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Autore: Ginevra Gwen White    26/03/2015    2 recensioni
I semidei odiano il Natale.
Magari voi direte: "Ma come è possibile? Tutti amano il Natale!".
No.
Per due motivi.
Primo motivo: dicembre è troppo lontano da luglio e dalle estati al Campo Mezzosangue.
Secondo motivo: i mostri amano confondersi fra i festosi Babbi Natali delle piazze.
Genere: Avventura, Azione, Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Annabeth Chase, Percy Jackson
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Come diventai (quasi) polpette di semidio



I semidei odiano il Natale.
Magari voi direte: "Ma come è possibile? Tutti amano il Natale!".
No.
Per due motivi.
Primo motivo: dicembre è troppo lontano da luglio e dalle estati al Campo Mezzosangue.
Secondo motivo: i mostri amano confondersi fra i festosi Babbi Natali delle piazze.
Beh, sembrerà strano, ma non lo è. La vostra vista è oscurata da una sorta di protezione magica, la Foschia, a causa della quale non vedete le cose al pieno di ciò che sono.
Quindi, davvero, se qualche allegro Babbo Natale vi si avvicina, porgendovi una caramella, diffidate. Forse non lo sapete, ma dietro quell'espressione gioiosa, si nascondono degli occhi gialli e famelici e dei denti affilati, pronti ad azzannarvi il prima possibile.
<< Jackson, la tua fiala è diventata viola. >> osservò Mr Holmes, il supplente del prof di chimica.
Un altro motivo per cui odiavo il Natale: doverlo trascorrere a scuola, fra le innumerevoli lezioni di recupero.
Alzai la testa verso l'uomo. Mr Holmes era un uomo robusto e tarchiato le cui calvizie incipienti erano nascoste da un copricapo blu marino. E mi guardava con un'espressione per nulla divertente.
<< Rimedierò subito, signore >> 
Come per dimostrare la veridicità delle mie parole, presi un componente chimico e lo sciolsi nella fiala.
<< Sarà meglio sbrigarsi. La campanella suona fra mezz'ora. >> borbottò, andandosene a torturare qualche altro disgraziato alunno.
Presi la provetta e la alzai fino a farla quasi sfiorare il mio naso. Il liquido all'interno era di una strana tonalità di fuxia ed emanava un odore rimpugnante. 
La consegna era: "Create un profumo, utilizzando i componenti del mandarino".
Non potevo che andarci così vicino.
<< Serve aiuto, Testa d'Alghe? >> sussurrò una voce nel mio orecchio.
Quasi svenni dallo spavento.
Mi voltai. Niente di strano.
Un ragazzo, chino sul suo banco di laboratorio, era intento ad agitare la sua fialetta di un verde brillante. Un altro ragazzo dai cespugliosi capelli ricci tentava di infilare a forza il mandarino nella propria provetta e... una ragazza bionda stava appena comparendo al mio fianco, togliendosi dal capo un cappello degli Yankees.
Okay, quello era strano.
<< Ehi sapientona. >> la salutai, sorridendo << Che ci fai qui? >>
<< Non è il tempo delle spiegazioni >> rispose lei. << Prendi la fiala e fai finta di parlarmi. >>
<< Ehm... io ti sto parlando. >>
Annabeth scosse il capo e scoccò le dita.
Ad un tratto, il tempo si fece lento e denso come una torta di melassa.
L'effetto della Foschia.
<< Vabene ragazzi, potete andare a casa! Buona Pasqua! >> urlò Mr Holmes, sorridendo radioso << Ottimo lavoro! >> aggiunse, prendendo il cappotto e uscendo dalla porta, fischiettando.
Annabeth mi guardò, facendomi segno di andare. Uscimmo dalla scuola e ci incamminammo frettolosamente nella New York Avenue, tra la gente festante e i viali addobbati e illuminati.
<< Che è successo, Annabeth? >> chiesi, annaspando nel tentativo di stare al suo passo.
La gente che urtavo si voltava infastidita verso di me e sbuffava. Un bambino mi guardava con aria infelice, stretto fra le braccia di quelli che dovevano essere i suoi genitori.
Lei sospirò, passandosi una mano fra i capelli. << Apollo... è successo di nuovo... >> 
<< Che cosa? Di che stai parlando? >> Affrettai il passo, interrogandola con gli occhi.
I passanti ci sorpassarono, strapieni di pacchi e pacchettini. Un Babbo Natale ci passò accanto. << Un offerta per i meno fortunati? Tutti hanno diritto ad un buon Natale! >> esclamò radioso, suonando un campanellino.
Fissai il suo vestito rosso, evidentemente troppo vecchio e piccolo. Sembrava essere lui il meno fortunato. 
Comunque sia, lo sorpassammo, ormai correndo.
<< Dobbiamo recarci subito al Campo Mezzosangue... lì ti spiegherò... Come possiamo raggiungerlo? >> rimuginò Annabeth << Potremmo usare il taxi delle Sorelle Grigie ma non ho liquidi... hai qualche idea? >>
Ripensai al Cocchio della Dannazione. Era una di quelle avventure che non ci tenevo a ripetere.
<< Ehm... no, proprio no. >>
Annabeth non fece in tempo ad aprire bocca, che spuntarono altri tre Babbi Natali.
Uno, era quello malconcio di poco fa e gli altri due erano sconosciuti e decisamente orrendi. Somigliavano più al mostro di Frankestein che a Babbo Natale.
<< Orsù... non fate un offerta per la comunità? >> sussurrò con voce velata quello conciato male.
Gli altri due ghignarono ripetendo: << ... per la comunità, per la comunità.... >>
Annabeth si fermò di botto e si guardò intorno. Ebbi un brutto presentimento.
<< Ci piacerebbe tanto... ma non abbiamo soldi, ci dispiace! Arrivederci... >> rispose con voce acuta, tirandomi per la giacca in modo tale da seguirla.
<< Oh, ma non è necessario >> ghignò il boss << È gradito anche il sangue di giovani eroi! >>
Oh no, non un altro. Sguainai la mia fedele penna a sfera Vortice dalla tasca e gliela puntai contro, indietreggiando.
<< Prova a fare un altro passo e diventi croccantini per Cerbero! >> gridai, facendo un cenno ad Annabeth che si infilò in testa il cappello degli Yankees, scomparendo alla vista.
I due omoni si guardarono in giro, cercando Annabeth. Si grattarono la testa, confusi, e poi scrollarono le spalle, indifferenti.
Il boss invece rise di cuore, buttando la testa all'indietro. Poi cominciò a trasformarsi: il viso scarno e imberbe divenne roseo e tondo. Le mani callose ingentilirono le loro curve e i capelli neri e tagliati male, si allungarono, rincorrendosi a curve lungo la schiena. Ma le gambe, ahimè, infoltirono la loro peluria e ricaddero sul terreno con un fragore secco. Avevo passato molto tempo con Grover e avrei riconosciuto quel rumore ovunque: zoccoli. Il Babbo Natale che avevo davanti poco fa si era trasformato in una donna-asino. Lo (anzi, la) fissai scandalizzato.
<< U-una femmina? >>
La donna-asino tirò su col naso e mi squadrò con aria di sufficenza. << Hai qualche problema con le donne, ragazzo? >>
Arrossii e lanciai uno sguardo ai due bruti, che avevano osservato la scena come se ci avessero assistito mille volte, prima di mangiare un eroe a cena. Il che probabilmente era vero.
<< Uhm, ma com'è che prima... cioè... che cosa...? >> balbettai confuso.
<< Il mio nome è Anarada. >> ghignò lei, con uno scrollio di zoccoli << E tra poco mangerò carne di eroe a cena! >>
Come non detto. Valutai la situazione, fiducioso della presenza di Annabeth nell'ombra.
<< Certo che hai proprio delle belle gambe >> commentai, prima di lanciarmi su Anarada, colpendola con l'elsa di Vortice.
La donna-asino indietreggiò, colta alla sprovvista ma si ravvide presto e mi diede una potente scarica di zoccoli sul petto. Uno dei Frankestein alle sue spalle, mi prese per i fianchi e mi tirò a sé, ma io gli sfuggii, scalciando come un forsennato. Poi mi diressi verso la donna, menando un fendente. Ma Anarada fece una cosa che non mi aspettai. Tirò fuori dalla bocca una lingua lunghissima e bloccò la spada, arrotolandola sulla lama.
<< Liiingfua di ffferrro >> pronunciò con fatica. Io indietreggiai stupito e Anarada attirò verso di sé la spada, sottraendomi la mia unica ancora di salvezza. Ma dove si era cacciata Annabeth?
Vortice cadde ai piedi di Anarada con un tintinnio. Fissai la mia spada, frastornato. Era lontana da me una mezza dozzina di passi. Forse con uno scatto veloce...
<< Perseus Jackson è caduto nel sacco. >> sibilò canzonatoria la donna-asino. Aveva un modo curioso di parlare, un po' come un indigena che cerca di parlare in inglese. Un modo irritante.
Indeciso sul da farsi, cercai di elaborare un piano. Non me ne venne in mente nessuno. Anche perché i due omoni mi spinsero a terra, in ginocchio davanti ad Anarada.
<< Le profezie si sbagliano. Sei troppo debole per fare l'eroe. Crono mi ricompenserà profumatamente. >> La donna rise e  tirò fuori la sua lunga lingua, stringendola a mo' di cappio sul mio collo. L'organo non era umido come le lingue normali, era freddo come il metallo e mi stringeva il collo in una morsa di ferro, quasi come un gancio. Mi diedi per perso, non c'erano speranze di salvezza. Non ero io l'eroe della profezia. Non avevo la possibilità di esprimere un ultimo desiderio ma se mi fosse concessa, di sicuro avrei voluto confessare ad Annabeth... aspettate un attimo, dov'era Annabeth? Non era da lei fare da spettatrice alla mia morte. 
Anarada mi guardava con sguardo folle, la bocca aperta a dismisura per far fuoriuscire la lingua. Sentii i miei polmoni bruciare e implorare aria mentre la morsa si restringeva e andava via via soffocandomi. Ad un tratto, i miei sensi offuscati percepirono un clangore e Annabeth comparve alla mia destra, con una bacinella piena di un liquido non meglio identificabile in mano. Prima che potessi giorne, Annabeth gettò il liquido sulla lingua di Anarada. Dapprima non successe niente... poi Annabeth prese il suo coltello di bronzo e lo conficcò ripetutamente lungo l'asse della lingua, facendola andare in mille pezzi.
Frankestein 1 e Frankestein 2 osservarono la scena impotenti, come stessero assistendo alla scena di un film. Anarada cadde in ginocchio sulle proprie zampe, cercando invano di parlare. La lingua si era frantumata come una lastra di vetro. Mi massaggiai la gola, certo che la mia trachea fosse diventata uno di quei puzzle a poco prezzo, e con uno sguardo di complicità nei confronti di Annabeth, agguantai la mia spada e la piantai in petto ad Anarada, che ancora fissava incredula i frammenti della sua lingua. Scomparve in una nuvola di sabbia.
Annabeth si precipitò verso di me. << Tutto bene, Percy? >> 
Io annuii, guardando con la coda dell'occhio i due omoni darsela a gambe. << Dov-dov'eri? >> mormorai a fatica con la gola ancora dolorante.
Annabeth fece un debole sorriso. << Appena dopo aver messo il cappello dell'invisibilità e aver riconosciuto la donna come Anarada, sono corsa a prendere dalla tua scuola l'unica cosa in grado di sconfiggerla: l'azoto liquido. Con questo si riesce a corrodere il ferro. E Anarada ne è intollerante. >>
Io boccheggiai. << Vuoi dire che tu conoscevi questo mostro? E... sei andata da sola fino alla mia scuola? >>
Lei si strinse nelle spalle e sospirò. << Te l'ho detto, abbiamo combattuto molti mostri quando eravamo solo io, Talia e... Luke. Anarada è stata uno dei primi mostri che abbiamo incontrato. >> disse, lanciandomi uno sguardo <<  È stata una mia idea usare l'azoto liquido per corrodere il ferro, a quel tempo. >> aggiunse poi, imbarazzata.
Sorrisi. << Ci avrei scommesso. Andiamo? >> 
Annabeth annuì e insieme ci incamminammo per la New York Avenue.



Chiappa!
Oggi ho trovato questa storia sul computer e... boh, avevo voglia di pubblicarla. So che non è niente di speciale, ma ho semplicemente voluto narrare una delle tante avventure di Percy e Annabeth, prendendo spunto da un mostro realmente esistente della mitologia greca.
Se vi va, passate dalle mie storie comiche di Percy Jackson :)
Baci,

Ginevra


   
 
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