Capitolo
2
Saltare?
Sperava
di aver capito davvero male, perché se
così non fosse stato si sarebbe confermata la teoria di
Christina: gli
Intrepidi li volevano tutti morti.
Vide
gli iniziati interni prendere lo slancio e
lanciarsi per primi con l’espressione sicura di chi ha
già fatto cose come
quelle un’infinità di volte.
Beatrice
e Christina, al suo fianco, avevano gli
occhi sgranati e sembravano le inconsapevoli spettatrici di un suicidio
di
massa. Stabilì che probabilmente doveva essere la stessa
espressione che
capeggiava sul suo viso.
-
E se non saltiamo? – chiese un ragazzo con un
filo di voce. Aveva i colori dei Candidi ma non le sembrava di averlo
mai
visto; tuttavia era un tipo anonimo e perciò poteva
benissimo darsi che le
fosse sfuggito durante le lezioni. Sembrava addirittura più
terrorizzato di
loro tre messe insieme. Si chiese come fosse potuto finire tra gli
iniziati
Intrepidi, non sembrava affatto averne la stoffa.
-
Tu che dici? Diventi un Escluso. –
Non
ebbe bisogno di voltarsi per sapere di chi si
trattasse. Solo una persona di sua conoscenza aveva
l’abilità innata di
risultare totalmente sprezzante e assolutamente detestabile al tempo
stesso.
Lo
vide prendere la rincorsa, rivolgendogli un
sorriso di scherno, e aggiunse: - Buona fortuna, Al. –
Al,
probabilmente il diminutivo di Albert
stabilì, rivolse loro un’occhiata di sfuggita e
poi lo seguì. Non si udì alcun
tonfo, quindi a quanto pareva entrambi erano atterrati sani e salvi.
Peccato,
per un attimo la fantasia di Peter spiaccicato sul cemento le aveva
attraversato la mente e doveva ammettere che non era affatto male come
immagine.
-
Stai sorridendo in modo strano … mi fai paura –
commentò Beatrice, aggrottando leggermente la fronte.
Christina
rise, spiegando: – Quella é la faccia
che fa mentre ha fantasie omicide. –
Riley
annuì. – Ti capiterà spesso di vederla
se
continuo a trovarmi tra i piedi Satana. Allora, saltiamo insieme?
–
Entrambe
le ragazze si dissero d’accordo. Si
sistemarono contro la parete dello scompartimento, sfruttando ogni
centimetro
di terreno su cui prendere la rincorsa.
-
Al tre –, disse Christina, - Uno. –
-
Due – le fece eco Beatrice.
-
E tre. –
La
corsa parve durare una frazione di secondo,
così come il momento in cui avvertì distintamente
il vuoto sotto di sé.
Atterrarono una vicina all’altra, rotolando sul cemento e
tastandosi il corpo
in preda a un coro di risate isteriche.
-
State bene? –
Beatrice
annuì: - Tutta intera. Chris? –
-
Idem. –
-
Perfetto. Allora, quando lo rifacciamo? –
chiese, una scintilla selvaggia a illuminarle le iridi verde bosco.
-
Tu sei pazza – decretò Christina mentre
Beatrice, nello stesso istante, ribatteva: - Spero mai più.
–
Un
urlo riecheggiò alle loro spalle, riportandole
alla realtà. Una delle iniziate interne era affacciata dal
cornicione e urlava
con le lacrime agli occhi. Sul cemento, diversi metri più
sotto, c’era il corpo
di una ragazza e sotto di esso si allargava lentamente una pozza di
sangue. E
così essere interni non era sufficiente per superare
automaticamente l’iniziazione.
Molti
degli iniziati dovettero pensarla allo
stesso modo, perché i sorrisi di baldanzosa
superiorità che avevano rivolto ai
trasfazione per tutta la durata del viaggio erano stati sostituiti da
un’ombra
di incertezza e sgomento.
-
Radunatevi tutti qui, forza. –
La
voce che si levò apparteneva a un uomo di
colore sulla quarantina, possente e circondato da quell’aura
di autorità tipica
dei capi.
-
Sono Max, uno dei vostri Capofazione, e dietro
di me c’è l’ingresso al nostro quartier
generale. Se pensate di non essere
abbastanza coraggiosi per saltare, questo é il momento di
andarsene. –
-
Dobbiamo saltare di nuovo? – chiese Riley,
attirando l’attenzione su di sé.
Max
inarcò un sopracciglio. – Perché, hai
qualcosa in contrario? –
Scosse
la testa.
-
È solo che non pensavo che avrei passato tutta
l’iniziazione a saltare di qua e di là come un
grillo. Speravo in un po’ più d’azione
– ribattè.
L’uomo
proruppe in una risata di gola.
-
In futuro scoprirai che c’è molta più
azione di
quanta la maggior parte delle persone riesca a sopportare. –
Poi
lanciò un’occhiata in direzione degli
interni. – Di norma concediamo ai nostri iniziati di saltare
per primi. Chi
vuole andare? –
Il
silenzio che accompagnò le sue parole fu
piuttosto eloquente.
-
Vado io. –
Beatrice,
facendosi strada con decisione, si
avvicinò al cornicione sotto gli sguardo stupiti degli altri
iniziati.
Max
parve nuovamente divertito, ma non disse
nulla e si limitò a scendere per permetterle di prendere il
suo posto.
Riley
la osservò mentre si sfilava la giacca
grigia d’Abnegante e prendeva un paio di respiri profondi.
Stava chiaramente
cercando di accumulare tutto il coraggio per impedirsi di emettere
anche il più
piccolo verso.
-
Sì, Rigida, toglitela. Anzi no, rimettitela. –
Risate
sparse accompagnarono l’affermazione di
Peter.
Scambiò
un’occhiata con Christina; il messaggio
era chiaro: che imbecille.
Poi
accadde: Beatrice si lanciò nel vuoto e
precipitò in quel buco nero.
Un
minuto più tardi, Max annunciò che era tempo
che qualcun altro saltasse. Si fece largo proprio come aveva fatto
l’amica poco
prima e si arrampicò con agilità.
Guardò verso il basso, socchiudendo gli occhi
alla ricerca di qualcosa che le lasciasse capire cosa ci fosse
lì sotto. Acqua?
Una rete elastica?
Coraggio,
fa’
finta che sia solo uno degli esercizi di ginnastica che hai ripetuto
per
centinaia di volte in questi anni. Immagina che ci sia un cavallo
davanti a te
e prendi lo slancio come se stessi per eseguire un volteggio.
Scese
dal cornicione, sforzandosi di ignorare le
risatine alle sue spalle, e prese la rincorsa. Poggiò le
mani sul rialzo in
cemento e si catapultò di sotto. Un paio di avvitamenti
più tardi avvertì l’impatto
della sua schiena con la rete di sicurezza e un fischio
d’ammirazione
proveniente da un angolo buio.
Afferrò
una a caso tra le mani che le erano state
offerte per rialzarsi e si ritrovò a fissare il volto dai
tratti cesellati di
una ragazza che non poteva avere che una manciata di anni
più di lei.
-
Come ti chiami? Pensaci bene, perché una volta
scelto non potrai cambiarlo – aggiunse, sorridendole
amichevolmente.
-
Riley. Mi chiamo Riley. –
L’Intrepida
annuì, - Benvenuta tra gli Intrepidi –,
poi si rivolse alla platea al buio: - Seconda a saltare: Riley.
–
Le
posò una mano sulla spalla, indirizzandola
verso Beatrice, diventata a quanto pareva semplicemente Tris dopo il
salto.
-
Cos’era quella roba che hai fatto? –
-
Un Dungelova: rondata e flic flac in prevolo,
poi salto indietro raccolto con due avvitamenti in volo. –
Davanti
alla sua espressione perplessa, chiarì: -
È un tipo di volteggio, roba da ginnaste. –
-
Qualunque cosa fosse, sei stata fantastica. –
Accettò
il complimento con un sorriso e insieme
attesero l’arrivo del terzo saltatore: Christina. Dietro di
lei venne un
interno e subito dopo Peter.
Quando
anche l’ultima degli iniziati, Molly, ebbe
saltato si radunarono in un’anticamera decisamente
più luminosa e vennero
fronteggiati da tre Intrepidi; tra di loro c’era anche la
ragazza che l’aveva
aiutata ad alzarsi dalla rete e il ragazzo che Tris le aveva indicato
come
colui che l’aveva accolta dopo il salto.
-
I figli degli Intrepidi con Lauren, i
trasfazione con me e Fiamma. –
Gli
interni erano una ventina, il doppio di loro,
e marciarono compatti dietro alla ragazza dai capelli rasati e le
orecchie
piene di piercing.
-
Io sono Quattro, solitamente lavoro al centro
di controllo, ma per tutta la durata dell’ iniziazione
sarò il vostro istruttore.
–
-
Quattro come il numero? – chiese Christina,
palesemente divertita.
Effettivamente
non era un granchè come nome. Dal
modo in cui l’Intrepido la guardò, tuttavia, era
chiaro che ci fosse un
significato profondo dietro quella scelta.
-
Il tuo nome? –
-
Christina. –
-
Bene, Christina,
se avessi voluto sopportare l’insolenza dei Candidi non credi
che mi sarei
trasferito nella loro Fazione? –
Non
aveva alzato la voce, ma per qualche motivo
quel tono lieve e pacato risultava molto più inquietante di
qualsiasi grido o
strepitio.
-
La prima cosa che imparerete da me é a stare in
silenzio – aggiunse.
-
Decisamente non é un simpaticone –
borbottò Riley
sottovoce.
Tris
annuì. – Sembra uno che si prende molto sul
serio. –
-
A me sembra solo un cretino – replicò Christina,
piccata.
-
Vacci piano, Quattro, o li traumatizzerai ancora
prima che comincino – intervenne l’Intrepida.
I
due si scambiarono un’occhiata divertita e
Riley dedusse che fossero essere amici.
-
Io sono Fiamma; di solito lavoro con i gruppi
speciali, ma mi sono offerta come volontaria per bilanciare un
po’ l’immane
simpatia del mio collega – concluse ironicamente, strappando
qualche accenno di
risata qui e lì.
- Faremo
un breve giro d’orientamento, poi avrete cinque minuti per
cambiarvi e
raggiungere la mensa per la cena. –
Compatti
come gli interni prima di loro,
procedettero lungo i corridoi a passo svelto. C’era
così tanto da vedere ed era
un ambiente molto diverso dai palazzi di vetro dei Candidi. Il Pozzo,
poi, era
il centro della vita degli Intrepidi e sembrava brulicare di gente a
qualsiasi
ora del giorno o della notte. Si respirava un’aria
cameratesca che le piaceva.
Il
suo buonumore sopravvisse finchè non vide la
camerata.
Quattro
e Fiamma ridevano sotto i baffi come se
sapessero benissimo cosa stava passando per la testa di quei dieci
piccoli
trasfazione.
-
Se i letti vi piacciono, dovete vedere i bagni –
rise l’Intrepida.
Uno
degli Eruditi, un amico di Edward e Myra, fu
il primo ad affacciarsi nella stanza attigua ed esclamò: -
State scherzando,
spero. –
-
Avete cinque minuti per cambiarvi, fate in
fretta – si limitò a replicare Quattro, uscendo
dalla camerata.
-
La brandina in fondo a destra é la più comoda
–
consigliò Fiamma, quasi distrattamente, e poi lo
seguì.
Riley
si lasciò cadere su quella consigliata
dalla ragazza e dovette ammettere che il materasso era perfetto:
né eccessivamente
rigido né troppo morbido.
Mentre
Tris e Christina si aiutavano a vicenda
facendosi scudo con il corpo e si cambiavano velocemente, lei
calciò via le
scarpe e cominciò a spogliarsi come se niente fosse.
Aveva
tre fratelli a casa che non sembravano
conoscere il significato della parola privacy e pertanto lo stare in
intimo
davanti a qualcuno non la scandalizzava affatto. Del resto era
né più né meno
ciò che si vedeva quando si indossava un costume da bagno.
Mentre
finiva di infilarsi i pantaloni della
divisa, notò con la coda dell’occhio che Drew e
Peter la osservavano con aria
alquanto interessata.
-
Dove la nascondevi tutta quella roba, rossa? –
Raccolse
una delle scarpe da Candida e gliela
tirò contro, centrandolo in piena fronte e facendogli
emettere un gemito di
dolore.
Christina
e Tris ridacchiarono.
Mentre
sostituiva la camicia bianca con la
canottiera nera, si sentì nuovamente osservata. Stava giusto
per recuperare
anche l’altra scarpa e tirarla nuovamente contro Peter quando
si rese conto che
non si trattava di lui.
Gli
occhi che la osservavano erano azzurri e
vennero distolti non appena il suo proprietario si rese conto di essere
stato
colto in flagrante.
Trattenne
un sorrisetto compiaciuto e nascose il
volto contro la canottiera per un tempo decisamente superiore a quanto
fosse
realmente necessario.
Sapeva
che non avrebbe dovuto essere contenta di
aver attirato l’attenzione di un ragazzo fidanzato, ma il
fatto che Edward la
considerasse attraente era una bella soddisfazione.
Scacciò
quel pensiero: lei non era una di quelle
che rubavano i fidanzati alle altre.
Quando
ebbe finito di vestirsi e di allacciare
gli scarponi, seguì Tris e Christina verso la mensa.
L’ingresso ricordava molto
quello di una grotta e i tavoli erano occupati quasi interamente.
-
Ci sediamo lì? – propose Tris, indicando alcuni
posti vuoti accanto a Quattro.
Annuirono,
e la bionda si ritrovò gomito a gomito
con il loro giovane istruttore.
Riley
notò il modo in cui Quattro si era
irrigidito quando aveva sfiorato per sbaglio il suo gomito per
afferrare la
brocca dell’acqua e un pensiero le attraversò la
mente: possibile che tra la
sua nuova amica e il rigido istruttore ci fosse della tensione
… un po’
particolare?
Non
ebbe modo di indagare oltre perché in quel
momento un Intrepido fece il suo ingresso e portò un
silenzio di tomba. Aveva
capelli corvini che portava tirati indietro con il gel e che
incorniciavano
occhi dello stesso colore dell’acciaio; diversi piercing gli
adornavano il
volto e aveva un paio di tatuaggi sulle braccia possenti lasciate
scoperte
dalla maglietta a mezze maniche. Osservava ogni tavolo con lo sguardo
calcolatore che avrebbe avuto uno squalo.
-
Quello chi è? –
-
Eric, uno dei Capofazione. –
-
Ma é così giovane –
considerò Tris, sorpresa.
-
Qui non conta l’età. –
Riley
annuì. Probabilmente lì contava solo chi le
dava di santa ragione a chiunque fosse di passaggio. E quel ragazzo era
decisamente abbastanza inquietante da guadagnarsi un ruolo da leader.
Vide
Fiamma affiancarlo e far scivolare una mano
nella sua. Insieme raggiunsero il loro tavolo e presero posto
all’altro lato di
Quattro.
-
Oh oh, una Rigida. –
Fiamma
gli diede un buffetto sulla mano con la
forchetta, strappandogli un ghigno divertito. – Si chiama
Tris. –
-
Ma davvero? Allora, forza, presentamele. –
-
Tris, Christina e Riley. –
Le
osservò una alla volta con attenzione,
soffermandosi su di lei.
-
Sei quella del salto di cui parlano tutti? –
-
Così pare – replicò, pacata.
-
Sono curioso di scoprire se sei davvero così
brava o se é stata solo fortuna. –
Poi,
come se tutta la sua curiosità fosse
evaporata in un istante, spostò gli occhi
d’acciaio su Quattro. Dal modo in cui
lo guardava non erano decisamente amici … forse rivali?
-
Max mi ha chiesto di chiederti cosa combini di
recente – esordì.
-
Il solito, puoi dirgli che sono contento di
quello che faccio. –
-
Quindi vuole offrirti un lavoro? –
-
Così pare. –
Riley
incrociò lo sguardo dell’istruttore e
sorride davanti a quella replica. A quanto pareva l’incuranza
era la tattica
giusta quando si aveva a che fare con Eric.
-
E a te non interessa? – insistè.
Fiamma
sbuffò. Per loro poteva anche essere
qualcosa di nuovo e incomprensibile, ma lei sembrava sapere fin troppo
bene di
cosa si trattasse. Evidentemente quella era una conversazione che si
ripeteva
nel tempo da chissà quanto.
-
Sono due anni che non m’interessa –
confermò.
-
Bene, speriamo che lo capisca. –
Eric
si alzò, battendo una mano sulla spalla di
Quattro in modo fin troppo violento per sembrare un gesto amichevole e
rivolse
un’occhiata interrogativa all’indirizzo di Fiamma.
-
Resto qui a mangiare, devo parlare con Quattro
di un paio di cose, ci vediamo dopo – replicò,
alzandosi quanto bastava per
scoccargli un bacio a fior di labbra.
-
Quindi voi due state insieme? – chiese.
Fiamma
rise. – Lo fai sembrare come se avessi
appena detto di essere la sposa di Satana. –
-
Non che ci sia molta differenza tra le due cose
– borbottò Quattro, beccandosi una gomitata dritta
nelle costole dall’amica.
-
Non parlarmi di Satana, ho già il mio personale
– replicò, lanciando un’occhiata ostile
a Peter che chiacchierava con Drew e
Molly.
-
Quei due potrebbero diventare migliori amici –
convenne Christina.
-
Fantastico, ci mancava solo un Eric in
miniatura come trasfazione – aggiunse l’istruttore,
sempre con il solito tono
seccato.
Non
riusciva a capire se fosse davvero la sua
indole o se stesse semplicemente giocando al “poliziotto
cattivo” mentre Fiamma
faceva quello “buono”.
Finirono
di mangiare in silenzio finchè Tris non
lanciò un’occhiata indignata verso la fine della
tavolata. Con il senno di poi
Riley si disse che avrebbe fatto molto meglio a non voltarsi in quella
direzione.
Myra
ed Edward erano seduti vicini e si stavano
scambiando un bacio appassionato.
Peter
colse la sua occhiata e ne approfittò per
una delle sue solite uscite: - Voi due, datevi un contegno, o finirete
con lo
scandalizzare quel terzetto. –
Riley
avvampò, distogliendo lo sguardo e tirando
indietro la sedia con decisione. Christina e Tris la seguirono mentre
usciva a
passo di carica dalla mensa.
Quando
furono giunte in camerata, Christina prese
la parola: - Che succede? Di solito tieni testa a Peter, non scappi
via. –
-
Ero imbarazzata. –
-
Perché? –
-
Perché credo che mi piaccia Edward – ammise.
-
Ti
piace Edward, sul serio? – chiese Christina, sinceramente
stupita.
Annuì, sentendo le gote arrossarsi leggermente.
Tris sorrise, scuotendo la testa davanti
all’incredulità dell’amica.
- Beh, é un figo – asserì Christina,
ripresasi dallo shock.
- Già, un figo che non mi guarda; probabilmente non sa
nemmeno che esisto. –
- In compenso qualcun altro non ti toglie gli occhi di dosso
– disse la bionda,
occhieggiando verso due brandine più in là. Ebbe
bisogno di un momento di
concentrazione per ricordare chi l’aveva occupata.
Quando
l’immagine del suo occupante si materializzò nella
sua mente, scosse la testa.
Peter?
No, neanche morta, erano come il diavolo e l’acqua santa.
Christina
sembrava essere della sua stessa idea, perché
disse: - Peter è contento solo quando le da il tormento,
sarà per questo che la
osserva in continuazione. –
Riley
annuì.
Sì,
quella era la spiegazione più logica.
-
Beh, dopo questa figuraccia epocale, che ne
dite se non metto mai più piede in mensa? –
ironizzò.
-
Non proprio mai più, solo per i prossimi cento
anni – la corresse Christina.
-
O forse meno, dipende da quanto vivranno quelli
che hanno assistito alla scena – confermò Tris.
-
Non siete di alcun aiuto, sappiatelo. –
Continuarono
a ridere e scherzare finchè tutte e
tre non caddero addormentate sui rispettivi letti.
Spazio
autrice:
Avrei
voluto
aggiornare molto prima, ma il computer é stato praticamente
requisito da mia
madre che doveva lavorare a una presentazione e quindi ho potuto
pubblicare
solo ora. Spero che il capitolo vi sia piaciuto e vi annuncio che in
questo
momento sto per cominciare a lavorare al terzo (se tutto va bene
dovreste
averlo domenica sera). Fatemi sapere che ne pensate. Alla prossima.
Baci
baci,
Fiamma
Erin Gaunt