello stupido ufficio aveva già iniziato a scoraggiarlo, nonostante la sera prima fosse dannatamente impaziente di riprendersi la sua vecchia vita, ma tutti quei moduli da completare, le telefonate inutili da sbrigare e tutti quei problemi di minore importanza da risolvere, per lui, da sempre abituato ad esperienze forti, erano una noia totale. Sapeva che quei compiti gli erano stati assegnati per non affaticarlo troppo dopo l'intervento subito da poco, e sapeva anche che grazie ai meriti guadagnati e al contributo che aveva dato a tutta Amestris, oltre che a Ishval, la sua promozione non sarebbe tardata ad arrivare, ma si stava già stancando di portare pazienza. Si chiese anche quanto altro tempo sarebbe rimasto al Quartier Generale di Central prima di essere spedito nuovamente ad East City.
Decise di fare una sosta ai bagni per rinfrescarsi la faccia, quando avvertì il pericolo alle sue spalle. Passi pesanti andavano verso di lui, impazienti di ritrovarselo davanti, e l'enorme corpo lasciava sul pavimento un'ingombrante ombra. La massa muscolosa, a contrario di tutte le leggi fisiche, non era sinonimo di lentezza, perché quelle spaventosa creatura non conosceva ostacoli lungo il suo cammino, bensì poteva distruggere senza sforzo tutto ciò che potesse trovarsi davanti.
-Colonnello Mustang!- gridò compiaciuta quella bizzarra creatura che portava il nome di Alex Louis Armstrong. -Che piacere rivederla! Lasci che mi congratuli con lei per la forza d'animo con cui ha affrontato tutte queste avversità, la prontezza dei suoi movimenti, la sua temerarietà nel andare avanti! Il modo in cui le sue fiamme divampavano mentre nel suo cuore pioveva e la sua scelta di continuare a combattere sono fonte di ispirazione! Ma ora basta recitare la parte, Colonnello, non finga di essere forte e si lasci abbracciare!- prima che il povero Roy venisse catturato dalle sue possenti braccia, Armstrong si levò la maglietta sfoggiando i muscoli (certe cose non cambiano mai, eh) e lo stritolò in quello che lui definiva un caldo abbraccio. A determinati pericoli nemmeno Mustang poteva sfuggire.
-Maggiore, maggiore, mi lasci!- lo richiamò lui, ancora intrappolato nella morsa.
-Suvvia, Colonnello, non sia timido! Si rilassi pure nell'accogliente calore dei miei muscoli!- il Maggiore ignorò l'ordine e rispose con la sua solita enfasi. -Avverto che qualcosa la turba, sono pronto a scommettere che si senta teso per gli ufficiali dell'esercito scomparsi, non è così?
“Ufficiali..scomparsi?” si chiese il Colonnello. E subito un lampo di genio lo attraversò: il Maggiore era stato rilasciato dall'ospedale molto prima di lui dato che le sue ferite erano meno gravi, e, di conseguenza, da quando tornò in servizio fino a quel momento, c'era la probabilità che avesse sentito qualcosa inerente a ciò che chiunque altro osava non dire a lui. Conoscendolo, non ci sarebbe voluto molto prima che parlasse. Bastava fare buon viso a cattivo gioco.
-Sì, Maggiore, ha centrato in pieno. Per non parlare di quelle inquietanti lettere..
-Oh, non me lo ricordi signor Mustang! Da quando sono comparse in forma del tutto anonima stanno succedendo solo cose strane, sia all'interno dell'esercito che fra la gente comune. Chiunque le abbia scritte è totalmente insensibile, non solo per l'ambiguità di quel tetro contenuto, ma perché sono sicuro che le abbia ideate come avvertimento! Oh, quelle povere persone scomparse senza che si sappia nulla di loro, mi si spezza il cuore a pensarci.
-Sono d'accordo con lei, Maggiore. Come crede che agiscano i piani alti riguardo a questo?
-Tutto ciò che so è che delle squadre di ricerca sono andate a ispezionare ogni singolo angolo della città con la speranza di ritrovare almeno uno dei quattro scomparsi. Sperando siano ancora vivi. Lo giuro, questi pugni puniranno chiunque possa recare dolore ai miei compagni e ai miei colleghi, perché nessun gioco presenta questo tipo di regole!
Mustang si ritrovò perplesso per un po'.
-Gioco?
-Ma certo, Colonnello: in ognuna delle quattro lettere che quel infame ha spedito fino ad ora vi era scritto: “Ci divertiremo parecchio. Pronti a giocare?”.
Roy era rimasto interdetto per tutto ciò che aveva appreso. Era sicuro che chiunque si celasse dietro quella storia non avesse intenzione di trovarsi degli amichetti con cui giocare, bensì voleva divertirsi nello sfidare un elemento potente e autoritario quale l'esercito. Avrebbe lasciato, a meno che lui non avesse ricevuto ordini a riguardo, che se ne occupassero i diretti interessati al caso, ma quell'individuo aveva compiuto l'errore di comprendere nel suo insensato “gioco” la sua Riz-ehm, il suo Tenente Hawkeye, e quindi la questione per lui diventò personale. Avrebbe giocato, ma solo per vincere.


N.d.A finale:
Uhm, ho cercato di rendere questo capitolo interessante e dettagliato ma senza riempirlo di inutili particolari, e credo che in fin dei conti io ce l'abbia fatta (..circa).
Ho anche cercato di caratterizzare i personaggi come sono nell'opera originale, e mi sono divertita parecchio quando sono arrivata ad Armstrong e ai suoi discorsi "commoventi".
Avrei preferito trovare un finale migliore, ma per quanto ci abbia pensato e ripensato, alla fine mi sono dovuta accontetare di questo, e di conseguenza ve ne dovete accontentare pure voi, sorry.
See you next time! :)

 
   
 
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