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Autore: Cheshireyes    23/03/2015    3 recensioni
Per il momento sospesa; probabilmente la cancellerò per farne il remake (scritto meglio, si spera)
La prima storia che pubblico, siate clementi per i primi capitoli.
La storia è ambientata poche settimane dopo che Roy Mustang esce dal suo periodo di convalescenza e fa ritorno a lavoro. Non appena tornato, il suo fidato Tenente Riza Hawkeye riceve un'anonima lettera misteriosa, e in lei vede un brusco cambiamento d'umore. Dopo averla seguita senza farsi notare fino all'ufficio di Grumman, scopre che un criminale di cui non si sa l'identità minaccia tramite lettere anonime ufficiali dell'esercito che non hanno fra loro nessun legame, e un po' di tempo dopo aver ricevuto la fatidica busta, ognuna delle vittime scompare senza lasciar tracce. Mustang non può permettere che succeda qualcosa al suo Tenente o a Central City, quindi sfida apertamente il misterioso delinquente, il quale accetta la sfida, accogliendolo nel suo contorto gioco.
Roy e Riza come al loro solito cercheranno di proteggersi a vicenda, ma non vedremo solo loro, bensì la squadra di Mustang riunita e qualcun altro.
Pronti a giocare?
Genere: Avventura, Mistero, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Riza Hawkeye, Roy Mustang | Coppie: Roy/Riza
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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N.d.A: Salve a tutti, sono Cheshireyes, registrata da poco ma lettrice da tanto. Questa è la prima storia che pubblico, quindi per i primi capitoli spero possiate essere clementi con me in caso le mie doti di scrittrice possano far pena, ma in ogni caso cercherò di migliorare, magari anche con il vostro aiuto (in caso contrario mi munisco di scudi per difendermi dalla folla inferocita).
Okay, non mi divago troppo. Credo che l'introduzione sia chiara e quindi non approfondisco, spero solo che il rating giallo sia una buona scelta. And yes, it's Royai.
Spero davvero che vi piaccia!


Ritorno.

I passi decisi riecheggiavano per l'enorme quartier generale di Central mentre tutti i presenti, girando la testa in direzione dei passi, ammutolirono, per sorpresa o rispetto.
Roy Mustang aveva infatti fatto il suo ingresso per recarsi nel suo solito ufficio, nella sua solita divisa e con i capelli color pece strategicamente spettinati che gli ricadevano in faccia, accompagnato dal suo fidato Tenente, che se ne stava qualche passo più indietro a sorvegliargli le spalle. Nulla di particolare rispetto alla routine.
Solo che Roy Mustang fino a poco tempo fa era cieco, rinchiuso nella stanza dell'ospedale insieme ai suoi compagni feriti e insieme alle sue speranze morte, questo fino a quando Marcoh non gli propose di curarsi con l'ausilio della pietra filosofale, diventata l'ultima risorsa, permettendogli quindi di riacquistare la vista; il suo ritorno in un mondo luminoso e colorato però non fu immediato, e dovette rimanere segregato in casa per la riabilitazione, potendo uscire solo per le visite di routine.
In quel momento, sotto gli occhi di tutti, il Colonnello Mustang sfoggiò un sorriso quasi trionfante, come a indicare che nessun'avversità l'avrebbe mai potuto fermare. Molti gli fecero il saluto militare, mentre la maggior parte delle donne non si preoccuparono a nascondere il loro sollievo e la loro felicità nel rivederlo, le più spinte gli lanciarono pure sguardi ammiccanti, sperando di non essere beccate dal braccio destro del Colonnello, l'inflessibile Riza Hawkeye.

-Colonnello, è sicuro che sia la scelta giusta?- chiese Riza, una volta entrati nel loro ufficio -la sua riabilitazione si è conclusa ieri, mi sembra azzardato ricominciare a lavorare così presto. Pure il medico ha suggerito un riposo ulteriore di due giorni.
-Tenente, sai che la tua preoccupazione nei miei confronti mi lusinga, ma credo tu sappia quando aspettassi questo momento.- fece una pausa, incupendosi per qualche secondo -Pensavo che non sarebbe mai arrivato.
Riza annuì, dopodiché si diresse verso la sua scrivania per compilare moduli e scartoffie varie. La verità è che pure lei aveva pensato che non ci sarebbe stata nessuna soluzione, nessun futuro per il suo adorato superiore. Nel momento in cui finalmente lo aveva rivisto, dopo che la Verità l'aveva inghiottito, quello stesso momento in cui vide che gli occhi di lui erano spenti e persi nel profondo buio della disperazione, si era sentita per un istante smarrita. Come se senza di lui nemmeno lei potesse vedere un futuro. Perché la verità e che lei ormai il futuro lo aspettava insieme a lui, era diventata la custode dei suoi sogni, e avrebbe fatto di tutto purché lui avesse potuto portare a termine le sue ambizioni. L'aveva confessato perfino quando lo stesso Mustang era preda della sua stessa sete di vendetta verso Envy, dicendo che se lui moriva, lei lo avrebbe seguito subito dopo.
-Se è questo che desidera, la seguirò anche all'inferno.-bisbigliò lei nella scia dei ricordi.
-Hm? Hai detto qualcosa, Tenente?
-No, signore.- rispose guardandolo con espressione rassicurante. -Non ho detto nulla.
Dopo mezz'ora di “lavoro” (in realtà Mustang si limitava a occuparsi di alcune pratiche di scarsa rilevanza che si erano accumulate nel suo periodo di convalescenza), si sentì qualcuno bussare alla porta. Prima che il Colonnello riuscisse a dire “avanti”, una figura alta e circondata da una vaga puzza di fumo entrò senza troppi complimenti.
-Ma guarda chi è tornato fra noi! Colonnello, poteva almeno avvertirci- lo rimproverò scherzoso Havoc, che nel frattempo aveva fatto un cenno cordiale di saluto al Tenente Hawkeye e si era avvicinato a Mustang. Per l'appunto, gli unici a sapere del ritorno definitivo di Roy erano il Generale Supremo Grumman (quel vecchietto si è dato da fare in fretta, pensava fra l'altro il Colonnello) e Riza, che l'aveva assistito per tutto il tempo, sempre sotto richiesta di Roy: non si sarebbe fidato di nessun altro se non di lei.
-Preferivo evitare le smancerie di bentornato. Non che quelle facce di stupore fossero il massimo, ma perlomeno se ne stavano in silenzio.
-Il solito lavativo. Scommetto che già da domani inizierai a sonnecchiare a lavoro.
-La tua fiducia in me mi commuove, Havoc.- il sorrisone del Tenente Havoc non sembrava voler abbandonare quel suo volto rilassato. Ci voleva una bella sigaretta per rendere quel momento perfetto, secondo il suo punto di vista.
-Come vanno le gambe?- chiese infine il moro, con evidente interessamento. Lui e il Tenente Havoc avevano diviso la pietra filosofale in modo che anche quest'ultimo potesse usufruirne per rimediare ai danni causati da Lust.
La loro conversazione fu stroncata da altre persone che entrarono all'improvviso (anche loro senza permesso; qualcuno dovrebbe insegnare la buona educazione a quell'ufficiali dell'esercito), ovvero Falman, Breda con un panino in mano, Fury e perfino Sheska.
A differenza di Havoc, i nuovi arrivati, prima di iniziare con le informalità, dedicarono al Colonnello un saluto militare come si deve. Altro che le mura dell'ospedale o di quella sua vuota abitazione, fu in quel momento che Roy Mustang, dopo la lotta contro il Padre, si sentiva davvero tornato a casa, alla normalità. Ma questo, col cavolo che l'avrebbe ammesso.
La stanza iniziò a riempirsi di chiacchiere e confusione, tanto che ormai nessuno stava più pensando al lavoro. Il clima di felicità che si era creato dava una sensazione di paradiso, ma erano pur sempre in orario di lavoro, e per questo, quando il Tenente Hawkeye sparò al soffitto lasciando un bel buco, tutti i presenti di fermarono di botto sotto il suo sguardo severo.
-Capisco quanto possiate essere felici nel rivedere il Colonnello- li rimproverò, stavolta puntando la sua adorata pistola su di Havoc
-Ma perché la punti addosso a me?- disse quest'ultimo nascondendosi sotto la scrivania di Mustang (con quella biondina non c'era da scherzare: preferiva abbandonare la sua virilità da uomo e nascondersi come una checca piuttosto che affrontare lei).
-Ma ora dovete lasciarlo lavorare!- concluse lei alzando il tono della voce come suo solito quando qualcuno non faceva il suo dovere. Ovviamente, tutti si ritirano per paura della terribile cecchina. Eh, sì, tutto di nuovo alla normalità. L'unica a essere rimasta al suo posto (nonostante stesse per farsela addosso) fu Sheska, che si affrettò subito a mostrare una busta bianca senza alcun tipo di sigillo militare, e di conseguenza era una lettera da parte dell'esterno.
-È una lettera con destinatario Riza Hawkeye- disse, praticamente deludendo le aspettative del Colonnello. Per qualche motivo infatti si aspettava che fosse per lui, anche se dato che nessuno sapeva del suo ritorno era assurdo che fosse lui il destinatario, ma in quei ultimi mesi aveva imparato che ogni possibilità andava analizzata.
-Non sappiamo chi l'abbia mandata, c'è solo scritto il suo nome sulla busta- si affrettò a dire Sheska, quasi scusandosi per non si sa cosa -è anonima.
Gli occhi di Riza lasciavano intendere un leggero senso di agitazione, e il battito del suo cuore accelerò, cosa che agli altri due non sfuggì. Se era ciò che pensava lei, i due non potevano sapere di che si trattasse (il Colonnello non era stato informato di questioni che non avessero come soggetto Ishbal, e per quanto riguardava Sheska, quello non era il suo campo), il che, pensò, era meglio per la loro sicurezza. Prese la busta e la aprì leggendo le poche righe della lettera, attenta che gli altri due, seppure morissero dalla curiosità, non potessero intravederne il contenuto. Era esattamente ciò che credeva lei. Era ritornato.
-Scusate, devo andare.- annunciò e fece per andarsene dando le spalle.
-Cosa?- Mustang era interdetto. -Cosa c'è scritto in quella lettera?
-Preferirei che lei, Colonnello, per la sua sicurezza non sapesse. Ora, con permesso, devo proprio andare.
-Ma..
-Signore- il Tenente bloccò il suo superiore bruscamente, cosa alquanto rara -per favore, niente domande. Io devo andare dal Comandante Supremo, prima che sia troppo tardi.
Detto ciò, se ne andò. 
“Prima che sia troppo tardi”;quelle parole continuavano a riecheggiare nella testa del Colonnello.

Il Tenente Hawkeye sapeva di non essersi comportata con il massimo dei riguardi verso il suo superiore, ma sapeva anche cosa stava succedendo a Central in quel periodo: un misterioso criminale minacciava con l'ausilio di lettere anonime i soldati dell'esercito, e il suo scopo non era stato ancora individuato, dato che fino a quel momento le sue vittime non sembravano avere molto in comune. Il modo di agire di quella persona era sempre imprevedibile, difatti nessuno poteva affermare con certezza cosa capitasse ai poveretti che prendeva di mira e chi sarebbe stato il prossimo a far parte di quel suo giochetto contorto. Prima di lei, altri quattro ufficiali avevano ricevuto una lettera, e uno ad uno sembravano cambiare comportamento giorno dopo giorno, fino a scomparire senza lasciare traccia, senza che si sappia se fossero vivi o morti. Come se non bastasse, nel momento stesso in cui ognuna delle precedenti vittime scompariva, a Central City accadevano cose che erano fra loro scollegate, proprio come gli ufficiali scomparsi: furto di tutte le mele rosse, crollo di un ponte abbandonato, salto in aria di tutti i tombini e avviò improvviso dell'allarme nel cuore della notte. La quinta ad essere presa di mira a quanto pare era il Tenente Hawkeye, che però non si sarebbe fatta suggestionare: aveva visto di tutto ormai. Il Tenente già immaginava che magari il delinquente (o il gruppo, perché no) voleva solo creare confusione a Central e seminare panico fra gli ufficiali, ma gli/li avrebbe dimostrato che con lei certi giochetti non sarebbero funzionati.
Non si preoccupava di quello che sarebbe potuto succedere a lei, ma delle ripercussioni sul Colonnello che aveva giurato di proteggere, ancora scosso dalla convalescenza.
Si ritrovò davanti alla porta dell'enorme ufficio di Grumman, sperando di poter elaborare un piano d'azione, il tutto senza che Mustang ne venisse a conoscenza.
Ciò di cui non si era resa conto perché troppo immersa nei suoi pensieri, era che lui l'aveva silenziosamente seguita.


Note finali: Beh, come primo capitolo diciamo che è più che altro un'introduzione.
Il misterioso criminale ha fatto la sua comparsa appunto mentre Mustang era sotto le cure dei medici e della pietra, e nessuno per precauzione lo aveva informato. Uhm, non ho molto da dire riguardo al capitolo, spero davvero che sia stato di vostro gradimento come primo tentantivo, e mi piacerebbe anche ricevere qualche recensione, che sia positiva o negativa (nell'ultimo caso magari formulata in maniera carina ^-^")
Detto ciò vi lascio (non so a chi mia stia riferendo, non so nemmeno se qualcuno la leggerà questa fanfiction, diciamo che tengo le dita incrociate), cercherò di aggiornare al più presto.

 




 
   
 
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