Serie TV > Da Vinci's Demons
Segui la storia  |       
Autore: Vale11    30/03/2015    1 recensioni
Una raccolta di drabble e one shots che girano intorno a Riario e Da Vinci. Possono essere ambientate nel rinascimento come ai giorni nostri, possono andare dal comico al romantico, fino al decisamente deprimente.
"C’è chi gli ha detto che è quando sorride che fa più paura. Lui sa che il suo sorriso continuo è una reazione anche alla sua, di paura. Di quando ne aveva, di quando ne ha avuta. Di quando ne ha. Sorridi in faccia a chi ti sta frustando la schiena, e vedrai che gli confonderai le idee. Almeno quello. Ha imparato a sorridere così bene. Un sorriso freddo, falso e senza grazia alcuna."
Occhio, spoiler di brutto!
Genere: Introspettivo, Malinconico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Girolamo Riario, Leonardo da Vinci
Note: AU, Missing Moments, Raccolta | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Leonardo non capisce proprio perché Zoroastro e Girolamo non riescano a smettere di ringhiarsi contro nemmeno per il tempo di una birra. All’inizio anche Nico era scettico, ma adesso sembra aver accettato RIario senza troppe riserve se non quelle che ha deciso di tenere. Zoroastro no. Leonardo non sa se l’odio fra i due sia atavico, se si odiassero già nella vita precedente, o se semplicemente non si possano vedere. Forse il suo migliore amico è ferito dalla quantità di tempo che passa con Riario, ma per Dio, uno sarà anche libero di passare quanto tempo vuole col suo ragazzo, no? 
Si.
Certo che si.
Forse dipende dal fatto che all’inizio, appena conosciuti, Girolamo e Leonardo provassero un cordiale odio reciproco l’uno per l’altro, sfociato spesso in dialoghi piuttosto cortesi ma tremendamente caustici, conditi da sarcasmo e volontà di ferirsi a vicenda. Se gli chiedessero quand’è che hanno deciso di tirare fuori la testa dalla sabbia e rendersi conto che forse non è che si odiassero davvero, non saprebbe rispondere. E’ successo. Punto e basta. E gradirebbe che Zo se ne facesse una ragione. Scambia un’occhiata esasperata con Nico da sopra la sua pinta quando sente Girolamo e Zo cominciare a battibeccare di nuovo. Non fa in tempo a piazzare una mano sulla bocca di Zoroastro, quando gli sente biasciare un “figlio di puttana”.


Zoroastro si aspettava tutto, ma non che Riario gli rivolgesse uno di quei sorrisi da brividi e gli rispondesse: “Questo è appurato, Zoroastro”. Poi l’ha visto salutare Nico con un cenno della testa, scambiare uno sguardo con un Leonardo paralizzato e pagare la birra al bancone. Se n’è andato così, senza dire una parola. Leonardo si è lanciato dietro di lui pochi secondi dopo aver acquisito nuovamente capacità di movimento. Lui e Nico sono rimasti da soli, seduti a un tavolo con quattro bicchieri quasi pieni.


“Girolamo”
Leonardo accelera, ma le gambe di Girolamo sono decisamente più lunghe delle sue. Maledetto spilungone. 
“Girolamo”
Niente, nemmeno si gira. Continua a camminare verso il parcheggio.
“Riario!”


Girolamo si pianta accanto a un’aiuola, i pugni in tasca talmente serrati che sa che si troverà una decina di mezzelune incise nei palmi delle mani, guarda la sua macchina, a una decina di metri da lui. E’ l’unico santuario che gli è venuto in mente per starsene da solo, per non reagire come avrebbe voluto nel pub, e per non rifarsela con Leonardo. Non è colpa sua, ma in quel momento c’è lui, ed è più che sufficiente a fargli mordere le labbra a sangue quando lo sente passargli una mano sulla schiena. Ad obbligarlo a non reagire con una scrollata, staccarselo di dosso e trascinarsi verso la Delta che ha parcheggiato li solo trenta minuti prima, forse nemmeno. Lui e Zoroastro hanno un talento spiccatissimo per rovinare le serate altrui. Sorride, quasi. 
“Girolamo. Guardami”
Dio, che ragazzo insistente che si è trovato.


Quando si rende conto che Riario è ridotto a un fascio di nervi, tesi come la corda di un arco, decide di prendere in mano la situazione. Gli passa una mano sulla schiena, fra le scapole, e lo sente così distante. Un gomitolo di rabbia e fastidio. Sa che non ama essere toccato quando è così, ma non sa in che altro modo riportarlo alla realtà. Quando Riario resta incastrato nel suo cervello in quel modo non c’è discorso sensato che tenga: solo le sue mani riescono a tirarlo fuori. Gli passa una mano sulla nuca, iniziando a sentire il freddo di fine marzo che gli entra nel giubbotto di pelle.
“Girolamo. Guardami”
Riario non lo considera nemmeno.


Vede Leonardo entrare nel suo campo visivo, gli si sposta davanti. E’ tentato di piazzarsi una mano sugli occhi per non vederlo, stringersi le tempie con pollice e medio e farsi esplodere la testa da solo. Non lo fa, si limita a guardare in tralice un lampione che illumina il marciapiede, a pochi metri da loro, stringendo la mascella. Di là dalla strada il museo d’arte moderna. Più in là, l’imbocco dell’autostrada. Dietro di lui, il pub. Dentro di lui, un casino infinito. Sente Leonardo prendergli i polsi, avrebbe voglia di strapparli dalla sua presa e ficcarli in tasca, prima che Leo si accorga che tremano. Non fa nemmeno quello. Resta immobile. Quasi non respira.
“Girolamo, Zoroastro non lo sa”
Zoroastro non lo sa. E quindi? 
“E’ una giustificazione?”
Leonardo resta a guardarlo perplesso, poi si stringe nelle spalle.
“No, non lo è. E’ un fatto, tutto qui”
Riario sente la sua testa annuire come se non fosse nemmeno sua. E vorrebbe correggerlo, vorrebbe urlarglielo in faccia, invece parla quasi sottovoce. Come sempre.
“Non è esatto. Gliel’ho appena detto io”


Leonardo sospira, ficcandosi una mano nei capelli e scuotendo la testa. Non è sicuro di come proseguire, da qui in poi. Vorrebbe che il suo ragazzo e il suo migliore amico andassero d’accordo, ma non sembra possibile. Soprattutto non adesso. Le luci del pub lasciano al buio il viso di Riario, illuminandogli solo i capelli. Con la faccia che ha in quel momento, Girolamo è decisamente inquietante. Vorrebbe poterlo abbracciare, come farebbe con una persona normale, ma Riario non è una persona normale, nessuno dei sue lo è: le loro famiglie, il loro passato, la loro visione generale del mondo non lo è. E Riario è stato così abituato a non accettare neppure il più piccolo gesto di comprensione che un abbraccio in quel momento potrebbe costargli un pugno, o destabilizzarlo definitivamente. Parcheggiato in un orfanotrofio da una madre che si prostituiva, affidato a suo padre una volta ritrovato, un pazzo tanto irresponsabile e violento quanto insospettabile, data la carica politica che ricopriva, e continua a ricoprire, a Roma. Anche il padre di Leonardo non voleva sentir parlare di lui, nemmeno quando il figlio bastardo è diventato un ingegnere di successo e un pittore insuperabile, ma per lo meno non lo ha mai frustato con le sue mani. Non lo ha mai preso a calci in faccia quando era già a terra. Anche se una volta ha assistito a un branco di poliziotti che lo pestavano per schiamazzi notturni dopo una sbronza solenne. 
E adesso, Girolamo ci è ricaduto dentro. 
Leonardo ormai sa come funziona l’uomo che è in piedi davanti a lui: basta una spinta, come quella gentilmente fornita da Zo, per fornirgli un replay gratuito degli ultimi trent’anni. E tirarlo fuori da quel film non è mai facile. Continua a tenergli i polsi, inizia a disegnarci sopra cerchietti col pollice. A volte funziona. 
Lo sente prendere fiato, spostando gli occhi sulle sue mani. Poi, Girolamo esala uno scusami


Gli dispiace. Comportarsi così non è da lui, rischiare di perdere il controllo in quel modo non è da lui. Ma non può farci niente, non riesce a controllare tutto, non riesce a fermare la sua testa quando decide di andare indietro e regalargli una compilation dei suoi ricordi migliori, non riesce a far funzionare tutto come dovrebbe. Leonardo lo guarda da sotto in su, gli sposta i capelli dagli occhi e gli sorride scuotendo la testa, i suoi polsi sempre nelle sue mani.
“Non hai niente di cui doverti scusare”
Invece si, vorrebbe dirgli. Sono stato scortese, debole, impulsivo. Mi sono comportato come un bambino. Non sono nemmeno in grado di controllarmi davanti a Zoroastro. 
E poi, si rende conto che la voce che sente dire quelle cose non è la sua, è quella di suo padre Sisto. Perde un battito.


Leonardo lo vede sbiancare nel giro di pochi secondi, lo prende per i gomiti, lo obbliga a sedersi sul bordo dell’aiuola.
“Girolamo, stai bene?”
Gli passa una mano sulla fronte, seduto scomposto davanti a lui, poi gli chiede: “Posso?”
Riario annuisce, Leonardo gli getta le braccia al collo e lo tira a sè.


E’ questione di un attimo: prima la sua testa era completamente occupata dalla faccia di suo padre, dalle mani di suo padre, dalla voce di suo padre. Poi, quando ha sentito Leonardo stringerlo, Sisto è passato in secondo piano rispetto al calore fornito gratuitamente dal suo artista preferito. Non sparisce mai, quella voce, ma Leonardo riesce a farle abbassare il volume, metterla in sordina finché Girolamo non riesce a riprendere contatto con la realtà. Sente una mano sulla guancia, il pollice di Leo sullo zigomo, l’altra mano sulla nuca per fargli tenere la fronte appoggiata alla spalla dell’artista. Sente un bacio cadergli fra i capelli.
“Va meglio?”
Annuisce. Nico esce dal pub proprio in quel momento, Zo lo segue strascicando i piedi.


Girolamo non sa se essere grato a Leonardo per continuare a stringerlo così o se sentirsi estremamente imbarazzato. E’ felice che nessuno possa vedere la sua faccia, in ogni caso. Nico appoggia una mano sulla spalla di Leonardo e gli chiede: “Sta bene?” Sente Leonardo annuire, vede gli stivali di Zoroastro avvicinarsi con la coda dell’occhio e tira su la testa, appena in tempo per vedere la sua birra gravitargli vicino alla faccia. La prende di mano a Zoroastro con uno sguardo interrogativo che sul suo viso dev’essere decisamente alieno.
“E’ roba tua, l’hai lasciata sul tavolo”
Vorrebbe rispondergli grazie al cazzo, lo so che l’ho lasciata sul tavolo, ma si limita a bere in silenzio, spostandosi di quei pochi centimetri che lo separano da Leonardo, che si è messo a sedere accanto a lui. Poi, gli dedica uno di quei sorrisi che sa essere capaci di gelare il sangue a chiunque:
“Ti ringrazio”
Leo gli stringe una spalla, sbuffa, gli sussurra di non spaventarlo nell’orecchio. Riesce quasi a farlo sorridere sul serio. Anche Zoroastro sembra meno teso, adesso che Girolamo si sente un po’ più rilassato.
“Vuoi tornare a casa, o preferisci rimanere?”
Leo lo guarda interrogativo, continuando a stringergli una spalla per tenerlo sul pianeta Terra.
“Rimango. Rimaniamo”
Lancia un mezzo sorriso a Nico, lascia che Leonardo lo preceda e si alza, rimanendo con Zoroastro. La faccia di Zo è una via di mezzo fra uno che sta per vomitare e il dispiacere autentico.
“Ascolta, Riario - comincia, guardandolo negli occhi. Lo apprezza. E’ raro che qualcuno ti parli guardandoti negli occhi, di questi tempi - tu non mi piaci, e lo sai. E io non ti piaccio, e compagnia bella. Su questo siamo d’accordo. - Zoroastro prende fiato, stringe le labbra e si pianta le mani sui fianchi - ma mi dispiace, ok? Non so cosa sia successo, non ho capito cosa ti sia successo e non ho nemmeno il diritto di chiedertelo. Mi dispiace, ok? Mi dispiace.”
Girolamo resta li, piantato come un chiodo davanti a un’aiuola con un cartello che dice “vietato portare a spasso i cani”.
(A spasso?
A chi accidenti è venuto in mente di scrivere “a spasso” su un cartello, a un bambino di sei anni?)
Incassa le scuse e annuisce accettandole, sorridendo quasi quando Zoroastro si volta di nuovo e ribadisce:
“Ma continui a non piacermi!”
“E il sentimento è reciproco”.
Zo annuisce e rientra nel pub, lui resta li col suo bicchiere di birra. Sa che fra pochi secondi Leo uscirà fuori e lo trascinerà di nuovo al tavolo tirandolo per la giacca, parlando a raffica di chissà quale nuova idea, proposta e anche di niente.
E sa che si lascerà trascinare dentro senza lamentarsi troppo.

  
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Da Vinci's Demons / Vai alla pagina dell'autore: Vale11