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Autore: northerntrash    29/03/2015    2 recensioni
"Grazie per aver ascoltato" disse Thorin, alzandosi in piedi. "Spero di poter ricambiare il favore, un giorno."
L'uomo nel letto non rispose, ma dato il fatto che era in coma da più tempo di quanto Thorin lo conoscesse, non fu del tutto sorpreso.
Bagginshield Modern AU | SlowBurn | Not a somnophilia story | Storia originale su Archive of Our Own | 38 capitoli
Genere: Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash, FemSlash | Personaggi: Altri, Bilbo, Dìs, Fili, Thorin Scudodiquercia
Note: AU, Traduzione | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Note della Traduttrice
Mi sto commuovendo.
Buona lettura! ♥

Capitolo 37
 

"Posso venire a vederlo?"

Thorin scosse la testa.

"Non oggi- è ancora in ospedale."

Lotho si morse il labbro, inclinando la testa in segno di aver capito, ma aveva ancora l'aria un po' sconfortata.

"Domani, allora?"

Thorin annuì, un po' esitante.

"Glie lo chiederò."

Lotho si guardò i piedi, trascinandoli un poco, a disagio in presenza di questo strano e impressionante sconosciuto.

"Gli porterà questo?" chiese, senza incrociare lo sguardo di Thorin.

Allungò un pezzo di carta con mani macchiate di pittura, tenendolo dall'angolo, rivolto al pavimento, e quando Thorin allungò la mano per prenderlo lo scosse via dalla sua presa.

"Stia attento," disse Lotho, la voce bassa e imbarazzata. "Non è ancora asciutto."

"Lo sarò," promise Thorin, e Lotho si ritrasse un po' mentre lo guardava. "Fai lezione di disegno qui?"

Il bambino annuì, e i suoi occhi erano improvvisamente accesi di eccitazione. "Ho iniziato oggi. Zio Bilbo mi ha iscritto."

"Certo che si," rispose Thorin, fissando ancora il dipinto, prima di esalare un sospiro. "Gli farò sapere che vuoi vederlo, e vedremo cosa possiamo fare, va bene?"

Lotho annuì, strofinandosi il naso, e con un lieve cenno imbarazzato in direzione di Thorin scappò verso la porta del centro comunitario.

Ora solo, Thorin sorrise al dipinto tra le sue mani mentre tornava alla macchina. Disegnato con abilità sorprendente per un bambino di nove anni, lì sul foglio c'era un acquerello della casa di Bilbo, più ricco di dettagli di quanto non si fosse aspettato; dai fiori sotto la finestra davanti allo scintillio dell'ottone del battente sulla porta d'ingresso, nulla era fuori posto.

C'era un volto che guardava attraverso la finestra, e per quanto Lotho fosse ancora poco pratico la persona era facilmente riconoscibile, anche se forse semplicemente perché Thorin aveva passato tante ore a guardarla, e pensarvi, di persona.

Ripose il disegno a faccia in su sul sedile del passeggero, lanciando un ultimo sguardo affettuoso al piccolo dipinto del viso di Bilbo che guardava fuori da casa sua, dov'era il suo posto, prima di andarsene.

----------------------------------------------

Bilbo si sorprese quando qualcuno bussò alla porta della sua stanza d'ospedale, solo poco dopo che Thorin se ne era andato; il suo medico gli stava controllando gli occhi con una luce, e immaginò che Thorin doveva essersi dimenticato qualcosa quando invitò ad entrare. Invece si trovò davanti il resto del clan Durin, da un Kili cicciotto, che agitava le mani tra le braccia di Dis, ad un Frerin dall'aria piuttosto stanca, che riuscì comunque a rivolgergli un sorriso caldo e amichevole nonostante le borse sotto gli occhi.

"Non resteremo a lungo," disse Vivi, posando sul tavolo una busta di carta marrone dall'aria promettente. "Maledizione, da dove sono venuti fuori tutti questi fiori così velocemente?"

La dottoressa fece un gran sorriso, anche se Bilbo era sicuro che non pensava che lui potesse vederla.

"Uhm…" fu la sua risposta intelligente, e Frerin roteò gli occhi.

"Thorin," rispose infine, prima che la dottoressa si raddrizzasse; avendo finito gli esami, gli rivolse un piccolo sorriso.

"Ciao," disse, e Frerin la fissò.

"Oh," rispose, e poi improvvisamente sorrise, ampio e familiare. "Non sapevo che eri di turno questo pomeriggio."

La dottoressa si infilò un ciuffo di capelli dietro l'orecchio, e Bilbo si ritrovò piuttosto grato dell'improvvisa scintilla d'interesse negli occhi di Dis che la distraeva dall'imbarazzante distesa di fiori che Thorin gli aveva comprato. Vivi si limitò a fare cenno alla busta, avendo deciso chiaramente che oggi non era il giorno per immischiarsi nei fatti, sia che fossero i fiori di Thorin o la familiarità tra Frerin e la dottoressa.

"Il pranzo," gli disse Vivi con un sorriso, mentre Kili afferrava la treccia della dottoressa, fissandola affascinato.

"Buh?" chiese, e lei gli sorrise, salutandolo con la mano mentre lui le tirava i capelli.

"Ciao," disse dolcemente. "Tu devi essere Kili, ho sentito molto parlare di te,"

"Gah?" rispose il bambino, e poi lottò per sgusciare dalle braccia di sua madre per allungarsi con decisione verso la dottoressa, allacciandole le braccia al collo e rifiutandosi di staccarsi.

"Oh," disse Dis, mentre il medico prendeva in braccio il bambino, sospeso a metà tra di loro. "Scusi, di solito Kili non si abitua alle persone così velocemente. Deve veramente piacergli."

Lei sorrise e baciò il bambino sulla fronte, prima di staccarlo con attenzione e ripassarlo alla madre.

"È bellissimo!" disse a Dis, e diede un colpetto sul naso a Kili. "Giocheremo la prossima volta, ok piccoletto? Ma ho i turni da finire, e il tuo amico qui e il suo amico mi hanno trattenuta abbastanza a lungo."

"Muh?" disse Kili, e lei gi baciò di nuovo la fronte.

"Ciao ciao!" disse lei, e il bambino la salutò con la mano. "È stato un piacere incontrarvi,". Sorrise al gruppo prima di andare verso la porta. Fissarono tutti Frerin per un momento, ma prima che potessero indagare lui afferrò il suo polso e lasciò che lei lo guidasse fuori dalla stanza, rivolgendo loro un'occhiata imbarazzata prima che la porta si chiudesse dietro di loro.

"Quindi quella è la ragazza," disse Dis pensosamente. "Hmm."

Bilbo roteò gli occhi e fece una linguaccia a Fili, che ciondolava intorno alle gambe di Vivi con aria annoiata.

"Vai allora," disse sorridendo. "Siete delle pesti ficcanaso, seguiteli, non vi giudicherò."

Con sua sorpresa, Dis si sporse per premergli un bacio sulla guancia, prima di sedersi sul letto, depositando un Kili ancora agitato sulle lenzuola tra di loro.

"Nah," disse. "Possiamo tormentare Frerin in qualunque momento. Dobbiamo badare a te ora."

Bilbo sorrise timidamente, e si appoggiò di nuovo ai cuscini.

"Siete sicuri?"

Vivi sbuffò, e gli spinse la busta di carta marrone, che profumava ancora di cibo allettante, contro il suo petto.

"Zitto," disse, un sorriso che aleggiava nei suoi occhi. "Siamo qui per questo."

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"Non lo so," disse Bilbo, accarezzando la carta da parati con una mano. "Potrei semplicemente dipingerci sopra."

Thorin aggrottò le sopracciglia alla macchia di sangue color ruggine sul muro della cucina, lasciata quando Bilbo ci era barcollato dentro per prendere il cellulare. Si era offerto di lavarla via, avendo notato lo strano sguardo di Bilbo quando le aveva viste, sebbene sarebbe stato difficile, ma con sua sorpesa Bilbo sembrava deciso a fare altro.

"Oh?" chiese Thorin, alzando un sopracciglio, e Bilbo si ritrovò ad annuire.

"Sai," disse pensoso, appoggiandosi al bancone della cucina. "Non ho fatto nulla alla casa da quando i miei genitori sono morti. Letteralmente nulla, a parte comprare coperte nuove e pulire e roba del genere. La pipa di mio padre è ancora sul suo comodino. Uso ancora gli utensili da cucina di mia madre, anche se i manici delle padelle sono tutti allentati e la spatola è onestamente piegata all'inverosimile."

Sembrava che Thorin avesse sentito qualcosa di strano nella sua voce, perché si avvicinò, le dita sul polso di Bilbo per un lento momento di conforto.

"Potrei rifare l'intera casa," continuò, pensieroso. "Ravvivarla un po'. Mettere via qualcosa. Ridecorare. Gettare via un po' dei mobili vecchi e rovinati. Mi piacerebbe un divano in cucina, per quando avremo ospite la famiglia."

"Quando avremo ospite la famiglia?" fece eco Thorin, e Bilbo si strofinò la nuca.

"Intendo," disse, goffamente "Quando avrò ospiti. O quando ci sarete tu e la tua famiglia. O solo tu. O… gente."

Thorin annuì, la voce bassa e ponderata. "Quando noi abbiamo ospiti," ripetè, ma questa volta con più enfasi, come per cercare di comunicare un messaggio a Bilbo che non riusciva davvero a formulare ad alta voce. "Buona idea."

"Mmhmm," rispose Bilbo, tracciando ancora con le dita il sangue secco, incerto di come proseguire il discorso, così ritornò a quello precedente. "L'intera casa, davvero- è come se stessi vivendo ancora nel passato, vero? Con le cose dei miei genitori e i ricami di mia nonna e cose così. E voglio tenerli. Ma penso che sia ora che anch'io lasci il mio segno in questo posto. È il momento di un nuovo capitolo."

Le dita di Thorin trovarono le sue, allacciandole cautamente, e Bilbo gli rivolse uno sguardo affettuoso.

"I fiori sono bellissimi," gli disse, dando un'occhiata alle fresie che avevano trovato posto sull'isola in cucina. Erano rientrati solo poco prima, dopo che Thorin era tornato e lui era stato dimesso, con vestiti, vasi, e un dipinto leggermente umido a cui era stato dato il posto d'onore sulla mensola. Non avevano più visto la dottoressa o Frerin dopo che erano scomparsi, e Dis e Vivi se ne erano andate con i bambini poco dopo che Thorin era arrivato. La giornata aveva un senso di smarrimento, non potè fare a meno di pensare mentre lasciava andare la mano di Thorin per girare intorno all'isola e prendersi un bicchiere d'acqua; avevano dormito e si erano svegliati ad orari strani, fuori dagli schemi, e tutto aveva un senso di peculiarità - tornare a casa per trovare sangue sulla carta da parati non aveva fatto nulla per migliorare la cosa, poi.

Ma Thorin era lì, la sua presenza abbastanza da farlo sentire sé stesso, una mano da afferrare sempre vicina.

"Non devi andare al lavoro?" chiese Bilbo, sorreggendosi al ripiano del bancone come se avesse paura che le gambe gli cedessero. Il CD che suonava di sottofondo terminò per lasciare un silenzio tra di loro, e tutto improvvisamente sembrò immobile e vivido.

"Immagino," disse Thorin, ma non accennò ad andarsene, non pronunciò una parola di saluto. Di fatti sembrava quasi radicato al pavimento della cucina, non muoveva neanche i piedi.

Il silenzio indugiò tra di loro come un grande peso, quasi tangibile, e per un momento Bilbo si sentì sul bordo di un profondo precipizio, ondeggiando sull'esatto punto in cui la terra incontra l'aria, ma non si sentiva impaurito; in verità era attraversato da una sorta di strana euforia, un'anticipazione, anche se non sapeva cosa stesse aspettando.

Lui e Thorin si limitarono a guardarsi, con mezzi sorrisi tra di loro, e per un momento sembrò che il silenzio dovesse continuare per sempre, intatto e immobile: poté sentire l'improvvisa urgenza di tutte le parole che voleva dire a Thorin, ed erano così vicine a uscire, ma aveva ancora un po' di paura, e-

"Oh," disse Thorin, spezzando la tensione tra di loro, le mani che scattarono come se si fosse dimenticato di poterle muovere mentre cercava nelle tasche. "Prima che mi dimentico, ho ancora le tue chiavi."

Bilbo annuì svogliatamente quando il tintinnio del mazzo di chiavi spezzò il silenzio, ma poi si ritrovò ad accigliarsi, preso da un'improvvisa paura finché non poté non protestare.

"No," disse, e Thorin lo guardò stranamente, le sopracciglia aggrottate in confusione.

"Intendo," continuò, e si passò una mano tra i capelli, cercando capire cosa volesse dire.

"Ne ho tre mazzi," disse, finalmente, tutto d'un fiato, e sebbene ci fossero modi molto più eloquenti per esprimersi, non glie ne venne in mente nessuno. "Tre mazzi, e significa che ne ho uno di troppo, e non so cosa farci altrimenti, quindi mi chiedevo, se vuoi, se potessi volerle… tenere."

"Tenerle?" chiese Thorin, e qualcosa di illeggibile baluginò nei suoi occhi, qualcosa che poteva essere speranza come qualcos'altro, qualcosa di oscuro e splendente allo stesso tempo. "In caso tu abbia un altro incidente, intendi?"

"Beh, si," rispose Bilbo, e si armò di coraggio. "Anche se non intendo averne altri. Ma anche, solo per… averle. Per entrare e uscire, intendo. Quando sei qui. Perchè, il fatto è, mi piacerebbe averte qui, tanto, quando vuoi, in effetti forse tutto il tempo, perché mi piace svegliarmi con te e mi piace andare a dormire accanto a te e mi piace tutto ciò che c'è nel mezzo, mi piace sentire la tua chiave alla porta quando torni a casa dal lavoro e prendere il caffè con te la mattina, e so che è ridicolo chiedertelo così presto, e so che probabilmente non vuoi nemmeno, ma-"

"Il mio contratto si rinnova tra due mesi," lo interruppe Thorin, la voce bassa, bruciante di sentimenti a stento trattenuti. "O qualcosa del genere, comunque. È abbastanza per te per fare spazio alle mie cose, giusto?"

Bilbo annuì, sentendosi un po' in preda alle vertigini.

"Decisamente."

"Ma," continuò Thorin, prendendogli la mano sul bancone un po' goffamente, buttando giù la corolla ad un fiore nel farlo. "Avrei voglia di provare quella cosa di svegliarmi con te ogni giorno prima di allora, se mi vuoi."

"Possiamo cominciare domani," disse Bilbo, e si chiese se suonasse così enormemente felice come si sentiva. "Non c'è momento migliore."

"No," concordò Thorin, e poi sorrise, quel sorriso largo e ridicolo che splendeva solo raramente, e qualcosa fece quasi male nel petto di Bilbo alla sua vista.

"Tutto bene?" chiese Thorin, e Bilbo sentì rizzarsi i peli sulla nuca al suono, la qualità calda della sua voce, e annuì, curvando la bocca in un sorriso.

"Meraviglioso," rispose, "Ma se non vieni da questa parte e mi baci ora, potrei cominciare ad avere dei problemi."

Thorin emise un basso suono e fece il giro della piccola isola, senza lasciare mai la mano di Bilbo. "Non vogliamo che succeda, vero?"

E poi Bilbo fu tra le sue braccia, le sue mani sulle spalle di Thorin, e si baciarono nella brezza proveniente dalla porta sul retro che faceva tremolare i fiori nel loro vaso, la luce fioca del sole intorno a loro, e tutto, improvvisamente, fu giusto.

"Ti amo," mormorò sulle labbra di Thorin, e l'altro produsse un suono basso e pigro, tirandolo più stretto contro il suo petto, le dita premute nei suoi fianchi.

"Ti amo anch'io," rispose Thorin, prima di baciarlo di nuovo.

E se era questa, pensò Bilbo, mentre le mani di Thorin trovavano la sua pelle e sentì chiudersi i suoi occhi, se questa doveva essere la sua vita d'ora in avanti, nel calore della sua casa, avvolto dalle braccia di un uomo che gli darebbe il mondo se solo potesse sollevarlo, allora c'erano posti molto peggiori in cui finire; se il suo destino era aver incontrato Thorin, essere trascinato dalla comodità della sua vita in una felicità di un tipo completamente nuovo, allora così sia.

Non riusciva ad immaginare niente di meglio.
 

Fine

Note della Traduttrice - repriseI
QUANTO SONO BELLLLLI
Ragazze, non riesco a credere che siamo arrivati già fin qui. Questo ovviamente non è proprio l'ultimo capitolo, ci sarà l'epilogo la settimana prossima e farò tutti i dovuti ringraziamenti allora. Per l'ultima volta in questa storia, alla prossima! ♥

- Kuro
(ps: domani parto per Bologna e tornerò giovedì, quindi non potrò rispondere ai commenti dopo stasera!)

 

 

   
 
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