Ottobre
era appena iniziato ed era una bella e fresca giornata londinese. Il
sole
mattutino batté violentemente su quel viso chiaro. Si
scordava sempre di
chiudere le tende la sera, dannazione. Comunque, niente di che, anzi,
meglio
così, altrimenti non si sarebbe svegliata subito. In fondo,
andava tutto bene.
Un comodo letto, una bella mattinata, l’odore dei biscotti
appena sfornati, la
radio che mandava le canzoni del buongiorno. Andava davvero tutto bene,
finalmente.
Hayley si
alzò di buonumore, indossando l’uniforme e
fischiettando le canzoni della
radio. Prese la tracolla e scese le scale bianche della sua nuova casa,
dove
viveva da circa un anno coi suoi nuovi genitori, i coniugi Wallace.
Bravissime
persone. E sua madre, Cleas… Da benedire! Arrossiva per
qualunque cosa senza un
motivo preciso.
-Buongiorno,
mamma-
-Buon…
Buongiorno, Hayley! Ti ho preparato la colazione-
-Ma dovevo
farlo io stamattina! Oh, mamma…- adorava quella donna, senza
dubbio.
-Buongiorno,
signorina- disse suo padre, Charles, che cercava di annodarsi la
cravatta,
senza successo
-Ciao,
papà… Ancora con quella cravatta?- in effetti,
che se le metteva a fare, se non
le sapeva mettere?
-Oggi ho
una causa importante, mica posso andarci senza cravatta!-
-Ceeeeeerto…
Vabbè, io vado!-
Le strade
di Londra si stavano affollando, e i negozi cominciavano a illuminarsi
di
decorazioni su Halloween e sconti vari. Hayley passeggiava tranquilla,
col
cornetto al cioccolato in mano, che si guardava intorno a vedere quel
via vai
di gente. Camminare liberamente senza preoccuparsi di essere seguita e
senza la
paura di venire picchiata da qualcuno. Quello che aveva sempre sognato.
Si
fermò
davanti a un negozio d’elettronica che esponeva una
bellissima TV al plasma
accesa, che trasmetteva il notiziario.
-E’
stato
appena risolto il caso BB di Los Angeles grazie al provvidenziale aiuto
dell’FBI, che ha agito su indicazioni del famosissimo
detective conosciuto come
L. Stando alle testimonianze di alcuni agenti…-
Hayley
sorrise. Se lo aspettava. Era passato un anno dal loro saluto, eppure
sembrava
ieri. Chissà come stavano i ragazzi. Bè, almeno
sapeva che L col lavoro stava
andando alla grande, come al solito. E Wammy, dalle lettere che
riceveva da
lui, sembrava stare bene coi ragazzi all’orfanotrofio, e che
erano arrivate un
paio di nuove conoscenze. Insomma, tutto come sepre. Le dispiaceva non
andare a
trovarli tanto spesso a Winchester, ma aveva diversi impegni, per
esempio come
addetta agli articoli di cronaca sul suo giornalino scolastico. Le sue
amiche
l’avevano candidta senza il suo consenso. Ma ormai era fatta.
Dicevano che era
perfetta per quel ruolo, e visto che i pomeriggi non aveva nulla da
fare,
perché no?
Arrivò
a
scuola, dove le sue amiche l’aspettavano con un sorriso.
-Ciao,
Hayley! Hai visto in TV?-
-Cosa?-
-Il caso
di Los Angeles-
-Ah,
già-
-Io
l’ho
sempre detto: nessuno può competere con l’FBI-
-Frena,
Al- disse Frances, una delle sue amiche di Hayley –Guarda che
se non fosse per
questo fantomatico L, chissà dove sarebbero ora-
-Lo stai
idealizzando troppo a questo L, Frances… Sicuramente
è un vecchietto con la
pipa in bocca alla Sherlock Holmes che vive solo per il lavoro-
Hayley
scoppiò a ridere. Cercò di sovrapporre
all’insolita figura di L l’immagine di
Sherlock Holmes, sicuramente più consona a un detective.
No… Non c’era storia.
Ormai era abituata a ricordare L così com’era, in
quei jeans e in quella
maglietta semplicissimi, le mani sempre in tasca o in bocca a mangiare
un
dolce, a bere tè, seduto in quella strana maniera, con
quegli occhi sconvolti e
circondati dalle occhiaie. I capelli spettinati e neri, poi, lo
rendevano
ancora più distante dalla figura dell’ordinario
investigatore. Chissà che cosa
stava facendo in quel momento…
-L…-
-Cosa
c’è,
Wammy?- rispose L sedendosi davanti al computer nella sua tipica posa
-Hanno
chiesto il tuo intervento per un caso in Francia-
-Fammi
dare un’occhiata-
Dopo
qualche tempo L cliccò qualcosa col mouse, ricevendo subito
una riposta da
Wammy
-Sei
sicuro?-
-Sì.
Non è
poi così complicato come caso. Dì alla polizia
francese che devono acquisire
più voglia di mettersi al lavoro. Il caso non
m’interessa-
-Va bene,
L, come vuoi-
L si
rialzò, affacciandosi alla finestra dell’hotel in
cui alloggiava. Presto
sarebbe partito anche da lì, facendo sparire ogni traccia di
sé. Come sempre.
Sembrava un fantasma. Sorseggiò del tè e
guardò il panorama di Los Angeles.
Aveva risolto il caso in maniera eccellente, ma gli lasciava un
po’ l’amaro in
bocca. Forse era per questo che riempiva la tazza di zucchero.
-Wallace,
hai da fare oggi pomeriggio?-
-No…-
rispose incerta Hayley
-Bene,
allora potrai rimanere a scuola a fare l’articolo sul caso di
Los Angeles,
vero?-
-Professoressa,
bè, non saprei…-
-Grazie,
Wallace. Possiamo sempre contare su di te!-
Hayley
sospirò. Lo sapeva che andava così. Quella scuola
era di un livello troppo
scarso in confronto alla Wammy’s House dove studiava prima.
Dopotutto, lei era
un genio, non aveva bisogno di studiare quelle robette da quattro soldi
che
davano nella sua scuola. Si alzò dalla sedia lanciando un
altro sospiro,
ripensando a tutto quello che era successo solo un anno prima. Adesso
stava
bene, ma le mancava da morire il tempo passato lì, anche se
poco.
-Wammy,
preparami un volo per Londra-
-Per
Londra? Ma non dovevi tornare all’orfanotrofio?-
-No, devo
risolvere un caso-
-Come
vuoi, L- dopo qualche minuto Wammy riprese la comunicazione
–L, c’è un volo
disponibile alle 12 e 30-
-Bene,
parto subito-
-Potrei
sapere…-
-Ti spiego
tutto con calma più tardi, Wammy. Ora vado di fretta.
Intanto devi svolgere
alcune ricerche per me, se non ti dispiace-
Cos’era
successo all’improvviso? Che prendeva a L? Un caso? A dove? A
Londra, per
quanto Wammy ne sapeva, non stava succedendo nulla di che.
-Un’altra
giornata piena, eh?- chiese Frances
-Accidenti
a voi che mi avete messo in mezzo a questa cosa del
giornale…-
-Bè,
tanto
tra poco avrai un po’ di tregua per la festa di Halloween.
Anche se ottobre è
appena cominciato abbiamo molto da fare-
-Giusto,
Al! Sarà la festa più bella del secolo! Pensa,
Hayley, che verranno anche
studenti delle altre scuole!-
-Mmh
mmh…-
sapeva a cosa stavano pensando le sue amiche. A un cavaliere con cui
andarci
alla festa. Lei sarebbe andata da sola, di certo. Non si fidava ancora
degli
uomini. Preferiva starci alla larga. Le sue amiche non sapevano,
ovviamente.
Meglio così. Si fidava ciecamente solo di un
uomo… Ma preferì scacciare subito
quei pensieri. Le veniva la malinconia addosso.
E poi
successe tutto molto in fretta. Un vetro che si rompeva davanti ai suoi
occhi,
un uomo vestito di nero che schizzava dalla vetrina. E poi rumori,
rumori e
altri rumori, assordanti. E un urlo.
-Tutti a
terra!-
-M-ma che
succede?! Una rapina?!- gridò Alicia, o Al che dir si
coglia, buttandosi per
terra
-Hayley,
che fai?! Mettiti giù!-
Ma Hayley
restava impassibile, a vedere quei colpi di pistola volare a destra e a
manca.
Sembrava confusa, frastornata. Non riusciva a fare niente.
Incorciò per un
atimo lo sguardo dell’uomo col passamontagna che era volato
dalla finestra.
Occhi di un tale nero da mettere paura.
Hayley
rabbrividì. I suoi occhi… Avevano qualcosa di
strano. Ora sì che aveva paura.
Adesso mi
spara…
E invece
l’uomo se ne andò, facendosi inseguire dalle auto
della polizia.
-Oh,
cielo, che paura…- disse Al –Hayley, stai bene?-
-S-sì…
E’
meglio allontanarsi da qui…- disse aiutando Frances e Al ad
alzarsi.
-L,
c’è
stata una sparatoria a Londra. Ti mando le immagini-
-Sì,
grazie- L era sull’aereo da un bel pezzo. Ancora qualche ora
e sarebbe
arrivato. Ricevette subito le immagini sul computer e strinse i pugni.
-Merda…-
disse, mordicchiandosi il pollice