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Autore: Fiamma Erin Gaunt    27/03/2015    2 recensioni
Dal testo:
- Ti piace Edward, sul serio? – chiese Christina, sinceramente stupita.
Annuì, sentendo le gote arrossarsi leggermente.
Tris sorrise, scuotendo la testa davanti all’incredulità dell’amica.
- Beh, é un figo – asserì Christina, ripresasi dallo shock.
- Già, un figo che non mi guarda; probabilmente non sa nemmeno che esisto. –
- In compenso qualcun altro non ti toglie gli occhi di dosso – disse la bionda, occhieggiando verso due brandine più in là.
Peter?
No, neanche morta, erano come il diavolo e l’acqua santa.
*
- Sei venuta a vedere come mi ha conciato il tuo ragazzo? – esordì, più tagliente di quanto avrebbe voluto, - Sarai contenta, immagino. –
- Ero venuta a portarti questa, ma per quanto mi riguarda ti ci puoi anche strozzare – ribatté, lanciandogli contro una sacca di ghiaccio compresso.
Peter la rigirò tra le mani, per poi richiamarla: - Aspetta. –
- Che vuoi? –
- Grazie. –
*
- E se ci provassimo? –
- Se ci provassimo? – ripeté, incredulo.
- Sì, a scopo puramente scientifico – precisò.
- E cosa vorresti dimostrare? –
- Che tra me e te non c’è nessunissima attrazione, ovviamente. –
Già, ovviamente, pensò amaramente Peter.
[Peter/OC/Edward; accenni di: Will/Christina, Four/Tris ed Eric/Fiamma]
Genere: Erotico, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Edward, Nuovo personaggio, Peter, Un po' tutti
Note: Lemon, Lime | Avvertimenti: Triangolo, Violenza
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Capitolo 2

 

 

 

 

 

Saltare?

Sperava di aver capito davvero male, perché se così non fosse stato si sarebbe confermata la teoria di Christina: gli Intrepidi li volevano tutti morti.

Vide gli iniziati interni prendere lo slancio e lanciarsi per primi con l’espressione sicura di chi ha già fatto cose come quelle un’infinità di volte.

Beatrice e Christina, al suo fianco, avevano gli occhi sgranati e sembravano le inconsapevoli spettatrici di un suicidio di massa. Stabilì che probabilmente doveva essere la stessa espressione che capeggiava sul suo viso.

- E se non saltiamo? – chiese un ragazzo con un filo di voce. Aveva i colori dei Candidi ma non le sembrava di averlo mai visto; tuttavia era un tipo anonimo e perciò poteva benissimo darsi che le fosse sfuggito durante le lezioni. Sembrava addirittura più terrorizzato di loro tre messe insieme. Si chiese come fosse potuto finire tra gli iniziati Intrepidi, non sembrava affatto averne la stoffa.

- Tu che dici? Diventi un Escluso. –

Non ebbe bisogno di voltarsi per sapere di chi si trattasse. Solo una persona di sua conoscenza aveva l’abilità innata di risultare totalmente sprezzante e assolutamente detestabile al tempo stesso.

Lo vide prendere la rincorsa, rivolgendogli un sorriso di scherno, e aggiunse: - Buona fortuna, Al. –

Al, probabilmente il diminutivo di Albert stabilì, rivolse loro un’occhiata di sfuggita e poi lo seguì. Non si udì alcun tonfo, quindi a quanto pareva entrambi erano atterrati sani e salvi. Peccato, per un attimo la fantasia di Peter spiaccicato sul cemento le aveva attraversato la mente e doveva ammettere che non era affatto male come immagine.

- Stai sorridendo in modo strano … mi fai paura – commentò Beatrice, aggrottando leggermente la fronte.

Christina rise, spiegando: – Quella é la faccia che fa mentre ha fantasie omicide. –

Riley annuì. – Ti capiterà spesso di vederla se continuo a trovarmi tra i piedi Satana. Allora, saltiamo insieme? –

Entrambe le ragazze si dissero d’accordo. Si sistemarono contro la parete dello scompartimento, sfruttando ogni centimetro di terreno su cui prendere la rincorsa.

- Al tre –, disse Christina, - Uno. –

- Due – le fece eco Beatrice.

- E tre. –

La corsa parve durare una frazione di secondo, così come il momento in cui avvertì distintamente il vuoto sotto di sé. Atterrarono una vicina all’altra, rotolando sul cemento e tastandosi il corpo in preda a un coro di risate isteriche.

- State bene? –

Beatrice annuì: - Tutta intera. Chris? –

- Idem. –

- Perfetto. Allora, quando lo rifacciamo? – chiese, una scintilla selvaggia a illuminarle le iridi verde bosco.

- Tu sei pazza – decretò Christina mentre Beatrice, nello stesso istante, ribatteva: - Spero mai più. –

Un urlo riecheggiò alle loro spalle, riportandole alla realtà. Una delle iniziate interne era affacciata dal cornicione e urlava con le lacrime agli occhi. Sul cemento, diversi metri più sotto, c’era il corpo di una ragazza e sotto di esso si allargava lentamente una pozza di sangue. E così essere interni non era sufficiente per superare automaticamente l’iniziazione.

Molti degli iniziati dovettero pensarla allo stesso modo, perché i sorrisi di baldanzosa superiorità che avevano rivolto ai trasfazione per tutta la durata del viaggio erano stati sostituiti da un’ombra di incertezza e sgomento.

- Radunatevi tutti qui, forza. –

La voce che si levò apparteneva a un uomo di colore sulla quarantina, possente e circondato da quell’aura di autorità tipica dei capi.

- Sono Max, uno dei vostri Capofazione, e dietro di me c’è l’ingresso al nostro quartier generale. Se pensate di non essere abbastanza coraggiosi per saltare, questo é il momento di andarsene. –

- Dobbiamo saltare di nuovo? – chiese Riley, attirando l’attenzione su di sé.

Max inarcò un sopracciglio. – Perché, hai qualcosa in contrario? –

Scosse la testa.

- È solo che non pensavo che avrei passato tutta l’iniziazione a saltare di qua e di là come un grillo. Speravo in un po’ più d’azione – ribattè.

L’uomo proruppe in una risata di gola.

- In futuro scoprirai che c’è molta più azione di quanta la maggior parte delle persone riesca a sopportare. –

Poi lanciò un’occhiata in direzione degli interni. – Di norma concediamo ai nostri iniziati di saltare per primi. Chi vuole andare? –

Il silenzio che accompagnò le sue parole fu piuttosto eloquente.

- Vado io. –

Beatrice, facendosi strada con decisione, si avvicinò al cornicione sotto gli sguardo stupiti degli altri iniziati.

Max parve nuovamente divertito, ma non disse nulla e si limitò a scendere per permetterle di prendere il suo posto.

Riley la osservò mentre si sfilava la giacca grigia d’Abnegante e prendeva un paio di respiri profondi. Stava chiaramente cercando di accumulare tutto il coraggio per impedirsi di emettere anche il più piccolo verso.

- Sì, Rigida, toglitela. Anzi no, rimettitela. –

Risate sparse accompagnarono l’affermazione di Peter.

Scambiò un’occhiata con Christina; il messaggio era chiaro: che imbecille.

Poi accadde: Beatrice si lanciò nel vuoto e precipitò in quel buco nero.

Un minuto più tardi, Max annunciò che era tempo che qualcun altro saltasse. Si fece largo proprio come aveva fatto l’amica poco prima e si arrampicò con agilità. Guardò verso il basso, socchiudendo gli occhi alla ricerca di qualcosa che le lasciasse capire cosa ci fosse lì sotto. Acqua? Una rete elastica?

Coraggio, fa’ finta che sia solo uno degli esercizi di ginnastica che hai ripetuto per centinaia di volte in questi anni. Immagina che ci sia un cavallo davanti a te e prendi lo slancio come se stessi per eseguire un volteggio.

Scese dal cornicione, sforzandosi di ignorare le risatine alle sue spalle, e prese la rincorsa. Poggiò le mani sul rialzo in cemento e si catapultò di sotto. Un paio di avvitamenti più tardi avvertì l’impatto della sua schiena con la rete di sicurezza e un fischio d’ammirazione proveniente da un angolo buio.

Afferrò una a caso tra le mani che le erano state offerte per rialzarsi e si ritrovò a fissare il volto dai tratti cesellati di una ragazza che non poteva avere che una manciata di anni più di lei.

- Come ti chiami? Pensaci bene, perché una volta scelto non potrai cambiarlo – aggiunse, sorridendole amichevolmente.

- Riley. Mi chiamo Riley. –

L’Intrepida annuì, - Benvenuta tra gli Intrepidi –, poi si rivolse alla platea al buio: - Seconda a saltare: Riley. –

Le posò una mano sulla spalla, indirizzandola verso Beatrice, diventata a quanto pareva semplicemente Tris dopo il salto.

- Cos’era quella roba che hai fatto? –

- Un Dungelova: rondata e flic flac in prevolo, poi salto indietro raccolto con due avvitamenti in volo. –

Davanti alla sua espressione perplessa, chiarì: - È un tipo di volteggio, roba da ginnaste. –

- Qualunque cosa fosse, sei stata fantastica. –

Accettò il complimento con un sorriso e insieme attesero l’arrivo del terzo saltatore: Christina. Dietro di lei venne un interno e subito dopo Peter.

Quando anche l’ultima degli iniziati, Molly, ebbe saltato si radunarono in un’anticamera decisamente più luminosa e vennero fronteggiati da tre Intrepidi; tra di loro c’era anche la ragazza che l’aveva aiutata ad alzarsi dalla rete e il ragazzo che Tris le aveva indicato come colui che l’aveva accolta dopo il salto.

- I figli degli Intrepidi con Lauren, i trasfazione con me e Fiamma. –

Gli interni erano una ventina, il doppio di loro, e marciarono compatti dietro alla ragazza dai capelli rasati e le orecchie piene di piercing.

- Io sono Quattro, solitamente lavoro al centro di controllo, ma per tutta la durata dell’ iniziazione sarò il vostro istruttore. –

- Quattro come il numero? – chiese Christina, palesemente divertita.

Effettivamente non era un granchè come nome. Dal modo in cui l’Intrepido la guardò, tuttavia, era chiaro che ci fosse un significato profondo dietro quella scelta.

- Il tuo nome? –

- Christina. –

- Bene, Christina, se avessi voluto sopportare l’insolenza dei Candidi non credi che mi sarei trasferito nella loro Fazione? –

Non aveva alzato la voce, ma per qualche motivo quel tono lieve e pacato risultava molto più inquietante di qualsiasi grido o strepitio.

- La prima cosa che imparerete da me é a stare in silenzio – aggiunse.

- Decisamente non é un simpaticone – borbottò Riley sottovoce.

Tris annuì. – Sembra uno che si prende molto sul serio. –

- A me sembra solo un cretino – replicò Christina, piccata.

- Vacci piano, Quattro, o li traumatizzerai ancora prima che comincino – intervenne l’Intrepida.

I due si scambiarono un’occhiata divertita e Riley dedusse che fossero essere amici.

- Io sono Fiamma; di solito lavoro con i gruppi speciali, ma mi sono offerta come volontaria per bilanciare un po’ l’immane simpatia del mio collega – concluse ironicamente, strappando qualche accenno di risata qui e lì.

 - Faremo un breve giro d’orientamento, poi avrete cinque minuti per cambiarvi e raggiungere la mensa per la cena. –

Compatti come gli interni prima di loro, procedettero lungo i corridoi a passo svelto. C’era così tanto da vedere ed era un ambiente molto diverso dai palazzi di vetro dei Candidi. Il Pozzo, poi, era il centro della vita degli Intrepidi e sembrava brulicare di gente a qualsiasi ora del giorno o della notte. Si respirava un’aria cameratesca che le piaceva.

Il suo buonumore sopravvisse finchè non vide la camerata.

Quattro e Fiamma ridevano sotto i baffi come se sapessero benissimo cosa stava passando per la testa di quei dieci piccoli trasfazione.

- Se i letti vi piacciono, dovete vedere i bagni – rise l’Intrepida.

Uno degli Eruditi, un amico di Edward e Myra, fu il primo ad affacciarsi nella stanza attigua ed esclamò: - State scherzando, spero. –

- Avete cinque minuti per cambiarvi, fate in fretta – si limitò a replicare Quattro, uscendo dalla camerata.

- La brandina in fondo a destra é la più comoda – consigliò Fiamma, quasi distrattamente, e poi lo seguì.

Riley si lasciò cadere su quella consigliata dalla ragazza e dovette ammettere che il materasso era perfetto: né eccessivamente rigido né troppo morbido.

Mentre Tris e Christina si aiutavano a vicenda facendosi scudo con il corpo e si cambiavano velocemente, lei calciò via le scarpe e cominciò a spogliarsi come se niente fosse.

Aveva tre fratelli a casa che non sembravano conoscere il significato della parola privacy e pertanto lo stare in intimo davanti a qualcuno non la scandalizzava affatto. Del resto era né più né meno ciò che si vedeva quando si indossava un costume da bagno.

Mentre finiva di infilarsi i pantaloni della divisa, notò con la coda dell’occhio che Drew e Peter la osservavano con aria alquanto interessata.

- Dove la nascondevi tutta quella roba, rossa? –

Raccolse una delle scarpe da Candida e gliela tirò contro, centrandolo in piena fronte e facendogli emettere un gemito di dolore.

Christina e Tris ridacchiarono.

Mentre sostituiva la camicia bianca con la canottiera nera, si sentì nuovamente osservata. Stava giusto per recuperare anche l’altra scarpa e tirarla nuovamente contro Peter quando si rese conto che non si trattava di lui.

Gli occhi che la osservavano erano azzurri e vennero distolti non appena il suo proprietario si rese conto di essere stato colto in flagrante.

Trattenne un sorrisetto compiaciuto e nascose il volto contro la canottiera per un tempo decisamente superiore a quanto fosse realmente necessario.

Sapeva che non avrebbe dovuto essere contenta di aver attirato l’attenzione di un ragazzo fidanzato, ma il fatto che Edward la considerasse attraente era una bella soddisfazione.

Scacciò quel pensiero: lei non era una di quelle che rubavano i fidanzati alle altre.

Quando ebbe finito di vestirsi e di allacciare gli scarponi, seguì Tris e Christina verso la mensa. L’ingresso ricordava molto quello di una grotta e i tavoli erano occupati quasi interamente.

- Ci sediamo lì? – propose Tris, indicando alcuni posti vuoti accanto a Quattro.

Annuirono, e la bionda si ritrovò gomito a gomito con il loro giovane istruttore.

Riley notò il modo in cui Quattro si era irrigidito quando aveva sfiorato per sbaglio il suo gomito per afferrare la brocca dell’acqua e un pensiero le attraversò la mente: possibile che tra la sua nuova amica e il rigido istruttore ci fosse della tensione … un po’ particolare?

Non ebbe modo di indagare oltre perché in quel momento un Intrepido fece il suo ingresso e portò un silenzio di tomba. Aveva capelli corvini che portava tirati indietro con il gel e che incorniciavano occhi dello stesso colore dell’acciaio; diversi piercing gli adornavano il volto e aveva un paio di tatuaggi sulle braccia possenti lasciate scoperte dalla maglietta a mezze maniche. Osservava ogni tavolo con lo sguardo calcolatore che avrebbe avuto uno squalo.

- Quello chi è? –

- Eric, uno dei Capofazione. –

- Ma é così giovane – considerò Tris, sorpresa.

- Qui non conta l’età. –

Riley annuì. Probabilmente lì contava solo chi le dava di santa ragione a chiunque fosse di passaggio. E quel ragazzo era decisamente abbastanza inquietante da guadagnarsi un ruolo da leader.

Vide Fiamma affiancarlo e far scivolare una mano nella sua. Insieme raggiunsero il loro tavolo e presero posto all’altro lato di Quattro.

- Oh oh, una Rigida. –

Fiamma gli diede un buffetto sulla mano con la forchetta, strappandogli un ghigno divertito. – Si chiama Tris. –

- Ma davvero? Allora, forza, presentamele. –

- Tris, Christina e Riley. –

Le osservò una alla volta con attenzione, soffermandosi su di lei.

- Sei quella del salto di cui parlano tutti? –

- Così pare – replicò, pacata.

- Sono curioso di scoprire se sei davvero così brava o se é stata solo fortuna. –

Poi, come se tutta la sua curiosità fosse evaporata in un istante, spostò gli occhi d’acciaio su Quattro. Dal modo in cui lo guardava non erano decisamente amici … forse rivali?

- Max mi ha chiesto di chiederti cosa combini di recente – esordì.

- Il solito, puoi dirgli che sono contento di quello che faccio. –

- Quindi vuole offrirti un lavoro? –

- Così pare. –

Riley incrociò lo sguardo dell’istruttore e sorride davanti a quella replica. A quanto pareva l’incuranza era la tattica giusta quando si aveva a che fare con Eric.

- E a te non interessa? – insistè.

Fiamma sbuffò. Per loro poteva anche essere qualcosa di nuovo e incomprensibile, ma lei sembrava sapere fin troppo bene di cosa si trattasse. Evidentemente quella era una conversazione che si ripeteva nel tempo da chissà quanto.

- Sono due anni che non m’interessa – confermò.

- Bene, speriamo che lo capisca. –

Eric si alzò, battendo una mano sulla spalla di Quattro in modo fin troppo violento per sembrare un gesto amichevole e rivolse un’occhiata interrogativa all’indirizzo di Fiamma.

- Resto qui a mangiare, devo parlare con Quattro di un paio di cose, ci vediamo dopo – replicò, alzandosi quanto bastava per scoccargli un bacio a fior di labbra.

- Quindi voi due state insieme? – chiese.

Fiamma rise. – Lo fai sembrare come se avessi appena detto di essere la sposa di Satana. –

- Non che ci sia molta differenza tra le due cose – borbottò Quattro, beccandosi una gomitata dritta nelle costole dall’amica.

- Non parlarmi di Satana, ho già il mio personale – replicò, lanciando un’occhiata ostile a Peter che chiacchierava con Drew e Molly.

- Quei due potrebbero diventare migliori amici – convenne Christina.

- Fantastico, ci mancava solo un Eric in miniatura come trasfazione – aggiunse l’istruttore, sempre con il solito tono seccato.

Non riusciva a capire se fosse davvero la sua indole o se stesse semplicemente giocando al “poliziotto cattivo” mentre Fiamma faceva quello “buono”.

Finirono di mangiare in silenzio finchè Tris non lanciò un’occhiata indignata verso la fine della tavolata. Con il senno di poi Riley si disse che avrebbe fatto molto meglio a non voltarsi in quella direzione.

Myra ed Edward erano seduti vicini e si stavano scambiando un bacio appassionato.

Peter colse la sua occhiata e ne approfittò per una delle sue solite uscite: - Voi due, datevi un contegno, o finirete con lo scandalizzare quel terzetto. –

Riley avvampò, distogliendo lo sguardo e tirando indietro la sedia con decisione. Christina e Tris la seguirono mentre usciva a passo di carica dalla mensa.

Quando furono giunte in camerata, Christina prese la parola: - Che succede? Di solito tieni testa a Peter, non scappi via. –

- Ero imbarazzata. –

- Perché? –

- Perché credo che mi piaccia Edward – ammise.

- Ti piace Edward, sul serio? – chiese Christina, sinceramente stupita.
Annuì, sentendo le gote arrossarsi leggermente.
Tris sorrise, scuotendo la testa davanti all’incredulità dell’amica.
- Beh, é un figo – asserì Christina, ripresasi dallo shock.
- Già, un figo che non mi guarda; probabilmente non sa nemmeno che esisto. –
- In compenso qualcun altro non ti toglie gli occhi di dosso – disse la bionda, occhieggiando verso due brandine più in là. Ebbe bisogno di un momento di concentrazione per ricordare chi l’aveva occupata.

Quando l’immagine del suo occupante si materializzò nella sua mente, scosse la testa.
Peter?
No, neanche morta, erano come il diavolo e l’acqua santa.

Christina sembrava essere della sua stessa idea, perché disse: - Peter è contento solo quando le da il tormento, sarà per questo che la osserva in continuazione. –

Riley annuì.

Sì, quella era la spiegazione più logica.

- Beh, dopo questa figuraccia epocale, che ne dite se non metto mai più piede in mensa? – ironizzò.

- Non proprio mai più, solo per i prossimi cento anni – la corresse Christina.

- O forse meno, dipende da quanto vivranno quelli che hanno assistito alla scena – confermò Tris.

- Non siete di alcun aiuto, sappiatelo. –

Continuarono a ridere e scherzare finchè tutte e tre non caddero addormentate sui rispettivi letti.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Spazio autrice:

Avrei voluto aggiornare molto prima, ma il computer é stato praticamente requisito da mia madre che doveva lavorare a una presentazione e quindi ho potuto pubblicare solo ora. Spero che il capitolo vi sia piaciuto e vi annuncio che in questo momento sto per cominciare a lavorare al terzo (se tutto va bene dovreste averlo domenica sera). Fatemi sapere che ne pensate. Alla prossima.

Baci baci,

Fiamma Erin Gaunt

 

 

  
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